Università degli Studi di Catania. Autostima, autoefficacia, identità di genere e soddisfazione lavorativa: una ricerca sul campo
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1 Università degli Studi di Catania Facoltà di Psicologia Autostima, autoefficacia, identità di genere e soddisfazione lavorativa: una ricerca sul campo Tesi di Luca Cianci Relatore: Prof. Giuseppe Santisi a.a
2 Introduzione Una delle domande più ricorrenti che mi ha spinto ad intraprendere questo lavoro di tesi è stato l interesse che ho sempre avuto per le potenzialità umane ed i suoi limiti. Nella società moderna, alcuni individui appaiono ai nostri occhi più forti, più agili, dinamici e creativi rispetto ad altri pur avendo magari lo stesso quoziente intellettivo. Esistono, infatti, dei fattori individuali che rendono una persona meno vulnerabile allo sviluppo di condizioni di disagio psichico e fattori che rendono un individuo più brillante ed efficace rispetto ad un altro. La psiche umana, nei suoi aspetti cognitivi ed emotivi, possiede le energie per creare le condizioni che favoriscono la crescita di personalità mature ed efficaci, con confini ben strutturati e un Io consapevole e forte. Il presente lavoro è articolato in tre capitoli. Il primo capitolo prende in esame il concetto di autoefficacia personale e di autostima. La prima esprime le grandi potenzialità della mente umana di rappresentare se stessa in modo coerente, in un dinamismo continuo e positivo, in grado di rendere l individuo capace di autodeterminarsi rispetto alle difficoltà della vita quotidiana. La seconda si rivela fondamentale nella vita di ciascun individuo poiché può rischiare di esporre il soggetto allo sviluppo di condizioni di disagio psichico rendendolo inadeguato all apprendimento di valide strategie di adattamento. Difatti le conseguenze di una buona o cattiva autostima incidono sui successi o i fallimenti in determinate attività, ed in linea generale sul complessivo benessere psicologico. Il secondo capitolo richiama all importanza del 3
3 benessere psicologico nella sfera lavorativa della persona e al senso forte che le rappresentazioni di genere rivestono nelle pratiche reali della vita sociale in particolare quelle che ruotano intorno allo status, al prestigio e al potere (Ortner & Whitehead, 2000). Nel terzo e ultimo capitolo, attraverso un lavoro di ricerca effettuato nel territorio siracusano con un campione di 100 individui, viene sottoposto a verifica il legame tra autostima, autoefficacia, soddisfazione lavorativa ed identità di genere, riferendosi alle precedenti teorizzazioni. I temi affrontati appaiono di notevole interesse al fine di implementare nell individuo la consapevolezza e l importanza nell accrescere la propria autostima e la propria autoefficacia al fine di essere soddisfatti del proprio modo di essere e di agire nel mondo sociale. 4
4 Capitolo I Autostima e autoefficacia 1.1 L agentività umana I veloci cambiamenti della società moderna, determinati dalle trasformazioni dell informazione, della socialità e della tecnologia, impongono alle persone di esercitare un controllo sugli eventi che riguardano la loro vita per prevenire condizioni di disagio generati da situazioni ritenute spiacevoli o dannose. A fronte di questi cambiamenti coloro che hanno la capacità di determinare il proprio futuro vengono premiati. Nel corso degli anni sono state proposte molteplici teorie riguardo alla capacità di esercitare un controllo sugli eventi. Il focus principale riguarda la convinzione delle persone circa le proprie capacità di produrre determinati effetti (Bandura, 1986). L individuo contemporaneo diviene l agente attivo del proprio destino in quanto portatore di agentività (agency), cioè della capacità di far accadere gli eventi che anticipa e decide (Bandura, 2000). I processi cognitivi e motivazionali vengono influenzati dalle convinzioni di autoefficacia che determinano un vantaggio notevole nella gestione dei propri talenti e delle proprie risorse. Il cambiamento nel modo di pensare alle cause degli eventi ha determinato il passaggio da una visione di vita basata sul controllo soprannaturale ad una concezione basata sul controllo personale degli eventi la quale garantisce notevoli vantaggi personali e sociali. Questa capacità trasformazionale ha ripercussioni non soltanto sulla vita attuale delle persone, ma anche sulle generazioni future, poiché gli attuali mezzi 5
5 tecnologici sono la dimostrazione del fatto che il potere nelle nostre mani è sempre maggiore. Appare però opportuno distinguere fra la produzione di un azione mirata al raggiungimento di un risultato e gli effetti che l esecuzione dell azione produce direttamente. L agentività costituisce gli atti che vengono compiuti intenzionalmente, ovvero la facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi (Bandura,2000). L agentività umana opera all interno di una struttura causale interdipendente che coinvolge una causazione reciproca triadica (Bandura, 1986). Secondo questa visione i fattori personali, il comportamento e il succedersi degli eventi interagiscono influenzandosi reciprocamente in modo bidirezionale. Il fatto che le tre classi di fattori causali si influenzino reciprocamente non significa che esse abbiano lo stesso peso. La loro relativa influenza varierà a seconda delle attività e delle circostanze. L agentività si può definire come la facoltà di far accadere le cose, di intervenire sulla realtà, di esercitare un potere causale. L agente (agent) è qualcosa o qualcuno che produce o è capace di produrre un effetto: una causa attiva o efficiente (Bandura, 1986). L agentività umana opera all interno di strutture sociali che impongono vincoli e danno risorse per lo sviluppo di abilità personali. Le persone divengono al tempo stesso prodotti e produttori dei sistemi sociali. 1.2 L autoefficacia Se l'agentività è la facoltà di generare azioni mirate a determinati obiettivi, il senso di autoefficacia (self-efficacy) corrisponde alle convinzioni dell'individuo circa tale 6
6 fondamentale capacità. Le convinzioni di efficacia personale sono quelle strutture conoscitive che attestano come la mente umana non solo reagisca agli input che riceve dal mondo interno ed esterno, ma sia dotata anche, e soprattutto, di proprietà attive e trasformative su se stessa e sull'ambiente (Bandura, 1986). La self-efficacy è stata concettualizzata e da due differenti approcci teorici. Il primo considera tale costrutto un tratto globale e generalizzato di personalità ravvisabile in vari ambiti (Shelton, 1990; Schwarzer e Jerusalem, 1995; Chen, Gully e Eden, 2001, 2004). La seconda prospettiva, che risale alla teoria sociocognitiva di Bandura (1989) considera la self-efficacy come una variabile specifica per un determinato ambito o in altri casi come una variabile specifica per un determinato compito, volta a predire un comportamento circoscritto. I ricercatori della prima linea teorica hanno evidenziato come la general self-efficacy (GSE) sia un tratto globale di personalità importante per far luce sulle differenze individuali in termini di motivazioni, attitudini e apprendimento. Judge, Erez e Bono (1998) hanno definito la GSE come la percezione relativa alla propria abilità di rendimento in attività variegate, rilevando le differenze individuali nella tendenza a considerare se stessi capaci o incapaci di fronteggiare le richieste del compito nelle più differenti situazioni e contesti. I ricercatori della seconda linea teorica considerano la selfefficacy come la convinzione di essere all'altezza di una determinata situazione, in grado di cimentarsi in una determinata attività e di affrontare specifici compiti in specifiche situazioni. Tali convinzioni andranno ad influenzare sensibilmente quanto impegno le persone investiranno nello 7
7 svolgimento di un compito, la perseveranza di fronte agli ostacoli e alle sconfitte, il livello di soddisfazione che deriva dal raggiungimento dell'obiettivo. In tale ottica si ritiene che una persona può presentare differenti livelli di autoefficacia, a seconda degli ambiti indagati, in quanto è possibile padroneggiare maggiormente attività o occupazioni in alcuni campi piuttosto che in altri. Le convinzioni di efficacia devono quindi essere misurate attraverso giudizi particolareggiati su capacità che possono variare a seconda delle sfere di attività o dei livelli di difficoltà del compito all'interno di un dato ambito di attività. Secondo la prospettiva socio-cognitiva, la selfefficacy si riferisce alle aspettative che una persona ha circa le proprie capacità di ricorrere alle risorse necessarie per far fronte alle richieste dell'ambiente (Bandura, 1997). Le convinzioni di efficacia, secondo Bandura, possono originare da quattro fonti. La prima fonte riguarda le esperienze di gestione efficace. Infatti, è stato ripetutamente dimostrato che i successi determinano nell individuo fiducia nelle proprie capacità e i fallimenti producono danno specialmente nel corso delle prime esperienze. Sia le modalità di successo che quelle di fallimento tendono a fissarsi nell individuo che concretizzerà attraverso la tenacia e la creatività le sue esperienze di vita. La seconda fonte riguarda l esperienza fornita tramite l osservazione di modelli. L osservazione di persone simili a sé che riescono a raggiungere i propri obiettivi incrementa la convinzione di poter riuscire allo stesso modo. Di contro c è che lo stesso meccanismo si verifica nell osservazione di persone simili a sé che vanno incontro a fallimenti: ciò determinerà nell individuo l indebolimento dell autoefficacia e 8
8 un calo nelle motivazioni. Le convinzioni di autoefficacia sono influenzate anche dalla capacità di persuasione. Spesso, nella letteratura psicologica, il concetto di persuasione viene frainteso con una sorta di opera di convincimento, che si propone di indurre qualcuno ad agire contro la propria volontà, facendo leva su meccanismi molto più potenti, nonché lesivi della libertà dell'altro, fino a tollerare la minaccia, il ricatto, il ricorso al senso di colpa, la corruzione, e così via. Si tratta invece di un atto che comporta sempre una scelta, un esercizio di libera volontà, significa, cioè, indurre un cambiamento dell'opinione altrui solo per mezzo di un trasferimento di idee, un passaggio di puri contenuti mentali. Secondo McGuire (1969) la persuasione si divide in un processo a sei fasi: 1. la presentazione del messaggio, nella quale il ricevente viene messo in grado di essere raggiunto dal messaggio; 2. l'attenzione, che il ricevente deve prestare al messaggio; 3. la comprensione dei contenuti, assicurata da un "codice" di trasmissione adeguato; 4. l'accettazione da parte del ricevente della posizione sostenuta dal messaggio, nella quale si instaura un sorta di sintonia col messaggio ricevuto; 5. la memorizzazione della nuova opinione, in maniera da farla propria; 6. il conseguente comportamento. Se una sola di queste fasi non si attua appieno non si verificherà alcuna persuasione. Nell autoefficacia, quindi, più la persuasione migliora la fiducia in se stessi, più si sviluppano abilità utili al 9
9 raggiungimento degli obiettivi. Come quarta e ultima fonte sono da considerarsi lo stress, l indebolimento fisico e la tensione ovvero gli stati emotivi e fisiologici che possono configurarsi da segnali di possibile successo ed insuccesso. Infatti i nostri stati emotivi possono talvolta costituire un potente serbatoio d'energia che ci aiuta a raggiungere gli obiettivi prefissati anche a fronte di difficoltà ambientali; altre volte ostacolano la nostra attività professionale e ci sottraggono molte energie. Sapere gestire gli stati emotivi significa anche imparare a capire quanto della nostra attenzione è tendenzialmente orientata all'esterno, fuori da noi, e quanto all'interno, ristrutturare quindi le esperienze faticose e prevenirne di nuove, maturando una chiara comprensione di quelle che sono le nostre risorse interne. Secondo il modello psicofisiologico, la Self-efficacy nasce da un processo circolare che permette all individuo di leggere per sintesi afferente (informazioni provenienti dalla periferia del corpo) le percezioni e le sensazioni corporee che caratterizzano lo stato psicofisico dell attivazione preparatoria ad un determinato comportamento. Queste informazioni vengono integrate con l esperienza passata (comportamenti simili già messi in atto in passato), con le persuasioni verbali (positive o negative) provenienti dall ambiente e con le esperienze vicarie, ed elaborate cognitivamente dando origine ad un vissuto emotivo, soggettivo, che orienterà le nostre scelte comportamentali. Il risultato di tali scelte e del comportamento messo in atto, influenzerà in maniera retroattiva la percezione di autoefficacia e la memoria. 10
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