Esperienza professionale svolta all interno dell equipe autismo dell Uonpia di Mantova (tematiche trattate)

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1 Esperienza professionale svolta all interno dell equipe autismo dell Uonpia di Mantova (tematiche trattate) - Descrizione e obiettivo degli interventi nelle scuole - La complessità nel dare risposte utili alle tante difficoltà\situazioni espresse dagli operatori coinvolti nella presa in carico del bambino con autismo - Momento destrutturato (perché gli alunni autistici alla ricreazione si isolano?) - Descrizione di un caso clinico di una bambina con buon funzionamento cognitivo. Difficoltà legate all autismo e azioni utili - Che cos è l autonomia? - Autismo a scuola. Supportare gli studenti con disturbo dello spettro autistico (strumenti) - Obiettivi di una presa in carico condivisa e strategie possibili per intervenire nel caso specifico. 1

2 INTERVENTI IN AMBITO SCOLASTICO Dal 2012, in accordo con Ust di Mantova, Asl Mantova e servizio di Npi dell Az Osp. C.Poma, vengono attivati su tutta la provincia mantovana, tramite l impiego di educatori professionali, degli interventi volti ad osservare, in ambito scolastico, l alunno caratterizzato da autismo e atti a sostenere e rinforzare, tramite indicazioni terapeutiche, prima condivise in sede di equipe multidisciplinare, poi tramite i colloqui insegnati in sede, gli Operatori della scuola coinvolti nella presa in carico del bambino. 2

3 Obiettivo degli interventi in ambito scolastico Rinforzare il lavoro di rete fra il servizio, la scuola e le famiglie al fine di rendere ancor più coerente e condivisa la presa in carico dell utente 3

4 Quadro normativo di riferimento: Raccomandazioni diagnostiche e terapeutiche per le persone affette da Disturbo Pervasivo dello sviluppo elencate nelle linee di indirizzo regionale per la neuropsichiatria dell infanzia e dell adolescenza, in attuazione nel PSSR 2007/ 09 e del Piano Socio Sanitario Regionale ( ) approvato dal Consiglio Regionale con Deliberazione N. IX/0088 del 17 Novembre

5 SITUAZIONI RIPORTATE DURANTE I COLLOQUI INSEGNANTI O COLTE DURANTE GLI INTERVENTI SVOLTI A SCUOLA 1. NEI MOMENTI DESTRUTTURATI (la ricreazione, nei momenti di cambio ora): - i bambini si isolano; - manifestano stereotipie; - si relazionano solo con l adulto. 2. IN CLASSE: - si denotano difficoltà nell attenzione; - impulsività (si alzano, non rispettano il proprio turno; - si arrabbiano senza un perché ; - difficoltà nell intervenire durante la lezione; - fanno riferimento solo all Insegnante di sostegno - difficoltà di pianificazione di un discorso complesso sia scritto che orale. 5

6 4. ALTRE SITUAZIONI (in generale): - difficoltà nel motivare l alunno a stare attento e a socializzare con i compagni; - difficoltà nello spiegare ai compagni il funzionamento dell alunno autistico; - comportamenti anti sociali (a volte emergono interessi sessuali). - un organizzazione della classe che prevede l attivazione di piccoli gruppi, potrebbe rallentare lo svolgersi del normale programma didattico ( I genitori degli altri alunni farebbero fatica a comprenderlo ). 5. Tante altre situazioni.. 6

7 cercare di dare un efficace risposta a questo genere di situazioni, può generare 7

8 ANSIA Condizione spesso vissuta dalle persone autistiche quando non si tiene conto della loro cultura (il loro modo di essere e di apprendere) 8

9 Col tempo, ascoltando/osservando questi bambini, operando attivamente con insegnanti e colleghi e soprattutto anche grazie ad una discreta tenacia, si riesce a dare un senso al manifestarsi di queste situazioni e, oggi, limiti nonostante, in molti casi si possano raggiungere buoni risultati e relazioni significative con queste Persone! 9

10 COME??? procediamo per ordine.. 10

11 PUNTI FERMI PER ESSERE EFFICACI NEI CONFRONTI DELL AUTISMO NON OCCORRE OPERARE CON UN UNICO STRUMENTO O METODO, MA ARRICCHIRE DI VOLTA IN VOLTA I NOSTRI STRUMENTI TRAMITE LA CONOSCENZA DI STRATEGIE EFFICACI, CONDIVIDENDO GLI OBIETTIVI CON TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI, FAMIGLIARI IN PRIMIS E AVENDO BEN PRESENTE IL PERCORSO DI VITA DELLA PERSONA PER CUI OPERIAMO 11

12 PROGETTARE CON CREATIVITÀ (OSARE STRADE NUOVE ), PIANIFICARE CON RAZIONALITÀ, CERCARE UNA VISIONE PIÙ OTTIMISTICA, SAPENDO CHE LA DISABILITÀ INTELLETTIVA NON È MAI STATICA 12

13 Le innumerevoli rigidità dipendenti\collegate alle istituzioni per cui operiamo, spesso ci impediscono di pensare e agire in maniera diversa! Ma è proprio cosi? E davvero impossibile apportare cambiamenti? 13

14 «Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro» (Benetollo) 14

15 Interrogatevi sulle vostre convinzioni, definite le vostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti tra noi. (Jim Sinclair) 15

16 SPESSO, LE RISPOSTE ALLE INNUMEREVOLI DIFFICOLTA CHE INCONTRIAMO, LE ABBIAMO QUOTIDIANAMENTE PROPRIO SOTTO GLI OCCHI... 16

17 L aiuto reciproco (peer tutoring) L aiuto reciproco è una pratica che nel genere umano si ripete abbastanza frequentemente e in modo particolare nei momenti di difficoltà, bisogno o pericolo. Quando qualcuno si trova in queste situazioni, nella maggior parte dei casi, viene aiutato da colui che gode di una situazione migliore. 17

18 Per meglio comprendere le finalità e le potenzialità di un approccio cooperativo.. «estremizzo» delle situazioni che si possono riscontrare a scuola.. 18

19 Che cos è il peer tutoring? (definizioni) Il peer tutoring è un metodo basato su un approccio cooperativo dell'apprendimento. L aiuto reciproco si fonda sul presupposto che un individuo possa essere responsabilizzato per aiutare un altro. Qualificare lo strumento con l aggettivo reciproco significa sottolineare la necessità di organizzare l aiuto in modo tale che serva sia a chi è aiutato sia a chi fornisce l aiuto. Il mutuo insegnamento consiste nel proporre agli studenti di utilizzare le competenze che possiedono per insegnarle ai propri compagni. E un lavoro in coppie o piccoli gruppi di pari dove uno è più esperto e assume il ruolo di insegnante TUTOR, l altro, meno esperto, è colui che deve apprendere TUTEE («aiutato»). 19

20 QUANTI STUDENTI COINVOLGIAMO NEL PEER TUTORING? Coppia tutor-tutee: una sola coppia. Peer tutoring in piccolo gruppo: più coppie che seguono un attività di insegnamento individualizzato per alunni con difficoltà in settori specifici. Peer tutoring collettivo: coppie interscambiabili a seconda delle esigenze. Peer tutoring su piccoli gruppi: il tutor coordina un piccolo gruppo omogeneo di compagni (3-4). 20

21 Parliamo di peer tutoring quando il passaggio di competenze tra tutor e tutee avviene all interno di un piano che prevede obiettivi, tempi, modi, ruoli e materiali strutturati La vicinanza di età fra tutore e tutee crea un identificazione che gioca a favore della relazione e innesca un processo di generalizzazione 21

22 VANTAGGI PER IL TUTEE SUL PIANO COGNITIVO ED AFFETTIVO 1- APPRENDIMENTO INDIVIDUALIZZATO: è possibile selezionare i compiti più adeguati per l alunno. Il ritmo della presentazione può essere costantemente calibrato. L aiutato riceve un feedback regolare sulla correttezza dei propri sforzi ed è soggetto ad un attento monitoraggio. 2- PROGRESSI NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI: la vicinanza tra pari, oltre a favorire processi di generalizzazione nel soggetto aiutato, ne implementano l autostima e la motivazione. 22

23 VANTAGGI PER IL TUTOR favorisce il raggiungimento degli obiettivi scolastici: probabilmente la ripetizione di alcuni contenuti durante il rapporto con il tutee, consolida e migliora il suo apprendimento; migliora l autostima: i tutor si sentono più importanti all interno della classe, più efficaci e abili nell affrontare i compiti; contribuisce all apprendimento delle abilità sociali: l introduzione di elementi di cooperazione e di solidarietà favorisce la sensibilità verso l altro e la conoscenza delle conseguenze dei comportamenti messi in atto; aumenta la motivazione verso la scuola: il tutor tende a essere più interessato verso le attività scolastiche, ad essere più attivo e propositivo rispetto al contesto scolastico; previene gli abbandoni scolastici, le assenze immotivate e i ritardi: coloro che ricoprono il ruolo di tutor tendono generalmente a interiorizzare le regole scolastiche con più facilità; 23

24 VANTAGGI PER IL TUTEE difficoltà d apprendimento: il tutoring si è rivelato particolarmente efficace nelle aree della lettura e scrittura e della matematica. Tali risultati si riscontrano a prescindere dall ordine di scuola; situazioni di handicap: gli allievi con handicap mentali sembrano avere un evidente beneficio su tutti i fronti; ritardi linguistici: il tutee in virtù dello scambio comunicativo con il tutor acquisisce più rapidamente i repertori linguistici e le abilità di comunicazione; autismo: l uso del tutoring favorisce l interazione di questi allievi. 24

25 Vantaggi per l insegnante o più complessivamente l organizzazione scolastica: Per chi ha il compito di coordinare la classe, l impiego del mutuo insegnamento può consentire una maggiore occasione di individualizzazione, potendo aumentare le forme di aiuto/ intervento individuale. L aiuto reciproco può consentire inoltre di operare cambiamenti nella organizzazione delle attività didattiche con la conseguente modifica nell impiego di tempi, spazi, confini tra le classi. 25

26 Esempio di momento destrutturato (la ricreazione, il cambio dell ora, le attese, ambienti rumorosi) stanno seduti al proprio posto in classe, manifestano stereotipie, si isolano con le cuffiette, si relazionano solo con l adulto, chiedono di andarsene in una stanza da soli, si tappano le orecchie, si innervosiscono, ripropongono ai compagni sempre lo stesso gioco, ecc.. PERCHE SUCCEDE QUESTO? 26

27 CHI SIAMO? Essendo diagnosticata con ASD (specificamente la Sindrome di Asperger) ad agosto 1994 ritengo di aver sperimentato gli stessi generi di difficoltà di altri diagnosticati con ASD. Per esempio, proviamo antipatia per i cambiamenti (preferiamo la routine), tendiamo ad essere ossessivo, diveniamo molto facilmente ansiosi e prendiamo letteralmente quello che ci è detto (Wendy Lawson ) 27

28 CASO CLINICO: Situazione di una bimba autistica di 8 anni con buon funzionamento: Dai resoconti dell educatrice domiciliare e dagli interventi presso l Uonpia, colgo che c è una discreta discrepanza fra il modo di essere ed esprimersi della bimba a scuola e quello registrato in altri suoi contesti di vita, pur restando salde le sue peculiarità! A scuola la bimba appare isolata ancor di più nei momenti destrutturati, si concede di rado ad una risata o ad una conversazione con i compagni ed è molto rispettosa delle regole, mentre per esempio, in ludoteca, durante i laboratori di arte terapia o in riabilitazione, sorride maggiormente e conversa più spontaneamente, pur sempre tramite alzata di mano! 28

29 durante una seduta di terapia.. IO: Arianna, a scuola c è qualcosa che ti da fastidio? A : <<quando i miei compagni parlano, l insegnante dice:"... Sono stanca di voi, siete una classe di maleducati!!! Per me, essere definita maleducata è il peggior rimprovero perché, io, non parlo mai. I miei compagni parlano (QUANDO?) e l insegnante ci rimprovera.>> Arianna, senza tanti filtri, quando un giorno a scuola le venne chiesto quali sono le cose che non sopporta, disse: le insegnati.. 29

30 Prendere le parole letteralmente e pensare in immagini è quello che faccio naturalmente. Sapendolo, questo può essere usato come strumento per aiutare la mia cultura. Per es., se vuoi che io capisca un argomento, un tema o un commento... ho bisogno che tu 'mi metta in un immagine' o che 'disegni un immagine di ciò per me. Questo significa usare parole per fornirmi immagini mentali che costruiscano un ritratto di quello che stai dicendo. Se non ho un ritratto di questo, poi non posso pensarlo. (Wendy Lawson) 30

31 COME INTERVENGO IN QUESTO CASO? Nello specifico, dopo aver compreso il suo modo di funzionare nei diversi contesti, cercherò di categorizzare le situazioni e i luoghi ove occorre adottare alcuni comportamenti o meno, tentando di renderla più elastica nell interiorizzare generalizzazioni di carattere collettivo. Inoltre, grazie anche alla collaborazione della scuola e del servizio domiciliare, proverò a generalizzare il mio intervento nei vari contesti di vita cercando di renderla sempre più autonoma nel comprendere il contesto sociale in cui si trova e viverlo in modo appropriato, sempre nel rispetto della sua personalità. 31

32 CHE COSA E L AUTONOMIA? È la capacità di un individuo di essere indipendente ed autosufficiente. Una buona qualità della vita deve comprendere la possibilità di assolvere ai propri bisogni, senza doversi sempre servire dell aiuto degli altri. Una volta che i nostri bambini hanno interiorizzato una regola sociale, difficilmente la scordano! 32

33 Molto spesso, i comportamenti problema messi in atto dai nostri alunni autistici, sono generati dalla loro difficoltà nel fornire un adeguata risposta ai vari contesti sociali in cui vivono, con la conseguenza di tollerare poco la frustrazione e esprimersi con atteggiamenti a volte aggressivi, di certo antisociali. Educarli con i giusti strumenti strutturandone gli ambienti di vita e implementando le abilità sociali, li rende maggiormente autonomi e socialmente motivati e noi, ci troveremo in minor difficoltà nell operare per\con loro! 33

34 Un momento importante legato all autonomia è la GESTIONE DEL TEMPO LIBERO. Saper gestire il proprio tempo libero comporta: Intraprendere e mantenere alcune attività divertenti e piacevoli Sapersi organizzare in modo piacevole e socialmente adeguato Interesse relazionale I RAGAZZINI PER\CON CUI LAVORIAMO, SONO SOCIALMENTE AUTONOMI? 34

35 AUTISMO A SCUOLA: (consigli e strumenti utili) Si insegna ai ragazzi, partendo sempre dai loro interessi (alcuni giochi, personaggi dei fumetti, preistorici, ecc) Lavorare prima sul sociale che sugli apprendimenti L ansia sociale spesso è troppo alta per poter apprendere Se un ragazzino autistico riesce ad essere sereno e maggiormente motivato socialmente, sarà di conseguenza predisposto all apprendimento 35

36 Cosa non va nelle scuole? (estremizzazione!?) Rumore Scarsa pianificazione fra insegnate classe e sostegno\ass. Mancanza di informazioni visive Troppa importanza all accademico Poca importanza all aspetto sociale NB: utile non solo per il ragazzo autistico ma per tutti!!! Ristrutturazione dell ambiente fondamentale per superare le difficoltà Intolleranza dei compagni e dei genitori Colori, odori, ecc. 36

37 Consigli per supportare gli studenti con una condizione dello spettro autistico: Relazioni con adulti coerenti e preparati; Strategie appropriate in classe; Contatti regolari con i genitori; Condividere le informazioni con tutto lo staff; Supportare lo sviluppo delle abilità sociali e della comprensione sociale; Storie sociali, role play, gruppi delle abilità sociali cerchio dell amicizia 37

38 Occorre aiutare le persone a gestire meglio le situazioni sociali e le relazioni tramite l uso di appropriati strumenti storie sociali regole sociali fumetti 38

39 STORIE SOCIALI: sono uno strumento che aiuta a comprendere il mondo sociale e le sue regole. sono brevi racconti scritti, usate per insegnare cosa sta accadendo in una particolare situazione sociale e qual è il comportamento corretto da adottare. Le storie sociali considerano: - dove e quando si verifica una determinata situazione, - chi è coinvolto, cosa accade e il perché, utilizzando un linguaggio molto semplice. 39

40 Ogni storia prende spunto da situazioni di vita reale e viene scritta in modo individuale, cioè, in base ai bisogni e alle capacità della persona. 40

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42 caratteristiche: - devono essere chiare, contenere frasi minime scritte con un linguaggio il più possibile vicino a quello sviluppato dal ragazzo; - devono essere accompagnate da immagini, disegni o PCS; - sono rivolte direttamente al ragazzo e devono rappresentare una situazione realmente e frequentemente incontrata dal ragazzo stesso; - le storie sociali, proprio perché specifiche per quel ragazzo, si differenziano molto l una dall altra per aspetto, contenuto e modalità di presentazione 42

43 Quando usare le storie sociali? Descrivere una situazione sociale (per fornire risposte adeguate). Insegnare routine o insegnare ad adattarsi ai cambiamenti di una routine. Descrivere un evento futuro. Capire concetti astratti. Affrontare un comportamento problematico proponendo una soluzione comportamentale adeguata. Comprendere cosa succede in momenti confusivi (ad esempio durante la merenda a scuola). Descrivere comportamenti (aggressivo, ossessivo, timoroso). 43

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46 Regole sociali (più imperative) Sono un ulteriore strumento utilizzato per insegnare determinati comportamenti sociali. Attraverso le regole sociali cerchiamo di spiegare perché un comportamento non è corretto, forniamo le giusta alternativa e la spiegazione aiutandoci con adeguati ausili visivi. 46

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48 Conversazioni con i fumetti Utilizzo di semplici disegni, simboli e colori per illustrare concetti astratti, idee e particolari rilevanti. Molto utile per preparare il soggetto a nuove situazioni, per chiarire il comportamento altrui, per affrontare una situazione complessa. Il contenuto della conversazione viene simultaneamente esplicato attraverso domande selezionate e vengono usati colori differenti per evidenziare quegli aspetti non visibili della comunicazione. Il disegno deve essere essenziale e estremamente rappresentativo. (Gray, 1994) 48

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50 FAR FINTA (Role playing) la situazione in cui viene chiesto ad un individuo di simulare un ruolo mai sostenuto in precedenza, oppure, se il ruolo è già proprio, esercitarlo in circostanze diverse da quelle usuali, permette al soggetto di imparare come fare portando una modificazione adattiva dei comportamenti. (Mann, 1956) 50

51 ANALISI DEL COMPITO (Task analysis) Procedura che scompone un'abilità o un compito in abilità e sotto-abilità più semplici. Il risultato di tale procedura è una gerarchia di abilità a cui si fa corrispondere un ordine di obiettivi di insegnamento-apprendimento. 51

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53 Problem Solving Il problem solving e l insieme di tutti i metodi e le tecniche di risoluzione dei problemi e delle relative strategie utili alla soluzione degli stessi. Quattro fasi: Focalizzare Analizzare Risolvere Eseguire N.B.: Come anche per altre patologie, nell autismo, le crisi, non accadono per caso. C è sempre un innesco! 53

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55 cambiare si può! 55

56 DA NON DIMENTICARE (essenziale per raggiungere un obiettivo) 56

57 Essendo tanti i nuclei di (dis) funzionamento coinvolti e data la pervasività del disturbo, il trattamento deve necessariamente essere multimodale, integrato, radicato nella comunità e coinvolgere diverse figure e competenze Famiglia Interventi psicoeducativi Riabilitazione Servizi Sanitari Bambino Scuola Servizi Sociali Educazione e didattica 57

58 Se un bambino funziona bene esclusivamente in trattamento o a scuola, non è un successo! la deframmentazione fra un trattamento, un insegnamento a scuola, un attività extra scolastica, ecc crea zone grigie!! storicamente le zone grigie hanno sempre portato a catastrofi 58

59 DOMANDONE: come ci comportiamo se un bambino autistico manifesta comportamenti anti sociali nei confronti di alcuni suoi compagni? I genitori dei nostri bambini, che vissuti hanno nei confronti dei genitori dei compagni del proprio figlio? (magari pensano che a causa dei loro, le altre madri siano seccate perché causa di perdita di didattica) Cosa ci sarà dopo di noi? 59

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