Università degli Studi di Napoli "Parthenope"
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- Severino Fabiani
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1 Università degli Studi di Napoli "Parthenope" Facoltà di Economia Strategie di internazionalizzazione delle imprese del settore automobilistico. L'approccio resource-based di Davide Di Palma Relatore: Chiara Cannavale Correlatore: Quintano Michele A. A
2 Introduzione Il mercato automobilistico, per le sue caratteristiche, tra cui l eterogeneità dei clienti, l elevatissima concorrenza e il crescente numero di potenziali entranti, è, attualmente, uno dei mercati più competitivi. Una delle scelte strategiche adottata dalle imprese operanti in questo settore, per raggiungere una posizione di vantaggio rispetto ai tanti competitor presenti sul mercato, è stata l internazionalizzazione. La prima parte dell elaborato è stata dedicata, proprio per tale motivo, alla descrizione di alcune tra le teorie dell International business, utili ad analizzare tale fenomeno, in relazione ai processi attuati dalle aziende automobilistiche. Ovviamente non si può ricondurre, a tutte le imprese, lo stesso processo di internazionalizzazione, infatti, quest ultimo cambia a seconda delle diverse motivazioni che hanno spinto le aziende a questa scelta, e, a seconda degli obbiettivi che intendono perseguire. In relazione a ciò, anche, la scelta dell area geografica di destinazione e i comportamenti adottati, variano da impresa ad impresa. Nell ottica delineata sono stati proposti due gruppi, ognuno composto da due casi, di fenomeni di internazionalizzazione di imprese operanti nel settore automobilistico, che hanno seguito diversi processi di internazionalizzazione, al fine di perseguire distinti obbiettivi aziendali. 3
3 Il primo gruppo presenta l acquisizione da parte della Renault della casa rumena Dacia, e la creazione della joint venture con l impresa statale serba, Zastava, ad opera di Fiat. Questi, come si nota, sono due esempi di internazionalizzazione verso paesi dell Europa dell Est. Differentemente, il secondo gruppo, caratterizzato dalla delocalizzazione produttiva attuata dalla casa automobilistica nipponica Nissan in India e Thailandia e dalla costituzione di due joint venture in Cina da parte dell impresa tedesca Volkswagen, ha come aree di destinazione due paesi emergenti del continente Asiatico. La scelta dell area di destinazione, è stata effettuata dalle imprese in relazione a determinati fattori country specific ritenuti coerenti con gli obbiettivi prefissati. Individuare e studiare le diverse ragioni e i diversi obbiettivi alla base della scelta dell area e dei processi di internazionalizzazione analizzati, è stato lo scopo di gran parte di questo elaborato. Infine, l attenzione è stata spostata su una rilettura critica dei casi trattati, nell ottica delle teorie tradizionali, le quali hanno, però, evidenziato diversi limiti, avvalorando, così, l utilizzo della prospettiva resource-based. Proprio nell applicazione del modello resource-based ai casi di studio, è emersa la sostanziale differenza strategica tra i due gruppi di processi di internazionalizzazione. 4
4 I. Le strategie di internazionalizzazione: l approccio resource-based I.1. La strategia di internazionalizzazione: alcuni paradigmi interpretativi La letteratura sull International Business è ricca di contributi diversi e trova le sue origini nei modelli economici, che hanno spiegato l evoluzione del commercio internazionale e degli investimenti diretti all estero (IDE), e nelle teorie organizzative, che hanno interpretato la crescita delle multinazionali statunitensi durante gli anni 60. Solo a partire dagli anni 80, il tema dell internazionalizzazione ha acquisito un ruolo centrale nei paradigmi strategici, sebbene, anche in questo caso, notevole sia l influenza dell economia industriale e delle teorie organizzative. Da un punto di vista storico, gli anni 70 segnano il confine tra teorie interessate al fenomeno dell internazionalizzazione a livello macro e teorie che, soffermandosi sul fenomeno microeconomico, hanno ricercato, nell analisi degli investimenti esteri e nelle teorie sulla crescita delle multinazionali (Hymer, 1960, 1976; Buckley e Casson, 1976; Dunning, 1977) quei fattori che fossero in grado di spiegare il successo internazionale delle imprese. Questi filoni considerando la capacità strategica dell impresa come elemento distintivo della stessa, focalizzano maggiormente la propria attenzione sui fattori 5
5 da cui dipende la spinta all internazionalizzazione e sulle diverse modalità perseguibili dall impresa. Anche questi approcci sono influenzati dalle teorie economiche. Le prime teorie economiche, infatti, sono anche alla base dei paradigmi interpretativi dell internazionalizzazione produttiva, intesa come il processo di decentramento produttivo che prevede la localizzazione, in un paese diverso dal proprio, di alcune o tutte le fasi del processo produttivo; decentramento che può avvenire attraverso la creazione di proprie filiali e, quindi, la realizzazione di investimenti diretti all estero, o stringendo rapporti collaborativi con imprese localizzate nel paese estero. In questo caso, le determinanti del processo vanno ricercate nel perseguimento di maggiori livelli di efficienza, attraverso lo sfruttamento di costi della produzione più contenuti, o nella volontà di acquisire conoscenze di cui gli operatori locali sono portatori. L internazionalizzazione produttiva avviene, generalmente, nei mercati emergenti quando l obiettivo è quello dello sfruttamento di vantaggi location specific connessi ai fattori produttivi a basso costo o alla presenza di dotazioni specifiche; avviene, invece, verso paesi industrializzati o che presentano punte di eccellenza in determinati settori e/o comparti, quando l obiettivo è quello dell acquisizione di nuova conoscenza o del monitoraggio dei processi innovativi. Gli approcci teorici che interpretano le scelte strategiche orientate al raggiungimento dell efficienza sono, in primo luogo, i paradigmi dell Industrial Organization, che giustificano i processi di crescita dell impresa in relazione 6
6 all obiettivo di ridurre i costi complessivamente sostenuti. Tali teorie rientrano in quelle che studiano l evoluzione degli investimenti diretti all estero e sono riconducibili a tre filoni fondamentali: l Internalization Theory della Reading School, la Teoria del Potere di Mercato di Hymer (1960, 1976) e il paradigma eclettico di Dunning (1981, 1993). Le imperfezioni dei mercati, così come gli esponenti dell Internalization Theory, costituiscono anche nella Teoria del Potere di Mercato di Hymer (1960, 1976), la principale fonte dei vantaggi oligopolistici da cui dipende la possibilità delle imprese di accrescere le proprie quote di mercato e, quindi, i propri profitti. L Autore, partendo dalla constatazione che la teoria tradizionale (neoclassica) non spiega l esistenza di investimenti reciproci tra i paesi avanzati, ricerca quindi nelle caratteristiche dell impresa le determinanti del processo di internazionalizzazione. In una prima fase, l impresa cresce a livello nazionale attraverso un processo di concentrazione (aumento delle quote di mercato, acquisizioni e fusioni) che le consente di ottenere profitti sempre maggiori. Ad un certo punto, il processo di concentrazione a livello locale non può più essere spinto oltre (perché sono rimaste solo poche grandi imprese) e l elevato profitto derivante dal grado di monopolio raggiunto è utilizzabile per investimenti all estero, aventi come obiettivo quello di estendere il processo di crescita anche oltre frontiera. Quali sono allora i fattori che consentono all impresa di accrescere il proprio potere di mercato? E soprattutto, quali sono i fattori che le consentono di superare i naturali svantaggi che caratterizzano l operare di un impresa all estero rispetto ai 7
7 concorrenti nazionali (minore conoscenza del mercato e del contesto ambientale, rapporti più difficili con le istituzioni e con gli altri operatori locali)? Hymer elenca una serie di potenziali vantaggi dell IMN (impresa multinazionale), tra i quali include anche l innovatività del prodotto, così riconducendosi alla teoria del ciclo di vita del prodotto di Vernon. Altri vantaggi possono essere il possesso di un marchio, di skills specialistici, la capacità di raccogliere capitali, le economie di scala, le economie di integrazione verticale, ecc. Posta l esistenza di tali vantaggi, l impresa sceglierà la via delle esportazioni o quella della produzione in loco a seconda delle condizioni del mercato in cui essa intende operare. Una volta scelta la produzione in loco rispetto alle esportazioni, l IMN dovrà decidere se intervenire direttamente (tramite IDE) oppure cedendo licenze a produttori locali. Tale scelta sarà condizionata soprattutto dalla natura degli specifici vantaggi competitivi posseduti dall impresa. In particolare, l IDE risulterà favorito quanto più i vantaggi competitivi dell IMN consistono nel possesso di know-how specialistico e di altri intangible assets, che difficilmente possono essere valorizzati tramite la cessione di licenze. L espansione dell impresa all estero non è dunque per Hymer altro che un momento del processo di sviluppo dell impresa, in senso geografico e secondo sentieri di crescita sia orizzontali che verticali. Dunning (1981) propone, nella teoria eclettica, un ampliamento dell Internalization Theory in quanto considera, tra le determinanti, 8
8 dell internazionalizzazione, non solo le imperfezioni dei mercati, ma anche vantaggi collegati ai fattori location specific e alla proprietà di risorse specifiche trasferibili all estero a costi sostenuti. Secondo il paradigma eclettico, le scelte di internazionalizzazione dell impresa si basano sul contemporaneo verificarsi di tre tipologie di vantaggi: gli ownership advantages (vantaggi competitivi esclusivi), i location advantages (vantaggi di localizzazione delle attività) e gli internalization advantages (vantaggi di internalizzazione in situazioni di fallimento del mercato). I vantaggi derivanti dalla proprietà, che rispondono alla domanda Who?, sono rappresentati da caratteristiche e capacità firm-specific che rendono un impresa superiore rispetto ai competitor locali indipendentemente dalle caratteristiche generali della localizzazione. Questo tipo di vantaggi sorge dalla disponibilità di capitale umano e di conoscenze, e da specificità intangibili relative a diverse funzioni e attività in cui si concretizza l attività aziendale: marketing, organizzazione, processi informativi, governo, finanza, esperienza nei mercati esteri. I vantaggi derivanti dalla localizzazione, che rispondono alla domanda Where?, sono quelli che un impresa può ottenere localizzando in modo ottimale le sue attività della catena del valore. Questi vantaggi derivano principalmente dalle differenze country-specific sia per quanto concerne i fattori della produzione (disponibilità, qualità, prezzo), sia relativamente ad altri aspetti quali infrastrutture, costi dei trasporti e delle comunicazioni, tasse e sussidi, normative 9
9 vigenti, ecc.. I vantaggi derivanti dall internalizzazione, che rispondono alla domanda How?, sono quelli che possono sorgere dall internalizzazione delle transazioni di mercato, realizzata attraverso fusioni e acquisizioni o mediante la creazione di accordi e alleanze; in tal modo un impresa può ottenere tutta una serie di vantaggi, quali la riduzione dei costi di ricerca e di transazioni, l assicurazione della disponibilità di materie prime e componenti, la garanzia di elevati standard qualitativi degli stessi, ecc. L Autore sostiene che l IDE è vantaggioso solo se l impresa possiede vantaggi competitivi, derivanti dal possesso di risorse specifiche o dalla gestione su scala internazionale delle attività, e può sfruttare tali vantaggi nella gestione dei fattori localizzati nel paese ospite. In tal senso il paradigma coniuga ownership advantage e vantaggi di localizzazione e lega il potenziale successo dell impresa al possesso di capacità superiori rispetto a quelle dei concorrenti. Al di là della specificità di tale teoria, rivolta essenzialmente all investimento diretto all estero, l autore sembra aver dato un contributo importante agli studi sull internazionalizzazione per due motivi fondamentali. In primo luogo il concetto di scelta come combinazione di fattori supera il determinismo degli approcci neoclassici; in secondo luogo, il paradigma basato sulla dimensione interna/esterna, in quanto le prime due tipologie di vantaggio risultano connesse alla natura dell impresa (dimensione interna), mentre i vantaggi di localizzazione riguardano le caratteristiche strutturali dei paesi ospitanti (dimensione esterna), 10
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