La costruzione culturale chicana tra immagine di sé e rappresentazione dell altro

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1 La costruzione culturale chicana tra immagine di sé e rappresentazione dell altro Chiara Carletti Si può incominciare a parlare di costruzione culturale chicana solo a partire dal 1848, anno del famoso Trattato di Guadalupe-Hidalgo che prevedeva la cessione agli Stati Uniti d America usciti vincenti dalla guerra (tra Messico e Usa del ) di gran parte del territorio messicano. Da questo momento migliaia di messicani si trovarono a vivere all interno di confini appartenenti ad un nuovo territorio, il quale avrebbe dovuto garantire loro, in base agli articoli del trattato, gli stessi diritti giuridici, economici, civili e sociali degli altri cittadini statunitensi. In realtà ciò non avvenne e questi individui, ai quali erano state improvvisamente tolte sia la loro identità sia la loro storia e cucita addosso una nuova cittadinanza, continuarono a sentirsi in qualche modo messicani, vista anche la vicinanza con il paese nativo. La popolazione messicana che si trovò a vivere dall altro lato della frontiera, riuscì dunque a conservare i propri tratti culturali, la propria lingua e anche tutta quella rete di relazioni familiari, sociali ed economiche che la legava alla propria terra d origine. Questa vicinanza fisico-spaziale tra Messico e Stati Uniti facilitò i contatti e i flussi migratori tra i due territori, dando origine a quel complesso fenomeno politico, culturale e sociale che prende il nome di border crossing. Fu così che ebbe inizio un incessante flusso migratorio verso le ricche terre del Norte, che stabilì uno stretto rapporto di interdipendenza tra il Messico e gli Stati Uniti. Questo portò, a sua volta, ad una continua rielaborazione del concetto stesso di identità messicana e americana. Ci troviamo dunque di fronte ad individui che, proprio attraverso il processo migratorio, si riappropriano delle loro terre. Terre appartenenti un tempo al grande impero mexica: quel famoso Southwest che molti chicani/e considerano ancora oggi come il proprio paese d origine. Essi dunque non si sentono immigrati, almeno non nel senso etimologico del termine: è la società statunitense a percepirli come tali. Molti nord-americani chiamano questo ritorno dei messicani alle loro terre: invasione silenziosa. È lecito dunque chiedersi come viene percepito e vissuto dagli statunitensi questo particolarissimo processo? Quando l altro è interno al proprio territorio diventa complesso e in qualche modo anche paradossale 1

2 doverlo definire, dal momento che appartiene alla stessa nazione di coloro che tentano di farlo. In ogni caso non siamo di fronte ad entità immobili, sia gli anglo-americani sia i messicano-americani costruiscono la propria immagine di sé nel continuo confronto con l altro. Questi individui non potranno però mai essere totalmente assimilati al cosiddetto American way of life, in quanto possiedono un background culturale che gli permetterà di trovare, ogni qualvolta lo desiderino, il modo di elaborare nuove forme di «messicanità» che consentano loro di mantenere quella duplice identità di messicano-americani che li caratterizza e li distingue dal resto della popolazione latina. All interno di un quadro simile, è evidente come alcuni concetti come quello di mestizaje, ibridismo, nepantlismo, confine e frontiera, rivestano un importanza fondamentale. Andiamo con ordine, cercando di chiarire brevemente ciascuno di essi. I primi tre, ovvero quello di mestizaje, ibridismo e nepantlismo sono strettamente collegati tra loro. Il mestizo o meticcio è colui che vive nel solco tra due mondi. Questo gli permette di sviluppare una duplice identità in continuo movimento tra un estremo e l altro. Secondo Laplantine (Laplantine - Nouss, 2006) il pensiero meticcio è un pensiero in divenire. Ciò significa che non è il semplice prodotto della fusione, dell osmosi o della sintesi di due o più componenti opposte, esso nasce piuttosto dall incontro e dal confronto con l altro. In quest incontro però ciascuna delle parti coinvolte mantiene la propria integrità. Negli interstizi tra queste due diverse realtà culturali, tutte le contraddizioni convivono l una accanto all altra proprio grazie alla produzione di un terzo elemento, ibrido (Chabram- Dernersesian, 2006), che tiene conto del fatto che ciascuna delle molteplici identità che un individuo possiede si articola e si costruisce proprio a partire dalla diversità (ibidem). Come sottolinea Rosaldo (Rosaldo, 2001), a proposito di T. Todorov, il concetto di ibridismo non annulla quello di diversità, al contrario esso ha come vantaggio quello di portare l antropologia verso un dialogo più produttivo e profondo con i propri oggetti (o soggetti) di studio. Quest idea costituisce il presupposto imprescindibile che consente agli individui di relazionarsi con gli altri. I chicanos, da questo punto di vista, sono dunque la sinergia di due differenti culture che portano con sé diversi gradi di messicanità e anglosassonità. Veniamo ora alla terza nozione: quella di nepantlismo. La parola nepantla in lingua nahuatl significa lo spazio nel mezzo, ma anche luogo di passaggio e reciprocità. Indica cioè uno spazio culturale metaforico all interno del quale ha origine una nuova figura, 2

3 quella del mestizo 1 : una sorta di frutto impuro (parafrasando Clifford) nato dall incontro con l altro, rappresentante di una cultura ibrida e inedita che trova la propria ricchezza nella sua varietà. I chicanos si sono appropriati del concetto di nepantla trasformandolo in uno spazio psicologico, sociale e politico all interno del quale vengono continuamente prodotti nuovi significati culturali. Questo concetto offre loro la possibilità di scegliere e di negoziare la propria identità, anche se non è detto che tutti riescano nella sfida di re-inventare sé stessi. Alcuni, infatti, possono anche perdersi all interno di questo spazio intermedio, restando imprigionati in una condizione che, semplicemente, non gli appartiene. Ciò significa che tutti i processi culturali di creolizzazione presuppongono un certo grado di creatività. Ogni individuo dovrà pertanto essere così abile da sapersi reinventare nel modo che più gli è consono, grazie ai propri repertori culturali sempre aperti a nuove possibilità. Per quanto riguarda, infine, gli ultimi due concetti, ovvero quello di confine e frontiera, Fabietti ci ricorda che il confine [ ] è una linea [ ] che separa ; la frontiera è invece qualcosa che, nel momento in cui separa, unisce ( Fabietti, 2005, p.105). In questo senso quindi la nozione di frontiera indica un punto di contatto tra due diverse società o, meglio, tra due differenti realtà culturali. Nonostante però questa loro diversità, all interno di quel luogo metaforico chiamato dall Anzaldúa terra di nessuno, spazio alieno o terzo paese hanno luogo processi di scambio che portano le due società ad interagire costantemente l una con l altra in una sorta di fucina culturale. Quest aspetto verrà messo in evidenza anche da un importante semiotico come J. M. Lotman (Lotman, Uspenskï, 1975), secondo il quale il confine è una zona di passaggio, un varco nel quale si articolano nuove identità. Lotman ne fa anche un concetto in qualche modo paradossale, nel momento in cui lo considera come un dispositivo che unisce e separa nel medesimo tempo. Separa, in quanto esso porta inevitabilmente gli individui a riflettere su sé stessi, ad autodefinirsi in relazione agli altri. Per Lotman, inoltre, questo è anche un luogo di transito e, allo stesso tempo, di permanenza. Un confine si può abitare: il caso forse più conosciuto è quello di Tijuana 2, città fronteriza e simbolo per eccellenza di questo incessante flusso umano e culturale. Tale concetto fu esaminato anche da Fredrik Barth (Barth, 1969), secondo il quale i confini sono necessari per percepire noi stessi e gli altri come differenti. A volte, infatti, essi servono per stabilire una netta demarcazione etnico-culturale, che però non significa totale 1 Nello specifico la figura del mestizo ha avuto origine nel 1521 con la sconfitta dell Impero Mexica da parte dei colonizzatori europei, guidati da Hernán Cortés, e la conseguente occupazione di quelle terre. Da quel momento in poi sarà chiamato mestizo l individuo con sangue sia indiano che spagnolo. 2 Oggi Tijuana ha una popolazione di oltre 2 milioni di persone. Vedi Angie Chabram-Dernersesian, The Chicana/o Cultural Studies Reader, New York, Routledge,

4 chiusura, ma piuttosto come direbbe Franco La Cecla un chiudersi per consentire un apertura (La Cecla, 2005). Questo è esattamente ciò che fecero i chicani negli anni del movimento, quando si resero conto che per dar vita ad una propria specifica identità dovevano necessariamente contrapporsi alla società anglo-americana. Più recentemente, alla tradizionale nozione di confine, intesa come linea di demarcazione sociale e politica tra due territori, si è andata sostituendo quella di frontiera, la quale reca in sé nuovi significati (Chabram-Dernersesian, 2006). Tale concetto ha una connotazione maggiormente metaforica, ma anche psicologica, spirituale e intima, in stretta correlazione con i sentimenti e le emozioni che coinvolgono coloro che si ritrovano a vivere all interno di questo spazio liminale. Mentre il confine presuppone una separazione netta dagli altri, considerati come un gruppo omogeneo e unitario, la nozione di frontiera lascia invece presumere un certo grado di apertura e interazione tra i vari gruppi. Questi ultimi, inoltre, non vengono più percepiti come monolitici, ma come caratterizzati da una certa eterogeneità. Oggi la metafora della frontiera viene usata spesso dagli studiosi poiché consente di pensare ad una pluralità di identità e di guardare la cultura come il prodotto di un processo in continua negoziazione (Pratt Ewing, 1998). Bibliografia Acuña, Rodolfo, 1998 Occupied America. A History of Chicanos, New York, Harper & Row. Amselle, Jean-Loup, 1990 Logiche Meticce, Torino, Bollati-Boringhieri. Anzaldúa Gloria, 2007 Borderlands-La Frontera, the New Mestiza, San Francisco, Aunt Lute Books, [1987] Asiwaju, Anthony, 1982 Borderlands Research: A Comparative Perspective. El Paso, TX: Center for Inter American and Border Studies, University of Texas at el Paso. Bernabé, Jean, 1999 Elogio della creolità, Como, Ibis. Barth, Fredrik, 1969 Ethnic Groups and Boundaries, New York, Little Brown. Bataillon, Claude, 1997 Espacios mexicanos contemporáneos, Mexico, Fideicomiso Historia de las Américas. Benedict, Anderson, 1996 Comunità immaginate, Roma, Manifestolibri. Canclini, Néstor García, 1998 Culture Ibride, Strategie per entrare e uscire dalla modernità, Milano, Guerini. 4

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