Agricoltura e pesca AGRICOLTURA PESCA

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1 e pesca AGRICOLTURA PESCA 205

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3 L AGRICOLTURA IN PROVINCIA DI RIMINI L in provincia di Rimini rappresenta un settore piuttosto importante, rafforzato, in termini di numerosità delle imprese, dall ingresso in provincia dei sette comuni dell Alta Valmarecchia; il settore agricolo, infatti, è quello che rispetto a tutti gli altri settori ha maggiormente beneficiato di tale passaggio, in quanto le imprese agricole dei rispettivi comuni costituivano la quota più consistente a livello settoriale. Il territorio, inoltre, si arricchisce, in termini di tipicità produttive, di importanti produzioni. Oltre alle tipicità originarie, quali l olio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) Colline di Romagna e i vini D.O.C. (Denominazione di origine Controllata) Colli di Rimini, la nuova provincia acquisisce, infatti, prodotti tipici del territorio dell Alta Valmarecchia; prodotti che hanno portato, tra l altro, all affermazione di numerose fiere e manifestazioni che costituiscono un forte richiamo del territorio. In sintesi essi sono: - il formaggio di fossa (denominato anche L Ambra di Talamello); - il fungo prugnolo; - il marrone del Montefeltro; - il miele della Valmarecchia; - il pane di Maiolo; - la patata della Valmarecchia; - la polenta; - il formaggio denominato raviggiolo ; - il formaggio denominato slattato ; - la spianata; - il tartufo bianco pregiato; - il tartufo nero pregiato. Infine, è d obbligo menzionare come l Alta Valmarecchia rappresenti un piccolo polo di concentrazione di attività zootecniche, presentando molteplici allevamenti di razza marchigiana e chianina. In particolare vengono realizzate varie iniziative nei comuni montani, atte a valorizzare la bistecca alla fiorentina, prodotto per eccellenza del settore delle carni bovine. In termini di numerosità di imprese, al 30 settembre le imprese agricole attive risultavano 2.721, con una variazione negativa del 2,3% rispetto allo stesso periodo del ; il peso del settore sul totale generale è del 7,5%. Per ciò che concerne l analisi per forma giuridica, si nota un aumento sia delle società di capitale (+7,1%) sia delle società di persone (+1,2%); diminuiscono invece le imprese individuali (-3,0%), che, comunque, costituiscono la principale forma giuridica (2.339 imprese, 86,0% sul totale). 207

4 ANALISI DI STOCK PER CLASSI DI ATTIVITÀ TAB. 1 - IMPRESE AGRICOLE ATTIVE PER CLASSI DI ATTIVITÀ IN PROVINCIA DI RIMINI (3 E 3 ) A 01 CLASSI DI ATTIVITA' 3 Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi SOCIETA' DI CAPITALE 3 SOCIETA' DI PERSONE 3 3 IMPRESE INDIVIDUALI 3 3 ALTRE FORME 3 3 TOTALE A 01.1 Coltivazione di colture agricole non permanenti A Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi A Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi A Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti A 01.2 Coltivazione di colture permanenti A Coltivazione di uva A Coltivazione di pomacee e frutta a nocciolo A Coltivazione di altri alberi da frutta, frutti di bosco e in guscio A Coltivazione di frutti oleosi A Coltivazione di spezie, piante aromatiche e farmaceutiche A 01.3 Riproduzione delle piante A 01.4 Allevamento di animali A Allevamento di bovini da latte A Allevamento di altri bovini e di bufalini A Allevamento di cavalli e altri equini A Allevamento di ovini e caprini A Allevamento di suini A Allevamento di pollame A Allevamento di altri animali A 01.5 A 01.6 Coltivazioni agricole associate all'allevamento di animali: attività mista Attività di supporto all'agricoltura e attività successive alla raccolta A Attività di supporto alla produzione vegetale A Attività di supporto alla produzione animale A Attività successive alla raccolta A 01.7 Caccia, cattura di animali e servizi connessi TOTALE Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi A 02.1 Silvicoltura ed altre attività forestali A 02.2 Utilizzo di aree forestali TOTALE Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali TOTALE Fonte: Infocamere Stockview Elaborazione: Ufficio Studi CCIAA Rimini 208

5 DISTRIBUZIONE % IMPRESE ATTIVE AL 30/09/12 A Coltiv azione di uv a Altre classi 5,8% 20,6% A 01.2 Coltiv azione di colture permanenti A Coltiv azione 8,8% di cereali (escluso il riso), legumi da A Coltiv azione granella e semi oleosi di ortaggi e meloni, 48,0% radici e tuberi 16,8% All interno del settore, la classe di attività economica più rappresentata è quella della Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi, con un peso del 48,0%, seguita, con il 16,8%, dalla classe Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi. SERIE STORICA NUMEROSITA' IMPRESE ATTIVE progressiva diminuzione, passando dalle imprese del 30 settembre 2008 alle imprese al 30 settembre (-12,6%). Analizzando invece la serie storica della numerosità delle imprese attive riportata sopra, si nota come negli ultimi 5 anni il settore sia in 3 209

6 CONSISTENZA DEL BESTIAME TAB. 2 - CONSISTENZA DEL BESTIAME PER TIPOLOGIA IN PROVINCIA DI RIMINI CONSISTENZA DEL BESTIAME 01/06/ /12/ /06/ 01/12/ 01/06/ 01/12/ BOVINI DI ETA' INFERIORE A UN ANNO: DA 1 A 2 ANNI: Maschi Femmine OLTRE I 2 ANNI: -Riproduttori Vacche da latte Altre vacche Tori Altri bovini Totale bovini BUFALINI Vitelli bufalini Bufale Altri bufalini Totale bufalini OVINI Agnelli Pecore ed agnelle montate, da latte Pecore ed agnelle montate, non da latte Altri ovini Totale ovini CAPRINI Capretti Capre e caprette montate Altri caprini Totale caprini EQUINI Cavalli Asini Muli e bardotti Totale equini SUINI Scrofe Verri Altri suini Totale suini STRUZZI Totale struzzi TOTALE Fonte: Rilevazione ISTAT sulla consistenza del bestiame Elaborazione: Ufficio Studi CCIAA Rimini L ANNATA AGRARIA / Caratteri generali. Secondo le statistiche di Prometeia, nel l agricoltura riminese, comprese le attività della silvicoltura e pesca, ha contribuito alla formazione del valore aggiunto provinciale con circa 135 milioni di euro, equivalenti all 1,6 per cento del totale. In Emilia-Romagna e Italia sono state registrate percentuali più elevate, pari rispettivamente al 2,4 e 2,1 per cento. Se confrontiamo la quota riminese del con quella media dei cinque anni precedenti, emerge un miglioramento di 0,2 punti percentuali, leggermente superiore ai 0,1 punti in più rilevati sia in Emilia- Romagna che in Italia. Se è vero che l agricoltura riminese riveste un ruolo marginale nell economia della provincia è altrettanto vero che si distingue dalle altre province della regione per la elevata produttività. Se si rapporta il reddito a valori correnti del settore agricolo riminese, compreso la pesca, con le unità di lavoro, che esprimono la reale intensità del lavoro effettuato nel settore, si ha nel un rapporto pro capite pari a quasi euro, in 210

7 sensibile aumento rispetto al valore medio dei cinque anni precedenti, pari a poco più di euro per unità di lavoro. In regione solo la provincia di Reggio Emilia ha registrato una produttività superiore pari a circa euro per unità di lavoro. In ambito produttivo l agricoltura riminese si distingue per il forte peso di patate e ortaggi, mentre nell ambito delle coltivazioni legnose, si segnala la specializzazione dell olivicoltura. Tra le produzioni zootecniche, Rimini è più orientata alla produzione di carne, in particolare avicole, e molto meno a quella del latte che nel resto dell Emilia- Romagna è prevalentemente destinato alla produzione del formaggio Parmigiano-Reggiano. L evoluzione delle imprese. Secondo i dati definitivi dell ultimo censimento del 2010, in provincia di Rimini erano attive aziende agricole, in gran parte a conduzione diretta (96,9 per cento), in diminuzione rispetto alle registrate nel censimento del 2000 e alle censite nel Il calo del 42,5 per cento riscontrato tra il 2000 e il 2010 è apparso molto più ampio rispetto alla tendenza emersa sia in Emilia- Romagna (-30,8 per cento) che Italia (-32,4 per cento). Anche la superficie agricola totale e utilizzata hanno seguito la stessa sorte, ma in termini meno accentuati: -15,5 per cento la prima; - 17,8 per cento la seconda. Ne discende che la superficie media totale per azienda è cresciuta da 7,26 a 10,65 ettari, mentre quella agricola utilizzata è passata da 5,61 a 8,82 ettari e anche questo andamento è apparso in sintonia con quanto avvenuto in regione e in Italia. Al di là della crescita della superficie media aziendale, resta tuttavia l estensione più contenuta della regione. Nelle altre province si va dai 15,03 ettari di Modena ai quasi 25 di Ferrara. La causa principale del ridimensionamento della consistenza delle aziende è rappresentata per lo più dal processo di riorganizzazione delle strutture produttive, che ha principalmente interessato le zone di pianura, rispetto a quelle di collina e montagna, il cui calo ha comportato, nella maggior parte dei casi, un abbandono dei terreni coltivati. In pianura è invece avvenuta una massiccia riorganizzazione che si è esplicata in una ampia riduzione delle aziende da a (- 44,3 per cento), che spesso è stata innescata dal ritiro dal lavoro, per raggiunti limiti di età, di alcuni piccoli proprietari. Una caratteristica delle aziende situate in pianura è rappresentata dalla limitatezza della superficie agricola utilizzata che nel 2010 si è attestata a 5,75 ettari rispetto alla media complessiva di poco più di 8 ettari. La tendenza al ridimensionamento delle aziende osservata tra i due censimenti è proseguita anche negli anni successivi. A fine le imprese attive operanti nel campo delle coltivazioni agricole e produzioni di prodotti animali, caccia e servizi connessi sono ammontate a rispetto alle del (-2,2 per cento). Il saldo tra iscrizioni e cessazioni, al netto delle cancellazioni d ufficio, che non hanno alcuna valenza congiunturale, è apparso negativo per 76 imprese, in misura tuttavia meno accentuata rispetto al passivo di 100 imprese rilevato nel. Il ridimensionamento della compagine imprenditoriale, esclusivamente determinato dalle ditte individuali, si è coerentemente associato alla progressiva riduzione della conduzione diretta dei fondi. I dati aggiornati a fine hanno registrato una consistenza delle relative imprese registrate pari a unità rispetto alle dell anno precedente. Nel 2009 se ne contavano Sotto l aspetto della capitalizzazione, le imprese attive che coltivano la terra e si occupano di allevamenti hanno evidenziato una situazione abbastanza coerente con la forte presenza della piccola proprietà a conduzione diretta. A fine quelle prive di capitale sociale sono risultate 2.396, equivalenti all 89 per cento del totale, appena al di sopra della media regionale dell 88,2 per cento. Le imprese maggiormente capitalizzate, con almeno euro di capitale sociale, sono ammontate a 12, con una incidenza dello 0,4 per cento, leggermente inferiore alla media regionale dello 0,5 per cento. La supercapitalizzazione rappresentata da un capitale sociale superiore ai 5 milioni di euro ha riguardato una sola impresa sulle 23 presenti in regione. L invecchiamento degli addetti indipendenti è ormai strutturale ed è comune al resto delle province della regione. Secondo i dati Inps, nel il 22,4 per cento degli autonomi, tra coltivatori diretti, coloni/mezzadri e imprenditori agricoli professionali, aveva più di 64 anni di età, rispetto alla percentuale del 14,9 per cento registrata nel Nello stesso arco di tempo la consistenza degli autonomi si è ridotta da a unità. In estrema sintesi si hanno meno imprenditori e sempre più anziani. La classe fino a 39 anni, tra il 2002 e il 2010, si è ridotta da 533 a 272 unità, riducendo il relativo peso sul totale dal 22,7 al 18,0 per cento. L età media degli autonomi nel è stata di 53,4 anni rispetto ai 51,0 del 2002, inferiore a quella media regionale di 54,4 anni. I più anziani 211

8 sono i coloni-mezzadri questa forma contrattuale si avvia all estinzione - con 60,0 anni, seguiti da imprenditori agricoli professionali (54,8) e coltivatori diretti (53,4). L andamento climatico. L annata agraria - è stata caratterizzata dalla scarsa piovosità invernale, dalla prolungata siccità estiva e dalle frequenti rimonte dell anticiclone africano con periodi di gran caldo. A soffrire maggiormente sono state le zone interne rispetto a quelle costiere, più mitigate dall azione del mare. Le produzioni unitarie dei raccolti estivi ne hanno risentito negativamente e lo stesso è avvenuto negli allevamenti, in quanto il gran caldo ha indotto il bestiame a nutrirsi meno. L annata agraria parte a novembre in un contesto sostanzialmente siccitoso. Nella città di Rimini cadono appena 5,8 mm di pioggia contro i circa 139 mm di un anno prima. Nel mese di dicembre le precipitazioni tornano ad aumentare (58,6 mm), mentre le temperature si attestano su valori inusuali per il mese, con punte di 19 gradi nella prima decade e di 17 nella seconda. Per vedere ristabilire il ciclo delle precipitazioni occorre di fatto attendere il mese di aprile, quando vengono registrati a Rimini 83,4 mm., che a maggio si riducono a 38,4. E in giugno che comincia la fase calda e siccitosa che durerà di fatto fino alla fine di agosto. Le precipitazioni si riducono ad appena 8 mm, contro i circa 50 mm di un anno prima. Alla scarsità delle precipitazioni si associa l aumento delle temperature che nell ultima decade superano i 33 gradi nelle giornate del 21 e 30 giugno. In luglio prevalgono i giorni di soleggiamento. Le precipitazioni più significative si hanno solo nelle giornate del 14 e soprattutto del 21, caratterizzato da forti temporali grandigeni che si abbattono sulla riviera riminese. Nel mese di agosto occorre attendere l ultimo giorno per registrare precipitazioni di una certa consistenza (8,6 mm), mentre le temperature nella prima decade arrivano a sfiorare i 36 gradi, con repliche nella settimana tra il 19 e il 25 dove si ha la fase più calda con valori massimi, nelle zone interne, generalmente compresi tra 38 e 39 gradi. In settembre si registra un profondo cambiamento delle condizioni atmosferiche da attribuire a una saccatura. Si contano circa 118 mm di pioggia, mentre le temperature massime non superano mai i 30 gradi. Nell ultimo mese dell annata agraria, ovvero ottobre, si ha un apporto di precipitazioni sufficiente (92,6 mm), con temperature che appaiono elevate per le medie del periodo, come nella prima decade quando si registrano massime stabilmente sopra i 20 gradi, con una punta di 26,5 nella giornata del 7. Il risultato economico. Secondo le prime stime della Coldiretti, la produzione lorda vendibile dell Emilia-Romagna dovrebbe registrare un calo compreso tra l 1 e il 3 per cento, riportando il valore a circa 4 miliardi di euro. Ai danni causati dal terremoto il primo bilancio diffuso a novembre stima 2,2 miliardi di euro per la sola agricoltura e zootecnia e 145 milioni per le imprese agro-industriali si sono aggiunti quelli dovuti al clima. La prolungata siccità estiva e le frequenti ondate di gran caldo, dovute alle periodiche rimonte dell anticiclone africano, hanno penalizzato fortemente le coltivazioni erbacee, in particolare mais da granella, foraggi e colture industriali, e messo a dura prova la frutticoltura, caratterizzata da pezzature spesso ridotte rispetto alle normali rese. La vendemmia è prevista anch essa in calo, tra il 5/10 per cento, ma su livelli qualitativi giudicati buoni, se non ottimi. Anche il comparto zootecnico ha risentito del gran caldo, in quanto il bestiame si è nutrito meno, con conseguenze negative sulla produzione di latte e carne. Secondo la Regione, i danni dovuti alla siccità ammonterebbero a oltre un miliardo di euro, pari a più del 35 per cento della produzione agricola. In questo scenario negativo, l agricoltura riminese dovrebbe avere registrato anch essa un calo del valore della produzione. Secondo le prime stime dell'ufficio Statistica / Sistema degli Osservatori della Provincia di Rimini, il dovrebbe chiudersi con un decremento dell 1,7 per cento, in linea con la tendenza emersa in regione. Le ragioni di questo andamento, come vedremo diffusamente in seguito, sono da ricercare nel basso profilo delle produzioni vegetali, a fronte della sostanziale stabilità di quelle zootecniche. Questa valutazione deve essere tuttavia considerata con la dovuta cautela a causa della provvisorietà dei dati relativi alle varie produzioni, ma resta tuttavia una tendenza che colloca il tra le annate più magre degli ultimi dieci anni. Le produzioni vegetali. Le prime valutazioni effettuate dall'ufficio Statistica / Sistema degli Osservatori della Provincia di Rimini hanno registrato nell annata agraria - una diminuzione del 2,0 per cento del valore della produzione lorda vendibile rispetto a quella precedente. Il concorso più ampio alla riduzione del valore delle produzioni vegetali è venuto dal comparto più 212

9 importante, ovvero le patate e ortaggi, che ha rappresentato circa il 45 per cento del valore delle produzioni vegetali. Nell ambito delle coltivazioni in pieno campo, quella più sviluppata, vale a dire la lattuga, ha beneficiato di quotazioni in ascesa che hanno consentito, alla luce della sostanziale stabilità della produzione, di registrare un aumento della produzione lorda vendibile superiore all 11 per cento. Situazioni analogamente soddisfacenti hanno interessato melanzane, fagioli freschi e fagiolini, radicchio, fragole, cetrioli e cavolfiori. Di contro hanno perso terreno economicamente soprattutto indivia, pomodoro da industria, patate, cavolo cappuccio, zucca e zucchine e finocchio. Al calo produttivo complessivo del 6,6 per cento è corrisposta una diminuzione del valore della produzione pari al 2,6 per cento. Le orticole in serra hanno occupato circa 175 ettari, gli stessi del, dei quali più della metà coltivati a zucchine. Nel i prezzi sono risultati generalmente stabili, determinando un analogo andamento per il valore della produzione attestato su circa 4 milioni e 804 mila euro. Nel loro complesso, le colture orticole hanno accusato una riduzione del 2,3 per cento del valore della produzione. I cereali che hanno rappresentato il 15,5 per cento del valore delle produzioni vegetali riminesi hanno beneficiato di prezzi in sensibile crescita, che si sono coniugati a un pressoché generale aumento della produzione. Le prime stime hanno registrato un valore della produzione lorda vendibile di poco superiore ai 17 milioni di euro, superando del 38,1 per cento l importo del. Il migliore andamento è venuto dal mais, il cui forte aumento delle quotazioni ha consentito di attutire gli effetti negativi del clima siccitoso sulle rese unitarie, consentendo di più che raddoppiare il valore della produzione. Bene anche frumento tenero e orzo, con incrementi dei ricavi rispettivamente pari al 57,1 e 43,2 per cento. Note negative per il sorgo da granella la cui crescita dei prezzi è riuscita solo in parte a colmare la flessione della produzione, il cui valore è apparso in diminuzione del 16,8 per cento. Le colture industriali hanno chiuso il con un bilancio dei più negativi. La diminuzione delle aree coltivate e delle rese sono sfociate in una flessione della produzione superiore al 50 per cento, solo parzialmente recuperata dalla crescita delle quotazioni. Il valore della produzione lorda vendibile è ammontato a quasi euro, con una flessione del 41,9 per cento rispetto all anno precedente. La coltura più diffusa, cioè il girasole, ha subito un calo dei ricavi del 35,6 per cento che per la colza sale all 81,4 per cento. Tra i foraggi, i dati relativi alla coltura più importante, vale a dire l erba medica, hanno evidenziato una situazione negativa, sulla quale ha pesato la siccità estiva. Alla stabilità delle aree investite è corrisposto il forte decremento delle rese unitarie, che ha determinato una flessione produttiva del 40,0 per cento. La stabilità dei prezzi ha determinato un analogo calo del valore della produzione lorda vendibile. Le leguminose da granella, soprattutto fave e, su un secondo piano, piselli proteici, hanno ridotto gli investimenti del 7,0 per cento, cui è corrisposto un calo della produzione del 10,8 per cento. I prezzi sono apparsi complessivamente in diminuzione, determinando una flessione del 10,8 per cento del valore della produzione. Le colture arboree hanno rappresentato il 15,4 per cento delle produzioni vegetali. Nel riminese si tratta per lo più di olivi e vitigni, che hanno occupato quasi il 90 per cento della superficie totale arborea. La produzione complessiva, in uno scenario di crescita delle aree coltivate, soprattutto olivi, è diminuita di circa il 20 per cento, a causa essenzialmente dei sensibili cali delle rese di olivi e viti da vino. La vivacità delle quotazioni ha tuttavia annullato questo gap, consentendo di ottenere ricavi per circa 16 milioni e 900 mila euro, con un incremento dell 11,1 per cento rispetto all annata precedente. La crescita dei prezzi ha assunto proporzioni piuttosto ampie per l uva da vino (+59,1 per cento) e le ciliegie (+52,8 per cento), le cui aree investite sono tuttavia limitate a una quarantina circa di ettari rispetto agli oltre della vite. Anche il mercato delle nettarine, delle pere e delle susine si è avvalso della vivacità delle quotazioni, con aumenti compresi tra il per cento. Le note negative non sono tuttavia mancate. Il mercato delle pesche è stato caratterizzato da una flessione prossima al 29 per cento dei prezzi, che ha quasi azzerato la maggiore offerta di prodotto, limitando l aumento dei ricavi a un modesto +2,5 per cento. Per l actinidia il calo delle quotazioni è apparso più contenuto (-3,2 per cento), ma in questo caso la forte diminuzione delle quantità offerte, dovuta alla riduzione degli investimenti, ha determinato una flessione dei ricavi pari al 25,6 per cento. La coltivazione dei funghi a Rimini è imperniata soprattutto sulla varietà Champignons, oltre a quella meno importante economicamente Pleurotus. Nel la prima varietà ha prodotto ricavi per poco più di 9 milioni di euro, superando 213

10 del 5,4 per cento l importo dell anno precedente. Segno opposto per la varietà Pleurotus la cui produzione lorda vendibile è diminuita del 7,5 per cento. Un cenno infine alle colture portaseme che nel hanno occupato ettari. Il valore della produzione lorda vendibile è ammontato a quasi 3 milioni e mezzo di euro, vale a dire il 15,0 per cento in più rispetto al. Le produzioni zootecniche. Secondo le prime stime dell Ufficio Statistica / Sistema degli Osservatori della Provincia di Rimini, le produzioni zootecniche sono ammontate in valore a circa 26 milioni e 899 mila euro, mostrando una sostanziale tenuta rispetto al (-0,1 per cento). I cali produttivi registrati nella maggioranza dei settori, avicunicoli in primis, sono stati bilanciati dalla vivacità delle quotazioni, unica eccezione il latte, consentendo alla zootecnia riminese di chiudere il con un sostanziale pareggio, che alla luce delle avverse condizioni climatiche e della recessione economica può essere giudicato positivamente. Il comparto bovino. Il Censimento del 2010 ha registrato 323 aziende dedite all allevamento bovino sulle esistenti in regione, per un totale di capi, equivalenti all 1,6 per cento del totale regionale. Il settore è pertanto marginale rispetto al panorama produttivo regionale. Il grosso degli allevamenti è concentrato sull asse che va da Parma a Bologna (75 per cento del parco zootecnico) e la produzione di latte destinata alla produzione di Parmigiano-Reggiano è alla base di questa situazione. Dal lato della consistenza, al primo dicembre sono stati registrati in provincia di Rimini capi bovini, in calo rispetto ai dell analogo periodo del (-7,8 per cento). La diminuzione ha avuto il concorso della grande maggioranza delle tipologie di bestiame, in particolare i bovini da 1 a 2 anni (-18,7 per cento) soprattutto femmine. Per le vacche da latte c è stata una flessione dell 8,8 per cento, che si riduce al 5,3 per cento nell ambito delle altre vacche. Il comparto più consistente rappresentato dai vitelli, ovvero di età inferiore a un anno, ha invece mostrato una sostanziale tenuta (-0,1 per cento). Sotto l aspetto economico, il si è chiuso positivamente. Il valore della produzione è ammontato a poco più di 1 milione e 900 mila euro, superando dell 8,1 per cento l importo dell anno precedente. Questo buon andamento è dipeso soprattutto dalla ottima evoluzione dei prezzi dei vitelloni (+24,1 per cento), a fronte della stabilità delle quotazioni dei vitelli, sia le razze da carne che da latte, e delle vacche e tori. Il comparto suinicolo. Alla data del Censimento 2010 si contavano 129 aziende dedite all allevamento, per un totale di capi, pari ad appena l 1,2 per cento del totale regionale. Come osservato per i bovini, anche la suinicoltura riveste un ruolo marginale in ambito emiliano-romagnolo. Le province più orientate alla produzione suinicola sono Reggio Emilia e Modena, che assieme hanno registrato più della metà del parco zootecnico regionale. A inizio dicembre il parco suinicolo riminese si è attestato su capi, facendo segnare una flessione del 22,1 per cento rispetto a un anno prima. Il ridimensionamento dei capi allevati, con conseguente forte riduzione delle carni prodotte (-45,6 per cento), è stato mitigato da quotazioni in sensibile ascesa (+24,8 per cento), che hanno consentito di ridurre il calo del valore della produzione al 32,2 per cento. Il comparto equino. Secondo il Censimento, erano 285 le aziende impegnate nell allevamento equino sulle quasi presenti in regione. Il parco zootecnico si articolava su capi, con una incidenza sul totale emiliano-romagnolo pari al 6,7 per cento, assai più elevata rispetto a quanto registrato per bovini e suini. Alla data del 1 dicembre il parco equini poteva contare su capi, per lo più rappresentati da cavalli, evidenziando una crescita del 3,8 per cento rispetto all analogo periodo del. Per i soli cavalli l aumento è stato del 4,8 per cento, mentre gli asini sono diminuiti da 250 a 240. Il comparto ovi-caprino. L allevamento degli ovini occupa un posto di rilievo nella zootecnia riminese. Il Censimento del 2010 aveva individuato 130 aziende per un complesso di capi, equivalenti al 13,8 per cento del totale regionale. Solo le province di Forlì-Cesena e Bologna hanno registrato numeri più elevati rispettivamente pari a e capi. A inizio dicembre il parco ovino è diminuito del 3,9 per cento rispetto all analogo periodo del, per effetto soprattutto della flessione del 6,3 per cento accusata dal gruppo più numeroso, costituito da pecore e agnelle montate, da latte. Le aziende impegnate nell allevamento caprino sono risultate 46 e anche in questo caso la provincia di Rimini si è collocata ai vertici della regione, con una incidenza dell 8,7 per cento, che 214

11 sale al 9,4 per cento in termini di consistenza del bestiame. Alla data del 1 dicembre c è stata una riduzione del 4,9 per cento della consistenza dei capi, che è derivata da ogni tipologia. Il risultato economico degli ovi-caprini è apparso moderatamente positivo. La buona intonazione dei prezzi degli agnelli, in un contesto produttivo negativo, ha consentito di ricavare circa euro, superando del 4,3 per cento l importo del. Il comparto degli struzzi. L allevamento degli struzzi, una autentica produzione di nicchia, si è articolato su una decina di capi, dieci in meno rispetto al. In una fase di stabilità dei prezzi, il valore della produzione è ammontato a un migliaio di euro, gli stessi del. Il comparto avi-cunicolo. Secondo i dati definitivi del Censimento 2010 gli allevamenti avicoli in provincia di Rimini erano 97 equivalenti al 9,9 per cento del totale regionale. Si tratta per lo più di allevamenti relativamente piccoli, se si considera che i capi mediamente presenti in ogni azienda erano circa rispetto ai circa della media regionale. Contrariamente a quanto registrato in regione, la provincia di Rimini ha visto prevalere le galline da uova (37,5 per cento degli avicoli) rispetto ai polli da carne (23,1 per cento). La cunicoltura era praticata da 44 allevamenti che disponevano di circa capi, equivalenti al 7,6 per cento del totale dell Emilia-Romagna. Anche in questo caso il numero di capi per azienda è risultato inferiore alla media regionale: contro Nel è stato stimato un calo delle quantità prodotte di avicunicoli pari al 12,5 per cento, da attribuire soprattutto ai sensibili cali rilevati per polli (-15,1 per cento) e conigli (-15,5 per cento). Questo andamento è stato tuttavia mitigato dalla generalizzata crescita dei prezzi, in particolare conigli e galline. I ricavi sono ammontati a circa 12 milioni e 125 mila euro, con una riduzione di appena il 2,0 per cento rispetto al. I miglioramenti registrati per conigli, galline e tacchini sono stati bilanciati dalla diminuzione del 5,0 per cento del valore della voce più importante rappresentata dai polli, ovvero animali giovani non sessualmente maturi. Il comparto delle uova. La produzione di uova è diminuita in misura consistente (-15,8 per cento). Non altrettanto è avvenuto per le quotazioni che sono apparse in sensibile aumento (+40,0 per cento). I ricavi sono pertanto ammontati a circa 7 milioni e 160 mila euro, vale a dire il 17,9 per cento in più rispetto al. Si tratta di uno dei risultati economici più lusinghieri che la zooctecnia riminese ha ottenuto nel. Il comparto da latte. Nel le oltre vacche lattifere hanno prodotto tonnellate di latte alimentare e circa destinato alla trasformazione. Rispetto all anno precedente è stata registrata, per entrambe le destinazioni, una flessione dell 8,7 per cento. Questo andamento è maturato in un contesto di riduzione del parco lattifero (-8,8 per cento) e, alla luce del ridimensionamento del 5,0 per cento dei prezzi, ha comportato una riduzione dei ricavi superiore al 13 per cento. Il si è pertanto collocato per il latte vaccino tra le annate più negative. La situazione è apparsa meglio intonata per il latte di pecora. Le pecore e agnelle montate da latte hanno originato tonnellate di latte destinato alla commercializzazione (non sono disponibili dati relativi al prodotto destinato alla trasformazione) che, in una fase segnata dalla stabilità dei prezzi, hanno consentito di ricavare circa euro, vale a dire l 1,4 per cento in più rispetto al. TAB. 3 - LE PRODUZIONI VEGETALI IN PROVINCIA DI RIMINI COMPARTO S.A.U. totale (Ha) cicli S.A.U. in produz. (Ha) RESA Q.LI/Ha PRODUZIONE (Q.LI) PREZZO ( / Q.LE) P.L.V. (Euro) Cereali Avena , ,00 20, ,23 Frumento tenero , ,50 26, ,10 Frumento duro , ,30 28, ,68 Granoturco o Mais , , Orzo , , ,00 Sorgo da granella , , Altri cereali (farro) 28, ,00 30, , tot. cereali , , , ,01 215

12 COMPARTO Coltivazioni orticole in pieno campo S.A.U. totale (Ha) cicli S.A.U. in produz. (Ha) RESA Q.LI/Ha PRODUZIONE (Q.LI) PREZZO ( / Q.LE) P.L.V. (Euro) Bietola da costa 18, , , Cavolfiore 46, , , Cavolo cappuccio 15, , , Cavolo verza 18, , , Cetriolo 12, , , Fagiolo fresco e fagiolino 20 2, , Finocchio , Fragola 5,00 1 5, , Indivia 25, , , Lattuga 529,98 2,2 240, ,00 87, ,00 Melanzana , Patata comune , Peperone 15, , , Pomodoro da industria 25, , , Pomodoro da mensa , Radicchio 18, , , Spinacio 36,00 2,0 18, , Zucche e zucchine , tot. orticole in pieno campo 1.392,98 853, , ,00 Coltivazioni orticole in serra Basilico 0,80 1 0, Bietola da orto 1,50 1 1, , Cetriolo da mensa 8,00 1 8, , Fragola 2,40 1 2, , Lattuga 18, , Melanzana 9,68 1 9, , Peperone 7,50 1 7, Pomodoro da mensa 13, , , Prezzemolo 4,50 1 4, , Ravanello 1,10 1 1, , Sedano 1,10 1 1, , Spinacio 1,00 1 1, Valeriana 0,50 1 0, Zucchine Altre ortive 6,00 1 6, , tot. colture in serra 175,08 175, , tot.orticole 1.568, , , ,00 Colture industriali Colza , , Girasole 417, ,00 15, ,30 42, ,75 tot. colture industriali 437,00 437, , ,75 Colture foraggere Granoturco a maturazione cerosa 1 Erba medica , , Prati permanenti , Prati pascoli Altre foraggere avvicendate 1 tot. colture foraggere

13 COMPARTO S.A.U. totale (Ha) cicli S.A.U. in produz. (Ha) RESA Q.LI/Ha PRODUZIONE PREZZO (Q.LI) ( / Q.LE) P.L.V. (Euro) Leguminose da granella Fava da granella , , Pisello proteico 56, ,00 32, ,00 18, ,00 tot. leguminose 186,00 186, , ,00 Arboree Actinidia o Kiwi Albicocche 18, , , , , , Ciliegie 42,00 32,00 80, , Loto o Kaki , , Mele 13, , , Nettarine 61,00 58,00 200, , Olive da olio 1.594, ,00 13, ,00 7 Pere 11,00 8,00 250, , Pesche 86,00 76,00 250, , Susine Vite per uva da vino tot. coltivazioni arboree 23,00 21,00 90, , , ,00 74, ,87 35, , , , ,45 Altre colture Florovivaismo 3 3 Funghi Champignons ,76 Funghi Pleurotus 2.794, Colture portaseme Seminativi a riposo tot. altre colture TOTALE , , , , , , , ,73 Dati elaborati dall'ufficio Statistica / Sistema degli Osservatori - Provincia di Rimini 217

14 TAB. 4 - LE PRODUZIONI ANIMALI IN PROVINCIA DI RIMINI NUMERO CAPI PESO MEDIO (KG) QUANTITA' (KG) PREZZO ( /KG) P.L.V. (Euro) PRODOTTI DEGLI ALLEVAMENTI CARNI BOVINE VITELLI RAZZE DA CARNE , , VITELLI RAZZE DA LATTE , , ,00 VITELLONI ALTRE RAZZE , , ,00 VACCHE - TORI , , TOT. CARNI BOVINE ,00 CARNI SUINE , , ,20 TOT. CARNI SUINE ,20 CARNI OVI-CAPRINE AGNELLI , , ,00 PECORE , , ,00 TOT. CARNI OVI-CAPRINE ,00 AVICUNICOLI CONIGLI , , GALLINE , , POLLI , , STRUZZI 5 100, , TACCHINI , , ALTRI AVICOLI (Anatre, Oche) 500 2, , TOT. AVICUNICOLI ,00 PRODOTTI ANIMALI LATTE VACCINO ALIMENTARE , TRASFORMATO , ,00 LATTE PECORINO COMMERCIALIZZATO , TRASFORMATO n.d. n.d. n.d. UOVA (*) , , ,00 TOT. PRODOTTI ANIMALI ,00 TOTALE COMPLESSIVO ,20 (*) Le uova sono espresse in migliaia e il prezzo è relativo a 1kg (uovo medio 63g.) Dati elaborati dall'ufficio Statistica / Sistema degli Osservatori - Provincia di Rimini 218

15 L AGRICOLTURA BIOLOGICA IN EMILIA-ROMAGNA Dal 1 gennaio 2009 l' Biologica nell Unione Europea è regolata dal Regolamento CE n. 834/2007, relativo alla produzione biologica e all etichettatura dei prodotti biologici sia di origine vegetale che animale (recentemente integrato dal Reg. CE n. 889/2008), che ha abrogato il precedente Reg. n. 2092/1991 (documento che ha avuto il privilegio di regolamentare per la prima volta la produzione biologica riconoscendola ufficialmente), quest ultimo applicabile ai Paesi membri fino al 31 dicembre Il nuovo regolamento definisce la produzione biologica come sistema globale di gestione dell azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali ; in sintesi, il campo di applicazione della nuova normativa riguarda i seguenti prodotti: - prodotti agricoli vivi o non trasformati; - prodotti agricoli trasformati destinati ad essere utilizzati come alimenti; - mangimi; - materiale di propagazione vegetativa e sementi per la coltivazione. TAB. 8 - AGRICOLTURA BIOLOGICA IN EMILIA-ROMAGNA: OPERATORI PER TIPOLOGIA E SUPERFICI - ANNO Produttori di cui Aziende biologiche OPERATORI BIOLOGICI di cui Aziende in conversione di cui Aziende miste Preparatori / Trasformatori / Raccoglitori Totale Operatori SUPERFICI BIOLOGICHE (Ha) Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Emilia-Romagna Fonte: Regione Emilia-Romagna (Ermes ) Elaborazione: Ufficio Studi CCIAA Rimini Nel in provincia di Rimini si contano 197 Operatori dell Biologica. In termini di numerosità, la provincia di Rimini si colloca all ultimo posto in regione con 197 Operatori su un totale regionale di (5,4% sul totale); primeggia la provincia di Forlì-Cesena con 672 Operatori (18,4%) seguita dalle province di Parma con 544 (14,9%), Bologna con 526 (14,4%) e Modena con 511 (14,0%). In provincia di Rimini, come nelle altre province, la tipologia prevalente risulta essere quella dei produttori agricoli con 136 Operatori su 197 (69,0%), 80 dei quali fanno parte della classe formata dalle aziende biologiche ; seguono i 219

16 preparatori/trasformatori/ raccoglitori con 61 Operatori (31,0%). Per ciò che concerne le Superfici, nel in provincia di Rimini si contano Ha dedicati all Biologica. In termini di Ha di superficie, la provincia di Rimini si colloca al penultimo posto in regione (davanti a Ravenna) con Ha su un totale regionale di Ha (6,0%); come per la numerosità degli Operatori, anche per le superfici primeggia la provincia di Forlì-Cesena con Ha (16,7%) seguita dalle province di Parma con (14,9%), Bologna con (13,3%) e Modena con (13,1%). 220

17 Pesca LA PESCA IN PROVINCIA DI RIMINI La Pesca rappresenta per la provincia di Rimini un settore tipico. In termini di numerosità delle imprese il settore, al 30/09/, annovera 226 imprese attive, denotando una sostanziale stabilità, rispetto al 30/09/; la forma giuridica prevalente è costituita dalla società di persone con 127 imprese (56,2% sul totale), seguite dalle imprese individuali con 92 imprese (40,7%). ANALISI DI STOCK PER CLASSI DI ATTIVITÀ TAB. 1 - IMPRESE DELLA PESCA ATTIVE PER CLASSI DI ATTIVITÀ IN PROVINCIA DI RIMINI (3 E 3 ) CLASSI DI ATTIVITA' SOCIETA' DI CAPITALE 3 3 SOCIETA' DI PERSONE 3 3 IMPRESE INDIVIDUALI 3 3 ALTRE FORME TOTALE 3 A 03 Pesca e acquacoltura* A 03.1 Pesca A Pesca marina A 03.2 Acquacoltura A Acquacoltura marina TOTALE *residuale Fonte: Infocamere Stockview Elaborazione: Ufficio Studi CCIAA Rimini Pesca 221

18 DISTRIBUZIONE % IMPRESE ATTIVE AL 30/09/12 A 03.1 Pesca 0,9% A 03 Pesca e acquacoltura 1,3% A Acquacoltura marina 6,2% Pesca marina 91,2% A 03.2 Acquacoltura 0,4% Riguardo alla classe di attività prevalente, si può facilmente constatare, dal grafico a torta sulla distribuzione percentuale delle imprese, come quasi tutto il settore si concentri nell attività di pesca marina, con il 91,2% sul totale. SERIE STORICA NUMEROSITA' IMPRESE ATTIVE Esaminando infine la serie storica della numerosità delle imprese attive, si nota come, dopo il biennio di crescita , nel triennio successivo il numero delle stesse sia diminuito; nel complesso, comunque, negli ultimi cinque anni il settore è rimasto stabile, con lo stesso numero di imprese sia al 30 settembre 2008 che al 30 settembre (226 unità). Pesca 222

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