PER CHI SCEGLIE IL BIOLOGICO

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1 Il Divulgatore N.6/ 2003 Patata Dalla genetica al marketing le innovazioni in corso PER CHI SCEGLIE IL BIOLOGICO La patata si presta bene a una coltivazione senza il ricorso alla chimica. Da curare con la massima attenzione le lavorazioni per il controllo delle infestanti e la lotta alla peronospora, che va trattata anche settimanalmente. Fondamentale la scelta della varietà e una corretta sistemazione del terreno. Chiara Montroni POTATO ORGANIC PRODUCTION The potato plant adapts to organic production methods well. However, weed and downy mildew control must be performed with care, the latter one even weekly. It is very important to choose a proper cultivar as well as a proper soil ploughing and preparation. Cultivar choice mainly bases on fast plant development, good adaptation to organic fertilisation, early crop to prevent wireworm damages and good disease resistence. Come tutte le specie soggette a rincalzatura, la patata è considerata una di quelle colture in cui il passaggio alla gestione biologica è ritenuto più facile. Pratiche agronomiche essenziali per la buona riuscita della coltivazione sono le seguenti: corretta sistemazione del terreno, allo scopo di evitare ristagni idrici (se protratti per un periodo di ore portano a morte le piante); adeguate rotazioni, per il contenimento delle malerbe e dei parassiti; miglioramento del contenuto in sostanza organica del suolo. Rotazioni e falsa semina La patata è una specie estremamente importante, insieme al pomodoro da industria, nelle aziende Biologiche della pianura Padana. Diventa un cardine nelle rotazioni estensive con cereali, medica e proteo-oleaginose e anche su rotazioni più intensive incentrate su cucurbitacee (soprattutto melone, ma anche zucchino e zucca), fagiolino, cipolla e con sovesci, fino a essere presente nelle rotazioni ultraintensive di piccole aziende orticole. Le rotazioni sono fondamentali per l ottenimento di un letto di semina pulito, di una bassa popolazione di elateridi e di una ritardata infestazione della prima generazione di dorifora. In alcuni casi, per ottimizzare la produzione, può essere opportuno l inserimento nella rotazione di colture da sovescio, rappresentate da leguminose, crucifere e cerealicole, se il sovescio è autunnoprimaverile e da grano saraceno, sorgo sudanense o panico se estivo. In agricoltura biologica si preferiscono, quando è possibile, lavorazioni superficiali, che possano rispettare la fertilità del terreno. Pertanto sono consigliate lavorazioni che non superino i cm di profondità. È ovvio che, se il terreno è soggetto al ristagno, è conveniente una ripuntatura a profondità superiori, tale da permettere un buon drenaggio dell acqua. È una valida pratica ricorrere alla falsa semina, eventualmente anche ripetuta, per avere un miglior controllo delle malerbe soprattutto nella fase iniziale di germogliamento della patata. Tale pratica consiste nel preparare il letto di semina, far germogliare le piante infestanti e ripassare superficialmente con attrezzatura meccanica per distruggere quanto nato sul campo, infine procedere alla normale semina dei tuberi. È tradizionalmente consigliato il trapianto in luna calante (luna nuova) o, secondo il ritmo siderale seguito dai biodinamici, in luna discendente. L epoca d impianto in Emilia Romagna è l ultima decade di marzo.

2 Concimazione e controllo delle malerbe In agricoltura biologica si prediligono gli ammendanti, per migliorare il contenuto di sostanza organica e la fertilità. Non è escluso un eventuale utilizzo di concimi previsti dal regolamento sull agricoltura biologica (Reg. Ce 2092/91), normalmente interrati alla lavorazione del terreno in presemina. L azoto è l elemento che maggiormente influenza, oltre che le rese, la qualità della produzione. Esso favorisce infatti lo sviluppo di tuberi grossi, influisce sulla concentrazione degli zuccheri riduttori e sulla presenza di sostanza secca all interno del tubero e modifica, inoltre, il colore di alcuni prodotti trasformati (chips). Inoltre facilita lo sviluppo della coltura soprattutto quando la pianta è giovane, aumentando la superficie fogliare e ritardando, insieme al potassio, la senescenza delle foglie. È però vero che, se il terreno è ben dotato di sostanza organica, le lavorazioni meccaniche effettuate per il contenimento delle malerbe sono in grado di mineralizzare, e quindi di rendere disponibile alla coltura, sufficienti quantità di questo elemento nutritivo. La patata ha scarsa capacità di competizione nei confronti delle infestanti e la concorrenza di queste si fa sentire durante tutto il periodo vegetativo. La presenza di malerbe influenza negativamente la produzione e la pezzatura dei tuberi. Il controllo delle infestanti, perciò, è indispensabile e può essere effettuato solo con mezzi meccanici o fisici (pirodiserbo), mentre non è possibile in agricoltura biologica ricorrere ad altri mezzi. Dalla semina in poi si succederanno, pertanto, strigliatura, sarchiatura e rincalzatura oltre ad applicare una corretta gestione generale dell azienda. ERPICATURA. Gli erpici strigliatori sono attrezzature costituite da un numero variabile di telai a griglia, snodati per adattarsi alle irregolarità del suolo, ai cui snodi è fissata una serie di denti. Questi, flessibili o molleggiati a seconda delle necessità, sono in grado di rompere la crosta e di estirpare le erbe infestanti nelle prime fasi di crescita. Il dente dello strigliatore esplica la sua azione mediante la vibrazione attorno al proprio asse, azione che diventa selettiva tra pianta coltivata e infestante in base alle differenze d età. Perciò è fondamentale riconoscere il momento giusto e intervenire con tempestività. Oltre alla rottura della crosta superficiale e all eliminazione delle piante emerse per interramento o disseccamento in seguito a danni meccanici, l erpice strigliatore svolge una notevole azione di disturbo sui semi contenuti nel terreno. L effetto principale della strigliatura in tal senso è quello di interromperne la dormienza, stimolandone la germinazione (falsa semina). La strigliatura più efficace è quella eseguita durante le prime fasi di crescita delle infestanti (dallo stadio di germoglio a quello di seconda foglia), perché solo allora esiste tra queste e la coltura una differenza d età tale da permettere l azione selettiva dello strigliatore. SARCHIATURA. Grazie alla possibilità di montare diversi tipi di utensili (zappe rigide o flessibili, denti vibranti, vomeri rincalzatori e, di recente introduzione, anche bruciatori per pirodiserbo), le sarchiatrici sono attrezzature polivalenti. Un utensile da riscoprire nell agricoltura biologica è il vomere rincalzatore, che ricopre con terra una parte della fila altrimenti non coinvolta al passaggio della macchina e prolunga l effetto della sarchiatura nei confronti delle infestanti. La sarchiatrice a denti rotanti ha gli organi lavoranti formati da gruppi di dischi con lame uncinate, folli sullo stesso asse. I dischi sono montati a gruppi di 2-4 e ogni gruppo è fissato sul telaio in modo orientabile rispetto alla direzione di avanzamento e al piano verticale (per poter lavorare anche sulle sponde delle porche). Questa macchina è in grado di operare con efficacia su infestanti diverse, purché non eccessivamente sviluppate. Per la mancanza di protezioni laterali, possiede anche una certa capacità di rincalzare leggermente il terreno. Le lame non tagliano ma tolgono le malerbe dal terreno, grazie alla loro curvatura e alla velocità di avanzamento, che per operare efficacemente deve essere compresa tra 8 e 12 km/h. La sarchiatrice a denti rotanti è costruita solo per lavorare nell interfila e funziona meglio in terreni sciolti, ma si adatta bene anche a terreni più duri, purché non pietrosi e in stato di tempera. Gli organi lavoranti, oltre a provvedere alla distruzione di tutte le infestanti presenti, sono anche capaci

3 di effettuare un buon affinamento del terreno in superficie. L effetto migliore si ottiene quando le infestanti sono ancora piccole: è infatti più difficile estirpare piante che abbiano già sviluppato un apparato radicale consistente. Si possono eseguire due interventi, entrambi in post-emergenza, in base alla situazione particolare dell infestazione. RINCALZATURA. Questa operazione determina la formazione del profilo regolare della porca; si realizza in uno o due interventi, al fine di apportare terreno sul solco e rimodellarlo per proteggere i tuberi dal freddo e per favorire il loro accrescimento. Le macchine più moderne per realizzare tale operazione sono rincalzatori dotati anteriormente di organi fresanti per l affinamento del terreno (capacità di lavoro pari a 0,5 ha/h per i modelli a quattro file); il solco acquisterà il suo assetto definitivo grazie a un dispositivo baulatore posteriore. La rincalzatura è da abbinare all utilizzo dello strigliatore. PIRODISERBO. Le piante non vengono bruciate, ma riscaldate rapidamente, in modo tale da provocare la rottura delle membrane cellulari, con conseguente ebollizione dei succhi ed essiccamento dei tessuti. Da sperimentazioni eseguite dall Università di Pisa, si sono avuti buoni risultati in post-emergenza a costi accettabili. Sul mercato vi sono vari modelli di bruciatori contraddistinti da diversa forma e caratteristiche per le orticole, l organo preposto alla produzione di calore è il bruciatore a fiamma libera. Il combustibile utilizzato è il GPL, che è facilmente reperibile (si utilizzano normali bombole per uso domestico) e permette un sicuro ed efficiente funzionamento dei bruciatori. Le attrezzature sono completate con dispositivi di collegamento, regolazione e sicurezza. Le operatrici possono essere molto varie: alcune molto semplici sono di tipo spalleggiato oppure carrellate spinte direttamente dall operatore, utilizzate in piccoli appezzamenti o in serre. Per gli stessi scopi possono essere utilizzate attrezzature accoppiate a motocoltivatori o a piccoli trattori. Per le operazioni di pieno campo, invece, si fa ricorso ad attrezzature più complesse di tipo portato o semiportato, dotate di un semplicissimo telaio, spesso munite di scambiatori di calore per i serbatoi di GPL. Nel caso di trattamenti in postemergenza i bruciatori sono liberi e lavorano sulla fila uno di fronte all altro: in questo caso, per avere la corretta altezza di lavoro, i bruciatori sono inseriti su telaietti muniti di un ruotino o di organi striscianti sul terreno, collegati al telaio principale con meccanismi a parallelogramma articolato o similari. Questa tecnica è sicuramente più costosa rispetto ai sistemi di controllo meccanico delle infestanti, ma non lo è in termini assoluti. Al riguardo, in tempi recenti anche nel nostro Paese sono state immesse sul mercato attrezzature abbastanza economiche, che, se utilizzate correttamente, comportano impieghi di GPL e costi di esercizio piuttosto contenuti. Consigli di difesa fitosanitaria Contro la peronospora, la prevenzione si basa sull utilizzo di materiale di propagazione sano e l impianto su terreni che non sono stati coltivati negli anni precedenti con altre solanacee. L utilizzo di varietà tolleranti è una delle migliori strategie da adottare in fase preventiva. Oltre a queste si consigliano alcune pratiche agronomiche: evitare eccessi di concimazione azotata, ridurre il periodo di bagnatura della foglia (es. aumentando la distanza fra le interfile), prevenire l attacco ai tuberi eliminando la vegetazione prima della maturazione. L infestazione primaria, poco appariscente, prende avvio dagli elementi di conservazione del fungo presenti sia nei tuberi-seme sia sui residui della vegetazione precedente. Colture troppo vigorose predispongono la coltura all attacco di questo patogeno. Il prodotto più utilizzato in agricoltura biologica è il rame (avente azione preventiva), inoltre possono essere utilizzati, più come coformulanti che come antiparassitari veri e propri, la propoli e i sali di potassio. Data la difformità e la non titolazione dei prodotti commerciali, è impossibile fornire dosaggi precisi; indicativamente, per 100 litri d acqua, si parla di 0,8-1 l/ha di prodotti a base di propoli in soluzione idro-alcoolica al 20% e di 2 l o kg/ha di sali di potassio (sapone). Dopo ogni pioggia o

4 rugiada o elevata umidità è necessario intervenire con un trattamento, tanto che nelle zone particolarmente umide o piovose si eseguono trattamenti a calendario a distanza di 7-10 giorni l uno dall altro. I prodotti a base di rame hanno dimostrato maggiore efficacia se utilizzati prima dell evento piovoso piuttosto che dopo, purché non sia superata la soglia di ml di pioggia. Un aiuto può venire dall adozione dei modelli previsionali IPI e MISP (si veda "Il comitato tecnicoo consiglia") che possono consentire una riduzione dei trattamenti. L afide è raramente un problema per la coltivazione della patata; in caso di forte attacco e in assenza di insetti utili, si può ricorrere a trattamenti con piretro alla dose di 800 g/ha per un prodotto al 4% di p.a., con eventualmente aggiunta di olio minerale estivo a 4 kg/ha; sono preferibili i trattamenti nelle ore successive al tramonto, che aiutano anche a controllare la dorifora. Se l infestazione non è molto estesa o alta, lavaggi con sali di potassio - saponi molli - alle dosi consigliate dall etichetta possono contenere la popolazione; preferibilmente si eseguono la mattina presto (per rispettare maggiormente l entomofauna utile) ed eventualmente vanno ripetuti dopo pochi giorni. Non si deve far seguire la patata a un prato o a una coltura poliennale o ad altra coltura che abbia subito evidenti danni da elateridi. Evitare terreni in cui l umidità sia permanente anche in estate, soprattutto a livello dei tuberi, ed evitare forti e stagnanti bagnature. In caso di attacco precoce, la riduzione delle irrigazioni può spingere l insetto verso zone più profonde e umide, pertanto vanno evitate irrigazioni vicino alla raccolta, che possono favorirne la risalita. Nei terreni non irrigati gli attacchi si verificano in primavera o in autunno, perché nelle altre stagioni l insetto migra negli strati più profondi del terreno per ripararsi dal freddo o dalla siccità. Nel contenimento di questi fitofagi si stanno sperimentando il panello di ricino e Beauveria bassiana, fungo entomopatogeno in commercio sotto forma di prodotto fitosanitario. Alla raccolta, un danno sulla pianta pari al 20-25% di apparato fogliare mancante a causa della dorifora non riduce la produzione, perciò non è necessario trattare. La lotta microbiologica è imperniata sull utilizzo del Bacillus thuringiensis, sottospecie tenebrionis alla dose di 3 kg/ha e sottospecie kurstaki ceppo EG alla dose di 1,5-2 l/ha. Tali prodotti esplicano la loro efficacia specialmente sulle larve giovanili di I e II età, riducendosi drasticamente sulle larve mature e sugli adulti: per queste caratteristiche si consiglia di intervenire alla schiusura delle uova o sulle larve agli stadi giovanili e di ripetere il trattamento a distanza di 4-6 giorni. Una buona efficacia è data dal Rotenone (p.a. 6%), alla dose di circa 2 kg o l/ha addizionato all olio estivo (1 l/ha), ma non contro gli adulti. Il piretro, pur rimanendo un prodotto efficace, esplica la sua azione per un periodo limitato, pari a 1-2 giorni; sono necessari perciò così tanti trattamenti, da renderlo sconsigliabile nel periodo estivo. I prodotti a base di azadiractina, alla dose di etichetta dei vari prodotti commerciali, hanno dimostrato efficacia nel contenimento di tale insetto e pertanto possono costituire un alternativa. Per le virosi (PVY e PLRV), si devono usare tuberi- seme qualificati sotto il profilo sanitario (seme certificato con basso livello di infezione virale). Le varietà più idonee La scelta varietale ricade, soprattutto in considerazione dei principali fattori limitanti la coltura, su soggetti in grado di garantire una veloce copertura del suolo, un buon adattamento alla fertilizzazione organica, una precoce raccolta, al fine di anticipare gli attacchi degli elateridi, e un ottima tolleranza alle avversità. Per l Emilia Romagna si consigliano le varietà indicate a fianco. Nel Nord Europa, invece, si utilizzano due varietà specifiche per la produzione biologica: Cosmos ed Escort, che si contraddistinguono per la notevole rusticità della pianta, intesa come velocità dello sviluppo e copertura fogliare e la buona tolleranza nei confronti della peronospora. Sia la produzione totale che quella commerciale sono molto buone, anche se quest ultima è inferiore per Cosmos, che tende ad avere una quantità importante di tuberi sovracalibro. Dal punto di vista qualitativo, le due varietà sono inferiori esteticamente rispetto ad altre prodotte in convenzionale; la qualità culinaria è a polpa farinosa (tipo C). Quest ultimo aspetto ha purtroppo un

5 impatto negativo dal punto di vista commerciale, perché ci si allontana dalla normalità dell offerta, che comprende varietà ad utilizzo culinaro del tipo A, AB o B. Varietà consigliate per la coltivazione biologica in Emilia Romagna Agata. Già ben conosciuta in coltivazione convenzionale, è stata inserita per la buona precocità di maturazione. I principali problemi riscontrabili in questa varietà per il biologico sono rappresentati dalla scarsa tolleranza alla peronospora, dal limitato sviluppo fogliare e quindi dalla scarsa competizione nei confronti delle erbe infestanti e dalla produzione totale e commerciale non molto elevata, soprattutto per la presenza indicativa di prodotto sottocalibro. Questa varietà è quindi utile principalmente a chi, per motivi organizzativi aziendali, deve anticipare le raccolte o effettuare una commercializzazione in tempi brevi. La sostanza secca è mediamente bassa, la qualità culinaria appartiene al tipo AB (per la cottura al forno e arrosti). Almera. È da preferirsi qualora sia richiesto un tubero di forma ovale allungata, di grossa pezzatura, da commercializzare in tempi brevi; l aspetto esteriore nei terreni a tessitura francolimosa non è eccezionale. La sostanza secca è media e la qualità culinaria appartiene al tipo B (per tutti gli usi). Ambra. Presenta un elevata percentuale di calibro commerciale (93%), ha una forma dei tuberi tendenzialmente rotonda, una lavabilità ottima e una qualità estetica che si mantiene molto bene dopo conservazione prolungata a bassa temperatura (+4 C), carattere particolarmente importante in produzione biologica in quanto non è possibile l utilizzo di prodotti antigermoglianti di sintesi. La sostanza secca è medio buona (18,6%) e la tipologia culinaria AB (per la cottura al forno, arrosti ed insalata). Consigliata la pregermogliazione. Imola. Varietà medio tardiva che presenta una buona produzione, tolleranza nei confronti della peronospora, ottime caratteristiche qualitative nell ambito della tipologia a pasta bianca e qualità culinaria BC (dolci, purè, gnocchi) anche dopo conservazione refrigerata. Le caratteristiche negative per la produzione biologica sono la scarsa velocità dello sviluppo iniziale della pianta, che non consente quindi un adeguata competitività nei confronti delle erbe infestanti e una certa sensibilità alla maculatura ferruginea, soprattutto in condizioni di eccessiva fertilizzazione azotata e di squilibri idrici durante la fase d ingrossamento dei tuberi. Si consiglia la pregermogliazione del seme. Kuroda. Varietà tardiva che si contraddistingue per le caratteristiche merceologiche dei tuberi a buccia rossa e l ottima qualità soprattutto alla trasformazione in prefritti surgelati. Dal punto di vista agronomico la pianta manifesta una buona rusticità anche negli ambienti di coltivazione collinare e montana e in assenza d irrigazione; la tolleranza alla peronospora all inizio della stagione è buona mentre cala nelle fasi più avanzate (dall inizio dellafioritura in avanti).

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