GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI ITALIANE

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1 GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI ITALIANE Nel seguito si esaminano i risultati dell indagine effettuata da Ismea sulle imprese appartenenti al Panel dell Industria Agroalimentare, volta a verificare la dinamica della spesa per investimenti, gli scopi degli investimenti eventualmente sostenuti ed i fattori che, nella visione di tali imprese, agiscono positivamente o negativamente sulla decisione di investimento. L indagine ha anche indagato sulle principali fonti di finanziamento utilizzate dalle imprese per sostenere i propri investimenti. Una sezione, infine, è stata dedicata agli investimenti in Ricerca & Sviluppo. GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE DEL PANEL Il monitoraggio semestrale che l Ismea esegue su un panel di 620 aziende della trasformazione alimentare (Panel agroalimentare Ismea 1 ) fornisce utili informazioni sulla propensione ad investire delle aziende dell industria agroalimentare. In assenza di dati più recenti di fonte Istat, dall indagine possono essere ottenute indicazioni di tipo qualitativo che forniscono buone indicazioni sulle tendenze 2. Nel questionario congiunturale sottoposto alle imprese si chiede se siano stati fatti investimenti di rilievo nei sei mesi precedenti all intervista. Nel concetto di investimento si include qualsiasi spesa per investimenti in beni materiali e immateriali, comprese le spese per ricerca, promozione, pubblicità, qualità. 1 Ismea, Panel agroalimentare per il monitoraggio dei canali distributivi e delle problematiche di approvvigionamento; cfr. capitolo 2 (par. 2.3) e Metodologie, parte III. 2 Si deve comunque ricordare che il Panel è focalizzato prevalentemente sulla prima trasformazione alimentare e quindi può mostrare alcune differenze di comportamento rispetto all industria alimentare nel suo complesso.

2 Come si è avuto modo di costatare in altre occasioni 3, nel corso degli ultimi due anni la percentuale di imprese che dichiara di avere effettuato investimenti risulta in declino; in particolare, tra il 1997 e il 1999 l incidenza delle imprese investitrici era stabile in ogni semestre intorno al 52-51%; la percentuale più elevata (56%) si è registrata nel primo semestre del 1999, ma nelle rilevazioni successive si è avuto un calo costante fino al minimo (32%) registrato nel primo semestre del 2001; nella seconda metà del 2001 si è avuto un lievissimo recupero (35%), confermato anche dalla rilevazione del primo semestre Il raggiungimento della percentuale più elevata in corrispondenza del primo semestre 1999 è coerente con l incremento riscontrato dall Istat in quello stesso anno Percentuale di aziende del Panel che ha effettuato investimenti di rilievo, tra il 1997 e il 2002* I semestre '97 II semestre '97 I semestre '98 II semestre '98 I semestre '99 II semestre '99 I semestre '00 II semestre '00 I semestre '01 II semestre '01 % delle risposte I semestre '02 * Si tratta di percentuali semplici (non ponderate per il numero di addetti). Fonte: Panel agroalimentare Ismea. Si è deciso di conseguenza di approfondire l andamento nel periodo successivo al 1999 attraverso un indagine ad hoc, realizzata nel 2002 presso le stesse aziende del panel, allo scopo di ottenere maggiori informazioni sul livello, sulla tipologia e sulle eventuali difficoltà incontrate dalle aziende agroindustriali italiane per effettuare investimenti. L indagine ha riguardato gli investimenti effettuati nel biennio In primo luogo, si sono verificate le percezioni degli operatori sull evoluzione degli investimenti nel proprio settore negli ultimi due anni ( ). Nel 64% dei casi gli investimenti sono stati giudicati complessivamente in aumento; fa eccezione il, dove solo il 34% degli operatori li ha valutati in aumento, mentre la maggioranza (58%) ha reputato gli investimenti costanti. Nell elaborazione dei dati si è deciso di isolare anche le risposte delle piccole imprese, 3 Cfr. Ismea, Rapporto Annuale 2001, cap.3.

3 quelle con meno di 10 addetti; anch esse dimostrano maggiore discordanza nelle risposte, dividendosi tra il 47% che ha indicato investimenti in aumento, il 34% costanti e l 11% al contrario in diminuzione. Le imprese appartenenti alla classe di fatturato maggiore (oltre 100 miliardi di lire) hanno dichiarato investimenti in aumento per circa i tre quarti, mentre più orientate alla stabilità si sono rivelate le imprese con classe di fatturato intermedia. Fra i settori, quello dei vini di qualità Doc-Docg spicca per la migliore dinamica degli investimenti nel biennio considerato, seguito anche da quello dei vini comuni. Altri settori piuttosto dinamici sono gli zootecnici (macellazione degli avicoli, trasformazione del latte bovino e del latte ovicaprino, macellazione dei suini), gli ortofrutticoli (trasformazione delle patate, trasformazione di ortofrutta, trasformazione del pomodoro) e l olio di oliva. Tabella 1 Dinamica degli investimenti nel settore agroalimentare nel complesso negli anni , rispetto al biennio precedente (percentuale di risposte) Italia Est Centro Sud e isole Costanti 31,9 57,9 24,9 19,1 31,3 26,6 30,4 42,5 50,0 24,5 33,7 Aumentati 64,4 34,4 72,4 79,0 64,8 68,4 64,9 52,7 43,8 74,6 46,6 Diminuiti 2,4 5,7 1,4 0,8 3,1 2,5 4,2 4,0 4,4 0,5 11,1 Aumentati solo per alcune 0,1 0,0 0,2 0,0 0,0 0,1 0,1 0,2 0,0 0,0 1,8 Non so 1,3 1,9 1,1 1,0 0,8 2,4 0,4 0,7 1,8 0,4 6,8 Dinamica degli investimenti nel settore agroalimentare negli anni rispetto al biennio precedente saldi delle risposte (aumento - diminuzione), al netto dei non so Vino Doc-Docg Mac. Avicoli Vino comune Trasf. Patate Trasf. Latte bovino Olio di oliva Trasf. Latte ovicapr. Trasf. Ortofrutta Mac. Suini Trasf. Pomodoro Mac. Cunicoli Molitoria Mangimi Riso Succhi di frutta Mac. Bovini Gli obiettivi dei maggiori investimenti, secondo coloro che hanno individuato aumenti, sono: il miglioramento delle tecnologie (22% delle indicazioni), a pari merito, specifici vincoli di legge e

4 nuove opportunità di mercato (con il 19% delle indicazioni), seguite da nuove esigenze produttive (18%). Si resta sempre, quindi, prevalentemente nella sfera della produzione 4, cui si affiancano i sempre più stringenti vincoli normativi che richiedono spesso adeguamenti delle strutture e degli impianti di produzione. A livello di area geografica, i vincoli di legge sono particolarmente sentiti nel, ove il 26% delle aziende ha attribuito a tale fattore l aumento degli investimenti. Tale fenomeno è legato alla concentrazione in quest area di aziende zootecniche, le più interessate da normative stringenti sulla struttura produttiva. Nel è anche molto importante il miglioramento delle tecnologie. Il Est si fa notare per un interesse superiore alla media nazionale verso le esigenze distributive e commerciali, mentre le imprese del Centro dichiarano di avere aumentato gli investimenti soprattutto per esigenze produttive, legate anche a nuove opportunità di mercato. L aspetto produttivo è un fattore di rilievo anche per il Sud. Tabella 2 Motivi per l'aumento degli investimenti nel settore agroalimentare nel complesso negli anni , rispetto al biennio precedente (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e isole Nuove opportunità di mercato 18,5 16,3 18,4 24,1 17,9 19,4 14,3 16,9 28,1 18,2 17,8 Miglioramento tecnologie 22,1 25,0 21,5 20,7 22,1 21,4 21,4 21,1 25,0 27,3 23,5 Nuove esigenze produttive 17,8 10,0 18,8 20,7 19,3 18,4 16,7 19,7 18,8 11,4 18,7 Nuove esigenze distributive/commerciali 8,8 5,0 10,9 5,2 8,6 8,7 10,7 11,3 3,1 6,8 8,3 Vincoli di legge 18,9 26,3 18,0 17,2 17,1 19,7 16,7 18,3 9,4 25,0 18,7 Crescita generale del mercato 4,9 3,8 3,9 3,4 7,9 5,0 4,8 4,2 6,3 4,5 5,2 Altro 8,1 12,5 7,4 6,9 7,1 6,7 14,3 5,6 9,4 6,8 7,0 Non so 0,9 1,3 1,2 1,7 0,0 0,7 1,2 2,8 0,0 0,0 0,9 Anche a coloro che hanno riscontrato una diminuzione sono state chieste le ragioni: è stata principalmente additata una contrazione della domanda ed una situazione di crisi economica generale, particolarmente sentita dalle imprese del. La scarsa redditività del settore è un altro elemento che spiega l eventuale diminuzione degli investimenti, di particolare importanza nelle regioni nord orientali. La difficoltà di finanziamento non appare tra le cause più rilevanti, essendo stata rilevata solo dal 5% degli intervistati, tuttavia sembra un elemento cruciale per le imprese del Centro, che risentono anche della crisi economica generale. 4 Anche nelle indagini congiunturali l area di investimento prevalente risulta quella della produzione, che supera nettamente le indicazioni per le altre aree. Cfr. Ismea, Rapporto Annuale 2001, cap. 3 e Panel agroalimentare per il monitoraggio dei canali distributivi e delle problematiche di approvvigionamento, diverse pubblicazioni.

5 Tabella 3 Motivi per la diminuzione degli investimenti nel settore agroalimentare nel complesso negli anni , rispetto al biennio precedente (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Crisi economica generale 23,7 24,0 16,7 33,3 28,1 31,1 17,6 14,3 21,4 0,0 25,0 Contrazione domanda 19,4 32,0 13,3 16,7 15,6 24,4 5,9 14,3 21,4 33,3 22,2 Legislazioni restrittive 4,3 8,0 0,0 0,0 6,3 4,4 5,9 0,0 7,1 0,0 8,3 Scarsa redditività del settore 20,4 8,0 33,3 16,7 18,8 15,6 17,6 42,9 14,3 33,3 16,7 Investimenti importanti già fatti prec. 9,7 0,0 10,0 16,7 15,6 8,9 11,8 7,1 14,3 0,0 5,6 Difficoltà di finanziamento 5,4 4,0 3,3 16,7 6,3 0,0 17,6 0,0 14,3 0,0 2,8 Aumento del costo del credito 1,1 4,0 0,0 0,0 0,0 2,2 0,0 0,0 0,0 0,0 2,8 Altro 16,1 20,0 23,3 0,0 9,4 13,3 23,5 21,4 7,1 33,3 16,7 Passando agli investimenti effettivamente realizzati nel biennio da parte delle imprese intervistate, la tabella seguente mostra l incidenza della spesa per investimenti sul fatturato aziendale e conferma la tendenza già precedentemente individuata circa il livello non elevato di questi. Infatti, dai dati si evince come per oltre il 50% delle imprese, la quota di investimenti effettuati nei due anni considerati si collochi sotto la soglia del 5% di fatturato. Questo andamento è accentuato nelle regioni del Italia, mentre nel Sud e soprattutto nel Centro le imprese investirebbero una quota maggiore del loro fatturato. Le risposte per classi di fatturato indicano che, nel biennio in esame, la quota della spesa per investimenti sul fatturato è stata particolarmente elevata nelle imprese di dimensioni economiche minori. Tabella 4 Quota media della spesa per investimenti sul fatturato aziendale negli anni (percentuale delle risposte) Italia Centro Sud e Est <2% 22,1 28,3 23,3 10,5 20,1 19,7 24,7 24,7 25,0 22,9 22,1 3-5% 29,7 31,1 33,3 22,8 25,9 26,3 34,6 28,6 40,0 40,0 26,5 6-10% 19,9 18,9 18,6 24,6 20,9 21,2 14,8 22,1 27,5 8,6 19,5 >10% 18,2 12,3 14,8 29,8 23,0 21,5 17,3 16,9 2,5 14,3 20,4 Non so 10,2 9,4 10,0 12,3 10,1 11,3 8,6 7,8 5,0 14,3 11,5

6 Tabella 5 Andamento della quota di spesa per investimenti sul fatturato aziendale negli anni , rispetto al biennio precedente (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e isole Stabile 38,3 42,5 42,4 31,6 31,7 38,0 34,6 36,4 40,0 51,4 36,3 Aumentata 42,6 37,7 38,6 52,6 48,2 42,0 42,0 45,5 52,5 31,4 41,6 Diminuita 11,1 11,3 10,5 10,5 12,2 10,2 16,0 14,3 7,5 5,7 11,5 Non so 8,0 8,5 8,6 5,3 7,9 9,9 7,4 3,9 0,0 11,4 10,6 La tabella successiva mostra come le imprese insediate nelle regioni del registrino una sostanziale stabilità degli investimenti nel biennio considerato rispetto al precedente, mentre quelle del Centro e del Sud, così come le micro e quelle di dimensione economica minore, vedono un aumento di questi. A livello nazionale sembra prevalere, anche se di poco, la tendenza all aumento della quota fatturato destinata agli investimenti. A livello settoriale, le imprese che producono vini di qualità spiccano per l incremento della quota di investimenti sul fatturato. Saldi piuttosto elevati delle risposte aumento-diminuzione (al netto dei non so) si registrano, comunque, in tutti i settori agroalimentari. Quelli meno interessati dal fenomeno sono la macellazione cunicola, dove quasi un quarto degli operatori dichiara una diminuzione della quota della spesa per investimento, l industria molitoria e i succhi di frutta. In questi due settori, tuttavia, la scarsa entità del saldo è connessa alla prevalenza di risposte che indicano una stabilità della quota della spesa per investimenti. Andamento della quota di spesa per investimenti sul fatturato aziendale negli anni rispetto al biennio precedente saldi delle risposte (aumento - diminuzione), al netto dei non so Vino Doc-Docg Mac. Avicoli Trasf. Patate Riso Trasf. Pomodoro Vino comune Olio di oliva Trasf. Ortofrutta Trasf. Latte ovicapr. Mac. Suini Trasf. Latte bovino Mangimi Mac. Bovini Succhi di frutta Molitoria Mac. Cunicoli 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0

7 Per individuare le cause degli aumenti, è necessario investigare sulla composizione tipologica degli investimenti. La tabella seguente mostra come gli investimenti si siano principalmente rivolti agli impianti, alla logistica ed ai fabbricati. Le principali destinazioni sono confermate in tutte le quattro macroaree nazionali ed anche nel sottogruppo delle microimprese. Nella gerarchia delle indicazioni, al quarto posto compare l investimento in Ricerca&Sviluppo, effettuato soprattutto dalle aziende del Est e con un fatturato superiore ai 100 miliardi di lire. Investimenti per la qualità sono stati indicati dal 6,6% delle imprese, con un tasso di risposte più elevato nelle regioni del e fra le aziende con fatturato di miliardi di lire. Le motivazioni di queste tipologie di investimento sono da ricercarsi, in linea generale: nel miglioramento delle tecnologie aziendali; nell adattamento a nuove esigenze produttive per sfruttare le nuove opportunità offerte dal mercato; nell adeguamento a vincoli di legge; nel miglioramento della qualità dei prodotti. Si notano inoltre per l area del Sud le indicazioni riguardanti una migliore organizzazione aziendale e l esistenza di nuove opportunità di mercato. Tabella 6 Tipologie di investimenti effettuati nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Terreni 3,1 2,9 2,4 5,1 3,6 3,8 2,0 3,1 2,2 2,1 2,9 Fabbricati 11,8 11,6 11,2 15,3 11,3 12,4 14,7 9,9 8,7 8,5 13,1 Impianti 35,6 36,5 34,1 35,8 37,4 36,8 36,0 33,3 35,9 30,9 36,5 Mobili e veicoli 7,1 7,5 7,5 9,5 5,0 7,5 7,6 7,8 4,3 5,3 7,2 Logistica/magazzino/informatica 15,8 15,8 16,5 14,6 15,2 15,1 16,2 17,2 16,3 16,0 17,4 Ricerca & sviluppo 8,8 7,5 10,2 5,8 8,9 7,0 6,6 10,9 8,7 21,3 6,8 Pubblicità/promozione/commerciale 6,7 8,7 5,1 6,6 7,9 7,0 5,6 6,8 7,6 6,4 6,4 Qualità 6,6 7,1 7,1 4,4 6,6 6,0 7,1 5,7 13,0 6,4 6,1 Formazione del personale 3,0 2,1 4,1 2,2 2,3 2,8 4,1 3,6 2,2 1,1 2,5 Altro 0,9 0,4 1,4 0,0 1,0 1,0 0,0 1,0 1,1 2,1 0,6 Non so 0,4 0,0 0,4 0,7 0,7 0,7 0,0 0,5 0,0 0,0 0,6

8 Tabella 7 Scopi degli investimenti effettuati nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Ammodernamento impianti 22,8 25,2 23,1 21,5 21,0 22,8 27,4 22,5 20,4 15,7 24,2 Ampliamento capacità produttiva 17,0 19,2 17,5 13,8 16,2 16,9 14,3 16,3 20,4 21,3 16,8 Miglioramento qualità dei prodotti 20,3 18,2 20,4 20,0 21,7 19,6 20,6 21,3 21,5 22,5 19,7 Nuovi prodotti 3,4 0,9 5,2 3,8 2,3 3,2 1,1 3,4 5,4 5,6 2,8 Vincoli di legge 8,0 10,3 7,0 11,5 6,5 9,3 8,0 5,1 6,5 6,7 8,5 Risparmio manodopera 3,4 2,8 3,9 3,1 3,2 2,7 3,4 4,5 3,2 6,7 2,8 Migliore organizzazione 8,3 6,5 7,6 8,5 10,7 8,3 9,1 9,0 5,4 9,0 9,1 Nuove opportunità di mercato 8,0 7,9 6,0 10,8 10,0 8,4 7,4 8,4 8,6 5,6 8,5 Nuove esigenze distributive/commerciali 4,7 4,2 4,7 3,1 5,8 4,4 5,1 5,6 6,5 2,2 4,5 Incentivi pubblici 0,7 0,0 1,0 0,8 0,6 1,2 0,0 0,6 0,0 0,0 0,8 Altro 3,3 4,7 3,5 3,1 1,9 3,2 3,4 3,4 2,2 4,5 2,3 A livello settoriale, il miglioramento delle tecnologie aziendali è stato perseguito soprattutto dalla trasformazione del latte ovicaprino e del latte bovino, dalla macellazione suina, dalle aziende produttrici di vini Doc-Docg, dalla trasformazione del pomodoro e dall industria molitoria. L ampliamento della capacità produttiva ha interessato l industria mangimistica, la macellazione bovina e suina, la trasformazione del pomodoro. Investimenti volti al miglioramento della qualità dei prodotti sono stati effettuati soprattutto dalle aziende vinicole, dall industria di lavorazione del riso, dalla trasformazione delle patate e dalle aziende che producono succhi di frutta. I dati esposti nella tabella successiva mirano ad evidenziare le cause che, invece, hanno contribuito alla diminuzione, o alla limitazione, degli investimenti. In media il 43% delle aziende ha dichiarato che vi sono stati dei fattori che hanno limitato gli investimenti aziendali negli ultimi due anni. Questa percentuale sale al 53% nel, mentre nelle altre aree non ci sono grosse distanze dalla media; invece, il 46% delle imprese con meno di 10 addetti ha individuato fattori limitativi. E possibile osservare come, nei giudizi delle imprese, quest aspetto negativo sia generato da diversi fattori, i più importanti dei quali sono: crisi economica generale; contrazione della domanda; difficoltà di finanziamento; scarsa redditività del settore. Tuttavia, queste cause non hanno la stessa importanza tra le varie macroaree nazionali. Infatti, mentre tra le imprese del prevalgono le preoccupazioni circa la crisi economica generale, la contrazione della domanda e la scarsa redditività del settore, tra quelle del

9 Centro-Sud primeggia, quale causa limitante gli investimenti, la difficoltà di finanziamento, seguita dalle considerazioni sulla crisi economica generale. Tra queste imprese, inoltre, sembra esserci una buona opinione circa la redditività del settore. Per le imprese del, invece, che maggiormente sono risultate vincolate nella possibilità di espansione degli investimenti, la bassa redditività appare al secondo posto. Tabella 8 Fattori di limitazione degli investimenti aziendali negli anni , rispetto al biennio precedente (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Crisi economica generale 19,4 22,1 19,2 15,9 18,8 20,7 25,0 6,5 16,0 21,4 21,7 Contrazione domanda 14,9 15,1 19,2 18,2 7,3 15,5 12,5 15,2 24,0 0,0 14,9 Legislazioni restrittive 5,1 2,3 4,6 13,6 4,2 4,7 5,4 6,5 4,0 7,1 3,4 Scarsa redditività del settore 12,6 17,4 11,5 9,1 11,5 10,8 12,5 17,4 16,0 14,3 11,4 Investimenti importanti già fatti prec. 5,3 4,7 6,9 0,0 6,3 5,2 3,6 13,0 0,0 0,0 4,0 Difficoltà di finanziamento 15,2 8,1 10,8 22,7 24,0 15,5 14,3 15,2 16,0 14,3 15,4 Rischi finanziari 2,2 2,3 1,5 2,3 3,1 1,9 3,6 2,2 4,0 0,0 1,7 Difficoltà a reperire personale tecnico specializzato 1,1 1,2 1,5 0,0 1,0 1,4 1,8 0,0 0,0 0,0 1,7 Altro 23,9 26,7 23,8 18,2 24,0 23,9 21,4 23,9 20,0 42,9 25,1 Come abbiamo appena visto, le difficoltà di finanziamento sono una delle cause più importanti, specie per le imprese agroindustriali centro-meridionali, nella limitazione degli investimenti. La tabella seguente evidenzia le fonti di finanziamento attivate dalle imprese per i loro investimenti. E interessante notare come meno delle metà delle imprese interviene con capitale proprio nel finanziamento dei rispettivi investimenti, sebbene la fonte dell autofinanziamento riceva il maggior numero di indicazioni. Questa situazione è abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale. Differenze, invece, si riscontrano tra le forme di finanziamento di debito, ove al Sud prevale la voce altro, da intendersi, quasi esclusivamente, come sostegno pubblico, come confermato dalla successiva tabella. Inoltre, la quota di debito a breve sul totale sembra discordarsi da quanto finora affermato. La motivazione è da ricercarsi nella differenza tra il credito per investimenti, qui indagato, ed il credito per cassa (pagamenti salari, forniture, ecc.). La prima forma richiede soprattutto credito a medio-lungo termine, mentre la seconda richiede credito a breve (che, come abbiamo visto dall analisi dei bilanci, risulta preponderante). Tuttavia, esiste un forte legame tra le due forme di credito. Infatti, l eccesso di indebitamento a breve causa una difficoltà patrimoniale che incide negativamente anche sulla possibilità di indebitamento a medio-lungo periodo (sia

10 nello stock che nel costo) e quindi sugli investimenti. Inoltre, è plausibile che il credito a breve non sia stato indicato come fonte di finanziamento dei nuovi investimenti dato il livello già alto di indebitamento a breve che le aziende presentano. Tabella 9 Fonti di finanziamento per gli investimenti effettuati nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Risparmio d'impresa 35,8 35,5 38,6 28,9 34,5 37,4 35,2 33,6 33,3 31,5 41,2 Versamento soci/azionisti 6,6 5,2 6,1 10,8 6,6 5,8 5,7 8,6 11,1 5,6 5,8 Bancario a breve 9,7 9,7 12,2 9,6 5,6 8,1 10,7 11,2 13,0 13,0 8,7 Bancario a medio-lungo 20,0 24,5 20,9 25,3 12,7 18,9 19,7 23,3 24,1 16,7 17,0 Credito speciale agevolato 8,2 6,5 6,4 6,0 13,2 8,3 7,4 8,6 7,4 9,3 7,7 Altro credito speciale 1,2 1,3 1,0 1,2 1,5 1,0 0,0 0,9 0,0 5,6 1,3 Società di partecipazione finanziaria 0,4 0,6 0,3 0,0 0,5 0,3 0,0 0,9 0,0 1,9 0,3 Credito non bancario 4,2 4,5 3,9 7,2 3,0 4,8 3,3 2,6 7,4 1,9 4,8 Altro 14,1 12,3 10,6 10,8 22,3 15,4 18,0 10,3 3,7 14,8 13,2 Si è precedentemente affermato che, specie tra le imprese agroindustriali meridionali, è particolarmente importante, come fonte di capitali per investimenti, il sostegno pubblico. La tabella seguente conferma quanto esposto. Tabella 10 Fruizione di finanziamenti da Enti pubblici per gli investimenti effettuati negli anni 2000 e 2001(Percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Si 33,4 30,2 23,8 36,8 48,9 30,7 42,0 33,8 27,5 42,9 29,6 No 60,9 65,1 68,6 56,1 48,2 61,3 53,1 64,9 72,5 51,4 61,1 Non so 5,7 4,7 7,6 7,0 2,9 8,0 4,9 1,3 0,0 5,7 9,3 Altre domande sono state poste per indagare se vi sia in corso nel settore un processo di deconcentrazione, se alcune aziende ad esempio abbiano proceduto a cedere parti dell attività aziendale o abbiano attivato accordi con altre imprese per effettuare all esterno parti dell attività precedentemente incorporata nell azienda. Quasi la totalità delle aziende ha dichiarato di non avere completamente ceduto parti dell attività (97%); invece, il 12% ha dichiarato di avere stipulato dei contratti di sub-appalto per attività precedentemente svolte all interno. Quote poco più elevate della media si sono registrate nelle due aree del Italia. Infine, alcune domande sono state poste per indagare l attitudine futura delle aziende nei confronti degli investimenti. Innanzitutto, è emerso che il 70% delle aziende effettua una programmazione degli investimenti futuri, generalmente per l anno successivo (40%), ma anche a due anni (28%) e oltre i due anni (28%). Un grado relativamente minore di

11 programmazione si riscontra da parte delle piccole aziende, dove la quota delle aziende che non programmano gli investimenti è del 34%. Nel complesso, il 39% farà certamente investimenti nei prossimi due anni e un ulteriore 34% li farà probabilmente, ma vi è anche un 15% che afferma che probabilmente non li farà e un 6% di no tassativi. Solo il 6% non risponde a questa domanda. Le più pessimiste sono le aziende del Centro, che per il 24% probabilmente non faranno investimenti. La maggiore incidenza di indicazioni positive - sì e probabilmente sì - riguarda il Est e il Sud e. Le tipologie di investimenti non cambiano rispetto agli anni precedenti e lo stesso riguardo agli scopi. Si deve notare che diminuiscono le segnalazioni riguardanti i vincoli di legge, ad indicare che molte imprese sono ormai in regola. In sintesi, le indicazioni delle imprese confermano un certo rallentamento degli investimenti che tuttavia deve essere interpretato alla luce del fatto che nel periodo precedente ed in particolare nel 1999 si è registrato un notevole sforzo di investimento da ricondursi all adeguamento alle normative di tipo igienico-sanitario; questa è probabilmente una delle principali ragioni sottostanti al rinnovo delle strutture e al miglioramento tecnologico; successivamente, la caduta di questa motivazione, in un contesto macroeconomico che nel 2001 è tornato a complicarsi ha certamente ridotto gli incentivi ad effettuare nuovi investimenti. Resta, comunque, significativa l indicazione relativa alla bassa quota di fatturato che le aziende hanno dichiarato di avere investito nel biennio e la bassa incidenza delle imprese che prevedono di effettuare investimenti di rilievo nel biennio successivo. Tra gli elementi sfavorevoli agli investimenti emergono soprattutto i fattori endogeni al settore: la bassa redditività, soprattutto secondo le imprese del, e le difficoltà di finanziamento, soprattutto per le imprese del Centro-Sud. Ciò è moderato, soprattutto per il Sud, dalla possibilità del ricorso a finanziamenti pubblici, con o senza cofinanziamento comunitario. D altra parte, bisogna considerare anche che nel settore alimentare gli investimenti sono per molti prodotti regolamentati da diversi anni a livello comunitario, al fine di ridimensionare ed evitare il riformarsi di accumuli di stock di prodotti.

12 GLI INVESTIMENTI IN RICERCA & SVILUPPO L innovazione tecnologica è una delle più importanti leve competitive per le aziende. Tutte le imprese, infatti, pur con accentuazioni diverse secondo l intensità tecnologica del settore di appartenenza, sono costrette a misurasi con la tecnologia, intesa come l applicazione di un complesso di conoscenze e di competenze a qualsiasi attività funzionale che si svolge nell impresa e che concorre alla produzione e alla commercializzazione di un bene o servizio 5. La capacità di un azienda di gestire la tecnologia e l innovazione costituisce perciò un importante elemento del percorso strategico. L innovazione tecnologica rappresenta un fattore di successo competitivo per varie ragioni, in particolare: 1. L innovazione determina l elevazione della barriera tecnologica per quelle imprese che non sono in grado di sostenere il rischio tecnico e finanziario connesso alla spesa necessaria per produrre innovazione all interno, oppure che sono incapaci di accedere a informazioni e tecnologie prodotte all esterno. 2. Le imprese che maggiormente investono per operare sulla frontiera tecnologica beneficiano delle cosiddette economie dinamiche di apprendimento : le conoscenze che esse accumulano ampliano la gamma delle opportunità facilitando l anticipazione di innovazioni radicali di prodotto, di processo o più in generale di gestione. Generalmente la spesa per Ricerca & Sviluppo sostenuta dalle imprese è considerata il fattore chiave per lo sviluppo tecnologico e si assume che ad una maggiore spesa in R&S si associ un maggior grado di innovazione. Non bisogna trascurare, tuttavia, che nella letteratura (specialmente di marketing) sono stati spesso evidenziati anche gli aspetti non tecnologici dell innovazione, o meglio quei fattori che accompagnano e consentono il successo di mercato dell innovazione. Specialmente per quanto riguarda l innovazione di prodotto, ampio spazio è infatti dedicato dal marketing alla gestione del prodotto nuovo, alla sua diffusione e alla penetrazione del mercato. Gli studiosi di marketing, inoltre, sostengono che la spesa in R&S è soltanto uno dei fattori propulsivi per l innovazione, che non esiste una relazione diretta e automatica fra R&S e innovazione e che il successo dell innovazione risiede in un efficace coordinamento fra marketing e R&S. 5 M. Rispoli, Sviluppo dell impresa e analisi strategica, Il Mulino, Il concetto di tecnologia qui esposto fa riferimento all approccio organizzativo-manageriale, che focalizza la problematica dell innovazione sugli aspetti organizzativi dell impresa, oltre che tecnici.

13 Tipicamente si distingue l innovazione di prodotto dall innovazione di processo. La prima si riferisce all introduzione di prodotti nuovi in quanto fisicamente differenti da quelli preesistenti oppure alla commercializzazione di un prodotto che differisce da un prodotto simile per elementi innovativi di marketing (tipo di confezione, nuovo target di consumatori in seguito ad una nuova campagna pubblicitaria, ecc.). La seconda consiste nell introduzione di un nuovo processo di produzione che riduce i costi di produzione e/o consente la realizzazione di un prodotto nuovo: è evidente quindi che i due tipi di innovazione possono non essere indipendenti. Con riferimento in particolare all industria alimentare, si osserva che i cambiamenti dei gusti e delle abitudini alimentari tendono ad essere piuttosto lenti, rendendo spesso difficoltoso il successo di un innovazione di prodotto. In questo settore si rileva del resto un elevato tasso di fallimento dei prodotti innovativi e spesso la fase della penetrazione nel ciclo di vita del prodotto nuovo si protrae a lungo, prima di intraprendere il normale sviluppo. Per tale ragione le innovazioni nel settore alimentare riguardano più spesso i processi produttivi, in un ottica di riduzione dei costi, oppure gli attributi di marketing dei prodotti (piuttosto che i prodotti stessi). Non bisogna inoltre trascurare la crescente importanza, nel sistema agro alimentare, assunta dai prodotti tipici, a denominazione riconosciuta. Tali prodotti, essendo caratterizzati da materie prime e processi produttivi tradizionali, legati anche a fattori culturali locali, sono ben poco suscettibili di innovazione di prodotto o di processo; l unico margine di innovazione, per questi prodotti, è legato alle leve del marketing. L ultima indagine dell Istat sull innovazione tecnologica delle imprese industriali italiane 6, mostra come a metà degli anni novanta le aziende alimentari italiane avessero una buona propensione all innovazione, superiore alla media sia come incidenza delle imprese innovatrici sul settore sia come peso sul totale delle imprese innovatrici. 6 Istat, Statistiche sull innovazione tecnologica L indagine è stata effettuata sulle imprese dell industria e dei servizi con almeno 20 addetti.

14 Imprese innovatrici e non innovatrici nell'industria alimentare e nel totale industria (percentuali) 70,0 60,0 50,0 40,0 59,3 48,0 40,7 52,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Fonte: Istat, 1997 Imprese innovatrici Industrie alimentari, bevande Imprese non innovatrici Totale Industria Tuttavia, a dimostrazione di quanto esposto sopra, la maggior parte delle innovazioni riguardava prodotto e processo insieme oppure solo processo; le innovazioni di solo prodotto erano nettamente inferiori alla media nazionale mentre erano superiori alla media quelle di solo processo. Del resto, meno della metà delle imprese innovatrici dichiarava di avere prodotti nuovi sul mercato e, laddove ciò fosse avvenuto, i prodotti non erano tecnologicamente nuovi o modificati radicalmente, bensì solo marginalmente modificati. Tipologia di innovazioni nell'industria alimentare e nel totale industria (percentuali) 70,0 60,0 50,0 55,2 60,5 40,0 34,1 30,0 24,5 20,0 10,0 10,8 15,0 0,0 Solo innovazione di prodotto Solo innovazione di processo Innovazione sia di prodotto che di processo Fonte: Istat, 1997 Industria alimentare Totale Industria

15 I dati dell indagine Istat forniscono anche alcune indicazioni circa il collegamento fra spesa in R&S ed innovazione. L ammontare complessivo che le imprese dichiaravano di avere speso per l innovazione era ripartito fra le seguenti voci: R&S, acquisizione di servizi di R&S, acquisizione di macchinari, acquisizione di tecnologia dall esterno, progettazione, attività di formazione e marketing. Nell industria alimentare, la stragrande maggioranza della spesa per acquisizione di innovazioni passa attraverso l acquisto diretto di nuovi macchinari. Tale fenomeno conferma l importanza degli investimenti in impianti, rilevata anche attraverso l indagine Ismea, come acquisizione di nuove tecnologie. Ovviamente, si tratta di tecnologie presenti sul mercato e dunque accessibili a tutte le imprese in grado di sostenerne il costo. L acquisto di macchinari moderni è, spesso, più una necessità di sopravvivenza, in un contesto in continua evoluzione tecnologica, che non un elemento strategico di acquisizione di un vantaggio competitivo. Nell industria alimentare, del resto, la quota di spesa in R&S sulla spesa complessiva per innovazioni è molto più bassa della media, sebbene tale voce sia la seconda in ordine di importanza. Al terzo posto, invece, si collocano le spese per marketing, che nel nostro settore hanno invece un ruolo superiore alla media. Distribuzione della spesa per innovazione fra le possibili attività, nell'industria alimentare e nel totale industria (percentuali) 70,0 60,0 50,0 63,8 46,7 40,0 30,0 27,0 20,0 10,0 0,0 12,6 R&S 5,9 7,3 Acquisizione di servizi di R&S Acquisizione di macchinari 4,7 5,2 Acquisizione di tecnologia dall'esterno 8,1 2,7 1,2 1,6 Progettazione Attività di formazione 9,1 4,1 Marketing Industria alimentare Totale Industria Con riferimento alla R&S, poi, si evidenzia nel settore alimentare una quota decisamente elevata di imprese che svolge attività di R&S di tipo occasionale, sebbene tale fenomeno sia piuttosto diffuso anche negli altri settori. Non bisogna dimenticare che la Ricerca & Sviluppo è un attività rischiosa per le imprese, quindi accessibile in via continuativa soltanto a quelle dotate di maggiori risorse finanziarie 7. Pur non essendo molte le imprese agro alimentari che 7 In particolare, si evidenziano cinque tipologie di rischi: di ricerca (non si trova nulla), di tempo (ci vuole troppo tempo e non ci sono le risorse), di avanzamento tecnologico (qualcuno ha già trovato per primo), di qualità (i risultati

16 effettuano R&S in via sistematica, la spesa destinata a questa attività dall industria alimentare è rilevante. Escludendo la fabbricazione di mezzi di trasporto, l industria chimica, la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici e la fabbricazione di apparecchi radio Tv e telecomunicazioni, che accentrano la maggior parte della spesa in R&S da parte delle imprese industriali, l industria alimentare precede tutti i comparti rimanenti quanto a risorse destinate a tale attività. In generale, la R&S si svolge intra-muros, ossia le imprese destinano risorse interne per lo svolgimento continuativo di attività di ricerca e sviluppo all interno della propria organizzazione. Anche nell industria alimentare la quota di spesa per R&S intra-muros eccede quella per R&S extra-muros, ossia acquisita dall esterno; si rileva tuttavia un peso maggiore di quest ultima rispetto alla media nazionale, probabilmente a causa del maggiore impegno richiesto a livello organizzativo e di risorse per la R&S intra-muros, meno sostenibile da imprese di medio-piccola dimensione quali quelle alimentari. Il grafico successivo, tuttavia, mostra come negli ultimi anni novanta la spesa per R&S intramuros delle imprese agroindustriali sia notevolmente aumentata, in linea con una tendenza alla crescita di tale spesa che si riscontra a livello generale. Ciò dimostra come il ruolo strategico della R&S sia sempre più sentito dalle aziende, al punto di incrementare le risorse destinate all attività sperimentale interna che, sola, consente di pervenire ad un innovazione esclusiva, in grado potenzialmente di assegnare all azienda che la adotta un vantaggio competitivo altrimenti non ottenibile Dinamica della spesa per R&S intra muros nell'industria alimentare, (a) 2000 (a) Fonte: Istat a) previsioni trovati non conducono a margini di redditività adeguati) e di mercato (l innovazione non è accettata dal mercato). Cfr. K. G. Glunert ed altri, A framework for analysing innovation in the food sector, Centre for market surveillance, research and strategy for the food sector, working paper n. 38, novembre 1995.

17 L indagine effettuata sulle aziende del panel agro alimentare dell Ismea ha dedicato un intera sezione alla Ricerca & Sviluppo, focalizzando principalmente sulla spesa extra-muros. La prima domanda era volta a capire quanto le imprese reputino importante la spesa in tale attività. Quasi il 79% delle aziende intervistate ha dichiarato molto o abbastanza importante per il proprio settore questa tipologia di investimento. L importanza attribuita alla R&S è tanto maggiore quanto più ci sposta da verso Sud e dalla piccola alla grande dimensione aziendale. Tabella 11 Quanto è importante la Ricerca&Sviluppo nel suo settore? (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Molto 34,1 32,0 32,5 35,1 37,2 34,8 28,9 34,5 34,0 44,7 34,4 Abbastanza 44,6 37,6 45,4 41,9 49,4 42,2 48,5 48,3 42,0 44,7 41,9 Poco 13,4 16,8 15,0 12,2 9,4 15,0 13,4 9,2 18,0 2,6 14,7 Niente 6,1 12,8 5,0 9,5 1,7 5,3 9,3 5,7 6,0 7,9 6,5 Non so 1,8 0,8 2,1 1,4 2,2 2,7 0,0 2,3 0,0 0,0 2,5 La percentuale di imprese che nel biennio ha effettivamente realizzato tali investimenti è tuttavia piuttosto bassa, ossia il 17%. Inoltre, a livello geografico, il Est è l area dove un impresa su cinque ha effettuato investimenti in R&S, concentrando quasi la metà delle imprese a livello nazionale (49.5%). Tabella 12 Aziende che hanno effettuato investimenti in R&S nel biennio , per area geografica (percentuale delle risposte) % su totale IA % su Area 17,1 14,4 Est 49,5 21,7 Centro 7,6 10,8 Sud e 25,7 15,0 Italia 100,0 16,9 Il maggior numero di imprese interessate dalla spesa in R&S a livello nazionale appartiene al settore dei vini, della trasformazione ortofrutticola, all industria molitoria e a quella dei mangimi. A livello settoriale, tuttavia, osserviamo come la metà delle imprese impegnate nella trasformazione delle patate abbia speso per R&S, così come il 40% delle imprese dei succhi di frutta. Un elevata incidenza al proprio interno di imprese interessate alla R&S si rileva anche per il vino, la trasformazione di ortofrutta, l industria molitoria e mangimistica.

18 Tabella 13 Aziende che hanno effettuato investimenti in R&S nel biennio , per comparto (percentuale delle risposte) % su totale IA % su settore Vino comune 14,3 37,5 Ortofrutta 12,4 28,9 Ind. Molitoria 12,4 26,0 Mangimi 10,5 24,4 Patate 9,5 50,0 Latte Bovino 7,6 8,0 Succhi di frutta 5,7 40,0 Vini Doc/Docg 4,8 10,0 Trasf. Pomodoro 4,8 16,7 Mac. Suina 4,8 12,5 Olio di oliva 3,8 6,7 Mac. Avicola 2,9 12,0 Latte Ovicaprino 2,9 12,0 Mac. Bovina 1,9 5,0 Riso 1,0 5,0 Mac. Cunicola 1,0 6,7 Totale 100,0 16,9 L attività di R&S delle aziende del panel tende ad essere spesso di tipo continuativo. Quasi tutte le imprese che hanno fatto investimenti in R&S intendono proseguire anche nel biennio , soprattutto nel caso di aziende localizzate nel Centro-Sud e di grande dimensione economica. Tabella 14 Intenzione di fare investimenti in R&S da parte delle aziende che hanno fatto tali investimenti nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Certamente si 54,3 66,7 48,1 75,0 51,9 61,9 30,8 47,6 75,0 55,0 52,9 Probabilmente si 37,1 16,7 42,3 25,0 44,4 33,3 46,2 38,1 25,0 40,0 35,3 Probabilmente no 1,9 5,6 1,9 0,0 0,0 4,8 0,0 0,0 0,0 0,0 2,9 Certamente no 3,8 11,1 1,9 0,0 3,7 0,0 23,1 4,8 0,0 0,0 8,8 Non so 2,9 0,0 5,8 0,0 0,0 0,0 0,0 9,5 0,0 5,0 0,0 Si riscontra una bassissima tendenza al ricorso ai brevetti da parte delle aziende che pur hanno effettuato investimenti in R&S. L 84% di esse non ha fatto alcuna domanda di brevetto. La tabella seguente mostra come il ricorso ai brevetti sia comunque decrescente nel passaggio da verso Sud: il 22% delle aziende localizzate nel ha fatto domanda di brevetto contro lo 0% del Centro e il 7.4% del Sud. Anche la dimensione economica favorisce l utilizzo dei brevetti: il 25% delle imprese con fatturato compreso fra 51 e 100 miliardi di lire ed il 20% di quelle con fatturato di oltre 100 miliardi di lire hanno fatto domanda di brevetto nel biennio

19 Tabella 15 Domanda di brevetto per alcune invenzioni fatta nel passato (percentuale delle risposte) Italia Est Centro Sud e Classi di fatturato Si 12,4 22,2 13,5 0,0 7,4 7,1 0,0 19,0 25,0 20,0 11,8 No 83,8 77,8 80,8 87,5 92,6 90,5 84,6 81,0 75,0 75,0 85,3 Non so 3,8 0,0 5,8 12,5 0,0 2,4 15,4 0,0 0,0 5,0 2,9 Il principale motivo per il mancato ricorso ai brevetti dipende dal fatto che le innovazioni prodotte dalla R&S non erano di fatto brevettabili. Le invenzioni utilizzate nel settore alimentare, infatti, molto spesso sono tutelate con strumenti diversi dai brevetti, come ad esempio i vantaggi realizzati dal Know How 8. Il 15% di risposte altro si riferisce al fatto di essere già in possesso di innovazioni brevettate, oppure al disinteresse verso il brevetto. Ben poche aziende hanno lamentato la complessità delle procedure, mentre sono state messe in luce le difficoltà burocratiche, soprattutto dalle aziende del Sud e da quelle con fatturato compreso fra 11 e 20 miliardi di lire. Tabella 16 Motivi per la mancata domanda di brevetto (percentuale delle risposte) Classi di fatturato Italia Centro Sud e Est isole Procedure complesse 6,5 0,0 7,0 0,0 10,7 12,2 0,0 5,6 0,0 0,0 7,1 Troppe difficoltà burocratiche 8,7 14,3 0,0 14,3 17,9 7,3 27,3 5,6 0,0 6,7 14,3 Non erano innovazioni brevettabili 59,8 64,3 67,4 85,7 39,3 58,5 63,6 55,6 50,0 66,7 57,1 Altro 15,2 14,3 16,3 0,0 17,9 14,6 9,1 16,7 16,7 20,0 14,3 Non so 9,8 7,1 9,3 0,0 14,3 7,3 0,0 16,7 33,3 6,7 7,1 In conclusione, le aziende che hanno effettuato investimenti in R&S nel biennio ritengono che per questo tipo di attività sarebbero necessari maggiori finanziamenti pubblici e un migliore collegamento con la ricerca pubblica. Di minore interesse gli accordi fra imprese ed un maggiore sviluppo della ricerca pubblica. Passando alle aziende che hanno affermato di non aver fatto investimenti in R&S nel biennio in esame, le ragioni addotte sono sostanzialmente di due tipi: - costo elevato in proporzione al fatturato aziendale; - l azienda non ne sente la necessità. 8 Cfr. Cesaretti G. P. ed altri, Il sistema agroalimentare e mercati agricoli, Il mulino, Bologna, 1998.

20 Il problema del costo è particolarmente sentito al Sud e nelle aziende con fatturato inferiore ai 50 miliardi di lire. La mancanza di necessità è, invece, evidenziata dalle aziende del Est e da quelle con fatturato compreso fra 51 e 100 miliardi di lire. Una percentuale bassa di imprese (7%) afferma che tali investimenti non sono utili. Tale affermazione è condivisa soprattutto dalle aziende localizzate nel e di elevate dimensioni economiche. La quota elevata di altro rende utile indagare sulle diverse risposte date dalle aziende. Esse si possono ricondurre ai due gruppi di risposte già viste (legati al costo e alla mancanza di necessità) con alcune precisazioni. Con riferimento al costo, le aziende evidenziano i seguenti aspetti: - dato il vincolo finanziario, preferiscono dare priorità ad investimenti in impianti, macchinari o beni tecnologici; - avrebbero necessità di un sostegno pubblico o di un maggiore appoggio da parte di istituti di ricerca. Spesso le aziende affermano che la R&S non è di interesse per produzioni tipiche, tradizionali, artigianali. La mancanza di necessità si riconduce quindi in molti casi alla produzione di alimenti Dop/Igp e al controllo già esercitato dai Consorzi di tutela. Infine, alcune aziende hanno risposto che non effettuano investimenti in R&S in quanto è un attività svolta correntemente all interno dell impresa. Tabella 17 Motivi per NON aver effettuato investimenti in R&S nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Centro Sud e Est Classi di fatturato Troppo costosi per le nostre dimensioni 35,0 29,9 27,1 38,2 47,3 36,3 31,3 36,1 22,9 22,2 37,4 Mancanza di conoscenze 5,3 1,7 2,4 9,2 9,7 6,1 5,1 1,4 4,2 5,6 7,0 Non ne abbiamo bisogno 28,1 24,8 37,7 21,1 21,8 27,5 22,2 29,2 35,4 22,2 25,3 Non sono utili 7,3 12,0 7,7 5,3 4,2 6,4 5,1 6,9 10,4 11,1 7,7 Altro 24,2 31,6 25,1 26,3 17,0 21,6 29,3 22,2 25,0 27,8 20,9 Circa un quarto delle imprese che non hanno speso per R&S nel biennio ha dichiarato di voler fare tale investimento, probabilmente, nel biennio successivo. Tuttavia solo il 6% ha affermato che tali investimenti saranno fatti con certezza. La maggiore inclinazione verso questo tipo di investimento si riscontra fra le aziende del Est e quelle con oltre 100 miliardi di fatturato.

21 Tabella 18 Intenzione di fare investimenti in R&S da parte delle aziende che NON hanno fatto tali investimenti nel biennio (percentuale delle risposte) Italia Centro Sud e Est Classi di fatturato Certamente si 6,0 5,6 8,5 3,0 4,6 6,1 6,0 0,0 7,1 22,2 7,4 Probabilmente si 25,7 22,4 22,9 24,2 32,2 22,6 28,6 40,9 21,4 22,2 21,7 Probabilmente no 29,0 26,2 34,0 34,8 22,4 33,8 25,0 22,7 26,2 5,6 31,6 Certamente no 29,4 37,4 24,5 22,7 32,9 29,7 26,2 27,3 33,3 33,3 32,4 Non so 9,7 8,4 10,1 15,2 7,9 7,8 14,3 9,1 11,9 16,7 7,0 Redazione: Unità Osservatori, Panel e Indagini (+39)-(6) Responsabile: Barbara Matteucci b.matteucci@ismea.it

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