AGGREGAZIONI D IMPRESE E CONTRATTO DI RETE: UNO STRUMENTO PER AFFRONTARE I MERCATI ESTERI

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1 AGGREGAZIONI D IMPRESE E CONTRATTO DI RETE: UNO STRUMENTO PER AFFRONTARE I MERCATI ESTERI Nel dibattito sulla competitività del sistema industriale italiano la ridotta dimensione viene spesso considerata un limite a una maggiore apertura ai mercati esteri, rendendo più costosa e complessa la proiezione internazionale, in particolare sui mercati più distanti. Attraverso la partecipazione a varie forme di cooperazione, collaborazione o integrazione, tuttavia, le imprese possono riuscire a contenere gli svantaggi legati alla ridotta dimensione. Le tipologie di aggregazione fra imprese sono numerose: in base al grado di integrazione tra i partecipanti, si va dalle fusioni ed acquisizioni, in cui due o più aziende si fondono perdendo la relativa indipendenza e autonomia e divengono un unico soggetto, ai semplici accordi di collaborazione, comprendendo forme intermedie - quali i consorzi e le associazioni temporanee d impresa (ATI) - caratterizzate dall essere circoscritte a determinati obiettivi (la promozione di un prodotto o la tutela di un marchio) nel caso dei consorzi, o limitate in termini di durata nel caso delle Ati 1. Queste forme d integrazione tra imprese rientrano in quella che è stata definita imprenditorialità collettiva o, secondo immagini recenti, economia relazionale o capitalismo coalizionale 2. Mentre esiste una relativa abbondanza di verifiche empiriche sul cosiddetto effetto distretto, sono meno diffuse analisi simili che valutino gli effetti delle collaborazioni tra imprese sulle performance dei soggetti che ne fanno parte. Tuttavia, secondo alcune indagini 3, le imprese appartenenti a gruppi o a reti o facenti parte di altre forme di aggregazione mostrerebbero, rispetto alle imprese non appartenenti a gruppi, migliori indicatori di performance 4, tra cui l andamento del fatturato e, in particolare, di quello estero. Agirebbero favorevolmente non solo fattori legati ai costi ma anche aspetti di natura comportamentale : l imprenditore che fa parte di una rete mostrerebbe, infatti, una maggiore capacità di affrontare i rischi e sarebbe, quindi, più propenso a investire o recarsi in mercati più distanti. Le piccole e medie imprese manifatturiere partecipanti a reti d imprese, intese in senso lato, sono circa il 4 per cento del totale 5. I settori in cui le aggregazioni sono più diffuse sono pelli e calzature, alimentare, meccanica. Dal punto di vista della di- 1 Cfr. Unioncamere- Tagliacarne, La relazionalità tra imprese come fattore competitivo in Le piccole e medie imprese nell economia italiana, Rapporto 2007, Franco Angeli, Milano, 2007; Unioncamere- Tagliacarne, Economia relazionale, reti di imprese e esternalità di rete in Le piccole e medie imprese nell economia italiana, Rapporto 2008, Franco Angeli, Milano, 2008; Le reti di imprese e il contratto di rete: prassi e prime applicazioni, Osservatorio Reti di imprese, coordinato da Cafaggi F., Università di Trento, novembre 2011; AIP, Associazione Italiana politiche industriali (a cura di), Reti d impresa: profili giuridici, finanziamento e rating, edizioni Gruppo Sole 24 ore, Milano, 2011; Carnazza P., Gruppi di imprese e sistema di relazioni in rete, Quaderni di ricerca sull artigianato, n. 50, La definizione è di Aldo Bonomi (Consorzio Aaster). 3 v. Unioncamere Tagliacarne, cit., Benché non si possa individuare una relazione di casualità (se cioè siano le imprese più competitive ad avere le competenze necessarie per ricorrere a varie forme di aggregazione o se sia grazie a queste ultime che esse divengano più competitive). 5 Unioncamere, cit., 2008.

2 mensione, la tendenza a costituire una rete prevale tra le imprese che hanno da 50 a 249 addetti, quindi di media dimensione, mentre è meno diffusa tra le micro imprese (nella classe da 1 a 9 addetti). L aggregazione in rete mostra, inoltre, un incidenza più elevata tra le imprese del Nord Est e del Centro, aree in cui è assai diffusa la presenza dei distretti e di altre forme di cooperazione tra i soggetti economici 6. Il contratto di rete La legge n. 33 del e la successiva legge n. 122 del con l introduzione del contratto di rete hanno formalizzato una nuova modalità di aggregazione tra imprese. La normativa contiene già nella definizione i due principali obiettivi di questa tipologia aggregativa: la capacità innovativa e la competitività. Si legge infatti nel testo: con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni e prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell oggetto della propria impresa. Risulta, inoltre, chiaro già dalla definizione che le imprese possono avvantaggiarsi della rete costituita preservando la propria autonomia. Diversamente da fusioni, acquisizioni e joint ventures, nel contratto di rete ogni singola impresa partecipante non perde la propria autonomia e mantiene il proprio marchio. Le imprese aderenti al contratto, inoltre, non sono condizionate dall ambito territoriale ne dalla realizzazione di uno scopo definito. Non sono a priori definiti i campi di azione delle reti (determinate fasi della produzione o della commercializzazione del bene o del servizio prodotto). Ambiti tipici di azione delle reti di imprese sono, tuttavia, individuabili nella proiezione sui mercati esteri e l innovazione, ambiti in cui la dimensione ridotta può costituire un ostacolo ad intraprendere nuove iniziative. La rete può quindi essere lo strumento idoneo a superare le barriere d ingresso, condividendo i rischi e aumentando il potere contrattuale delle singole imprese partecipanti. Il cosiddetto Decreto Sviluppo ( Misure urgenti per la crescita del paese ), poi convertito in legge (n. 134) nell agosto 2012 ha introdotto alcune modifiche alla normativa relativa ai contratti di rete, in particolare semplificando le procedure di registrazione e di redazione del contratto stesso, ammettendo la possibilità che esso venga firmato in via digitale o con firma elettronica registrata presso un notaio. La Legge 134/2012 prevede due tipologie di contratti di rete: il primo senza la costituzione di un fondo patrimoniale comune e di un organo che svolga attività con i terzi (in questo caso il contratto è soggetto all iscrizione nella sezione del Registro delle imprese 6 Si veda anche Carnazza P. (2012), Imprese cooperative e contratti di rete: i principali risultati di un indagine qualitativa, Euricse Working Paper n. 044, La legge 33/2009 ha convertito il decreto 5/2009, art La l. 122/2010 ha ripreso con alcune modifiche i contenuti del decreto legge n. 78/2010 art. 42.

3 presso cui è iscritto ciascun partecipante), il secondo tipo prevede la costituzione di un fondo patrimoniale e di un organo comune che svolga attività con i terzi. In tal caso la rete può iscriversi nella sezione ordinaria del Registro delle imprese della circoscrizione in cui è stabilita la sede. Un aspetto rilevante è che la nuova normativa 9 sancisce la possibilità per le reti d imprese di partecipare alle gare d appalto, innovando il Codice degli Appalti. Ulteriori innovazioni sono state una limitazione della responsabilità patrimoniale al fondo comune. Ai contratti di rete la legge concede una serie di vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari (articolo 42) accettati dall Unione europea in quanto non contrari al dettato che disciplina gli aiuti di stato. A questi vantaggi si aggiungono le misure specifiche di agevolazione che alcune amministrazioni regionali hanno introdotto o si apprestano a fare (Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, etc.). Il contratto di rete rappresenta un esempio di uso da parte del legislatore della normativa sui contratti per il perseguimento di un obiettivo di politica industriale, quello del superamento dei limiti derivanti dalla ridotta dimensione delle imprese. Per le sue caratteristiche di semplicità e snellezza, è stato accolto favorevolmente dalle imprese, pur rimanendo possibili aspetti di criticità. In prospettiva, benché dei casi concreti già esistano, come vedremo in seguito, sarebbe proficuo prevedere uno sviluppo delle reti d impresa in un orizzonte più ampio, quale quello europeo 10 : si semplificherebbe la possibilità per le Pmi italiane di partecipare alle reti produttive globali attenuando i limiti dovuti alla ridotta dimensione. Sarà bene quindi tentare di pervenire ad un armonizzazione della legislazione in materia nei paesi europei e, insieme, a un sistema di coordinamento delle politiche industriali prese in ambito europeo, nazionale e regionale. Consorzi per l internazionalizzazione Rimanendo nell ambito degli interventi in favore delle piccole e medie imprese e delle loro aggregazioni, il cosiddetto Decreto sviluppo 11 ha introdotto delle innovazioni in materie di consorzi. Il Ministero dello Sviluppo Economico 12 ha fissato criteri e modalità per la concessione di contributi in favore dello svolgimento di specifiche attività promozionali, di rilievo nazionale, per l internazionalizzazione delle piccole e medie imprese realizzate da imprese consorziate o associate attraverso contratti di rete (purché in numero non prevalente rispetto a quello delle imprese consorziate). L agevolazione, concessa a fondo perduto, non potrà superare il 50 per cento delle spese, comprese tra e euro, sostenute e ritenute ammissibili. Possono essere ammessi consorzi formati da cinque piccole e medie imprese purché apparte- 9 L. 180/2011 Norme per la tutela della libertà d impresa. Statuto delle imprese. 10 Si veda in proposito l intervento Le reti: una prospettiva europea di Cafaggi F., università di Trento, alla II Giornata delle Reti di impresa, Confindustria, Roma, 10 gennaio DL 83/2012 art. 42 e Legge 134/

4 nenti ad almeno tre regioni differenti (questo perché l attività di supporto all internazionalizzazione è materia delegata alle regioni a eccezione delle iniziative destinate in favore di imprese localizzate in diverse regioni). Al consorzio possono partecipare anche enti pubblici e istituti bancari, anche se in questo caso non potranno essere ottenuti contributi pubblici. Diffusione dei contratti di rete Secondo i dati più recenti, fino al I aprile 2013 sono stati censiti 768 contratti di rete, con oltre soggetti coinvolti 13. La più elevata concentrazione di contratti di rete si trova in Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Veneto e Toscana. Nella maggior parte dei casi i contratti di rete vengono stipulati tra imprese appartenenti alla medesima regione mentre solo nel 26 per cento dei casi si tratta di reti inter-regionali. Nel 20 per cento dei casi, secondo le stime dell Osservatorio Intesa Sanpaolo- Mediocredito Italiano, le imprese che si associano in rete fanno parte di un distretto, ma non necessariamente con imprese appartenenti allo stesso distretto. I contratti di rete sono diffusi tra imprese attive nei diversi settori produttivi, tanto nel manifatturiero quanto nei servizi. I settori di massima concentrazione sono: meccanica, mezzi di trasporto ed elettronica (10%), agricoltura e alimentare (9%) e, tra i servizi, costruzioni (10%), servizi innovativi (11%) e telecomunicazioni e informatica (6%). Alcuni casi di reti avviate con successo Nel settore della fonderia dell acciaio opera la rete Five For Foundry, la prima rete composta anche da imprese di altri paesi europei 14 : i partecipanti provengono infatti oltre che dall Italia anche da Francia, Polonia e Repubblica ceca. La rete conta oltre 500 addetti tra dipendenti e collaboratori e un fatturato di 56 milioni di euro. Un esempio di rete distrettuale è invece la Rete Racebo 15 che nasce dal distretto delle imprese della meccanica per i motori (cd. motor valley della provincia di Bologna) e mette insieme imprese con un ampia gamma di competenze che vanno dai trattamenti dei metalli, alla carpenteria metallica, alla componentistica per telai e motori, alla verniciatura. Insieme costituiscono un polo di 600 addetti e un fatturato di 90 milioni d euro. ITC (Italian Technology Center) è una rete che si propone un obiettivo molto circoscritto, infatti si tratta di undici imprese italiane attive nella costruzione di beni strumentali che hanno firmato nel 2012 un contratto di rete finalizzato alla penetrazione nel complesso mercato indiano, promuovendo il marchio delle singole imprese parte- 13 Fonte: I contratti di rete, Elaborazioni Unioncamere su dati Infocamere, aprile

5 cipanti e della nuova rete, anche attraverso l apertura di un centro nella città indiana di Puna. Tavola 1- Distribuzione per settore di attività economica delle imprese aderenti a Contratti di Rete Numero di soggetti Agricoltura 194 Attività estrattive 5 Industrie alimentari 176 Sistema moda 192 Beni per casa e tempo libero 245 Altre industrie manifatturiere 100 Chimica, gomma e plastica 108 Lavorazione dei metalli 327 Elettronica 163 Meccanica e mezzi di trasporto 245 Public utilities (energia, gas, acqua e ambiente) 30 Attività commerciali 331 Costruzioni/edilizia 390 Servizi alle imprese Altri servizi 402 Altro 21 Totale settori Fonte: dati Unioncamere

6 Distribuzione regionale dei contratti di rete dei soggetti aderenti numero di soggetti numero di contratti Piemonte Valle d'aosta 1 1 Lombardia Liguria Italia nord-occidentale Trentino- Alto Adige Veneto Friuli-Venezia-Giulia Emilia-Romagna Italia nord-orientale Toscana Umbria Marche Lazio Italia centrale Abruzzo Molise 12 7 Campania Puglia Basilicata Calabria 27 9 Sicilia Sardegna Mezzogiorno Totale regioni (1) Dal momento che uno stesso contratto di rete può coinvolgere diversi ambiti regionali, non è possibile attribuire ciascun contratto a una sola regione. Pertanto, l'aggregazione dei contratti di rete regionali risulta differente dal numero complessivo dei contratti. Fonte: dati Unioncamere

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