Concorrenza, Monopolio, Oligopolio
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1 5 Concorrenza, Monopolio, Oligopolio Selezione di Diapositive per il Corso di MICROECONOMIA (III Canale P-Z) 2 Semestre 2019 Prof. Carlo Pietrobelli carlo.pietrobelli@uniroma3.it 1
2 Concorrenza perfetta Le caratteristiche del mercato molti acquirenti e venditori quanto è molti? nessuna azione di un singolo ha effetto sul prezzo di mercato le imprese sono price taker la domanda del prodotto dell impresa è perfettamente orizzontale il prodotto è omogeneo vi è perfetta informazione non vi sono barriere all entrata e all uscita Barriere legali I venditori già presenti sul mercato hanno un vantaggio considerevole sugli altri (p.es.: fedeltà alla marca) Economie di scala 2 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
3 LE QUATTRO CONDIZIONI DELLA CONCORRENZA PERFETTA 1. Le imprese producono un bene indifferenziato 2. Le imprese sono price takers, nel prendere le loro decisioni considerano come dato il prezzo del prodotto 3. I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo 4. Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 3
4 Impresa e settore in concorrenza perfetta Esempio del mercato dell oro: Il settore in concorrenza perfetta (figura a) Domanda ed offerta determinano il prezzo di mercato. L impresa in concorrenza perfetta (figura b) la domanda del prodotto per l impresa è perfettamente orizzontale Questo vuol dire che le imprese sono price taker (prodotti standardizzati) 4 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
5 Gli obiettivi delle imprese La massimizzazione soggetta a vincoli Dei proprietari Dei dirigenti Dei lavoratori (dipendenti) Ipotizziamo l impresa come un unico soggetto economico Profitto = RT - CT Profitto CONTABILE (costi espliciti) Profitto ECONOMICO (costi opportunità) Quale la definizione corretta? A fini fiscali conta il profitto contabile per capire il comportamento dei soggetti economici conta il profitto economico 5 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
6 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO L obiettivo della massimizzazione del profitto consente di determinare la quantità di produzione offerta dall impresa tale da rendere massima la differenza tra ricavi totali e costi totali In termini grafici ciò significa trovare la distanza massima tra la retta del ricavo totale (TR) e la curva del costo totale (TC) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 6
7 Tutti i costi vanno considerati! Costi espliciti Costi impliciti Costo opportunità di: Affitto Interessi sui prestiti Stipendi dei dirigenti Salari (orari) dei lavoratori Costo delle materie prime Il proprio terreno (affitto sacrificato) Il proprio denaro (investimenti alternativi) Il proprio tempo (reddito da lavoro al quale rinuncia) Il proprio tempo (reddito da lavoro al quale rinuncia) L impiego alternativo delle stesse materie prime 7 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
8 Figura 11.1: Ricavi, costi e profitto economico Prezzo unitario P 0 =18 carlo.pietrobelli@uniroma3.it 8
9 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO La massima distanza tra due curve si ottiene nel punto in cui la retta tangente è parallela alla retta che unisce il punto della curva con l origine. La pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR) La pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC) In termini economici il ricavo marginale misura la variazione del ricavo totale quando varia di una unità la quantità venduta MAX Profitto = PQ TC q si ottiene con π Q = P - MC q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 9
10 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO Per l impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato Infatti, al prezzo vigente sul mercato l impresa concorrenziale può vendere qualsiasi quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare In definitiva, la massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta impone l eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale: P = MC Tale eguaglianza deve essere verificata lungo il tratto crescente della curva del costo marginale Qualsiasi altro livello di produzione, minore o maggiore, risulta non ottimale ai fini della massimizzazione del profitto carlo.pietrobelli@uniroma3.it 10
11 Figura 11.2: Livello di produzione che massimizza il profitto nel breve periodo 11
12 Regola di Chiusura dell attività se Q* è il livello di produzione per cui MR=MC, nel breve periodo: Se TR > TVC per Q*: l impresa dovrebbe continuare a produrre Se TR < TVC per Q*: l impresa dovrebbe cessare l attività Se TR = TVC per Q*: per l impresa è equivalente cessare l attività o continuare a produrre 12 Dipende quindi se l impresa riesce a coprire almeno i costi d esercizio Nel lungo periodo, l impresa deve comunque uscire dall industria quando subisce una perdita carlo.pietrobelli@uniroma3.it
13 Condizione di Chiusura dell attività nel breve periodo TR TR 13
14 Figura 11.3: Curva di offerta di breve periodo di un impresa in concorrenza perfetta Se il prezzo di mercato risulta superiore rispetto al punto di minimo dei costi medi variabili, allora pur realizzando un profitto negativo all impresa conviene continuare ad offrire il prodotto sul mercato In definitiva, la curva di offerta dell impresa di breve periodo corrisponde al tratto crescente della curva del costo marginale al di sopra della curva del costo medio variabile 14
15 CURVA DI OFFERTA DI MERCATO DI BREVE PERIODO Ad ogni dato prezzo, la curva di offerta di mercato di breve periodo è pari alla somma delle quantità offerte da tutte le imprese operanti sul mercato, a quel prezzo Essa è uguale alla somma orizzontale delle curve di offerta individuali di ciascuna impresa carlo.pietrobelli@uniroma3.it 15
16 Figura 11.4: Curva di offerta di breve periodo di un industria in concorrenza perfetta 16
17 EQUILIBRIO DI BREVE PERIODO IN CONCORRENZA PERFETTA L equilibrio di mercato di concorrenza perfetta di breve periodo si realizza quando la quantità domandata eguaglia la quantità offerta Dall intersezione delle curve di domanda e di offerta scaturisce il prezzo di mercato Per la singola impresa tale prezzo determina la curva di domanda (perfettamente orizzontale) alla quale fare riferimento carlo.pietrobelli@uniroma3.it 17
18 Figura 11.5: Determinazione del prezzo e della quantità di equilibrio in concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 18
19 Figura 11.6: Prezzo di equilibrio di breve periodo con perdite economiche 19
20 EFFICIENZA DELL EQUILIBRIO L equilibrio di concorrenza perfetta garantisce l efficienza allocativa delle risorse, nel senso che garantisce il completo sfruttamento delle possibilità di guadagno derivanti dallo scambio Non esiste la possibilità, né per i consumatori né per le imprese, di accordarsi per effettuare scambi reciprocamente vantaggiosi ad un prezzo diverso da quello che scaturisce dall equilibrio di mercato carlo.pietrobelli@uniroma3.it 20
21 Figura 11.7: L equilibrio concorrenziale di breve periodo è efficiente Il valore delle risorse addizionali necessarie ad un impresa per produrre l ultima unità di prodotto (MC), è esattamente uguale al valore dell ultima unità di prodotto per gli acquirenti (P) Non possono verificarsi ulteriori scambi reciprocamente vantaggiosi I consumatori sarebbero felici di pagare meno di 10 per un unita addizionale di prodotto, ma. nessuna impresa sarebbe disposta a produrre a queste condizioni. Lo stesso per le imprese che vorrebbero vendere a un prezzo maggiore di 10, ma. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 21
22 IL SURPLUS DEL PRODUTTORE Il surplus del produttore è il beneficio monetario di un impresa che produce il livello di output che massimizza il profitto In generale, nel breve periodo il surplus del produttore è pari al profitto economico più i costi fissi Il surplus aggregato dei produttori è pari alla somma dei surplus di tutte le imprese La somma del surplus aggregato dei produttori e del surplus aggregato dei consumatori misura il beneficio totale dello scambio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 22
23 Figura 11.8: Due misure equivalenti del surplus del produttore la differenza tra RT e CV calcolati per una produzione dove P=MC, ma anche considerando che: Costo Variabile = VC Q = MC 1 + MC 2 + MC Q, cioè l area sottostante alla curva MC carlo.pietrobelli@uniroma3.it 23
24 Figura 11.9: Surplus aggregato dei produttori quando la curva di costo marginale della singola impresa è inclinata positivamente Sulla curva di offerta: Il prezzo minimo al quale le imprese sono disposte a offrire il bene Differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo minimo al quale sono disposte ad offrire è il surplus del produttore. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 24
25 Figura 11.10: Beneficio totale derivante dallo scambio in un mercato 25
26 AGGIUSTAMENTI NEL LUNGO PERIODO Nel lungo periodo un impresa può adeguare la propria dotazione di capitale alle mutate condizioni di mercato Sempre nel lungo periodo è possibile che nuove imprese decidano di entrare nel mercato qualora intravedano la possibilità di realizzare profitti Analogamente, imprese già operanti nel mercato possono decidere di uscire se non ottengono profitti positivi 26
27 AGGIUSTAMENTI NEL LUNGO PERIODO Questi aggiustamenti fanno sì che nel lungo periodo si determini una situazione nella quale: Il prezzo di equilibrio è pari al valore minimo della curva del costo medio di lungo periodo L output è prodotto al costo unitario più basso possibile Al venditore è pagato solo il costo di produzione Il profitto economico è nullo per tutte le imprese carlo.pietrobelli@uniroma3.it 27
28 dal profitto nel breve periodo all equilibrio nel lungo periodo Prezzo per tonn $9 $8 $7 (a) Settore S 1 S 2 S 3 A B C S 4 Dollari (b) Impresa MC A $9 d 1 = MR 1 B ATC $8 d 2 = MR 2 C $7 d 3 = MR 3 $5 E E $5 d 4 = MR 4 D , tonn all anno tonn all anno Le aspettative di profitto attraggono nuove imprese È possibile aumentare l impiego di tutti i fattori produttivi 28
29 L equilibrio di lungo periodo AC MC P Impresa LMC LAC AC MC P Settore SS di breve periodo P* q* D=MR=AR Quantità P* Q D LS Quantità Il mercato raggiunge un equilibrio di lungo quando l impresa rappresentativa ottiene solo i profitti normali, ossia nel punto di minimo della LAC. La curva di offerta di lungo periodo è allora orizzontale (i costi sono identici per tutte le imprese). Se l espansione del settore facesse aumentare i prezzi dei fattori (ad esempio il lavoro), allora la curva di offerta di lungo periodo non sarebbe orizzontale ma inclinata positivamente. 29 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
30 Figura 11.12: Un livello di prezzo che genera profitto economico la situazione con Q=200 è instabile, nuovi produttori sono attratti 30
31 Figura 11.13: Una fase dell aggiustamento verso l equilibrio di lungo periodo L entrata di nuovi produttori determina uno spostamento di S; diminuisce il prezzo; le imprese adeguano la loro dotazione di capitale; le nuove curve sono ATC 2 e SMC 2; l effetto netto è comunque quello di spostare verso destra la S Ci sono però ancora profitti positivi, che attraggono nuove imprese.. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 31
32 Figura 11.14: Equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta 32
33 Figura 11.15: Curva di offerta di lungo periodo di un industria in concorrenza perfetta 33
34 CURVA DI OFFERTA DI LUNGO PERIODO La curva di offerta di mercato di lungo periodo fornisce la quantità totale di prodotto che viene offerta ai vari livelli del prezzo L andamento della curva di offerta di mercato di lungo periodo dipende dalle diverse condizioni di costo relative al mercato dei fattori L espansione o la contrazione di un settore può influenzare o meno il costo al quale le imprese pagano gli input produttivi Se il prezzo dei fattori rimane costante al variare dell output, in tale industria si opera a costi costanti e la curva di offerta di lungo periodo sarà costante Al contrario, se il prezzo dei fattori varia al variare dell output, allora si è in presenza di effetti pecuniari carlo.pietrobelli@uniroma3.it 34
35 CURVA DI OFFERTA DI LUNGO PERIODO Se gli effetti pecuniari sono negativi, allora l espansione dell industria è accompagnata da prezzi dei fattori produttivi crescenti e tali industrie sono dette a costi crescenti la curva di offerta di mercato di lungo periodo sarà inclinata positivamente Se gli effetti pecuniari sono positivi, allora l espansione dell industria è accompagnata da prezzi dei fattori produttivi decrescenti e tali industrie sono dette a costi decrescenti la curva di offerta di mercato di lungo periodo sarà inclinata negativamente carlo.pietrobelli@uniroma3.it 35
36 ELASTICITÀ DELL OFFERTA L elasticità dell offerta misura la variazione percentuale della quantità offerta in seguito ad una variazione dell 1% del prezzo del prodotto S QQ Q P = = PP P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 36
37 Figura 11.17: Elasticità dell offerta S QQ Q P = = PP P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 37
38 In sintesi Il mercato riassume le preferenze dei singoli consumatori e produttori e determina il prezzo di mercato Ogni consumatore e venditore prende poi il prezzo di mercato come un dato, e prende le proprie decisioni 38
39 Monopolio 39
40 Il monopolio Un monopolista: è l unico che offre il prodotto del settore (non vi sono validi sostituti) è protetto da barriere all entrata la curva di domanda del settore è anche la sua curva di domanda a differenza della concorrenza perfetta, MR è sempre al di sotto del prezzo (curva di domanda negativamente inclinata, un vincolo per l impresa). 40 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
41 IL MONOPOLIO Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un bene che non ha stretti sostituti, ad una moltitudine di consumatori La differenza fondamentale tra monopolio e concorrenza perfetta consiste nella elasticità della domanda dell impresa rispetto al prezzo In concorrenza perfetta l impresa fronteggia una curva di domanda ad elasticità infinita (la curva di domanda dell impresa è orizzontale) In monopolio il monopolista fronteggia una curva di domanda inclinata negativamente, corrispondente alla curva di domanda di mercato, con un valore finito dell elasticità carlo.pietrobelli@uniroma3.it 41
42 Alcune cause del monopolio Economie di scala elevate (persistono anche quando un unica impresa produce per l intero mercato = Monopolio NATURALE, curva dei costi medi sempre decrescente) Controllo di fattori scarsamente disponibili (Alcoa alluminio negli USA, DeBeers diamanti, Perrier) Economie di rete (o di network). In alcuni mercati un prodotto acquista tanto più valore per i consumatori quanto maggiore è il numero degli utilizzatori. Barriere imposte dall intervento pubblico attraverso: protezione della proprietà intellettuale (brevetti, marchi di fabbrica, diritti d autore) concessione di un monopolio all inventore, ma di durata limitata nel tempo. Costi e benefici. Licenze, che garantiscono l esclusività dei diritti su un prodotto (in cambio della promessa di mantenere prezzi bassi e qualità elevata) frequente nei monopoli naturali. 42 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
43 Figura 12.1: Monopolio naturale 43
44 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO Anche il monopolista, nelle sue scelte, è guidato dalla massimizzazione del profitto A differenza della concorrenza perfetta, il monopolista riconosce il fatto che egli fronteggia l intera curva di domanda di mercato Il prezzo al quale egli vende il prodotto non è indipendente dalla quantità venduta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 44
45 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO A differenza dell impresa concorrenziale, per il monopolista il ricavo marginale è inferiore al prezzo Infatti, il ricavo totale non cresce sempre proporzionalmente alla quantità venduta, ma può aumentare o diminuire a seconda della elasticità della curva di domanda fronteggiata dal monopolista carlo.pietrobelli@uniroma3.it 45
46 Figura 12.2: Curva di ricavo totale per un impresa in concorrenza perfetta 46
47 Figura 12.3: Domanda totale e ricavo totale carlo.pietrobelli@uniroma3.it 47
48 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO Anche per il monopolista il problema della massimizzazione del profitto si risolve individuando il punto nel quale risulta massima la distanza tra le due curve del ricavo totale e del costo totale In tale punto le pendenze delle rette tangenti alle due curve sono identiche Quindi è sempre valida la condizione di ottimo: MR = MC carlo.pietrobelli@uniroma3.it 48
49 Figura 12.4: Curve di costo totale, ricavo totale e profitto in monopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 49
50 Figura 12.5: Variazione nel ricavo totale a seguito di una riduzione del prezzo carlo.pietrobelli@uniroma3.it 50
51 Figura 12.6: Ricavo marginale in relazione alla curva di domanda D = Q P Q P = Q P P Q = P Q 1 P Q carlo.pietrobelli@uniroma3.it 51
52 RICAVO MARGINALE ED ELASTICITÀ Quanto più la curva di domanda è rigida, tanto più marcata è la differenza tra prezzo e ricavo marginale (e viceversa) Al limite quando l elasticità della domanda tende ad infinito, ricavo marginale e prezzo coincidono (ciò che accade in concorrenza perfetta) Questo ci fa capire che il monopolista ha convenienza ad operare esclusivamente nel tratto elastico della curva di domanda carlo.pietrobelli@uniroma3.it 52
53 IL MARK-UP Il mark-up misura di quanto il monopolista è in grado di incrementare il prezzo di vendita rispetto al costo marginale: P MC 1 = P Dalla formula si vede che se l'elasticità tende ad infinito (concorrenza perfetta) il mark-up tende a zero. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 53
54 IL MARK-UP Il mark-up è tanto più elevato quanto più la domanda è rigida Viceversa, il mark-up tende ad essere basso in presenza di una curva di domanda elastica La formula del mark-up è un altro modo per vedere il potere di mercato del monopolista 54
55 Figura 12.7: Curva di domanda e curva di ricavo marginale associata p(y)=a-by RT(y)=p(y)y=ay-by 2 MR(y)=a-2by carlo.pietrobelli@uniroma3.it 55
56 Figura 12.9: Prezzo e quantità che massimizzano il profitto in monopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 56
57 Figura 12.11: Un monopolista che non dovrebbe produrre nulla nel breve periodo MR=MC è solo condizione necessaria, non sufficiente, per il max profitto 57
58 Figura 12.12: Equilibrio di lungo periodo per un monopolista che massimizza il profitto SMC* e ATC* sono le curve per la dotazione di capitale scelta nel lungo periodo Il profitto non tende ad annullarsi, come per la concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 58
59 Un confronto tra monopolio e concorrenza perfetta (1) L intero mercato concorrenziale era in equilibrio nel punto A, la quantità scambiata era Q 1 e il prezzo P 1 - Equilibrio di breve periodo P SRSS =SMC Supponete che tutte le imprese di un mercato concorrenziale siano acquistate da un monopolista (Un unica impresa compra tutti gli impianti e li gestisce come un monopolio). P M Pc B A MR D D Per il monopolista la SRSS è la curva del costo marginale SMC, aggregazione delle curve individuali di MC. Il monopolista massimizza i propri profitti nel breve periodo nel punto in cui MR=SMC, ossia in P M Q M (punto B). Q M Qc Quantità 59 In Monopolio prezzo più elevato e quantità minore carlo.pietrobelli@uniroma3.it
60 Un confronto tra monopolio e concorrenza perfetta (2) Nel lungo periodo l impresa può fare variare le quantità di tutti gli input e scegliere la tecnica più efficiente... P P 3 P 2 P 1 C B MR A D SRSS = SMC LRSS = LMC e fisserà la quantità da produrre in base al criterio MR=LMC, ossia in P 3 Q 3 (punto C) (se quest ultimo è maggiore del profitto massimo di breve periodo) Cruciale l ipotesi di impossibilità di entrata di nuovi concorrenti potenziali Q 3 Q 2 Q 1 Quantità 60 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
61 DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Il monopolista può cercare di utilizzare il potere di mercato di cui dispone per operare la cosiddetta discriminazione di prezzo Con ciò si intende la pratica di fissare prezzi differenti per i diversi acquirenti Quando il monopolista è in grado di discriminare il prezzo, egli trasforma una parte dei benefici dei consumatori in profitto carlo.pietrobelli@uniroma3.it 61
62 DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Esistono principalmente quattro forme di discriminazione di prezzo: 1. Vendite in mercati separati (discriminazione di prezzo di terzo tipo) 2. Discriminazione perfetta di prezzo (monopolista perfettamente discriminante) 3. Discriminazione di prezzo di secondo tipo 4. Discriminazione di prezzo tramite auto-identificazione dei consumatori 62
63 Figura 12.13: Monopolista che massimizza il profitto e vende in due mercati Per max profitto, MR uguale nei due mercati MR=MC Somma orizzontale dei due MR Q* complessivo=10 Prezzi diversi nei due mercati carlo.pietrobelli@uniroma3.it 63
64 Figura 12.14: Monopolista che opera su un mercato estero perfettamente concorrenziale Domanda P = 30 Q MR = 30 2Q Sul mercato estero P=12 SommaMR = MC dove Q=12 P maggiore dove elasticità è minore Si impongono prezzi diversi ad acquirenti in mercati separati Per es. prezzo del libro in USA e fuori Biglietti del cinema per acquirenti diversi Non deve essere possibile arbitraggio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 64
65 Figura 12.15: Discriminazione perfetta di prezzo con tariffa in due parti Ai consumatori vengono imposti prezzi su misura, appropriandosi così di tutto il surplus del consumatore Massima segmentazione del mercato Per es. prezzo orario del campo da tennis = P e iscrizione annuale = P EF= 1/2Q (p1-p ) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 65
66 Figura 12.15: Discriminazione di prezzo di primo tipo Introducendo la possibilità di un altro tipo di consumatore (studente e professore) con diversa curva di domanda,. Prezzo dove Domanda di mercato=mc Si ricava la quota di iscrizione annuale che potrà pagare ciascun consumatore Si continua a praticare la stessa tariffa orario per tutti Di fatto, un limite teorico il venditore ha una conoscenza imperfetta della domanda di ciascun individuo carlo.pietrobelli@uniroma3.it 66
67 Figura 12.18: Discriminazione di prezzo di secondo tipo Quando le imprese impongono prezzi diversi a unità diverse del bene Offerte 2X1, tariffe in due parti a scaglioni decrescenti Invece di praticare P3 per qualsiasi unità, si praticano prezzi diversi per quantità diverse. Dipenda dall impossibilità di praticare prezzi diversi a categorie di consumatori diversi Il monopolista estrae comunque una quota del surplus del consumatore. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 67
68 Discriminazione di prezzo mediante «autoidentificazione» dei consumatori Le imprese spingono i consumatori con elasticità della domanda maggiore a farsi riconoscere. Il venditore pone delle condizioni e garantisce uno sconto a chiunque decida di accettarle. Esempio: Compilazione di un questionario, chi lo compila gode dello sconto, agli altri si pratica un prezzo più elevato Edizioni hardback e paperback dei libri Saldi per gli elettrodomestici con piccoli difetti di finitura esterna Biglietti aerei con la condizione del sabato notte fuori e della prenotazione anticipata. Buoni sconto stampati sui giornali Non si ottiene comunque una discriminazione perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 68
69 Il potere di mercato di un monopolista Night Crawler,
70 PERDITA DI EFFICIENZA IN MONOPOLIO Come valutare il benessere sociale in presenza di un monopolio? Si può dimostrare che, in generale, il surplus totale in monopolio è inferiore rispetto al surplus totale in concorrenza In questo senso il monopolio comporta una perdita netta di benessere sociale (deadwheight loss) Si noti che se il monopolista è in grado di discriminare perfettamente il prezzo non vi è alcuna perdita di efficienza In tal caso, tuttavia, si pone un problema di equità 70
71 Figura 12.22: Perdita di benessere in un monopolio dove è fissato un prezzo unico Confrontando monopolio e concorrenza Valore di un unita addizionale di Q per i consumatori, P*>LMC, non sono esauriti i benefici dello scambio. Con perfetta discriminazione, Q*=Qc, ed il surplus del monopolista aumenterebbe di S1+S2 Efficienza allocativa, ma non equità. Con monopolio, il surplus del consumatore in concorrenza S1 si perde carlo.pietrobelli@uniroma3.it 71
72 POLITICA ECONOMICA NEI CONFRONTI DEL MONOPOLIO NATURALE Le autorità di politica economica possono intervenire in diversi modi per affrontare i problemi di equità ed efficienza legati al monopolio naturale: proprietà e gestione pubblica (ma X-inefficiency) regolamentazione pubblica di monopoli privati appalto esclusivo di un mercato in condizioni di monopolio naturale la competizione per vincere l appalto è già una forma di concorrenza rigorosa applicazione delle norme antitrust politica di laissez-faire carlo.pietrobelli@uniroma3.it 72
73 Figura 12.23: Monopolio naturale Critiche al monopolio naturale: L impresa realizza un profitto economico Si perde surplus del consumatore = S carlo.pietrobelli@uniroma3.it 73
74 Figura 12.26: Il monopolio frena l innovazione? Costo attuale di produzione = MC = 1 l ora Costo con la nuova tecnologia = 0,10 l ora Il monopolista ha un incentivo a non introdurre questa innovazione? Profitto del monopolista con la tecnologia attuale = ABCE Profitto con la nuova tecnologia = FGHK In questo caso, al monopolista conviene introdurre la nuova tecnologia carlo.pietrobelli@uniroma3.it 74
75 Monopolio ed Elasticità della domanda Il Monopolista produce solo dove la domanda è elastica (in valore assoluto) dimostrazione: al fine di max RT = p q + q p MR=MC RT/ q = CT/ q (divido per q) MR = p + ( p/ q)q = p 1 + 1/ (q)) ( è l elasticità della domanda) e quindi max quando: MC = p 1-1/ (q) in concorrenza (q) è infinita e max dove MC = p in monopolio si produce solo dove (q) > 1 Potere di monopolio dipende dal divario tra prezzo e MC = mark-up IPM = (P* - MC*) / P* (indice di Lerner) 75 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
76 Capitolo 13 La concorrenza imperfetta 76
77 Concorrenza imperfetta Oligopolio poche imprese ciascuna delle quali si rende conto che esiste una forte interdipendenza con i concorrenti. Concorrenza monopolistica molte imprese che offrono prodotti che sono stretti sostituti l uno dell altro, ma differenziati. Frammentazione dell offerta ogni impresa ha un limitato grado di potere decisionale sul prezzo. 77 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
78 Le strutture di mercato Numero di imprese Possibilità di scegliere il prezzo Barriere all entrata Esempio Concorrenza perfetta Concorrenza imperfetta Concorrenza monopolistica Molte Nessuna Nessuna Frutta Molte Poca Modeste Panetterie Oligopolio Poche Elevato Rilevanti Automobili Monopolio Una Massimo Assoluta Ferrovie 78
79 IL MODELLO DI CHAMBERLIN DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA La concorrenza monopolistica è simile alla concorrenza perfetta in quanto esiste libertà d ingresso e di uscita dal mercato per la pluralità di imprese presenti Tuttavia, si differenzia in quanto i prodotti offerti dalle imprese che operano in tali mercati sono (o appaiono) diversi per i consumatori L impresa fronteggia due curve di domanda inclinate negativamente: La prima descrive cosa succede quando essa soltanto varia il prezzo La seconda rappresenta come si modifica per l impresa la quantità domandata quando tutte le imprese variano i prezzi carlo.pietrobelli@uniroma3.it 79
80 IL MODELLO DI CHAMBERLIN DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA Poiché le imprese in concorrenza monopolistica fronteggiano una curva di domanda decrescente, esse hanno un certo potere di mercato Nel breve periodo esse realizzano profitti positivi Tuttavia, la libertà d ingresso e la presenza di profitti attrae nuove imprese che, producendo beni simili, sottraggono quote di mercato alle imprese presenti La curva di domanda dell impresa si sposta verso sinistra riducendo via via i profitti che, nel lungo periodo, sono nulli analogamente a quanto accade in concorrenza perfetta carlo.pietrobelli@uniroma3.it 80
81 Figura 13.1: Le due curve di domanda dell impresa in concorrenza monopolistica Quando i concorrenti non modificano il prezzo: domanda più elastica (dd) Quando tutti i concorrenti modificano il prezzo insieme (DD) (.non è la decisione sul prezzo della prima impresa a causare la decisione di tutte le altre) Cosa succede se il prezzo scende da P a P? carlo.pietrobelli@uniroma3.it 81
82 Figura 13.2: Equilibrio di breve periodo per l impresa nel modello di Chamberlin DD interseca dd nel punto di massimo profitto Sostanziale simmetria tra tutte le imprese: se P* massimizza il profitto per una impresa, lo massimizza anche per tutte le altre. carlo.pietrobelli@uniroma3.it 82
83 Figura 13.3: Equilibrio di lungo periodo nel modello di Chamberlin L esistenza di profitti economici attira l entrata di nuove imprese La curva di domanda per ciascuna impresa si sposta verso sinistra. La quota di ciascuna impresa si riduce proporzionalmente. Ogni impresa modifica la propria dotazione di capitale per tener conto della nuova situazione (minore domanda) Il processo prosegue fino a che non scompare ogni profitto economico carlo.pietrobelli@uniroma3.it 83
84 In sintesi: La concorrenza monopolistica Elementi del monopolio e anche della concorrenza molte imprese modeste barriere all entrata differenziazione del prodotto della qualità dell ubicazione percezione soggettiva e dunque l impresa fronteggia un curva di domanda inclinata negativamente (almeno nel breve periodo) 84 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
85 Concorrenza perfetta e modello di Chamberlin a confronto La concorrenza perfetta consente il raggiungimento dell efficienza allocativa, il modello di Chamberlin no: P>MC sempre L impresa non opera al minimo costo medio di LP Il modello di Chamberlin è più realistico della concorrenza perfetta. Critiche al modello di concorrenza perfetta: come definire il concetto di industria? prodotti differenti ma simili, che hanno la stessa probabilità di attirare un consumatore: in quale misura un prodotto è sostituto di altri? carlo.pietrobelli@uniroma3.it 85
86 Un interpretazione spaziale della concorrenza monopolistica Secondo il modello spaziale di concorrenza monopolistica, i consumatori preferiscono particolari localizzazioni o caratteristiche del prodotto Ogni impresa tende a misurarsi soprattutto con le concorrenti che offrono un prodotto simile al suo Il punto cruciale è il trade-off tra desiderio di ridurre i costi di produzione e aumentare la varietà carlo.pietrobelli@uniroma3.it 86
87 Figura 13.4: Industria in cui la localizzazione è il fattore importante di differenziazione tra i prodotti N ristoranti in un isola, diversi per la loro localizzazione, non per i piatti che servono (omogenei). Economie di scala nella produzione. Quanti ristoranti opereranno? 1 per le economie di scala? Occorre considerare anche i costi di trasporto! All inizio 4 ristoranti, circonferenza = 1 Km., nessuno abita a più di 1/8 da un ristorante. L consumatori distribuiti uniformemente, costo del viaggio = t al Km. Ognuno consuma 1 pasto. TC=F+MQ ATC=F/Q+M : rendimenti di scala AC del trasporto? Se t=24, ACt= 24*1/8 =3 AC complessivo = ATC + ACt Se t=0 conviene avere solo 1 ristorante! Numero ottimo di ristoranti= compromesso tra costi di trasporto e di produzione carlo.pietrobelli@uniroma3.it 87
88 Figura 13.5: Distanze con N ristoranti Distanza media tra un consumatore e il ristorante più vicino= 1/4N (media tra 0 e 1/2N) C tras = tl(1/2n) C pasti = LM + NF (MC di un pasto*l + costi fissi) carlo.pietrobelli@uniroma3.it 88
89 Figura 13.6: Numero ottimo di ristoranti C tras = tl(1/2n) C pasti = LM + NF (MC di un pasto*l + costi fissi) Scelgo N* per minimizzare C tras +C pasti N = tl 2F densità della popolazione L costi di trasporto t costo iniziale F carlo.pietrobelli@uniroma3.it 89
90 Un interpretazione spaziale della concorrenza monopolistica Il grado ottimo di varietà dal punto di vista sociale dipende da numerosi fattori: dalla densità della popolazione dai costi di trasporto ovvero dalla disponibilità a pagare per avere il prodotto con le caratteristiche desiderate dal costo iniziale dell investimento In generale si può affermare che il costo della differenziazione viene sostenuto soprattutto da coloro che le attribuiscono un valore maggiore carlo.pietrobelli@uniroma3.it 90
91 Figura 13.8: Come si ripartisce il costo della varietà Fiat Tipo (utilitaria) Fiat Freemont (suv) MR Tipo MC Tipo D Tipo MC Freemont (a) Q Tipo (b) MR Freemont D Freemont Q Freemont carlo.pietrobelli@uniroma3.it 91
92 ALCUNI MODELLI SPECIFICI DI OLIGOPOLIO In un regime oligopolistico sono presenti poche grandi imprese in grado di produrre la maggior parte dell output di mercato Spesso nei mercati oligopolistici sono presenti barriere all entrata di nuove imprese Tali barriere possono essere di natura tecnologica oppure strategica La caratteristica peculiare dell oligopolio, che lo differenzia da tutte le altre forme di mercato, è costituita dal comportamento strategico delle imprese presenti 92
93 ALCUNI MODELLI SPECIFICI DI OLIGOPOLIO Le decisioni di ciascuna impresa oligopolistica, in merito al prezzo da imporre o alla quantità da produrre, dipendono dal comportamento di tutte le altre imprese oligopolistiche presenti sul mercato Nella descrizione dell equilibrio di oligopolio occorre tener presente l interazione strategica tra le imprese A seconda delle ipotesi che si fanno in merito al comportamento strategico delle imprese oligopolistiche, si avranno diversi modelli di oligopolio Ai fini didattici è sufficiente analizzare il comportamento di due sole imprese oligopolistiche, il cosiddetto duopolio carlo.pietrobelli@uniroma3.it 93
94 Modello di Cournot In questo modello le ipotesi fondamentali sono due: i due duopolisti scelgono contemporaneamente la quantità che massimizza il proprio profitto ciascun duopolista sceglie la quantità da produrre ipotizzando che l altro duopolista non varierà la produzione Date queste ipotesi, ciascun duopolista sceglierà quanto produrre eguagliando il costo marginale al ricavo marginale derivante dalla domanda residuale carlo.pietrobelli@uniroma3.it 94
95 Modello di Cournot La curva di domanda residuale è quella soddisfatta da ciascun duopolista e si ottiene sottraendo dalla curva di domanda di mercato (P = a b(q 1 +Q 2 )) la quantità prodotta dall altro duopolista: P 1 = (a - bq 2 ) - bq 1 (dove stavolta Q2 è un dato, fisso, e scelto da 2) Max Profitto dove MR=MC=0 RT=P 1 Q 1 MR= (a - bq 2 ) - 2bQ 1 =0=MC Q* 1 = (a bq 2 )/2b che dipende anche da Q 2 La funzione di reazione descrive la quantità ottima di output offerto da ciascun duopolista in funzione della quantità di output offerta dall altro: Q* 1 = (a bq 2 )/2b Analogamente: Q* 2 = (a bq 1 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 95
96 Figura 13.9: Il duopolista che massimizza il profitto nel modello di Cournot Curva di domanda di mercato P = a b(q 1 +Q 2 ) Curva di domanda di 1 P 1 = (a - bq 2 ) - bq 1 Max Profitto dove MR=MC=0 RT=P 1 Q 1 MR= (a - bq 2 ) - 2bQ 1 =0=MC Q* 1 = (a bq 2 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 96
97 Figura 13.10: Funzioni di reazione dei duopolisti nel modello di Cournot Q* 1 =R 1 (Q 2 ) = (a bq 2 )/2b Le due imprese sono identiche, quindi Q* 2 =R 2 (Q 1 ) = (a bq 1 )/2b carlo.pietrobelli@uniroma3.it 97
98 Modello di Bertrand Anche in questo modello le ipotesi fondamentali sono due: i due duopolisti scelgono contemporaneamente il prezzo ciascun duopolista sceglie il prezzo di vendita ipotizzando che l altro duopolista terrà fisso il prezzo L ipotesi che i duopolisti fissino i prezzi anziché le quantità muta radicalmente il risultato raggiunto con Cournot carlo.pietrobelli@uniroma3.it 98
99 Modello di Bertrand Infatti, poiché il bene è omogeneo e i consumatori acquistano dal duopolista che pratica il prezzo inferiore Ciascun duopolista ha l incentivo a ridurre marginalmente il prezzo rispetto all altro duopolista con l intento di accaparrarsi l intero mercato L esito finale è che il prezzo si riduce fino a che non coincide con il costo marginale È lo stesso risultato della concorrenza perfetta! carlo.pietrobelli@uniroma3.it 99
100 Modello di Stackelberg Le due ipotesi di base sono: la variabile di scelta dei duopolisti è la quantità la scelta è sequenziale Il primo duopolista (leader) sceglie la quantità che massimizza il proprio profitto Il secondo duopolista (follower) osserva la quantità prodotta dal leader e, a sua volta, sceglie la quantità da produrre per massimizzare i propri profitti carlo.pietrobelli@uniroma3.it 100
101 Modello di Stackelberg Il leader, nel momento in cui prende le decisioni, conosce perfettamente il modo in cui il follower risponderà alla sua scelta Questo fatto avvantaggia il leader, il quale incorpora nel suo set informativo la funzione di reazione del follower: P = [a b(q 1 +R 2 (Q 1 ) ] Il comportamento del follower è in tutto e per tutto sintetizzato dalla funzione di reazione così come è stato illustrato nel modello di Cournot R 2 (Q 1 )= (a bq 1 )/2b Di conseguenza per il leader la curva di domanda è P = (a bq 1 )/2 carlo.pietrobelli@uniroma3.it 101
102 Figura 13.12: Curve di domanda e di ricavo marginale di un leader di Stackelberg carlo.pietrobelli@uniroma3.it 102
103 Figura 13.13: Equilibrio di Stackelberg 103
104 Figura 13.14: Confronto tra prezzo di equilibrio e quantità carlo.pietrobelli@uniroma3.it 104
105 I mercati contendibili Per considerare gli effetti della concorrenza potenziale di imprese entranti Un mercato contendibile è caratterizzato da una libera entrata e una libera uscita non esistono costi irrecuperabili (sunk costs) è possibile una veloce entrata e uscita anche per poco tempo (hit-andrun) Un mercato contendibile può impedire alle imprese esistenti lo sfruttamento del proprio potere di mercato la minaccia di entrata ed uscita rapida è infatti credibile, reale. 105 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
106 Barriere strategiche all entrata Alcune barriere all entrata sono strategicamente create dalle imprese esistenti: minaccia di prezzi predatori capacità in eccesso pubblicità, ricerca e sviluppo proliferazione di prodotti Azioni che obbligano i potenziali entranti a costi irrecuperabili. 106 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
107 Oligopolio collusivo Nell oligopolio collusivo i duopolisti riconoscono che se essi si comportassero come un unico monopolista potrebbero ottenere profitti maggiori rispetto al caso in cui ciascuno pensi esclusivamente a se Dal punto di vista delle imprese, la collusione è la forma più redditizia di oligopolio In generale, tuttavia, la collusione non è stabile poiché esiste, per ciascun oligopolista, un incentivo a non rispettare l accordo e a ridurre il prezzo per tentare di accaparrarsi una maggiore quota di mercato a danno degli altri oligopolisti carlo.pietrobelli@uniroma3.it 107
108 Confronto tra i modelli di oligopolio con curva di domanda di mercato P = a - bq e costo marginale pari a zero carlo.pietrobelli@uniroma3.it 108
109 INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI GIOCHI Gli elementi caratterizzanti un gioco sono: i giocatori partecipanti al gioco le strategie a disposizione dei giocatori i payoff associati alle combinazioni di strategie Alcuni giochi, come il dilemma del prigioniero, sono caratterizzati dalla presenza di una strategia dominante Una strategia dominante consente ai giocatori di ottenere il payoff più elevato possibile indipendentemente dalle scelte degli altri giocatori carlo.pietrobelli@uniroma3.it 109
110 INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI GIOCHI Prigioniero Y Confessa Non parla Confessa 5 anni per X 0 anni per X Prigioniero X 5 anni per Y 20 anni per Y Non parla 20 anni per X 1 anno per X 0 anni per Y 1 anno per Y carlo.pietrobelli@uniroma3.it 110
111 Un accordo collusivo come dilemma del prigioniero Cooperare (P=10) Impresa 1 Defezionare (P=9) Cooperare Π 1 = 50 Π 1 = 99 Impresa 2 Π 2 = 50 Π 2 = 0 Defezionare Π 1 = 0 Π 1 = 49,50 Π 2 = 99 Π 2 = 49,50 carlo.pietrobelli@uniroma3.it 111
112 INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI GIOCHI Non sempre esiste una strategia dominante Un equilibrio di Nash è una situazione nella quale ciascun giocatore massimizza il proprio payoff date le strategie adottate dagli avversari In questo caso, la strategia ottima per ciascun giocatore dipende dalle scelte effettuate dagli altri giocatori In un equilibrio di Nash non conviene a nessun giocatore abbandonare unilateralmente la strategia adottata In altre parole, tale equilibrio è una combinazione di strategie tale che la strategia di ogni giocatore è la risposta ottima rispetto alle strategie di tutti gli altri carlo.pietrobelli@uniroma3.it 112
113 INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI GIOCHI Un altro tipo di strategia è quella del maximin Seguendo questa strategia un giocatore cerca di massimizzare il più basso valore possibile dei propri payoff Una strategia di questo tipo potrebbe essere seguita, ad esempio, quando un giocatore non possiede una strategia dominante ed è incerto circa la strategia che verrà adottata dagli avversari 113
114 Un gioco in cui l Impresa 2 non ha una strategia dominante Impresa 2 Non fare pubblicità Fare pubblicità Impresa 1 Non fare pubblicità Fare pubblicità Π 1 = 500 Π 1 = 750 Π 2 = 400 Π 2 = 100 Π 1 = 200 Π 1 = 300 Π 2 = 0 Π 2 = 200 carlo.pietrobelli@uniroma3.it 114
115 Dilemma del prigioniero ripetuto Quando il dilemma del prigioniero è giocato una sola volta è difficile punire chi defeziona Tuttavia, se ci si aspetta di dover interagire nuovamente in futuro, possono emergere altre possibilità Una di queste è la strategia del colpo su colpo (tit for tat) Questa strategia prevede che la prima volta che si gioca con qualcuno si coopera, in seguito si adotta la strategia seguita dall altro giocatore nella fase precedente Affinché questa strategia funzioni, peraltro, è necessario che non vi sia un numero noto di interazioni 115
116 Giochi sequenziali Nei giochi visti finora i giocatori sceglievano simultaneamente la strategia da adottare Nei giochi sequenziali, viceversa, un giocatore muove per primo e l altro può scegliere la propria strategia avendo osservato la mossa dell avversario In ambito economico, questa tipologia di giochi si presta ad analizzare la prevenzione strategica all entrata di nuove imprese nel mercato posta in essere dalle imprese già operanti carlo.pietrobelli@uniroma3.it 116
117 Figura 13.15: Deterrenza nucleare come gioco sequenziale 117
118 Figura 13.16: La decisione di costruire l edificio più alto carlo.pietrobelli@uniroma3.it 118
119 Figura 13.17: Prevenzione strategica all entrata 119
120 Figura 13.18: Suddivisione di un mercato caratterizzato da rendimenti di scala crescenti 120
121 Oligopolio Mercato con pochi produttori Consapevolezza che le azioni di ogni concorrente (per esempio la scelta del prezzo) hanno effetto su tutti gli altri congetture sulle reazioni dei rivali ad un mio comportamento Un oligopolio può essere caratterizzato da una collusione o da una competizione tra le imprese 121 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
122 Collusione e cartelli COLLUSIONE accordo implicito o esplicito tra le imprese per evitare o limitare la concorrenza reciproca collusione tacita: accordi tit for tat (compagnie aeree), leadership di prezzo (US Steel, Goodyear, ) CARTELLO accordo formale tra le imprese finalizzato a evitare o limitare la concorrenza esempio: OPEC le imprese vivono il dilemma della convenienza tra collusione e competizione 122 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
123 Monopolio Collusivo AC MC P MR Pm Pc DD B AC=MC A COLLUSIONE Le imprese in un oligopolio massimizzerebbero il loro profitto congiunto se operassero come un unico monopolista con più impianti in concorrenza: Qc e Pc si accordano: in monopolio Pm e Qm regole su come dividersi il profitto ogni impresa sa che può Q e vendere tra Pm e Pc riducendo però il profitto complessivo Qm MR Qc Quantità Dilemma se cooperare (e massimizzare così il profitto congiunto), oppure competere (e aumentare così quota di mercato e profitto individuale) 123 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
124 La collusione è più difficile se: Esistono molte imprese nel settore Il prodotto non è omogeneo La domanda e le condizioni di costo cambiano rapidamente Non vi sono barriere all entrata Le imprese hanno capacità produttiva in eccesso 124 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
125 La teoria dei giochi: alcune parole chiave Gioco situazione nella quale agenti interdipendenti devono compiere scelte intelligenti Strategia linea di comportamento che l agente seguirà, in ogni situazione prevedibile Strategia dominante la migliore strategia possibile, indipendentemente dalle scelte degli altri agenti Equilibrio di Nash la migliore strategia possibile, in funzione delle strategie degli altri giocatori. Equilibrio quando tutti i giocatori hanno scelto la migliore strategia, date le strategie scelte dagli altri (nessuno ha incentivo a cambiare la propria strategia) 125 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
126 Un duopolio con la teoria dei giochi Due stazioni di servizio Ipotesi: ognuno decide senza conoscere la decisione dell altro scelta la strategia, non può modificarla per qualche tempo strategia dominante: basso prezzo per entrambi 126 la cooperazione migliorerebbe la situazione di entrambi, ma come renderla credibile? Giochi ripetuti, minacce credibili,...
127 Il dilemma del prigioniero Ognuna delle imprese ha una strategia dominante (che non dipende dalle scelte altrui) = prezzo basso così ognuna otterrebbe un profitto pari a $ ma entrambe avrebbero profitti maggiori ($50.000) aumentando il prezzo sempre che ognuna sia certa che anche l altra aumenti il prezzo Una collusione porterebbe a un mutuo beneficio ma successivamente vi sarebbe un incentivo, per ognuna delle due imprese, a rompere l accordo senza cooperazione, si finisce nel primo quadrante (dilemma del prigioniero) 127 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
128 Ancora sulla collusione L incentivo a violare l accordo può essere controllato attraverso Un impegno irrevocabile (pre-commitment) azione volontaria, attuata da un agente, che ne restringe le scelte future Una minaccia credibile minaccia che, dopo la realizzazione di un certo evento, risulti anche essere la scelta ottima o obbligata per chi sta imponendo la minaccia) (per es.: l Arabia Saudita aumenterà la produzione di petrolio in caso di violazione del cartello da parte di qualche altro paese? (Strategia da follower o strategia punitiva?) 128 carlo.pietrobelli@uniroma3.it
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