L Europa si muova : gli sbarchi di Lampedusa e la ricerca di una strategia in ottica europea
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- Agostino Di Gregorio
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1 L Europa si muova : gli sbarchi di Lampedusa e la ricerca di una strategia in ottica europea Potrei ripetere sonoramente il numero di donne, bambini e uomini morti il 3 Ottobre a Lampedusa, potrei ribadire che dopo qualche giorno un altro barcone è bruciato davanti alle coste dell Isola facendone morire altri. Potrei, ma non lo farò. Ci sono stati servizi giornalistici e riprese in diretta che hanno fissato indelebilmente nelle menti di tutti noi l immagine delle centinaia di bare poste una accanto all altra. Ma questa tragedia le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, che ha così sconvolto per il numero di migranti che hanno perso la vita, non è che l ultima delle carneficine consumatesi sulle spiagge di Lampedusa negli ultimi anni. Forse è proprio oggi, che i riflettori sono puntati su Lampedusa, che si discute di Nobel agli isolani e che le istituzioni italiane ed europee sfilano tra gli stessi, il momento fertile per trovare una soluzione, per elaborare una strategia e per contenere e magari persino mettere un punto alle tragedie del Mediterraneo. Volendo muoverci dal punto di vista giuridico, proviamo ad enucleare le problematiche che sono coinvolte: Chi tra i migranti ha una posizione giuridica da tutelare? È solo l Italia ad essere obbligata? Quali soluzioni tentare in ottica europea? L art 33 della Convenzione di Ginevra del 1951stabilisce che Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere
2 ( refouler ) in nessun modo un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche. Questo è l obbligo di non-refoulement, principio che trova copertura altresì in trattati regionali, quale la Convenzione dell Organizzazione dell Unità Africana -OUA e nella Convenzione americana sui diritti umani del Il concetto trova conferma anche nella Dichiarazione di Cartagena sui rifugiati del 1984, nonchè nel Patto sui diritti civili e politici del 1966 interpretato dal Comitato Diritti Umani come l obbligo a non estradare, deportare, espellere o rimuovere in altro modo una persona dal loro territorio, verso luoghi in cui vi sia un rischio reale di danno irreparabile, quali quelli contemplati dagli artt. 6 diritto alla vita e 7 diritto di essere libero da tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del Patto stesso, siano essi il paese verso il quale il trasferimento sarà effettuato o qualsiasi altro paese in cui la persona possa essere successivamente trasferita, e ancora nella Dichiarazione sull asilo territoriale adottata dall Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1967 tuttavia non vincolante. La Corte EDU ritiene che il divieto di refoulement, sancito nell art. 33 della Convenzione del 1951 e completato dagli obblighi di non-refoulement del diritto internazionale dei diritti umani, soddisfi i criteri necessari per assumere il rango di norma di diritto internazionale consuetudinario. All interno dell Unione Europea la Carta dei Diritti fondamentali dell Unione europea, prevede nell art. 19 il divieto di espulsioni collettive, nonchè l estradizione ove vi sia il rischio di tortura e trattamenti inumani. Nell ordinamento italiano infine, la tutela dei diritti
3 fondamentali è garantita dalla Costituzione all art. 2 e nello specifico dal diritto d asilo sancito nell art. 10, 3 comma. Si aggiunga poi che il t.u. sulla condizione dello straniero(d.lgs , n. 286) prevede all art. 2, 1 co. il riconoscimento dei diritti fondamentali allo straniero comunque presente alla frontiera o nel territorio dello Stato ; all art. 10, 4 comma il divieto di respingimento in caso di asilo politico, riconoscimento dello status di rifugiato, adozione di misure di protezione temporanea per motivi temporanei; all art. 19 il divieto di espulsione e respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione per vari motivi ovvero corra il rischio di essere respinto verso un altro Stato in cui non sia protetto dalla persecuzione. Pertanto il destinatario di protezione sarà colui che, se respinto, rischierebbe la sua vita per motivi di persecuzione per motivi di razza, religione, politica, nazionalità o perché parte di un particolare gruppo sociale. Chiarito quali sono i soggetti ai quali è garantita una protezione, bisogna ora capire quale Stato sia tenuto giuridicamente a garantirla. Si noti, in primis, che la responsabilità dello Stato è esaminare le richieste di asilo e di protezione internazionale. Per poter far ciò, tra l arrivo dei migranti e l esito delle richieste, esso dovrà ospitare e prendersi cura dei stessi. Quale sia lo Stato competente è stabilito dal Regolamento Dublino II (Regolamento n. 343/2003), il quale garantisce ad ogni richiedente dello status di rifugiato, che la sua domanda sarà esaminata da uno Stato membro dell Unione Europea. Il Regolamento mira anche ad evitare che i richiedenti asilo godano di una libertà troppo ampia nella individuazione del Paese europeo al quale rivolgere la propria domanda di asilo (cosiddetto asylum shopping ). Sono quindi stabiliti dei parametri a carattere oggettivo per definire la competenza
4 degli Stati: lo Stato membro responsabile dell esame dell istanza, indipendentemente da dove la stessa sia stata presentata, è quello in cui è avvenuto l ingresso, regolare o meno, del richiedente asilo. Questa regola mostra con immediata evidenza quale sia la criticità: la conformazione geografica dell Unione porterà i flussi migratori inevitabilmente sulle coste del sud: Italia, Grecia, Malta. E saranno questi Stati a dover affrontare le emergenze, le morti, i salvataggi, a creare i centri di accoglienza, a dare soccorso e vitto. Ed è questa la situazione che sta vivendo l Italia oggi. Ma quali sono le responsabilità dell UE? Il trattato sul funzionamento dell Unione Europea, nel capo II, rubricato Politiche Relative Ai Controlli Alle Frontiere, All asilo E All immigrazione, pone le basi per una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento; caldeggia inoltre un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne. I principi da cui quindi è governata l azione dell Unione sono quelli di cooperazione o solidarietà tra Stati, richiamata espressamente nell art 80 TFUE, il quale sottolinea che le politiche dell Unione di cui al presente capo e la loro attuazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario. L articolo 78 ultimo comma prevede poi un mezzo diretto di intervento dell Unione stessa in casi similari a quello di Lampedusa dei giorni scorsi: Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure
5 temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo. Capita ora la cornice giuridica entro la quale ci si deve muovere si può passare all ultimo quesito posto sin dall inizio: cosa farà concretamente l UE? L Italia avrà dall Europa «fondi addizionali fino a 30 milioni di euro per fronteggiare la situazione dei rifugiati», ha annunciato per la Commissione Ue Barroso. Il 9 Ottobre Barroso si è recato insieme al commissario Malmstrom, il premier Letta e il vicepremier Alfano a Lampedusa e ha detto «Sono oggi qui per dire che l Europa sta con la gente di Lampedusa e con l Italia». «Ciò che posso promettere è che i commissari Ue faranno di tutto per cambiare la situazione», ha aggiunto il presidente della Commissione europea, convinto che sul fronte immigrazione serve «solidarietà agli Stati esposti e che stanno accogliendo così tanti profughi». L anno scorso, ha ricordato, «ne sono arrivati 332 mila in Europa, soprattutto in Germania, Francia, Svezia, Regno Unito e Belgio. Serve la condivisione dei confini degli Stati membri e del peso delle iniziative». La parole di Barroso possono essere rassicuranti, ma l auspicio è che si convertano presto in realtà, in quanto, come si è qui cercato di dimostrare, la responsabilità e la gestione di un problema ingente e drammatico come quello di emigrazioni di massa dalle coste nordiche dell Africa non sono e non devono essere solo nelle mani dello Stato che costituisce il confine Sud dell Unione. VALENTINA MOINE Bibliografia e sitografia: casaeuropa.com.unita.it
6 eur-lex.europa.eu it.wikipedia.org Licenza fotografica: La zattera di Medusa di Jean Louis Théodore Géricault : foto di Dornicke, licenza CC-BY-3.0,
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