LESIONI DA DECUBITO E VASCOLARI.

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1 LESIONI DA DECUBITO E VASCOLARI

2 COMPROMISSIONE DELL INTEGRITÀ CUTANEA E TESSUTALE NELL ANZIANO LO STATO NEL QUALE LA PERSONA È SOGGETTA O RISCHIA DI ESSERE SOGGETTA A DANNI DEL TESSUTO EPIDERMICO, DERMICO E DEI TESSUTI PIÙ PROFONDI

3 ULCERA DA DECUBITO, LESIONE DA DECUBITO, LESIONE DA PRESSIONE LESIONE TESSUTALE CON EVOLUZIONE NECROTICA, CHE INTERESSA LA CUTE, IL DERMA E GLI STRATI SOTTOCUTANEI FINO A RAGGIUNGERE LA MUSCOLATURA E LE OSSA.

4 EPIDEMIOLOGIA REPARTO N. Pazienti Prevalenza % MEDICINA ,1 CHIRURGIA ,1 ORTOPEDIA ,1 NEUROLOGIA 890 7,3 GERIATRIA 586 4,8 NEUROCHIRURGIA 261 2,1 RIANIMAZIONE 229 1,9 UROLOGIA 90 0,7 TOT Media 12,3%

5 GENERALI E LOCALI DI TIPO: FISIOPATOLOGICO, LEGATO A TRATTAMENTI, SITUAZIONALI ETÀ FATTORI CORRELATI

6 FATTORI LOCALI 1. CARATTERISTICHE CUTE 2. PRESSIONE 3. RELAZIONE PRESSIONE TEMPO 4. TESSUTI COINVOLTI 5. FORZE DI STIRAMENTO 6. FORZE DI ATTRITO 7. MACERAZIONE DELLA CUTE

7 1. CARATTERISTICHE DELLA CUTE DEL PAZIENTE ANZIANO ATTIVITA PROLIFERATIVA DELL EPIDERMIDE ASSOTTIGLIAMENTO DELLA GIUNZIONE DERMO-EPIDERMICA RIDUZIONE DEL MICROCIRCOLO RIDOTTA RISPOSTA INFIAMMATORIA LOCALE DELLA SENSIBILITA E DELLA ELASTICITA

8 NEGLI ANZIANI, IN SPECIAL MODO QUELLI MAGRI E DEFEDATI, LA CUTE E SPESSO LASSA E POCO ADERENTE AI PIANI SOTTOSTANTI PER RIDUZIONE O MANCANZA DEL GRASSO SOTTOCUTANEO.

9 POSSIBILI CAUSE NELL ANZIANO LA DIMINUITA PERCEZIONE DEL DOLORE, LA RIDOTTA RISPOSTA IMMUNITARIA CELLULO- MEDIATA E IL RALLENTAMENTO NELLA GUARIGIONE DELLE FERITE, IL DANNO LEGATO ALLE FORZE DI STIRAMENTO È NOTEVOLMENTE SUPERIORE A QUELLO CHE PUÒ MANIFESTARSI IN SOGGETTI GIOVANI.

10 2. LA PRESSIONE NEL 1930 LANDY STABILÌ CHE LA PRESSIONE ARTERIOLARE MEDIA DELLA CUTE È DI CIRCA DI 32 MMHG E QUELLA VENULARE DI CIRCA 12 MMHG. PER COMPRESSIONE O PRESSIONE SI INTENDE UNA FORZA APPLICATA PERPENDICOLARMENTE A UNA UNITÀ DI SUPERFICIE

11 3. RAPPORTO PRESSIONE TEMPO È MOLTO PIÙ DANNOSA UNA MODERATA PRESSIONE ESERCITATA PER LUNGO TEMPO CHE UNA GRANDE PRESSIONE ESERCITA PER UN BREVE TEMPO.

12 IL DANNO TESSUTALE VA RAPPORTATO ANCHE AL PESO DEL PAZIENTE E ALLA DUREZZA DELLA SUPERFICIE D'APPOGGIO. LA LESIONE DA DECUBITO TENDE A SVILUPPARSI IN CORRISPONDENZA DI PROMINENZE OSSEE. LE STRUTTURE MUSCOLARI,IL SOTTOCUTANEO E LA CUTE SI TROVANO COMPRESSI TRA IL PIANO DI APPOGGIO E LE STRUTTURE SCHELETRICHE.

13 4. TESSUTI COINVOLTI

14 5. FORZE DI STIRAMENTO 6. FORZE DI ATTRITO LE FORZE DI STIRAMENTO E DI TORSIONE DELLE STRUTTURE VASCOLARI SI GENERANO QUANDO IL PAZIENTE VIENE POSTO SUL PROPRIO LETTO IN POSIZIONE SEDUTA O SEMISEDUTA. QUESTE FORZE SI APPLICANO ANCHE QUANDO IL PAZIENTE ALLETTATO VIENE SPOSTATO IN MANIERA INADEGUATA, TRAUMATIZZANDO IL RETICOLO VASCOLARE SOTTOCUTANEO.

15 FORZE DI STIRAMENTO E DI ATTRITO IN QUESTE CONDIZIONI IL PAZIENTE TENDE A SCIVOLARE: MENTRE PERÒ LO SCHELETRO SI MUOVE, LA CUTE VIENE TRATTENUTA DALL'ATTRITO. LO STIRAMENTO DELLE STRUTTURE VASCOLARI CHE NE CONSEGUE DETERMINA PIÙ FACILMENTE LA TROMBOSI, AGGRAVANDO L'ISCHEMIA.

16 6. MACERAZIONE DELLA CUTE LA MACERAZIONE DELLA CUTE È DOVUTA SPESSO ALLE SEGUENTI CONDIZIONI: INCONTINENZA URINARIA INCONTINENZA MISTA ECCESSIVA SUDORAZIONE ESSUDATI

17 IDENTIFICAZIONE DEL PAZIENTE A RISCHIO LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE È UN ASPETTO FONDAMENTALE DELL'ASSISTENZA ED IL PRIMO PASSO DA COMPIERE PER UNA CORRETTA PREVENZIONE LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DEL PAZIENTE DI SVILUPPARE LESIONI DA DECUBITO È UN INTERVENTO DI DOCUMENTATA EFFICACIA AI FINI DI UNA CORRETTA PREVENZIONE (A.H.C.P.R. 1992) SOGGETTIVO (OCCHIO CLINICO) OGGETTIVO (STRUMENTI AD HOC) (SCALE DI VALUTAZIONE VALIDATE)

18 QUANDO VALUTARE IL PAZIENTE? TUTTE LE SCALE DANNO UN VALORE NUMERICO: L'INDICE DI RISCHIO ALL'INGRESSO IN REPARTO O ALLA PRESA IN CARICO (ASSISTENZA DOMICILIARE); OGNI VOLTA LE CONDIZIONI GENERALI DELL'INDIVIDUO SEMBRANO VARIARE; COMUNQUE RIPETUTA OGNI 7GG. (MONITORAGGIO DEL RISCHIO).

19 MISURE DI PREVENZIONE CAMBI POSTURALI CONTROLLO STATO NUTRIZIONALE AUSILI PER EVITARE FRIZIONE O CONTATTO CON IL PIANO DEL LETTO O CARROZZINA CURA DELL IGIENE E DELLO STATO DELLA CUTE

20 SCHEDA CAMBIO DI POSIZIONE AD INTERVALLI DI 4 ORE ORE DECUB ITO DECUBITO LATERALE DX DECUBITO SUPINO DECUBITO LATERALE SX DECUBITO LATERALE DX DECUBITO SUPINO DECUBITO LATERALE SX LE SCHEDE DEVONO ESSERE POSTE AI PIEDI DEL LETTO

21 MISURE DI PREVENZIONE PROTETTORE PER IL GOMITO

22 PROTETTORE PER IL TALLONE

23 MATERASSO AD ACQUA

24 MATERASSO AD ARIA A PRESSIONE ALTERNATA

25 Sedi Talloni Zona sacrale Processi spinosi vertebrali Scapole, Occipite Creste iliache Ginocchia Malleoli esterni, Gran trocantere gomito, ginocchio, spalla, Padiglione auricolare, zigomo. Gomito, regione del coccige, regione ischiatica, aree compresse dai bordi della sedia, angoli di sporgenza costale nei cifoscoliotici.

26 CLASSIFICAZIONE IN STADI CLASSIFICAZIONE sec. NATIONAL PRESSURE ULCER ADVISORY PANEL ( N.P.U.A.P. ) GRADO 1: ERITEMA NON RIDUCIBILE CON CUTE INTEGRA, CONSIDERATA QUALE LESIONE CHE PRECEDE L'ULCERA CUTANEA

27 GRADO 2: PERDITA PARZIALE DI SOSTANZA A CARICO DELLA CUTE CHE INTERESSA L'EPIDERMIDE E/O IL DERMA. L'ULCERA È SUPERFICIALE E SI PRESENTA, CLINICAMENTE, COME ABRASIONE, VESCICOLA O CAVITÀ SUPERFICIALE.

28 LESIONE IN SEDE SACRALE CON ZONA ESTERNA AL I STADIO, MENTRE LA ZONA CENTRALE È AL II STADIO E PRESENTA ALCUNE AREE DI NECROSI

29 GRADO 3: PERDITA DI SOSTANZA CUTANEA A TUTTO SPESSORE CON DANNO/NECROSI DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO CHE PUÒ ESTENDERSI FINO ALLA FASCIA SOTTOSTANTE, MA SENZA SUPERARLA. CLINICAMENTE L'ULCERA SI PRESENTA COME UNA CAVITÀ PROFONDA, CON O SENZA MARGINI SOTTOMINATI

30 GRADO 3 LESIONE IN SEDE SACRALE AL III STADIO CON TESSUTO DI GRANULAZIONE

31 LESIONE IN SEDE TROCANTERICA AL III STADIO DETERSA E IN FASE DI GRANULAZIONE-SOTTOMINATA

32 GRADO 3 LESIONE IN SEDE SACRALE COMPOSTA DA UNA ZONA ESTERNA AL II STADIO E UNA ZONA CENTRALE AL III STADIO CON TRAMITE FISTOLOSO

33 GRADO 4: PERDITA CUTANEA A TUTTO SPESSORE CON VASTA DISTRUZIONE, NECROSI TISSUTALE O CON DANNO ESTESO AL MUSCOLO,ALL'OSSO O AD ALTRE STRUTTURE SOTTOSTANTI COME TENDINI O CAPSULE ARTICOLARI.

34 GRADO 4 LESIONE IN SEDE SACRALE AL IV STADIO IN FASE NECROTICA

35 GRADO 4 LESIONE SACRALE AL IV STADIO IN FASE DI INIZIALE COLLIQUAZIONE

36 GRADO 4 LESIONE SACRALE AL IV STADIO CON MASSIVO INDULTO FIBRO-MEMBRANOSO CON ZONE DI COLLIQUAZIONE

37 GRADO 4 LESIONE IN SEDE SACRALE AL IV STADIO - DETERSA

38 Classificazione Ulcere venose % Lesioni vascolari Ulcere arteriose % Ulcere miste 5 15 % Altre cause (vasculiti, neuropatie, infezioni, dismetabolismi, ematologiche, traumi, oncologiche) < 5 %

39 Definizione Ulcere arteriose Lesioni trofiche degli arti inferiori che appaiono in soggetti portatori di arteriopatie obliteranti, con riduzione del flusso > 50% in conseguenza di: un inadeguato compenso microcircolatorio (ulcere arteriosclerotiche) un deficit irrorativo secondario a processi flogistico trombotici recidivanti della arterie di medio o piccolo calibro (ulcere burgeriane) un distacco di emboli (ulcere emboliche)

40 Eziologia Miocardiopatie Vasculopatie periferiche Occlusione arteriosclerotica di un grosso vaso Arteriopatia e vasculite diabetica

41 Patogenesi Cardiopatie Vasculopatie periferiche Emboli Processi degenerativo-sclerotici Flogosi Ridotta gittata Arresto flusso Aumento spessore parietale ULCERA Restringimento lume Ischemia assoluta Ischemia relativa Aumento resistenze periferiche Riduzione di flusso

42 Ulcere arteriose: descrizione Forma Sede Colore Cute ed annessi Dolore A stampo per insorgenza acuta con margini netti. Presenza di ulcere satellitari Teste metatarsali, dita, regioni calcaneari Presenza di necrosi, fibrina, scarso essudato, fondo pallido Assenza di pigmentazione, alopecia della gamba, cute fredda ed ischemica, alterazioni della secrezione sebacea e sudoripara Sì in particolare a riposo. Migliora in ortostatismo. Presenza di claudicatio intermittente

43 Ulcere arteriose Ulcera del dorso del piede Ulcera a stampo su cute cianotico - edematosa

44 Ulcere arteriose Ulcera con escara a margini netti Piccole ulcere periungeali su cute cianotica

45 Ulcere arteriose Piccole ulcere necrotiche in Morbo di Bürger Onicodistrofia, necrosi del 2 dito e cianosi periunguele in Morbo di Bürger

46 Ulcere arteriose Bolle emorragiche di tipo embolico Ampio scollamento epidermico post - embolico a fondo necrotico

47 Fattori di rischio per le ulcere arteriose Iperlipidemia Ipertensione Fumo Diabete Iperuricemia Obesità Sedentarietà Stress Ereditarietà Fattori ormonali Età e sesso La presenza combinata di più fattori di rischio tende ad aumentare esponenzialmente il rischio di insorgenza delle lesioni

48 Definizione Ulcere venose Soluzioni di continuo ad evoluzione cronica ingravescente che può interessare solo l'organo cutaneo o estendersi anche a strutture più profonde, sostenuta da una condizione di ipertensione venosa cronica secondaria a malattia varicosa o a trombosi venosa

49 Alterazioni venose Varici: vene superficiali, distese, tortuose e con valvole insufficienti

50 Varici Le cause sono sconosciute, per quanto il motivo principale sia: assenza congenita di alcune valvole insufficienza valvolare determinata dalla compressione di un utero gravidico debolezza congenita delle pareti venose In ogni caso si ha un aumentato afflusso venoso alle vene superficiali che si distendono e distorcono

51 Sindrome post - trombotica e insufficienza delle perforanti Le ulcere venose più frequenti sono legate ad insufficienza delle perforanti e/o del circolo venoso profondo per: Tromboflebite delle perforanti con ricanalizzazione e danno valvolare Trombosi e ricanalizzazione delle vene profonde Vene varicose di lunga data con insufficienza della grande o della piccola safena

52 Trombosi Valvola normale (assenza di reflusso) Vena varicosa dilatata Ricanalizzazione post trombotica

53 Patogenesi Trombosi venosa Aumento di CO 2 e cataboliti acidi ad azione vasopermeabilizzante Stasi venosa Varici + ortostasi prolungata Irritazione Ipertensione venosa cronica Eczema varicoso Edema Alterazione permeabilità capillare ULCERA Ipossia tessutale e riduzione di O 2 e di sostanze nutritive Depositi di Emosiderina Pigmentazione

54 Ulcere venose: descrizione Forma Sede Colore Cute ed annessi Dolore Forma irregolare, grandezza variabile da pochi mm. a diversi cm. che coinvolgono l'intera circonferenza della gamba e diversi strati profondi Regioni perimalleolari, o faccia mediale 1/3 inferiore gamba Da rosa a rosso cianotico a rosso vivo. Colore grigio, giallastro se presente necrosi Lipodermatosclerosi, linfedema, atrofia bianca, distrofia ungueale, alopecia, alterazioni della secrezione sebacea e sudoripara Variabile, migliora in clinostatismo

55 Cute perilesionale Alterazioni pigmentarie Ipercheratosi

56 Ulcere venose

57 Lipodermatosclerosi e atrofia bianca Lipodermatosclerosi Indurimento cutaneo associato a pigmentazione bruna che spesso precede o circonda l'ulcera venosa Atrofia bianca di Millian Chiazza a margini netti di colorito bianco avorio spesso circondata da piccole formazioni angiomatose

58 Lipodermatosclerosi e atrofia bianca Atrofia bianca Lipodermatosclerosi

59 Classificazione dell'insufficienza venosa (sec. Widmer) Stadio 1 Stasi venosa con dilatazione delle vene superficiali, eritema ed edema delle caviglie Stadio 2 Edema diffuso attorno alla tibia, presenza di aree di pigmentazione gialla o scura, con dermatite Stadio 3 Comparsa di ulcerazioni (nel 20% multiple) in particolare nel malleolo mediale; presenza o meno di aree necrotiche (la presenza precoce di necrosi scura suggerisce la diagnosi di ulcere miste)

60 Classificazione delle lesioni vascolari Grado Tessuti coinvolti I Epidermide - Derma II III IV Sottocutaneo Sottocutaneo comprendendo fascia e muscoli Sottocutaneo comprendendo tendini, ossa e capsule articolari Classificazione Guidlines for the Outpatient Treatment of Cronic Wounds and Burn della Compliance Network Physicians

61 Età Sesso Ereditarietà Fattori di rischio per le ulcere venose Alterazioni ormonali Obesità Professioni che comportano lo stare fermi in piedi per lunghi periodi Gravidanze multiple Stile di vita sedentario Allettamento per lunghi periodi Stitichezza cronica

62 Definizione Ulcere miste Lesioni trofiche cutanee causate da alterazioni microcircolatorie conseguenti a patologia macrovasali sia di tipo arterioso che venoso che in circa la metà dei casi insorgono in tempi diversi Le lesioni non presentano peculiarità proprie, ma si comportano a seconda della prevalenza del tipo di danno vascolare

63 Ulcere miste: descrizione Forma Sede Colore Cute ed annessi Dolore Copre un range disomogeneo, da regolare a frastagliata. I margini si presentano per lo più netti e tagliati a picco In rapporto alla preminenza della turba vasale Da pallido a rosso vivo con prevalenza del primo e con presenza o meno di necrosi spesso profonda Aspetto variabile. Spesso indirizza correttamente la diagnosi Variabile, migliora in ortostatismo

64 Ulcere miste

65 Ulcere miste

66 TRATTAMENTO COMUNE MEDICAZIONI AVANZATE

67 MEDICAZIONI AVANZATE CHE TIPO DI LESIONE ABBIAMO???? LESIONE EPITELIALE LESIONE GRANULEGGIANTE E DETERSA LESIONE INFETTA E MALEODORANTE LESIONE FIBRINEGGIANTE ED ESSUDANTE LESIONE NECROTICA ASCIUTTA

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69 LA DETERSIONE: LA NECESSITÀ DI RIMUOVERE TUTTE QUELLE CONDIZIONI (NECROSI, MATERIALE DI COLLIQUAZIONE, INDULTO FIBRO-MEMBRANOSO, FIBRINA) CHE DA UN LATO NON CONSENTONO AL TESSUTO DI GRANULAZIONE DI FORMARSI, E DALL'ALTRO LATO, FAVORISCONO UNA EVENTUALE CONTAMINAZIONE BATTERICA DELLA LESIONE.

70 TIPI DI DETERSIONE: DETERSIONE CHIMICA ( sostanze in gel con azione proteolitica o enzimatica) DETERSIONE AUTOLITICA ( Idrogeli ) DETERSIONE MECCANICA (nell'applicare all'interno della piaga una garza sterile leggermente umidificata e tenerla in situ per ore) DETERSIONE CHIRURGICA ( rimuovere chirurgicamente (con bisturi, forbici, etc..))

71 LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO PLACCA DI IDROCOLLOIDE SOTTILE

72 LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO IDROCOLLOIDE CON SCHIUMA DI POLIURETANO

73 LESIONE DA DECUBITO III IV STADIO ( IPERESSUDANTE O EMORRAGICA ) LA LESIONE VÀ COLMATA ADOPERANDO SCHIUMA DI POLIURETANO O ALGINATO IN PIASTRA/NASTRO CHE VIENE POSIZIONATO ALL'INTERNO DELLA LESIONE.

74 LESIONE DA DECUBITO III IV STADIO ( IPERESSUDANTE O EMORRAGICA )

75 LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO SOTTOMINATA POSIZIONARE NELLA PARTE SOTTOMINATA ALGINATO A NASTRO

76 LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO SOTTOMINATA

77 IMPORTANTE!!!!!!!!!! RICORDIAMOCI CHE ABBIAMO DAVANTI A NOI UNA PERSONA!!!!!!!!! HA DOLORE??? VALUTIAMO LA MEDICAZIONE ALLERGIA?? ODORE CATTIVO? POSSIBILITA DI INFEZIONE!!!! ( ESAME COLTURALE!!)

78 CONOSCERE I MATERIALI A NOSTRA DISPOSIZIONE CI AIUTA AD UTILIZZARLI AL MEGLIO EVITANDO IL CONSUMO ECCESSIVO E LO SPRECO DI MATERIALE!!!!!

79 PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE

80 PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE L elastocompressione è la terapia più semplice ed efficace per migliorare la funzionalità della pompa muscolare e proteggere la microcircolazione cutanea. E un trattamento sintomatico e si fonda sul binomio COMPRESSIONE/DEAMBULAZIONE. Il principio si basa sull applicazione sulla superficie cutanea di una pressione esterna destinata a controbilanciare le P. patologiche intravenose.

81 PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE Questa P. è regolata dalla legge di LAPLACE. P = T n/ r h P = pressione esercitata sulla sup. cutanea N = n delle spire applicate T = tensione del tessuto elastico R = raggio di curvatura della superficie compressa H = altezza della benda

82 TIPI DI PRESSIONE P. di riposo = questa P. agisce quando l arto è a riposo, con conseguente diminuzione del tono muscolare. E determinata dalla capacità o memoria elastica della benda ( capacità di riprendere la forma originale dopo l estensione). P. di lavoro = è quella che si esercita durante la contrazione muscolare. Questa P. è determinata dalla compressione che si esercita fra il muscolo e la benda. Il muscolo contraendosi aumenta di diametro e quindi occupa spazio: il bendaggio può determinare lo spostamento dello spazio all interno dell arto e fungere perciò da pompa.

83 INDICE DI WINSOR L indice di W costituisce un esame di I livello nell approccio clinico/diagnostico verso un paziente affetto da ulcera degli arti inferiori, utile al fine di orientarsi nelle successive scelte terapeutiche.

84 L indice di Winsor ci permette quindi di quantificare la caduta pressoria e di acquisire un elemento utile di giudizio prognostico sull evoluzione delle lesioni. Un valore inferiore a 0,6-0,8 suggerisce infatti la possibilità di una insufficienza arteriosa ed esclude la possibilità di applicare bendaggi elastocompressivi.

85 VALUTAZIONE DELL INDICE DI WINSOR Massima P. sistolica alle caviglie ( C o D ) I. W. Massima P. sistolica brachiale ( A o B ) I. W. 0,5 il paziente va indirizzato ad uno specialista di medicina vascolare ( terapia di compressione controindicata) I. W. = 0,5-0,8 Claudicazione intermittente indicante patologia arteriosa ( terapia di compressione controindicata) I. W. = 0, Patologia arteriosa di periferica di moderata gravità ( applicare terapia di compressione ma con prudenza) I. W. 1,00 normale ( applicare terapia compressiva)

86 CLASSIFICAZIONE B. ANELASTICO: generano la pressione di lavoro più elevata e la pressione di riposo più bassa. B. A CORTA ESTENSIBILITA : ( < 70% ) generano una pressione di lavoro elevata e una pressione di riposo bassa B. A MEDIA E LUNGA ESTENSIBILITA : ( > 70% - >140% ) pressione di lavoro relativamente bassa, ma pressione a riposo elevata. COMPRESSIONE PNEUMATICA INTERMITTENTE COLLANT: k1 ( mm HG ) k2 ( mm Hg) K3 ( mm Hg)

87 Bendaggio fisso : anelastico e a media e corta elasticità Bendaggio mobile: a media e lunga elasticità.

88 RIFLESSIONI 1. L elastocompressione è efficace solo se associata alla deambulazione 2. Bisogna evitare solchi di costrizione 3. Il b. permanente risulta più efficace se applicato dal medico o dall infermiere piuttosto che dal paziente

89 RIFLESSIONI 4. Una calza elastica grande si indossa con più facilità, ma non esplica tutta la sua potenzialità e può risultare pericolosa ( importanza della misurazione)

90 RIFLESSIONI Se il paziente riferisce che la calza è troppo stretta vuol dire che la stessa non esplica correttamente la sua funzione: La calza non è stretta!!!! E la gamba che aumenta di volume!!! Valutare che il paziente Non metta un elastico o faccia un risvolto per tenere su la calza.

91 Ricordarsi che l ELASTOCOMPRESSIONE è una terapia medica.

92 LE CALZE ELASTICHE Per quanto riguarda la classificazione dalla calze elastiche si possono distinguere in 3 tipi: Preventive Terapeutiche Antitrombo

93 LE CALZE ELASTICHE Le preventive si misurano in DEN che è il calibro della fibra elastica con cui vengono confezionate. ( DEN)

94 LE CALZE ELASTICHE La funzione delle antitrombo è quella di prevenzione della T.V.P.; si usano nel preoperatorio e si tolgono alla fine del tempo di immobilizzazione del paziente. Non si può prescindere comunque dalla terapia medica. Non sono indicate in caso di lesioni ulcerative.

95 Nella prescrizione di queste calze vanno considerati alcuni fattori che possono portare all utilizzo di compressioni sup. o inf alla necessità della patologia. 1. età 2. forza fisica 3. deformazione o patologia delle mani 4. deformazioni articolari 5. arteriopatie LE CALZE ELASTICHE 6. compliance del paziente 7. situazione e trofismo cutaneo

96 LE CALZE ELASTICHE E necessario istruire il paziente o i suoi familiari sull uso, le tecniche per indossarle e sull igiene della cute. La calza deve essere indossata al mattino prima di scendere dal letto prima che compaia l edema, tenuta tutto il giorno, e tolta durante la notte. Non devono essere fatti risvolti applicati elastici o tagliate.

97 COMPLICANZE DA BENDAGGIO COSTRIZIONE: è un ischemia dell arto dovuta ad un eccesso di compressione. Si presenta con dolore, ipotermia, congestione e cianosi distale. Può essere determinata da più fattori es: errore di confezionamento, errore di scelta della benda applicata, eccesso di tensione etc. Complicanza grave, che richiede la rimozione immediata del bendaggio, controllo dell arto e istaurazione della terapia medica più appropriata. ( eparina- calciparina- anti infiammatori).

98 COMPLICANZE DA BENDAGGIO ALLERGIA: si verifica quasi sempre quando vengono usate le paste e / o i collanti. Prurito, arrossamento e talvolta edema. Rimozione del bendaggio e terapia medica idonea.

99 COMPLICANZE DA BENDAGGIO LESIONE CUTANEA: Frequente complicanza che si verifica sulla cresta tibiale e/o sui tendini estensori. Segni clinici sono il dolore urente, localizzato. Rimozione del bendaggio, medicazione della zona interessata, aumento delle protezioni cutanee.

100 COMPLICANZE DA BENDAGGIO EDEMA DELL AVAMPIEDE: in genere causato da un arretrato posizionamento del bendaggio. Si hanno gravi complicanze solo nel caso di un eccessiva compressione.

101 COMPLICANZE DA BENDAGGIO TENDINITI: frequente sui tendini estensori e achilleo si manifesta con dolore al movimento.sospendere il bendaggio per 7-15 giorni. Terapia antinfiammatoria.

102 COMPLICANZE DA BENDAGGIO PARALISI DELLO SCIATICO-POPLITEO ESTERNO: dovuto alla compressione del nervo SPE a causa di un bendaggio troppo stretto e alla mancata protezione. Si presenta con quadro di piede cadente e la sua risoluzione avviene in circa 1-2- mesi dalla sospensione del bendaggio.

103 COMPLICANZE DA BENDAGGIO GONALGIA: in presenza di gravi gonartrosi con dolore, il bendaggio sia di gamba che di coscia può provocare riacutizzazione della sintomatologia dolorosa.

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