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2 Questo lavoro è tratto dalla tesi conclusiva dell European Master s Degree in Linguistics, da me frequentato nell anno accademico presso l Università di Napoli Federico II e la Freie Universität di Berlino. Desidero esprimere la mia gratitudine a Rosanna Sornicola, che è stata mia tutor nel corso del master e che mi ha seguito nello svolgimento della ricerca e nella stesura del lavoro di tesi. Rigrazio anche Elda Morlicchio e Francesco Montuori per aver letto il dattiloscritto e per la loro disponibilità.

3 Carolina Stromboli La frase in italiano Analisi contrastiva di un corpus di parlato

4 Copyright MMVI ARACNE editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo, 133 A/B Roma (06) ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: settembre 2006

5 Indice Capitolo I - Introduzione 1. Premessa 9 2. Il parlato 9 3. L ordine delle parole Organizzazione del lavoro Descrizione del corpus La struttura della frase principale in italiano e in tedesco Vorfeld e Nachfeld nelle frasi tedesche del corpus 7.1. Il Vorfeld 7.2. Il Nachfeld Capitolo II - Dati ed esempi 1. La posizione del soggetto 1.1. Il soggetto nel corpus italiano 1.2. Il soggetto nel corpus tedesco 2. L oggetto nelle strutture biargomentali 2.1. Le strutture biargomentali nel corpus italiano 2.2. Le strutture biargomentali nel corpus tedesco Le strutture monoargomentali Frasi con essere / sein Frasi con i verbi essere / esserci / stare Frasi con il verbo sein Frasi passive Le strutture con dislocazione Dislocazioni a sinistra e Linkversetzungen Temi sospesi e freie Themen Dislocazioni a destra e Rechtversetzungen Frasi estraposte e topicalizzate 89 Capitolo III - Conclusioni: italiano e tedesco a confronto 97 Bibliografia Appendice - Trascrizione dei testi

6 Elenco delle abbreviazioni A: argomento interno del sintagma verbale acc: accusativo Agg: aggettivo dat: dativo DD: dislocazione a destra DS: dislocazione a sinistra FRel: frase relativa FT: freies Thema Gen: genitivo LV: Linksversetung N: nome nom: nominativo O: oggetto OD: oggetto diretto Prep: preposizione Posp: posposizione RV: Rechtversetzung S: soggetto SN: sintagma nominale SP: sintagma preposizionale TS: tema sospeso V: verbo X: qualsiasi elemento della frase, esclusi S, O e V 7

7 Capitolo I Introduzione 1. Premessa In questo lavoro si presentano i risultati di uno studio condotto sull ordine dei costituenti basici della frase, Soggetto, Verbo e Oggetto 1, in italiano e in tedesco, a partire dai dati ricavati da due corpora di testi parlati. Lo scopo è quello di mettere a fuoco le specificità dell italiano attraverso il confronto con una lingua strutturalmente diversa come il tedesco 2. Si ritiene infatti che, attraverso un analisi contrastiva, sia possibile far risaltare meglio fatti che con uno studio puramente intralinguistico possono invece sfuggire o non ricevere adeguato rilievo. 2. Il parlato Oggetto di questo lavoro è l ordine dei costituenti basici della frase nel parlato. Con il termine parlato ci si riferisce a tutti i (tipi di) testi che vengono realizzati attraverso il canale fonicoacustico, escludendone solo la lettura ad alta voce o la recitazione a memoria di testi scritti. La situazione tipica d uso del parlato è quella che prevede compresenza di parlante e ascoltatore/-i e possibilità di retroazione o feed-back (scambio di ruoli fra parlante e ascoltatore; verifica del passaggio dell informazione); tuttavia con la definizione or ora data abbiamo ammesso anche situazioni senza compresenza (per esempio conversazioni telefoniche) e perfino senza possibilità di feed- 1 Sul perché soggetto, verbo e oggetto siano i costituenti basici della frase e in generale sulla tipologia dell ordine delle parole, cfr. in particolare COMRIE Sull utilità del confronto interlinguistico tra italiano e tedesco cfr. le considerazioni in HOLTUS / PFISTER

8 10 Capitolo I back (per esempio trasmissioni radiofoniche o televisive) (BERRETTA 1994: ) 3. Il parlato in situazione o parlato-parlato è, come scrive Nencioni, un parlato sporco, nel quale abbiamo quella schermaglia in cui si manifestano esitazioni, reticenze, spreco di materiale linguistico, interiezioni, autocorrezioni del parlante che, procedendo all avventura, rettifica il tiro secondo l atteggiamento dell interlocutore, contestazioni metalinguistiche, cioè rinvii al codice; e soprattutto un intreccio di battute con cambi di turno spesso violenti, sia troncando il discorso dell interlocutore, sia rubandogli il filo (NENCIONI 2000: 6). Il parlato si differenzia dallo scritto per una serie di caratteristiche, tra cui ricordiamo: - «la produzione e ricezione lineare, che rende il parlato soggetto a limiti di memoria, ovvero di pianificazione, e l assenza di correggibilità che fa emergere in superficie la programmazione (e riprogrammazione) continua del testo» (BERRETTA 1994: 243); - la frammentazione del testo orale, conseguenza del «modo pragmatico del discorso» (cfr. GIVÓN 1979), in cui le esigenze della semantica prevalgono su quelle della sintassi; - lo stretto legame con il contesto, che determina la tendenziale implicitezza del testo parlato (caratteristica, questa, propria solo dei testi conversazionali); - la maggiore informalità del parlato rispetto allo scritto; - una diversa strutturazione sintattica e testuale, caratterizzata da tratti come frammentarietà della costruzione del discorso, frasi incompiute, cambiamenti di progetto, dislocazioni, topicalizzazioni, anacoluti, prevalenza della paratassi sull ipotassi e della coordinazione rispetto alla subordinazione, 3 Sulle caratteristiche del parlato cfr., in particolare, SORNICOLA 1981, NENCIONI 1983, BERRUTO 1985b, HOLTUS / RADTKE 1985, SABATINI 1985, VOGHERA 1992, BAZZANELLA 1994, SCHWITALLA 1997, ALBANO LEONI / CUTUGNO / PETTORINO / SAVY 2003.

9 Introduzione 11 grande uso di segnali discorsivi e di demarcativi, ripetizioni, pause ed esitazioni, ecc. (cfr. BAZZANELLA 1994: 22). Segnalo, inoltre, i quattro principi fondamentali che secondo BERRUTO (1985b: ) sono alla base del funzionamento del parlato: a) l egocentrismo, cioè «l essere una parte della grammatica del parlato empatica e centrata sul parlante, il che motiva anzitutto l enfasi, la salienza emotiva, il centro d interesse, l affidamento alla deissi ecc.»; b) la semplificazione, «in un duplice senso: vera e propria semplificazione linguistica, là dove, specie per quanto riguarda i paradigmi di forme, vi è riduzione della quantità delle unità e delle opposizioni e rilassamento del controllo formale di parlante e ascoltatore»; c) la non pianificazione, cioè «la mancanza o lo scarso grado di progettazione in anticipo»; d) la percettività, cioè «la presenza di dispositivi atti a migliorare l articolazione del discorso e la sua decodificabilità». Per quanto riguarda, infine, la dibattuta questione, se esista una grammatica specifica per il parlato e diversa dalla grammatica tout court di una lingua, si riporta qui il parere che Tullio De Mauro esprime nella Presentazione a BAZZANELLA 1994: Si è discusso [ ] se la variazione tra parlato e scritto possa spingersi fino a mettere in crisi o, addirittura, rompere il comune riferimento a uno stesso sistema linguistico. Se posso esprimere un avviso personale, una risposta valida sotto ogni cielo, affermativa o negativa che sia, non sembra ben fondata. Ci sono casi, come quello ben noto del francese e gli altri reperibili nelle aree dell arabo scritto classico o dell ideogramma cinese, in cui nel uso scritto si installano (e, in genere, si può dire che si conservino) forme e norme grammaticali e organizzazioni grammaticali diverse dal parlato corrispondente. Una tensione del genere si può immaginare che si sia verificata nella storia della latinità, tra una scripta tradizionalista e l insorgere nel parlato di variazioni e innovazioni coagulatesi infine nel costituirsi di langues romanze diverse. Ma non pare questo davvero il caso dell italiano di oggi né di altre lingue europee

10 12 Capitolo I contemporanee, in cui abbiamo a che fare con differenze di uso delle norme di attualizzazione di un medesimo sistema o, al massimo, con differenti norme, non con sistemi diversi (DE MAURO 1994: XIV) 3. L ordine delle parole L ordine dei costituenti basici della frase è uno dei parametri più importanti della tipologia dell ordine delle parole. L ordine relativo di soggetto, verbo e oggetto dà luogo a sei tipi possibili (SOV, SVO, VSO, VOS, OVS, OSV), ma «la distribuzione di questi tipi tra le lingue del mondo presenta un notevole scarto in favore dei primi tre e più in particolare dei primi due» (COMRIE 1981: 130) 4. Esiste, inoltre, un alto grado di correlazione tra l ordine basico dei costituenti e altre proprietà sintattiche. Dei tre tipi più diffusi (I: VSO, II: SVO, III: SOV), Greenberg, nel suo fondamentale studio del 1963 sulla tipologia dell ordine delle parole, analizza una serie di comportamenti sintattici, come, per esempio, l ordine interno al SN di nome e aggettivo e di nome e genitivo, l ordine interno al SP, l ordine tra nome e frase relativa, ed ipotizza che tali ordinamenti riflettano la sequenza modificatore-modificato o modificato-modificatore. Egli prevede, dunque, che «il tipo I, in cui il V precede l Ogg, sia riconducibile all ordinamento modificato-modificatore, perciò dà luogo a ordinamenti N-Agg, N-FRel e Prep-N; il tipo III, invece, in quanto OV, sarebbe riconducibile all ordinamento modificatoremodificato dando luogo alle sequenze opposte, cioè Agg-N, FRel-N e N-Post. Il tipo II, infine, è considerato un tipo misto, in quanto può condividere comportamenti sia con le lingue del primo tipo che con quelle del terzo, anche se essendo un tipo VO è più forte la vicinanza al primo tipo» (MEREU 2004: ; su questo punto cfr. la 4 Continua COMRIE (1981: ): «attualmente possiamo però addurre esempi solidamente attestati di ciascuno dei primi cinque ordini basici delle parole e probabilmente il reperimento di prove attendibili di lingue OSV è solo questione di tempo». Sulla tipologia dell ordine delle parole, si rimanda, naturalmente, all articolo classico di GREENBERG 1963, e alla bibliografia successiva, segnalata per es. in COMRIE 1981 e in MEREU 2004.

11 Introduzione 13 discussione in COMRIE 1981: 140 ss. e i riferimenti bibliografici ivi citati). L italiano è una lingua SVO; quanto alle altre proprietà che si correlano a questo ordine sintattico, l italiano ha i seguenti ordinamenti: Prep-N, N-Gen, N-Agg, N-FRel; si evidenzia anche qualche deviazione, per esempio con l aggettivo si può avere sia la sequenza N-Agg che Agg-N: i numerali, i possessivi e i dimostrativi richiedono l ordine Agg-N, mentre gli aggettivi qualificativi sono variabili, con differenze di significato a seconda che essi siano collocati prima o dopo il nome. Per molte lingue, invece, non è facile stabilire a quale tipo appartengano, o può essere addirittura impossibile determinare un ordine basico. Esistono, ancora, «lingue che presentano una scissione, cioè ordini basici delle parole diversi a seconda delle costruzioni» (COMRIE 1981: 132). Esempio classico di scissione è quello del tedesco, che ha l ordine SVO nella frase principale, e l ordine SOV nella frase subordinata. Tale asimmetria è alla base di un accesa controversia su quale sia l ordine basico del tedesco (SVO come nelle principali o SOV nelle frasi subordinate) e se uno dei due debba necessariamente esserlo. Gli esperti, scrive COMRIE (1981: 133), «tendono a schierarsi a seconda delle premesse ideologiche: chi si occupa di tipologia superficiale, in linea di tendenza, considera meno marcato l ordine delle parole nella frase principale, mentre i generativisti preferiscono considerare più basico l ordine delle parole della frase subordinata» 5. Si concorda qui con DRYER (1993: 1062), che sostiene che il tedesco e le altre lingue per le quali non è possibile individuare con chiarezza un ordine basico «fall outside the SVO/SOV taxonomy. In these and other instances in which the assignment of basic order is problematic, it may be best to leave them unclassified and not force them into some single basic order». Per quanto riguarda gli altri parametri sintattici, il tedesco presenta gli ordini Agg-N, N-FRel N-Gen (in qualche caso anche Gen-N) ed ha sia preposizioni (più numerose) che posposizioni. L ordine basico di una lingua può coincidere, ma può anche non coincidere, con l ordine dominante, cioè più frequente. Mentre il 5 Su questo punto cfr. COMRIE 1981 e MEREU 2004.

12 14 Capitolo I primo, come si è visto, «is an all-or-nothing property, which is related to a set of stuctural properties defining the language type», il secondo «is a statistical property with no influence at the structural level: a statement simply asserting a higher frequency» (SORNICOLA 1994: 25). Secondo una nota metafora praghese, la frase è un campo di tensione tra fattori formali e fattori strutturali: l ordine delle parole è il risultato, variabile da lingua a lingua, dell azione del principio grammaticale e del principio dell articolazione attuale (secondo la terminologia di Mathesius), chiamato anche principio della prospettiva funzionale. Il principio grammaticale fa sì «che la posizione di un elemento nella frase sia determinata dalla funzione sintattica dell elemento» (FIRBAS 1964: 349). Il principio della prospettiva funzionale invece prevede che la frase si apra con gli elementi tematici e si chiuda con quelli rematici: gli elementi tematici continua Firbas sono quelli che comunicano fatti noti al contesto verbale o situazionale, mentre gli elementi rematici sono quelli che comunicano fatti nuovi, non noti. In termini più precisi, gli elementi tematici sono quelli che costituiscono la base comunicativa della frase, che contribuiscono di meno allo sviluppo del discorso e di conseguenza trasportano il minimo grado di dinamismo comunicativo (=DC) nella frase in questione. Gli elementi rematici, all opposto, sono quelli che contribuiscono di più allo sviluppo del discorso e di conseguenza trasportano il massimo grado di DC nella frase. Quanto ai diversi gradi di DC, aggiungiamo che gli elementi tematici e quelli rematici, cioè il tema e il rema, sono solitamente collegati da elementi transizionali [ ]. L ordine delle parole che rispetta, o almeno non contraddice, il principio della PFF [prospettiva funzionale della frase] colloca naturalmente questi elementi tra il tema e il rema (ivi: 350) 6. 6 Per l uso dei termini tema (o topic) e rema (o comment) e per una definizione di questi concetti si rinvia, in particolare, a LAMBRECHT 1994 e a LOMBARDI VALLAURI 2001 e 2002.

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