Griglie descrittive dei PAL. Piani di Intervento Locale in attuazione del Piano d Azione Regionale per le politiche per le persone con disabilità

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1 Griglie descrittive dei PAL Piani di Intervento Locale in attuazione del Piano d Azione Regionale per le politiche per le persone con disabilità A cura di Laura Abet, Laura Busi e Diletta Cicoletti L esperienza dell ASL di Brescia - Favorire la costruzione di rapporti interistituzionali: per il passaggio dal curare al prendersi cura - Necessario passare alla presa in carico, passando dalla frammentazione dei servizi ad un percorso integrato e sinergico dei diversi attori,creando sinergie tra area disabilità e quella anziani, passando dalla proposta di servizi alla definizione di un progetto individualizzato ESISTENTE - UO Disabilità e Equipe presenti in ogni distretto, per promuovere progetti personalizzati e reti di interventi e servizi differenziati. - Sportelli informativi presenti in ogni DGD - Ufficio Protezione Giuridica nato per sostenere sia le singole persone che i servizi (si vogliono incrementare i rapporti con il Tribunale) PROSPETTIVE OPERATIVE - Stipulare Accordi specifici con l AO (E.O.H.) nello spirito della integrazione delle competenze A fronte di un bisogno in evoluzione si vuole: - Costruire sistema flessibile capace di cogliere il nuovo e adattarsi ai rapidi cambiamenti della nostra società e alla crisi economica di questo periodo (aumento costi gestione, aumento rette utenza minor disponibilità delle risorse) - Garantire porte uniche di accesso ai servizi - Delineare buone prassi e definire percorsi, strumenti e modalità di rapporto e coordinamento tra le diverse realtà interessate. Attori coinvolti Costruzione di rapporti di collaborazione tra servizi pubblici, Comuni, A.O. e Scuola e Servizi del privato sociale (Cooperative e Associazioni di volontariato) ai fini dell integrazione dei servizi e delle prestazioni a carattere sanitario sociosanitario e sociale.

2 L esperienza dell ASL di Cremona Attori coinvolti - Rafforzare, innovare e coordinare le politiche a favore delle persone con disabilità, per assicurare a ciascuno pari opportunità di realizzazione personale e garantire elevati standard di qualità della vita. - di governance: Potenziamento banca dati aziendale sulla disabilità Elaborazione annuale report epidemiologici sugli accertamenti degli alunni disabili Gruppo di lavoro interistituzionale fra servizio fragilità, Uonpia di Crema e Cremona, UO psicologia clinica di Crema per definire linee guida condivise per uniformare i percorsi di valutazione dei minori in situazione di disabilità per le certificazioni scolastiche Raccolta ed elaborazione reportistica provinciale dati SAAP. - Per la comunicazione: Vademecum come orientarsi fra i diritti e le opportunità per le persone disabili, anziane e per le loro famiglie in collaborazione con Ufficio di Pubblica Tutela Asl Percorso formativo realizzato per la costruzione in gruppi multiprofessionali ed interistituzionali di checklist ispirate all ICF con UONPIA e servizi sociali Percorso formativo realizzato sulla metodologia di intervento con i Siblings. - Prospettive aperte: Sviluppo della funzione di regia interistituzionale in capo all asl, anche attraverso il rilancio di OCSM adulti e età evolutiva Sviluppo di un modello organizzativo e gestionale per la presa in carico integrata: possibile implementazione dei compiti in capo al Cead Implementazione ruolo dei consultori familiari Analisi del bisogno, valutazione dell offerta integrata e definizione di linee di indirizzo condivise tra Asl ed ambiti su disabilità (v. Nuovi piani di zona) Consolidamento confronto con associazionismo Case management-care management: approfondimento dei modelli di possibile declinazione operativa Proseguimento azioni avviate con il percorso formativo e la costruzione di checklist per la traduzione in strumenti operativi Comunicazione: formazione, vademecum, ICF Uffici di, UONPIA, Provincia, Ufficio di Pubblica Tutela, OCSM adulti ed età evolutiva, NPI, Scuole

3 L esperienza dell ASL Mi 2 - Diffusione sul territorio e nei servizi di una cultura ed un approccio operativo volti ad assicurare alle persone con disabilità elevati standard di qualità della vita. - Diffusione sul territorio e nei servizi di un modello nuovo e maggiormente attivo di rapporto e di collaborazione con le famiglie delle persone con disabilità - Potenziamento della rete dei servizi sociali e sanitari e superamento della frammentazione degli interventi, in particolare garantendo la continuità della risposta lungo tutto l arco della vita. - Progetto autismo senza allocazione di risorse finanziarie specifiche, finalizzato a potenziamento delle rete territoriale. prossimo triennio: -Continuità passaggio terapeutico dalla Neuropsichiatria Infantile e Psichiatria -Sensibilizzare e informare tramite Convegni, mostre e tempo libero 2-Manuale di vita con l associazionismo:aghea, OLTRE NOI, L IMPRONTA, IL BALZO È un manuale di vita della persona con disabilità: gusti, esperienze esigenze 3-PUAD Presa in carico globale 4-accordo quadro per la stipula dei contratti relativi a servizi a favore di cittadini disabili 5-Punti ADI/progetto case manager Punti ADI in ognuno degli otto distretti: regia unica 6-Progetto di vita: messa a punto di percorso formativo e di ricerca che coinvolge operatori e responsabili degli uffici di e delle aziende sociali, dell Asl e dell AO, delle unità d offerta, pubbliche e di privato sociale, realtà dell associazionismo, del volontariato e dell impegno sociale attive nell area della disabilità. Si propone una pianificazione integrata con i PDZ attraverso linee di indirizzo ad hoc. Attori coinvolti ASL, Comuni, piani di zona, A.O., Associazioni e famiglie, unità d offerta pubbliche e privato sociale.

4 L esperienza dell ASL di Monza e Brianza Il Piano di Intervento Locale deve: Far emergere ciò che già è presente sul territorio, ciò che va ottimizzato e ciò che va invece messo in campo ex novo Essere uno strumento operativo, integrato e sinergico, che definisce obiettivi e strumenti per un approccio complessivo locale unitario per le persone con disabilità e le loro famiglie Migliorare le strategie per la disabilità favorendo le esperienze virtuose già presenti sul territorio, razionalizzando e ottimizzando in questo modo l esistente e garantendo la continuità di risposte, affinchè la persona sia riportata al centro e resa prtagonista del sistema in tutte le fasi della vita Utilizzare il linguaggio ICF Bisogni rilevati attraverso la fase di analisi del contesto: - bisogno di informazione, orientamento e accompagnamento potenziamento degli strumenti informativi esistenti e ipotesi di introdurre cartelle sociosanitarie informatizzate; - definizione di una rete di servizi capace di contenere e sviluppare solide e intelleggibili connessioni tra i suoi componenti sia per quanto attiene la continuità della presa in carico, sia per quanto riguarda l unitarietà dell intervento la frammentazione attuale risponde ad una lettura dei bisogni molto locale, finora sviluppata nei diversi ambiti. Definizione di percorsi protetti integrati; - definizione di sistemi di osservazione qualitativi e quantitativi del fenomeno della disabilità; - sviluppo di una regia che accompagni le realtà che a vario titolo operano nell ambito della disabilità sul territorio --> riconfigurazione delle relazioni istituzionali e non nell ottica del sostegno del progetto di vita.

5 Attori coinvolti Interventi per la centralità della persona: Area salute e assistenza: - sostenere la famiglia nell assistenza e nella cura della persona disabile - sostegno alle persone con disabilità nel loro progetto di vita (convenzione ONU) - percorsi sanitari accessibili e fruibili - accompagnamento della persona fragile e della sua famiglia (centri per la famiglia, case manager, sportelli VAI, PUA, Cead, ICF, riforma dei consultori familiari) Area Educazione: - trasporti per l accompagnamento a scuola degli alunni con disabilità - istruzione e formazione (individuazione di criteri territoriali condivisi che orientano la valutazione del bisogno di sostegno dell alunno con disabilità) - passaggio tra i vari cicli scolastici - progetti e strategie educative adeguate ai bisogni formativi personali e al progetto di vita dei minori con gravi disabilità - monitoraggio del protocollo di intesa per l inserimento scolastico degli alunni con disabilità Area lavoro e impresa: - barriere architettoniche - maggiore integrazione tra SIL e servizi per le politiche attive del lavoro Asl, AO San Gerardo e Desio e Vimercate, Privato accreditato (La Nostra Famiglia di Carate Brianza, AIAS di Monza, Fondazione Don Gnocchi), provincia di Monza e Brianza (servizio istruzione, politiche sociali e familiari), Uffici di di Carate Brianza, Desio, Monza, Seregno, Vimercate, Terzo settore e associazionismo (coop. Solaris, Ass. Capirsi Down Onlus, Ass, familiari Corte Crivelli, Spazio Autismo, ANFFAS, Movimento Vita Indipendente, UIC, ANMIC, coordinamento MB Disabilità e Diritti per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, Aziende Speciali consortili (Offerta Sociale e Consorzio Desio e Brianza), Fondazione Stefania, componente solastica (Ufficio scolastico Territoriale XVIII - Ambito MB, CTRH Monza Centro, CTRH Monza ovest, CTRH Monza est), organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL).

6 L esperienza dell ASL di Pavia E stato sottoscritto un Protocollo d azione interistituzionale sulla disabilità per la realizzazione di un sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili. Sistema integrato di protezione giuridica delle persone fragili: esperienza in continuità con il Progetto ADS Fondazione Cariplo Attori coinvolti Sono coinvolti gli attori del "Progetto Amministratore di Sostegno" (AdS) promosso dalla Fondazione Cariplo, dal Coordinamento dei CSV e dal Comitato di gestione del fondo speciale per il volontariato in Lombardia, in partnership con LEDHA, Oltre noi...la vita e Regione Lombardia ha l'obiettivo di sostenere la diffusione e il consolidamento dell'istituto dell'amministrazione di Sostegno nel territorio lombardo.

7 L esperienza dell ASL di Varese Gli obiettivi generali e le strategie del Piano d Azione Regionale per le politiche in favore delle persone con disabilità si fondano sul principio della centralità della persona, al fine di evitare: - l abbandono della persona con disabilità e della sua famiglia nel fronteggiamento delle loro difficoltà - la frammentazione degli interventi offerti da soggetti pubblici e non che compongono la rete dell offerta, così che gli interventi garantiti siano quanto più integrati e garantiscano una presa in carico globale. A tal fine si presenta la sfida a ricomporre ed integrare gli interventi in un unicum terapeutico e assistenziale garantito da operatori formati e servizi in rete. Tale approccio vede nella presa in carico un processo ininterrotto e condiviso di ascolto della domanda per assicurare la continuità e la qualità delle risposte, che possa garantire alla persona di non doversi far carico della ricomposizione dei vari interventi ma, una volta considerata parte attiva del processo, benefici di un accompagnamento ed un orientamento lungo l intero arco della vita. A tal fine la scelta metodologica ha inteso capitalizzare i luoghi di coordinamento ed elaborazione già attivi nel sistema di governance provinciale, sono stati inoltre attivati gruppi di lavoro ad hoc finalizzati alla rilevazione delle esigenze territoriali. La condivisione degli assunti di base e degli obiettivi del Piano fra i diversi attori coinvolti ha fatto emergere la distanza tra ciò che la realtà territoriale riesce a garantire in termini di interventi e progetti e ciò che tendenzialmente si potrebbe realizzare per rispondere compiutamente ai bisogni del disabile e della sua famiglia. Ciò che rende difficile il compito di approntare azioni di miglioramento, interventi e progetti non è la mancanza di una visione chiara di ciò che serve e di come tradurlo operativamente, ciò che rende difficile il compito di rispondere al bisogno è legato alla questione delle risorse finanziarie: queste ultime riflettono un andamento sostanzialmente stabile, poiché l allocazione dei finanziamenti all area della disabilità è rimasta inalterata rispetto agli anni precedenti. L obiettivo comune agli enti è quello della qualificazione della rete sociale e sociosanitaria a favore dei soggetti disabili, per questo il Piano presenta una dettagliata analisi delle criticità emerse a livello locale e le relative strategie d intervento, a diversi livelli d analisi: - criticità emerse dal confronto con il Terzo Settore e con gli Ambiti Distrettuali - criticità emerse dal confronto con la Provincia di Varese - criticità emerse dal confronto con il mondo scolastico - criticità emerse dal confronto con gli organismi di coordinamento della Salute Mentale e Organismo di Coordinamento per la Neuropsichiatria dell Infanzia e dell Adolescenza Dalle analisi effettuate deriva che la promozione delle competenze professionali di tipo trasversale degli operatori che creano e sostengono la rete di intervento sia una leva strategica che può favorire la sperimentazione di forme innovative di relazione e collaborazione tra gli enti stessi e tra gli operatori.

8 Attori coinvolti In fase di pianificazione, il Piano d Azione Regionale è stato presentato e discusso con i seguenti organismi: - Tavolo del Terzo Settore istituito presso la Direzione Sociale dell ASL di Varese composto da operatori afferenti all associazionismo, al volontariato e agli enti gestori del privato accreditato (RSD,CDD,CSS). - Organismo di Coordinamento Interdistrettuale dei 12 referenti degli Uffici di Piano; - Organismo di Coordinamento della Salute Mentale e Organismo di Coordinamento per la Neuropsichiatria dell Infanzia e dell Adolescenza della provincia di Varese, entrambi gli organismi istituiti in seno alla direzione sanitaria dell ASL di Varese; - Ufficio Scolastico Territoriale della provincia di Varese; - Provincia di Varese e, in particolare, con il Settore Politiche Sociali e il Settore Lavoro Collocamento Mirato Disabili. A seguito della presentazione del Piano d Azione Regionale sono emerse, da parte degli organismi coinvolti, indicazioni circa le criticità territoriali e le risorse relative agli interventi nel campo della disabilità. Il coinvolgimento del terzo settore e degli altri attori è stato garantito, non soltanto a livello di pianificazione, bensì anche a livello operativo nella lettura dei bisogni del territorio e nella messa in campo di azioni concrete.

9 L esperienza dell ASL di Bergamo Individuazione di 1 AO per percorsi dedicati alle persone con disabilità, in base alla casistica e provvederà ad una restituzione di quanto sperimentato. Promozione di un gruppo interistituzionale con il compito di raccogliere, valorizzare, raccordare, le azioni già in campo, intorno agli universi delle disabilità, sotto la cornice costituita dal Piano d Azione Regionale. Il gruppo interistituzionale concorrerà alla scrittura del Piano d azione provinciale per la disabilità per 1 - delineare una cornice di significato condivisibile e un indice di Piano 2 - avviare un percorso per l individuazione di progettualità su diversi bisogni segnalati come prioritari. Gli obiettivi trasversali individuati (prima bozza di Piano locale) sono: produzione di conoscenza del fenomeno, Promozione Informazione appropriata, miglioramento dei Servizi. Obiettivo conoscenza del fenomeno Azione: costruzione di un anagrafe delle persone con disabilità Obiettivo promozione informazione appropriata: Azione: messa in rete dello Sportello Regionale Disabilità con gli Sportelli PUOI Obiettivo Miglioramento dei Servizi: : nascita critica, dimissione dalla UONPIA, Innovazione contenuti CDD-CSS-RSD, progetto assistenza sanitaria in AO. Inoltre: ripresa del progetto provinciale Autismo, sperimentazione delle funzioni di ascolto, orientamento e supporto psicopedagogico nei Consultori Familiari. Documenti già prodotti e da valorizzare nel Piano Locale: Tre gruppi di lavoro multidisciplinari hanno prodotto un documento di indirizzo/protocollo da valorizzare nell attualità su La nascita critica e le dimissioni protette, Le dimissioni dalla UONPIA al compimento dei 18 anni, L evoluzione dei CDD-CSS-RSD da contenitori assistenziali a trampolini per l ingresso nella vita comunitaria. L indice in bozza ripropone 4 aree: area sostegno alla famiglia nell accoglienza e la cura, area sostegno alle persone con disabilità nel loro progetto di vita, area accompagnamento della persona e della sua famiglia, sviluppo dei centri per la famiglia e ruolo/funzioni del case manager. Costituiti 4 gruppi di lavoro multidisciplinari.

10 Attori coinvolti Sono stati chiamati a far parte del Gruppo Interistituzionale i seguenti Enti/Soggetti: ASL (Direzione Sociale/Dipartimento ASSI/Servizio Disabili-Servizio Gestione dei Consultori Familiari/Distretti), 3 Aziende Ospedaliere: 1 referente delle UONPIA e 1 referente dei Dipartimenti di salute mentale (D.S.M.) per ciascuna Azienda Ospedaliera, Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci: 2 rappresentanti, Provincia Assessorato ai Servizi Sociali e alla Salute: 1 rappresentate. Uffici di Piano: 2 referenti dei 14 Uffici di Piano, Università di Bergamo: 1 referente, Scuola: 1 referente Ufficio Scolastico Provinciale, Soggetti Gestori dei servizi accreditati sociosanitari e sociali dedicati alle persone con disabilità: 2 referenti (uno sociosanitario e uno sociale), Forum del Volontariato: 1 referente, Famiglie delle persone con disabilità: 4 referenti del Coordinamento Bergamasco per l Inteagrazione (C.B.I.), Associazione In-Oltre Onlus: 1 referente, Fondazione diocesana Angelo Custode: 1 referente, Forum del Volontariato: 1 referente.

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