Le strategie economico-finanziarie: le opzioni possibili. Cattedra AIdAF Alberto Falck di Strategia delle Aziende Familiari
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- Cristiano Magnani
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1 Le strategie economico-finanziarie: le opzioni possibili
2 TEMI TRATTATI 1. Alcuni dati dall Osservatorio AUB 2. I fabbisogni delle imprese familiari in tema di finanza 3. L apertura del capitale 4. Cosa impariamo dalle aziende ad alta crescita -2-
3 1. Alcuni dati dall Osservatorio AUB (I/IV) Posizione Finanziaria Netta = Debiti verso banche + debiti verso altri finanziatori disponibilità liquide. (*) La base di calcolo è pari alle sole aziende con entrambi i valori di PFN e EBITDA positivi. (Fonte:Aida). -3-
4 1. Alcuni dati dall Osservatorio AUB (II/IV) Il rapporto PFN/EBITDA nelle varie classi di aziende Posizione Finanziaria Netta = Debiti verso banche + debiti verso altri finanziatori disponibilità liquide. (*) La base di calcolo è pari alle sole aziende con entrambi i valori di PFN e EBITDA positivi. (Fonte: Aida). -4-
5 1. Alcuni dati dall Osservatorio AUB (III/IV) Il Rapporto di Indebitamento nelle varie classi di aziende (*) (*) Rapporto di Indebitamento = Totale Attivo / Patrimonio Netto (Fonte: Aida). -5-
6 1. Alcuni dati dall Osservatorio AUB (IV/IV) Le determinanti del Rapporto di Indebitamento (*) Le variazioni dell Attivo (*) Le variazioni del Patrimonio Netto (*) (*) I dati percentuali relativi alle determinanti del Rapporto di Indebitamento (R.I.) sono riferiti alla totalità delle aziende per le quali si hanno dati disponibili, quindi potrebbero non coincidere perfettamente con la risultante variazione. -6-
7 2. I fabbisogni delle imprese familiari in tema di finanza e le loro determinanti Le famiglie imprenditoriali esprimono i seguenti fabbisogni in tema di finanza (risorse e servizi): il finanziamento dell attività ordinaria dell azienda (che dipende da variabili come il tasso di crescita organica, il rapporto fatturato/capitale investito, il ciclo finanziario della gestione caratteristica); il finanziamento delle attività straordinarie (acquisizioni o fusioni aziendali, etc.); il finanziamento di operazioni di ricompattamento della proprietà, che dipende dalle dinamiche familiari; la gestione della liquidità strutturale in capo all azienda o alla famiglia; la consulenza su vari temi. Gli intermediari disponibili sono le grandi banche che si stanno organizzando con divisioni o società dedicate a retail, investment, private banking oppure gli attori specializzati. -8-
8 2. I fabbisogni delle imprese familiari in tema di finanza e le modalità di copertura Le imprese familiari, come le altre imprese, possono utilizzare diverse fonti di finanziamento: autofinanziamento; dismissione di attività non funzionali (temporaneamente o per sempre); risorse a titolo di debito fornite dalla proprietà; risorse a titolo di debito fornite da terzi; mezzi propri sottoscritti dalla proprietà; mezzi propri sottoscritti da terzi: altri imprenditori, private equity, mercati di borsa. -9-
9 3. L apertura del capitale Per sostenere la crescita attuale e futura Per imprimere maggior pressione sui risultati e sull aumento di valore Per motivare il management Per rafforzare l immagine e la reputazione presso i vari mercati di riferimento Per diversificare il patrimonio della famiglia proprietaria -9-
10 3. L apertura del capitale: l ingresso di un Private Equity Riorganizzazione proprietaria Ristrutturazione dell azienda Crescita dimensionale Sviluppo tecnologico QUANDO RICORRERE AL PRIVATE EQUITY Ricambio generazionale Riorganizzazione della governance Privatizzazione Internazionalizzazione acquisendo, oltre alle risorse finanziarie, competenze, esperienze e relazioni -10-
11 3. L apertura del capitale: la quotazione (I/III) QUANDO RICORRERE ALLA QUOTAZIONE Crescita aziendale raccogliere ingenti risorse finanziarie salvaguardando l equilibrio finanziario Visibilità aumentare la credibilità dell azienda nei confronti degli stakeholders generare un importante ritorno mediatico Passaggio generazionale consentire di liquidare (anche successivamente) i soci non interessati incentivare l ingresso di figure manageriali cambiare modello di gestione Diversificare il patrimonio personale e aumentare la liquidità dell'investimento -11-
12 3. L apertura del capitale: la quotazione (II/III) Una ricerca del 2007 di Citigroup Global Markets, Inc. su un campione di imprese quotate in 87 Paesi (di cui 963 familiari) ha evidenziato che: nel periodo le imprese familiari mostrano performance più alte della media nei 5 anni successivi al proprio IPO il family discount praticato dal mercato come tutela delle minoranze dal potere dei soci familiari tende a ridursi dal 2003 fino quasi ad annullarsi nel 2006 tra il 2002 e il 2006 gli investimenti sono passati dall 1% al 7,7% degli asset per quanto riguarda la crescita per acquisizioni e dal 6% al 21% per la crescita interna. E solo il 10% delle imprese quotate prima del 2004 lo ha fatto per prepararsi a finanziare acquisizioni (mentre il 37% si è quotata in prospettiva di crescita interna) -12-
13 3. L apertura del capitale: la quotazione (III/III) tra il 1996 e il 2006 le imprese familiari che hanno effettuato investimenti pari al 30% degli asset in un anno hanno fatto rilevare, per i tre anni successivi, incrementi di valore dei corsi azionari del 16.5% superiori rispetto a quelli delle aziende che non hanno svolto le attività in questione tra il 2003 e il 2006 le imprese familiari hanno pagato dividendi mediamente più bassi della media e stabili (45-50% degli utili contro un 65% di media generale) tra il 1996 e il 2006, le imprese familiari che hanno raccolto capitale di rischio sul mercato per il 30% del capitale hanno conseguito, nel triennio successivo a tale apertura, una redditività netta media superiore del 13% e un incremento di valore del titolo superiore del 17% rispetto alle aziende che nello stesso anno non hanno raccolto capitali -13-
14 3. L apertura del capitale: le resistenze (I/II) Le famiglie imprenditoriali che dichiarano di non voler aprire il capitale a terzi segnalano varie motivazioni, tra le quali: il timore (infondato, o comunque tecnicamente superabile) di perdere il controllo dell azienda; la resistenza a cambiare modello di gestione, e in particolare: o il timore di ridurre l autonomia sulle strategie e la velocità di decisione; o la volontà di non condividere informazioni con altri; o l aumento dei costi aziendali; o la necessità di rinunciare a operazioni con parti correlate o la necessità di un confronto preventivo in caso di cessione dell azienda; -14-
15 3. L apertura del capitale: le resistenze (II/II) la resistenza a mutare l impostazione dei rapporti famiglia-impresa; la difficoltà di farsi riconoscere il valore atteso dell impresa; il timore della volatilità dei mercati. -15-
16 3. L apertura del capitale: i benefici PER L AZIENDA: nuove risorse finanziarie per la crescita; aumento dell interesse da parte di manager non familiari; aumento della visibilità su vari mercati; estensione della rete di relazioni; maggiore efficacia dei sistemi di governo; maggiore efficacia dei sistemi di controllo. PER LA PROPRIETA : eventuale uscita dei familiari meno interessati alla crescita dell azienda; maggiore obiettività in tema di valutazione dell azienda, di valutazione del management familiare, delle politiche di dividendo; diversificazione del patrimonio della famiglia; monetizzazione dell investimento; continuità dell azienda anche in assenza di eredi interessati. -16-
17 3. L apertura del capitale: le criticità Valutare con cura la necessità effettiva e la qualità dei partner.. ma senza pregiudizi -17-
18 4. Cosa impariamo dalle aziende ad alta crescita (I/III) I modelli evoluzionisti e i modelli di discontinuità non spiegano del tutto il rapporto tra imprese familiari e intermediari: in alcuni dei 18 casi sono presenti tratti di tali modelli: ricorso diversificato a fonti di finanziamento, elevata formalizzazione della funzione finanza, relazione fiduciaria professionale con gli intermediari, apertura del capitale per finanziare discontinuità; in altri casi si registrano: bassa leva finanziaria, prevalenza di credito a breve termine, funzione finanza poco sviluppata, fidi multipli, rapporti tradizionali con le banche e patti di non ingerenza con le stesse. -18-
19 4. Cosa impariamo dalle aziende ad alta crescita (II/III) Nell ipotesi che i comportamenti rispecchino il modello di finanziamento della crescita e considerando due parametri - apporto quantitativo di risorse da parte degli intermediari (autofinanziamento/capitali fissi) e livello di coinvolgimento degli intermediari nell attività finanziaria dell impresa si identificano tre diversi modelli: finance based pro-attivo (6 casi comprensivi di tutte le 5 società quotate); financebased statico (4 casi); firm based (8 casi). Le ragioni della scelta del modello sono, tra le altre: intensità di capitale del settore, cultura finanziaria dell imprenditore e sue relazioni con la comunità finanziaria, natura e struttura del capitale circolante. Il modello finance based statico emerge come il profilo più debole per crescita, redditività e profilo redditività/rischio. -19-
20 4. Cosa impariamo dalle aziende ad alta crescita (III/III) Si può quindi formulare una ipotesi alternativa: la mappa delle opzioni aziendali. L azienda sceglie di rapportarsi a uno o più intermediari in modo diverso a seconda che: sia alla ricerca di ruoli di fornitore generalista, fornitore specializzato, consigliere, partner l intermediario sia banca domestica locale, banca domestica nazionale, intermediario specializzato domestico, intermediario finanziario internazionale L analisi dei casi rivela: fornitore generalista (banca domestica locale, e nazionale: 12 casi), fornitore specializzato (banca domestica nazionale e intermediario internazionale: 11 casi), consigliere (5 casi), partner (4 casi) -20-
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