LABORATORIO SPECIALISTICO: Buone pratiche di integrazione

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1 Facoltà di Psicologia Università di Milano-Bicocca Corso di laurea in PPSDCE LABORATORIO SPECIALISTICO: Buone pratiche di integrazione PARTE I - Simona Sacchi a.a Integrazione e risoluzione dei conflitti «quanti problemi ci sono nel mondo! Cosa potete fare per risolvere tutti questi problemi?» PSICOLOGIA SOCIALE APPLICATA risoluzione dei conflitti sviluppo nazionale decisioni di gruppo riduzione degli stereotipi in ambito professionale, giuridico, scolastico 1

2 Integrazione e risoluzione dei conflitti Interazione personale Relazioni tra gruppi sociali Trattative internazionali Ricerca sulla mediazione: Famiglia Comunità Risorse pubbliche e ambientali Mediazione giuridica Diplomazia internazionale Integrazione e risoluzione dei conflitti Psicologia modulativa (Moghaddam, 1990) fronteggiare i problemi creati dalla rapidità cambiamenti e dello sviluppo modularne le conseguenze vita nei contesti urbani, organizzazione spazi di lavoro, ricerca sui paesi in via di sviluppo dei Psicologia generativa (Moghaddam, 1990) psicologia in grado di generare cambiamenti positivi psicologia sociale di comunità 2

3 Integrazione e risoluzione dei conflitti..perchè la psicologia della brava persona non basta? E necessario anche illustrare e comprendere gli aspetti distruttivi e irrazionali del comportamento umano Es. nazismo Aspetti dell interazione intergruppo non comprensibili sulla base dell ipotesi del conflitto realistico lotta fino alla morte Aspetti positivi del conflitto cambiamento sociale Integrazione e risoluzione dei conflitti Approccio razionalista Gli esseri umani sono egoisti e interessati a massimizzare il tornaconto personale. Le persone sono disposte a impegnarsi nella risoluzione dei conflitti solo quando riconoscono che la pace è nel loro interesse. Il comportamento ideale all interno di un sistema sociale è quello che massimizza il guadagno del singolo senza danneggiare la collettività Tragedia dei terreni comuni (Hardin, 1968) 3

4 Integrazione e risoluzione dei conflitti..perchè il senso comune non basta? Es. studi sul tentativo di soppressione degli stereotipi - Si cerca di evitare di esprimere pensieri o comportamenti basati sugli stereotipi - Effetto boomerang - La repressione dello stereotipo può renderne il contenuto maggiormente accessibile Integrazione e risoluzione dei conflitti Esp Macrae et al. (1994) Il tentativo di repressione e il monitoraggio rendono i contenuti stereotipici particolarmente salienti Esp. Fase 1: Tema sugli skinhead Gruppo1: raccomandazione di evitare uso di stereotipi Gruppo 2: controllo Fase 2: incontro con lo skinhead Risultati: maggiore evitamento nel gruppo 1 che aveva represso lo stereotipo 4

5 Integrazione e risoluzione dei conflitti Quattro livelli di coinvolgimento dell individuo nel contesto sociale (Bronfenbrenner, 1979) Microsistema relazioni interpersonali dirette (es. famiglia, classe) Mesosistema relazioni tra microsistemi (es. casascuola) Esosistema sistema a cui l individuo non partecipa direttamente ma che influisce sul comportamento e sulle credenze individuali (es. regole della scuola) Macrosistema culture ed organizzazioni più ampie credenze, norme, politiche, ideologie LE RELAZIONI INTERGRUPPO: LE TEORIE 5

6 L approccio teorico A - Prospettiva intrapsichica e psicodinamica Teoria freudiana Teoria Frustrazione-Aggressione (Dollard) Teorie Psicodinamiche (Personalita' Autoritaria cf Adorno) Modello ansia e paura B - Prospettiva sociologica C - Prospettiva socio-psicologica approccio cogitivo teoria dell identità sociale (Tajfel) teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici) L approccio teorico D - Prospettiva evoluzionista uomo come animale sociale ; il modello sociobiologico spiega la tendenza dell individuo ad aggregarsi e a difendersi dall Altro sulla base dell esistenza di un impulso innato, determinato a livello genetico. E approccio integrato Tenta di usare vari livelli di analisi. System Justification Theory (Jost and Banaji) Social Dominance Theory (Jim Sidanius) 6

7 Etnocentrismo e ingroup bias ETNOCENTRISMO The insiders in a we-group are in relation of peace, order, law, government, and industry, to each other. Their relation to all outsiders, or others-groups, is one of war and plunder... Loyalty to the group, sacrifice for it, hatred and contempt for outsiders, brotherhood within, warlikeness without all grow together, common products of the same situation (Sumner, 1906) Etnocentrismo e ingroup bias concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto a esso carattere universale del fenomeno, la tendenza di ogni cultura a enfatizzare l'importanza e i caratteri del proprio gruppo es. Deutschland über Alles 7

8 Etnocentrismo e ingroup bias Noi siamo meglio di loro L ingroup bias si manifesta come tendenza a sopravvalutare l ingroup e sottovalutare l outgroup. Il favoritismo nei confronti del gruppo di appartenenza è correlato all ostilità rivolta al gruppo esterno, è l altra faccia della medaglia. Etnocentrismo e ingroup bias Secondo Allport (1954) la formazione del gruppo comporta una divisione psicologica tra in e out ( vedi anche processi di categorizzazione sociale e di autocategorizzazione) La differenziazione diventa funzione fondamentale dell ingroup bias. La distinzione tra ingroup e outgroup non comporta necessariamente competizione e conflitto. We love us more than we hate them (Allport, 1954; Campbell, 1976; Brewer, 2000) 8

9 Il conflitto intergruppo Quali sono i processi che portano a forme così dirette di aggressività e conflitto tra gruppi sociali? Come evolvono i conflitti? Come si risolvono? Il conflitto intergruppo (ALCUNE) TEORIE RELAZIONI INTERGRUPPO Teoria della frustrazione/aggressività (Dollard e collaboratori, 1939) Teoria del Conflitto realistico (Sherif & Sherif, 1961, 1966) Teoria dell Identità Sociale (Tajfel, Billig, Bundy, & Flament, 197; Tajfel & Turner, 1979) 9

10 La teoria della frustrazione-aggressività La presenza di un comportamento aggressivo è sempre conseguenza di uno stato di frustrazione. La frustrazione deriva da un deprivazione oggettiva determinata da un interferenza con il soddisfacimento di un bisogno primario dell individuo. Tale frustrazione produce uno stato di arousal (attivazione) aggressivo che deve essere sfogato. La teoria della frustrazione-aggressività Tale carica aggressiva non sempre può essere sfogata verso la causa della frustrazione: Troppo potente Non identificabile Non immediatamente disponibile Il più delle volte tale carica aggressiva viene dislocata su un gruppo estraneo (capro espiatorio): Diverso rispetto al proprio gruppo Debole Esposto e/o facilmente individuabile 10

11 La teoria della frustrazione-aggressività Hovland e Sears (1940): ricerca d archivio negli Stati Uniti del Sud durante gli anni 50: la continua diminuzione del prezzo del cotone (stato di frustrazione) era associata con l aumento di aggressioni razziali (linciaggio verso le persone di colore) Germania nazista: grande adesione a ideologie distruttive e aggressive verso gruppi minoritari causata da un passato di frustrazioni e umiliazioni dovute al crollo dell economia tedesca. La teoria della frustrazione-aggressività Interpretazione basata su un modello idraulico fortemente influenzato da un approccio freudiano: Un energia che si accumula in un individuo o in gruppo non svanisce, deve necessariamente essere dissipata, dirigendosi anche lungo canali alternativi (dislocazione dell aggressività). 11

12 La teoria della frustrazione-aggressività PUNTI DEBOLI Tiene conto di motivazioni intrapsichiche e individuali, estendendole a livello intergruppo Difficile riuscire a prevedere e individuare quali saranno i capri espiatori : Horowitz (1973) - Birmania: polizia coloniale inglese reprime con violenza manifestazione dei birmani. Rivolta successiva colpì indiani musulmani (minoranza in Birmania) e non indiani induisti (altra minoranza). Perché? La teoria della frustrazione-aggressività PUNTI DEBOLI Ma soprattutto ci possono essere dei comportamenti aggressivi senza la presenza di una frustrazione oggettiva! 12

13 La teoria della frustrazione-aggressività Reinterpretazione della teoria della frustrazione/aggressività (Berkowitz, 1989) Berkowitz (1989) ha reinterpretato la teoria di Dollard e coll., approfondendo tre diversi aspetti. Criterio fondamentale che identifica i gruppi capri espiatori : - precedenti conflitti o sentimenti di antipatia e pregiudizio passati. La frustrazione non è l unico elemento che determina aggressività, ma ci sono anche altri elementi oggettivi negativi. La frustrazione non e solo uno stato di deprivazione oggettiva, ma può anche includere degli elementi soggettivi - la sola idea di essere deprivati può determinare aggressività. La teoria del conflitto realistico la Teoria del conflitto realistico (Sherif & Sherif) analizza: le origini dei conflitti intergruppo a un livello primariamente di gruppo; i conflitti tra gruppi con ugual potere e status; non solo le origini dei conflitti ma anche il loro evolversi e la loro evoluzione. 13

14 La teoria del conflitto realistico Assunti principali: gli atteggiamenti e i comportamenti fra gruppi riflettono gli interessi oggettivi del proprio gruppo in confronto ad altri gruppi. all origine del conflitto c è un incompatibilità di obiettivi tra gruppi: se gli obiettivi sono in contrasto, nasce il conflitto che porta a atteggiamenti e comportamenti apertamente ostili e discriminatori. all origine dei rapporti armoniosi tra gruppi c è una compatibilità di obiettivi: se al contrario gli scopi sono comuni, i comportamenti dei membri di gruppo diventano più concilianti e amichevoli, diminuisce il favoritismo per l ingroup e aumenta la cooperazione. La teoria del conflitto realistico I conflitti tra gruppi nascono principalmente quando c è competizione per scarse risorse. Le risorse possono essere di tipo: Materiale (ad es., territori; risorse economiche) Astratto (ad es., status, valori). In tutti quei casi in cui il raggiungimento dell obiettivo del mio gruppo dipende dal fallimento dell outgroup. 14

15 La teoria del conflitto realistico M.Sherif - Gli esperimenti dei campi estivi per ragazzi ( ); «Robbers Cave» Modello prototipico di esperimento sul campo Sherif e collaboratori furono in grado di ricreare e di studiare le condizioni che si generano a livello intragruppo, la strutturazione di status e di ruolo e, a livello inter-gruppo, il conflitto e la cooperazione conflitto realistico tra gruppi La teoria del conflitto realistico Ipotesi 1 Individui che non si conoscono, interagendo in una situazione che richiede la coordinazione delle loro azioni individuali, formano un gruppo Ipotesi 2 Due gruppi che competono per un obiettivo comune, producono ostilità e stereotipi negativi 15

16 La teoria del conflitto realistico Ipotesi 3 Il contatto fra membri di gruppi ostili nel corso di attività non competitive anche piacevoli non riduce la reciproca ostilità Ipotesi 4 Uno scopo sovraordinato è sufficiente a produrre un miglioramento delle relazioni fra i due gruppi La teoria del conflitto realistico La Teoria del Conflitto Realistico (Sherif, 1966): un esempio di scopi sovraordinati LOTTA CONTRO LA FAME E MALNUTRIZIONE DISARMO NUCLEARE RISCALDAMENTO GLOBALE LOTTA CONTRO L AIDS NAZIONI UNITE E O.N.U 16

17 La teoria del conflitto realistico MERITI La prima teoria che ha analizzato l origine, l evolversi e la risoluzione dei conflitti ad un livello di gruppo. Ha un grande e immediato potere applicativo (ad es., contesto aziendale) Ha valorizzato il ruolo degli scopi sovraordinati Metodologia integrata e approccio ecologico La teoria del conflitto realistico LIMITI L effetto positivo degli scopi sovraordinati dipende dal loro esito? Se fallisce il raggiungimento dell obiettivo? Quando è conflitto realistico e quando è conflitto percepito? Sherif ha sempre parlato di conflitto legato a problematiche reali (terreno, denaro, potere politico). Esistono però anche dei conflitti percepiti ma non necessariamente reali come risolverli 17

18 La teoria del conflitto realistico La nascita di atteggiamenti di favoritismo per l ingroup e di derogazione dell outgroup non necessita dell introduzione di scopi conflittuali, basta anche una semplice categorizzazione tra ingroup e outgroup (..Teoria dell Identità Sociale) Anche negli studi sui campi estivi, primi atteggiamenti di favoritismo per l ingroup appena ragazzi informati della presenza dell altro gruppo, ancor prima di introdurre gli scopi conflittuali La teoria dell identità sociale La psicologia sociale europea si sviluppa in opposizione a quella americana PSICOLOGIA AMERICANA adotta approccio riduzionista descrive le persone come esseri razionali; viene accusata di difendere lo status quo e l establishment PSICOLOGIA EUROPEA incorpora la parte (individuo) nel tutto (società); tenta di rendere la psicologia sociale veramente sociale si occupa del conflitto sociale: è attenta ai problemi dell epoca (sfruttamento; disuguaglianza sociale; guerre) pone l accento sulla mobilità individuale pone l accento sul cambiamento sociale 18

19 La teoria dell identità sociale RELAZIONI INTERGRUPPO: Qualsiasi aspetto dell interazione umana che riguardi individui che percepiscono se stessi come membri di una categoria sociale/gruppo o che sono percepiti da altri come appartenenti ad una categoria sociale/gruppo (Taylor e Moghaddam, 1995). COMPORTAMENTO INTERGRUPPO: azioni di individui appartenenti ad un gruppo quando interagiscono, collettivamente o individualmente, con un altro gruppo o i suoi membri in termini di appartenenza al proprio gruppo (Sherif & Sherif, 1969) Ciò che determina se una relazione è intergruppo è il SIGNIFICATO PSICOLOGICO dell interazione. La teoria dell identità sociale La teoria dell identità sociale (Tajfel e Turner, 1979) si occupa di tutti gli aspetti delle relazioni tra gruppi nell ottica di prevedere le condizioni in cui le persone si sentiranno motivate, individualmente o collettivamente, a mantenere o cambiare la loro appartenenza di gruppo e la loro situazione intergruppo; si focalizza, nello specifico, sulle relazioni tra gruppi che hanno potere diseguale. 19

20 La teoria dell identità sociale La TIS tenta di dare risposta ad alcune domande: perché gli individui desiderano essere membri di gruppi ad alto status? perché gli individui desiderano appartenere a gruppi che possiedono identità distinte? in quali condizioni i membri di un gruppo agiranno come un gruppo per tentare di cambiare situazioni di cui sono insoddisfatti? quali strategie i membri adotteranno per migliorare la propria posizione di gruppo? in quali condizioni e con quali strategie i membri di un gruppo agiranno individualmente per tentare di migliorare la propria condizione? La teoria dell identità sociale QUATTRO CONCETTI FONDAMENTALI categorizzazione sociale identità sociale confronto sociale distintività psicologica di gruppo 20

21 La teoria dell identità sociale L IDENTITÀ SOCIALE L identità sociale è quella parte del concetto di sé di un individuo che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza. gli individui sono motivati a mantenere o a raggiungere per sé un identità positiva l identità sociale rappresenta il motore delle azioni dell individuo anche in contesto intergruppo La teoria dell identità sociale l individuo struttura soggettivamente l ambiente sociale gli individui vogliono essere valutati positivamente gli individui sono motivati ad appartenere a gruppi valutati positivamente i gruppi hanno valori sociali e, attraverso l appartenenza al gruppo, vengono acquisiti certi valori es. Misidentificazione (Lasker, 1929) il desiderio di un identità sociale positiva implica l appartenenza a gruppi che possiedono uno status elevato 21

22 La teoria dell identità sociale CONFRONTO SOCIALE Processo attraverso il quale le caratteristiche del proprio gruppo sono confrontate con quelle del gruppo estraneo. Mezzo attraverso il quale l individuo ottiene una valutazione della posizione sociale e dello status del suo gruppo: permette di stimare il valore corrispondente all appartenenza a quel gruppo. La teoria dell identità sociale Festinger (1954) confronto sociale per la valutazione di capacità e opinioni individuali (livello individuale). Tajfel (1978) confronto sociale per la comprensione dello status e del valore relativo del gruppo e dello status e valore che l individuo acquisisce tramite l appartenenza a quel gruppo (livello di gruppo). Le caratteristiche del gruppo nel suo insieme (status, ricchezza, povertà, colore della pelle) assumono gran parte della loro importanza in relazione alle differenze percepite nei confronti di altri gruppi e alla connotazione di valore di queste differenze (Tajfel, 1978) 22

23 La teoria dell identità sociale DISTINTIVITÀ PSICOLOGICA Condizione in cui il proprio gruppo ha un identità che è percepita dai membri del gruppo come distinta e positiva rispetto a importanti gruppi di confronto. Gli individui lottano per l appartenenza a gruppi che hanno identità positive e distinte. La teoria dell identità sociale Il paradigma dei gruppi minimali (Tajfel, Billig, Bundy, & Flament, 1971) Ha l obiettivo di: - definire le condizioni minime in cui un individuo, col proprio comportamento, effettua delle distinzioni tra il proprio gruppo di appartenenza ed un altro gruppo; - isolare la categorizzazione sociale come variabile indipendente al fine misurare la sua eventuale influenza sul comportamento intergruppo. 23

24 La teoria dell identità sociale Nel paradigma di gruppi minimali non c è conflitto né competizione intergruppo Bisogno di distintività psicologica, di differenziazione (non è sufficiente avere molto, è importante avere di più) Differenziazione a livello cognitivo, comportamentale e valutativo (significato sociale alla situazione) La teoria dell identità sociale Il criterio su cui avviene la categorizzazione è talvolta insignificante (es. valutazione di puntini o preferenze estetiche). non è insignificante nel senso che è sufficiente a stimolare forti e costanti bias intergruppo (es: tifare per squadre diverse; confini tra gruppi etnici che possono sembrare arbitrari se considerati oggettivamente come la differenza di altezza tra Tutsi e Hutu) 24

25 La teoria dell identità sociale MAGGIORANZA-MINORANZA cosa succede con gruppi di potere ineguale? i membri di gruppi maggioritari discriminano in maniera superiore rispetto a membri di gruppi minoritari; la discriminazione è più forte da parte di gruppi con elevato potere, rispetto a gruppi con potere assoluto La teoria dell identità sociale MAGGIORANZA-MINORANZA Perché ci si identifica anche con un gruppo minoritario? E importante pensare a se stessi in termini di caratteristiche individuali e distintive E più probabile pensare a se stessi come membri di piccoli gruppi o di gruppi distintivi che di grandi gruppi Preferiamo quei gruppi che soddisfano il nostro bisogno di affiliazione e di autostima ma anche di distintività Teoria della distintività ottimale (Brewer 1991) 25

26 La teoria dell identità sociale IL CONTINUUM INTERPERSONALE-INTERGRUPPO Esistono importanti differenze tra comportamento interpersonale ed intergruppo. Comportamento genuinamente interpersonale Comportamento genuinamente intergruppo incontro sociale tra due o più persone in cui ogni interazione è determinata dai rapporti personali tra gli individui incontro sociale tra due o più persone in cui ogni comportamento reciproco è determinato dall appartenenza a gruppi o categorie sociali distinte La teoria dell identità sociale Attraverso il confronto sociale l individuo può ottenere: IDENTITÀ SOCIALE ADEGUATA IDENTITÀ SOCIALE INADEGUATA tentativi di mantenere o aumentare la superiorità relativa ricerca di cambiamento strategie individuali strategie di gruppo 26

27 La teoria dell identità sociale LA SCELTA DELLA STRATEGIA L utilizzo di strategie diverse dipende dalla percezione di ALTERNATIVE alla situazione esistente. percezione di STABILITÀ/INSTABILITÀ della situazione intergruppo e della propria posizione nella gerarchia posso cambiare la mia posizione nel gruppo il mio gruppo può cambiare la sua posizione rispetto agli altri gruppi posso cambiare gruppo percezione di LEGITTIMITÀ/ILLEGITTIMITÀ della situazione intergruppi e del sistema gerarchico esistente la gerarchia sociale è giusta la mia posizione nella gerarchia è giusta La teoria dell identità sociale STRATEGIE INDIVIDUALI 1) mobilità sociale (exit) 2) confronto interpersonale intragruppo Si scelgono strategie di tipo individuale quando: c è uno scarso senso di appartenenza al gruppo; non ci sono alternative a livello intergruppo (stabilità/legittimità); le frontiere tra gruppi sono permeabili (es. appartenenza politica, categoria professionale). 27

28 La teoria dell identità sociale STRATEGIE INDIVIDUALI: la disidentificazione Forma di mobilità sociale puramente psicologica Si minimizzano le connessioni psicologiche con il gruppo: - ci si considera individui - ci si considera eccezioni - si evita di rievocare le connessioni con il gruppo di appartenenza (simboli ) - si critica apertamente il gruppo di appartenenza La teoria dell identità sociale STRATEGIE INDIVIDUALI: la dissociazione È una vera e propria fuga dal gruppo Quando le frontiere intergruppo sono permeabili, si può assistere a un vero e proprio passaggio Avviene più frequentemente ad opera di membri di gruppi svantaggiati o stigmatizzati Es. rigetto di tradizioni culturali in persone immigrate 28

29 La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO 1) Assimilazione 2) Ridefinizione delle caratteristiche del gruppo (es. Nero è bello ) 3) Creatività: creazione e adozione di nuove dimensioni per la valutazione e il confronto intergruppo (es. sport) 4) Competizione: scontri e conflitti diretti tra i gruppi La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO Si scelgono strategie di gruppo quando: vengono percepite alternative cognitive alla situazione intergruppo (instabilità/illegittimità); c è un forte senso di appartenenza al gruppo; le frontiere tra gruppi sono impermeabili (es. genere, colore della pelle ). 29

30 La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO: assimilazione.vedi processi di ri-categorizzazione La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO: ridefinizione e creatività sociale Vengono poste in risalto le dimensioni alternative su cui ci si considera superiori. Si introducono nuove dimensioni per la valutazione e il confronto sociale Es. Nero è bello! i neri hanno il senso della musica 30

31 La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO: Competizione sociale - Sfida aperta - Il gruppo svantaggiato lotta per cambiare l ordine gerarchico all interno della società e per rimuovere le condizioni che hanno portato allo status svantaggiato - I gruppi dominanti lottano per cercare di mantenere la propria posizione - Competizione simbolica - Competizione realistica La teoria dell identità sociale STRATEGIE di GRUPPO Esistono differenze culturali nelle culture interdipendenti (asiatiche, sudamericane) viene rafforzata l idea di Sé basata sull appartenenza a un gruppo. rispetto alle culture individualistiche occidentali (Markus, Kitayama et al.) Esistono differenze di personalità es. forte bisogno di affiliazione 31

32 La teoria dell identità sociale Punti forti La TIS è una teoria vasta: tratta un ampia gamma di reazioni individuali e collettive che i membri dei gruppi potrebbero assumere nei confronti del loro e dell altrui gruppo; Pone il concetto di identità come questione centrale nella ricerca sul comportamento intergruppo Adotta un approccio più sociale nel tentativo di spiegare il comportamento sociale delle persone La teoria dell identità sociale Punti deboli il paradigma dei gruppi minimali in realtà sottintende una situazione potenzialmente competitiva; esistono evidenze empiriche contrastanti con quanto emerso dagli esperimenti di Tajfel; non chiarisce la differenza tra il favoritismo verso l ingroup e il conflitto intergruppo pone come spiegazione ultima del comportamento sociale un fattore individuale (l autostima) 32

33 Il conflitto intergruppo: le teorie Secondo la Teoria del Conflitto Realistico (Sherif et al.): il bias osservato in favore dei membri del proprio gruppo è conseguenza di una relazione conflittuale o competitiva tra gruppi. Secondo la Teoria dell Identità Sociale (Tajfel et al.): l ingroup bias e il conflitto/competizione tra gruppi sono generati dalla differenziazione stessa in gruppi distinti e non viceversa l ingroup bias svolgerebbe una funzione di differenziazione (l ingroup si differenzia positivamente dall outgroup) e di giustificazione (la svalutazione dell outgroup giustifica azioni sociali progettate e commesse contro altri gruppi) Il conflitto intergruppo: le teorie Come si integrano queste due teorie? Secondo numerosi studi - così come per Tajfel - la presenza di una situazione competitiva non è condizione necessaria affinché vi sia ingroup bias (ad es. nell esperimento dei gruppi minimali). Ma un conflitto esplicito tra gruppi può aumentare il bias 33

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