Atti Parlamentari Camera dei Deputati

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1 Atti Parlamentari Camera dei Deputati come sia, dal 2009 si staglia uno spettrale scheletro di cemento attorniato da un acquitrino che preoccupa gli abitanti delle zone limitrofe per il deflusso delle acque; la soluzione prospettata sarebbe quella di ripulire e asportare totalmente il materiale inquinato e restituire l intera zona bonificata; l area al momento appare una sorta di discarica, che pregiudica e squalifica le zone adiacenti, peraltro adibite a coltivazione del pregiato radicchio rosso; andrebbe chiarito per quale motivo una situazione simile si protragga da ben 15 mesi e per responsabilità di chi : di quali elementi disponga al riguardo e quali urgenti iniziative di competenza si intendano sollecitare o adottare perché la situazione sopra denunciata sia risolta. ( ) * * * SVILUPPO ECONOMICO Interrogazioni a risposta scritta: JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico. Per sapere premesso che: secondo una ricerca Ibm, nei prossimi cinque anni, le identità saranno sempre più digitali, la tecnologia personale perderà il valore di «accessorio» e si innesterà sulle nostre esistenze. Fornirà nuovi servizi agli individui, ma anche energia alle città, recuperata da quella che oggi si utilizza male. Lo studio che racconta tutto questo si chiama «next five in five» ed è basato su trend sociali e di mercato, tenendo conto delle potenzialità delle tecnologie emergenti. L obiettivo è capire come potrà cambiare il nostro vivere quotidiano, tra nuove risorse e possibilità che verranno fornite dagli smartphone, fino ad arrivare alla sostenibilità di un futuro sempre più connesso e bisognoso di energia; l ottimizzazione delle fonti energetiche mobili sarà un aspetto prioritario nei prossimi cinque anni, per soddisfare le richieste di gadget e telefoni sempre più potenti fino a quelle dei veicoli elettrici. Secondo lo studio Ibm, le batterie presenti nei dispositivi elettronici saranno più piccole e più leggere, e allo stesso tempo dieci volte più potenti di quanto non siano oggi. Anche il concetto di «ricarica» come lo si intende oggi subirà un evoluzione e probabilmente si potrà rifornire la batteria del computer portatile o del cellulare senza «metterlo in carica», ma utilizzando sistemi di nuova concezione, tra cui il recupero dell energia in tutte le sue forme. La ricerca scientifica sta mettendo a punto tecnologie di rigenerazione che rivoluzioneranno le batterie di tutti i dispositivi, dalle macchine elettriche ai piccoli elettrodomestici. La ricerca di Ibm punta a ridurre il fabbisogno energetico dei dispositivi elettronici: con il tempo si potrà essere in grado di fare a meno delle batterie in alcuni dispositivi come i telefoni cellulari o i lettori digitali. Questi apparecchi potrebbero infatti essere caricati semplicemente attraverso la tecnica con cui si ricaricano da tempo alcuni orologi da polso: con il movimento del braccio. Lo stesso concetto potrebbe essere utilizzato per ricaricare i telefoni cellulari, per esempio: basterebbe agitare e comporre il numero; chiunque avrà un telefonino avrà anche un sensore di movimento sempre con sé e sempre acceso. Nei prossimi cinque anni, i sensori presenti negli smartphone, nelle automobili, negli oggetti personali, sommati agli indicatori di «status» dei social network, potranno essere utilizzati per raccogliere dati in tempo reale dello stato dell ambiente. Il cittadino comune diventerà un «agente di ricerca», che assieme a milioni di altri produrrà enormi volumi di dati utili per analizzare lo stato dell ambiente. Secondo Ibm, i computer saranno in grado di individuare

2 Atti Parlamentari Camera dei Deputati movimenti sismici, per rendere più semplici gli interventi mirati a salvare vite umane. La stessa azienda americana dispone di tecnologie capaci di analizzare eventi naturali e fenomeni geologici e tsunami. Nel futuro prossimo, si potranno misurare e analizzare perfettamente le zone interessate dagli eventi per fornire aiuto in maniera ottimale. Le innovazioni dei prossimi cinque anni consentiranno ai computer eai«data centre» di provvedere alla gestione termica delle zone urbane, riscaldando e raffreddando gli edifici a seconda delle necessità e contribuendo al raggiungimento del fabbisogno energetico nei picchi di temperatura. Secondo «next five in five» oggi oltre il 50 per cento dell energia consumata da un «data centre» viene impiegata per il raffreddamento e gran parte si disperde a contatto con l atmosfera. Le tecniche di raffreddamento ad acqua attualmente in sviluppo consentiranno di riutilizzare le risorse per regolare le temperature degli edifici; le tecnologie di navigazione satellitare evolveranno al punto da prevedere quale sarà il percorso migliore per chi si mette in macchina, fino a definire suggerimenti personalizzati al metro e al minuto, incrociando i flussi di informazione sul traffico e la circolazione. Questo in attesa di automobili in grado di guidarsi da sole, rispettando limiti di velocità, divieti e distanze di sicurezza. A parcheggiarsi in autonomia sono già capaci adesso, ma nel prossimo futuro le macchine saranno davvero molto più «auto» di adesso. Oltre alle innovazioni importanti ma quasi invisibili, non mancheranno novità più scenografiche, ma utilissime. Grazie al progresso della tecnologia 3d, presto si potrà interagire con la nostra rete di contatti attraverso degli ologrammi, proiettati in tempo reale dal telefonino. Dopo cinema e tv, la terza dimensione sta infatti per arrivare negli smartphone, nelle fotocamere e nelle videocamere. Tutti oggetti che a breve saranno non solo in grado di riprodurre immagini in 3d ma anche di catturarle. Per fornire una dimensione virtuale in più alle comunicazioni tra individui, che potrà di fatto supplire quasi completamente all assenza fisica di una persona in un determinato luogo. Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono notevoli, dalle attività quotidiane più banali a quelle più complesse : quali iniziative il Ministro intenda adottare affinché siano incentivate équipe di ricerca che, tramite scambi internazionali di lavoro, possano supportare le attività di ricerca finalizzate al deposito di nuovi brevetti in Italia, con particolare riguardo per le applicazioni necessarie allo sviluppo delle tecnologie indicate dallo studio Ibm «next five in five». ( ) JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell economia e delle finanze. Per sapere premesso che: la Lombardia viene molto spesso soprannominata «la locomotiva d Italia», a causa dei suoi miliardi di euro di prodotto interno lordo, un quinto della ricchezza nazionale. Nonostante il periodo critico passato in questi ultimi anni di crisi economica globale, la Lombardia si sta preparando ad essere una delle prime regioni europee. I numeri dell ultimo anno sono tutt altro che rosei, ma, secondo le stime, il 2010 si chiuderà con una leggera ripresa. A prezzi costanti, il prodotto interno lordo nel 2009, è diminuito del 6,3 per cento rispetto all anno precedente, intaccando anche il prodotto interno lordo per abitante ( euro, 5 per cento), sceso più in Lombardia che a livello nazionale (25.237, 3,7 per cento). Quasi tutti i settori sono apparsi in sofferenza. Il valore aggiunto dell industria è crollato del 13 per cento le costruzioni del 5,9 per cento i servizi del 2,8 per cento. L unica eccezione è stata l agricoltura che con un recupero del 2 per cento ha decisamente fatto meglio del resto d Italia, che globalmente è scesa del 3,1 per cento. In uno scenario del genere, non deve sorprendere il parallelo crollo del mercato del lavoro, soprattutto là dove l impiego di manodopera è più intenso. Secondo i dati elaborati da Unioncamere Lombardia, le unità

3 Atti Parlamentari Camera dei Deputati di lavoro si sono ridotte complessivamente del 3,1 per cento in Lombardia e del 2,6 per cento a livello nazionale. La riduzione più consistente è avvenuta nel settore dell industria ( 6,2 per cento più di 98 mila unità in meno), seguito dai servizi ( 1,4 per cento, 40 mila unità in meno) e dall agricoltura ( 2,7 per cento, quasi 3 mila unità in meno). Solo nelle costruzioni le unità di lavoro sono salite dell 1 per cento. La debolezza della spesa per consumi delle famiglie fa sì che il sistema di esportazioni rappresenti realmente la via della ripresa, i cui segnali sono già arrivati fin dai primi mesi dell anno, anche se nel terzo trimestre la produttività ha frenato di nuovo. «Il terzo trimestre 2010 registra un rallentamento della crescita della produzione manifatturiera lombarda: la variazione su base annua si attesta infatti al +4,8 per cento (contro il +5,9 per cento dello scorso trimestre) e rispetto al secondo trimestre 2010 la cui variazione è stata negativa per l 1,2 per cento», spiega il presidente di Unioncamere, Francesco Bettoni; secondo Bettoni «è sicuramente il momento, pur rispettando i vincoli derivanti dal debito pubblico, di lanciare segnali e iniziative che consolidino un trend positivo, evitando che le incertezze congiunturali si trasformino in ulteriore caduta dei livelli produttivi». Lo sforzo per agganciare la ripresa dovrebbe comunque partire dalle imprese e dalle istituzioni e passare soprattutto attraverso gli investimenti. «Nell ambito del pacchetto anticrisi, sono stati messi a disposizione dalla regione Lombardia circa 578 milioni di euro, recuperati soprattutto grazie ai fondi Ue. A essere più in difficoltà sono proprio le aziende più dinamiche, quelle che si sono mosse per investire e sono state sopraffatte dalla crisi», commenta Marco Nicolai, direttore generale di Finlombarda, finanziaria per lo sviluppo della regione Lombardia. «In media prosegue Nicolai Finlombarda evade ogni anno qualcosa come domande di sovvenzione agli investimenti. Nel 2009 le domande che hanno avuto via libera sono state ben 5.631, il 56 per cento in più rispetto all anno passato. Nel 2009 sono stati investiti 165 milioni di euro, nel 2010 al 31 dicembre sono già stati messi in cantiere fondi per 150 milioni di euro. Si tratta di investimenti per start up, innovazione e tecnologia»; questi sforzi rappresentano la spinta propulsiva per la Lombardia, che è riuscita ad entrare fra le prime 100 regioni europee. Lo studio sulla competitività europea («Eu regional competitiveness index» (RCI) elaborato dal Joint Research Centre) stima che la Lombardia si trova al 95 o posto su 268 regioni. La metodologia per il calcolo dell indice Rci ricalca quella dell indice di competitività tra i Paesi del World Economic Forum, e si basa su undici pilastri, divisi in tre categorie: quelli di base, come la qualità delle istituzioni, la stabilità macroeconomica, le infrastrutture, la sanità, e l istruzione primaria, quelli di efficienza, ovvero il funzionamento del mercato del lavoro, le dimensioni del mercato e l istruzione superiore e infine quelli legati all innovazione (i brevetti, la capacità tecnologica e la sofisticazione delle aziende). In base a questi criteri, la competitività delle nostre regioni, complessivamente, risulta particolarmente bassa. A parte la Lombardia, troviamo l Emilia Romagna al 121 o posto e il Lazio al 133 o. Nessun altra regione compare nella metà alta della classifica e addirittura la Sardegna e la Basilicata sono rispettivamente al 234 o e 235 o posto; «Sulla performance delle nostre regioni hanno pesato negativamente due fattori in particolare: la qualità delle istituzioni, come percepita dai cittadini, e l efficacia del sistema educativo di base», spiega Paola Annoni che, insieme con Komelia Kozovska è l autrice dello studio. La Lombardia, al contrario, eccelle in alcuni comparti, come per esempio nella categoria della sofisticazione del tessuto delle aziende dove grazie alla forza dei distretti si colloca al 20 o posto, anche se risente della mancanza di competitività del nostro Paese più delle altre regioni: «la preparazione di base dei nostri studenti non è a livello di quella europea e l uso

4 Atti Parlamentari Camera dei Deputati delle tecnologie (Ict) da parte di imprese e famiglie è tutt altro che diffuso», sostiene Paola Annoni. Se si considera la capacità di innovazione (brevetti, pubblicazioni scientifiche, spesa per R&S), la Lombardia resta prima in Italia, ma non riesce a entrare nelle prime 80 regioni europee. La vetta della classifica spetta alle regioni olandesi, a Londra e a Parigi : quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di migliorare, in un ambito regolativo, l efficienza dei comparti competitivi italiani, con particolare riguardo per le potenzialità espresse nei differenti ambiti scolastici e regionali. ( ) JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell economia e delle finanze, al Ministro dell istruzione, dell università e della ricerca. Per sapere premesso che: l impronta digitale gnomica, la nanomedicina, le membrane nanometriche per il trattamento delle acque, l attività di stoccaggio e sequestrazione della CO 2 in siti sotterranei, i catalizzatori per la sintesi chimica che permettono di utilizzare quasi al 100 per cento) le materie prime, sono tutti settori di innovazione in cui l Italia è una delle nazioni all avanguardia, secondo l analisi effettuata dall Airi (Associazione italiana per la ricerca industriale), in un rapporto che sarà presentato nei prossimi giorni al Silometro Rosso di Bergamo. L elenco delle innovazioni realizzate grazie alla ricerca industriale è appassionante: web semantica capace di rispondere a domande complesse e di interpretare e ordinare una maggiore quantità di dati, trasporti sempre più integrati e meno inquinanti per una mobilità sostenibile, nanorivestimenti che migliorano la qualità e le performance di materiali trapiantandovi altre tipologie di sostanze, tecnologie e processi per il trattamento dei rifiuti e delle acque, per lo sfruttamento di fonti alternative in nome dell energia pulita o verde. Queste e tante altre sono, secondo l ultimo rapporto Airi le aree di innovazione delle aziende italiane, che ricoprono dieci settori: energia, informatica, nanotech, biotecnologie, microelettronica, chimica, ambiente, trasporti, aeronautica, spazio, materiali; il rapporto «Le innovazioni del prossimo futuro: tecnologie prioritarie per l industria» compie un analisi sia di breve, sia di lungo periodo degli indirizzi della ricerca industriale, per un totale di 105 tecnologie sulle quali le aziende stanno investendo e saranno in grado con le loro applicazioni immediate e future di innovare non solo i comparti nei quali sono state sviluppate ma l intera economia. «Per riacquistare competitività scrive il rapporto occorre sviluppare tecnologie su materiali, processi, fonti energetiche, secondo modelli di sviluppo insistenti su parole d ordine quali salvaguardia dell ambiente, sviluppo sostenibile, salute, sicurezza, società della conoscenza». Frutto delle analisi e della collaborazione di cento ricercatori dei più importanti gruppi industriali ed enti pubblici italiani, il rapporto per ogni settore seleziona da 7 a 14 tecnologie in base a criteri quali la durata delle attività di sviluppo, le risorse finanziarie necessarie, la fattibilità tecnica ed economica, le ricadute occupazionali. E quantifica le risorse aggiuntive, cioè non ancora stanziate, che saranno necessarie per conseguire risultati utili in termini produttivi e commerciali: 5 miliardi di euro in 7 anni; esistono settori tecnologici caratterizzati da un evoluzione dei prodotti molto rapida, nei quali l attività di sviluppo è spostata verso miglioramenti, magari soltanto incrementali ma essenziali per il mantenimento del vantaggio competitivo, che richiedono un impegno di risorse economiche intensivo soprattutto nella fase di validazione del nuovo prodotto. Ve ne sono altri in cui l evoluzione tecnologica di prodotto e di processo è più radicale e quindi l innovazione necessita di un periodo più ampio e di risorse finanziarie più significative fin dalla fase di ricerca di base. «Si stanno sviluppando tecnologie di estrema importanza e attua-

5 Atti Parlamentari Camera dei Deputati lità spiega Renato Ugo, presidente dell Airi come quelle per la bonifica dei siti contaminati, l inertizzazione dei rifiuti pericolosi, il trattamento e il riutilizzo delle acque, la mobilità sostenibile sia su ruota che su nave. L industria italiana sa che tutto ciò deve avvenire in un sistema in cui si considerano sia gli aspetti ambientali che quelli socio-economici». L industria energetica fronteggia insieme la sfida della crescita dei fabbisogni e temi come interdipendenza, sicurezza delle forniture, impatto ambientale; «troverà risposte sensate muovendosi verso la diversificazione delle fonti pur sapendo che il petrolio sarà ancora per decenni la principale: esistono spiega Ugo tecnologie che permettono l utilizzazione di frazioni pesanti del greggio, oggi utilizzato per il 95 per cento. L ultimo 5 per cento, la parte alto bollente, come il bitume, grazie a tecnologie catalitiche può essere trasformato in prodotti leggeri come le benzine. È possibile poi usare gli scisti bituminosi (sabbie impregnate di idrocarburi degradati da batteri) del Venezuela e del Canada, la cui raffinazione era costosa e inquinante». Ma l industria italiana è presente anche nelle nuove frontiere del solare, come gli specchi lineari e le celle organiche, e in fonti ancora più nuove come i biocombustibili da microrganismi vegetali o animali quali lieviti, batteri e alghe, in grado di assicurare produttività più elevate. Nell ambito dei trasporti nel breve-medio periodo ci saranno sviluppi fortissimi verso veicoli elettrici, dotati di sistemi per recuperare il calore di scarto, e di sistemi fotovoltaici integrati per la produzione e lo stoccaggio di energia elettrica. Quanto agli altri settori, nell aeronautica, ci saranno sistemi di controllo del velivolo capaci di riconfigurarsi in caso di guasti e di rispondere attivamente. Sistemi tali saranno applicati a veicoli senza pilota dotati di intelligenza artificiale e sensori di navigazione capaci di reagire a stimoli e pianificare le missioni; nella farmaceutica e nel biotech, le innovazioni vanno verso terapie personalizzate grazie a gnomica, proteomica (il proteoma è l insieme di tutti i possibili prodotti proteici espressi in una cellula che differiscono tra i diversi tipi cellulari di uno stesso organismo) e metabonomica (lo studio sistematico delle impronte chimiche lasciate da specifici processi cellulari). Presenza importante anche nelle nanotecnologie, un settore trasversale con applicazioni dalla medicina alla meccanica, dal tessile alla cosmetica: «Il nanotech è utilizzato nelle celle solari di terza generazione, nelle antenne o celle a bordo di satelliti, in molti materiali compositi che acquistano particolari qualità di leggerezza, elasticità, termoresistenza, o possono diventare attrattivi o repellenti nei confronti di altre sostanze. Si pensi solo alle applicazioni spaziali: la navicella è più leggera, se ne possono costruire di più grandi, costa meno il lancio propulsivo». La sfida è la progettazione di antenne made in Italy per l esplorazione planetaria e la trasmissione dei data capaci di autoconfigurarsi, di tecnologie elettroniche per apparati di bordo, di elementi strutturali compositi per l esplorazione planetaria. Il rapporto elenca poi i sistemi catalitici nanostrutturati, le applicazione di infomobilità, nonché i polimeri conduttori di energia elettrica che serviranno anche per le celle solari. Per quanto riguarda i finanziamenti, lo stesso Ugo afferma: «Occorrono interventi delle istituzioni e delle aziende, ma anche da parte del sistema bancario che potrebbe sostenere l innovazione con prestiti mirati. Esiste già una Banca Europea per gli Investimenti e il Piano Industria 2015 volto a sostenere l innovazione in alcuni settori come energia, made in Italy, mobilità sostenibile. Ma ciò di cui l industria ha bisogno è anche snellire le procedure e accelerare le pratiche burocratiche : quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di conferire maggiori risorse economiche finalizzate allo sviluppo della ricerca industriale, nell ambito descritto e nelle altre attività di eccellenza del nostro Paese. ( )

6 Atti Parlamentari Camera dei Deputati JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico. Per sapere premesso che: i dati del terzo trimestre 2010, analizzati da «Gfk Temax Italia», affermano che i consumi relativi al settore dell information technology e l elettronica di consumo, risentono ancora della crisi congiunturale. Il mercato italiano dei technical consumer goods, infatti, chiude il terzo trimestre dell anno in negativo, 1,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, e con un giro di affari pari a 4,6 miliardi di euro. Le buone performance di settori quali grandi e piccoli elettrodomestici, fotografia e office equipment non riescono, ancora, a controbilanciare il calo generale dell elettronica di consumo, in un periodo in cui le vendite di TVlcd non beneficiano dell effetto leva dello switch off al digitale terrestre. Il trend negativo si riflette anche sui comparti dell informatica e della telefonia, nonostante il grande interesse espresso dal pubblico per i nuovi «tablet» e per gli smart phone; il mercato italiano dei technical consumer goods quindi, ha mostrato i primi forti segnali di flessione, legati principalmente al calo delle vendite a valore di TV e Set Top Box, anche se resiste nel cumulato anno (+2,1 per cento). I settori con trend positivi sono: fotografia (+14,8 per cento), piccoli elettrodomestici (+13,8 per cento office equipment (+6,2 per cento e grandi elettrodomestici (+5,3 per cento), questi ultimi in parte aiutati ancora dagli incentivi statali. In calo invece i settori informatica ( 2,1 per cento), elettronica di consumo ( 7,0 per cento) e telefonia ( 14,0 per cento). Nel terzo trimestre del 2010 il settore attinente la fotografia mostra risultati molto positivi, per un giro di affari di 201 milioni di euro. Il mercato delle fotocamere si presenta particolarmente vivace nel 2010 principalmente per due fattori. Le forti promozioni che molte delle maggiori insegne stanno effettuando sia su fotocamere compatte sia reflex, ma anche sugli accessori foto. Una piccola nota la merita il fenomeno mirrorless (ovvero fotocamere compatte ma con ottiche intercambiabili): il segmento sta indubbiamente crescendo spinto soprattutto dall essere una importante innovazione tecnologica, che ha tutte le basi per poter crescere ulteriormente entro la fine del 2010 e del 2011; il giro d affari del comparto del piccolo elettrodomestico, pari a 406 milioni di euro, ha registrato un trend molto positivo e a doppia cifra nel terzo trimestre del 2010 (+13,8 per cento). Il mercato più importante, quello relativo ai condizionatori, è cresciuto grazie ad un luglio molto caldo, in cui il segmento dei portatili ha raddoppiato il suo giro di affari. Da sottolineare, inoltre, la crescita del fatturato dei condizionatori fissi con funzione inverter. Si confermano invece dinamici i segmenti delle macchine da caffè espresso ma anche delle moka elettriche. Continua la forte crescita delle «kitchen machines» all interno del mercato delle «food preparation». Il settore office equipment chiude il terzo trimestre con un giro d affari di 359 milioni di euro registrando un trend positivo del +6,2 per cento. Le stampanti multifunzione stanno vivendo un momento di forte crescita che si conferma anche in questi ultimi tre mesi. Trend particolarmente positivo per quelle con tecnologia laser, che registrano valori di crescita al di sopra della media, soprattutto nel segmento a colori con 4 funzioni in 1 (copia, stampa, scanner e fax). Nel terzo trimestre del 2010 l informatica registra invece un calo del giro d affari del 2,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell anno precedente, chiudendo a 711 milioni di euro. La causa principale è il rallentamento della domanda di notebook, che rappresentano il 59 per cento del valore delle vendite totali, e il declino dei PC fissi. Crescono solo le vendite di notebook e dei PC da tavolo all in one; l elettronica di consumo, dopo aver registrato andamenti molto positivi negli ultimi mesi, per la prima volta nel 2010 registra un trend negativo del 7,0 per cento sviluppando un giro di affari di milioni di euro. Il trend negativo non riflette un reale peggioramento delle vendite del settore, quanto piuttosto rappre-

7 Atti Parlamentari Camera dei Deputati senta un «ritorno alla normalità» di un trimestre che non ha beneficiato di impulsi esterni alle vendite (switch off). Completano il trend negativo nei singoli fattori che lo generano, i TVlcd ed, in particolare, i set top box, prodotti che più hanno contribuito alla crescita dell elettronica di consumo negli ultimi mesi. Analizzando il mercato dei TVlcd va sottolineato come gli schermi Led rappresentino ormai, più del 40 per cento del fatturato totale del segmento, mentre per quanto concerne la tecnologia 3D nel mese di settembre 2010 si è assistito ad un notevole impulso delle vendite, soprattutto a valore. Sarà interessante vedere come il mercato affronterà nei prossimi mesi il fisiologico e graduale affievolirsi del fenomeno. Il settore della telefonia ha sviluppato nel secondo trimestre 2010 un giro di affari di 758 milioni di euro con un trend negativo del 14,0 per cento. I cellulari rappresentano oggi circa il 50 per cento del fatturato sviluppato dal totale telefonia, e con il loro trend negativo continuano ad influenzare pesantemente il trend totale del mercato. Gli smartphone a loro volta, sebbene in crescita, non sono ancora in grado di contrastarne il calo anche se sono arrivati a pesare per circa il 38 per cento del totale : quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di incentivare il mercato relativo all elettronica di consumo e di servizio. ( ) JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell economia e delle finanze. Per sapere premesso che: la Cna si rivolge di nuovo all Esecutivo chiedendo la promozione e l attuazione di una decisiva politica industriale per le piccole e medie imprese. Secondo la Cna «in mancanza di scelte che tengano conto del tessuto industriale del Paese, che è fatto soprattutto di piccole e piccolissime imprese, sarà impossibile tornare ai livelli di sviluppo precedenti». Secondo la Confederazione, le politiche industriali attuate fino ad oggi, infatti, sono state indirizzate quasi sempre verso la grande industria, lasciando le piccole e medie imprese al loro destino. Un destino infausto considerato che queste si confrontano con un fisco spesso ingiusto e vessatorio e con la perenne difficoltà di accesso al credito. Non solo: «È sufficiente pensare con quali difficoltà le Pmi riescono (se ci riescono) ad ottenere i pagamenti dai privati e, soprattutto, dalla Pa», osserva la Cna. La cronaca quotidiana riporta che le istituzioni statali pagano in ritardo, ed è lo stesso per gli enti locali ed i piccoli comuni, per un ammontare complessivo di debiti presso i fornitori di circa 60 miliardi di euro, secondo le stime della Unione europea e di circa 30 miliardi secondo il Ministero dell economia e delle finanze; un indagine della Das Italia, compagnia specializzata nella tutela legale di Alleanza Toro, che ha analizzato le pratiche di recupero crediti avviate dai clienti titolari di una polizza specializzata, evidenzia che il Trentino Alto Adige è la regione italiana più affidabile e puntuale per i pagamenti alle imprese con una media comunque di circa 80 giorni, che resta molto alta se paragonata ai 30 giorni circa dei Paesi scandinavi, della Germania e anche di nazioni dell Est europeo, come Polonia ed Estonia. L Abruzzo, anche per ragioni legate al terremoto la Basilicata e la Calabria sono le regioni peggiori per i tempi di pagamento alle imprese, con un ritardo che sarebbe però di «solo» un mese in più rispetto al Trentino Alto Adige. La situazione peggiora ulteriormente per quanto riguarda i privati. Gli ultimi dati resi noti dal Cribis D&B, società leader nella business information, riguardanti il terzo trimestre 2010 evidenziano che, tra i privati, sono proprio le micro e piccole realtà a distinguersi per la puntualità, mentre solo l 11 per cento delle grandi aziende paga alla scadenza. Grande il divario tra le piccole e le realtà di maggiore dimensione: le micro-aziende, infatti, hanno rispettato i termini contrattuali nel 43,87 per cento dei casi; mentre le piccole nel 32,76 per cento. Da qui la necessità di recepire al più presto, senza

8 Atti Parlamentari Camera dei Deputati attendere il termine ultimo del 2013, la direttiva europea di prossima approvazione che fissa a 30 giorni i termini di pagamento per la pubblica amministrazione, che potranno salire a 60 solo in casi eccezionali, e a 60 quelli tra privati; qualche segnale positivo arriva, invece, dall adempimento delle pratiche amministrative: un campo dove, a differenza degli altri settori, sono stati fatti passi in avanti. L istituzione dello sportello unico e quello dell Agenzia per le imprese, che diventerà operativa nel mese di marzo 2011, hanno ridotto all osso i tempi per l avvio di una nuova attività. Dal primo aprile del 2010, su proposta della Cna, è entrata in vigore «ComUnica» che raccoglie in un unico modulo tutte le documentazioni necessarie per l attivazione di un impresa e che al 30 settembre aveva ricevuto circa comunicazioni. L istituzione della «Scia» (segnalazione certificata di inizio attività), inoltre, prevede l operatività immediata eliminando le attese per collaudi o permessi. Passi in avanti sono stati fatti anche sul fronte delle procedure con l istituzione del «Moa» (misurazione degli oneri amministrativi) presso il Dipartimento della funzione pubblica che, con la collaborazione delle associazioni di categoria, ha stabilito che il costo degli oneri amministrativi, per le piccole e medie imprese fino a 249 addetti, ammonta a miliardi di euro annui; altri due settori, infine, evidenziano non poche criticità: concorrenza ed incentivi. Nel primo caso, le imprese italiane spesso sono costrette ad operare in un mercato interno protetto e questo le mette in condizioni di netta inferiorità rispetto a quelle europee: «Basti pensare al mondo degli appalti dove le grandi imprese, di fatto, sono le uniche a potervi accedere a causa della complessità delle procedure, dell eccessiva dimensione dei lotti e della possibilità di far fronte a eventuali ricorsi», sottolinea la Cna. Nel secondo caso, le piccole e medie imprese hanno bisogno di incentivi per la ricerca, l innovazione e l internazionalizzazione. «Ancora una volta però, anche in questo campo, la grande impresa è stata nettamente privilegiata rispetto alle piccole», attacca la Cna. Una critica, questa, legittimata dai dati pubblicati nella «relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive» del Ministero dello sviluppo economico, da cui emerge che negli ultimi anni le agevolazioni sono in costante diminuzione e che riguardano soprattutto il Mezzogiorno. Le ultime cifre a disposizione, quelle relative al 2008, evidenziano che l 85 per cento delle agevolazioni concesse si concentra sul credito di imposta per le aree svantaggiate e su alcuni interventi a sostegno dell innovazione. Infine, il confronto con il resto dell Europa è nettamente perdente: nel 2007 lo Stato ha concesso aiuti per 5,10 miliardi di euro di cui 3,86 per industria e servizi, contro i 16,23 e i 14,5 della Germania, o i 9,80 e 6,89 della Francia, collocandosi ben al di sotto della media europea nella percentuale sul prodotto interno lordo (0,25 a fronte dello 0,40 dell Unione europea) : quali iniziative i Ministri intendano attuare al fine di monitorare e sostenere lo sviluppo del tessuto delle piccole e medie imprese italiane. ( ) JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico. Per sapere premesso che: lo sviluppo della società dell informazione è indicato dalla Commissione europea come un passo necessario per favorire lo sviluppo economico dei Paesi membri. La disponibilità dei servizi a banda larga è considerata la condizione abilitante per l affermazione della società dell informazione ed è, quindi, indicata come una delle priorità nella politica dell Unione europea. La Commissione europea, di conseguenza, sta attivamente incoraggiando i Paesi membri ad adottare piani nazionali per la diffusione della banda larga. Anche il Parlamento europeo ha approvato il 19 giugno 2007 una risoluzione sulla messa a punto di una politica europea in materia di banda larga (cfr. 2006/2273 (INI)). Al

9 Atti Parlamentari Camera dei Deputati fine di indicare con maggior accuratezza la copertura dei relativi servizi, il Parlamento europeo incoraggia gli Stati membri ad elaborare una mappa delle infrastrutture a banda larga. Si sottolinea la necessità di creare un infrastruttura a banda larga a livello di comunità locali, applicando il principio del partenariato pubblico-privato e tenendo conto della parità d accesso. Si ribadisce l esigenza di una neutralità tecnologica unita alla necessità di evitare la frammentazione degli interventi, la duplicazione delle infrastrutture esistenti e di tener conto dell evoluzione tecnologica e delle esigenze degli utilizzatori; nell aprile 2010 è stato pubblicato il primo rapporto 2010 dell Italian Broadband Qualità Index, l iniziativa per l analisi e il monitoraggio delle prestazioni dei servizi a banda larga in Italia. Nonostante la velocità di download del mobile broadband pubblicizzata dagli ISP sia in pratica allineata a quelle delle offerte fisse prevalenti (7 Mbit/s), le analisi dimostrano che il download medio delle connessioni mobile broadband italiane è pari a 1,39 Mbit/s, ovvero meno del 35 per cento di quello fisso, pari a 4,1 Mbit/S, con una notevole differenza tra l operatore più performante e il peggiore. Un altro importante risultato riguarda il divario tra le grandi aree metropolitane e le zone rurali: nelle prime, il download medio risulta pari a 4,8 Mbit/s, contro i 3,2 Mbit/s delle seconde, che scende ulteriormente a circa 2,6 Mbit/s se si considerano i comuni con meno di abitanti. L indagine condotta a gennaio 2010, ha preso in esame le prestazioni di circa collegamenti broadband distribuiti tra le grandi aree metropolitane, le città e le aree rurali della penisola italiana, per un totale di oltre test. I collegamenti vengono monitorati ogni giorno e a cadenza regolare attraverso isopure, il nuovo software di analisi delle performance delle connessioni broadband. Le connessioni, sia in mobilità che da fisso, sono analizzate con riferimento all esperienza di consumo degli utenti, in particolare attraverso lo studio di attività quali la navigazione in rete, il download di film e musica, o il gamaging on line. Le prestazioni offerte dagli ISP italiani sono monitorate sia sulla base della velocità in download e upload effettivamente fornita al consumatore, sia sulla base dei tempi di ping e di ricerca indirizzo; l atteggiamento delle imprese italiane nei confronti dell ICT si conferma caratterizzato da una limitata propensione ad investire in innovazione (a maggior ragione in un momento di congiuntura economica sfavorevole), per quanto cresca la consapevolezza che le nuove tecnologie svolgono un ruolo chiave nel creare o consolidare un vantaggio competitivo. Le aziende italiane scontano un problema di risorse da destinare agli investimenti ICT, inferiori alla media europea, penalizzati da una percezione non ancora sufficientemente chiara del «value for money» dell offerta ICT a supporto della loro attività. Gli effetti di questa valutazione conservativa degli impatti dell uso dell ICT si notano a partire dal livello di informatizzazione «di base» delle aziende italiane: mentre le aziende con almeno 10 addetti sono tutte informatizzate, in quelle più piccole il PC è presente solo in tre quarti dei casi. A compensare parzialmente questa carenza va ricordato che, nelle aziende minori, non è infrequente che il PC domestico sia usato anche a fini lavorativi, attenuando così leggermente la dimensione del problema dell informatizzazione delle imprese SoHo. Per quanto riguarda l uso dei diversi servizi di comunicazione, il telefono rappresenta ancora il principale mezzo di interazione con l esterno, in particolare verso i clienti ed il sistema finanziario, mentre con colleghi e fornitori è relativamente più diffuso l uso delle , ad indicare una progressiva sostituzione dei canali tradizionali con quelli digitali, anche se ancora solo verso interlocutori «molto vicini» all azienda. La banda larga è presente nel 60 per cento delle imprese e segue da vicino il livello di informatizzazione di queste aziende: è infatti presente nel 58 per cento delle SoHo e nella totalità delle SME. La connessione solo da fisso rimane la modalità

10 Atti Parlamentari Camera dei Deputati più diffusa di collegamento, ma cresce a tassi significativi l utilizzo del broadband mobile, più ad integrazione del servizio fisso che in sostituzione dello stesso. Passando all utilizzo dei servizi on-line, le attività di comunicazione rimangono quelle più diffuse; oltre all analisi sulle dotazioni e sulla domanda di servizi on-line, l Osservatorio ha posto l attenzione sulla percezione delle imprese riguardo le possibili evoluzioni, nella fruizione delle nuove tecnologie, a supporto dello sviluppo competitivo. La dotazione percepita come sempre più importante è la connessione a internet in mobilità (da cellulare o con chiavetta). Anche l aumento delle prestazioni della connessione è considerata un esigenza prioritaria, soprattutto per migliorare la customer experience, in particolare per la navigazione internet, la comunicazione e l uso delle applicazioni in rete. Per quanto riguarda la presenza on line dell azienda, il sito web è presente nel 65 per cento delle imprese SME e nel 35 per cento delle SoHo. Nella maggior parte dei casi, si tratta ancora di un sito vetrina, con funzionalità di base, anche se aumenta la consapevolezza delle potenzialità dell ecommerce per sviluppare l attività aziendale. Cresce infine, l attenzione per i servizi di social networking e per le nuove piattaforme di fruizione dei servizi in rete (cloud computing, software as a service, e altri) anche grazie allo sforzo innovativo messo in campo dagli operatori del settore, come è emerso nel dibattito conclusivo dell incontro; il termine «digital divide infrastrutturale» indica il divario fra chi abita in zone dove sono disponibili infrastrutture e servizi a banda larga e chi abita in aree remote, ove tali infrastrutture e servizi non sono disponibili. Tale problema è strettamente legato alla difficoltà degli operatori di telecomunicazioni di garantire l evoluzione dei collegamenti telefonici delle famiglie verso infrastrutture a banda larga, che siano disponibili in modo capillare sul territorio. A livello nazionale, a fine giugno 2007, il 10 per cento della popolazione italiana (6 milioni di cittadini) abitava in zone di «digital divide infrastrutturale», ovvero in aree dove i collegamenti a banda larga possono essere realizzati solo attraverso costosi collegamenti dedicati o soluzioni satellitari, e non con la tecnologia che oggi è considerata di riferimento per la banda larga, cioè l ADSL. Per comprendere la possibile evoluzione temporale del fenomeno e la reale complessità degli interventi necessari all eliminazione del «digital divide infrastrutturale», è fondamentale valutare lo stato delle infrastrutture di telecomunicazione che servono le zone attualmente non raggiunte dalla copertura ADSL. In particolare, condizione abilitante per l offerta e la diffusione dei servizi con velocità di accesso elevate è la connessione in fibra ottica della centrale telefonica alla rete di trasporto. Inoltre, condizione tecnica necessaria per la fornitura di servizi a banda larga attraverso la rete fissa è la presenza di specifici apparati denominati DSLAM nelle centrali telefoniche. Sulla base di queste due dimensioni di intervento è possibile differenziare il territorio non solo in funzione della mancanza di copertura ADSL, ma anche in relazione alla complessità e onerosità degli interventi necessari per superarla; in Italia l infrastruttura per l accesso a banda larga ha avuto nell ultimo periodo uno sviluppo significativo, sia in termini qualitativi, sia quantitativi. A metà 2007, la copertura ADSL ha raggiunto il 90 per cento della popolazione, contro il 41 per cento di fine L area in cui gli operatori alternativi hanno concentrato gli investimenti infrastrutturali (prevalentemente, in unbundling del local loop) ha ormai superato la metà della popolazione (52 per cento a fine giugno 2007), ma è anch essa destinata a crescere di poco nel tempo. I principali operatori hanno, inoltre, avviato la copertura della seconda generazione di banda larga. La disponibilità della tecnologia ADSL2+, che garantisce un significativo aumento delle prestazioni dei collegamenti, sebbene in rapido aumento, è ancora limitata a poco più della metà della popolazione italiana (56

11 Atti Parlamentari Camera dei Deputati per cento a metà 2007). Solo per la metà della popolazione italiana il contesto competitivo di riferimento è caratterizzato dai massimi livelli di innovazione tecnologica e di prodotto e, quindi, dalla più ampia accessibilità all intera gamma dei servizi a banda larga. Si affaccia, quindi, la prospettiva di nuove forme di «digital divide», il che rende ancora più urgente la risoluzione del «digital divide» attuale, ma richiede anche la messa a punto di meccanismi di più lungo periodo; il «digital divide infrastrutturale» tocca la maggior parte delle regioni, a prescindere dal loro potenziale economico. La copertura ADSL è fortemente differenziata sul territorio e, nonostante l elevato livello di copertura nazionale, sono ancora molte le regioni in cui la disponibilità di servizi a banda larga risulta inferiore alla media. Anche all interno di una stessa regione il livello di copertura non appare comunque omogeneo. Le zone con i livelli più elevati di copertura ADSL, infatti, corrispondono alle aree metropolitane e alle zone del territorio morfologicamente più agevoli da infrastrutturare, pianure e zone ad alta densità di popolazione. La reale entità del problema «digital divide» può essere percepita soltanto tenendo presente di come l Italia sia caratterizzata dalla presenza di molti comuni di dimensioni piccole o piccolissime, situati in zone la cui morfologia rende finanziariamente onerose e tecnicamente complessa la realizzazione di infrastrutture che garantiscano la disponibilità di servizi a banda larga. Un aspetto ulteriore della gravità del problema del «digital divide», quindi, è rappresentato dall elevato numero di comuni non coperti dall ADSL. Si tratta in particolare di piccoli comuni, generalmente con meno di abitanti e situati in zone ortograficamente svantaggiate del nostro Paese. A giugno 2007, i comuni in cui si registrava una copertura della popolazione inferiore al 5 per cento della popolazione erano poco più di 2.700; i piani per il superamento del «digital divide» in corso di attuazione oggi in Italia si basano sostanzialmente su due differenti opzioni tecnologiche per l accesso, implementate con i diversi modelli visti in precedenza: l aumento della copertura ADSL, sfruttando la rete in rame esistente; lo sviluppo di infrastrutture di accesso alternative con tecnologie wireless. Le due opzioni non sono alternative in assoluto, ma possono coesistere in uno stesso piano. La segmentazione dei territori serve anche per ricorrere a modelli diversi in diverse porzioni di territorio. Negli ultimi anni, le tecnologie wireless sono state oggetto di particolare attenzione, soprattutto per i bassi investimenti e i ridotti tempi di installazione delle reti. A tale interesse ha fatto seguito un intensa attività progettuale, sia pubblica, sia privata, volta alla realizzazione di reti di accesso basate su tali tecnologie, specialmente per rispondere all esigenza di collegare a banda larga le aree non ancora servite dai servizi ADSL. Considerando l attuale stadio di maturità delle tecnologie attualmente commercializzate, le tecnologie wireless possono rivestire un ruolo distinto e potenzialmente complementare rispetto a quello svolto dalle soluzioni wired. Per i ridotti costi di implementazione, le tecnologie disponibili commercialmente trovano oggi il loro impiego ideale quando si tratta di fornire copertura ad aree circoscritte, ed offrire servizi ad un numero limitato di utenti nomadici. I limiti prestazionali e di affidabilità rendono, inoltre, conveniente il ricorso a soluzioni wireless nei casi in cui non esista alcun modo economicamente sostenibile per realizzare il servizio con infrastrutture wired. Molti enti territoriali hanno già predisposto, emanato, ed in molti casi avviato la realizzazione dei loro piani territoriali per la banda larga. Tutte le regioni hanno ad esempio avviato una qualche forma di intervento sulla banda larga, ma un po meno di metà di esse ha un piano strutturato : quali iniziative il ministro intenda adottare al fine di monitorare e sostenere l allineamento alle linee guida europee degli enti pubblici, delle istituzioni e delle imprese, nell ambito dello sviluppo e dell implementazione di reti wireless e di tecnologie innovative, di facile e semplice accesso per tutti i cittadini. ( )

12 Atti Parlamentari Camera dei Deputati JANNONE. Al Ministro dello sviluppo economico, Al Ministro dell economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Per sapere premesso che: nel 1990, il programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) ha pubblicato il suo primo rapporto sullo sviluppo umano, che introduceva l innovativo indice dello sviluppo umano (ISU). La premessa su cui si fondava l ISU, al tempo considerata radicale, era tanto semplice quanto elegante: lo sviluppo di una nazione dovrebbe essere misurato non solo in base al reddito nazionale, com era consuetudine fare, ma anche tenendo conto dell aspettativa di vita e del tasso di alfabetizzazione, fattori per cui già esistevano dati compatibili per la maggior parte dei Paesi. A vent anni di distanza, l assoluta rilevanza di quel paradigma originario rimane inconfutabile. Oggi è quasi universalmente riconosciuto che il successo di un Paese o il benessere di un individuo non possono essere valutati su base prettamente monetaria. Il reddito, naturalmente, è determinante, tuttavia, occorre considerare anche se le persone possono condurre una vita lunga e sana, se hanno l opportunità di ricevere un istruzione e se sono libere di usare le loro conoscenze e i loro talenti per forgiare il proprio destino. Questa, che era la visione originaria, resta tuttora il principale successo dei creatori dei rapporti sullo sviluppo umano: Mahbub ul Haq, pachistano, e il suo stretto collaboratore e amico Amartya Sen, indiano, che si sono avvalsi anche del contributo di altri esperti mondiali di sviluppo. La loro concezione ha ispirato non solo i rapporti mondiali sullo sviluppo umano pubblicati negli ultimi vent anni, ma anche oltre 600 rapporti nazionali sullo sviluppo umano tutti scritti e pubblicati nei rispettivi Paesi, sulla base di ricerche condotte localmente e innumerevoli stimolanti rapporti regionali, prodotti con il sostegno delle sedi regionali dell UNDP; all epoca in cui Mahbub ul Haq si fece promotore visionario dell approccio dello sviluppo umano, erano già numerose le voci di scontento che auspicavano l adozione di un metodo che andasse oltre le misure economiche tradizionali, avanzando proposte alternative. Con grande intuito, Mahbub intravide la possibilità di far convergere queste iniziative verso l elaborazione di un approccio alternativo più ampio, che fosse al tempo stesso pratico e inclusivo. I rapporti sullo sviluppo umano aprirono uno spazio inedito per una ricca varietà di informazioni e analisi relative ai diversi aspetti della vita umana. Dal 1990 sono stati compiuti molti progressi, ma l approccio dello sviluppo umano è determinato a concentrarsi su ciò che ancora resta da fare, su quei temi a cui il mondo contemporaneo dovrebbe dedicare la massima attenzione, dalla povertà e la privazione alla disuguaglianza e l insicurezza. Nel flusso continuo di rapporti sullo sviluppo umano vengono proposte ogni anno nuove tabelle statistiche e messi a punto nuovi indici che vanno ad affiancare l ISU e ad arricchire l analisi stessa. Parallelamente, anche le nuove sfide da affrontare si sono intensificate: è il caso della protezione ambientale e della sostenibilità del benessere e delle libertà fondamentali; oggi la maggioranza delle persone è più sana, vive più a lungo, è più istruita e può accedere ad una gamma più vasta di beni e servizi. Anche gli abitanti dei Paesi con condizioni economiche svantaggiate hanno visto migliorare considerevolmente i livelli di salute e di istruzione. E al di là dei miglioramenti nei suddetti settori e dell innalzamento dei redditi, ottimi risultati sono stati conseguiti anche nell accrescere il potere delle persone di scegliere i propri leader, influenzare le decisioni pubbliche e condividere la conoscenza. Tuttavia, il quadro globale non è del tutto positivo. In questi anni la disuguaglianza è aumentata, a livello sia nazionale sia internazionale, e si sono affermati modelli di produzione e di consumo che si sono rivelati sempre più insostenibili. L entità del progresso nello sviluppo umano varia notevolmente; in alcune regioni, come l Africa meridionale e l ex Unione Sovietica, la popolazione ha vissuto periodi di

13 Atti Parlamentari Camera dei Deputati regresso, soprattutto nella sfera della salute. L emergere di nuove vulnerabilità richiede politiche pubbliche innovative, che consentano di affrontare i rischi e le disuguaglianza pur sfruttando il dinamismo delle forze di mercato per il bene di tutti. Le sfide contemporanee richiedono anche una nuova prospettiva politica; infatti, se è vero che non esistono soluzioni miracolose o ricette magiche per lo sviluppo umano, vi sono tuttavia alcune implicazioni politiche evidenti. Primo, non si può dare per scontato che lo sviluppo avrà sempre il medesimo andamento che in passato: il presente e il futuro riservano maggiori opportunità sotto molti punti di vista. Secondo, la varietà delle esperienze e la specificità dei contesti impediscono di formulare raccomandazioni politiche onnicomprensive, consigliando invece principi e linee guida più generali. Terzo, nuove minacce si profilano all orizzonte, prima fra tutte il cambiamento climatico; quello dello sviluppo umano è tradizionalmente un approccio dinamico, non fossilizzato: lo sviluppo umano consiste nell accrescere la libertà delle persone di condurre una vita lunga, sana e creativa, di lavorare alla realizzazione di altri obiettivi a loro cari, e di partecipare attivamente alla promozione di uno sviluppo equo e sostenibile in un mondo condiviso. Le persone sono sia i beneficiari sia la forza motrice dello sviluppo umano, tanto a livello individuale quanto di gruppo. I progressi potrebbero essere fragili e soggetti a ripiegamenti, e le generazioni future dovranno ricevere un trattamento coerente, per questo occorre compiere uno sforzo considerevole per garantire uno sviluppo umano duraturo, ossia sostenibile. Lo sviluppo umano si impegna anche a combattere le disparità strutturali, ed è quindi indispensabile che sia equo. Ma sviluppo vuol dire anche offrire alle persone la possibilità di operare scelte individuali e di partecipare ai processi decisionali a livello familiare, comunitario e nazionale, collaborando alla loro definizione e traendone i relativi benefici, in altre parole, sviluppo significa empowerment. L ISU medio mondiale è cresciuto del 18 per cento dal 1990, e del 41 per cento dal 1970, rispecchiando i grandi passi in avanti compiuti complessivamente nel campo dell aspettativa di vita, della scolarizzazione, dell alfabetizzazione e del reddito. Quasi tutti i Paesi hanno beneficiato di questo progresso generale. Dei 135 Paesi inclusi nel campione per il periodo , che rappresentano il 92 per cento della popolazione mondiale, solo tre (Repubblica democratica del Congo, Zambia e Zimbabwe) hanno oggi un ISU più basso rispetto al Complessivamente, i Paesi poveri stanno colmando il divario con quelli ricchi in termini di ISU. Questa convergenza delinea un quadro molto più ottimistico rispetto alla prospettiva ristretta alle tendenze del reddito, dove invece la divergenza permane. Il progresso, però, non è avvenuto ovunque con la stessa rapidità, e le differenze sono ragguardevoli. I Paesi in cui i miglioramenti sono stati più lenti sono quelli dell Africa sub-sahariana, colpiti dall epidemia di HIV/AIDS, e quelli dell ex Unione Sovietica, che hanno subito un innalzamento del tasso di mortalità i adulti. Tra i «top movers», cioè i Paesi che hanno registrato i maggiori progressi nel migliorare il proprio ISU, si trovano i protagonisti del cosiddetto «miracolo economico», come la Cina, l Indonesia e la Corea del Sud, ma anche Paesi come il Nepal, l Oman e la Tunisia, che hanno fatto passi avanti altrettanto notevoli nelle dimensioni non reddituali dello sviluppo umano. È sorprendente trovare tra i primi 10 classificati Paesi normalmente non associati a risultati d eccellenza; all undicesimo posto compare anche l Etiopia, mentre altri tre Paesi dell Africa sub-sahariana, Botswana, Benin e Burkina Faso, si attestano nelle prime 25 posizioni; uno dei risultati più sorprendenti emerso dalla ricerche sullo sviluppo umano degli ultimi anni e confermato da questo rapporto è l assenza di una correlazione significativa tra la crescita economica e i miglioramenti nel campo della salute e dell istruzione. La nostra ricerca dimostra che questa relazione è particolarmente debole a livelli ISU medio-bassi.

14 Atti Parlamentari Camera dei Deputati Ciò è riconducibile al cambiamento del modo in cui si realizzano i progressi in fatto di salute e di istruzione. La correlazione tra i livelli odierni, che contrasta con l assenza di correlazione tra le variazioni temporali, non è che un riflesso delle tendenze storiche; un tempo, infatti, solo i Paesi che diventavano ricchi erano in grado di finanziare i costosi miglioramenti nei settori della salute e dell istruzione. Oggi, invece, il progresso tecnologico e i cambiamenti all interno della struttura sociale consentono anche ai Paesi più poveri di compiere notevoli passi in avanti. Il reddito e la crescita economica rimangono fondamentali. Il reddito è essenziale in quanto determina il controllo esercitato sulle risorse necessarie per assicurarsi l accesso a cibo, alloggio e indumenti nonché a una più vasta gamma di possibilità. Il reddito è anche la fonte delle entrate tributarie e di altra natura di cui i Governi hanno bisogno per erogare servizi pubblici ed attuare politiche redistributive. L aumento generalizzato del reddito rimane dunque una delle principali priorità politiche; l incorporazione della disuguaglianza in ognuna delle dimensioni dell ISU realizza un obiettivo annunciato per la prima volta nel rapporto del In presenza di disuguaglianza nella distribuzione della salute, dell istruzione e del reddito, l ISU della persona media in una società è inferiore all ISU aggregato; quanto minore è l ISU corretto per la disuguaglianza, tanto più pronunciata è la disuguaglianza. Applicando questa misura a 139 Paesi si ottengono alcuni dei seguenti risultati: il calo medio dell ISU provocato dalla disuguaglianza ammonta a circa il 22 per cento, in altre parole, una volta corretto per la disuguaglianza, l ISU globale per il 2010 passerebbe da 0,62 a 0,49 retrocedendo dalla categoria ad alto ISU a quella a ISU medio. La flessione varia dal 6 per cento al 45 per cento, quattro quinti dei Paesi fanno segnare un calo superiore al 10 per cento e quasi due quinti una perdita superiore al 25 per cento. I Paesi con uno sviluppo umano inferiore tendono a evidenziare una maggiore disuguaglianza in più dimensioni e quindi fanno registrare le perdite più consistenti di sviluppo umano. A causa della disuguaglianza multidimensionale, la popolazione della Namibia ha subito una perdita del 44 per cento, quella della Repubblica centrafricana del 42 per cento e quella di Haiti del 4 per cento. Gli abitanti dell Africa subsahariana subiscono le maggiori perdite di ISU a causa di una disuguaglianza pronunciata in tutte le dimensioni. In altre regioni le perdite sono più direttamente attribuibili alla disuguaglianza in un unica dimensione, come la salute nel caso dell Asia meridionale. Nei 104 Paesi analizzati dall indice multidimensionale della povertà (IMP) circa 1,75 miliardi di persone, pari a un terzo della loro popolazione totale, vive in condizioni di povertà multidimensionale: ciò significa che almeno un terzo degli indicatori rileva uno stato acuto di privazione nel campo della salute, dell istruzione o degli standard di vita. Questo dato è superiore agli 1,44 miliardi di persone che in quegli stessi Paesi, secondo le stime, vivono con non più di 1,25 dollari al giorno. I modelli di privazione differiscono inoltre da quelli della povertà di reddito sotto alcuni importanti aspetti; l impatto del rapporto sullo sviluppo umano ha dimostrato come la riflessione politica può essere guidata e stimolata dall esplorazione più approfondita delle dimensioni cruciali dello sviluppo umano. Un elemento fondamentale di questa tradizione è la presenza di un fitto programma di ricerca e analisi. Secondo il rapporto le priorità per migliorare l approccio socioeconomico di ogni Paese, sono tre: migliorare i dati e le analisi che formano la base del dibattito sullo sviluppo, fornire un alternativa agli approcci convenzionali alla ricerca e approfondire la comprensione dei fenomeni della disuguaglianza, dell empowerment, della vulnerabilità e della sostenibilità. In particolare, occorre ripensare radicalmente l economia della crescita e la sua relazione con lo sviluppo. Esiste un ampia letteratura, sia teorica, sia empirica, quasi universalmente concorde nel far coincidere crescita eco-

15 Atti Parlamentari Camera dei Deputati nomica e sviluppo. Generalmente, i suoi modelli presumono che le persone abbiano a cuore solo il consumo, e le sue applicazioni empiriche si concentrano quasi esclusivamente sugli effetti esercitati dalle politiche e dalle istituzioni sulla crescita economica. Il presupposto centrale dell approccio dello sviluppo umano, al contrario, è che il benessere delle persone è molto più che una questione di denaro, poiché consiste nella possibilità di realizzare i progetti di vita che gli individui hanno ragione di scegliere e perseguire. Da qui il richiamo ad una nuova economia, un economia dello sviluppo umano, che abbia come obiettivo la promozione del benessere umano e della crescita, e che si impegni a valutare e perseguire attivamente politiche alternative nella misura in cui permettono di migliorare lo sviluppo umano a breve e lungo termine : quali iniziative il Governo intenda assumere, sulla base di quanto evidenziato dal rapporto sullo sviluppo umano 2010, ed in particolare di quanto recepito dalle nostre istituzioni, al fine di migliorare l indice ISU del nostro Paese. ( ) BUONANNO. Al Ministro dello sviluppo economico. Per sapere premesso che: in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, migliaia di cittadini della provincia di Vercelli e Novara lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale Rai e in molti casi le tre reti Rai sono del tutto oscurate; i cittadini non sono a conoscenza se le cause che generano tale problema siano imputabili alla mancanza di ripetitori, o alla mancanza di manutenzione della rete di ripetitori esistenti o di frequenze, ma convengono che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente; la Rai, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, così come previsto dall articolo 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dovrebbe svolgere un servizio pubblico sul territorio italiano, sulla base di un contratto nazionale stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di usufruire di tale servizio; i cittadini della Valsesia non sono stati messi nelle condizioni di poter accedere al segnale Rai e pertanto è stato loro negato l accesso al servizio pubblico radiotelevisivo, eppure sono chiamati puntualmente a pagare il canone alla concessionaria : se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali azioni intenda intraprendere per tutelare il diritto di accesso alle reti Rai attraverso la trasmissione in tecnica digitale terrestre dei cittadini della provincia di Vercelli e Novara, garantendo loro la possibilità di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo; se non ritenga doveroso, a causa dei disagi subiti dai cittadini della provincia di Vercelli e Novara, valutare la possibilità di iniziative normative dirette a prevedere la sospensione del pagamento del canone Rai fintanto che non sia ripristinato il servizio di trasmissione, o altresì a prevedere un rimborso per tutti gli abbonati Rai che stanno regolarmente pagando per un servizio di cui non usufruiscono. ( ) Apposizione di una firma ad una mozione (ex articolo 115, comma 3, del regolamento) e modifica dell ordine dei firmatari. La mozione di sfiducia Buttiglione ed altri n , pubblicata nell allegato B

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