IMMANUEL KANT ( ): Sintesi dei principali concetti della sua gnoseologia (Critica della Ragione Pura ; 1787)

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1 IMMANUEL KANT ( ): Sintesi dei principali concetti della sua gnoseologia (Critica della Ragione Pura ; 1787) IL RAPPORTO STORICO DI CERTEZZA E VERITA : o La filosofia moderna il nuovo problema della soggettività Filosofia antica e precartesiana Identità immediata di certezza e di verità: o Certezza: le determinazioni soggettive, umane, mentali, ovvero lo stato del pensare, della coscienza (noi possiamo essere certi di cose vere e di cose false: 3+2=5 e la chimera). o Verità: tutte le determinazioni oggettive, cioè lo stato delle cose, indipendentemente da me che le penso o Il pensiero ha certezza, ossia conosce la realtà così come essa è in sé stessa. o La realtà esiste indipendentemente dal pensiero o Il mondo in cui viviamo è esterno alla nostra mente o La realtà, indipendente dalla nostra mente, è direttamente accessibile ai nostri pensieri Descartes: Opposizione di certezza e di verità: o La realtà, in quanto pensata, non è la realtà che esiste in sé stessa indipendentemente dal pensiero. In quanto REALTA PENSATA essa è contenuto di pensiero, l intero universo è realtà pensata, è IDEA (fino a Hume, che pure considera l idea in un accezione più ristretta rispetto alle percezioni della mente). o Per la filosofia moderna non si può quindi sostenere IMMEDIATAMENTE che la certezza del pensiero coincida con la verità della realtà. Nasce dunque il problema di stabilire che cosa corrisponda nella realtà esterna alla nostra conoscenza. o Il Razionalismo, ricorrendo alla dimostrazione di un principio razionale assoluto (Dio) che certifica la corrispondenza esatta tra ordine dei miei pensieri e ordine della realtà, ricompone l opposizione tra certezza e verità. o Hume: critica al principio di causalità come unico principio atto a stabilire una realtà esistente fuori della mente o al di là dell esperienza. H. non vuole sostenere che l esperienza coincida con la totalità dell essere. Per Hume la verità consiste nei contenuti della mente (la certezza) e basta (ecco perché per H. la verità tutta coincide con quello che per Descartes era solo il primo passo, l indubbio contenuto del mio pensiero). Per H. i contenuti della mente non sono regolati da alcuna legge necessaria, ma da una dolce forza, da tendenze, causalità, somiglianza, contiguità che esistono solo di fatto, e che non sono necessarie. Di conseguenza, non solo la metafisica, ma pure la conoscenza razionale della natura (fisica di Newton) è priva di valore universale e necessario. Se la matematica conserva questo valore è solo perché le sue proposizioni non si riferiscono all esperienza, ma si limitano a

2 Kant: esplicare nel predicato ciò che è implicito nella nozione del soggetto. Opposizione estrema di certezza e di verità: o Le cose in sé stesse, esterne, indipendenti dalla conoscenza umana, NON POSSONO ESSERE CONOSCIUTE, nel modo più perentorio. C è opposizione assoluta tra certezza e verità. Se anche fosse possibile costruire uno strumento conoscitivo più perfetto, per passare dall ordine delle rappresentazioni all ordine delle cose in sé stesse (per Descartes: passare dalle idee, dal contenuto oggettivo, all ordine dell essere formale), anche questo caso sarebbe sempre un conoscere e il suo contenuto sarebbe qualcosa di conosciuto, sarebbe a sua volta rappresentazione, non le cose fuori del conoscere. Noi conosciamo le cose solo sotto forma di rappresentazione. o la realtà conoscibile è solo rappresentazione o fenomeno o La realtà in sé è inaccessibile alla mente umana. o Abbattimento delle metafisiche tradizionali. Idealismo tedesco (Fichte, Schelling, Hegel): Identità mediata (perché passa attraverso la negazione della cosa in sé, concetto limite per Kant, il limite della sensibilità impossibile poiché contraddittorio) di certezza e verità. o Tolto il limite noumenico della cosa in sé, il pensiero è infinito, totalità dell essere. o La realtà non è più esterna e indipendente, ma si identifica nell infinità del pensiero. o Il pensiero è la totalità dell essere. o Rinnovato ritorno alla metafisica. KANT: LA FILOSOFIA CRITICA o Criticismo Vs. Dogmatismo: Che cos è il dogmatismo: è la pretesa che il contenuto conosciuto dall uomo possa essere l insieme delle cose in sé stesse. È la pretesa contraddittoria di poter uscir dal conoscere mediante il conoscere stesso, come pensare di scavalcare la propria ombra. Dogmatico sarà dunque il razionalismo. Circolo vizioso sarà tentare di ottenere garanzia dell accordo tra certezza e verità attraverso previa dimostrazione dell esistenza di Dio. Perché anche Dio è una nostra rappresentazione! E non posso conoscerlo come cosa in sé, cioè indipendentemente dalla conoscenza che ne ho. Che cos è il criticismo: Il criticismo di Kant indica la consapevolezza dei limiti della ragione umana. o Fenomeno e noumeno: La metafisica sarà dogmatica poiché pretende proprio di andare oltre i limiti, di conoscere le cose in sé, le strutture ultime del reale, Dio. La metafisica, dunque, per Kant non può essere chiamata scienza. La verità per Kant, assolutamente necessaria, è la verità del fenomeno. Fenomeno come ciò che appare a noi, che si apre, si rivolge verso di noi, e non sta chiuso in se stesso come cosa in sé. Al fenomeno deve corrispondere una cosa in sé. Kant non dice che la cosa in sé non esiste, sostiene semplicemente che non la possiamo conoscere.

3 Fenomeno è il contenuto del nostro conoscere e quindi non è niente in sé stesso, niente al di fuori del mondo delle nostre rappresentazioni. Ma si riferisce a qualcosa che fenomeno non è, si riferisce alla cosa in sé, a ciò che Kant chiama noumeno (significa pensato, ma ha valore negativo, è la cosa in sé in quanto pensata). Cosa in sé, cioè indipendente dalla nostra sensibilità, e limite della nostra sensibilità. La sua rappresentazione (il fenomeno) è sensibile ed è a noi disponibile. Il fenomeno è l apparenza che implica l esistenza della cosa in sé di cui è apparenza. Di conseguenza, Kant rafforza la tesi di Hume, riguardo all impossibilità di considerare la metafisica una scienza. o Scienza in Kant La scienza in Kant per svilupparsi non deve uscire dal soggetto. È all interno del soggetto stesso. Al suo interno possiamo trovare cioè una struttura di conoscenze universali e necessarie molto diverse dalle conoscenze con cui la metafisica pretende di conoscere le cose in sé stesse. Kant si richiama a un principio ben noto della storia del pensiero filosofico: la semplice esperienza ci dice ciò che è, ma non ci dice che è necessariamente così e non altrimenti. Per questo non dà all uomo una conoscenza universale. Dunque la conoscenza universale e necessaria non può derivare dall esperienza, cioè a posteriori. Ciò che è universale e necessario deve essere a priori, deve precedere l esperienza, esserne indipendente. Tutto questo già lo troviamo in Leibniz e Hume. Ma è a questo punto che Kant rivoluziona tutto. o La rivoluzione copernicana di Kant Kant pensa questo: se fosse il soggetto a regolarsi sulle cose, avremmo solo conoscenze a posteriori; non esisterebbe allora sapere universale e necessario, cioè a priori. Infatti, tutto ciò che è necessario è a priori. Dunque l esistenza di un sapere necessario non potrà derivare dagli oggetti, ma dal soggetto. Non dovrà essere la conoscenza umana a regolarsi sulla natura degli oggetti, ma viceversa gli oggetti a regolarsi sulla natura della conoscenza umana. È la rivoluzione copernicana. Prima di Kant si sosteneva che l uomo dovesse adeguare la sua conoscenza alla realtà. Con Kant c è questa inversione, l unica ad assicurare la necessità della conoscenza a priori. La grande conseguenza è che il conoscere a priori diventa la legge che permette agli oggetti dell esperienza di concretizzarsi. La conoscenza a priori è la produzione dell ordinamento fondamentale degli oggetti dell esperienza, ossia produzione della loro forma. Ogni possibile oggetto di conoscenza deve sottostare a questo ordinamento, o leggi a priori dell esperienza, prodotte dalla conoscenza umana. Questo riguarda la matematica e la fisica. È la struttura fondamentale della ragione sul cui fondamento poggia il sapere fisico-matematico. La natura non è la cosa in sé, ma è l oggetto dell esperienza che si realizza conformemente alle leggi della conoscenza che sono a priori nel soggetto. Dunque la fisica è scienza universale e necessaria proprio perché non è scienza delle cose in sé, ma dei fenomeni, cioè dell esperienza che è regolata dal soggetto.

4 Le leggi che regolano il mondo sono prodotte dallo spirito umano. La conoscenza a priori è coscienza che l uomo ha della propria produzione delle leggi del mondo. o Sensibilità e intelletto Abbiamo visto che lo spirito umano produce le leggi degli oggetti empirici. Gli oggetti non sono prodotti dalla conoscenza, ma sottostanno alle sue leggi, ci sono DATI, ossia sono ricevuti dall esterno. Lo spirito umano è dunque capacità di ricevere dall esterno gli oggetti che ci sono dati. Dunque lo spirito è ricettività, sensibilità, e in quanto recettivo è passivo Lo spirito umano considerato invece come produttore di leggi a priori degli oggetti dell esperienza, è attivo, è intelletto, attività, spontaneità, creatività Nella sensibilità l oggetto è INTUITO Nell intelletto l oggetto è PENSATO. Chiameremo conoscenza a priori, universale e necessaria, la sintesi tra intelletto e sensibilità. L intelletto è produttore di leggi solo se gli oggetti dell esperienza gli sono dati. E gli oggetti sono dati solo conformemente alle leggi a priori prodotte dall intelletto. Ora però si tratta di GIUSTIFICARE IL FONDAMENTO di questa conoscenza a priori, che Hume aveva negato. Kant si assume questo compito nella sua opera più complessa, la Critica della ragione pura o KANT: LA CRITICA DELLA RAGIONE PURA La Critica della Ragione pura è un analisi critica dei fondamenti del sapere Il sapere, ai tempi di Kant, si articolava in scienza e metafisica. Kant mette sotto critica queste due forme del sapere. Criticare significa giudicare, verificare le loro possibilità di esistere come scienze, i fondamenti su cui poggiano, valutare la loro legittimità, tracciare i limiti della loro validità. La fisica era in grande progresso, grazie agli studi di Galilei e di Newton La metafisica, invece, con la sua pretesa di andare oltre l esperienza, arrancava e non sembrava potersi presentare come scienza Entrambe, scienza e metafisica, erano state scosse nelle loro fondamenta, dalle analisi di Hume (di cui abbiamo detto) Kant è invece convinto della validità di scienza della fisica newtoniana. Si tratta però di giustificare questa convinzione. Ecco uno dei motivi per cui scrive la Critica della ragione pura. LE QUATTRO DOMANDE FONDAMENTALI che si pone dunque Kant: Com è possibile la matematica pura? Com è possibile la fisica pura? Com è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? Com è possibile la metafisica come scienza? o Per le prime due domande si tratta semplicemente di chiarire le condizioni che rendono possibili la matematica e la fisica, giustificare cioè una situazione di fatto o Per le altre due, invece, si tratta di scoprire SE esistono o meno queste condizioni. I giudizi sintetici a priori

5 Kant: ogni conoscenza comincia con l esperienza, ma da ciò non consegue che essa derivi interamente dall esperienza Si tratta di comprendere su che cosa si fonda quella particolare conoscenza universale e necessaria, detta scienza. La scienza si fonda su alcuni principi fondamentali, assoluti, necessari, detti giudizi sintetici a priori: o Es.: Tutto ciò che accade ha una causa; Tutti i fenomeni cadono nel tempo e stanno necessariamente tra loro in rapporti di tempo etc. sono tutti giudizi sintetici a priori: Giudizio: poiché consistono nell aggiungere a un soggetto un predicato Sintetico: poiché il predicato aggiunto dice qualcosa di nuovo rispetto a quanto è contenuto nella nozione di soggetto A priori: perché sono indipendenti dall esperienza, dunque universali e necessari (se non lo fossero sarebbero a posteriori, cioè derivati dall esperienza, ma in tal caso perderebbero il loro carattere necessario) o Che cosa sono invece i giudizi analitici a priori? Es: I corpi sono estesi è un giudizio analitico a priori Giudizio: poiché consistono nell aggiungere a un soggetto un predicato Analitico: poiché il predicato aggiunto NON dice qualcosa di nuovo rispetto a quanto è contenuto nella nozione di soggetto (il concetto di estensione è già incluso nella nozione di corpo ) A priori: perché sono indipendenti dall esperienza, dunque universali e necessari In quanto analitici, non dicono nulla di nuovo e dunque sono infecondi o Che cosa sono invece i giudizi sintetici a posteriori? Es. I corpi sono pesanti; il miele è dolce etc. sono giudizi sintetici a posteriori Giudizio: poiché consistono nell aggiungere a un soggetto un predicato Sintetico: poiché il predicato aggiunto dice qualcosa di nuovo rispetto a quanto è contenuto nella nozione di soggetto A posteriori: perché derivano dall esperienza, dunque NON sono universali e necessari, ma particolari e non necessari o Il torto del Razionalismo (es. Descartes), per Kant, è dovuto alla pretesa di fondare la scienza solo su giudizi analitici a priori. o Il torto dell Empirismo (es. Locke), per Kant, è dovuto alla pretesa di fondare la scienza solo sull esperienza, ovvero sui giudizi sintetici a posteriori

6 o Il Criticismo di Kant sostiene invece che la scienza, pur derivando dall esperienza, poggi anche su principi a priori La scienza è dunque feconda in duplice senso Per il contenuto: lo deriva infatti dall esperienza Per la forma: propria dei giudizi sintetici a priori Si potrà allora sostenere che: Scienza = esperienza + principi sintetici a priori Le forme a priori Sulla rivoluzione copernicana di Kant ci siamo già espressi in precedenza. Vediamo ora di connetterla a seguito dell esposizione dei giudizi sintetici a priori. Per Kant la conoscenza è sintesi di materia e di forma: o Materia: la molteplicità caotica delle impressioni sensibili o Forma: l insieme delle modalità attraverso le quali la mente umana ordina tale materia che le deriva dalla sensibilità Per Kant esistono nella mente del soggetto delle forme innate, comuni a tutte le menti. o In quanto innate, esse non derivano dall esperienza, e dunque sono a priori o In quanto comuni, esse mi garantiscono che le modalità di ordinamento della materia sensibile sono universali (appartengono a tutti) Quali sono queste forme a priori? Sono diverse a seconda delle diverse facoltà dell uomo: Sensibilità, Intelletto, Ragione o Sensibilità: facoltà attraverso la quale intuiamo gli oggetti sensibili in virtù di specifiche forme a priori. o Intelletto: facoltà attraverso la quale pensiamo gli oggetti sensibili in virtù di specifiche forme a priori. o Ragione: facoltà attraverso la quale, procedendo oltre l esperienza, cerchiamo di comprendere la realtà globalmente intesa attraverso specifiche forme a priori. o Le forme a priori della Sensibilità sono: Spazio e Tempo o Le forme a priori dell Intelletto sono: Le 12 categorie: Quantità: o unità, pluralità, totalità Qualità: o realtà, negazione, limitazione Relazione: o dell inerenza/sussistenza, causalità/dipendenza, comunanza/azione reciproca Modalità:

7 o possibilità/impossibilità, esistenza/inesistenza, necessità/contingenza o Le forme a priori della Ragione sono: Le tre idee trascendentali: Anima, Mondo, Dio In virtù dell esistenza di forme a priori, come dicevamo, è possibile ribaltare i rapporti tra soggetto conoscente e oggetto del conoscere: è la realtà che si plasma e si modella sulle mie forme innate del conoscere, le quali, essendo a priori, universali e necessarie, consentono a Kant di salvare il carattere analogamente universale e necessario della scienza empirica. Kant è un filosofo molto ordinato, dunque anche l articolazione interna delle Critica della ragione pura segue le partizioni che abbiamo appena sopra analizzato: o Critica della Ragione pura: Dottrina degli elementi (studia le forme a priori): Estetica trascendentale (studia la sensibilità e le sue specifiche forme a priori: Spazio e Tempo) Logica trascendentale (studia il pensiero discorsivo), che si divide in: o analitica (studia l intelletto e le 12 categorie) o dialettica (studia la ragione e le 3 idee trascendentali) Dottrina del metodo (chiarisce l uso o il metodo degli elementi) o Ricordate le domande fondamentali che si poneva Kant? Ecco ora alcune risposte: La Matematica si fonda sulle forme a priori della Sensibilità La Fisica si fonda sulle forme a priori dell Intelletto La Metafisica si fonda sulle forme a priori della Ragione Il significato di trascendentale in Kant Kant intende la nozione di trascendentale secondo un accezione diversa da quella della tradizione scolastica medievale. Per gli scolastici, il termine trascendentale designava quelle proprietà universali (Uno, Bene, Vero etc.) che tutte le cose hanno in comune, e che per generalità trascendono (appunto) le categorie aristoteliche. Kant connette il termine trascendentale con quello di forma a priori, che non esprime proprietà ontologiche della realtà in sé, bensì le condizioni gnoseologiche che rendono possibile la conoscenza della realtà fenomenica. Trascendentale in Kant significa dunque non oltre l esperienza, ma qualcosa che la precede e la rende possibile.

8 Trascendentale è lo studio delle facoltà e delle loro forme a priori: estetica trascendentale, logica trascendentale etc. Kant allestisce un tribunale, presso il quale la Ragione è sia imputata che giudice. Critica significa infatti: esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri a priori. La Critica è dunque un analisi delle autentiche possibilità conoscitive dell uomo. Estetica trascendentale Spazio e Tempo, forme a priori della facoltà umana della sensibilità La sensibilità è facoltà recettiva, perché il soggetto non crea gli oggetti sensibili, ma gli sono dati, li accoglie per intuizione Tuttavia, la sensibilità non è solo recettiva, ma anche attiva, poiché organizza il materiale delle sensazioni (=le intuizioni empiriche) attraverso forme a priori (=le intuizioni pure di spazio e di tempo) Spazio: o Forma del senso esterno (cioè che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne e del disporsi delle cose l una accanto all altra) Tempo: o Forma del senso interno (cioè che sta a fondamento di tutte le intuizioni interne, e del disporsi delle cose l una dopo l altra, cioè secondo un ordine di successione) o Poiché attraverso il senso interno ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si configura come forma del senso esterno esso stesso. Spazio e tempo non sono derivabili dall esperienza, bensì sono ciò che la rendono possibile. Essi sono i quadri mentali entro cui connettiamo i dati fenomenici. LA FONDAZIONE KANTIANA DELLA MATEMATICA o Kant vede nella geometria e nell aritmetica delle scienze sintetiche a priori per eccellenza. Sintetiche perché ampliano le nostre conoscenze oltre ciò che ci è già noto. 7+5=12 è proposizione sintetica perché 12 è aggiunto attraverso un operazione mentale del sommare, dunque non è risultato che si può derivare analiticamente. o Matematica e geometria sono poi a priori perché valide indipendentemente dall esperienza o Queste due scienze poggiano sulle intuizioni pure di spazio e di tempo. La geometria è scienza che dimostra sinteticamente a priori le proprietà delle figure mediante intuizione pura di spazio. Analogamente l aritmetica è la scienza che determina sinteticamente a priori la proprietà delle serie numeriche, basandosi sull intuizione pura di tempo e di successione. o Matematica e aritmetica valgono anche per la realtà. Non la realtà in sé, tale per cui Galilei, sulla base dei suoi presupposti realistici, poteva affermare che Dio ha creato il mondo con caratteri matematici. Kant, infatti, dichiarando la realtà in sé inconoscibile, non poteva argomentare in questo modo. Per Kant, le matematiche possono essere proficuamente

9 applicabili agli oggetti empirici perché sono oggetti fenomenici. L esperienza fenomenica, infatti, essendo intuita grazie a spazio e a tempo (cardini della matematica stessa), possiede già di per sé una configurazione geomterica e aritmetica. Logica trascendentale o La seconda parte della Dottrina degli elementi è detta Logica trascendentale, che si suddivide a sua volta in Analitica trascendentale e Dialettica trascendentale. o La logica trascendentale si occupa dell origine, l estensione e la validità delle conoscenze a priori dell Intelletto e della Ragione. o Sensibilità e intelletto sono indispensabili alla conoscenza poiché Senza sensibilità, nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto sarebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche. o Che cosa sono i concetti? La risposta è nell Analitica dei concetti (prima parte dell Analitica trascendentale). o Le categorie: Se le intuizioni sono affezioni (qualcosa di passivo), i concetti sono funzioni, cioè operazioni attive che consistono nell ordinare, unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. Per esempio corpo è un concetto che unifica sotto di sé altre rappresentazioni, come quella di metallo, per esempio. I concetti possono essere empirici, cioè ricavati dall esperienza, oppure puri, cioè contenuti a priori nell intelletto. I concetti puri dell intelletto sono le categorie. Esse sono le supreme funzioni unificatrici dell intelletto. Poiché ciascun concetto è il predicato di un giudizio possibile (per es. ogni metallo è un corpo [predicato]), le categorie sono i predicati primi, cioè grandi caselle in cui rientrano tutti i predicati possibili. Le categorie kantiane si distinguono dalle categorie aristoteliche, perché queste ultime hanno un valore ontologico e gnoseologico insieme (leges entis et mentis). Le categorie kantiane hanno invece un valore puramente gnoseologico-trascendentale, poiché rappresentano solo i modi di funzionamento dell intelletto (semplici leges mentis), valevoli solo per il fenomeno, non per la cosa in sé. Kant elabora le sue dodici categorie partendo dall assunto che pensare è giudicare, e giudicare significa attribuire un predicato a

10 un soggetto. Conseguentemente, ci saranno tante categorie (predicati primi) quante sono le modalità di giudizio (le diverse modalità di attribuzione di un predicato a un soggetto). Kant produce allora una tavola dei giudizi cui fa corrispondere una tavola delle categorie secondo i 4 fondamentali raggruppamenti con cui opera la logica: quantità, qualità, relazione, modalità. Quantità: o Unità o Pluralità o Totalità Qualità: o Realtà o Negazione o Limitazione Relazione: o Dell inerenza e sussistenza (sostanza e accidente) o Della causalità e dipendenza (causa ed effetto) o Della comunanza (azione reciproca tra agente e paziente) Modalità: o Possibilità-impossibilità o Esistenza-inesistenza o Necessità-contingenza Queste categorie entrano in azione in tutti i giudizi o in tutte le proposizioni in cui si concretizza il nostro pensiero. Per esempio, quando parliamo, parliamo sempre di una cosa (unità), di più cose (pluralità) o di una totalità di cose (totalità) che possono essere reali o no (categorie di qualità), che hanno proprietà sostanziali o accidentali, che le une sono causate da altre, o che le une agiscono su altre che patiscono (categorie di relazione), oppure che una cosa è possibile o impossibile, esiste o non esiste, è necessaria o contingente (categorie di modalità). La deduzione trascendentale Formulata la tavola delle categorie, Kant deve impegnarsi nella giustificazione della sua validità. Per deduzione, infatti, Kant non intende l inferenza logica, ma la dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto. È un fatto che le categorie sono utilizzate come operazioni di giudizio, però bisogna

11 giustificarne l uso legittimo e verificare i limiti entro cui possono essere usate. In poche parole occorre determinare il diritto della ragione a utilizzarle (così come il semplice fatto che io possegga un oggetto non prova ancora che quell oggetto mi appartenga di diritto. Kant, analogamente, vuole provare che le categorie che di fatto usiamo siano utilizzabili anche di diritto, entro certi limiti dunque). Si tratta di rendere evidenti le ragioni per cui un oggetto intuito nello spazio e nel tempo sia pensabile attraverso le categorie dell intelletto. Pensare significa unificare la molteplicità delle intuizioni. L atto dell unificazione indica un operazione attiva e sintetica dell intelletto. Kant distingue poi l unificazione (il processo attraverso cui si attua la sintesi del molteplice) dall unità stessa (il principio in forza del quale si realizza tale unificazione). Come chiama questa unità? La definisce Io penso. Da non confondere con un io singolare ed empirico, l Io penso è l identica struttura mentale comune a tutti gli uomini, la suprema unità fondatrice della conoscenza. Esso esprime un autocoscienza, di modo tale che le rappresentazioni che elaboro si configurano come mie. L io penso accompagna tutte le mie rappresentazioni. L attività dell Io penso si attua tramite giudizi (i modi concreti con cui il molteplice è pensato). I giudizi si basano sulle categorie (diverse maniere di agore dell io penso, cioè le 12 funzioni unificatrici in cui si concretizza la sua attività sintetica). Di conseguenza, per Kant, gli oggetti non possono essere pensati senza essere anche categorizzati. Riducendo all osso: o Poiché tutti i pensieri presuppongono l Io penso, o poiché l Io penso pensa tramite categorie o allora tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie. Il che equivale a sostenere che la natura (fenomenica) obbedisce necessariamente alle forme (a priori) del nostro intelletto. L Io penso è dunque il principio supremo della conoscenza umana, ciò cui deve sottostare ogni realtà per poter entrare nel campo dell esperienza e diventare un oggetto-per-noi. Nello stesso tempo esso garantisce l oggettività

12 del sapere, poiché esso funziona in tutti gli uomini allo stesso modo. Se così non fosse, non si potrebbero esprimere giudizi necessari, ma solo contingenti e soggettivi. L Io penso non crea gli oggetti della conoscenza, ma si limita a ordinare la realtà fenomenica che gli preesiste al di fuori come fenomeno. L Io penso ha allora solo un carattere formale e finito. Lo schematismo trascendentale È spiegato nell Analitica dei principi. Lo schematismo trascendentale spiega come l intelletto, concretamente, condiziona la realtà fenomenica attraverso le categorie. Come fa l intelletto a condizionare le intuizioni e dunque gli oggetti sensibili? Kant si pone la questione poiché sensibilità e intelletto sono due facoltà diverse che per interagire abbisognano di una mediazione. La risposta di Kant: l intelletto, non potendo agire direttamente sugli oggetti della sensibilità, opera indirettamente su di essi attraverso il tempo. Il tempo è infatti il medium universale attraverso cui tutti gli oggetti sono percepiti. Se il tempo condiziona gli oggetti, l intelletto condizionando il tempo condiziona pure gli oggetti. Tutto ciò avviene attraverso quella facoltà nota come immaginazione produttiva. Essa produce a priori una serie di schemi temporali corrispondenti a ciascuna categoria. Gli schemi sono allora regole attraverso cui l intelletto condiziona il tempo conformemente ai propri concetti a priori. In questo modo, il materiale sensibile viene pre-ordinato e pre-figurato (rispetto alle categorie) nella forma del tempo. Gli schemi trascendentali sono le categorie calate nel tempo. o A proposito della categorie di relazione, lo schema della categoria di sostanza è la permanenza nel tempo, al variare dei suoi accidenti; lo schema della causaeffetto è la successione irreversibile nel tempo; lo schema di categoria di azione reciproca è la simultaneità nel tempo. o Per le categorie di modalità, lo schema della categoria di possibilità è l esistenza in un tempo qualsiasi; lo schema della categoria di realtà è

13 l esistenza in un determinato tempo; lo schema della categoria di necessità è l esistenza in ogni tempo. E così via. I principi dell intelletto puro e l Io legislatore della Natura Kant ha chiarito perché gli oggetti, pur non essendo creati dalla mente, si costituiscono nell esperienza in sintonia con il nostro modo di pensarli. Nella sezione dedicata ai principi dell intelletto puro, Kant mostra le regole di applicazione delle categorie agli oggetti. Sono le leggi supreme dell esperienza e le proposizioni fondamentali del sapere scientifico. o Assiomi dell intuizione: Corrispondono alle categorie della quantità, e affermano a priori che tutti i fenomeni intuiti costituiscono quantità estensive. o Anticipazioni della percezione: Corrispondono alle categorie della qualità, e sostengono che ogni fenomeno intuito ha una quantità intensiva (es. luce e calore), cioè un grado. o Analogie dell esperienza: Corrispondono alle categorie della relazione, e affermano a priori che l esperienza si costituisce in una trama necessaria di rapporti, basata sulle categorie di sostanza, causa e azione reciproca. o Postulati del pensiero empirico in generale: Corrispondono alle categorie della modalità, stabilendo ciò che è possibile, reale o necessario in rapporto alle condizioni formali, materiali e universali dell esperienza. Questa teoria dei quattro principi coincide con quella dell Io legislatore della Natura. Per Natura intendiamo la conformità alle leggi dei fenomeni, cioè conformità all ordine necessario e universale (natura in senso formale) che sta alla base di tutti i fenomeni (natura in senso materiale). Tale ordine non deriva

14 dall esperienza, ma dall Io penso e dalle sue forme a priori. Io penso e categorie rivelano solo la natura in generale (la loro regolarità nello spazio e nel tempo). Le leggi particolari, in cui si esprime questa regolarità, non sono deducibili dalle categorie, ma dall esperienza. L esperienza è dunque fondamentale per la scienza, assieme alle leggi a priori, di cui i principi dell intelletto puro costituiscono i pilastri fondamentali della fisica. In sintesi, la filosofia di Kant, la sua gnoseologia, costituisce l epistemologia della scienza galileiano-newtoniana, la giustificazione filosofica dei principi fondamentali della scienza per metterli al riparo dallo scetticismo di Hume. Per Hume l esperienza potrebbe sempre smentire le verità della scienza. Per Kant no, dal momento che l esperienza è condizionata dalle categorie dell intelletto e dall Io penso, e dunque i principi della scienza non possono essere smentiti. In sintesi, l ordine oggettivo della natura coincide con le condizioni formali del soggetto, unico e ultimo garante di una conoscenza salda, universale e necessaria. o Dialettica trascendentale Dopo l Estetica e l Analitica, Kant porta a termine il suo programma, dimostrando come sia possibile il sapere scientifico. Nella Dialettica, Kant intende risolvere il problema relativo alla possibilità della metafisica di costituirsi come scienza. Kant risponde negativamente, la metafisica non è scienza. Infatti Kant intende dialettica come logica della parvenza, come l arte sofistica di dare alle proprie illusioni l aspetto della verità. Conseguentemente, con la Dialettica trascendentale, Kant intende l analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallaci della metafisica. D altra parte, sempre Kant riconosce che la metafisica rappresenta un esigenza naturale e inevitabile della mente umana. Esigenza di cui la filosofia critica intende indagare la genesi. LA GENESI DELLA METAFISICA o La metafisica è un parto della ragione, la quale in partenza non è che l intelletto stesso, il quale essendo la facoltà logica di unificare i dati sensibili tramite categorie è portato

15 irresistibilmente a voler pensare anche senza i dati dell esperienza: un po come una colomba, ebbra del volo, che pensasse di potere volare senza l impedimento dell aria, non rendendosi conto che l aria pur essendo una resistenza o un limite al suo volo è anche la condizione immanente che rende possibile il volo (infatti senz aria precipiterebbe al suolo). o Kant sostiene che l uomo è portato naturalmente a voler trascendere e superare i limiti della propria ragione. Vuole cioè conoscere oltre i dati dell esperienza fenomenica. La nostra ragione, inappagata dal fenomeno (la realtà condizionata e relativa), vuole sempre procedere oltre, verso il regno dell assoluto e dell incondizionato. Cerca cioè la spiegazione del Tutto. Il che non è altro che fare metafisica. o Tale spiegazione fa leva su tre idee trascendentali, con le quali la ragione pretende di unificare totalmente la realtà: L Anima, come idea della totalità assoluta dei fenomeni interni. Il Mondo, come idea della totalità assoluta dei fenomeni esterni. Dio, come idea della totalità di tutte le totalità, fondamento di tutto ciò che esiste. o L errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre esigenze mentali di unificazione dell esperienza in altrettante realtà. o La metafisica cioè dimentica che noi non abbiamo mai a che fare con la cosa in sé, ma sempre e solo con la realtà non oltrepassabile del fenomeno. o Il pensiero, per Kant, fallisce inevitabilmente quando intende procedere oltre gli orizzonti dell esperienza. o Per dimostrare l infondatezza della metafisica, Kant prende in esame le tre pretese scienze che da sempre ne costituiscono l ossatura: Psicologia razionale

16 Cosmologia razionale Teologia razionale LA CRITICA DELLA PSICOLOGIA RAZIONALE E DELLA COSMOLOGIA RAZIONALE La psicologia razionale non è una scienza per Kant, poiché è fondata su un paralogismo (=ragionamento errato), che consiste nell applicare la categoria di sostanza all Io penso, trasformandolo in una realtà permanente che si è soliti chiamare anima, alla quale poi attribuiamo tutta una serie di valori positivi: immateriale, incorruttibile, personale, spirituale, immortale. In realtà l Io penso non è un oggetto empirico, ma soltanto un unità formale e per di più sconosciuta, cui non possiamo applicare alcuna categoria. L errore della psicologia razionale (metafisica) consiste nell assegnare una serie di determinazioni positive a quella X funzionale e ignota che è l Io penso (il quale è solo la condizione formale suprema del costituirsi dell esperienza). Anche la cosmologia razionale non è scienza, poiché pretende di fare uso della nozione di mondo (inteso come totalità assoluta dei fenomeni cosmici) per unificare totalmente i fenomeni esterni. Ciò è illegittimo per Kant, il quale ritiene che la totalità dell esperienza non sia mai un esperienza. L esperienza è infatti sempre del relativo, mai dell assoluto: l idea totale di mondo cade fuori dal dominio dell esperienza possibile. Secondo Kant i metafisici, quando pretendono di fare un discorso sul mondo come Tutto, finiscono inevitabilmente in reticolati logici detti antinomie. Cioè veri e propri conflitti della ragione con se stessa, che si concretizzano in coppie di affermazioni opposte, dove l una (tesi) afferma, mentre l altra (antitesi) nega. Tuttavia non è possibile affermare quale delle due sia fondata, poiché mancano i dati dell esperienza. Quattro sono le antinomie fondamentali per Kant, di cui le prime due sono dette matematiche, mentre le restanti sono dette dinamiche: o I antinomia:

17 Tesi: il mondo ha un suo inizio nel tempo e, rispetto allo spazio, è limitato Antitesi: il mondo non ha inizio né limiti, ma è infinito tanto rispetto al tempo quanto rispetto allo spazio. o II antinomia: Tesi: Nel mondo, ogni sostanza composta è formata da parti semplici, e ovunque nel mono non vi sono che cose semplici o composte. Antitesi: Nel mondo, nessuna cosa composta consta di parti semplici, e in nessuna parte del mondo esiste qualcosa di semplice. o III antinomia: Tesi: il concetto di causa non esclude la libertà, esistono anche cause non determinanti. Antitesi: non c è alcuna libertà, tutto nel mondo accade necessariamente in base a leggi di natura universali e incontrovertibili. o IV antinomia: Tesi: nella serie dei concatenamenti di causa ed effetto esiste sempre un essere assolutamente necessario. Antitesi: Non esiste alcun essere assolutamente necessario, poiché tutti gli enti sono contingenti. Kant nota poi che le tesi sono proprie del razionalismo e della metafisica, mentre le antitesi sono tipiche dell empirismo e della scienza. Kant puntualizza pure che, per quanto riguarda la III e la IV antinomia, libertà e Dio potrebbero valere nell ambito della cosa in sé (nel cui regno sconosciuto potrebbe esserci spazio per Dio e la libertà: un aspetto fondamentale per intendere il pensiero morale di Kant).

18 LA CRITICA ALLE PROVE DELL ESISTENZA DI DIO Anche la teologia razionale, che si occupa del problema di Dio, è priva di valore conoscitivo. Dio rappresenta l ideale della ragione pura, cioè il modello supremo e personificato di ogni realtà e perfezione: l ens realissimum, increato e creatore di ogni cosa. Dio è però un ideale che nulla ci può dire a riguardo della sua reale effettiva realtà. Come sappiamo, la tradizione filosofica ha elaborato tutta una serie di prove dell esistenza di Dio che Kant raggruppa in tre classi: prova ontologica, prova cosmologica, prova fisicoteologica. A proposito della prova ontologica (elaborata da Anselmo d Aosta, e poi accolta da un razionalista come Descartes), essa non è una prova effettiva, poiché pretende illegittimamente di ricavare l esistenza di Dio dal suo concetto (essenza) di essere perfetto (cui non può mancare nulla per definizione, nemmeno dell attributo dell esistenza). Kant, distinguendo tra piano mentale e piano reale, sostiene che non si può saltare dal piano della possibilità logica a quello della realtà ontologica, poiché l esistenza è qualcosa che possiamo constatare solo per via empirica: l esistenza non è cioè un predicato 1. Perciò la prova ontologica o è impossibile (quando vuole derivare da un idea una realtà) o è contraddittoria (se nell idea di ente massimo assume già, sottobanco, l esistenza che intende dimostrare. È una specie di argomento circolare). Prova cosmologica: è il fulcro delle cinque vie tomistiche e poggia sulla distinzione tra contingente/possibile e necessario. Essa dice che se qualcosa esiste, deve anche esistere un ente assolutamente necessario. Dal momento che qualcosa esiste, allora esiste anche un ente necessario. 1 Kant critica la prova ontologica dell esistenza di Dio nella Dialettica trascendentale facendo il famoso esempio dei cento talleri pensati e reali (il tallero è un tipo di moneta). La prova ontologica pretende illegittimamente, secondo Kant, di poter passare dalla semplice idea o concetto di qualcosa alla sua esistenza reale, prescindendo dal dato di esperienza. Kant dice che tra 100 talleri pensati e 100 talleri reali non c è differenza di proprietà; la loro differenza risiede nel loro diverso modo d essere: nel caso dei 100 talleri pensati, l esistenza è solo possibile. Nel caso dei 100 talleri reali, l esistenza è reale ed è attestata dall esperienza sensibile.

19 L errore in tal caso per Kant consiste in un uso illegittimo del principio di causa, poiché esso partendo dall esperienza della catena degli enti contingenti pretende di elevarsi oltre l esperienza per attingere a un primo anello che è causa prima (cioè necessario). In realtà il principio di causalità serve solo a connettere i fenomeni tra loro, e non ci permette di connettere i fenomeni a qualcosa di transfenomenico. La prova fisico-teologica: fa leva sull ordine, la finalità e la bellezza del mondo per innalzarsi a una Intelligenza ordinatrice suprema, identificata con un Dio creatore, perfetto e infinito. Per Kant, questa è l idea più antica, chiara e adatta alla mentalità comune: come dire, se esiste un orologio (il mondo) allora deve esistere anche un orologiaio (Dio). Anche questa prova è minata al suo interno da una serie di forzature logiche e dall utilizzo surrettizio della prova ontologica. Innanzi tutto, l ordine che verifichiamo in natura potrebbe essere esso stesso una conseguenza della natura stessa e delle sue leggi immanenti. Se attribuiamo l ordine della natura a un Dio trascendente, supremo architetto e suprema intelligenza, risaliamo dai fenomeni empirici a una causa prima e necessaria (e così ricadiamo nella prova cosmologica, già confutata), la quale non potrebbe essere altro che un ente perfetto (ricaduta nella prova ontologica). Inoltre, la prova fisico-teologica pretende di stabilire, sulla base dell ordine cosmico e della perfezione presente in natura, una causa proporzionata a questa perfezione che stimiamo in natura. Così facendo però non ci si accorge che gli attributi concessi alla natura (per esempio: saggiamente conformata, mirabile etc.) sono attributi indeterminati e vaghi, relativi a noi esseri finiti e imperfetti, il che non ci autorizza di inferire un essere invece infinito e perfetto. Detto altrimenti: noi sperimentiamo che in natura vi sono diversi gradi di ordine e di perfezione, ma sempre in relazione ai nostri umani parametri mentali. E in ogni caso tali gradi di ordine non sono esenti a loro volta da relative imperfezioni. Insomma, ci muoviamo sempre dentro il dominio del

20 relativo, non possiamo dunque passare da ciò che è relativo a ciò che è assoluto. Con questo, Kant non è un ateo, ma un agnostico, ritenendo che l esistenza o l inesistenza di Dio siano entrambe indimostrabili razionalmente. LA FUNZIONE REGOLATIVA DELLE IDEE o Le idee trascendentali della Ragione pura non hanno dunque una validità costitutiva, ma solo regolativa, poiché indirizzano la ricerca intellettuale verso un unità totale come meta ambita e sprone sempre valido perché l uomo continui a ricercare la verità, non appagandosi dei risultati ottenuti. o Le idee di anima, mondo e Dio sono regole che spingono la ragione a dare nel suo legittimo campo d indagine, l esperienza, il massimo di estensione e il massimo di unità sistematica. o Le idee, cessando di valere dogmaticamente, valgono criticamente come condizioni che impegnano l uomo nella ricerca naturale. IL NUOVO CONCETTO DI METAFISICA IN KANT o La metafisica, come disposizione naturale della ragione, è reale, ma per sé sola è anche dialettica e ingannatrice. Essa non è cioè scienza. o Alla vecchia metafisica dogmatica, Kant contrappone una metafisica critica, come scienza dei concetti puri: Una metafisica cioè della natura (che studia i principi a priori della conoscenza della natura) Una metafisica dei costumi (che studia i principi a priori della condotta morale).

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