STATI UNITI NOTA CONGIUNTURALE

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1 STATI UNITI NOTA CONGIUNTURALE Giugno 2010 ICE New York giugno

2 INDICE 1. QUADRO MACROECONOMICO- ANDAMENTO CONGIUNTURALE INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA - MONDO INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA/ITALIA INVESTIMENTI ESTERI USA IN ENTRATA E IN USCITA IDE USA IN USCITA (OUTWARD) IDE USA IN ENTRATA (INWARD) INVESTIMENTI USA IN ITALIA INVESTIMENTI E PRESENZA ITALIANA IN USA...33 ICE New York giugno

3 1. QUADRO MACROECONOMICO- Andamento congiunturale 1 Secondo le analisi della Banca d Italia, nel terzo trimestre del 2009 il PIL statunitense ha ripreso a crescere, segnando un aumento del 2,2 per cento su base annuale, dopo un calo dello 0,7 nel trimestre precedente. L attività è stata sostenuta principalmente dai consumi privati, con un apporto di due punti percentuali alla dinamica del prodotto. Hanno fornito un contributo positivo anche la variazione delle scorte (0,7 punti) e la spesa pubblica (0,6 punti); è stato invece negativo l apporto degli investimenti fissi, nonostante un recupero di quelli residenziali. La ripresa e` proseguita con un +5,6% anche nell ultimo trimestre, ma - nonostante questi dati positivi nella seconda meta` dell anno - per l intero 2009 vi e` stata una contrazione del Prodotto Interno Lordo pari al 2.4%. Per il 2010 le ultime previsioni di crescita del Fondo Monetario Internazionale indicano un +2,7%, ma - a conferma della gravita` della fase recessiva pregressa- diversi analisti hanno espresso riserve sulla effettiva tenuta della ripresa. La crisi finanziaria, che si era originata fin dal 2007 dal segmento dei mutui subprime, nel 2008 ha finito per investire l intero sistema economico americano che e` entrato in aperta recessione. Nel mese di settembre 2008, il fallimento della banca d investimenti Lehman Brothers ha segnato l apice di un vero e proprio terremoto bancario che ha ridisegnato la mappa di Wall Street ed ha avviato la piu` grave crisi economica dagli anni 30. Per evitare un collasso della liquidità e l avvio di una pericolosa spirale recessiva, le Autorità hanno reagito con grande tempismo adottando misure straordinarie che, con grande pragmatismo, hanno progressivamente ridefinito il ruolo dell'intervento pubblico sui mercati finanziari. Questa politica di intervento pubblico avviata dall Amministrazione Bush e` stata quindi ripresa con ancor maggiore determinazione dall Amministrazione Obama fin dal suo insediamento nel gennaio del 2009 (e sviluppata con una manovra fiscale di stimolo alla domanda da 787 miliardi di dollari American Recovery and Reinvestment Act ARRA, nel febbraio 2009). Nonostante il massiccio intervento pubblico, la mancanza di fiducia del settore finanziario ha ridotto la disponibilità di credito e la crisi ha quindi contagiato anche i consumi e l attività delle imprese provocand un sensibile aumento della disoccupazione (al 10% a fine 2009 ed oggi al 9,7%). Il ridimensionamento del settore finanziario e la recessione dell'economia reale americana hanno avuto conseguenze, non solo su Paesi piu' esposti all'economia finanziaria come la Gran Bretagna, ma anche in Paesi la cui crescita economica e` vincolata alle esportazioni verso il mercato nordamericano, come i Paesi europei, la Cina, il Giappone. Per fare il punto sulla situazione economica e finanziaria mondiale di fronte ad una crisi divenuta globale, in settembre si sono riuniti a Pittsburgh i Capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20. La riunione e stata dedicata alla verifica delle misure di coordinamento e sostegno finanziario adottate in occasione della precedente riunione di aprile a Londra. Nel quarto trimestre 2009, le esportazioni sono aumentate del 18,1 per cento su base annuale; il loro contributo alla crescita è stato, tuttavia, più che compensato dall ancor più forte incremento delle importazioni (21 per cento). Nell insieme, l attività economica statunitense ha tratto un sostegno fondamentale dall attuazione del piano di stimolo 1 Il quadro economico e stato ripreso da quello predisposto dall Ambasciata d Italia a Washington nell ambito della redazione del Rapporto Congiunto ICE-Ambasciata. ICE New York giugno

4 fiscale ARRA del febbraio 2009; sino a dicembre 2009 è stato erogato circa un terzo dei 787 miliardi di dollari stanziati (pari a circa il 5,5 per cento del PIL), ripartito tra investimenti pubblici, riduzioni delle imposte alle famiglie e incentivi fiscali alle imprese. Secondo stime ufficiali, l espansione del PIL nel terzo trimestre 2009 avrebbe riflesso in larga misura il contributo, diretto e indiretto, dell American Recovery and Reinvestment Act, i cui effetti positivi sulla crescita avrebbero raggiunto l apice proprio in tale periodo e dovrebbero esaurirsi, gradualmente, entro la metà del La produzione industriale, dopo avere ristagnato in ottobre 2009, ha ripreso a crescere in novembre, in misura sostenuta e diffusa tra i vari settori. Negli ultimi tre mesi dell anno il calo dell occupazione dipendente nel settore non agricolo si è ulteriormente attenuato e sono aumentate le ore lavorate. In ottobre e novembre 2009 i consumi sono cresciuti, seppure a un ritmo moderato; il tasso di risparmio delle famiglie statunitensi si è stabilizzato poco sotto il 5 per cento. Sulla ripresa continuano tuttavia a gravare rilevanti fattori di rischio. Nei prossimi trimestri un freno ai consumi potrà derivare dal desiderio delle famiglie di risanare i propri bilanci; la loro ricchezza netta, pur tornando a crescere nel secondo e nel terzo trimestre del 2009, resta nettamente inferiore ai livelli precedenti la crisi. La situazione del mercato del lavoro permane debole: l aumento del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il 10 per cento, è stato frenato dalla significativa diminuzione del tasso di partecipazione della forza lavoro. Gli investimenti continuano a risentire dell eccesso di capacità produttiva e della restrizione del credito bancario. I prestiti delle banche commerciali alle imprese sono scesi riflettendo anche il calo della domanda di finanziamenti. L indagine Senior Loan Officer Opinion Survey della Federal Reserve pubblicata a ottobre segnalava tuttavia, già nel terzo trimestre 2009, un attenuazione della tendenza a una restrizione delle condizioni di accesso al credito. Negli ultimi mesi del 2009 le società non finanziarie hanno peraltro continuato a fare ampio ricorso al mercato obbligazionario, anche se in misura più contenuta rispetto ai primi nove mesi dell anno: tra ottobre e dicembre 2009 sono state emesse obbligazioni per circa 100 miliardi di dollari, un valore in linea con la media del decennio precedente. Le condizioni sul mercato degli immobili residenziali si sono stabilizzate. I prezzi delle abitazioni misurati dall indice Case-Shiller relativo alle dieci principali città, dopo essere risaliti del 5 per cento tra aprile e settembre 2009, sono rimasti invariati in ottobre; le quotazioni dei contratti futures sullo stesso indice segnalano attese di prezzi stabili nel corso del Dal lato dell offerta, le licenze e gli avvii di nuove costruzioni si sono assestati sui livelli assai modesti della scorsa estate. Lo squilibrio tra offerta e domanda ha continuato a ridursi, grazie anche ai bassi tassi d interesse sui mutui ipotecari e agli incentivi fiscali per l acquisto di prime abitazioni: in novembre il tempo necessario per smaltire lo stock di case invendute (poco meno di sette mesi) era quasi dimezzato rispetto alla fine del 2008 e ormai prossimo alla media storica. In prospettiva, la domanda potrebbe risentire dello scadere del termine di tali incentivi e di un possibile rialzo dei tassi quando, nel marzo 2010, la Federal Reserve cesserà di acquistare mortgage backed securities (MBS) emesse e garantite delle agenzie federali a fronte della cartolarizzazione di mutui ipotecari. Inoltre, l alto tasso di morosità sui mutui residenziali e la significativa incidenza delle nuove procedure esecutive potrebbero accrescere la quantità di abitazioni in vendita al ICE New York giugno

5 punto da indurre nuove pressioni al ribasso sui prezzi. Appare ancora più incerta la situazione sul mercato degli immobili commerciali, i cui valori medi, dopo essere diminuiti di circa il 40 per cento, nello scorso ottobre continuavano a mostrare una tendenza al ribasso. L inflazione è tornata su valori positivi in novembre 2009 (1,8 per cento), riflettendo l esaurirsi dell effetto connesso con il forte calo dei prezzi delle materie prime energetiche. Secondo le più recenti previsioni raccolte da Consensus Economics, nel 2010 l inflazione dei prezzi al consumo si collocherebbe intorno al 2 per cento. A novembre e dicembre 2009 la Federal Reserve ha confermato l intervallo-obiettivo per il tasso d interesse sui federal funds compreso tra 0,0 e 0,25 per cento e ribadito l intenzione di mantenere un orientamento fortemente espansivo per un periodo di tempo prolungato. 2. INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA - MONDO Secondo i dati sull import e l export USA di beni rilasciati dall US Department of Conmerce, nel 2009 gli Stati Uniti hanno importato merci per un totale di miliardi di dollari, registrando un calo del 26% rispetto al 2008, e ne hanno esportate per circa miliardi (-18% rispetto al 2008) con un disavanzo commerciale passato da 816 miliardi nel 2008 a 500 miliardi nel La forte diminuzione dell export USA e quella ancora superiore relativa all import ha migliorato il deficit commerciale statunitense, registrato gi dal La buona performance dell export statunitense registrata nel 2007 e protrattasi per il primo semestre 2008, ha subito nel corso del 2009 una forte battuta d arresto, dovuta alla crisi economica che ha colpito il Paese e il mondo. L export statunitense, che nel corso del 2007 e del 2008 era cresciuto a passo accelerato grazie ad un dollaro debole e grazie anche all incremento dei prezzi delle derrate alimentari destinate all estero, e praticamente crollato. Così come l import, che ha fatto registrare tassi negativi in tutte le grosse categorie merceologiche, incluse le materie prime ed i prodotti petroliferi con un tasso di crescita negativo record pari a -47,31%. INTERSCAMBIO COMMERCIALE U.S.A -Mondo milioni di dollari Variazione % TOTALE IMPORT USA ,93% TOTALE EXPORT USA ,91% DEFICIT COMMERCIALE USA IMPORTAZIONI Relativamente alle voci della bilancia commerciale statunitense di beni, la parte più rilevante delle importazioni USA resta sempre quella delle materie prime e dei prodotti petroliferi. Tale voce rappresenta, da sola, il 30% del totale dei beni importati dagli Stati ICE New York giugno

6 Uniti. Nel 2009 questa voce di import ha registrato il tasso di decrescita piu elevato con una diminuzione delle importazioni del 41% rispetto al Le altre importanti voci dell import USA sono rappresentate dai beni d investimento (tra cui i macchinari per l industria) e dai beni di consumo (tra cui l abbigliamento) anch essi in forte calo rispetto al L import USA di prodotti alimentari e di bevande ha raggiunto un valore poco superiore agli 81 miliardi di dollari, con un calo percentuale dell 8,3%, minore rispetto ai tassi delle altre voci di import. I dati all import di beni per il 2009 rilevano inequivocabilmente come la domanda interna USA di beni provenienti dall estero sia stata fortemente ridimensionata dalla crisi e dalla perdita di valore del dollaro. ESPORTAZIONI Anche relativamente ai beni esportati dagli USA verso il resto del mondo, si registra, nel 2009 un forte calo (-18%). Tutte le categorie merceologiche sono in diminuzione, con un - 33% per l export di automobili e parti, -24% per le materie prime ed i prodotti petroliferi, -13% per i prodotti agroalimentari e bevande e -7% per i beni di consumo. Le esportazioni di beni di investimento sono diminuite del 14,7%. SALDO Il deficit commerciale statunitense risulta fortemente ridimensionato nel 2009 rispetto al 2008, con un negativo di circa 500 miliardi di dollari rispetto agli 816 registrati nel Quello che ha inciso maggiormente sulla diminuzione del deficit e stato il forte calo dell import di materie prime e prodotti petroliferi passati da un saldo negativo di 391 miliardi di dollari ad uno di circa 165. INTERSCAMBIO U.S.A PER PRINCIPALI CATEGORIE MERCEOLOGICHE milioni di dollari Variazione % e assoluta TOTALE IMPORT USA ,93% di cui: ALIMENTARI E BEVANDE ,33% MATERIE PRIME E PRODOTTI PETROLIFERI ,84% BENI DI INVESTIMENTO ,61% AUTOMOBILI E PARTI ,56% BENI DI CONSUMO ,05% ALTRI BENI ,56% TOTALE EXPORT USA ,91% di cui: ALIMENTARI E BEVANDE ,25% MATERIE PRIME E PRODOTTI PETROLIFERI ,63% BENI DI INVESTIMENTO ,69% AUTOMOBILI E PARTI ,79% BENI DI CONSUMO ,98% ALTRI BENI ,15% ICE New York giugno

7 SALDO di cui: ALIMENTARI E BEVANDE MATERIE PRIME E PRODOTTI PETROLIFERI BENI DI INVESTIMENTO AUTOMOBILI E PARTI BENI DI CONSUMO ALTRI BENI ,136 Per quanto riguarda la destinazione geografica delle esportazioni USA nel 2009, sempre nel calo generalizzato che queste hanno fatto registrare, si rileva come ai primi tre posti nella graduatoria dei Paesi clienti degli Stati Uniti, si confermano esserci rispettivamente Canada, Messico e Cina. Rispetto al 2008, le esportazioni verso la Cina sono diminuite di poco, con 70 miliardi di merci esportate nel Si rilevano i forti tassi di decremento dell export USA verso il Canada (-22%), il Giappone (-21,4%) e la Germania (-21%). I principali fornitori degli USA nel 2009 sono stati la Cina, il Canada ed il Messico, che si sono aggiudicati, rispettivamente, il 19%, il 14,4% e l 11% del totale delle importazioni statunitensi. Per tali tre Paesi, il calo di beni da questi esportati negli USA rispetto al 2008 è stato del 12% per la Cina, del 34% per il Canada e del 18% per il Messico. INTERSCAMBIO U.S.A PER PRINCIPALI PARTNER COMMERCIALI Milioni di Dollari Variazione % 08/09 TOTALE IMPORT USA ,93 di cui: 1. CINA ,2 2. CANADA ,8 3. MESSICO ,2 4. GIAPPONE 139,262 95,949-31,1 5. GERMANIA 97, ,9 6. REGNO UNITO ,9 7. COREA DEL SUD ,4 8. FRANCIA ,7 9. TAIWAN ,9 10. VENEZUELA ,4 11. IRLANDA ,5 12. ITALIA ,9 13. MALESIA ,3 14. ARABIA SAUDITA ,7 15. INDIA ,6 16. BRASILE ,1 TOTALE EXPORT USA, di cui: ,9 ICE New York giugno

8 1. CANADA ,6 2. MESSICO ,7 3. CINA ,2 4. GIAPPONE ,4 5. REGNO UNITO ,7 6. GERMANIA ,6 7. PAESI BASSI ,6 8. COREA DEL SUD ,4 9. FRANCIA ,0 10. BRASILE ,0 11. SINGAPORE ,0 12. BELGIO ,2 13. HONG KONG ,8 14. AUSTRALIA ,8 15. TAIWAN ,1 16. ITALIA Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce LA CINA Ormai da alcuni anni, buona parte del deficit commerciale statunitense è attribuibile all interscambio commerciale con la Cina che, nel 2009, si e confermata al primo posto nella classifica dei principali fornitori degli Stati Uniti con oltre 296 miliardi di dollari esportati da questo paese in USA. Anche la Cina, tuttavia, nonostante la sua posizione di vantaggio e di leadership, ha comunque fatto registrate un forte decremento del suo export in USA, con un meno 12,2% rispetto al Il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Cina, che resta il piu grande in assoluto e che pesa per il 33% sul totale del deficit commerciale statunitense, si è pertanto ridimensionato nel corso del 2009, passando dai -268 miliardi di dollari nel 2008 ai 227 del Resta da sottolineare come, nell attuale clima di forte rallentamento della crescita mondiale, inclusa quella cinese, e di deglobalizzazione, le intenzioni della nuova Amministrazione USA nei confronti della Cina siano di assoluta collaborazione e distensione, soprattutto a causa del fortissimo legame che avvicina i due Paesi e che vede la Cina essere il principale creditore degli Stati Uniti d America. ICE New York giugno

9 2.1 Interscambio commerciale USA/ITALIA Nella classifica dei 20 principali fornitori degli Stati Uniti per il 2009, l Italia perde la posizione guadagnata nel 2008 e si colloca all 12 mo posto, con un totale di circa 26 miliardi di dollari di beni esportati rispetto ai 36 miliardi registrati nel Al forte calo delle esportazioni italiane in USA (meno 27%), si e aggiunto un leggero peggioramento anche della nostra quota di mercato, passata dall 1,72% nel 2008 all 1,70% nel IMPORTAZIONI USA dal MONDO La classifica dei principali fornitori e la posizione dell'italia milioni di dollari Quota di Mercato Variaz.% /09 Totale Mondo % 100% -25,9% 1.Cina ,06% 19,02% -12,2% 2.Canada ,14% 14,44% -33,8% 3.Messico ,27% 11,33% -18,2% 4.Giappone ,62% 6.16% -31,1% 5.Germania ,63% 4,57% -26,9% 6.Regno Unito ,79% 3,05% -18,9% 7.Corea del Sud ,29% 2,52% -18,4% 8.Francia ,09% 2,18% -22,7% 9.Taiwan ,73% 1,82% -21,9% 10.Venezuela ,44% 1,80% -45,4% 11.Irlanda ,49% 1,80% -10,5% 12.ITALIA ,72% 1,70% -26,9% 13.Malesia ,46% 1,49% -24,3% 14.Arabia Saudita ,60% 1,41% -59,7% 15.India ,22% 1,36% -17,6% 16.Brasile ,45% 1,29% -34,1% 17.Nigeria ,81% 1,23% -49,8% 18.Thailandia ,12% 1,22% -18,9% 19.Israele ,06% 1,20% -16,1% 20.Russia ,27% 1,17% -32,0% 21.Paesi Bassi ,00% 1,03% -23,8% 22.Svizzera % 1,03% -9,8% Altri paesi ,75% 19,23% -27,9% Fonte Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce Nel 2009, nonostante il saldo attivo di 14 miliardi e duecento milioni di dollari a nostro favore, l import USA dall Italia e crollato di circa 27 punti percentuali, in linea con il calo dell import statunitense dal resto del mondo. Il confronto dell interscambio commerciale con i principali concorrenti a livello europeo rivela che il totale dell import USA dall Italia nel 2009 pari appunto a 26,4 miliardi di ICE New York giugno

10 dollari e stato comunque di molto inferiore all import di merci provenienti dalla Germania che, nel 2009, e stato pari a 71,3 miliardi di dollari (-27%). La Francia ha esportato negli Stati Uniti nel 2009 merci per un valore pari a 34 miliardi di dollari, con un calo del 22,7% rispetto al EROSIONE QUOTA DI MERCATO DELL ITALIA A fronte di una leggera ripresa registrata nel 2007, il 2008 e poi il 2009 hanno visto di nuovo l Italia perdere posizioni in USA in termini di quota di mercato. Un trend negativo che si registra ormai dal 2001 e che è certamente in parte ascrivibile ad un Euro sempre più forte nei confronti del dollaro ed in parte dovuto alla relativa debolezza dell Italia nei settori più dinamici delle importazioni americane come quello informatico e quello delle nuove tecnologie. ITALIA ed altri: Quota di mercato in USA Regno Spagn Anno ITALIA Germania Francia Cina Unito a ,09% 5,18% 3,63% 2,67% 0,46% 8,96% ,09% 5,38% 3,51% 2,43% 0,49% 10,78% ,02% 5,42% 3,40% 2,32% 0,53% 12,13% ,91% 5,26% 3,15% 2,15% 0,50% 13,38% ,85% 5,06% 3,05% 2,02% 0,51% 14,55% ,76% 4,80% 2,88% 2,00% 0,53% 15,51% ,78% 4,83% 2,91% 2,13% 0,54% 16,46% ,72% 4,63% 2,79% 2,09% 0,53% 16,06% ,70% 4,57% 3.05% 2,18% 0,50% 19,02% Δ ,39-0,61-0,58-0,49-0,04 10,06 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce Dal 2001 l Italia continua a registrare una erosione della propria quota sul mercato statunitense, scesa da una percentuale del 2,1% nel 2001 all 1,7% del E' un trend condiviso con gli altri maggiori Paesi europei, che soffrono come noi per lo sfavorevole tasso di cambio dollaro-euro. Rispetto ai principali competitors dell Unione Europea l Italia ha peraltro perso leggermente meno rispetto a quanto fatto, nello stesso periodo, dal Regno Unito, dalla Francia e dalla Germania, che hanno registrato rispettivamente -0,58, - 0,49% e -0,61%. La Spagna, al contrario, non solo non ha perso quota sul mercato USA, ma ha addirittura visto crescere la percentuale di export (+0,04), mantenendo cosi la propria posizione. Da sottolineare, tuttavia, che la Spagna esporta molto meno dell Italia negli USA: nel 2009 l export spagnolo negli Stati Uniti e stato pari a meno di 8 miliardi di dollari, in forte diminuzione rispetto al 2008 (-29%). Per il 2009 si registra un ulteriore, anche se leggero, peggioramento della quota di mercato italiana, passata dall 1,72% del 2008 all 1,70% del Da sottolineare, ancora una volta, come la Cina sia il Paese che ha tratto il vantaggio maggiore dalla perdita registrata da parte degli altri Paesi esportatori. Con una crescita significativa della propria quota di mercato, passata dal 9% nel 2001 al 19% nel 2009, la performance cinese appare eccezionale. Mentre nel caso dell'europa si può parlare di semplice erosione delle quote di ICE New York giugno

11 mercato, la crescita della Cina si è determinata soprattutto a scapito degli altri Paesi asiatici, rispetto ai quali vi è stato anche un fenomeno di sostituzione diretta delle esportazioni. D'altro canto, le statistiche sulle merci importate rilevate dalle dogane statunitensi, suddivise in base al criterio della provenienza territoriale, non rispecchiano il fenomeno della delocalizzazione produttiva, diffusosi nel corso del decennio passato tra le economie industrializzate. Tali dati non evidenziano, in particolare, le importazioni degli Stati Uniti dal resto del mondo, relative a beni prodotti in Paesi terzi, ma che fanno capo a gruppi e aziende americane (o anche europee ed italiane) che hanno delocalizzato in parte la loro produzione in Paesi a basso costo di manodopera. Distribuzione settoriale dell export italiano L import di merci italiane in USA nel 2009 si è concentrato, in ordine di importanza, nei seguenti comparti: - meccanica: 18,6% - moda: 13,1% - agroalimentare e vini: 10,8% - petrolchimica: 10,7% - casa/arredo: 4,6% - altro: 37,2% IMPORTAZIONI USA dall'italia Le principali categorie merceologiche Milioni di dollari Quota di mercato italiana var. % Totale % 1,72 1,70 Meccanica ,78% 2, di cui Meccanica Strumentale ,63% 4,10 3,60 Moda ,11% 4,62 3,52 di cui Abbigliamento ,24% 2,08 1,55 Calzature ,68% 5,77 4,40 Gioielleria-Oreficeria ,95% 9,57 8,50 Agroalimentari & Vini ,55% 3,65 3,59 di cui Vini ,90% 28,00 29,06 Chimica e derivati del Petrolio ,12% 0,89 0,81 di cui Prodotti petroliferi raffinati ,28% 2,66 1,84 Chimica organica ,46% 1,99 2,25 Casa/Arredo ,40% 4,83 3,77 di cui Mobili ,08% 3,21 2,70 Altro ,21% 1,22 1,32 ICE New York giugno

12 di cui Prodotti farmaceutici ,2% 3,87 3,38 Veicoli Terrestri ,9% 1,18 1,02 Macchine Elettriche ,8% 0,64 0,60 Ottica/Elettromedicali ,5% 2,12 1,93 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce A fronte di un calo generalizzato registrato in tutti i comparti dell export Made in Italy in USA nel 2009, la meccanica ha visto una diminuzione del 27,8% rispetto al 2008, anche se resta in percentuale la voce principale dell export italiano negli Stati Uniti con circa 5,4 miliardi di dollari di macchinari venduti. La moda, con 3,8 miliardi di dollari di export nel 2009, ha registrato un calo ancora piu elevato rispetto alla meccanica (-36%) e che porta l Italia a perdere posizioni rispetto al 2008, con una quota di mercato passata dal 4,6% al 3,5%. Andando ad analizzare i sottosettori che compongono il comparto della moda, e da notare come l export di gioielleria-oreficeria sia crollato di quasi il 70% rispetto al L Italia, pur mantenedo una quota di mercato del 8,5%, ha subito direttamente la forte diminuzione di importazioni del settore negli USA, passate da un totale di 6,4 miliardi nel 2008 ai 2,2 miliardi nel 2009 con una diminuzione pari al 66%. Anche l export di calzature italiane in USA e in forte diminuzione: -32%. Il comparto che ha fatto registrare il calo meno significativo per il 2009 e quello dei prodotti agroalimentari e dei vini che ha raggiunto la cifra di 3,1 miliardi di dollari rispetto ai 3,5 del 2008 (meno 10,5%). La quota principale continua ad essere di gran lunga rappresentata dal settore vinicolo, con un export di 1,2 miliardi di dollari in valore ed un calo del 9% rispetto al Nonostante i dati negativi, i margini di crescita dell agroalimentare sono ancora molto elevati. Si calcola infatti che il mercato dei prodotti c.d. Italian sounding sia 10 volte quello dei prodotti autenticamente italiani. I nostri prodotti agroalimentari soffrono poi per il mancato riconoscimento americano delle Indicazioni Geografiche. Il settore casa/arredo (che comprende i mobili, i marmi e le piastrelle, la rubinetteria, i prodotti per l illuminazione e gli infissi) registra purtroppo ancora una significativa diminuzione (-38,4%). Gli USA hanno importato nel 2009 mobili per un controvalore di 509 milioni di dollari, registrando una diminuzione rispetto al 2008 del 33%. Si tratta dei riflessi negativi che la crisi del settore immobiliare e finanziaria ha portato in questo comparto, direttamente influenzato dall andamento delle nuove costruzioni e degli acquisti di case. Nella categoria residuale altro, che ha pesato per circa il 37% sul totale dell import italiano in USA nel 2009, sono ricompresi, tra gli altri, i prodotti farmaceutici, i veicoli terrestri, i motocicli e le biciclette, i prodotti della nautica e altro. Anche per queste categorie il dato registrato e negativo. E interessante riportare, poi, qualche dato sui prodotti italiani che hanno registrato una percentuale di crescita all export in controtendenza rispetto al calo generalizzato. Tra ICE New York giugno

13 questi troviamo i panfili e le imbarcazioni da diporto (+29,7%), gli apparecchi elettrici per la telefonia (+14,8%), gli strumenti ed apparecchi elettromedicali: +60%. ALTA TECNOLOGIA Si ritiene interessante, anche in occasione dell aggiornamento annuale del presente Rapporto, soffermarsi sui dati relativi all interscambio commerciale tra Stati Uniti e Italia per i Prodotti a Tecnologia Avanzata (ATP Advanced Technology Products) quali le biotecnologie, l aerospaziale, l ICT e l elettronica, che da qualche tempo sono diventati oggetto di una analisi ad hoc. Si tratta, infatti, di settori non tradizionali del Made in Italy, quali quelli gia analizzati in precedenza, che sempre di piu stanno assumendo rilevanza strategica e per i quali l Italia puo guadagnare un presenza e quote di mercato che, al di la dei valori assoluti di export, sono pero importanti per la competitivita di un paese. L US Department of Commerce raccoglie e pubblica separatamente i dati relativi alle importazioni di tali prodotti, che hanno raggiunto nel 2009 un totale di 301 miliardi di dollari rispetto ai 331 miliardi del 2008 e pari al 19% del totale delle importazioni americane. IMPORTAZIONI USA DI PRODOTTI A TECNOLOGIA AVANZATA Milioni di dollari Prodotti a Tecnologia Avanzata TOTALE IMPORT USA QUOTA ATP in % * Cina Messico ,5 Giapppone ,7 Corea del Sud ,8 Malesia ,0 Irlanda ,5 Canada ,3 Taiwan ,8 Germania ,6 Francia ,9 Gran Bretagna ,5 Thailandia ,2 Singapore ,9 Israele ,6 Belgio ,6 Costa Rica ,2 Svizzera ,4 Filippine ,7 Italia ,9 Paesi Bassi ,5 Altri ,1 Totale ,3% * % di import di prodotti a tecnologia avanzata sul totale delle importazioni USA Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce ICE New York giugno

14 Dall Italia, nel 2009, gli USA hanno importato prodotti che ricadono in questa macrocategoria per oltre 2,6 miliardi di dollari, una cifra che ha rappresentato il 9,9% del totale delle esportazioni italiane negli Stati Uniti, una percentuale in crescita rispetto al 2008 quando l export tecnologico Made in Italy aveva pesato sul totale per il 7%. La percentuale di export tecnologico italiano in USA resta, come si diceva, ancora bassa se paragonata a quella di altri Paesi concorrenti quali Francia, Germania, Irlanda. Quest ultima, in particolare, esporta prodotti tecnologici in USA per il 51% del totale, nonostante sia da rilevare come questa cifra rifletta gli investimenti e le delocalizzazioni produttive fatte dagli stessi Stati Uniti in questo Paese da qualche anno. La percentuale di prodotti tecnologici esportati dalla Gran Bretagna in USA è anch essa ragguardevole: 20% del totale dell export britannico in USA. E lo e ancora di piu per la Francia che arriva al 30%. Anche per alcuni Paesi asiatici, si nota come una gran parte delle esportazioni negli USA sia rappresentata da prodotti a tecnologia avanzata: per la Malesia questa percentuale raggiunge, ad esempio, il 64%, mentre per la Cina è del 30%. In particolare, andando ad analizzare l export italiano in USA di tale categoria di prodotti suddivisi per tipologia, si nota come circa un terzo del totale sia rappresentato dalla voce aerospazio, che include aeromobili ed elicotteri e che sta evidentemente a riflettere il know how e la competenza italiana raggiunti in questo settore. Rispetto al 2008, il 2009 e in diminuzione come per tutti gli altri comparti merceologici ma resta interessante sottolineare, invece, come le biotecnologie facciano registrare un tasso di crescita positivo nel 2009 rispetto al 2008 con un export di 405 milioni rispetto ai 349 milioni del IMPORTAZIONI USA DI PRODOTTI A TECNOLOGIA AVANZATA dall'italia milioni di dollari Quota 2009 in % Biotecnologie ,6 Life Science ,8 Opto-Elettronica Hardware (informatica e tlc) Elettronica Flexible Manufacturing Materiali Avanzati Aerospazio Armamenti 2 1 0,1 Tecnologia Nucleare 0,3 0,3 0,0 TOTALE 1, % Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce A conclusione di questa analisi sull interscambio commerciale tra l Italia e Stati Uniti, è interessante riportare quanto emerso da uno studio condotto dalla Fondazione Manlio Masi in collaborazione con Luiss Lab dal titolo La sfida della qualita. Il futuro delle aziende italiane sui mercati internazionali. La ricerca evidenzia come l industria del Made ICE New York giugno

15 in Italy, e cioè i beni di consumo nei settori tradizionali come moda, design, arredamento e alimentare, abbia saputo reagire alla crisi degli anni scorsi ed alla concorrenza dando maggiore enfasi al valore e alla qualita dei prodotti che non alle quantita vendute. Dal 2000 al 2008 le esportazioni italiane sono diminuite in quantita ma sono aumentate in valore dimostrando cosi come lo spostamento su produzioni di maggiore qualita è la strategia vincente per le aziende italiane che vogliono affrontare i mercati internazionali. In particolare, negli Stati Uniti la qualita relativa dell import italiano è aumentata molto di piu di quella del resto del mondo. Fatto uguale a 100 l indice 2000, sul mercato USA il valore medio unitario del mondo è sceso a poco piu di 90, quello del Made in Italy è salito a 125 circa. Un risultato che riflette l innalzamento qualitativo nel mix di prodotti esportati dall Italia ed un risultato attribuibile sia al riposizionamento di molte aziende su fasce piu alte, sia al cosiddetto effetto demografico per cui aziende piu efficienti ed innovative hanno rimpiazzato l uscita dal mercato di imprese non piu competitive negli stessi settori. Si parla di una Italia di fornitori specializzati su misura che si rivela maggiormente nel comparto delle meccanica strumentale ma anche in segmenti non trascurabili quali la siderurgia, la chimica fine, la gomma e la plastica, i materiali da costruzione. Le imprese italiane sembrano anche aver capito che per crescere non basta esportare, ma occorre sempre di piu diventare multinazionali. Infine, e come gia rilevato nel precedente Rapporto, non si può trascurare la crescente importanza acquisita negli ultimi anni dal commercio elettronico, che coinvolge ormai una parte sempre più rilevante di prodotti venduti sul mercato statunitense quali abbigliamento, elettronica, alimentari, cosmetici, arredamento, gioielleria ed articoli da regalo. Si stima che le vendite totali on line negli USA raggiungeranno nel 2012 gli oltre 334 miliardi di dollari, rispetto ai 174 miliardi di vendite registrate nel Di questi, le vendite di abbigliamento on line sul mercato statunitense hanno raggiunto gia nel 2007 un fatturato pari a 22,7 miliardi di dollari. E proprio per incontrare questo tipo di domanda e soddisfare le esigenze del consumatore statunitense, il Gruppo Armani ha aperto un canale di vendita in USA on line. Attraverso l azienda italiana Yoox, che gestisce il sito yoox.com, Emporio Armani vende negli Stati Uniti la sua collezione, raggiungendo cosi un pubblico di consumatori molto piu ampio rispetto a quello raggiungibile attraverso la sola presenza fisica con negozi monomarca nelle maggiori citta USA. Cosi come vendono on line, in USA altri marchi famosi del Made in Italy tra cui Prada ( Gucci ( o anche Dolce e Gabbana. Marchi che sono anche acquistabili on line negli USA attraverso i siti dei grandi magazzini quali Nieman Marcus ( Nordstrom ( o Saks Fifth Avenue. Inoltre, secondo quanto riportato dalla stampa specializzata, Giorgio Armani ha lanciato lo scorso mese di novembre la piattaforma mobile per e-commerce tramite iphone e Bleckberry. Una evoluzione del negozio ondine Emporio Armani nato nel 2007 negli USA dove appunto sono partite le vendite sul web. Il fatturato online e assimilabile a quello di alcuni negozi off-line. 3. INVESTIMENTI ESTERI USA in entrata e in uscita Il fenomeno della globalizzazione dell'economia americana e mondiale si e sviluppato forse ancora in forma più marcata nell ambito degli investimenti rispetto a quello del commercio di beni. Gli Investimenti Diretti Esteri che a loro volta possono essere suddivisi in progetti di investimento greenfield, che consistono nella creazione di una nuova impresa o nello sviluppo ed espansione di una impresa gia esistente, ed in acquisizioni cross border di aziende gia esistenti - dal 2000 e fino al 2007 hanno subito un vero e ICE New York giugno

16 proprio boom. Boom che e stato reso possibile dall apertura dei mercati e dalla liberalizzazione dei movimenti di capitali che ha permesso di effettuare tali investimenti senza molte restrizioni. Nel corso del 2008, tuttavia, ed a fronte della grave crisi economica e finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti ed il resto del mondo, gli IDE hanno subito una forte battuta d arresto. Secondo i dati rilasciati ad ottobre 2009 dall UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development) nell ultimo rapporto World Investment Report 2009, i flussi mondiali di investimenti diretti esteri, nonostante la crisi finanziaria fosse iniziata nella seconda meta del 2007, avevano registrato ancora una forte crescita con flussi in entrata che avevano superato i miliardi di dollari ed un tasso di crescita pari al 30% rispetto al 2006, e portando lo stock mondiale di IDE a quota miliardi di dollari USA. E, tuttavia, i dati relativi al 2008 rilasciati sempre dall UNCTAD rilevano come la crisi abbia mostrando i suoi effetti proprio sui dati degli IDE, con una contrazione dei flussi in uscita nel 2008 pari a circa il 13% (1.858 miliardi di dollari rispetto ai miliardi del La ripresa e prevista solo per il Gran parte di tali flussi mondiali di IDE, cosi come la loro crescita, sempre secondo l ultimo rapporto dell UNCTAD, sono ascrivibili alle fusioni ed alle acquisizioni transfrontaliere (cross border mergers & acquisitions). Nel 2007 queste erano aumentate notevolmente, superando i miliardi di dollari in valore, con una crescita del 21% rispetto all anno precedente. Ma, come gia rilevato sopra, nella seconda meta del 2007, il fenomeno ha subito un rallentamento e i dati per il 2008 mostrano un calo del 28% nelle M&A cross border con un valore di miliardi di dollari. La minore disponibilita di capitali finanziari, unitamente al calo della fiducia e alla sopravvalutazione delle aziende quotate in borsa, hanno causato un rallentamento nelle operazioni di fusione e acquisizione. Anche i progetti greenfield, secondo i dati fdi Markets, nel 2009 sono diminuiti notevolmente passando dai circa del 2008 ai del Passando ad analizzare in maniera specifica gli IDE da e verso gli Stati Uniti, e quindi il grado di apertura del Paese agli investimenti esteri, e certamente possibile affermare che, secondo tutte le statistiche prese in esame, e anche nel quadro generalizzato di una crisi economica mondiale, gli Stati Uniti si confermano essere, oltre che il principale investitore a livello globale, anche il principale ricettore di investimenti dal resto del mondo. Cosi come si confermano ai vertici della classifica compilata dalla Banca Mondiale dei paesi nei quali risulta piu agevole fare affari, collocandosi, ormai dal 2004, sempre al terzo posto su una graduatoria di 178 paesi 2. Secondo i dati rilevati dal Bureau of Economic Analysis dell US Department of Commerce, il 2008 ha visto crescere le consistenze lo stock di IDE USA all estero dell 8,4% cosi come sono cresciute dell 8% le consistenze di operatori esteri in USA. Un tasso di crescita comunque inferiore rispetto a quello registrato nel 2007 rispetto al Doing Business 2010,World Bank ICE New York giugno

17 3.1 IDE USA in uscita (outward) Gli Stati Uniti, come appena evidenziato, restano il paese che di gran lunga investe di piu nel mondo al di fuori dei propri confini. Secondo le statistiche dell UNCTAD, infatti, da ormai molti anni gli USA si attestano in prima posizione, sia in termini di stock (consistenze) di IDE all estero, che in termini di flussi in uscita, seguiti da paesi quali la Gran Bretagna, la Francia, la Germania ed il Giappone. Nel 2008, ad esempio, secondo le ultime statistiche del rapporto WIR 2009, gli Stati Uniti hanno generato flussi di IDE in uscita per 312 miliardi di dollari, pari al 17% del totale. In seconda posizione troviamo la Francia, con 220 miliardi di dollari investiti, pari all 12% del totale. Per quanto riguarda gli stock, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un dato da cui si rileva come gli USA detengano la quota principale al mondo con miliardi, pari al 19,5% del totale, nel Al secondo posto, con miliardi, troviamo la Gran Bretagna, seguita dalla Francia con miliardi. Secondo i dati sui flussi di IDE nei pasi membri dell OCSE, e sempre per l anno 2008, gli USA nonostante il calo generalizzato, hanno confermato essere al primo posto per flussi di investimenti sia in entrata, come vedremo piu avanti in dettaglio, che in uscita con, rispettivamente, 320 miliardi di dollari in entrata (+16% rispetto al 2007) e 332 miliardi di dollari in uscita (-16,7% rispetto al 2007). Anche prendendo in esame i dati sul numero dei progetti di investimento realizzati all estero, si conferma ancora una volta l assoluto primato statunitense con progetti di investimento realizzati all estero nel corso del 2009 e pari al 21% del totale, seguiti a distanza dalla Germania che ne ha realizzati (9% del totale). Passando invece ad analizzare i dati ufficiali del governo USA rilasciati dall US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis (BEA) sempre per l anno 2008, lo stock degli investimenti diretti effettuati dagli Stati Uniti all estero risulta essere stato pari a miliardi di dollari rispetto ai miliardi di dollari del 2007, con una crescita dell 8,4%, che tuttavia, come gia rilevato, non riflette ancora gli effetti della crisi che si vedranno invece solo nei dati definitivi per l anno Nel 2008, invece, i flussi in uscita sono risultati essere meno del 2007 e pari a 312 miliardi di dollari rispetto ai 378 miliardi del 2007 (-18%). Questo dopo l inversione di tendenza registrata che era stata registrata nel 2006 rispetto al 2005, quando i flussi in uscita dagli USA verso erano stati di soli 15 miliardi. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI INVESTIMENTI USA NEL MONDO Nel 2008, lo stock di investimenti USA all estero è aumentato in tutte le principali aree geografiche, con l Europa che si è aggiudicata il 57% del totale (1.551 miliardi di dollari sui totali) e con un incremento del 9% rispetto al L Asia Oceania resta la seconda area geografica che detiene la quota maggiore di investimenti provenienti dagli USA con 492 miliardi di dollari di consistenze pari al 15,6% del totale. Tra le principali economie detentrici di investimenti diretti USA, i Paesi Bassi guadagnano il primato rispetto al Regno Unito, con consistenze USA del valore di circa 443 miliardi di dollari (14% del totale e +14% rispetto al 2007). La Gran Bretagna, con 421 miliardi di ICE New York giugno

18 dollari e un tasso di crescita negativo (-0,8%), passa nel 2008 in seconda posizione, seguita dal Canada (228 miliardi) e dalle Bermuda (166 miliardi). La Germania e al nono posto con 111 miliardi di dollari (+10% rispetto al 2007), mentre la Francia, con 75 miliardi di dollari (pari al 7% del totale degli stock di investimenti diretti esteri USA), si colloca al quattordicesimo posto. L Italia, come vedremo in maggiore dettaglio piu avanti, dopo una crescita pari solo all 1% tra il 2006 e il 2007, confermata anche per il 2008, si colloca in 21ma posizione in graduatoria con 28,7 miliardi di dollari di investimenti statunitensi (pari al 7,2% del totale). La Cina (esclusa Hong Kong) sale di due posizioni nella graduatoria, passando dal ventunesimo posto che aveva nel 2007, al 18mo, con 46 miliardi di dollari investiti dagli Stati Uniti in questo Paese ed una crescita del 60%. E da rilevare, oltretutto, che, sommando a tale cifra quella relativa agli investimenti USA effettuati ad Hong Kong, il totale risulterebbe essere di ben 98 miliardi di dollari, facendo risalire la Cina all 11mo posto nella graduatoria. INVESTIMENTI DIRETTI USA ALL ESTERO stock in milioni di dollari TOTALE Paesi Bassi Regno Unito Canada Bermuda Lussemburgo Irlanda Isole Caraibiche Britanniche Svizzera Germania Singapore Australia Messico Giappone Francia Spagna Belgio Hong Kong Cina Brasile Svezia Italia Sud Corea Fonte: US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis(BEA) ICE New York giugno

19 In termini di flussi 3, invece, i dati del BEA rilevano una diminuzione del 17,6% nel 2008 rispetto al 2007, con 312 miliardi di dollari investiti all estero (nel 2007 erano stati 378 miliardi). La maggior parte di tali investimenti ha continuato a concentrarsi in Europa, con 180 miliardi di dollari nel 2008 e pari al 58% del totale (-23% sul 2007). In particolare, si rileva come gli Stati Uniti abbiano investito di piu nei Paesi Bassi (53 miliardi di dollari, 17% de totale), nel Regno Unito (22 miliardi di dollari, 7% de totale), in Irlanda (22 miliardi di dollari) ed in Lussemburgo (15 miliardi di dollari). L Italia si e aggiudicata nel 2008 un flusso di 1,9 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, in diminuzione rispetto al 2007 e pari allo 0,5% sul totale dei flussi USA in uscita. DISTRIBUZIONE SETTORIALE DEGLI INVESTIMENTI USA NEL MONDO Gli investimenti statunitensi si concentrano prevalentemente nel settore dell industria manifatturiera, con oltre 512 miliardi di dollari, pari al 16% del valore di tutte le consistenze USA all estero a fine Fra le industrie manifatturiere, particolare rilievo assumono l industria chimica (3,4%), il settore dei prodotti elettronici e dei computer (2,4%), i mezzi di trasporto (1,6%). Nel 2008 c è stata una significativa crescita degli investimenti USA nei settori dei prodotti e componenti elettrici (+27%), della meccanica (+13,6%) e dell elettronica e computer (+10%). STOCK INVESTIMENTI USA PER SETTORE MERCEOLOGICO in milioni di dollari %sul tot nel 2008 crescita 07/08 % TOTALE ,4% Industria estrattiva ,8% 5,9% Industria manifatturiera ,2% 3,9% Alimentari e bevande ,3% 6,9% Prodotti chimici e derivati ,4% 5,2% Metalli e prodotti in metallo % 7,4% Meccanica ,2% 13,6% Elettronica e computer ,4% 10,6% Prodotti e componenti elettrici ,8% 27,4% Mezzi di trasporto ,6% -11,9% Altro ,7% -0,3% Commercio all'ingrosso ,6% 15,1% Servizi di informatica e tlc ,9% 6,4% Banche ,5% 11,4% Assicurazioni, finanza % 2,7% Servizi professionali ,6% 17,8% Holding ,7% 13% Altro ,7% 6,7% Fonte: US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis (BEA) 3 I flussi consistono in utili reinvestiti e in investimenti in conto capitale. ICE New York giugno

20 3.2 IDE USA in entrata (inward) Anche relativamente alle statistiche sugli investimenti in entrata, gli Stati Uniti si collocano ai vertici delle classifiche dei paesi che godono di maggiore attrattivita, e che si mantegono altresi ai primi posti nelle graduatorie stilate dai vari organismi (tra cui Banca Mondiale, IMD, KPMG, Economist Intelligence Unit) relative alla apertura del Paese nei confronti di investitori esteri. Dai dati UNCTAD gia menzionati piu sopra, si rileva come gli USA anche per il siano di gran lunga il paese nel quale si concentra la piu alta percentuale di investimenti esteri 19,5% in termini di stock e 16,8% di flussi. Secondo solo il Regno Unito con il 9% di stock ed il 6% di flussi. Gli USA sono, altresi, sempre secondo le statistiche dell UNCTAD, il primo paese oggetto di operazioni di fusione e acquisizione (M&A) con il 23% del totale in valore, seguiti dal Regno Unito (14%) ed dai Paesi Bassi (12,8%). Tra i paesi OCSE, gli Stati Uniti, come gia accennato, hanno altresi mantenuto la leadership anche nel 2008 con 320 miliardi di flussi in entrata - peraltro in crescita rispetto ai flussi registrati nel 2007 quando gli stessi erano stati pari a 276 miliardi di dollari, ed in controtendenza rispetto al calo generalizzato di tali flussi in entrata a livello globale che hanno fatto registrate un calo del 35,5% nel Al secondo posto, sempre secondo i dati OCSE, si posiziona la Francia con flussi in entrata per 97 miliardi (-7%). La Gran Bretagna con 96 miliardi di dollari (-48% rispetto all anno precedente) ha perso la seconda posizione a vantaggio appunto della Francia. I dati sugli IDE della fdi Markets confermano la leadership degli Stati Uniti come paese che attrae piu progetti di investimento con progetti nel 2009 rispetto alla Cina che lo scorso anno ne ha attirati leggermente meno (1.140) ed in controtendenza rispetto agli anni passati quando questo paese era sistematicamente al primo posto nella classifica. Al terzo posto troviamo la Gran Bretagna con progetti. Passando ad analizzare piu specificatamente, ed anche per gli investimenti esteri in entrata, le statistiche ufficiali del BEA, vediamo come il valore degli investimenti diretti negli USA per il 2008 sia stato pari a miliardi di dollari con una crescita dell 8% rispetto al 2007, quando tali investimenti sono stati pari a miliardi di dollari e con un significativo rallentamento rispetto al 15% che era stato rilevato nel INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI NEGLI USA stock in milioni di dollari % 07/08 % sul totale 2008 TOTALE , Regno Unito ,5 19,9 ICE New York giugno

21 2 Giappone ,6 11,4 3 Paesi Bassi ,6 11,4 4 Canada ,7 9,7 5 Germania ,4 9,3 6 Svizzera ,1 7,3 7 Francia ,1 7,2 8 Lussemburgo ,0 5,0 9 Australia ,0 2,8 10 Ungheria ,8 2,7 11 Spagna ,5 1,7 12 Svezia ,9 1,5 13 Irlanda ,3 1,5 14 Isole Caraibiche Britanniche ,2 0,9 15 Belgio ,5 0,8 16 Italia ,2 0,8 17 Sud Corea ,2 0,7 18 Singapore ,6 0,6 19 Finlanda ,9 0,5 20 Bermuda ,9 0,5 Fonte: Elaborazione ICE NY su dati US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis (BEA) Il Regno Unito si conferma essere il maggior paese investitore negli USA con 454 miliardi di dollari, pari al 20% del totale. Al secondo posto il Giappone, con 260 miliardi di dollari, pari all 11% del totale. I Paesi Bassi ed il Canada sono rispettivamente in terza e quarta posizione con l 11% ed il 9% del totale. In termini di flussi, gli investimenti esteri confluiti nel 2008 in USA sono stati pari a circa 316 miliardi di dollari, in aumento rispetto al 2007 (+17%), quando i flussi in entrata sono stati pari a 271 miliardi di dollari. Tale incremento ha avuto luogo nonostante la crisi economica e il significativo calo nelle transazioni M&A a livello globale del 2008, stimato essere pari al 30% rispetto al Gran parte di tali flussi di investimenti in entrata, come gia evidenziato per i dati relativi agli stock, proviene dall Europa con 206 miliardi di dollari investiti in USA nel corso del 2008 e pari al 54,5% del totale. Di questi, 55 miliardi sono affluiti in USA dal Regno Unito (+198% rispetto al 2007), 72 dai Paesi Bassi (+177%), 14 miliardi di dollari sono affluiti in USA dalla Francia (+128%) e 72 miliardi dai Paesi Bassi (+178%). Per la Germania si conferma un tasso negativo con flussi di soli 5,8 miliardi di dollari nel 2008 pari a meno 42% rispetto all anno precedente. In relazione ai settori merceologici, infine, si rileva come gli investimenti esteri negli USA in termini di stock - si concentrino prevalentemente nell industria manifatturiera che detiene il 35% del totale delle consistenze pari ad un valore di 795 miliardi di dollari. Di questi, il comparto chimico assorbe il 10% con 218 miliardi di dollari. Altro settore ICE New York giugno

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