ECONOMIA E LEGALITA : LA SICUREZZA PER LO SVILUPPO. Introduzione ANTONIO MARZANO Presidente CNEL

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1 ECONOMIA E LEGALITA : LA SICUREZZA PER LO SVILUPPO Introduzione ANTONIO MARZANO Presidente CNEL POL.i.s. Regione Campania: NAPOLI 11 DICEMBRE 2006

2 1. La criminalità, nelle sue relazioni con l economia, è problema né nuovo né circoscritto. Lo dicono i dati, lo dicono le cronache degli scandali che hanno investito grandi imprese o gruppi in USA, Gran Bretagna, Germania e naturalmente anche in Italia con i noti casi Cirio e Parmalat: entrambi fortunatamente riassettati ma con procedure penali tutt ora in corso. Lo dimostra anche l interesse che una scuola economica diffusa in varie parti del mondo vi ha prestato. È ormai una riflessione internazionale: uno dei principali esponenti è Becker, premio nobel dell economia, seguito da Chiplin, Bowles e tanti altri. Da noi, tra gli economisti, Becchi e Rey, Centorrino, D Antonio, Masciandaro, Zamagni e altri. Il fenomeno è dunque di rilievo internazionale, cioè coinvolge ormai tutti i Paesi. L impresa criminale costituisce, secondo il pensiero economico, la degenerazione di un desiderio che, se legittimamente perseguito, è invece una molla fondamentale della crescita e del benessere: il desiderio di arricchirsi. Invece l arricchimento illecito è fattore di impoverimento economico e di decadimento civile della società. Questo è il primo contributo che, sul tema, danno gli economisti di vari Paesi. La ragione è che l impresa criminale si insinua nell attività economica, alterandone i principali meccanismi. Essa usa come arma di concorrenza la violenza e altri metodi illeciti di pressione e di persuasione. Quale concorrenza può provenire dall uso della violenza, della corruzione, della minaccia? e quale concorrenza esercita un investimento finanziato non grazie alla normale selezione del sistema bancario, ma grazie al denaro sporco? Il merito economico, l efficienza, le libere scelte, che sono fondamento dell economia di mercato, rischiano di uscire di scena in una misura che dipende dal grado di pervasività delle imprese illegali. Si aggiunga il rischio del contagio, a cui gli operatori che si sentissero non adeguatamente difesi, potrebbero cedere. E, per effetto di tutto ciò, il pericolo della delocalizzazione, e comunque del dirottamento 2

3 altrove degli investimenti esteri. Ne emerge il pericolo di un economia impoverita, non certo arricchita dall iniziativa di quelle imprese. 2. Questa analisi di natura economica, che ci viene offerta da economisti di fama internazionale, è ben diversa da quella un tempo dominante, e ancor oggi non da tutti ricusata, cha ha voluto dare una interpretazione genetica, o lombrosiana, del fenomeno della criminalità economica. La società meridionale è stata presentata, in questo tipo di versioni, come particolarmente incline a questo tipo di attività. Si tratta di un impostazione non solo ingenerosa verso i grandi contributi dati dal sud alla storia della civiltà, ma anche inutile, giacché porta alla conclusione della irreparabilità della situazione: ciò che è congenito è irreparabile. Ma è una conclusione o un pregiudizio? E ciò che comunque conclude per l irreparabilità, non si traduce in un alibi giustificativo dell esistente, o presunto tale? Ecco perché il contributo della scuola economica è fondamentale. Il desiderio dell arricchimento è in realtà universale e tende a realizzarsi in forma illecita non quando i geni lo predispongono, ma quando esistono le condizioni per favorirla. Non è dunque irreparabile: bisogna individuare ed abbattere quelle condizioni. Niente fraintendimenti, allora. Le vittime dirette, mostra l analisi economica, sono le imprese che si ispirano alla legalità e alla correttezza verso i consumatori, i dipendenti, i risparmiatori: le imprese che, in silenzio, si ispirano ai canoni fondamentali dell etica sociale di impresa (o almeno rifuggono dai comportamenti definiti dall art del Codice Civile in materia di concorrenza sleale). Sono la maggioranza, e sono danneggiate sia perché subiscono una forma degenere di concorrenza, sia perché, in un tipo di informazione che dà più spazio ai casi scandalosi che a quelli della normalità, rischiano di essere accomunate in un superficiale giudizio negativo. Queste imprese meritano invece rispetto e tutela tanto maggiori quanto più il loro territorio operativo è investito da iniziative criminali. Inoltre, è la stessa analisi economica che, nei suoi contributi più recenti, ha dimostrato il ruolo centrale della fiducia nelle transazioni di mercato, e della reputazione. Senza fiducia, senza reputazione adeguata il volume dei contratti e 3

4 cioè degli scambi che si formano quotidianamente sul mercato è assai ridotto. E le condizioni di quei contratti i prezzi di equilibrio, il costo del denaro, il costo delle transazioni diventano molto meno profittevoli per le imprese. Non è dunque concepibile che le attività locali e le attività illegali possano convivere senza danno. Senza fiducia i meccanismi dello sviluppo e della crescita sono indeboliti. Il desiderio di fare, l attitudine al rischio, quegli animal spirits tipici dell iniziativa imprenditoriale sana, vengono intercettati dalla iniziativa illegale, ne sono intimiditi, e rinunciano o, quando persistono, trovano più ostacoli nel proprio svolgimento. Le imprese legali, dicevo, sono vittime dirette. Ma poi lo sono tutti, fino alle stesse famiglie rispettose della legge e dei valori della convivenza civile. Tutti questi operatori imprese, professionisti, famiglie sono alla lunga impoverite dall innesto della criminalità economica nei rispettivi mercati. L esempio dato ai giovani e giovanissimi dai casi di arricchimento illecito può dar luogo a fenomeni assai gravi di reputazione distorta. Agli occhi di soggetti immaturi desiderosi di rapida emancipazione ed insofferenti dalle regole limitative delle proprie naturali energie, la ricchezza e il potere esibiti dai protagonisti di un mondo al di fuori della legge possono tradursi in tentazioni pericolose. Credo che la microcriminalità, specie giovanile, sia in gran parte il portato indiretto, imitativo, in vitro, della criminalità organizzata, ossia dell impresa criminale. Combattere con successo, annientare, questa rappresenta forse il deterrente maggiore, non l unico, dell altra. 3. Quali sono, allora, le condizioni propizie alla impresa illegale? L analisi economica può dare solo una risposta: la condizione propizia corrisponde ad un calcolo del rapporto benefici-costi, in cui i benefici dell illegalità sono superiori ai suoi costi. Si noti che ho parlato un po più prudentemente di autorevoli colleghi economisti di condizione propizia : i valori etici possono renderla insufficiente. I benefici della impresa criminale sono rappresentati dall arricchimento prevedibile; i costi, dalla probabilità di incorrere nelle sanzioni, e dalla loro gravità. 4

5 Renderei esplicita un ulteriore condizione, però. E necessaria, affinché si abbia una situazione propizia, nel senso detto, che il calcolo benefici-costi dell impresa criminale sia più favorevole del calcolo benefici-costi dell impresa legale. L opzione per il primo tipo di impresa potrebbe scattare, dal punto di vista esclusivo della razionalità economica (ferma ma a parte restando, ripeto, l importanza del discrimine etico), solo in questo caso. Questa precisazione è importante per due motivi. Il primo è che, ceteris paribus, l illegalità d impresa è maggiore laddove il calcolo benefici-costi per l impresa legale è meno favorevole: e ciò tende a verificarsi per le ragioni ampiamente illustrate da un altro fondamentale capitolo della scienza economica, quella che spiega lo sviluppo e l arretratezza economica. Il secondo motivo è l individuazione di una prima generale linea di contrasto possibile. Si tratta di una politica economica favorevole al miglior rapporto possibile tra i benefici e i costi dell impresa legale. Naturalmente, il rischio è inseparabile dall attività economica. Ma spesso gravano su di questa oneri impropri che ne riducono i benefici e ne accrescono i costi. Inefficienze amministrative, eccessive farraginosità delle leggi, esorbitanze normative e regolamentari, decisioni amministrative arbitrarie e discriminatorie, incertezze e lungaggini della giustizia, politiche di razionamento improprio del credito, una governance finanziaria lacunosa, sono esempi di questo tipo. Parlo, in sostanza, della necessità di una politica di competitività di sistema, e della creazione conseguente di posti di lavoro legali. Va evitato che l impresa legale si senta costretta a trovare rimedi in espedienti emergenziali o protezioni che alla fine ne sconsigliano la stessa costituzione o che si ritorcono a danno della sua vita ulteriore. Le politiche a favore delle imprese legali sono una delle strade maestre per il contrasto di quella illegale. Ci sono poi gli interventi necessari per comprimere e vanificare il rapporto benefici-costi dell illegalità. Qui è fondamentale la lotta alla droga, che ha globalizzato, e quindi moltiplicato la prospettiva connessa di enorme guadagno. Seguono, la lotta al riciclaggio del denaro sporco, alla finanza parallela, all usura, all uso improprio delle agevolazioni 5

6 pubbliche, alla contraffazione e alla ricettazione. In tutto ciò sono coinvolte molte istituzioni, qui rappresentate: l ufficio italiano dei cambi, la Guardia di Finanza e naturalmente la magistratura La lotta alla corruzione che ci avverte il Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella Pubblica Amministrazione, Dott. Gianfranco Tatozzi, in un dibattito presso il CNEL lo scorso 28 novembre- si produce soprattutto ai livelli inferiori delle gerarchie pubbliche locali, e specialmente in occasione di appalti e di incarichi per lo smaltimento dei rifiuti. La trasparenza e la semplificazione amministrativa, oltre che il monitoraggio patrimoniale degli amministratori pubblici, possono essere antidoti efficaci. Non posso entrare nell articolazione delle singole politiche di contrasto, non ho i requisiti di competenza necessari. Voglio però ricordare una conclusione condivisa dalla migliore letteratura economica internazionale. Non è tanto importante, si conviene, la gravità della sanzione, ma la sicurezza, o l alta probabilità che venga commisurata. Ora, se l obiettivo perseguito dall impresa criminale è l arricchimento, la sanzione più efficace dal punto di vista economico sono il sequestro, e la confisca dei beni accumulati illegalmente. A questo proposito, devo segnalare che l Osservatorio Socio economico sulla criminalità, operante presso il CNEL, nel suo ultimo rapporto ha rilevato alcune difficoltà e ritardi nei procedimenti di confisca, insieme ad una serie di proposte e rimedi, cui devo fare rinvio. Le difficoltà sono ancor più evidenti quando i beni soggetti ai provvedimenti non sono immobili, ma aziende. Io stesso, nell occasione, ho proposto di adottare la legge da me predisposta per la ristrutturazione e il rilancio delle imprese in crisi, al caso delle imprese confiscate. Le preoccupazioni dell Osservatorio del CNEL sono state fatte proprie dal nuovo Presidente della bicamerale Antimafia, Forgione, nel suo discorso di insediamento del 6 dicembre scorso. 4. Concludo riassumendo: 6

7 1. non c è niente di geneticamente irreparabile nel problema della criminalità di impresa; 2. si tratta di un fenomeno degenerativo di origine economica; 3. a parità di senso dello Stato e dei valori che lo presidiano, deriva da un confronto benefici-costi, in cui i benefici di arricchimento superano i costi dell attività illegale, questi ultimi rappresentati dall entità delle sanzioni, ma soprattutto dalla probabilità di incorrervi effettivamente; 4. è fondamentale migliorare, con le politiche della competitività, il calcolo benefici costi delle imprese legali, e la sicurezza delle sanzioni; 5. dove il calcolo benefici costi di un impresa legale è, per ragioni strutturali e di sistema, meno fecondo, lì tende ad essere più diffusa l illegalità e la clandestinità d impresa; 6. le politiche di prevenzione e di monitoraggio sono centrali; il sequestro e la confisca della ricchezza illecita appaiono deterrenti a loro volta cruciali, anche per il loro effetto deterrente e pedagogico. 7

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