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1 REGIONE ABRUZZO REGIONE CAMPANIA AUTORITA' DI BACINO DEI FIUMI Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore PROGETTO DI PIANO STRALCIO PER L'ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SACCIONE Legge 18 maggio 1989 n art. 17, comma 6 ter Legge 3 agosto 1998 n. 267 modificata con Legge 13 luglio 1999 n. 226 Legge 11 dicembre 2000 n. 365 REGIONE PUGLIA LEGENDA ABRUZZO Bacino interregionale del Fiume Trigno MOLISE CAMPANIA PUGLIA Bacino regionale del Fiume Biferno e minori Bacino interregionale del Fiume Saccione Bacino interregionale del Fiume Fortore Limite provinciale Limite regionale Reticolo Idrografico RELAZIONE PROGRAMMA PRIORITARIO DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI assetto di versante - assetto idraulico R 02 Il Presidente del Comitato Istituzionale On.le Dott. Angelo Michele Iorio Il Segretario Generale Dott. Ing. Raffaele Moffa Approvato dal Comitato Tecnico nella seduta N. del Il Segretario Generale Dott. Ing. Raffaele Moffa Adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale N. del Il Segretario Generale Dott. Ing. Raffaele Moffa DIC SET 2006

2 INDICE 1 PREMESSA ASSETTO DI VERSANTE PRIORITA D INTERVENTO ANALISI ECONOMICA DEGLI INTERVENTI Concetti introduttivi Individuazione degli scenari di rischio Definizione della curva danno-probabilità L analisi economica TIPOLOGIE D INTERVENTO Opere strutturali di sostegno Opere di bonifica idraulica Opere di stabilizzazione superficiale Quadro del fabbisogno economico ASSETTO IDRAULICO L AMBITO DI STUDIO LA DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI Criteri e obiettivi per la definizione degli interventi CLASSIFICAZIONE E DIMENSIONAMENTO DEGLI INTERVENTI Fiume Saccione Affluenti del fiume Saccione La verifica idraulica degli interventi Criteri per la valutazione di massima dei costi degli interventi Costo degli interventi Interventi sul reticolo minore ANALISI ECONOMICA DEGLI INTERVENTI Concetti introduttivi Definizione della curva portata probabilità Definizione della curva danno-probabilità L analisi economica

3 1 PREMESSA Il quadro conoscitivo e le analisi sviluppate nella fase di individuazione delle condizioni di criticità idrogeologica nel bacino del F. Saccione hanno permesso l individuazione di interventi per la messa in sicurezza delle aree soggette a rischio. Questi sono stati definiti per le aree caratterizzate da rischio molto elevato (R4) e elevato (R3). Nel presente documento si espongono i criteri e gli obiettivi degli interventi, la loro classificazione e le metodologie di dimensionamento. Tali interventi contribuiscono alla definizione delle priorità di intervento e del fabbisogno economica per la messa in sicurezza del bacino. La verifica della fattibilità tecnica e l analisi economica degli interventi proposti forniscono un quadro generale in base al quale definire gli indirizzi e le proposte operative per la programmazione degli interventi. 3

4 2 ASSETTO DI VERSANTE 2.1 PRIORITA D INTERVENTO La configurazione di un modello analitico per la valutazione e la produzione della carta del rischio da frana, secondo i criteri ed i presupposti descritti nella specifica relazione illustrativa (cfr. elaborato di studio II.A.2.3), rappresenta il primo passo essenziale per la definizione di uno strumento di lavoro flessibile e dinamico. Il carattere di transitorietà posseduto dalla mappa del rischio è intrinseco alla logica stessa del documento, in quanto la cartografia rappresenta una simulazione dell azione che un probabile evento franoso produrrebbe sul sistema antropico-naturale. Gli scenari di rischio così configurati, pertanto, si basano sui dati disponibili in termini di elementi esposti al rischio (siano essi attuali o potenziali in funzione delle previsioni di sviluppo urbanistico) e non tengono conto dell effettiva funzione che specifici interventi produrrebbero in termini di mitigazione del rischio. La carta del rischio, pertanto, non possiede alcuna funzione pianificatoria ma contiene soltanto gli elementi di analisi per una stima quantitativa del danno atteso e per un approfondimento tecnico-economico delle possibili azioni volte alla riduzione del livello di rischio. In tale ottica la carta del rischio prospetta lo stato attuale dell emergenza, evidenziando le priorità che essa determina, e sottolinea il carattere di indifferibilità degli interventi urgenti monetizzandoli e rendendo, pertanto, possibili le successive analisi costi-benefici. Il vero limite della cartografia del rischio risiede nella mancanza assoluta di informazione laddove, ad oggi, l elemento è assente; in tal caso il rischio specifico è nullo. Ciononostante l importanza del modello di rischio è legata alla possibilità di simulare il probabile impatto che le fenomenologie naturali produrrebbero su opere antropiche in corso di realizzazione o in fase di progettazione. D altro canto lo spirito che mosse il legislatore nella predisposizione del testo del D.L. 180/98 (e successive modifiche ed integrazioni) era nella direzione della prevenzione dalla catastrofe naturale e della gestione dell emergenza. La carta del rischio da frana rappresenta l unico elaborato di riferimento per la predisposizione di piani di intervento e/o di emergenza in quanto contiene intrinsecamente l entità del danno atteso a seguito del manifestarsi del fenomeno naturale. Sono questi i motivi per i quali l esame degli scenari di rischio classificati come R4, e secondariamente R3, fornisce direttamente una sintesi degli interventi di mitigazione prioritari. Nell analisi sono state privilegiate, con priorità in termini di urgenza e di impegno economico, gli scenari di rischio che comportano problemi diretti per la pubblica incolumità (vita umana). La presenza di tale bene scaturisce dalla classificazione del territorio di studio attraverso classi con valore intrinseco decrescente (cfr. elaborato di studio II.A.2.2). 4

5 Le TABELLA 1 propone una lista delle priorità d intervento, qualificate da un indicatore: A=alta; M=media; B=bassa. Scenario di rischio Località Comune Rischio Priorità 1 Versante Ovest di Chieuti - via Fani Chieuti 2 Costa di Roncio Serracapriola R4 M 3 Greppa Petronio Serracapriola R4 A Tabella 1 Elenco degli scenari di rischio e priorità Dall analisi condotta risulta che gli elementi esposti ad un rischio di classe R4 (in cui sono presenti vite umane in forma continua o con alta probabilità di presenza) sono rappresentati essenzialmente da porzioni di centro abitato e/o da infrastrutture viarie d importanza strategica. R4 A 2.2 ANALISI ECONOMICA DEGLI INTERVENTI La definizione delle priorità di intervento condotta nel paragrafo precedente può ritenersi di tipo qualitativo in quanto vengono presi in esame il grado di rischio presente nello scenario e vengono valutati i problemi di pubblica incolumità senza l attribuzione di uno specifico valore economico. In questo paragrafo sarà invece proposta una metodologia per la definizione delle priorità di intervento di tipo economico-statistico con un approccio analogo a quello utilizzato per l assetto idraulico Concetti introduttivi Seguendo un impostazione analoga a quella adottata per l assetto idraulico si procederà alla valutazione del danno su base annuale, DAM, viene ottenuta tramite la relazione: DAM = 1 0 D( p) dp Ove D(p) indica il danno associato all evento di probabilità p ( = 1/T r, con T r tempo di ritorno in anni) La valutazione di DAM richiede pertanto la conoscenza della relazione D= D(p) vale a dire del danno generato da un evento di probabilità p. A tale proposito la procedura prevede il calcolo dell integrale a partire in funzione della distribuzione di probabilità degli eventi franosi. 5

6 Risulta evidente l estrema difficoltà di attribuire una data probabilità di accadimento a un evento franoso. In questo senso la procedura proposta, sempre in analogia con le analisi condotte per l assetto idraulico, prevede di attribuire un tempo di ritorno di accadimento in funzione della pericolosità attribuita alla singola frana. In prima approssimazione sono stati attribuiti i tempi di ritorno di 30, 200 e 500 anni alle pericolosità PF3, PF2 e PF1. Nella presente analisi, date le informazioni disponibili, è stata assunta la completa distruzione del bene a seguito dell evento franoso prescindendo dalla intensità del fenomeno e dalla vulnerabilità del bene. La stima economica del danno è stata condotta sulla base della carta degli elementi a rischio attribuendo a ciascuna classe un valore economico derivato dalle analisi condotte nello Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione Sostenibilità Economico- Finanziaria [1]. Si è inoltre assunto che gli interventi previsti eliminino la pericolosità in un dato scenario di rischio a meno di un danno residuo valutato come una percentuale del danno per eventi con tempo di ritorno superiore a 200 anni (che in analogia con l assetto idraulico è il tempo di ritorno teorico su cui sono progettati gli interventi). In particolare l analisi si è articolata nelle seguenti fasi: 1. individuazione degli scenari di rischio; 2. definizione della curva danno-probabilità; 3. analisi economica Individuazione degli scenari di rischio L analisi costi-benefici è stata condotta con riferimento a macro-aree coincidenti con gli scenari di rischio definiti nella TABELLA 1 precedente per le quali è possibile ricavare una tabella a due ingressi che riporta l estensione delle aree caratterizzate da una data pericolosità e da una data classe di utilizzo. Per gli stessi scenari di rischio è stata inoltre valutato un costo per la realizzazione degli interventi Definizione della curva danno-probabilità Come detto in precedenza sulla base dei dati disponibili la curva danno probabilità è stata calcolata assumendo la perdita totale del bene al verificarsi dell evento e prescindendo dalla vulnerabilità. Si assume inoltre di avere danno nullo, o comunque trascurabile, per eventi con tempi di ritorno inferiori a 15 anni. Tale soglia, fissata in modo convenzionale, sta a indicare che una frana con eventi molto frequenti provoca probabilmente un danno che si può ritenere trascurabile sia per l evolversi del fenomeno stesso che per la scarsa presenza di beni esposti. In altre parole è ragionevole ritenere che su una frana evidente e in frequente movimento non si vadano a realizzare beni a rischio. 6

7 Si osserva inoltre che la diminuzione della soglia su tempi di ritorno inferiori provocherebbe un rapido aumento del danno senza peraltro modificare la scelta delle priorità di intervento di seguito definite L analisi economica L analisi economica si basa essenzialmente sul confronto tra i costi da sostenere per la realizzazione degli interventi e i benefici che si ottengono in termini di mancato danno. I primi sono ottenuti con riferimento agli interventi previsti nello scenario di messa in sicurezza al quale, in analogia con l assetto idraulico, si attribuisce una efficacia per un tempo di ritorno pari a 200 anni. I benefici in termini di mancato danno sono valutati a partire dalle stime del valore dei beni classificati in funzione dell uso del suolo e rapportati all unità di superficie, secondo quanto ricavato nel precedente studio [1]. Si riporta nella TABELLA 2 (analoga a quella utilizzata nelle analisi per l assetto idraulico) la classificazione dell uso del suolo e i corrispettivi valori unitari di riferimento degli elementi a rischio considerati nel presente studio. I criteri generali per l analisi economica sono i seguenti: Gli interventi previsti sono realizzati nell arco di circa 10 anni; L orizzonte temporale di riferimento per l analisi economica è pari a 50 anni Lo scenario si basa sulle condizioni del territorio, di uso del suolo e degli indicatori economici stimabili ad oggi (2002) I benefici sono espressi in termini di mancato danno Gli interventi considerati sono quelli relativi alla messa in sicurezza per un tempo di ritorno pari a 200 anni L anno di inizio per l analisi economica coincide con l anno in cui risultano completati tutti gli interventi previsti. L analisi pertanto non considera il transitorio di tempo all interno del quale vengono attuati gli interventi. Il danno residuo, relativo a portate associate a tempi di ritorno superiori a 200 anni, si ritiene quantificabile nella misura del 10% del danno stimato in assenza di interventi Classe Descrizione elementi della classe 1 Infrastrutture primarie con presenza continua di vite umane(ospedali, carceri, caserme, stazioni ferroviarie); centri abitati (tessuto urbano continuo); insediamenti industriali, tecnologici e commerciali; aree portuali; vie di comunicazione di rilevanza strategica (ferrovie, autostrade e statali). 2 Zone di espansione urbanistica (tessuto urbano discontinuo) e case sparse; aree sportive e ricreative; aree estrattive; edifici industriali e commerciali sparsi; cimiteri; strade provinciali Valore unitario /m Dighe, depuratori, serbatoi di acquedotto, centrali; beni architettonici o storici di importanza rilevante; strade di secondaria importanza (comunali, interpoderali, etc.); aziende zootecniche. 4 Oliveti, vigneti e frutteti

8 5 Corpi idrici Seminativi, risaie, orti, arboricoltura da legno, prati stabili, aree a colture perenni e/o annuali Boschi di latifoglie, boschi di conifere e boschi misti Aree incolte (pascoli, brughiere, etc.) 0.26 Tabella 2 - Classificazione dell uso del suolo e valore degli elementi a rischio La stima del danno La valutazione del danno medio annuo è stata condotta, per ciascun scenario di rischio, sulla base della estensione delle aree a diversa pericolosità. Nella TABELLA 3 si riportano i valori delle superfici per le diverse pericolosità e per ciascuna classe di uso del suolo. Intervento Classi Pericolosità specifica PF1 PF2 PF3 Totale [mq] Totale Intervento Classi Pericolosità specifica PF1 PF2 PF3 Totale [mq] Totale Intervento Classi Pericolosità specifica PF1 PF2 PF3 Totale [mq] Totale Tabella 3 Aree per classi di pericolosità e uso del suolo 8

9 Combinando i valori delle superfici riportate nella TABELLA 3 con il valore unitario medio del bene si ottengono per ciascuna classe e in corrispondenza di ciascun evento, la stima del danno come riportato nella TABELLA 4. Intervento Classi Costi Unitari Danno ,494, ,494, ,494, , , , Totale 4,599, ,599, ,599, Intervento Classi Costi Unitari Danno , , , , , , Totale 258, , , Intervento Classi Costi Unitari Danno , , , Totale 754, , , Tabella 4 Danno per tempi di ritorno e uso del suolo Il valore dell integrale è stato ottenuto per integrazione numerica della curva individuata dalle coppie di valori Danno Totale probabilità, ottenuta dai risultati sintetizzati nella TABELLA 4, ricordando che per Tr= 15 anni si è assunto danno nullo, e per tempi di ritorno superiori a 500 anni è stato assunto costante. 9

10 Il mancato danno determinato dalla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza sarà una quota parte del danno complessivo. Il danno residuo, dato dalla differenza tra il danno complessivo e il mancato danno, è stato calcolato come una percentuale del 10% del danno per tempi di ritorno superiori a 200 (orizzonte temporale degli interventi) Analisi costi-benefici e priorità di intervento L analisi costi-benefici e la definizione delle priorità di intervento è stata condotta confrontando il mancato danno medio annuo con il costo annuo degli interventi. Il costo anno delle opere previste è stato calcolato applicando al costo stimato per l intervento (a cui è stato aggiunto un 35% per spese tecniche, espropri e IVA) l inverso del coefficiente di rateo di sconto (funzione del tasso di interesse e del numero di anni di vita dell opera). Il tasso di interesse è stato fissato al 4% annuo e il numero di anni a 50. E stato quindi definito un indice di priorità definito come il rapporto tra il mancato danno e il costo annuo dell intervento. Pertanto per la definizione delle priorità di intervento sono stati adottati due criteri. Il primo che tiene conto del grado di rischio presente nello scenario privilegiando gli scenari di rischio che comportano problemi diretti per la pubblica incolumità. Il secondo che si basa su una analisi economica. In APPENDICE A si riportano gli interventi ordinati per priorità principale e per indice di priorità. 2.3 TIPOLOGIE D INTERVENTO Nella logica della mitigazione del rischio le tipologie di intervento possono essere riassunte nei seguenti punti: interventi volti alla riduzione della probabilità di accadimento e/o alla stabilizzazione dell area; interventi volti alla riduzione di vulnerabilità dell elemento a rischio (interventi di protezione alle strutture e/o di miglioramento statico-funzionale); interventi volti al controllo del fenomeno attraverso opportuni sistemi di monitoraggio e definizione di soglie di attenzione, allerta e allarme; azioni normative volte alla salvaguardia e/o al vincolo delle aree esposte al verificarsi del fenomeno. Tali tipologie di intervento non si escludono a vicenda anzi, compatibilmente con la capacità politico-gestionale delle amministrazioni competenti, possono fornire ottimi risultati attraverso una loro razionale combinazione. Le scelte tipologiche di intervento tengono conto, essenzialmente, del carattere cinematico di evento e del coinvolgimento diretto od indiretto dell elemento a rischio. Nei casi in cui il coinvolgimento dell elemento a rischio è diretto, cioè si è nelle condizioni più critiche in termini di probabilità di perdita di vite umane e attività, solitamente si procede con criteri del 10

11 primo o del secondo tipo ovvero con interventi di stabilizzazione strutturali definitive (tirantature o ancoraggi su fronti rocciosi potenzialmente attivi, paratie di pali e opere di sostegno) e/o con sistemi di protezione delle aree a valle (reti paramassi, barriere paramassi, gallerie artificiali, disgaggio di massi pericolanti, etc.). In relazione alla frequenza degli eventi responsabili del rischio sul territorio in esame, una soluzione definitiva del problema richiederebbe l impiego di risorse e di azioni incompatibili con l attuale quadro sociale ed economico nel quale esso si cala. In senso programmatico, e sulla scorta delle esperienze pregresse, è necessaria una riflessione riguardante le tipologie di intervento (attive o passive) realizzabili caso per caso e sulla risolutività degli interventi stessi. La realizzazione di interventi strutturali rigidi o semirigidi nel passato (paratie di pali, muri di contenimento, gabbionate, etc.) hanno semplicemente ritardato l evoluzione dei fenomeni ma, di fatto, non ne hanno annullato la pericolosità (probabilità di accadimento). Ciò in quanto la bonifica di un area in frana necessita di interventi integrati, il più delle volte estesi ad aree nelle quali non sono presenti danni oppure nelle quali i danni sono di entità irrilevante. Gli interventi che sortiscono, nel tempo, i migliori risultati sono quelli che prevedono una preventiva bonifica idraulica dell intero bacino di alimentazione del fenomeno attraverso interventi di sistemazione superficiale spesso realizzati con le tecniche della ingegneria naturalistica (notoriamente meno costosi e di basso impatto ambientale). Sulla scorta di tale riflessione agli interventi strutturali, laddove previsti, sono stati puntualmente affiancati interventi di bonifica idraulica e di stabilizzazione superficiale mediante tecniche con basso impatto ambientale e costi unitari contenuti che possano consentire l estensione a fasce di versante piuttosto ampie. Al fine di agevolare l interpretazione delle indicazioni fornite anche all interno delle schede di dettaglio fornite per gli scenari di rischio ritenuti di maggiore interesse (cfr. ALLEGATO A.02, elaborato di studio II.A.2.3.b) di seguito vengono forniti degli schemi illustrativi delle principali tipologie d intervento proposte suddivise per classi 1. 1 Atlante delle opere di sistemazione dei versanti. ANPA,

12 2.3.1 Opere strutturali di sostegno Muro cellulare costituito da elementi prefabbricati in c.a. Muro di gabbioni con duplice funzione: sostegno e drenaggio 12

13 2.3.2 Opere di bonifica idraulica Canalette di raccolta superficiale con rivestimenti in pietrame e calcestruzzo Trincea drenante realizzata con rivestimento in geotessile Sperone in gabbioni con rivestimento di geotessile e tubo drenante di fondo 13

14 2.3.3 Opere di stabilizzazione superficiale Piantumazione con essenze arboree per il ripristino della copertura arbustiva Fascinata viva con creazione di piccole gradinate (scarpata con pendenza < 35 ) 14

15 Fascinata viva interrata e fissata nel terreno con paletto di legno Viminata (a sinistra) e palizzata semplice con talee 15

16 Schema tipo di palizzata con talee o piantine Gradinata con talee su rilevato artificiale 16

17 Gradinata mista con impianto di talee e di piantine radicate Materassi in rete metallica rinverdita mediante geostuoia e talee di salice 17

18 2.3.4 Quadro del fabbisogno economico Nella TABELLA 5 viene fornita una stima economica degli interventi relativamente agli scenari di rischio proposti. L approccio analitico ai costi è di larga massima in quanto non esistono parametri univoci per la definizione delle quantità di opere necessarie per ciascuna tipologia di dissesto. I criteri di computo adottati nelle analisi (superficie dell area oggetto di interventi, valore e caratteristiche intrinseche dei beni esposti al danno sia in termini economici sia in termini sociali) sono analoghi per tutti gli scenari di rischio esaminati. Ciò consente di ridurre l errore di valutazione legato ai numerosi parametri che concorrono alla definizione del quadro economico e di comparare tra di loro le entità di risorse necessarie alla mitigazione del rischio. L analisi è stata condotta per analogia con interventi realizzati a parità di tipologia e di estensione senza pervenire a una specifica parametrizzazione. In particolare sono state valutati i costi relativi a: 1. Studi e indagini geognostiche 2. Interventi strutturali (rigidi / semirigidi) 3. Interventi di sistemazione idraulica 4. Interventi di ingegneria naturalistica 5. Manutenzione e monitoraggio Per gli aspetti specifici delle fenomenologie naturali e dell impatto con gli elementi esposti si rimanda agli studi di approfondimento per gli scenari di rischio (cfr. ALLEGATO A.02, elaborato di studio II.A.2.3.b). L analisi dei costi prevede, per ciascun intervento, un aliquota (mediamente circa il 10%) dedicata alla manutenzione delle opere ed alle successive attività di monitoraggio strumentale. Tali azioni consentono, a costi contenuti, di valutare la qualità dell intervento e la sua efficacia in termini di benefici indotti. La specificità delle diverse situazioni di rischio, in relazione agli scenari geologici, idrogeologici, geotecnici ed idraulici nei quali si calano, richiederà approfondimenti diretti delle conoscenze attraverso studi, campagne di indagini e di monitoraggio che verranno volta per volta predisposti. Soltanto a seguito di specifici studi di dettaglio, propedeutici alle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, sarà possibile definire con esattezza entità e caratteristiche delle opere. Sulla base di tali presupposti le stime di seguito proposte possono essere, in alcuni casi, soltanto indicative delle effettive risorse da impiegare. Le scelte progettuali, i criteri e la progressione nel tempo degli interventi deriveranno da azioni politiche ed amministrative che non possono essere collocate nell ambito di uno studio a carattere areale quale questo è. Le azioni volte alla realizzazione degli interventi dovranno essere opportunamente monitorate dal punto di vista amministrativo e tecnico-economico. In tal modo sarà possibile affinare nel tempo i modelli previsionali di gestione delle emergenze riducendo progressivamente la variabilità delle stime economiche proposte. 18

19 Scenario Priorità Rischio Comune Località Studi e indagini geognostiche Interventi strutturali (rigidi / semirigidi) Interventi di sistemazione idraulica Interventi di ingegneria naturalistica Manutenzione e monitoraggio Totale 1 A R4 Chieuti Versante Ovest di Chieuti - via Fani - Frana 16_ ,000 2 B R4 Serracapriola Costa di Roncio - Frana 16_ ,000 3 A R4 Serracapriola Greppa Petronio - Frana 16_ ,000 TOTALE TOTALE A 45, , , , ,000 1,420,000 B 15, , , ,000 45, ,000 TOTALE ,930,000 Tabella 5 Stima dei costi di intervento 19

20 _ 3 ASSETTO IDRAULICO 3.1 L AMBITO DI STUDIO La definizione degli interventi strutturali per la riduzione del rischio idraulico nei tratti fluviali oggetto di studio è stata condotta sulla base dei risultati ottenuti dalle diverse analisi svolte e in relazione alle specificità dei tratti in esame e delle aree da difendere. In particolare, i livelli di indagine adottati, vale a dire lo studio analitico su base idrologicoidraulica e l analisi geomorfologica, consentono l individuazione degli interventi che, seppur definibili in forma differenziata a seconda della scala di indagine adottata, forniscono un quadro generale di riferimento per la messa a punto di strategie di riduzione del rischio idraulico nell ambito del bacino considerato. A tale proposito, conviene premettere i tratti fluviali oggetto di studio ai diversi livelli di indagine: Fiume Saccione Studio su base idrologico-idraulica Su base geomorfologica e/o speditiva Affluenti del fiume Saccione Torrente Bivento (affluente di destra ) Su base geomorfologica e/o speditiva Torrente Mannara (affluente di destra) Su base geomorfologica e/o speditiva Canale Orientale delle Acque Alte (affluente di sinistra ) Su base geomorfologica e/o speditiva Canale di Madonna Grande (affluente di destra del Canale Orientale delle Acque Alte) Su base geomorfologica e/o speditiva Fosso Tre Valloni (affluente di sinistra ) Su base geomorfologica e/o speditiva Canale Sassi (affluente di sinistra ) Su base geomorfologica e/o speditiva Canale della Pila (affluente di sinistra ) Su base geomorfologica e/o speditiva Torrente Sapestra (affluente di sinistra ) Su base geomorfologica e/o speditiva 20

21 3.2 LA DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI La definizione degli interventi strutturali, sia sotto il profilo tipologico che economico, risulta ovviamente più approfondita per le aree oggetto di specifico studio idraulico rispetto a quella dedotta per le aree oggetto di indagine su base geomorfologica. A partire dal quadro conoscitivo sul rischio idraulico possono essere identificate le strategie di intervento sia di tipo strutturale che non strutturale (vincoli sulla destinazione d uso delle aree stesse e/o norme di edificabilità) in modo da conseguire un omogenea riduzione del rischio sull intero territorio regionale. Nella presente analisi si farà riferimento nello specifico agli interventi di tipo strutturale finalizzati alla riduzione del tempo di ritorno delle inondazioni. Saranno presi in esame sia le possibilità di laminazione delle piene e quindi di riduzione della portata che i possibili interventi per aumentare la capacità di smaltimento del corso d acqua. La valutazione della tipologia degli interventi strutturali è definita in funzione di una preliminare valutazione della fattibilità tecnica svolta utilizzando i risultati delle verifiche idrauliche. L efficacia degli interventi nella riduzione del rischio idraulico è verificata attraverso la simulazione idraulica dei corsi d acqua considerati nello scenario di progetto. I risultati delle analisi descritte forniscono un quadro in base al quale definire gli indirizzi e le proposte operative per la programmazione degli interventi. In particolare, a ciascun intervento viene attribuito un livello di priorità generale facendo riferimento al tempo di ritorno dell evento per il quale si manifestano criticità, classificandolo in intervento a breve termine o ad alta priorità se il tempo di ritorno è di 30 anni, oppure di lungo termine o a bassa priorità se il tempo di ritorno è di 200 anni. La valutazione dei costi e di conseguenza l analisi economica è definita su base essenzialmente parametrica. Sulla base dell analisi economica è inoltre stato definito un indice di priorità tra gli interventi appartenenti alla stessa classe di priorità. Sia per gli interventi a breve che a lungo termine la finalità ultima è comunque la messa in sicurezza per un tempo di ritorno di 200 anni. Quelli a breve termine dovrebbero essere realizzati una prima fase, quelli a lungo termine sono interventi di seconda fase e sono finalizzati all integrazione e/o completamento delle opere necessarie alla messa in sicurezza delle aree a rischio. La parametrizzazione dei costi di ciascun intervento è stata condotta sulla base delle principali dimensioni dell intervento stesso; ad esempio per le opere di laminazione di è fatto riferimento al volume invasato mentre le arginature sono state parametrizzate in funzione della loro altezza e della loro lunghezza, sulla base di criteri già adottati nello studio Studio del rischio idrogeologico nella Regione Molise. 21

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