BEL PAESE BUON TURISMO Turismo responsabile e sviluppo locale

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1 BEL PAESE BUON TURISMO Turismo responsabile e sviluppo locale Volontari per lo Sviluppo corso Chieri 121/ Torino Tel Fax redazione@volontariperlosviluppo.it 1

2 INDICE Prefazione I SEZIONE IL TURISMO CLASSICO 1 - Breve storia del viaggio dalle origini ai nostri giorni 1.1 Il pellegrino come archetipo del turista 1.2 Dal viaggio per dovere a quello per piacere 2 - Un industria in forte espansione 2.1 Il business dei viaggi 2.2 Psicologia del turista 3 - L impatto su natura, società ed economia 3.1 L impatto ambientale 3.2 L impatto economico 3.3 L impatto socio-culturale 3.4 La mercificazione dei prodotti artistici e culturali 3.5 Rito o teatro? 3.6 Occasioni perdute II SEZIONE IL TURISMO RESPONSABILE ; DEFINIZIONI E PRINCIPI 4 - Alla ricerca di nuovi modelli 4.1 Avanguardie responsabili 4.2 L impegno dell Italia 5 - Il decalogo del buon viaggiatore 5.1 Le regole da seguire 5.2 No alla fretta 6 - I protagonisti del turismo responsabile 6.1 Identikit del viaggiatore responsabile 6.2 Le comunità ospiti 6.3 L accompagnatore III SEZIONE TIPOLOGIE E MAPPATURA DEL TURISMO RESPONSABILE 7 - I diversi tipi di responsabilità 7.1 Il turismo integrato 7.2 L ecoturismo 7.3 Il turismo solidale 2

3 7.4 Il turismo equo 7.5 Il turismo comunitario 8 - Il rapporto tra turismo responsabile e commercio equo 8.1 Nasce la rete Sportelli responsabili 9 - Grandi tour operator e responsabilità 9.1 Ventaclub responsabili 9.2 Viaggi a impatto zero 9.3 Crociere super certificate 9.4 I Grandi Viaggi 9.5 Cts (Centro Turistico Studentesco) 9.6 Beneficenza targata Club Med IV SEZIONE CASI DI STUDIO 10 - Esperienze di turismo responsabile in Italia 10.1 Pescaturismo e Ittiturismo, una nuova prospettiva di recupero dei borghi marinari 10.2 Calabria: valorizzazione del territorio e lotta alla mafia 10.3 Il turismo responsabile in città: da Napoli a Genova 10.4 Ecovillaggi: ecologia, accoglienza e solidarietà 11 - Esperienze di turismo responsabile nel mondo 11.1 Europa: Romania inconsueta, grazie alla società civile 11.2 Africa: Senegal, dall all inclusive alle vacanze in famiglia 11.3 Sud America: Perù sostenibile, dall Amazzonia alle Ande 11.4 Asia: India, ciò che resta del viaggio responsabile alle comunità locali V SEZIONE DATI STATISTICI E TABELLE ALLEGATI Allegato 1 La carta d identità per viaggi sostenibili Allegato 2 Elenco degli Sportelli responsabili Elenco delle realtà che organizzano viaggi responsabili in Italia Allegato 3 Bibliografia ragionata 3

4 PREFAZIONE Negli ultimi anni, in seguito al forte aumento dei flussi turistici e degli innegabili problemi di impatto ambientale e di rapporto con le comunità ospitanti, si sono sempre più sviluppate riflessioni ed esperienze riguardo forme di turismo rispettose della popolazione locale e dell ambiente, e capaci di innescare dinamiche equilibrate di sviluppo locale delle regioni interessate. Quel che va sotto il nome di turismo responsabile. Un fenomeno ancora in fase iniziale ma che tuttavia ha dimostrato grandi potenzialità incontrando un forte interesse di pubblico e incominciando a mobilitare anche i grandi tour operator. Obiettivo della presente ricerca è fare il punto sulla situazione del turismo responsabile e le sue connessioni con lo sviluppo locale nel nostro paese e all estero. Va ricordato che la riflessione e poi la proposta del turismo responsabile è nata e si è sviluppata in un primo momento in stretta relazione alla constatazione degli impatti negativi del turismo di massa nei paesi in via di sviluppo. Solo in seguito si è avuto un ampliamento degli orizzonti alle possibilità e i significati di forme di turismo responsabile anche nei paesi occidentali e in particolare in Italia. Si procederà dunque attraverso alcune tappe: una breve sintesi delle principali analisi sugli impatti negativi del turismo di massa (che hanno indotto la nascita della riflessione su forme alternative di turismo), quindi una analisi teorica su significati, regole e sviluppi recenti del pensiero sul turismo responsabile, una mappatura delle realtà italiane che si occupano di questa forma di turismo innovativo e le recenti connessioni con il mondo del commercio equo e del consumo critico, infine l indagine di una serie di casi di studio esemplari che coniugano pratiche di viaggio responsabili e sviluppo locale in Italia e all estero. Infine procederemo a considerare le possibili connessioni, che a nostro avviso rivestono un particolare interesse, fra il turismo responsabile e l utilizzo del treno come mezzo di trasporto a minor impatto ambientale. Da questo punto di vista riteniamo altresì auspicabile l instaurarsi di possibili rapporti futuri, più strutturati, tra le agenzie di turismo responsabile e le Ferrovie dello Stato italiane. 4

5 I SEZIONE IL TURISMO CLASSICO 1. Breve storia del viaggio dalle origini ai nostri giorni 1.1 Il pellegrino come archetipo del turista Da sempre l uomo si sposta e viaggia, e da sempre il viaggio è motivato in prima istanza dalla necessità. E dimostrato da studi scientifici che le popolazioni nomadi (tradizionalmente dedite alla caccia e alla raccolta prima, alla pastorizia poi), siano apparse sulla Terra ben prima di quelle stanziali (a vocazione agricola), quasi a dimostrare che il bisogno di muoversi è parte del bagaglio ancestrale dell uomo. Nel caso dei nomadi, la mobilità territoriale è anche un aspetto essenziale della loro identità. Ma il dinamismo non è appannaggio esclusivo di allevatori e pastori, come dimostrano le esperienze di marinai e mercanti: dai fenici ai greci, ai commercianti arabi, le cui carovane attraversavano il deserto del Sahara, fino all italiano Marco Polo che, com è noto, era mercante di gioielli. Tutti costoro viaggiavano, e i loro colleghi viaggiano ancora oggi, per lavoro. Una diversa modalità (e motivazione) del viaggiare è stata invece incarnata dalla figura del pellegrino. Per il suo carattere di fenomeno di massa, periodico e organizzato (basti pensare ai musulmani in viaggio verso la Mecca, i monaci buddisti cinesi diretti verso l India, i cristiani sul Cammino di Santiago, verso Roma o Gerusalemme), il pellegrinaggio è stato considerato da molti un archetipo del viaggio turistico moderno. Il pellegrino si muove lungo itinerari prefissati, alloggia in ospizi costruiti appositamente per l accoglienza, visita luoghi santi per rafforzare la propria fede; in maniera analoga il turista si ferma in alberghi, viaggia in gruppo e visita musei anche per rafforzare la propria identità culturale. Infine, in una rassegna seppur necessariamente breve sul viaggio, non va dimenticata un'altra categoria di viaggiatori ante litteram, rappresentata da quanti si muovevano allo scopo di conquistare nuove terre (pensiamo ad Alessandro Magno con il suo esercito) o di esplorare e conoscere, come i navigatori italiani Cristoforo Colombo, Vasco de Gama e Amerigo Vespucci, l ammiraglio cinese Zheng He, o le grandi spedizioni di etnologi e antropologi che nei secoli passati raggiungevano il continente nero via terra. 1.2 Dal viaggio per dovere a quello per piacere Solo in tempi più recenti si comincia a viaggiare per diporto. E consuetudine far coincidere la nascita del turismo con l esperienza del Grand Tour: a partire dal Settecento, ma soprattutto dall Ottocento, i giovani rampolli della nobiltà inglese, tra i venti e i venticinque anni, per completare la loro formazione si mettono in viaggio per mesi, a volte anche per un intero anno, girovagando tra le capitali europee. Nello stesso periodo nascono le stazioni termali, diventano di moda le località di villeggiatura in montagna (le prime sono in Svizzera) e gli stabilimenti balneari: in Italia, per esempio, Rimini e Viareggio si contendono il primato. Nel 1841 Thomas Cook si mette a vendere biglietti per un viaggio in treno da Leicester, nelle Midlands inglesi, alla vicina Loughborough, e per questo viene considerato il primo organizzatore di escursioni turistiche; nel 1855 organizza già viaggi tutto compreso all Esposizione di Parigi. Il turismo, fino a questo momento, resta però ancora un esperienza elitaria. Prima del 1939 solo un milione di persone l anno si reca all estero, eppure la nascita del turismo di massa, nazionale e internazionale, risalirebbe secondo il sociologo Asterio Savelli proprio agli anni compresi tra i due conflitti mondiali: E il periodo in cui le nazioni si confrontano sempre più tra loro e chiamano il turismo a far compiere a ciascun soggetto quella presa di coscienza della propria appartenenza a quella dimensione collettiva fortemente integrata, lo Stato-nazione, che già la Grande Guerra aveva potentemente affermato ( ) La vacanza, quella 5

6 balneare in particolare, viene privilegiata per le sue valenze omogeneizzanti. L appartenenza e la comunanza sono esaltate dal bagno nella stessa acqua, dalla somiglianza dei corpi denudati ed abbronzati, dalla promiscuità tra i sessi, dalla convivenza nelle stesse istituzioni del soggiorno balneare (la colonia, le case per ferie, gli alberghi), dalla trasparenza delle relazioni familiari altrui. E però solo nel secondo dopoguerra, con il boom economico, che il turismo raggiunge una vera dimensione di massa: i primi a potersi permettere questo tipo di vacanze sono gli statunitensi, poi negli anni 60 gli europei, e ancora canadesi, giapponesi, australiani. All incirca negli anni 80 cominciano a muoversi anche le minoranze benestanti di India, Brasile, Messico, Sudafrica, ecc. Per dirla con Bruce Chatwin: Forse dovremmo concedere alla natura umana un istintiva voglia di spostarsi, un impulso al movimento nel senso più ampio. L atto stesso di viaggiare contribuisce a creare una sensazione di benessere fisico e mentale, mentre la monotonia della stasi prolungata o del lavoro fisso tesse nel cervello delle trame che generano prostrazione e un senso d inadeguatezza personale. Allo stesso tempo, sempre più, l industria turistica viene incontro al viaggiatore prevenendo il senso di depaysement, di spaesamento e distacco insito nello spostamento, ricreando un modello di vita del tutto simile a quello appena lasciato: stesso cibo, stesso ambiente, stessi ritmi di vita, stessa lingua e stessi compagni di sempre. Con un rischio: svuotare il viaggio della dimensione esperienziale ( viaggiare per conoscere e per conoscersi meglio ) che ha sempre avuto. 2. Un industria in forte espansione 2.1 Il business dei viaggi Sono stati tre gli acceleratori fondamentali che negli ultimi 50 anni hanno trasformato il turismo in una vera e propria industria, sia pure in assenza di macchinari e catene di montaggio: la curiosità verso l'altrove e l'altrui; la diffusione su ampia scala della carta stampata (diari, resoconti, giornali), in particolare dalla seconda metà dell'ottocento; l'evoluzione dei mezzi di trasporto che gradualmente hanno ridotto, fino a ridicolizzarle, le distanze. A questi bisogna ovviamente aggiungere la conquista sociale delle ferie retribuite. La miscela di questi elementi ha fatto sì che il turismo divenisse un fenomeno di massa, con tutte le conseguenze del caso. Con trasporti e comunicazioni sempre più agevoli e veloci, oggi ci si può spostare in poche ore da Ginevra a Tokyo, da Roma a Los Angeles piuttosto che a Pechino o a Il Cairo. La deregulation delle compagnie aeree, che hanno abbassato i prezzi (ma anche i livelli di sicurezza dei voli), e il boom dei voli charter, hanno permesso a milioni di persone di recarsi in paesi distanti migliaia di chilometri a prezzi stracciati. Il vero detonatore della rivoluzione turistica è stata la classe lavoratrice dei paesi industrializzati, che negli anni '80 ha cominciato a varcare i confini dei rispettivi paesi per recarsi in "paradisi" lontani migliaia di chilometri, spesso più a buon mercato della località balneare vicina a casa. Nelle immense periferie del Sud del mondo il fenomeno turismo è invece ancora trascurabile: Africa e Asia Meridionale, ad esempio, per quanto in crescita non ricevono né generano flussi turistici apprezzabili. Il turismo può essere considerato oggi un industria (o meglio, una serie di industrie collegate: compagnie aeree, catene alberghiere, ristorazione, tour operator, agenzie di viaggio, trasporti, artigianato ), che sfrutta la naturale propensione umana al viaggio e all evasione dalla routine del lavoro e della vita di tutti i giorni. Attualmente il turismo, con il suo indotto, rappresenta la principale attività economica a livello mondiale, più importante dei settori automobilistico, dell'acciaio, dell'elettronica e dell'agricoltura. Quasi sei miliardi di spostamenti all'anno generano miliardi di dollari di fatturato, il 6-7% del prodotto interno lordo del pianeta, impiegando 127 milioni di persone, 1 ogni 15 occupati nel mondo (Fonti: WTTC e WTO). 6

7 Come tutte le grandi attività economiche, riproduce il disequilibrio tra Nord e Sud del pianeta: basti pensare che circa l'85% della spesa per spostamenti internazionali è sostenuta dai residenti di soli 20 paesi (Europa, Usa, Canada e Giappone in testa) che rappresentano circa il 15% della popolazione mondiale. Per quel che riguarda gli spostamenti internazionali questi sono passati da 69 milioni nel 1960 a 700 milioni nel 2000, con un incremento del 1000%. Si stima che passeranno a 1,6 miliardi nel 2020, con un incremento di oltre il 200% rispetto a oggi, e del 2700% rispetto al Ma, specialmente per quanto riguarda i grandi viaggi internazionali, l industria turistica è in mano a poche multinazionali che traggono la maggior parte dei profitti, mentre chi ne paga il prezzo in termini di degrado ambientale e talvolta sociale sono gli abitanti delle zone invase dai turisti, spesso estromessi da ogni decisione in merito. Per farsi un idea del ruolo del turismo nello sviluppo dei paesi del Sud del mondo, è utile conoscere alcune percentuali riguardanti la distribuzione del prezzo dei pacchetti turistici tra l'operatore turistico e il paese di destinazione: in Kenya e Sri Lanka, ad esempio, rimane solo il 30% di quanto pagato all'acquisto del viaggio, in Gambia il 20% e alle Mauritius addirittura il 10% (contro il 60%, per fare un esempio europeo, della Spagna). In questi paesi, inoltre, la maggior parte degli alberghi è di proprietà estera: il 67% (percentuale relativa alle stanze) per Seychelles e Mauritius, il 49% in Senegal, il 66% degli hotel a Nairobi, il 78% sulla costa in Kenya. In Gambia, malgrado gli incentivi pubblici all acquisizione di hotel da parte di società locali, oltre il 50% degli alberghi è nelle mani di società estere, mentre a Tahiti gli hotel stranieri hanno estromesso dal mercato quasi tutti gli alberghi di proprietà dei locali. 2.2 Psicologia del turista Secondo la definizione più accreditata, il turismo è un attività consistente nel fare gite, escursioni, viaggi, per svago o a scopo istruttivo. Deriva dal francese tour, cioè giro, percorso, viaggio, ed è un termine adottato in quasi tutte le lingue del mondo. A sua volta, tour può essere fatto risalire a una parola ebraica, Tora, che significa studio, conoscenza, ricerca. Secondo l OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo, agenzia dell Onu con sede a Madrid, World Tourism Organization), il turismo comprende tutte le attività realizzate dalle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di residenza, per un periodo di tempo consecutivo inferiore a un anno, con fini di vacanza, lavoro o altri motivi. Il turista è qualsiasi persona che passa almeno una notte fuori dal suo abituale luogo di residenza, indipendentemente dal motivo. Quello del visitatore è invece un concetto più ampio, e comprende anche chi si muove per un solo giorno. Ma quali sono i meccanismi che fanno scegliere una destinazione o un itinerario piuttosto che un altro? E qual è la psicologia del turista? Ci aiuta a rispondere un agile volume, Viaggiare ad occhi aperti dell ICEI: Le motivazioni per decidere un viaggio sono molto varie e personali, ma non si possono trascurare i messaggi lanciati con le campagne pubblicitarie e il richiamo delle mode, vere o artificiali, che nidificano nel subconscio del potenziale vacanziere alimentando il desiderio di recarsi in un determinato luogo. Sono stati diversi negli ultimi anni, ma ben identificabili, i paesi o i luoghi "da sogno" maggiormente premiati dai turisti occidentali: Tailandia, Seychelles, Maurizio, Cuba, Santo Domingo, per i turisti "in economia"; Patagonia, Namibia, Vietnam, San Marteen, Australia per il turismo di élite. Concorrono a creare l'interesse per tali destinazioni un mix di soggetti come gli Enti del turismo dei paesi interessati, le riviste specializzate, le compagnie aeree, e non ultimo gli operatori turistici. Antica storia, quella della struttura nata con il fine di organizzare mezzi di trasporto, cercare alberghi, condurre in gita gruppi più o meno folti di turisti. (...) Oggi l'agenzia è divenuta totem e tabù, creatura adorata/odiata in egual misura da chi ad essa si affida e da chi di essa diffida per non dire che ne aborrisce le pratiche omologanti. Negli ultimi anni sono nate agenzie specializzate nella vendita di viaggi personalizzati, al di fuori degli itinerari più battuti. Questo per soddisfare i bisogni di turisti sempre più esigenti. Una recente ricerca realizzata in Inghilterra ha individuato 4 tipi di turista: i turisti di massa organizzati (coloro che comprano solo viaggi "tutto organizzato"); il turista di massa individuale (è più libero e autonomo dal gruppo, ma stabilisce rigorosamente prima della partenza l'intero svolgimento del viaggio), l'esploratore (cerca accuratamente itinerari poco frequentati o insoliti da fare da solo o in piccoli gruppi, per questo spende molto di più dei precedenti); infine il cosiddetto vagabondo (evita 7

8 qualsiasi organizzazione turistica e cerca contatti diretti con la realtà locale, decide alla giornata dove recarsi durante il viaggio). Ma la molla che porta a decidere la destinazione e il tipo di viaggio rimane sempre quello che i sociologi chiamano la "giustificazione" sociale, cioè l'accettazione nel proprio contesto sociale dell'azione che sta per compiere. Un operaio, che fino a qualche anno fa, se fosse andato a fare le vacanze alle Seychelles sarebbe stato guardato con sospetto o diffidenza, oggi non può fare a meno, "socialmente" parlando, di recarsi appunto nell'oceano Indiano per trascorrere la luna di miele. I gusti e le mode di questo settore riflettono in modo fedele vizi e virtù delle società che generano i flussi turistici. Così come la grande maggioranza dei turisti cerca lo svago durante le vacanze, altri cercano la trasgressione sognata, ma mai realizzata dove risiedono abitualmente. Da qui il fenomeno del turismo sessuale e di una delle sue derivazioni più degenere, la pedofilia. Ma la trasgressione non ha solo risvolti sessuali. Bisogna stravolgere anche la propria routine, la gestione del tempo, delle abitudini nell'assunzione di droghe e alcol, dell'investimento affettivo nei rapporti di amicizia temporanea che si stabiliscono, ecc. Il turismo internazionale è sempre di più la valvola di sfogo per milioni di persone che si sentono "strette" nelle società di cui fanno parte, dove tutto è organizzato e tenuto sotto controllo, dove l'emozione è programmata e arginata. Per contro, l'immagine che le popolazioni dei paesi scelti dai turisti si fanno, è che tutti gli occidentali sono ricchi sfondati, non lavorano molto, amano dissipare i soldi, si vestono in modo indescrivibile e non conoscono alcun tipo di codice morale di comportamento. 3. L impatto su natura, società ed economia Senza abbandonarsi ad atteggiamenti catastrofisti, bisogna comunque ammettere che il fenomeno turistico è una realtà complessa, le cui conseguenze in termini di impatto ambientale, culturale, economico ecc. possono essere pesanti per la realtà ospitante: dalla sottrazione di risorse al disagio sociale delle invasioni di massa, dall iniqua distribuzione degli introiti all incontro frettoloso tra turisti e popolazione L impatto ambientale L industria turistica punta ad attrarre i suoi clienti facendo leva sulle bellezze naturali e le varietà di flora e fauna caratteristiche di una determinata località. Ma, via via che quest industria cresce e si espande, diventa come il gatto che si morde la coda: il turismo determina infatti spostamenti di massa, promuove l uso di mezzi di trasporto come aerei e navi, responsabili dell inquinamento di aria e acque (gli scienziati prevedono che dal 2015 metà della distruzione annuale dello strato d ozono sarà causata dai viaggi aerei - da Tourism Concern), e finisce così per danneggiare proprio quell ambiente e quelle risorse naturali su cui è fondato il suo business. Il trasporto è la fonte di emissione di anidride carbonica in maggior aumento nel mondo. E i viaggi di piacere ne costituiscono il 50%. Si calcola che un turista statunitense, per fare un esempio, sia responsabile dell emissione di cinque tonnellate di carbonio ogni anno: circa 107,4 volte il carbonio prodotto dai più statici abitanti del Bangladesh. Tutto questo attivismo contribuisce in larga misura a fenomeni quali il riscaldamento globale, il cambiamento di clima e l aumento di livello dei mari. Nelle diverse parti del mondo, assistiamo alla distruzione vuoi sistematica vuoi inconsapevole, ma sempre deleteria, di foreste (si pensi ai boschi di mangrovie sulle coste tropicali), corsi d acqua, banchi corallini, e all estinzione di intere specie viventi, a detrimento della biodiversità. Insomma, a risultare compromessi sono interi ecosistemi: L OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel 1981 ha prodotto uno studio sugli stress ambientali indotti dal turismo. Il quadro che emerge è disastroso: desertificazione, deforestazione, distruzione di habitat naturali per la costruzione di strutture e infrastrutture ricettive; acque di scolo non o mal depurate, perdite di petrolio, sottoprodotti della benzina scaricati dalle barche hanno causato 8

9 un inquinamento delle acque che ha fatto pericolosamente aumentare le alghe e ridotto il livello di ossigeno nel mare; trasporti (soprattutto quello aereo), riscaldamenti, condizionatori, piscine sono responsabili di più di un quinto delle emissioni totali di ossido di carbonio e del conseguente inquinamento atmosferico. A questi disastri si aggiungono quelli provocati dalle attività dei turisti sul suolo e sulla vegetazione, sull ecosistema marino e costiero, su foreste, parchi e dune. Gli sport nautici, ad esempio, provocano danni irreversibili nei laghi. Alle Isole Mauritius, paradiso turistico, le barriere di corallo, indispensabili per l equilibrio ecologico marino, sono già state erose all 80% (Lanzanova e Sardella, Viaggiare ad occhi aperti, ICEI) Il rischio è allora che l industria turistica, al pari di quella mineraria o manifatturiera, finisca col promuovere un approccio aggressivo verso l ambiente e il territorio. Soprattutto a scapito dei paesi più poveri. Essa è come il taglia e brucia dei cacciatori-raccoglitori preistorici, ma su scala planetaria, che si lascia alle spalle coste un tempo bellissime e ora bordate di cemento, di giganteschi alberghi e appartamenti privati - dalla Florida a Goa, dalle coste mediterranee di Spagna, Francia, Italia e Turchia alle spiagge di Bali. La popolazione costiera del Mediterraneo, 130 milioni di persone, raddoppia nei mesi estivi; secondo uno studio delle Nazioni Unite, nel giro di trent anni il 95 per cento delle coste sarà edificato. I suoi consumatori spesso portano con sé le proprie abitudini di vita e le proprie aspettative - che si tratti di docce calde o sciacquoni o di campi di golf ben innaffiati. Sull Himalaya, permettere ai turisti di fare la doccia spesso significa utilizzare la legna e quindi accelerare la deforestazione. Alle Hawaii e alle Barbados è stato scoperto che ogni turista usa dalle sei alle dieci volte la quantità d acqua e di elettricità utilizzata dagli abitanti locali. A Goa gli abitanti dei villaggi costretti a recarsi a piedi ai pozzi sono dovuti restare a guardare mentre venivano costruite attraverso la loro terra le tubature che avrebbero portato l acqua a un nuovo hotel di lusso. Negli ultimi dieci anni, il golf, a causa della sua fame di terreni, acqua e diserbanti, si è rivelato una delle attività più distruttive, tanto che in alcune zone del Sudest asiatico sono scoppiate delle vere e proprie guerre del golf ; mentre in Giappone, una delle principali mete del turismo golfistico, un gruppo di oppositori ha lanciato l idea di una Giornata annuale senza golf (da Viaggiatori d Occidente di David Nicholson-Lord, The Nation, Usa, da Internazionale 17/10/97). L impatto ambientale non dipende dunque soltanto dagli spostamenti (inquinamento) o dal vandalismo legato ai grandi numeri, ma anche dalle diverse strutture di accoglienza (eccesso di costruzioni) e dalle infrastrutture realizzate ad hoc: in alcuni casi-limite sono sorte intere cittadine o villaggi a puro uso e consumo turistico, si pensi ad esempio a Sharm El Sheik. Qui, fino a 20 anni fa, c'era solo il deserto. Poi è arrivato il turismo, con la sua invasione di alberghi all inclusive: 247 camere nell'82, nell'88, oltre oggi. Nell'88 è stato inaugurato il primo charter, dell'operatore turistico Pianeta Terra. Oggi, sono decine al giorno. Gli alberghi, i villaggi hanno occupato il litorale, mangiato le propaggini di deserto e regalato a Sharm l'aspetto di una Las Vegas mediorientale. Oggi Sharm El Sheik è il fiore all'occhiello dell'economia egiziana, la località turistica più battuta del Mar Rosso (soprattutto dagli italiani), e ci mostra due facce: una sono i turisti - circa tre milioni l'anno; e gli hotel, i resort, i villaggi tutto compreso. L'altra faccia sono i beduini che spaccano pietre, che costruiscono strade e alberghi. Due facce, due aspetti del boom di Sharm. Non si sa con esattezza quanti posti di lavoro abbia creato questo luogo semidorato negli ultimi anni. Ma si sa che adesso, tra stranieri e locali, ci abitano mila persone. Ci sono scuole elementari e medie, quattro ospedali, dieci banche, centinaia di alberghi e locali, ristoranti, bar, Internet point, centri commerciali, negozi di souvenir, centri estetici, palestre. Gli egiziani arrivati dal resto del paese lavorano qui nelle mille attività create da un indotto strabiliante. Guadagnano cifre esigue: in Egitto non ci sono norme sul salario minimo, men che meno nel settore turistico; un cameriere può arrivare a guadagnare 23 euro al mese (ma nei periodi di vacche magre la cifra si dimezza). Malgrado la precarietà, gli orari massacranti e la mancanza di tutele sindacali, i lavoratori di Sharm preferiscono questa vita alle condizioni delle città da cui provengono - Il Cairo o Alessandria - dove i tassi di disoccupazione sono molto alti e gli stipendi sono in media ridotti di un terzo. 9

10 Sharm El Sheik, un luogo turistico come tanti. Cemento - e business - che avanza, spazi naturali e paesistici che si contraggono: km e km di costa edificati, ma anche danni alla barriera corallina, degrado della qualità del mare, e l annoso problema dell acqua. Quello dell acqua è in effetti uno dei flagelli più gravi che il turismo, in qualunque parte del mondo, reca con sé: l enorme consumo di questa risorsa negli alberghi per docce, piscine, giardini e campi da golf, provoca un allarmante riduzione delle scorte a disposizione e il razionamento dell acqua potabile per le popolazioni locali. Basti pensare che per tenere in funzione un campo da golf occorre la stessa quantità d acqua necessaria ai bisogni di un intero villaggio di alcune migliaia di persone. Mentre il consumo medio pro capite d acqua di un indigeno in Africa è ad esempio di litri al giorno, il turista ne consuma 300. E, conseguenza ancor più devastante, a causa della scarsità d acqua in molti paesi le colture irrigue, fonti tradizionali di sopravvivenza, non sono più possibili e la popolazione rurale è costretta all abbandono della campagna. Ma allora dal punto di vista ambientale il turismo può solo far danni? Le cose, naturalmente, sono sempre più complesse di quanto possa sembrare: il turismo, ad esempio, serve effettivamente, in alcuni casi, a una migliore tutela dell ambiente, pensiamo ai giardini o ai parchi naturali, che costituiscono l habitat di numerose specie protette, dagli elefanti alle balene. In Rwanda, per fare un esempio oggi noto anche grazie alla cinematografia (molti avranno visto il film Gorilla nella nebbia), a salvare i primati di montagna è stato proprio il loro carattere di attrattiva per i visitatori stranieri. In Kenya il valore di un leone è stimato a circa settemila dollari l anno di reddito da turismo, mentre per una mandria di pachidermi si arriva a 610 mila dollari. 3.2 L impatto economico A prima vista il turismo sembra presentare indubbi vantaggi economici: la creazione di posti di lavoro (oggi sono poco meno di 200 milioni gli occupati nel settore), la formazione professionale, l incremento del gettito fiscale, la costruzione di infrastrutture utili anche in altri settori (strade, acquedotti, aeroporti) o, nel caso dei paesi poveri, l ingresso di valuta pregiata. Un positivo effetto moltiplicatore, per cui la spesa turistica funziona da volano per creare nuove opportunità all interno del paese, si verifica però in genere solo nelle economie occidentali: dove il denaro giunto con il turismo viene reinvestito e i risultati si fanno sentire in altri settori. Qui l industria turistica è controllata soprattutto dalle piccole e medie imprese: in Europa, ad esempio, sono ben 2 milioni e 700 mila (incluse le ditte di catering) le aziende attive in ambito turistico. Il personale è pagato in proporzione meno che negli hotel delle multinazionali, spesso la gestione è familiare, o si ricorre a manodopera a basso costo (allievi delle scuole alberghiere, immigrati ecc.), talvolta a svantaggio della formazione professionale. Un problema diffuso delle aziende turistiche è la precarietà delle condizioni di lavoro: orari irregolari, salari senza base fissa, straordinari non retribuiti (in teoria compensati dalle mance), e persino lavoro sommerso. Nel caso dei paesi in via di sviluppo, prevale la concentrazione dell industria turistica nelle mani di poche multinazionali del Nord del mondo, il che determina per i paesi ospitanti (e per le popolazioni locali) un ritorno economico decisamente inferiore alle aspettative. Anche quando il turismo crea nuovi posti di lavoro: i ruoli di direzione, ad esempio, sono in genere ricoperti da stranieri; la manodopera locale, priva di formazione, è mal pagata e sfruttata, relegata ai ruoli meno qualificati: barman, camerieri, portieri, portabagagli, ecc... In un hotel a 4 o 5 stelle, il salario mensile di un cameriere è di solito inferiore al costo di una camera per una notte. E vero che una corretta valutazione deve tenere conto del livello di sviluppo raggiunto dal settore turistico in 10

11 un dato paese: il numero di posti di lavoro, la loro natura, le persone che li occupano cambiano durante le diverse fasi di sviluppo o involuzione delle località turistiche. Nella misura in cui il livello di sviluppo cresce, sono le stesse imprese multinazionali ad avere interesse a formare in loco quadri intermedi, per ruoli di direzione delle strutture alberghiere o per l impiego di tecnologie avanzate di cui il turismo può aver bisogno. E difficile però che le competenze acquisite si trasformino in una risorsa spendibile sul territorio per altre attività. Inoltre questo processo può avere l effetto di deformare la struttura lavorativa esistente, ad esempio quando l industria turistica diventa un attrattiva per i più giovani, a lungo andare, provoca l abbandono delle campagne e il trasferimento in quartieri poveri e degradati che circondano i lussuosi alberghi. Spesso poi lo sviluppo turistico va a incrementare le occupazioni informali, ma ha scarso rilievo sul piano formale; e buona parte dell offerta di lavoro è stagionale, per periodi limitati di tempo. In alcuni casi il turismo favorisce la creazione di nuove infrastrutture, ma capita spesso che i governi attingano ai fondi pubblici, con conseguenti tagli a sanità, scuola, agricoltura. E stato del resto dimostrato che, a parità di spesa, un investimento nell industria o nell agricoltura è in grado di generare più posti di lavoro rispetto al turismo. Ma non solo: spesso, per finanziare gli investimenti nel settore, i governi devono ricorrere a nuovi prestiti, aumentando così la spirale del debito e provocando la svendita delle risorse (incluse quelle ambientali). Un altro problema legato alle attività turistiche nei paesi in via di sviluppo è quello dell importazione di beni di consumo: il comportamento delle strutture alberghiere nell approvvigionamento delle materie prime, infatti, penalizza spesso i produttori locali (anche perchè i loro prodotti vengono percepiti come scadenti, a volte per una distorta informazione e sensibilità del turista. Così, ad esempio, in Gambia il 35% delle importazioni di cibo, pagate in valuta pregiata, vanno direttamente a hotel e ristoranti per turisti). Nelle aree turistiche tendono ad aumentare tutti i prezzi, dai generi di prima necessità a quelli della proprietà immobiliare e terriera, e spesso si innescano meccanismi speculativi: i residenti (coltivatori, pescatori, allevatori) vengono sfrattati perché la loro zona serve per un nuovo albergo, o un nuovo centro commerciale. Il valore acquistato in tal modo dalle terre spinge i proprietari a venderle, abbandonando le attività agricole e i sistemi di sussistenza connessi. In sostanza: il ritorno economico per i paesi ospitanti è spesso minimo. E la percentuale della quota dei costi dei viaggi organizzati che rimane nel paese di destinazione rispetto al costo totale del pacchetto è per lo più irrisoria. Tra i rischi, infine, c è anche quello che Renzo Garrone, in Turismo Responsabile, qualifica come «pericolo monocoltura», quando in un dato paese il turismo rappresenta la principale fonte di entrate. In questi casi basta niente per mandare a picco il fatturato dell industria turistica per una o più stagioni (dai problemi sanitari locali a periodi di crisi politica). 3.3 L impatto socio-culturale Oltre al desiderio di ammirare paesaggi e bellezze naturali, spesso chi viaggia è animato dalla volontà di conoscere i modi di vita, le usanze e le credenze degli altri popoli, o di altre realtà culturali all interno del proprio paese. Ma il carattere transitorio e quasi mai paritetico della relazione tra il turista e la popolazione locale, unito alle barriere linguistiche nel caso dei viaggi all estero, non favorisce un autentica conoscenza degli altri. Anzi, nei paesi del Sud del mondo, il turismo rischia di riproporre un modello di relazioni tipico del colonialismo: da una parte gli occidentali, ben serviti e adagiati nel lusso, dall altra gli indigeni che molte volte subiscono un peggioramento delle loro condizioni di vita per la presenza dei turisti. Un esempio tipico, come abbiamo visto, è quello dell acqua. 11

12 Ma la presenza dei turisti nei paesi poveri può diventare anche una fonte di frustrazione: la stridente diversità nel tenore di vita e nei comportamenti provoca infatti, soprattutto nei giovani, fascinazioni e desideri di imitazione, facendo avvertire più duramente la miseria cui si è costretti, come pure le limitazioni e le esclusioni (ad esempio dalle spiagge divenute proprietà privata degli alberghi). Il turismo può inoltre modificare la struttura sociale della popolazione, trasformandola da rurale a urbana, o portare all interno della comunità alterazioni dei ruoli, dei rapporti familiari e tra i due sessi. A Malindi, città portuale del Kenya, i giovani impiegati nell attività turistica hanno messo in crisi l autorità degli anziani, rifiutando la loro identità swahili e formando famiglie nucleari. In Thailandia, lo sviluppo della prostituzione legata al turismo ha disgregato intere famiglie e provocato disturbi mentali nelle più giovani. D altra parte, è vero che il turismo favorisce il trasferimento di valori, modelli di consumo e comportamenti che, se da un lato possono essere fonte di innovazione, dall altro possono causare la crisi e l abbandono dei valori tradizionali, spingendo i più emarginati a operare ai limiti della legalità. In alcuni casi il turismo ha addirittura alimentato o fatto nascere attività criminali prima inesistenti. Lo stesso Dalai Lama ha voluto prendere posizione rispetto a queste difficoltà: secondo il suo pensiero, tutto dipende dalla forza e dal radicamento della cultura d origine, per cui se la popolazione locale ha un legame forte con la propria religione e identità culturale non si creeranno problemi (...) Viceversa (...)il contatto col mondo esterno può causare una perdita d identità. (Intervista di Piero Verni in Tibet News Italia, Ass. Italia-Tibet n. 11, Milano 1993). 3.4 La mercificazione dei prodotti artistici e culturali Il turismo modifica inevitabilmente la produzione e la natura dell arte e dell artigianato locali. Spesso chi viaggia ha curiosità superficiali, desidera le emozioni dell esotismo ma quasi mai è disposto ad assumersi l impegno che richiede l incontro e la conoscenza di una cultura diversa; si limita a registrare il colore locale, a fotografare luoghi e personaggi esotici, a comprare oggetti ricordo e a cercare il folklore. In Thailandia i discendenti di antiche tribù di cacciatori-raccoglitori, ormai per lo più confinati in squallidi insediamenti ai margini di luoghi di villeggiatura internazionale come Phuket, mettono in mostra, a pagamento, aspetti della loro cultura tradizionale che sono stati da tempo costretti ad abbandonare: l uccisione dei maiali, la raccolta di conchiglie, il tiro con la cerbottana. Oggi quelle persone vestono all occidentale, ma per le rappresentazioni i vecchi perizomi della giungla sono spesso di rigore. Alcuni osservatori ora sostengono che il turismo può rafforzare le culture locali favorendo la consapevolezza delle tradizioni, delle cerimonie e delle feste che le accompagnano. Ma che valore ha la tradizione se viene mantenuta viva coscientemente, a scopo di profitto, e ha ben poco a che vedere con la vita reale, che oggi, in tutto il mondo, sta diventando sempre più uniforme? Da qui nascono espressioni come zoo umano o artigianato da aeroporto e la riduzione delle culture a souvenir. Questi sono problemi che riguardano la caccia alla volpe in Inghilterra come il carnevale di Rio o i cosiddetti tour dei cannibali in Thailandia. La cosa innegabile è che il turismo, in un modo o nell altro, cambia le tradizioni, e a molte persone, soprattutto nel Terzo Mondo, questo mutamento dà la sensazione del degrado (da Viaggiatori d Occidente di David Nicholson-Lord, The Nation, USA, da Internazionale 17/10/97). Fortunatamente esistono anche casi in cui il turismo diventa un occasione di valorizzazione delle culture locali: è il caso, ad esempio, dei Kuna di Panama, una piccola popolazione indigena specializzata nella produzione delle molas, i carrè in stoffe colorate sovrapposte lavorati dalle donne della comunità. Le molas sono una creazione artistico-artigianale conosciuta in tutto il mondo, di cui i Kuna sono riusciti a conservare il controllo della produzione e della commercializzazione, e a mantenere i significati spirituali più profondi. Questi e simili casi successo si spiegano con il forte radicamento dei valori tradizionali nella comunità locale, e con la capacità della comunità di controllare i tempi, i modi e i limiti del rapporto con i turisti, riuscendo a distinguere - e separare - il mondo della tradizione più profondo e più 12

13 fondante della comunità stessa e gli elementi di questo mondo che possono essere condivisi con i turisti senza compromettersi. 3.5 Rito o teatro? A chiarire ulteriormente l impatto che il turismo può esercitare sulle culture altre può essere d aiuto una citazione dell antropologo torinese Marco Aime, viaggiatore appassionato, abile fotografo ed esperto conoscitore dell Africa. Aime, in particolare, ha compiuto numerosi viaggi di lavoro in Mali, per studiare da vicino le usanze del leggendario popolo Dogon. Chiedo a Cissé (Youssouf Tata Cissé, etnologo maliano, n.d.r.) che cosa pensi di queste danze turistiche. «E vero che non hanno lo stesso significato di quelle rituali - dice - ma questo i danzatori lo sanno benissimo. Però le danze sono uguali e questi giovani tra qualche anno saranno dei bravi danzatori. Guarda come si muovono! Se non ci fossero queste occasioni non potrebbero neppure esercitarsi e forse le danze si perderebbero.» A conferma delle sue parole è interessante la descrizione, fatta da Anounouloum Niangaly nel 1978, di una danza tenutasi a Banani nel corso di una cerimonia di fine raccolto. La sorpresa del giovane studioso dipendeva dal fatto che nessuno tra i giovani presenti partecipava alle danze e, ad animare la cerimonia, erano solo adulti e anziani. Inoltre Niangaly registra con un certo disappunto che quasi nessuno dei giovani presenti indossava abiti tradizionali. Ancora oggi le famiglie hanno difficoltà ad accumulare il cibo e le bevande necessarie a celebrare i funerali con le danze delle maschere e da circa quattro anni non si assiste a un uscita delle maschere in occasione di funerali in tutta la falaise dogon. Invece i turisti pagano CFA ( Lire, n.d.r.) per mezz ora di danze. Una cifra considerevole se si pensa che in Mali un salario mensile urbano medio si aggira attorno ai CFA [ ] Anche i turisti seduti lì davanti in fondo sanno benissimo che le danze che stanno osservando non sono rituali e forse non riuscirebbero neppure a comprenderne i significati e gli aspetti più profondi se queste fossero eseguite nel loro contesto naturale. Le danze tradizionali sono etniche, queste sono teatrali. [ ] Le performance culturali legate alla tradizione sono un ottimo supporto per il turismo, anche se sono artificiali. Il rischio è che vengano declassate da eventi culturali a semplice colore ; d altro canto bisogna riconoscere che talvolta è proprio la performance turistica a mantenere in vita, sebbene a livello più di forma che di contenuto, tradizioni in via di sparizione. (Marco Aime in Diario Dogon, Bollati Boringhieri, Torino, 2000). 3.6 Occasioni perdute I rapporti innescati dal turismo di massa, ad esempio nei viaggi organizzati, sono spesso superficiali e inadeguati, vere occasioni perdute. Simbolo del mancato incontro tra culture è il villaggio turistico (resort); una sorta di prigione per turisti (da cui non possono uscire se non accompagnati, e dove i locali non possono entrare, se non per lavorarci), pressoché uguale in ogni parte del mondo, riproduce (in meglio, e in posti più belli) stili e ritmi di vita dei paesi da cui le persone provengono. A qualcuno non sembra quindi fuori luogo parlare del turismo come nuova forma di colonialismo. Il grande successo del turismo organizzato in pacchetti sta proprio nel soddisfare i bisogni dei clienti, tenendoli lontani dai rischi che altrimenti comporterebbe un esplorazione individuale. Il villaggio turistico ha un origine militare, perfezionata in molte guerre coloniali. L idea è quella di riprodurre in ambienti diversi e ostili le condizioni di sicurezza e di comfort cui siamo abituati a casa nostra. Dalle decorazioni dentro la stanza d albergo, al cibo, alle guide, ai trasporti, alle strade, ai servizi igienici, alle reti di comunicazione e così via. Ma c è un prezzo da pagare, naturalmente, ed è la standardizzazione: chiunque ne capisca un po di tattica militare sa che l efficienza nella gestione dei grandi numeri comporta l azzeramento delle esigenze particolari e la strutturazione dei rapporti secondo una rigida gerarchia. La logistica del turista-colono necessita di uno stuolo di lavoratori subordinati. Inviato in un isola delle Antille, il giornalista della Repubblica Vittorio Zucconi ha ammesso di aver compiuto un viaggio nel colonialismo turistico dei nostri tempi, con gli schiavi di origine africana che portano i bagagli (V.Zucconi, I Viaggi di Repubblica 21 novembre 1997). Un immagine sconcertante, quanto realistica. (Duccio Canestrini, Andare a quel paese, Feltrinelli Traveller, Milano 2001). 13

14 Un altro evidente simbolo di un occasione mancata di incontro e scambio tra culture è la macchina fotografica, arma inseparabile per ogni turista che si rispetti Ad Haiti, fino a poco tempo fa, i turisti erano accolti con lanci di cipolle. Gli abitanti inferociti colpivano gli occidentali perché erano convinti che li fotografassero per mostrare agli amici quanto gli haitiani fossero poveri, e ridere di loro. Certo tipo di turismo inoltre non fa altro che rafforzare stereotipi e pregiudizi, per quanto questo possa sembrare strano. L occhio del turista vede solo ciò che già conosce. Questo proverbio africano conferma ciò che spiega lo psicologo Gulotta: Ciascuno di noi possiede una mappa mentale : ogni posto della Terra (indipendentemente dal fatto che ci sia stato o meno) è catalogato in questa mappa come più o meno selvaggio, più o meno incontaminato o esotico, più o meno ricco di occasioni di divertimento. Dipende dall idea che ce ne siamo fatti negli anni attraverso film, documentari, racconti degli amici, lezioni di geografia a scuola. E quando viaggiamo, la portiamo con noi, cercando una conferma alle nostre idee. E la cosiddetta attenzione selettiva : si tendono a notare i particolari che avvalorano i preconcetti, e a trascurare quelli che li metterebbero in discussione. Così, se qualcuno pensa che i paesi mediorientali siano sporchi, vedrà soprattutto vicoli poco puliti, senza magari notare l interno lindo dei bagni turchi pubblici E i cataloghi, su cui costruiamo le nostre rappresentazione mentali prima della partenza di un viaggio, ci danno un immagine edulcorata e fuorviante dei paesi che visiteremo: solo spiagge incontaminate, donne sensuali, popolazioni festose e accoglienti, con la completa rimozione di qualsiasi problema questi paesi possano avere. Inoltre spesso i turisti in vacanza hanno comportamenti irrispettosi che provocano conflitti con le popolazioni locali, perchè vogliono vivere senza pensieri e senza regole. La sensazione di libertà che provano i vacanzieri li porta ad assumere comportamenti impensabili in patria. Scatta il meccanismo inconscio del tanto qui chi mi conosce? che sta forse alla base della peggiore aberrazione del turismo: quello sessuale. Uomini insospettabili, padri di famiglia, stimati professionisti che conducono un esistenza normale nei loro paesi, finiscono per dimenticare qualsiasi senso etico una volta in vacanza. 14

15 II SEZIONE IL TURISMO RESPONSABILE 4. Alla ricerca di nuovi modelli 4.1 Avanguardie responsabili Alla luce di quanto si è detto fin qui, non stupisce che, parallelamente al boom turistico e alla rapida crescita dei viaggi internazionali, siano nate le prime esperienze di critica e di denuncia. Inizialmente sono state soprattutto le Chiese a occuparsi della questione, fin dal 1967, dichiarato Anno internazionale del turismo dall OMT. Nel 1970, presso l Accademia Evangelica di Tutzing, in Germania, si svolge la prima Consultazione internazionale sul turismo, promossa dal Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC World Council of Churches ). Le conferenze sull argomento si susseguono negli anni, sempre in ambito ecclesiale, soprattutto nel Sud del mondo: nel 1972 ai Caraibi; nel 1975 a Penang, in Malesia, promossa dalla Conferenza Cristiana dell Asia, durante la quale viene presentato il primo codice etico per turisti; nel 1980 a Manila il meeting alternativo alla conferenza ufficiale della OMT, indetto ancora una volta dalla Conferenza Cristiana Asiatica. In quell occasione, gli attivisti discutono il ruolo delle multinazionali nel settore, sollevano la questione del turismo sessuale, dichiarano che il turismo ha provocato nei paesi di destinazione più danni che benefici. Da queste esperienze, nel 1982 nasce a Bangkok la Ecumenical Coalition for Third World Tourism, promossa dal Consiglio Mondiale delle Chiese, approvata poi anche dal Vaticano, con lo scopo di stimolare una consapevolezza globale dell impatto del turismo. La ECTWT offre a chi è stato danneggiato la possibilità di esprimere le proprie opinioni, supporta azioni popolari, incoraggia i cambiamenti, stimolando ricerche e riflessioni in merito, favorisce le buone pratiche nel turismo, per garantire giustizia e dignità umana, nella logica dell autosviluppo. Il modo in cui il turismo è organizzato è neocolonialismo. Voi avete diritto allo svago e il denaro per concedervelo, noi no. E la nostra dipendenza economica da questa risorsa fa sì che i turisti debbano essere trattati come dei : questo il lapidario commento di Padre Desmond De Souza, indiano di Goa e segretario per anni di ECTWT. Il turismo inizia dunque ad assumere il carattere di una grande questione globale di giustizia sociale e diritti umani. Si fa appello a tutti gli individui affinché agiscano per arginare le devastanti conseguenze di un turismo divenuto sistema deteriore. Ancora meglio, si incoraggia a proporre alternative a questa risorsa. ( Nel 1975 nasce, in India, Equations (Equitable Tourism Options), un organizzazione che lavora per la trasformazione del turismo di massa in un turismo attento e documentato. In questi anni anche nel Nord del mondo prende forma un movimento di attenzione e critica al turismo. Nel 1982, lo stesso anno in cui a Bangkok nasce la ECTWT, a Stoccarda viene creata Ten (Tourism European Network), rete europea cui aderiscono associazioni e ong attive nel campo del turismo responsabile, ma anche centri di ricerca, singoli intellettuali, attivisti, scrittori e giornalisti. Ten è il partner europeo della ECTWT, ma non è espressione di alcuna gerarchia ecclesiastica o di alcuna confessione. Di Ten fa parte, dal 1993, per l Italia, l associazione Ram di Camogli. Le istanze delle varie associazioni nel Nord e nel Sud del mondo che si battono per un turismo meno dannoso, insieme alla crescente richiesta di uno sviluppo sostenibile del settore raggiungono finalmente le istituzioni. Nel 1995 a Lanzarote, nelle Canarie, si tiene la Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, promossa tra gli altri dall Unesco e dall Unep (United Nations Environment Programme). Alla fine dei lavori viene approvata la Carta di Lanzarote, considerata pietra miliare nella storia del turismo sostenibile. 15

16 Anche l OMT, che negli anni 90 aveva iniziato a occuparsi di turismo sostenibile, istituendo una apposita sezione, pubblica, nell ottobre 1999 a Santiago del Cile, il Global Code of Ethics for Tourism. Questa carta etica, alla cui stesura hanno partecipato anche delegati di governi e dell industria turistica, vuole essere una sintesi delle carte precedenti sul viaggiare sostenibile, e punto di riferimento per gli anni a venire (anche se alcuni critici lo definiscono un documento molto moderato). Il Vaticano si dimostra attento alle critiche che dalle Chiese del Sud del mondo arrivano al turismo. Tale attenzione si concretizza nel messaggio di Papa Giovanni Paolo II, il 9 giugno 2001, in occasione della XXII Giornata Mondiale del turismo, che critica la mercificazione e il poco rispetto delle altre culture, tipico di certe forme di turismo: In alcuni luoghi il turismo di massa ha generato una forma di sottocultura che avvilisce sia il turista, sia la comunità che l'accoglie: si tende a strumentalizzare a fini commerciali le vestigia di civiltà primitive e i riti di iniziazione ancora viventi in alcune società tradizionali. Per le comunità di accoglienza, molte volte il turismo diventa un'opportunità per vendere prodotti cosiddetti esotici. Sorgono così centri di vacanze sofisticati, lontani da un contatto reale con la cultura del paese ospitante o caratterizzati da un esotismo superficiale ad uso dei curiosi, assetati di nuove sensazioni. Purtroppo questo desiderio sfrenato giunge qualche volta ad aberrazioni umilianti come lo sfruttamento di donne e di bambini per un commercio sessuale senza scrupoli, che costituisce uno scandalo intollerabile. Occorre fare tutto il possibile perché il turismo non diventi in nessun caso una moderna forma di sfruttamento, ma sia occasione per un utile scambio di esperienze e per un proficuo dialogo tra civiltà diverse. In una umanità globalizzata, il turismo è talora fattore importante di mondializzazione, in grado di provocare cambiamenti radicali e irreversibili nelle culture delle comunità di accoglienza. (...) Non c'è dubbio che, rettamente orientato, il turismo diventa un'opportunità per il dialogo fra le civiltà e le culture e, in definitiva, un prezioso servizio alla pace. Intanto, nel 1996, in Italia prende vita un Forum nazionale di attenzione al turismo, un incontro annuale di tutti gli operatori turistici e non (associazioni ambientaliste, ong, giornalisti, tour operators attenti alla tematica), da cui l anno successivo nascerà AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile). 4.2 L impegno dell Italia Come si è detto, tra le prime associazioni in Italia a occuparsi di turismo responsabile c è stata Ram, fondata a S.Rocco di Camogli nel Ram, protagonista insieme ad altre realtà della nascita nel nostro paese del commercio equo e solidale, si occupa anche di turismo a 360 gradi: da una sua costola nasce infatti il Centro di attenzione al turismo, prima struttura non accademica in Italia a occuparsi di critica al turismo; dai viaggi e dai contatti con i produttori locali in Asia per il commercio equo nasce invece l idea dei viaggi-incontro, che mettono in diretta comunicazione consumatori equi e solidali (e non solo) con le cooperative di produttori nei paesi del Sud. Tali viaggi sono ispirati ai Criteri per un viaggiare non dannoso, redatti da Ram stessa. L associazione si occupa anche di editoria, con la bibbia del turismo responsabile in Italia ( Turismo responsabile - nuovi paradigmi per viaggiare in Terzo Mondo di Renzo Garrone), le microguide, che presentano i paesi dell Asia in cui RAM opera, fornendo il più possibile informazioni corrette e non stereotipate, il video Check Out, che sintetizza i principali aspetti del turismo internazionale. Dall iniziativa di Ram nasce il Forum Italiano Turismo Responsabile, momento di confronto tra ong e associazioni, tra operatori profit e no profit, giornalisti e osservatori, sensibili ai temi della critica al turismo e alla ricerca di alternative. L incontro tra queste associazioni, tra cui ong come Icei, Mlal e Aspac, organizzazioni ambientaliste come Legambiente, Wwf e Cts, l associazione delle imprese turistiche aderenti alla Lega delle Cooperative (Ancst), l Associazione Consumatori Utenti, Ecpat, il giornale di strada Terre di Mezzo, è stato fecondo, e ha portato nel novembre 1997 alla sottoscrizione della "Carta d'identità per Viaggi Sostenibili". [vedere allegato 1] 16

17 L obiettivo del documento, sottoscritto a Verona da 11 associazioni, ha l'obiettivo dichiarato di promuovere un modo di fare turismo che sia equo nella distribuzione dei proventi, rispettoso delle comunità locali e a basso impatto ambientale. Scopo della Carta è evidenziare i punti imprescindibili attraverso cui è possibile realizzare un viaggio che abbia davvero queste caratteristiche. Attraverso tre fasi temporali - prima, durante e dopo - vengono presi in esame tutti gli aspetti principali del viaggio, fornendo indicazioni concrete sulle modalità da applicare, sensibilizzando sia l'utente sia il tour operator. Le undici associazioni che hanno sottoscritto la "Carta d'identità per viaggi sostenibili" hanno dato vita a Milano, nel maggio 1998, all' Associazione Italiana Turismo Responsabile per la diffusione e la realizzazione dei principi contenuti nella Carta. Un grosso ruolo all interno di AITR è ricoperto dalle ong, che nel turismo responsabile hanno visto una grossa occasione di conoscenza e sensibilizzazione: i viaggi da queste organizzati permettono infatti a soci, amici, finanziatori o semplici curiosi, oltre a una conoscenza reale e problematica, al di là degli stereotipi, dei paesi in cui le ong operano, anche di visitare i progetti di cooperazione internazionale delle ong stesse e di conoscere i volontari e le popolazioni locali che beneficiano del progetto. In un secondo momento, le ong hanno cominciato a considerare il turismo responsabile non solo come occasione di sensibilizzazione in Italia, ma anche come possibile sostegno allo sviluppo nelle zone interessate. Ecco dunque i primi progetti di cooperazione internazionale rivolti al turismo responsabile, in particolare quelli di Acra/Icei in Senegal e Repubblica Dominicana, di CpS e il Cisv in Senegal, di Mlal e Pluriverso in Brasile e Perù. Visto il successo delle proposte di viaggio, alcune ong (Cisv di Torino, Mlal di Verona, Cmsr di Livorno e Celim di Milano) hanno deciso di unire le forze, aprendo il primo circolo di base del Centro Turistico Acli (il Cta Volontari per lo Sviluppo) che si occupa esclusivamente di turismo responsabile, organizzando viaggi e campi di lavoro nei paesi ove le ong operano. Attualmente AITR comprende 35 associazioni che si occupano a diverso titolo di turismo e alcuni soci individuali, ed è diventata di fatto l associazione del turismo no profit in Italia, dando anche l avvio a numerosi tavoli di lavoro che si occupano di diverse tematiche: turismo in uscita dall'italia, turismo in Italia, scuola e turismo, informazione e turismo, ecc. Di recente è stata avviata una riflessione per ridefinire il concetto di turismo responsabile, che ha condotto a una seconda Carta, detta Carta Italia, contenente le linee guida per un turismo incoming nel nostro paese. Tra gli obiettivi, quello ambizioso di approdare a un marchio per la certificazione del turismo responsabile (il cui primo passo è il monitoraggio dei viaggi da parte di chi vi partecipa), e quello di attivare percorsi di formazione: per i circoli di base delle associazioni nazionali che fanno parte di AITR e per le botteghe del mondo sensibili al tema. La Carta Italia richiama l'attenzione sulla relazione fra turisti, industria turistica e comunità d'accoglienza. Perché la qualità non è fatta soltanto di stelle o di rapporto prezzi/servizi, ma anche di rapporti ecologicamente e umanamente corretti. Si caldeggia un turismo d'incontro, rispettoso delle diversità naturali e culturali, che richiede un certo spirito di adattamento ad abitudini nuove e inconsuete. Incoraggia residenti e visitatori a condividere gli aspetti più caratteristici del territorio, con positiva curiosità, oltre gli stereotipi e le forzature folkloristiche. E rispettando il diritto delle comunità locali di decidere sui pro e contro dell'offerta turistica nel loro territorio. In tutto questo, la posta in gioco per AITR è alta: far sì che il turismo attento e consapevole diventi non l'ennesimo "prodotto di nicchia", ma una diffusa e contagiosa filosofia di viaggio. 5. Il decalogo del buon viaggiatore 5.1 Le regole da seguire 17

18 Ma cosa si intende per turismo responsabile? Ci aiutano a rispondere alcuni comandamenti, in cui si condensano i principi della Carta d identità per viaggi sostenibili: Chiediti perché viaggi: è importante saperlo. Informati sulla storia e sulla cultura del paese di destinazione. Fatti spiegare dal tuo agente di viaggio qual è la sua etica. Chiedi quale percentuale del prezzo del viaggio va alle comunità ospitanti. Metti in valigia lo spirito di adattamento. Lascia a casa le certezze. Rispetta le persone, l'ambiente e il patrimonio storico culturale. Non chiedere privilegi o pratiche che causino impatto negativo. Se possibile, arrangiati con la lingua locale senza imporre la tua. Non ostentare ricchezza stridente rispetto al tenore di vita locale. Prima di effettuare scatti o riprese video chiedi il permesso. Non assumere comportamenti offensivi per usi e costumi locali. Non cercare l'esotico, cerca l'autentico. Non accontentarti delle diapositive: pensa ai rapporti umani. Coltiva le relazioni una volta rientrato. Mantieni le promesse fatte in viaggio. In concreto, dunque, viaggiare in modo responsabile implica che la maggior parte dei soldi spesi ricadano in loco, utilizzando, dove possibile, i mezzi di trasporto pubblici (treni e corriere), alloggiando presso famiglie, strutture gestite dalle comunità dei villaggi o piccole pensioni. Una parte della quota che si versa è destinata direttamente a un progetto di sviluppo delle ong, visitato durante il viaggio. Il cuore dell'esperienza è rappresentato dall'incontro e dalla conoscenza: incontro con i volontari che operano nei progetti delle associazioni ma, soprattutto, con la popolazione locale; conoscenza reale del paese, nella sua complessità, con i suoi problemi e le speranze della gente. Si viaggia in piccoli gruppi, per permettere una maggiore autonomia dei partecipanti che possono decidere, nei limiti del possibile, il programma del viaggio, uscendo dalla logica del "tutto organizzato". Pilastro del viaggio è poi la riunione preparatoria, che permette di cominciare a conoscere gli altri partecipanti, l'associazione che organizza il tour, i progetti e il paese che si visiterà. Ma il tutto rimane comunque e sempre all inssegna della vacanza: non si trascurano le spiagge, i parchi naturali, la storia e l'architettura, le feste e il buon cibo, insomma tutto ciò che il paese visitato può offrire. Coniugando impegno e divertimento. 5.2 No alla fretta Una caratteristica distintiva del viaggiatore responsabile dovrebbe essere la calma, l immersione in una dimensione temporale dilatata rispetto ai ritmi frenetici della vita e del lavoro nel paese di provenienza. Al contrario di quanto avviene nei pacchetti di viaggi organizzati, propri del turismo tradizionale, in cui prevale lo stile del mordi e fuggi, del consumo frenetico, che non si lascia alle spalle se non un po di caos e di rifiuti da smaltire. Nel tour de force rutilante tra parchi, musei, visite guidate, ad andare perduta è proprio la dimensione dell incontro, della conoscenza autentica di quanto si va a visitare, mentre prevale l ansia di vedere più luoghi possibili nel minor lasso di tempo (quello della vacanza), carpendo testimonianze-lampo e foto ricordo da ostentare agli amici una volta tornati a casa. Si va in un villaggio, in un abitazione, a una cerimonia nascosti dietro le macchine fotografiche, e ciò che si vede spesso lo si pensa già in funzione dell immagine che se ne vorrebbe trarre. L individuo inquadrato perde la sua personalità per acquistare quella che il fotografo intende assegnargli: mistico, esotico, pittoresco, selvaggio. Questo approccio finisce per spersonalizzare inevitabilmente il rapporto tra fotografo e fotografato, innescando spesso dinamiche di tipo commerciale (i nativi che chiedono soldi per farsi fotografare). 18

19 Scegliendo un individuo come soggetto della nostra fotografia lo allontaniamo inevitabilmente da noi e lo trasformiamo in simbolo. Più è diverso, più ci sembra interessante. Creiamo un altro da noi. La lentezza, abolita dalla maggior parte dei programmi di viaggio, potrebbe invece divenire un valore se vissuta come mezzo per approfondire l incontro, per diluire almeno un po la distanza esistente tra turista e nativo. C è da chiedersi se gli operatori turistici, stipando quante più mete possibili nell arco di pochi giorni, rispondano a una reale domanda del pubblico oppure a un bisogno creato da loro stessi. Una proposta provocatoria ci viene dall antropologo e fotografo provetto, e pentito, Marco Aime, che suggerisce: visto che le sensazioni prodotte dalla visione di una diapositiva non possono essere paragonate a quelle vissute nella realtà visitata, la mia modesta proposta a chi davvero vuole diventare turista responsabile (e anche a chi propone viaggi di questo tipo) è di provare a lasciare a casa la macchina fotografica e a rallentare il proprio viaggio. Non credo che questo basti a risolvere il dilemma etico del turista, ma forse qualcosa può cambiare. La realtà va osservata per ore, giorni, settimane, non a 1/125 di secondo e allora le persone possono vivere come tali e non come soggetti da inquadrare. In questo modo, con i ritmi del nostro orologio biologico, può accadere che un paese straniero ci scavi nell animo. Per questo i viaggi responsabili hanno spesso dei tempi apparentemente morti, non per carenza di organizzazione, ma per permettere che lo spirito del luogo possa imporsi, far breccia, penetrare pian piano nel turista. E per questo privilegiano i mezzi di trasporto che, come pulmann e treni, consentono di contemplare in dettaglio i paesaggi naturali e umani attraversati. Chiudiamo queste riflessioni con una citazione di Herman Hesse: Nonostante il mio ardente amore per Venezia, la laguna veneziana sarebbe tuttora per me una curiosità straniera e strana, qualcosa di incompreso, se una volta, stancatomi di contemplare stupidamente il paesaggio, non avessi condiviso per otto giorni e altrettante notti barca, pane e alloggio con un pescatore di Torcello: remavo lungo le isole, attraversavo a guado con la rete a mano le torbide barre di foce; imparavo a conoscere acqua, flora e fauna della laguna, respiravo e osservavo la sua atmosfera singolare, e da allora la laguna mi è familiare e amica. Avrei forse potuto spendere quegli otto giorni per Tiziano e Veronese, ma nella braca di un pescatore con la vela triangolare color bruno dorato ho appreso a intendere Tiziano e Veronese meglio che all Accademia e nel Palazzo Ducale. E non soltanto qualche quadro, ma Venezia tutta intera non è più per me un bell enigma inquietante, ma una realtà molto più attraente, un mondo che mi appartiene e sul quale posso esercitare il diritto di chi lo comprende. (H. Hesse, Il viandante, Mondadori, Milano, 1993). 6. I protagonisti del turismo responsabile 6.1 Identikit del viaggiatore responsabile La grossa novità degli ultimi anni è che i turisti responsabili non appartengono più a particolari gruppi socio-economici e professionali, ovvero non sono più necessariamente militanti del sociale, alternativi interessati alle forme equo-solidali di consumo o membri delle associazioni di volontariato. Impiegati, professori, architetti, operai, il turismo responsabile è oggi un gran calderone in cui confluiscono le esigenze più svariate. Almeno per quanto riguarda l Italia, l utenza è costituita da un pubblico soprattutto femminile, al 70% dei casi. Nel 73% dei casi sono persone che si iscrivono individualmente. La fascia di età più rappresentata è quella tra i 25 e i 40 anni (46%), seguita dalla fascia dai 40 ai 60 anni con il 33%. Spesso si tratta di viaggiatori che si 19

20 avvicinano per la prima volta a questo tipo di viaggi: nel 75% dei casi non hanno mai partecipato prima a pratiche di turismo responsabile. Gli iscritti ai viaggi provengono da tutta Italia. Per lo più si tratta di viaggiatori accomunati dal desiderio di provare esperienze irripetibili, esperienze capaci di cambiarti dal di dentro, in cui effettivamente si costruisce un rapporto con il paese e con la gente, come ci hanno raccontato alcuni di loro. La prevalenza femminile nei viaggi responsabili può avere diverse spiegazioni. Ad esempio, secondo Massimo Busani di Pindorama, «le donne hanno maggiori difficoltà ad effettuare un viaggio in un paese del Sud del mondo da sole, mentre la partenza in gruppo organizzato può rassicurarle». Questo però non spiega ancora la preferenza per un turismo solidale. Per D. Piazza di Ctm-Mag di Padova «non si deve scordare che gran parte dei viaggi sono destinati ai volontari che operano nelle botteghe del commercio equo e solidale che sono prevalentemente donne», mentre A. Gazzi, responsabile dell Ufficio campi del WwF-Italia, sottolinea il diverso grado di sensibilità verso le tematiche Nord-Sud, e sostiene che «lo scambio, la conoscenza e il confronto delle tradizioni, sono affrontati dalle donne con meno condizionamenti». 6.2 Le comunità ospiti Le associazioni che promuovono viaggi responsabili tendono a rivolgersi a comunità o strutture del luogo di destinazione con cui già esiste un rapporto di collaborazione o conoscenza reciproca consolidata nel tempo, che garantisca una convergenza di valori nonché un certo standard di qualità ritenuto minimo. Per comunità ospitante si possono in realtà intendere diversi attori sociali: amministrazioni ed enti locali (regioni, province, comuni, enti di promozione turistica, enti di gestione di aree protette, ecc.), imprenditoria turistica, rappresentanti delle comunità locali, singoli cittadini, associazioni a vario titolo impegnate nello sviluppo sostenibile del territorio. In conformità ai principi enunciati dalla Carta di Identità per viaggi sostenibili, nei viaggi responsabili si cerca di restituire alle comunità locali coinvolte dal fenomeno turistico la facoltà di controllarne lo sviluppo. A tal fine è indispensabile che i diversi soggetti della comunità abbiano la possibilità di esprimere i propri problemi e di sentirsi legittimati all interno del percorso collettivo. Le persone sentono così di esistere dentro la comunità. Occorre dunque sviluppare relazioni che mettano i soggetti in grado di contare, definire i problemi e trovare soluzioni comuni che promuovano il senso di proprietà collettiva del territorio. Le comunità locali, in particolare, possono svolgere un ruolo importante prima, durante e dopo il viaggio. Ad esempio pianificando in vari modi lo sviluppo locale, esprimendosi in merito ai flussi turistici e al loro impatto sulla cultura e l ambiente, e progettando strutture ricettive adeguate. Dalla comunità dipende poi la qualità dell accoglienza e la piacevolezza del soggiorno, nonchè la ricchezza degli incontri e degli scambi culturali. Le potenzialità del turismo responsabile permettono anche, spesso, di creare una cerniera tra le vecchie generazioni (depositarie dei saperi tradizionali) e i giovani, più aperti a iniziative d imprenditoria locale. La comunità ha anche la responsabilità di verificare che le somme di denaro ottenute dai flussi turistici abbiano una reale ricaduta positiva sull economia nella sua globalità, e che vadano ad alimentare gli altri settori produttivi. 6.3 L accompagnatore Nei viaggi di turismo responsabile l accompagnatore ha un ruolo particolare. Non si tratta di una guida turistica nel senso classico del termine, anche perché in genere i viaggiatori partono già con una certa preparazione e con una certa idea di quello che vorranno vedere. Molto spesso, i tour operator o le agenzie che organizzano tour responsabili provvedono prima della partenza a realizzare incontri preliminari, in occasione dei quali, oltre alle informazioni tecnico-logistiche sui 20

A N A L I S I D E L L A D O M A N D A T U R I S T I C A N E G L I E S E R C I Z I A L B E R G H I E R I D I R O M A E P R O V I N C I A

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