Dr.ssa Miriam Fossati

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1 Dr.ssa Miriam Fossati

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3 L HIV è il virus dell immunodeficienza umana HIV - Caratteri generali - Retrovirus - Forma sferica - Presenza di mantello o envelope esterno - Diametro di nm - Specifico enzima: una RT (trascrittasi inversa) che trasforma il proprio genoma ad RNA in un doppio filamento di DNA, che va a inserirsi nella cellula infettata e successivamente produce nuove particelle virali.

4 Le cellule bersaglio dell HIV sono i linfociti T di tipo CD4+ fondamentali nella risposta immunitaria dell organismo contro svariati tipi di agenti patogeni. L indebolimento progressivo del sistema immunitario (immuno depressione) aumenta il rischio di infezioni e malattie più o meno gravi da parte di virus, batteri, funghi e protozoi potenzialmente letali alla lunga distanza.

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6 NB: Oltre ai linfociti T CD4 + sono cellule bersaglio di HIV: monociti (sangue) cellule follicolari dendritiche (linfonodi) macrofagi alveolari (polmoni) cellule della microglia (SNC)

7 Quando una persona entra in contatto col virus HIV può diventare sieropositiva, cioè produrre anticorpi contro il virus Questa positività si rileva dopo il periodo finestra periodo finestra, tempo che intercorre tra il momento del contagio e la comparsa nel sangue degli anticorpi contro l HIV (in media da due a quattro settimane, sino ad un massimo di sei mesi). In questo periodo, anche se la persona risulta ancora sieronegativa perché non ha ancora sviluppato anticorpi, può trasmettere ugualmente l infezione.

8 Storia dell epidemia 1981 Prime segnalazioni negli USA fra maschi omosessuali deceduti per polmonite da Pneumocistis Carinii e Sarcoma di Kaposi (MMWR bollettino epidemiologico) 1982 I CDC di Atlanta introducono il termine AIDS 1983 Isolamento di un nuovo virus da cellule linfonodali di soggetto malato da parte di Luc Montagner (Istituto Pasteur Parigi) denominato virus LAV e poi HTLV III 1986 Nuovo nome definitivo per identificare il virus dell AIDS: HIV ovvero virus dell immunodeficienza umana Isolati due sottotipi HIV-1 e HIV-2, quest ultimo presente nell Africa occidentale e meno diffuso rispetto a HIV-1 Numerosi sottogruppi di cui M (Main) è il ceppo pandemico

9 Definizione di sieropositività per HIV Test di screening 1) Ricerca dell antigene p24, marker precoce d infezione (2-4 settimane dopo il contagio) 2) Ricerca di anticorpi anti p24 (test ELISA) test di screening (6 12 settimane sino a 6 mesi dopo il contagio) Positività persiste per tutta la vita. Test di conferma 3) Se positivo: test di conferma con Western blotting o RIBA

10 Test rapidi per la determinazione degli anticorpi HIV da sangue, plasma o saliva Risultati: lettura da 5 a 40 minuti dopo l esecuzione del test a seconda del materiale biologico impiegato. Sensibilità e specificità elevate: attorno al 99%

11 Test per la determinazione virologica Ricerca qualitativa o quantitativa di HIV attraverso le tecniche di biologia molecolare tipo Polymerase chain reaction (PCR) Branch chain DNA o Amplificazione genica (NASBA). Vengono usati in specifiche situazioni: Diagnosi neonatali In caso di test sieriologici indeterminati Nel periodo finestra della sieroconversione Nel monitoraggio della risposta terapeutica

12 I sintomi che si rivelano dopo alcune settimane dal contagio, possono essere trascurati perché simili a quelli di una comune sindrome influenzale Raramente i sintomi possono essere più accentuati, con febbre elevata e segni neurologici associati Infezione primaria

13 La condizione di sieropositività senza sintomi può durare anni ed è strettamente dipendente dall equilibrio tra le difese e la quantità di virus presente nel sangue (carica virale).

14 LAS o PGL linfoadenopatia implicante 2 stazioni linfonodali extrainguinali sudorazione notturna calo ponderale superiore al 10% febbre, diarrea, affaticamento, astenia. diminuzione delle cellule CD4+ helper aumento delle globuline sieriche leucopenia, anemia Stadi della infezione da HIV

15 stadi della infezione da HIV ARC (complesso AIDS-correlato) Clinica: febbre o febbricola persistente astenia calo ponderale diarrea sudorazione notturna linfoadenopatia disordini immunologici disappetenza piastrinopenia

16 In un soggetto sieropositivo, l insorgenza di infezioni di rilevante gravità, dette opportunistiche, che colpiscono più organi ed apparati, conduce alla diagnosi di AIDS.

17 AIDS: infezioni opportunistiche Protozoarie Toxoplasmosi cerebrale Criptosporidiosi con diarrea Isosporiasi con diarrea Fungine Esofagite da Candida Criptococcosi Histoplasmosi Coccioidomicosi Virali CMV HSV PML EBV Batteriche MAC setticemia da salmonella Infezioni piogeniche

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19 VIA EMATICA: attraverso il passaggio di sangue contaminato da persona infetta a sana ( condivisione di siringhe contaminate ed altro materiale in uso ai tossicodipendenti, lesioni da strumenti e taglienti, condivisione di rasoi, lamette, forbicine ed oggetti taglienti per igiene personale ed, in passato, trasfusioni con sangue ed emoderivati infetti ) VIA SESSUALE: attraverso i rapporti etero ed omosessuali con partner infetto. Attualmente è la via di trasmissione più diffusa; VIA VERTICALE MADRE FIGLIO: durante la gravidanza, attraverso il parto naturale, attraverso l allattamento al seno.

20 Sono a rischio di veicolare l infezione il sangue e tutti i materiali biologici specie se contengono sangue visibile ad occhio nudo: liquor, liquido pleurico, peritoneale, pericardico, amniotico, bile, il liquido seminale, le secrezioni vaginali. Anche il latte materno può trasmettere il virus. Non hanno rilevanza per il contagio: lacrime, sudore, saliva, urina, secrezioni nasali, vomito, feci, seppur il virus possa essere isolato in questo genere di materiale.

21 Il virus può contagiare un soggetto sano attraverso: rapporti sessuali con persone infette trasfusione di sangue infetto o plasma o fattori della coagulazione infetti siringhe o aghi contaminati con sangue infetto la madre infetta il figlio durante la gravidanza, al momento del parto o successivamente durante l allattamento Il pericolo d infezione aumenta con la frequenza di comportamenti a rischio: cambiamento di partner sessuali scambio di siringhe tra tossicodipendenti

22 Le persone che hanno rapporti sessuali eterosessuali e/o omosessuali non protetti (senza profilattico) I tossicodipendenti per via endovenosa che condividono ago, siringa, fiala, filtro, cucchiaino, per preparare la dose; coloro che assumono droga per via inalatoria e che condividono la cannuccia per sniffare (ci possono essere microlesioni nella mucosa nasale responsabili della trasmissione del virus) I bimbi nati da madri sieropositive o affette da Aids

23 Fino a qualche anno fa si parlava di categorie a rischio, riferendosi principalmente alle abitudini di vita di tossicodipendenti ed omosessuali, ma attualmente l estesa diffusione del virus ha portato ad individuare più genericamente i comportamenti a rischio, indipendenti da età, nazionalità, razza, livello educativo e condizione economica dei soggetti.

24 NO, perché L Aids non si trasmette: Nei contatti quotidiani di vita sociale come strette di mano,abbracci e baci, contatti affettivi e familiari,non sessuali

25 NON si trasmette: Con l utilizzo in comune di locali e servizi (telefoni, bar e ristoranti, servizi igienici, cinema, scuole, luoghi di lavoro, palestre, piscine...)

26 NON si trasmette: Attraverso bicchieri, piatti, posate, materiali da cucina,indumenti e biancheria Attraverso sudore, lacrime, vomito, feci ed urine

27 Non è stato mai dimostrato che vi siano rischi nei contatti sociali ambiente familiare ambiente di lavoro scuola locali pubblici mezzi di trasporto HIV Non è dimostrata la trasmissione attraverso acqua, stoviglie, servizi igienici, piscine, spogliatoi. Non è dimostrata la trasmissione per via aerea (goccioline di saliva, sputo, colpi di tosse), per contatti casuali (stretta di mano) tramite alcuni liquidi biologici (urina, saliva, lacrime) per contatti con animali, punture d insetto, zanzare.

28 Sì, una persona può acquisire l infezione in un modo e trasmetterla in un altro, se continua ad adottare comportamenti a rischio, quali ad esempio, i rapporti sessuali senza protezione e/o la condivisione degli strumenti per assumere droga. E sufficiente un solo rapporto sessuale per trasmettere il virus ed anche altre malattie sessualmente trasmissibili, quali sifilide, herpes genitale,epatite B, gonorrea, ecc.

29 Non è resistente agli agenti ambientali: non sopravvive a lungo all aperto e non sopporta il calore E sensibile ad acqua ossigenata, detersivo per piatti e detergenti per superfici Per distruggerlo è sufficiente il lavaggio con acqua a 60 e l utilizzo della candeggina

30 E però un virus ad estrema variabilità genetica: nello stesso individuo la popolazione virale muta in continuazione All interno dell organismo umano si rifugia nei cosiddetti santuari (Sistema Nervoso Centrale, Linfonodi, etc.), zone per lui protette, dove la carica virale è maggiore rispetto a quella del sangue, dove i ceppi virali sono diversi da quelli trovati nel sangue e dove non tutti i farmaci hanno la capacità di penetrare.

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32 Le seguenti pratiche, è meglio che siano effettuate solo in Centri Specializzati che garantiscono l utilizzo di materiale sterile e monouso: piercing, tatuaggi, pedicure o manicure ed altri trattamenti estetici. I dentisti e le estetiste hanno l obbligo di utilizzare solo materiale sterilizzato. Non usare in comune con altri, anche se amici,spazzolini da denti, rasoi, depilatori, forbicine,ecc., che possono causare abrasioni e quindi contatti diretti con il sangue. Se capita di soccorrere un ferito è opportuno avere a portata di mano dei guanti di lattice, poi lavarsi le mani con acqua e sapone o disinfettanti. Per pulire superfici sporche di sangue, utilizzare la candeggina

33 Il nuovo volto dell AIDS in Italia: Come è cambiata la patologia

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36 LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE o HAART (highly active antiretroviral therapy) Introdotta a partire dal 1996 con la scoperta di nuovi farmaci denominati INIBITORI DELLE PROTEASI Riduzione della morbidità e mortalità negli individui sieropositivi a seguito dell efficacia degli schemi terapeutici Drastico cambiamento della storia naturale dell infezione, fino ad allora ad esito infausto

37 PERCORSO TERAPEUTICO COMPLESSO Attualmente si utilizzano in associazione farmaci appartenenti a diverse classi terapeutiche: inibitori della trascrittasi, delle proteasi, dell integrasi e della fusione ed i recentissimi antagonisti del CCR5 (modulati in base alle linee guida internazionali)

38 Tasso di incidenza di AIDS per regione di residenza Totale casi AIDS dall inizio dell epidemia Totale decessi AIDS dall inizio dell epidemia Percentuale donne 20-25% 1996 Nuovi casi AIDS Principale modalità di trasmissione: uso di droghe per via endovenosa Casi AIDS notificati x nel Nuovi casi AIDS Principale modalità di trasmissione: rapporti sessuali Stranieri oltre il 20% ISS/COA, Aggiornamento al 31/11/08

39 Stima della proporzione di soggetti inconsapevoli dell infezione da HIV Paese Stima soggetti inconsapevoli Repubblica Ceca 20-25% Danimarca 15-20% Francia 30% Germania 25-30% Italia 25% Lettonia 50% Olanda 40% Polonia > 50% Slovacchia 20-30% Svezia 12-20% Regno Unito 30% MEDIA UE 30% F. Hamers, HIV in Europe, 2007

40 Conseguenze del ritardo diagnostico 100% Inconsapevoli 75% 50% 54% La trasmissione sessuale potrebbe essere ridotta del 31% se tutti i soggetti fossero consapevoli della loro sieropositività 25% Consapevoli 46% 0% Persone HIV+ Nuove trasmissioni sessuali G. Marks et al., AIDS, 2006

41 I farmaci antiretrovirali limitano la progressione della malattia ed abbattono la carica virale infettante. Sviluppo di vaccini per prevenire l infezione (ad oggi in fase di trials clinici). Sicurezza: monogamia e rapporti protetti aiutano a limitare la diffusione. Uso di aghi e strumenti sterili monouso. Test di screening del sangue per trasfusioni, organi per trapianti, fattori della coagulazione usati per emofilici.

42 Slogan della GIORNATA MONDIALE AIDS 1 DICEMBRE 2010 per i diritti umani e l accesso universale alla prevenzione e alle cure

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