Analisi economica del settore agricolo

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1 LE FILIERE BIOLOGICHE IN LOMBARDIA Analisi economica del settore agricolo Alessandro Banterle Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale Università degli Studi di Milano alessandro.banterle@unimi.it

2 Introduzione All interno del settore agricolo lombardo le attività biologiche rappresentano un segmento di entità abbastanza limitata In Lombardia, e più in generale nelle regioni del Nord Ovest, i consumi di prodotti biologici assumono una valenza considerevole La superficie ad agricoltura biologica rappresenta il 2,4% della complessiva superficie agricola utilizzata regionale e il 2% dell intera superficie biologica italiana. L Ismea calcola che, in tali regioni si concentri ben il 41,4% dell intero ammontare nazionale dei consumi di prodotti biologici confezionati. Una peculiarità che sembra contraddistinguere il mercato dei prodotti biologici in Lombardia è rappresentata dalla divergenza fra l offerta agricola, che risulta piuttosto contenuta, e la domanda finale, che appare di entità considerevole.

3 ettari n aziende Evoluzione delle aziende agricole biologiche in Lombardia anni Evoluzione della superficie agricola biologica in Lombardia anni

4 Metodologia Sono state effettuate due indagini campionarie: La prima è stata rivolta a costruire una banca dati dei produttori agricoli biologici lombardi, partendo da alcuni archivi esistenti e riorganizzando le informazioni disponibili in diverse fonti. Incrociando le informazioni si è giunti a costruire un unica banca dati che comprende un campione di 227 imprese. La seconda indagine è stata rivolta direttamente ai produttori agricoli attraverso un questionario appositamente predisposto. In particolare, sono stati intervistati cento produttori agricoli biologici della Lombardia con lo scopo di evidenziare le caratteristiche della realtà agricola biologica regionale con riferimento ai canali di commercializzazione dei prodotti, alle modalità di vendita e ai differenziali di prezzo.

5 (%) Principali risultati della prima indagine OBIETTIVO delineare le caratteristiche produttive del settore agricolo biologico lombardo Cereali Coltivazioni industriali Coltivazioni foraggere Coltivazioni orticole Coltivazioni arboree Altro Ripartizione % delle superfici delle coltivazioni biologiche del campione in Lombardia

6 La localizzazione delle aziende del campione 42% 1% BG 10% BS 1% CO 14% CR 1% LC LO 4% MI MN 20% 1% 2% 4% PV SO VA Ripartizione delle aziende agricole biologiche del campione per provincia (%)

7 Ripartizione della superficie biologica a cereali per provincia BG BS CR LO MI MN PV SO Lombardia Frumento tenero 1,5 1,4 5,8 5,9 4,2 23,8 57,4-100,0 Frumento duro - 8,3 12,5-29,7-49,4-100,0 Segale 8, , ,2-100,0 Orzo 6,3 2,8 3,1 2,3 6,1 12,7 66,6-100,0 Avena 12,5-18, ,3-100,0 Riso - - 0,1-1,8-98,1-100,0 Mais 5,4 1,7 3,3 0,6 1,7 3,8 83,4 0,1 100,0 Sorgo ,4 1,6 6,6 59,4-100,0 Altri cereali 12,8 5,4 10,7 33,3 6,8 3,3 27,7-100,0 Totale cereali 2,4 1,0 2,0 2,1 2,8 4,0 85,6 0,0 100,0 La superficie coltivata a foraggere si colloca in seconda posizione fra le coltivazioni biologiche. Le principali colture foraggere sono rappresentate dai prati, dal pisello e dall erba medica. Tali colture si localizzano soprattutto nelle province di Pavia e Lodi.

8 La superficie coltivata ad orticole rappresenta una quota molto limitata della superficie totale del campione (circa il 2%). La localizzazione delle coltivazioni orticole vede al primo posto Bergamo (il 23% delle orticole del campione) con la produzione di insalate di IV gamma, il cui polo di produzione lombardo è proprio concentrato nelle province di Bergamo e Brescia. Le coltivazioni arboree assumono un incidenza del 3% sulla superficie totale biologica del campione. La vite ricopre una posizione predominante e rappresenta il 45% delle coltivazioni arboree costituenti il campione. La maggioranza delle coltivazioni arboree biologiche è localizzata nella provincia di Pavia. In questa zona si riscontra una netta prevalenza della vite per produzione di vino. I bovini costituiscono gli allevamenti più numerosi del campione seguiti da allevamenti suini, e da allevamenti avicoli. Con riferimento ai bovini da latte, essi sono concentrati principalmente nelle province di Pavia e Lodi. Nel mantovano prevalgono i suini, quelli avicoli sono localizzati in particolare nelle province di Bergamo, Brescia e Pavia.

9 Attività connesse alla produzione agricola biologica Il 19% delle aziende del campione svolge attività agrituristica e di fattoria didattica, sottolineando il legame tra l agricoltura biologica e il turismo attento alle problematiche ambientali. BG BS CO CR LC LO MI MN PV VA Lombardia Agriturismo Agriturismo e fattoria didattica Fattoria didattica Totale Aziende con attività agrituristica del campione ripartite per provincia

10 Principali risultati della seconda indagine OBIETTIVO individuare i principali canali commerciali a cui sono indirizzati i prodotti delle aziende agricole biologiche localizzate in Lombardia e le modalità di vendita di tali prodotti. 2% 5% 5% 11% 19% 31% 2% Imprese di trasformazione Vendita diretta Commercianti all'ingrosso Supermercati e negozi specializzati Bio 25% Cooperative di raccolta e di traformazione Agriturismi GDO Altro Principali canali commerciali utilizzati dalle aziende del campione

11 I canali commerciali dei prodotti agricoli biologici La relazione diretta fra il produttore agricolo e l industria di trasformazione o la distribuzione riguarda complessivamente il 37% dei prodotti considerati: Il 30% dei prodotti viene destinato direttamente dal produttore all industria (11% alle imprese di trasformazione e 19% alle cooperative). Il 7% viene venduto direttamente dal produttore alla distribuzione (2% alla GDO e 5% a negozi specializzati). In questi canali commerciali si nota un buon grado di coordinamento verticale fra la fase agricola e le altre fasi della filiera, che consente di razionalizzare e rendere più efficienti gli scambi lungo la filiera, dato il collegamento diretto fra produttore e trasformatore e fra produttore e distributore.

12 I canali commerciali dei prodotti agricoli biologici La vendita dei prodotti agricoli attraverso commercianti all ingrosso riguarda il 31% dei prodotti analizzati. La presenza di operatori commerciali intermedi allungano le fasi della filiera e la rendono meno efficiente, riducendo il grado di coordinamento verticale fra il produttore e il trasformatore o il distributore. Il limitato grado di coordinamento verticale, che appare imputabile ad una parte significativa dei prodotti analizzati, sembra collegato principalmente alle limitate dimensioni delle aziende agricole biologiche.

13 (%) riso mais frumento uva olivo mele latte carne Imprese di trasformazione Cooperative di raccolta e di traformazione Vendita diretta Agriturismi Commercianti all'ingrosso GDO Supermercati e negozi specializzati Bio Altro Ripartizione percentuale dei prodotti considerati per canale di commercializzazione

14 Le modalità di commercializzazione dei prodotti agricoli biologici 23% 1% 10% 5% 10% 51% Accordo verbale Contratto annuale Contratto stagionale Cooperativa Vendita diretta Altro

15 La modalità di commercializzazione più diffusa risulta essere quella degli accordi verbali, che riguarda il 51% dei prodotti del campione. Tale modalità indica una scarsa partecipazione delle aziende biologiche alle fasi successive delle filiere e, quindi, relazioni verticali ancora in forma embrionale e non formalizzata. Il fatto che l analisi evidenzi come modalità di commercializzazione principale gli accordi verbali induce a pensare che la logica prevalente nelle aziende del settore agricolo biologico regionale sia productoriented, cioè il produttore appare sostanzialmente attento al prodotto e al relativo processo e pone in secondo piano le scelte commerciali.

16 (%) riso mais frumento uva olivo mele latte carne Accordo verbale Contratto annuale Contratto stagionale Cooperativa Vendita diretta Altro Ripartizione percentuale dei prodotti considerati per modalità di commercializzazione

17 (%) Il premium price dei prodotti biologici Un aspetto cruciale per le produzioni biologiche riguarda la possibilità di ottenere un premium price, dovuto ai maggiori costi di produzione a carico dei produttori per l applicazione dei processi produttivi biologici. A questo maggiore prezzo devono corrispondere, logicamente, una willingness to pay, cioè una disponibilità a pagare da parte del consumatore per la maggiore qualità e sicurezza alimentare dei prodotti biologici e per la maggiore tutela dell ambiente >50 n.d. Differenza di prezzo (%) dei prodotti biologici del campione rispetto ai convenzionali

18 Il premium price dei prodotti biologici Con particolare riferimento alle aziende orticole e cerealicole, talvolta si verifica una scarsa disponibilità a pagare un premium price per il prodotto biologico sul mercato. Per questo motivo parte della loro produzione viene venduta a prezzi pari a quelli dell agricoltura convenzionale. Sostanzialmente le aziende che riescono ad attuare l agricoltura biologica ottenendo i maggiori ricavi sono le aziende di dimensioni significative. In particolare i produttori di riso e di latte, generalmente, riescono a ottenere sul mercato per i loro prodotti prezzi piuttosto convenienti, con contratti con imprese di trasformazione o cooperative di raccolta. Le piccole realtà che non riescono a sostenere con i ricavi gli elevati costi di gestione, rischiano di uscire dal mercato del biologico al termine del contratto con l ente certificatore.

19 La trasformazione aziendale Per alcuni comparti agricoli biologici, la trasformazione aziendale può rappresentare una destinazione importante della produzione agricola, anche se per i prodotti biologici essa assume alcune caratteristiche peculiari legate alla natura della materia prima, come la difficile standardizzazione delle produzioni e la qualità del prodotto da salvaguardare nel processo di trasformazione. Per i produttori agricoli biologici l'attività di trasformazione rappresenta uno strumento di valorizzazione delle produzioni della propria azienda, consentendo di aumentare la redditività. All'interno della categoria dei produttori-trasformatori, è possibile distinguere due gruppi di aziende: aziende di piccole dimensioni, a conduzione prevalentemente familiare; cooperative o associazioni di produttori che operano nel biologico.

20 (%) carne miele Dall analisi dei dati delle cento aziende emerge come i prodotti che vengono trasformati all interno dell azienda rappresentino il 21% del totale, mentre il restante 79% dei prodotti viene venduto ad altri soggetti della filiera pomodoro olive da olio uva da vino albicocche piccoli frutti cotogno mele mais latte pappa reale Tipologie dei prodotti del campione trasformati in azienda (%)

21 Case studies OBIETTIVO mettere in evidenza le diverse caratteristiche strutturali, produttive e organizzative delle aziende. Si è scelto di analizzare le caratteristiche aziendali di quattro aziende lombarde che operano nel biologico e che effettuano trasformazione in azienda dei loro prodotti. Una considerazione generale che emerge nel quadro delineato riguarda il fatto che, pur trattandosi di realtà aziendali molto differenti tra loro, hanno tutte trovato una organizzazione produttiva e commerciale che rappresenta il fattore di spinta per rimanere competitive sul mercato e valorizzare la loro produzione

22 Considerazioni conclusive Un potenziale vantaggio per il settore biologico lombardo è l esistenza di una domanda significativa, che attualmente, però, non è in grado di fungere da traino per la produzione biologica regionale per cui gran parte dei prodotti biologici venduti al consumo in Lombardia deriva da altre regioni e da importazioni. Da rimarcare nella realtà biologica regionale la possibilità di sviluppare soluzioni organizzative in grado di valorizzare le risorse aziendali e le specificità territoriali: la vendita diretta e la filiera corta le filiere lunghe integrate. Il settore a livello regionale, presenta diversi elementi di debolezza come la ridotta dimensione produttiva, la frammentazione strutturale, almeno per parte delle unità produttive, il limitato grado di coordinamento verticale di filiera e la possibile competizione determinata dalle importazioni.

23 Indicazioni di policy In questo quadro, le linee di policy possono indirizzarsi: verso il sostegno a iniziative rivolte a valorizzare la vendita diretta e la filiera corta, verso lo sviluppo del coordinamento verticale di filiera.

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