Concorrenza, Monopolio, Oligopolio
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1 5 Concorrenza, Monopolio, Oligopolio Selezione di Diapositive per il Corso di MICROECONOMIA (III Canale P-Z) 2 Semestre 2018 Prof. Carlo Pietrobelli carlo.pietrobelli@uniroma3.it 1
2 Figura 10.9: Relazione tra MP, AP, MC e AVC AVC = w/ap MC = w/mp carlo.pietrobelli@uniroma3.it 2
3 I COSTI NEL LUNGO PERIODO La crescita del prodotto dell impresa definisce il sentiero di espansione della produzione, il quale descrive il costo totale minimo necessario per ciascun livello di produzione In corrispondenza del sentiero di espansione dell output è possibile definire la curva del costo totale di lungo periodo (LTC) L andamento della LTC dipende dai rendimenti di scala della funzione di produzione carlo.pietrobelli@uniroma3.it 3
4 Figura 10.14: Sentiero di espansione della produzione di lungo periodo combinazioni di fattori che consentono di produrre un livello di produzione al minimo costo 4
5 Figura 10.15: Curve di costo totale, medio e marginale di lungo periodo Nel LP, l impresa può decidere di cessare l attività LAC si deriva dalla pendenza della retta che unisce il punto con l origine LMC si deriva dalla pendenza della tangente alla curva nel punto LAC = LMC nel punto minimo di LAC (Q 3 ) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 5
6 Figura 10.16: Curve LTC, LMC e LAC e rendimenti di scala costanti nella produzione (sempre in ipotesi di prezzi dei fattori costanti) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 6
7 Figura 10.17: Curve LTC, LMC e LAC e rendimenti di scala decrescenti nella produzione Sempre LAC<LMC Nella realtà spesso i rendimenti di scala variano al variare della produzione (non sono sempre uguali per diversi livelli della produzione) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 7
8 Figura 10.18: Curve LTC, LMC e LAC e rendimenti di scala crescenti nella produzione Sempre LAC>LMC carlo.pietrobelli@uniroma3.it 8
9 COSTI DI LUNGO PERIODO E STRUTTURA DELL INDUSTRIA La struttura di un industria è fortemente influenzata dai costi di lungo periodo in quanto la sopravvivenza di un impresa, data la tecnologia, dipende dalla sua capacità di ridurre al minimo i costi totali di produzione nel lungo periodo Il livello di output corrispondente al punto di minimo della curva LAC dipende dalla particolare forma assunta da questa ultima Quando la curva LAC ha pendenza negativa per tutti i livelli di output, i costi sono minimi se nel mercato opera una sola impresa (monopolio naturale) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 9
10 Figura 10.19: Curve LAC caratteristiche di industrie fortemente concentrate 10
11 COSTI DI LUNGO PERIODO E STRUTTURA DELL INDUSTRIA Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi medi rappresenta una quota consistente del mercato allora in quel mercato operano poche imprese Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi medi rappresenta solo una piccola frazione del mercato, allora in quel mercato operano molte piccole imprese Accade lo stesso anche nel caso in cui la curva LAC è orizzontale oppure inclinata positivamente carlo.pietrobelli@uniroma3.it 11
12 Figura 10.20: Curve LAC tipiche di industrie non concentrate 12
13 Struttura di Mercato Le caratteristiche del mercato che influenzano il comportamento di acquirenti e di venditori Quanti acquirenti e venditori Il prodotto è standardizzato, indistinguibile da quello offerto da altre imprese, o viceversa ci sono differenze significative Vi sono barriere all entrata o all uscita, oppure si può facilmente accedere al mercato e poi abbandonarlo? 13 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
14 Concorrenza perfetta Le caratteristiche del mercato molti acquirenti e venditori quanto è molti? nessuna azione di un singolo ha effetto sul prezzo di mercato le imprese sono price taker la domanda del prodotto dell impresa è perfettamente orizzontale il prodotto è omogeneo vi è perfetta informazione non vi sono barriere all entrata e all uscita Barriere legali I venditori già presenti sul mercato hanno un vantaggio considerevole sugli altri (p.es.: fedeltà alla marca) Economie di scala 14 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
15 LE QUATTRO CONDIZIONI DELLA CONCORRENZA PERFETTA 1. Le imprese producono un bene indifferenziato 2. Le imprese sono price takers, nel prendere le loro decisioni considerano come dato il prezzo del prodotto 3. I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo 4. Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 15
16 Impresa e settore in concorrenza perfetta Esempio del mercato dell oro Il settore in concorrenza perfetta (figura a) Domanda ed offerta determinano il prezzo di mercato. L impresa in concorrenza perfetta (figura b) la domanda del prodotto per l impresa è perfettamente orizzontale Questo vuol dire che le imprese sono price taker (prodotti standardizzati) 16 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
17 Gli obiettivi delle imprese La massimizzazione soggetta a vincoli Dei proprietari Dei dirigenti Dei lavoratori (dipendenti) Ipotizziamo l impresa come un unico soggetto economico Profitto = RT - CT Profitto CONTABILE (costi espliciti) Profitto ECONOMICO (costi opportunità) Quale la definizione corretta? A fini fiscali conta il profitto contabile per capire il comportamento dei soggetti economici conta il profitto economico 17 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
18 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO L obiettivo della massimizzazione del profitto consente di determinare la quantità di produzione offerta dall impresa tale da rendere massima la differenza tra ricavi totali e costi totali In termini grafici ciò significa trovare la distanza massima tra la retta del ricavo totale (TR) e la curva del costo totale (TC) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 18
19 Tutti i costi vanno considerati! Costi espliciti Costi impliciti Costo opportunità di: Affitto Interessi sui prestiti Stipendi dei dirigenti Salari (orari) dei lavoratori Costo delle materie prime Il proprio terreno (affitto sacrificato) Il proprio denaro (investimenti alternativi) Il proprio tempo (reddito da lavoro al quale rinuncia) Il proprio tempo (reddito da lavoro al quale rinuncia) L impiego alternativo delle stesse materie prime 19 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
20 Figura 11.1: Ricavi, costi e profitto economico carlo.pietrobelli@uniroma3.it 20
21 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO La massima distanza tra due curve si ottiene nel punto in cui la retta tangente è parallela alla retta che unisce il punto della curva con l origine. La pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR) La pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC) In termini economici il ricavo marginale misura la variazione del ricavo totale quando varia di una unità la quantità venduta MAX Profitto = PQ TC q si ottiene con π Q = P - MC q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 21
22 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO Per l impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato Infatti, al prezzo vigente sul mercato l impresa concorrenziale può vendere qualsiasi quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare In definitiva, la massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta impone l eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale: P = MC Tale eguaglianza deve essere verificata lungo il tratto crescente della curva del costo marginale Qualsiasi altro livello di produzione, minore o maggiore, risulta non ottimale ai fini della massimizzazione del profitto carlo.pietrobelli@uniroma3.it 22
23 Figura 11.2: Livello di produzione che massimizza il profitto nel breve periodo 23
24 Regola di Chiusura dell attività se Q* è il livello di produzione per cui MR=MC, nel breve periodo: Se TR > TVC per Q*: l impresa dovrebbe continuare a produrre Se TR < TVC per Q*: l impresa dovrebbe cessare l attività Se TR = TVC per Q*: per l impresa è equivalente cessare l attività o continuare a produrre 24 Dipende quindi se l impresa riesce a coprire almeno i costi d esercizio Nel lungo periodo, l impresa deve comunque uscire dall industria quando subisce una perdita carlo.pietrobelli@uniroma3.it
25 Figura 6: Condizione di Chiusura dell attività 25
26 Figura 11.3: Curva di offerta di breve periodo di un impresa in concorrenza perfetta Se il prezzo di mercato risulta superiore rispetto al punto di minimo dei costi medi variabili, allora pur realizzando un profitto negativo all impresa conviene continuare ad offrire il prodotto sul mercato In definitiva, la curva di offerta dell impresa di breve periodo corrisponde al tratto crescente della curva del costo marginale al di sopra della curva del costo medio variabile 26
27 CURVA DI OFFERTA DI MERCATO DI BREVE PERIODO Ad ogni dato prezzo, la curva di offerta di mercato di breve periodo è pari alla somma delle quantità offerte da tutte le imprese operanti sul mercato, a quel prezzo Essa è uguale alla somma orizzontale delle curve di offerta individuali di ciascuna impresa carlo.pietrobelli@uniroma3.it 27
28 Figura 11.4: Curva di offerta di breve periodo di un industria in concorrenza perfetta 28
29 EQUILIBRIO DI BREVE PERIODO IN CONCORRENZA PERFETTA L equilibrio di mercato di concorrenza perfetta di breve periodo si realizza quando la quantità domandata eguaglia la quantità offerta Dall intersezione delle curve di domanda e di offerta scaturisce il prezzo di mercato Per la singola impresa tale prezzo determina la curva di domanda (perfettamente orizzontale) alla quale fare riferimento carlo.pietrobelli@uniroma3.it 29
30 Figura 11.5: Determinazione del prezzo e della quantità di equilibrio in concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 30
31 Figura 11.6: Prezzo di equilibrio di breve periodo che comporta perdite economiche 31
32 EFFICIENZA DELL EQUILIBRIO L equilibrio di concorrenza perfetta garantisce l efficienza allocativa delle risorse, nel senso che garantisce il completo sfruttamento delle possibilità di guadagno derivanti dallo scambio Non esiste la possibilità, né per i consumatori né per le imprese, di accordarsi per effettuare scambi reciprocamente vantaggiosi ad un prezzo diverso da quello che scaturisce dall equilibrio di mercato carlo.pietrobelli@uniroma3.it 32
33 Figura 11.7: L equilibrio concorrenziale di breve periodo è efficiente Il valore delle risorse addizionali necessarie ad un impresa per produrre l ultima unità di prodotto (MC), è esattamente uguale al valore dell ultima unità di prodotto per gli acquirenti (P) Non possono verificarsi ulteriori scambi reciprocamente vantaggiosi I consumatori sarebbero felici di pagare meno di 10 per un unita addizionale di prodotto, ma. nessuna impresa sarebbe disposta a produrre a queste condizioni. Lo stesso per le imprese che vorrebbero vendere a un prezzo maggiore di 10, ma. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 33
34 IL SURPLUS DEL PRODUTTORE Il surplus del produttore è il beneficio monetario di un impresa che produce il livello di output che massimizza il profitto In generale, nel breve periodo il surplus del produttore è pari al profitto economico più i costi fissi Il surplus aggregato dei produttori è pari alla somma dei surplus di tutte le imprese La somma del surplus aggregato dei produttori e del surplus aggregato dei consumatori misura il beneficio totale dello scambio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 34
35 Figura 11.8: Due misure equivalenti del surplus del produttore la differenza tra RT e CV calcolati per una produzione dove P=MC, ma anche considerando che: VC Q = MC 1 + MC 2 + MC Q, cioè l area sottostante alla curva MC carlo.pietrobelli@uniroma3.it 35
36 Figura 11.9: Surplus aggregato dei produttori quando la curva di costo marginale della singola impresa è inclinata positivamente Sulla curva di offerta: Il prezzo minimo al quale le imprese sono disposte a offrire il bene Differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo minimo al quale sono disposte ad offrire è il surplus del produttore. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 36
37 Figura 11.10: Beneficio totale derivante dallo scambio in un mercato 37
38 AGGIUSTAMENTI NEL LUNGO PERIODO Nel lungo periodo un impresa può adeguare la propria dotazione di capitale alle mutate condizioni di mercato Sempre nel lungo periodo è possibile che nuove imprese decidano di entrare nel mercato qualora intravedano la possibilità di realizzare profitti Analogamente, imprese già operanti nel mercato possono decidere di uscire se non ottengono profitti positivi 38
39 AGGIUSTAMENTI NEL LUNGO PERIODO Questi aggiustamenti fanno sì che nel lungo periodo si determini una situazione nella quale: Il prezzo di equilibrio è pari al valore minimo della curva del costo medio di lungo periodo L output è prodotto al costo unitario più basso possibile Al venditore è pagato solo il costo di produzione Il profitto economico è nullo per tutte le imprese carlo.pietrobelli@uniroma3.it 39
40 dal profitto nel breve periodo all equilibrio nel lungo periodo Prezzo per tonn $9 $8 $7 (a) Settore S 1 S 2 S 3 A B C S 4 Dollari (b) Impresa MC A $9 d 1 = MR 1 B ATC $8 d 2 = MR 2 C $7 d 3 = MR 3 $5 E E $5 d 4 = MR 4 D , tonn all anno tonn all anno Le aspettative di profitto attraggono nuove imprese È possibile aumentare l impiego di tutti i fattori produttivi 40
41 L equilibrio di lungo periodo AC MC P Impresa LMC LAC AC MC P Settore SS di breve periodo P* q* D=MR=AR Quantità P* Q D LS Quantità Il mercato raggiunge un equilibrio di lungo quando l impresa rappresentativa ottiene solo i profitti normali, ossia nel punto di minimo della LAC. La curva di offerta di lungo periodo è allora orizzontale (i costi sono identici per tutte le imprese). Se l espansione del settore facesse aumentare i prezzi dei fattori (ad esempio il lavoro), allora la curva di offerta di lungo periodo non sarebbe orizzontale ma inclinata positivamente. 41 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
42 Figura 11.12: Un livello di prezzo che genera profitto economico la situazione con Q=200 è instabile, nuovi produttori sono attratti 42
43 Figura 11.13: Una fase dell aggiustamento verso l equilibrio di lungo periodo L entrata di nuovi produttori determina uno spostamento di S; diminuisce il prezzo; le imprese adeguano la loro dotazione di capitale; le nuove curve sono ATC 2 e SMC 2; l effetto netto è comunque quello di spostare verso destra la S Ci sono però ancora profitti positivi, che attraggono nuove imprese.. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 43
44 Figura 11.14: Equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta 44
45 Figura 11.15: Curva di offerta di lungo periodo di un industria in concorrenza perfetta 45
46 CURVA DI OFFERTA DI LUNGO PERIODO La curva di offerta di mercato di lungo periodo fornisce la quantità totale di prodotto che viene offerta ai vari livelli del prezzo L andamento della curva di offerta di mercato di lungo periodo dipende dalle diverse condizioni di costo relative al mercato dei fattori L espansione o la contrazione di un settore può influenzare o meno il costo al quale le imprese pagano gli input produttivi Se il prezzo dei fattori rimane costante al variare dell output, in tale industria si opera a costi costanti e la curva di offerta di lungo periodo sarà costante Al contrario, se il prezzo dei fattori varia al variare dell output, allora si è in presenza di effetti pecuniari carlo.pietrobelli@uniroma3.it 46
47 CURVA DI OFFERTA DI LUNGO PERIODO Se gli effetti pecuniari sono negativi, allora l espansione dell industria è accompagnata da prezzi dei fattori produttivi crescenti e tali industrie sono dette a costi crescenti la curva di offerta di mercato di lungo periodo sarà inclinata positivamente Se gli effetti pecuniari sono positivi, allora l espansione dell industria è accompagnata da prezzi dei fattori produttivi decrescenti e tali industrie sono dette a costi decrescenti la curva di offerta di mercato di lungo periodo sarà inclinata negativamente carlo.pietrobelli@uniroma3.it 47
48 ELASTICITÀ DELL OFFERTA L elasticità dell offerta misura la variazione percentuale della quantità offerta in seguito ad una variazione dell 1% del prezzo del prodotto S QQ Q P PP P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 48
49 Figura 11.17: Elasticità dell offerta S QQ Q P PP P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 49
50 In sintesi Il mercato riassume le preferenze dei singoli consumatori e produttori e determina il prezzo di mercato Ogni consumatore e venditore prende poi il prezzo di mercato come un dato, e prende le proprie decisioni 50
51 Monopolio 51
52 Il monopolio Un monopolista: è l unico che offre il prodotto del settore (non vi sono validi sostituti) è protetto da barriere all entrata la curva di domanda del settore è anche la sua curva di domanda a differenza della concorrenza perfetta, MR è sempre al di sotto del prezzo (curva di domanda negativamente inclinata, un vincolo per l impresa). 52 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
53 IL MONOPOLIO Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un bene che non ha stretti sostituti, ad una moltitudine di consumatori La differenza fondamentale tra monopolio e concorrenza perfetta consiste nella elasticità della domanda dell impresa rispetto al prezzo In concorrenza perfetta l impresa fronteggia una curva di domanda ad elasticità infinita (la curva di domanda dell impresa è orizzontale) In monopolio il monopolista fronteggia una curva di domanda inclinata negativamente, corrispondente alla curva di domanda di mercato, con un valore finito dell elasticità carlo.pietrobelli@uniroma3.it 53
54 Alcune cause del monopolio Economie di scala elevate (persistono anche quando un unica impresa produce per l intero mercato = Monopolio NATURALE, curva dei costi medi sempre decrescente) Controllo di fattori scarsamente disponibili (Alcoa alluminio negli USA, DeBeers diamanti, Perrier) Economie di rete (o di network). In alcuni mercati un prodotto acquista tanto più valore per i consumatori quanto maggiore è il numero degli utilizzatori. Barriere imposte dall intervento pubblico attraverso: protezione della proprietà intellettuale (brevetti, marchi di fabbrica, diritti d autore) concessione di un monopolio all inventore, ma di durata limitata nel tempo. Costi e benefici. Licenze, che garantiscono l esclusività dei diritti su un prodotto (in cambio della promessa di mantenere prezzi bassi e qualità elevata) frequente nei monopoli naturali. 54 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
55 Figura 12.1: Monopolio naturale 55
56 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO Anche il monopolista, nelle sue scelte, è guidato dalla massimizzazione del profitto A differenza della concorrenza perfetta, il monopolista riconosce il fatto che egli fronteggia l intera curva di domanda di mercato Il prezzo al quale egli vende il prodotto non è indipendente dalla quantità venduta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 56
57 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO A differenza dell impresa concorrenziale, per il monopolista il ricavo marginale è inferiore al prezzo Infatti, il ricavo totale non cresce sempre proporzionalmente alla quantità venduta, ma può aumentare o diminuire a seconda della elasticità della curva di domanda fronteggiata dal monopolista carlo.pietrobelli@uniroma3.it 57
58 Figura 12.2: Curva di ricavo totale per un impresa in concorrenza perfetta 58
59 Figura 12.3: Domanda totale e ricavo totale carlo.pietrobelli@uniroma3.it 59
60 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO Anche per il monopolista il problema della massimizzazione del profitto si risolve individuando il punto nel quale risulta massima la distanza tra le due curve del ricavo totale e del costo totale In tale punto le pendenze delle rette tangenti alle due curve sono identiche Quindi è sempre valida la condizione di ottimo: MR = MC carlo.pietrobelli@uniroma3.it 60
61 Figura 12.4: Curve di costo totale, ricavo totale e profitto in monopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 61
62 Figura 12.5: Variazione nel ricavo totale a seguito di una riduzione del prezzo carlo.pietrobelli@uniroma3.it 62
63 Figura 12.6: Ricavo marginale in relazione alla curva di domanda D Q P Q P Q P P Q P Q 1 P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 63
64 RICAVO MARGINALE ED ELASTICITÀ Quanto più la curva di domanda è rigida, tanto più marcata è la differenza tra prezzo e ricavo marginale (e viceversa) Al limite quando l elasticità della domanda tende ad infinito, ricavo marginale e prezzo coincidono (ciò che accade in concorrenza perfetta) Questo ci fa capire che il monopolista ha convenienza ad operare esclusivamente nel tratto elastico della curva di domanda carlo.pietrobelli@uniroma3.it 64
65 IL MARK-UP Il mark-up misura di quanto il monopolista è in grado di incrementare il prezzo di vendita rispetto al costo marginale: P MC 1 P Dalla formula si vede che se l'elasticità tende ad infinito (concorrenza perfetta) il mark-up tende a zero. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 65
66 IL MARK-UP Il mark-up è tanto più elevato quanto più la domanda è rigida Viceversa, il mark-up tende ad essere basso in presenza di una curva di domanda elastica La formula del mark-up è un altro modo per vedere il potere di mercato del monopolista 66
67 Figura 12.7: Curva di domanda e curva di ricavo marginale associata p(y)=a-by RT(y)=p(y)y=ay-by 2 MR(y)=a-2by carlo.pietrobelli@uniroma3.it 67
68 Figura 12.9: Prezzo e quantità che massimizzano il profitto in monopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 68
69 Figura 12.11: Un monopolista che non dovrebbe produrre nulla nel breve periodo MR=MC è solo condizione necessaria, non sufficiente, per il max profitto 69
70 Figura 12.12: Equilibrio di lungo periodo per un monopolista che massimizza il profitto SMC* e ATC* sono le curve per la dotazione di capitale scelta nel lungo periodo Il profitto non tende ad annullarsi, come per la concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 70
71 Un confronto tra monopolio e concorrenza perfetta (1) L intero mercato concorrenziale era in equilibrio nel punto A, la quantità scambiata era Q 1 e il prezzo P 1 - Equilibrio di breve periodo P SRSS =SMC Supponete che tutte le imprese di un mercato concorrenziale siano acquistate da un monopolista (Un unica impresa compra tutti gli impianti e li gestisce come un monopolio). P M Pc B A MR D D Per il monopolista la SRSS è la curva del costo marginale SMC, aggregazione delle curve individuali di MC. Il monopolista massimizza i propri profitti nel breve periodo nel punto in cui MR=SMC, ossia in P M Q M (punto B). Q M Qc Quantità 71 In Monopolio prezzo più elevato e quantità minore carlo.pietrobelli@uniroma3.it
72 Un confronto tra monopolio e concorrenza perfetta (2) Nel lungo periodo l impresa può fare variare le quantità di tutti gli input e scegliere la tecnica più efficiente... P P 3 P 2 P 1 C B MR A D SRSS = SMC LRSS = LMC e fisserà la quantità da produrre in base al criterio MR=LMC, ossia in P 3 Q 3 (punto C) (se quest ultimo è maggiore del profitto massimo di breve periodo) Cruciale l ipotesi di impossibilità di entrata di nuovi concorrenti potenziali Q 3 Q 2 Q 1 Quantità 72 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
73 DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Il monopolista può cercare di utilizzare il potere di mercato di cui dispone per operare la cosiddetta discriminazione di prezzo Con ciò si intende la pratica di fissare prezzi differenti per i diversi acquirenti Quando il monopolista è in grado di discriminare il prezzo, egli trasforma una parte dei benefici dei consumatori in profitto carlo.pietrobelli@uniroma3.it 73
74 DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Esistono principalmente quattro forme di discriminazione di prezzo: 1. Vendite in mercati separati (discriminazione di prezzo di terzo tipo) 2. Discriminazione perfetta di prezzo (monopolista perfettamente discriminante) 3. Discriminazione di prezzo di secondo tipo 4. Discriminazione di prezzo tramite auto-identificazione dei consumatori 74
75 Figura 12.13: Monopolista che massimizza il profitto e vende in due mercati Per max profitto, MR uguale nei due mercati MR=MC Somma orizzontale dei due MR Q* complessivo=10 Prezzi diversi nei due mercati carlo.pietrobelli@uniroma3.it 75
76 Figura 12.14: Monopolista che opera su un mercato estero perfettamente concorrenziale Domanda P = 30 Q MR = 30 2Q Sul mercato estero P=12 SommaMR = MC dove Q=12 P maggiore dove elasticità è minore Si impongono prezzi diversi ad acquirenti in mercati separati Per es. prezzo del libro in USA e fuori Biglietti del cinema per acquirenti diversi Non deve essere possibile arbitraggio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 76
77 Figura 12.15: Discriminazione perfetta di prezzo con tariffa in due parti Ai consumatori vengono imposti prezzi su misura, appropriandosi così di tutto il surplus del consumatore Massima segmentazione del mercato Per es. prezzo orario del campo da tennis = P e iscrizione annuale = P EF= 1/2Q (p1-p ) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 77
78 Figura 12.15: Discriminazione di prezzo di primo tipo Introducendo la possibilità di un altro tipo di consumatore (studente e professore) con diversa curva di domanda,. Prezzo dove Domanda di mercato=mc Si ricava la quota di iscrizione annuale che potrà pagare ciascun consumatore Si continua a praticare la stessa tariffa orario per tutti Di fatto, un limite teorico il venditore ha una conoscenza imperfetta della domanda di ciascun individuo carlo.pietrobelli@uniroma3.it 78
79 Figura 12.18: Discriminazione di prezzo di secondo tipo Quando le imprese impongono prezzi diversi a unità diverse del bene Offerte 2X1, tariffe in due parti a scaglioni decrescenti Invece di praticare P3 per qualsiasi unità, si praticano prezzi diversi per quantità diverse. Dipenda dall impossibilità di praticare prezzi diversi a categorie di consumatori diversi Il monopolista estrae comunque una quota del surplus del consumatore. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 79
80 Discriminazione di prezzo mediante «autoidentificazione» dei consumatori Le imprese spingono i consumatori con elasticità della domanda maggiore a farsi riconoscere. Il venditore pone delle condizioni e garantisce uno sconto a chiunque decida di accettarle. Esempio: Compilazione di un questionario, chi lo compila gode dello sconto, agli altri si pratica un prezzo più elevato Edizioni hardback e paperback dei libri Saldi per gli elettrodomestici con piccoli difetti di finitura esterna Biglietti aerei con la condizione del sabato notte fuori e della prenotazione anticipata. Buoni sconto stampati sui giornali Non si ottiene comunque una discriminazione perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 80
81 Il potere di mercato di un monopolista Night Crawler,
82 PERDITA DI EFFICIENZA IN MONOPOLIO Come valutare il benessere sociale in presenza di un monopolio? Si può dimostrare che, in generale, il surplus totale in monopolio è inferiore rispetto al surplus totale in concorrenza In questo senso il monopolio comporta una perdita netta di benessere sociale (deadwheight loss) Si noti che se il monopolista è in grado di discriminare perfettamente il prezzo non vi è alcuna perdita di efficienza In tal caso, tuttavia, si pone un problema di equità 82
83 Figura 12.22: Perdita di benessere in un monopolio dove è fissato un prezzo unico Confrontando monopolio e concorrenza Valore di un unita addizionale di Q per i consumatori, P*>LMC, non sono esauriti i benefici dello scambio. Con perfetta discriminazione, Q*=Qc, ed il surplus del monopolista aumenterebbe di S1+S2 Efficienza allocativa, ma non equità. Con monopolio, il surplus del consumatore in concorrenza S1 si perde carlo.pietrobelli@uniroma3.it 83
84 POLITICA ECONOMICA NEI CONFRONTI DEL MONOPOLIO NATURALE Le autorità di politica economica possono intervenire in diversi modi per affrontare i problemi di equità ed efficienza legati al monopolio naturale: proprietà e gestione pubblica (ma X-inefficiency) regolamentazione pubblica di monopoli privati appalto esclusivo di un mercato in condizioni di monopolio naturale la competizione per vincere l appalto è già una forma di concorrenza rigorosa applicazione delle norme antitrust politica di laissez-faire carlo.pietrobelli@uniroma3.it 84
85 Figura 12.23: Monopolio naturale Critiche al monopolio naturale: L impresa realizza un profitto economico Si perde surplus del consumatore = S carlo.pietrobelli@uniroma3.it 85
86 Figura 12.26: Il monopolio frena l innovazione? Costo attuale di produzione = MC = 1 l ora Costo con la nuova tecnologia = 0,10 l ora Il monopolista ha un incentivo a non introdurre questa innovazione? Profitto del monopolista con la tecnologia attuale = ABCE Profitto con la nuova tecnologia = FGHK In questo caso, al monopolista conviene introdurre la nuova tecnologia carlo.pietrobelli@uniroma3.it 86
87 Monopolio ed Elasticità della domanda Il Monopolista produce solo dove la domanda è elastica (in valore assoluto) dimostrazione: al fine di max RT = p q + q p MR=MC RT/ q = CT/ q (divido per q) MR = p + ( p/ q)q = p 1 + 1/ (q)) ( è l elasticità della domanda) e quindi max quando: MC = p 1-1/ (q) in concorrenza (q) è infinita e max dove MC = p in monopolio si produce solo dove (q) > 1 Potere di monopolio dipende dal divario tra prezzo e MC = mark-up IPM = (P* - MC*) / P* (indice di Lerner) 87 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
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