Le raccomandazioni nutrizionali AMD-ADI-SID. Sergio Leotta UOC Dietologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche Sandro Pertini - Roma

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1 Le raccomandazioni nutrizionali AMD-ADI-SID Sergio Leotta UOC Dietologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche Sandro Pertini - Roma

2 La terapia medica nutrizionale (TMN) rappresenta un momento essenziale nella prevenzione e cura del diabete mellito. Tra le malattia croniche più diffuse il DM è quella che trae i maggiori benefici da una corretta alimentazione.

3 Riduzione del rischio di DM Controllo metabolico Prevenzione dello sviluppo di complicanze

4 Dietologo o un dietista esperti nelle problematiche nutrizionali del diabete e inseriti nel team diabetologico Tipo di intervento Di base (I Livello) Avanzato (II Livello)

5 L approccio I livello può essere messo in atto utilizzando: 1. CRITERIO QUALITATIVO LINEE GUIDA PER UNA SANA ALIMENTAZIONE PER LA POPOLAZIONE ITALIANA 2. SEMIQUANTITATIVO PIRAMIDE ALIMENTARE

6 Elementi culturali della Piramide Alimentare moderazione stagionalità biodiversità prodotti tradizionali, locali, ecologici, convivialità attività fisica preparazione

7 L approccio II livello può essere messo in atto utilizzando: La dieta prescrittiva personalizzata Le liste di scambio I metodi di Counting

8 La prescrizione dietetica personalizzata

9 Una prescrizione dietetica che non preveda schemi flessibili e non si adegua alle abitudini di vita dei pazienti, difficilmente verrà seguita. determina pesanti interferenze con lo stile di vita viene affrontata con modifiche empiriche può essere causa di ipoglicemie ed iperglicemie

10 Il conteggio delle Calorie

11 Per utilizzare questo metodo è necessario l impegno da parte del paziente che deve registrare il cibo assunto e imparare a calcolare le calorie introdotte con l alimentazione abituale. Questo passo iniziale permette di raccogliere informazioni che aiutano paziente e dietista a formulare obiettivi nutrizionali specifici, individuando il livello calorico ottimale che permetterà di ottenere la perdita programmata. Nella seconda fase al paziente viene richiesto di autogestire il piano nutrizionale rispettando però l introito calorico giornaliero programmato.

12 Il principale svantaggio di questo approccio é la focalizzazione sulla perdita di peso piuttosto che sulla qualità dell alimentazione con il rischio di non realizzare un piano nutrizionale bilanciato. Quest ultimo aspetto può essere corretto se associamo un intervento educativo di base. Il tempo per l apprendimento è relativamente breve (1-2 ore) tuttavia sono necessarie sessioni di controllo per valutare le registrazioni del cibo consumato, i comportamenti, i risultati e suggerire i necessari cambiamenti.

13 Il conteggio dei grassi. Si stabilisce una quantità giornaliera di grassi da assumere con l alimentazione e il paziente conta e annota i grammi di grassi che mangia ad ogni pasto o spuntino.

14 Il conteggio dei grassi Maggiore consapevolezza del contenuto di grassi degli alimenti: il paziente impara a ridurre l'introito di calorie scegliendo alimenti poveri di grassi. migliora globalmente l alimentazione, il paziente tende a selezionare anche più frutta, verdura, cereali.

15 Lettura delle etichette nutrizionali e consultazione delle tabelle che forniscono informazioni sul contenuto di grassi nei vari alimenti registrazioni quotidiane del cibo introdotto Disattenzione alla glicemia e la focalizzazione solo sulla perdita di peso. Nei pazienti diabetici é importante considerare il potenziale impatto di un introito più elevato dei carboidrati: la riduzione dei grassi compensati con un aumento dei carboidrati potrebbe peggiorare la glicemia e il livello dei trigliceridi ematici.

16 L intervento nutrizionale può essere implementato come percorso di Educazione Terapeutica Strutturata preferenzialmente di gruppo al fine di ottimizzare l intervento dal punto di vista dell efficienza.

17 I pazienti seguono percorsi di educazione terapeutica con un numero concordato di sessioni di lavoro ciascuna delle quali ha una struttura predefinita (un programma di insegnamento/addestramento dei pazienti con un manuale di lavoro per il professionista ed uno per il paziente) 1. sessioni tecniche (in cui ad es. si apprende il metodo di pianificazione alimentare o il programma di attività fisica) 2. Sessioni finalizzate a motivare il paziente, a conoscere e correggere i pensieri disfunzionali, ad apprendere tecniche di coping in grado di facilitare il superamento degli ostacoli (es. problem solving).

18 Screening Piede Diabetico Nutrizione e Diabete

19 FLESSIBILE FACILE DA TRASMETTERE

20 CHO = Carboidrati 10 g I livello 1. Determinare l apporto dell alimentazione usuale 2. Imparare a determinare la quantità di carboidrati presente nelle diverse porzioni di cibi ricchi di carboidrati 3. Calcolare l apporto usuale di carboidrati dei pasti e degli spuntini 4. Completare un piano alimentare focalizzato sui carboidrati

21 II livello 1. Studiare le registrazioni di cibo, terapia medica, attività fisica e glicemie 2. Interpretare i modelli di comportamento delle glicemie 3. Determinare azioni o strategie appropriate per raggiungere gli obiettividi controllo glicemico.

22 Questionario conoscenze Questionario abitudini alimentari

23 III livello 1. Dietista e il paziente lavorano insieme per sviluppare il rapporto CHO/insulina. 2. Studio delle registrazioni delle ultime due settimane contenenti la quantità dei carboidrati ingeriti e le unità di insulina rapida usate per raggiungere il target di glicemia prefissato.

24 Sperimentare

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27 Il successo della MNT può dipendere da una terapia culturalmente specifica che: 1. Aumenti l autodefinizione e stimoli l identità mediante abitudini alimentari tradizionali dotate di effetti positivi 2. Consenta di variare le abitudini alimentari in relazione alle proprie scelte 3. Riconosca il ruolo culturale del cibo 4. Utilizzi tecniche di comunicazione appropriate 5. Rispetti il principio del piacere (manipolazione, scoperta, partecipazione, convivialità) Brown SA: Culturally competent diabetes self-management education for Mexican Americans Diabetes Care 2002; 25:259-68

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