ANALISI QUALITATIVA: SAGGI PRELIMINARI. Odore

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1 Esame organolettico: Stato fisico ANALISI QUALITATIVA: SAGGI PRELIMINARI Colore Odore

2 ANALISI QUALITATIVA: SAGGI PRELIMINARI Saggi per via secca: Si eseguono sulla sostanza secca, cioè senza portarla in soluzione. Non vanno mai trascurati poiché forniscono informazioni molto utili per lo svolgimento dell analisi e, in qualche caso, possono portare a risultati pressoché definitivi.

3 LA RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA La radiazione elettromagnetica è una forma di energia che si propaga. Essa è la risultante di due campi, uno elettrico (E) e l altro magnetico (B) che vibrano in direzioni perpendicolari fra loro e perpendicolari alla direzione di propagazione dell onda stessa. E y B z x

4 LA RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA La radiazione elettromagnetica presenta una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare. MODELLO ONDULATORIO Il carattere ondulatorio di una radiazione può essere descritto da alcuni parametri: y Lunghezza d onda ampiezza x Lunghezza d onda (λ): distanza fra due punti successivi in fase fra loro (per esempio fra due massimi o due minimi dell onda che si propaga). Frequenza (ν): numero di oscillazioni al secondo (numero di onde che in un secondo passano in un punto). Ampiezza (A) : massimo spostamento di un punto rispetto alla posizione di equilibrio. Velocità di propagazione (c): velocità delle onde elettromagnetiche (nel vuoto: velocità della luce = cm/sec). Questi parametri sono legati dalla relazione: c = ν. λ

5 LA RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA MECCANICA ONDULATORIA La radiazione elettromagnetica può essere anche definita come un flusso di particelle, dette fotoni. I fotoni, quanti di energia, sono dei veri e propri corpuscoli in movimento. L energia di un fotone è proporzionale alla frequenza della radiazione ed è data dalla equazione di Einstein-Planck: E = hν Sapendo che c = ν λ, potremo scrivere: E = hν = h c λ dove h è la costante di Planck, che vale 6,63 x J. s. Le radiazioni a maggiore energia, dunque, sono quelle a più alta frequenza (e minore lunghezza d onda). N.B. Quando un onda elettromagnetica passa dal vuoto ad un altro mezzo, la sua velocità diminuisce e, in proporzione, diminuisce anche la lunghezza d onda (λ), mentre la frequenza (ν) rimane costante, per cui quest ultima risulta la grandezza più caratteristica di un onda elettromagnetica. Tuttavia, nell uso comune, le radiazioni vengono spesso indicate con λ: in tal caso si intende riferita al vuoto.

6 SPETTRO ELETTROMAGNETICO L insieme di tutte le radiazioni elettromagnetiche costituisce lo spettro elettromagnetico che copre tutto l intervallo compreso fra i raggi gamma (λ ~ 1 pm) e le onde lunghe (λ ~ 1 Km). Lunghezza d onda 1 pm 1 nm 1 µm 1 mm 1 m 1 Km Raggi gamma forti Raggi x deboli Ultravioletto infrarosso microonde Onde corte Onde radio Onde lunghe Lo spettro visibile nm λ ν E E = hν = h c λ

7 SPETTRO ELETTROMAGNETICO Raggi gamma Raggi X Ultravioletto Visibile Infrarosso Microonde Radio Lunghezza d onda in centimetri Circa le dimensioni di.. Nuclei Atomi Molecole Protozoi Punte di spillo Api Uomini Palazzi

8 SPETTRO VISIBILE violetto indaco azzurro verde giallo arancio rosso lunghezza d onda (nm)

9 SPETTRO VISIBILE λ (nm)

10 IL COLORE Una sostanza appare colorata quando assorbe una parte delle radiazioni e.m. che costituiscono la luce solare, cioè se assorbe radiazioni con λ comprese nella parte visibile dello spettro e.m. Il colore della sostanza sarà dato da quella porzione di radiazioni dello spettro visibile che non sono state assorbite e che pertanto vengono riflesse dalla sostanza. La radiazione che giunge all occhio contiene solo le lunghezze d onda che non sono state assorbite, cioè le radiazioni complementari. Il colore sarà dato dalle radiazioni complementari a quelle assorbite In questo caso l oggetto illuminato assorbe le radiazioni nella regione del blu verde, quindi verranno trasmesse prevalentemente le radiazioni nella regione del rosso e quindi l oggetto viene percepito come rosso.

11 Rosa dei colori o ruota dei colori I colori complementari sono disposti in settori opposti al vertice. Se un oggetto assorbe tutte le radiazioni visibili che riceve, appare nero. Se, invece, un oggetto non assorbe nel visibile, appare bianco.

12 Il colore delle sostanze L energia luminosa assorbita da una sostanza eccita gli elettroni della sostanza stessa, provocando il trasferimento di un elettrone ad un livello superiore dell atomo. L energia richiesta per i salti elettronici è diversa a seconda del tipo di atomo e del modo in cui esso è legato nelle molecole. L assorbimento di energia radiante è in stretta relazione alla struttura elettronica degli atomi che costituiscono la sostanza. Le radiazioni assorbite sono caratteristiche delle diverse sostanze (sostanze diverse assorbono radiazioni diverse e, conseguentemente appariranno di colori diversi) solfato di rame nitrato di cobalto cloruro di manganese cloruro di nichel

13 Colore dei metalli Quando un metallo viene colpito dalla luce, gli atomi del metallo possono interagire con i fotoni incidenti, i quali pertanto possono venire assorbiti oppure riflessi. Un fotone viene assorbito se la sua energia è sufficiente a promuovere un elettrone dal suo livello energetico fondamentale ad un livello superiore. Alcuni fotoni della zona visibile dello spettro, avendo un energia corrispondente alla differenza di energia tra un livello occupato (da un elettrone) e un livello vuoto più elevato, vengono facilmente assorbiti dal metallo. rame I fotoni riflessi daranno la colorazione del rame metallico. Cu, Ag, Au appartengono tutti al I sottogruppo B e pertanto hanno la stessa configurazione elettronica esterna. argento oro

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15 Colore dei metalli Cu Ag Au 3d 10 4s 1 4d 10 5s 1 5d 10 6s 1 I metalli come rame, oro e argento possono perdere elettroni anche dal penultimo strato. Per azione dei fotoni non si ha perdita di tali elettroni ma si può avere il passaggio di questi da un livello più basso ad un livello più alto. Dei tre, solo l argento ha gli elettroni interni che vengono trattenuti abbastanza fortemente, quindi non assorbe fotoni nella zona visibile dello spettro, cioè riflette tutta la luce visibile e appare bianco argenteo. ENERGIA DI LEGAME (energia necessaria per rompere i legami interatomici dei metalli) ~ 80 Kcal/mole ~ 70 Kcal/mole ~ 90 Kcal/mole Conclusione: il colore dei metalli è in stretta relazione con la energia di legame. I metalli con minore energia di legame interatomico, cioè quelli che trattengono fortemente gli elettroni interni, cioè i metalli meno polarizzabili, non possono assorbire fotoni della zona visibile dello spettro: essi riflettono la luce bianca e quindi hanno un colore argenteo.

16 Colore e salto degli elettroni tra gli orbitali Le transizioni elettroniche (transizioni intraatomiche) sono importanti soprattutto nel caso dei metalli di transizione, che hanno gli orbitali d parzialmente riempiti, e i cui ioni (idratati) sono generalmente colorati. Colori degli ioni idratati dei metalli della I a serie di transizione Catione Numero di elettroni d Numero di elettroni d spaiati Colore K + Ca 2+ Sc Incolore Ti Rosa V Verde Cr Violetto Cr Azzurro Mn Rosa pallido Fe Violetto pallido Fe Verde Co 2+ Ni Rosa Verde Cu Azzurro Cu + Zn 2+ Ga Incolore Quindi gli ioni che hanno uno strato elettronico completo (K +, Ca 2+, Sc 3+, che hanno 8 elettroni esterni e Cu +, Zn 2+, Ga 3+, che invece ne hanno 18) sono incolori. Gli altri ioni aventi orbitali d parzialmente occupati, in soluzione acquosa sono variamente colorati, secondo il numero degli elettroni d. Il colore degli ioni può cambiare quando la distribuzione degli e - negli orbitali d viene perturbata dalla presenza di un legante diverso: es. Ni(H 2 O) 6 2+ è verde, Ni(NH 3 ) 4 2+ è blu, Ni(CN) 4 2- è bruno.

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18 IL COLORE DEI COMPOSTI INORGANICI Composti nettamente ionici: dipende dal colore dei singoli ioni costituenti. Generalmente sono bianchi a parte qualche caso particolare (es. FeSO 4, CuSO 4 ). Composti covalenti polari: il colore non deriva da una semplice combinazione dei colori degli ioni costituenti Transizioni intraatomiche Assorbimento energia luminosa Es. AgI (giallo) Ag (na 47) + I (na 53) Trasferimenti di carica (scambi di elettroni tra i diversi atomi o tra i diversi orbitali di una molecola) Ag + : incolore (4d 10 ) I - : incolore (5s 2 5p 6 ) E Ag + I - Ag : I E corrisponde ad una radiazione di λ compresa nello spettro visibile Altri esempi: CdS (giallo), K 2 CrO 4 (giallo), KMnO 4 (violetto) AgI assorbe questa radiazione e quindi risulta colorato KFe III [Fe II (CN) 6 ] KFe II [Fe III (CN) 6 ] Esacianoferrato di potassio o blu di prussia

19 Il colore di alcuni composti Il colore dipende a volte anche dallo stato di associazione degli atomi: es lo iodio allo stato solido è grigio, allo stato di vapore è violetto, le sue soluzioni alcoliche sono rosso-brune, quelle in cloroformio sono viola Composto Colore Composto Colore Composto Colore AgCl AgBr AgI Al(OH) 3 Bi(OH) 3 Bi 2 S 3 CoS (NH 4 ) 2 Co(CNS) 4 Cr(OH) 3 PbCrO 4 Bianco Giallo Giallo Bianco Bianco Nero Nero Azzurro Verde Giallo CuS [Cu(NH 3 ) 4 ] 2+ Fe(OH) 2 Fe(OH) 3 Fe(CNS) 3 Fe(CN) 4 6 Hg 2 Cl 2 Hg(OH) 2 HgO HgS Nero Azzurro Verde Rosso bruno Rosso Blu Bianco Bianco Giallo Nero MnO 2 MnS MnO 4 MnO 4 2 Ni ++ -dimetilgliossima NiS PbI 2 PbCl 2 Sb 2 S 3 Sb 2 S 5 ZnS Bruno Rosa Viola Verde Rosso-fragola Nero Giallo Bianco Arancio Arancio Bianco

20 Il colore dei composti e l analisi qualitativa In analisi qualitativa le reazioni in cui si formano composti colorati sono molto utilizzate per riconoscere i vari ioni. Un composto colorato è generalmente più caratteristico e facilmente riconoscibile di un composto incolore. I metalli alcalini ed alcalino-terrosi non danno reazioni cromatiche perché i loro ioni non possono subire né cambiamenti di stato di ossidazione (non possono dare colorazioni per trasferimenti di carica) né possono presentare transizioni interne come fanno gli ioni dei metalli di transizione. I pochi composti colorati degli ioni alcalini o alcalino-terrosi devono il loro colore all anione.

21 ANALISI PER VIA SECCA ANALISI DI EMISSIONE (Saggi alla fiamma) REAZIONI ALLO STATO FUSO (Saggi alle perle e su crogiolo)

22 EMISSIONE Negli atomi e negli ioni, gli elettroni possono occupare solo determinati livelli energetici. Nello stato fondamentale gli elettroni occupano il livello a minore energia. E 2 Se si fornisce energia sufficiente (riscaldamento, eccitazione elettrica ) si può verificare la promozione degli elettroni a livelli energetici superiori. E 1 E 1 E 2 E 0 Lo stato eccitato non è stabile e dura per tempi brevissimi, perché atomi e molecole tendono a ritornare quasi istantaneamente nello stato di partenza, restituendo all ambiente l energia assorbita (rilassamento). Si parla di emissione quando tale energia viene emessa sotto forma di energia radiante avente lunghezze d onda (λ) caratteristiche. La relazione fra l energia assorbita (ΔE) per passare allo stato eccitato e la λ del fotone emesso in fase di rilassamento radiante è descritta dalla legge di Plank: E 2 E 1 E 0 h. c λ 1 h. c λ 2 Δ E = hν = h c λ

23 EMISSIONE DI UN ATOMO DI SODIO Se un atomo di sodio assorbe l energia (termica) E 1, l elettrone dell orbitale 3s (stato elettronico fondamentale) può saltare nell orbitale 4p. Analogamente, l assorbimento delle energie E 2 o E 3 porta alle transizioni 3s 3p e 3p 3d. Quasi immediatamente l elettrone ritorna nell orbitale di partenza e l atomo emette una radiazione elettromagnetica la cui lunghezza d onda dipende dall energia assorbita. Se l atomo assorbe un energia maggiore dell energia di ionizzazione (E i ), l elettrone 3s viene espulso e l atomo si ionizza. E (ev) 5 E i = p 3 d + E 1 λ 1 = 330 nm + E 3 λ 3 = 819 nm E 4p = E 3d = p E 3p = E 2 λ 2 = 589 nm 0 3 s E 3s = 0.00

24 Analisi di emissione L analisi di emissione si basa sullo studio delle radiazioni emesse dalle sostanze opportunamente eccitate. La misura delle λ delle radiazioni emesse consente di individuare gli atomi che hanno generato tali radiazioni (analisi qualitativa). Ogni elemento è caratterizzato da uno specifico sistema di elettroni, distribuiti in ben precisi livelli di energia: perciò l emissione (conseguente a eccitazione elettronica) consiste in un sistema di radiazioni caratteristico per ciascun elemento. Se si raccolgono le radiazioni emesse su pellicola fotografica, mediante uno spettrografo, si ottiene uno spettrogramma, cioè l immagine dello spettro di righe (di emissione) caratteristico di ciascun elemento. Ogni riga dello spettro corrisponde a un salto elettronico; di conseguenza, dalla lunghezza d onda di tutte le righe di uno spettro si può risalire all elemento che le ha emesse mediante il confronto con gli spettri degli elementi puri. La quantità di energia necessaria a produrre l eccitazione degli atomi è relativamente alta, ne deriva che somministrando energia alle sostanze nell intento di indurvi l emissione, si provoca inevitabilmente ed ancor prima la dissociazione in atomi (dissociazione omolitica). L analisi di emissione può essere rivolta esclusivamente alla ricerca e alla determinazione dei singoli tipi di atomi, mentre non è possibile l analisi delle molecole come tali.

25 Spettri di emissione Il diagramma che riporta in ascissa le λ e in ordinata le corrispondenti intensità si definisce spettro di emissione delle sostanze. Spettri continui. (Solidi o liquidi incandescenti) Sono costituiti da radiazioni più o meno intense di qualsiasi lunghezza d onda (entro un certo intervallo di lunghezza d onda). Non presentano alcun interesse analitico. Spettri discontinui (sostanze gassose o vaporizzate) Sono costituiti da radiazioni più o meno intense comprendenti solo determinate lunghezze d onda. Spettro a bande sostanze gassose allo stato di molecole Bande di emissione dell azoto molecolare Spettro a righe sostanze gassose allo stato di atomi o ioni Righe di emissione dell atomo di idrogeno

26 Spettri di emissione Gli spettri di emissione variano al variare delle condizioni di eccitazione. Fissate le condizioni di eccitazione, diventano caratteristici delle differenti sostanze (spettri a righe). I livelli di ogni elemento sono definiti e limitati n limitato di righe spettrali Il n di righe risulta maggiore o minore, secondo l energia di eccitazione. Le diverse righe hanno un intensità relativa caratteristica che dipende dalla probabilità che il «salto» elettronico tra i 2 livelli abbia luogo. Entro certi limiti, l intensità è indipendente dall eccitazione.

27 Analisi di emissione e ionizzazione La ionizzazione rappresenta un inconveniente poiché riduce il n di atomi disponibili per l analisi. Dipende dal potenziale di ionizzazione dell atomo. Se l energia di eccitazione è molto elevata può accadere che si abbia ionizzazione. I livelli energetici dello ione risultano modificati emissione di radiazioni con ν (λ) differenti Lo spettro dell atomo ionizzato è molto diverso da quello dell atomo da cui ha avuto origine, ma può avere analogia con quello dell atomo neutro con na inferiore di un unità

28 Analisi alla fiamma I saggi alla fiamma rappresentano un esempio rudimentale di analisi di emissione. Il metodo più semplice di eccitazione delle sostanze è il riscaldamento con la fiamma: l apporto di energia, in tal caso, è piuttosto limitato, per cui solo poche sostanze (metalli o ioni alcalini e alcalino-terrosi) danno i rispettivi spettri. Gli spettri ottenuti sono molto semplici perché costituiti da poche righe caratteristiche, che rientrano nella porzione visibili dello spettro, quindi facilmente riconoscibili. L esame dello spettro costituisce per alcuni elementi il saggio di riconoscimento più sensibile e specifico. Quando l eccitazione è eseguita alla fiamma e la radiazione emessa è monocromatica (sodio, potassio, litio ) è sufficiente l osservazione del colore che assume la fiamma stessa Il saggio alla fiamma permette di evidenziare la presenza di certi metalli in un campione ridotto in polvere sottile. Poiché gli effetti più evidenti si ottengono con i cloruri dei metalli, la sostanza deve essere umettata in acido cloridrico prima di essere portata alla fiamma. sodio bario potassio calcio litio stronzio rame

29 RIGHE DI EMISSIONE DI ALCUNI ELEMENTI Violetto Blu Verde Giallo Arancio Rosso Ca Li K Na Sr λ, nm

30 Lampada (becco, bruciatore) Bunsen

31 Lampada bunsen Nella fiamma del bunsen esistono diverse zone distinte per luminosità e temperatura; una zona centrale detta cono freddo, costituita da gas incombusto, una zona intermedia molto luminosa detta zona riducente, in cui avviene una combustione parziale, e una esterna molto calda e poco luminosa detta zona ossidante, in cui si completa la combustione. Zona ossidante superiore Zona riducente superiore Zona ossidante inferiore Zona riducente inferiore Cono freddo Nella zone ossidante e riducente si distinguono la parte inferiore a minore temperatura e superiore a maggiore temperatura.

32 Analisi alla fiamma COLORE ELEMENTO Giallo Na (persistente nasconde quella degli altri elementi) violetto rosso rosso arancio verde K (poco persistente, dietro al vetro al cobalto: rosso carminio) Li (immediata ma poco persistente), Sr (sprazzo iniziale arancio intenso, la colorazione rossa compare in ritardo ma molto persistente) Ca (a sprazzi) Cu (immediata ma poco persistente), Ba (compare in ritardo, persistente)

33 SPETTRO DI TRASMITTANZA DEL FILTRO OTTICO AL VETRO DI COBALTO E RIGHE DI EMISSIONE DI ALCUNI ELEMENTI I 0 I x Violetto Blu Verde Giallo Arancio Rosso I 0 = intensità radiazione incidente I x = intensità radiazione trasmessa Ca Li K Na , , T = I x I 0 0<T<1 % TRASMITTANZA I x = 0 T = 0 I x = I 0 T = λ, nm

34 Co, Ni, Fe, Cu, Mn e Cr PERLE AL BORACE Na 2 B 4 O H 2 O calore Na 2 B 4 O H 2 O Na 2 B 4 O 7. 10H 2 O Sodio tetraborato decaidrato Il borace ha la proprietà di trasformarsi, alla fiamma del bunsen, in una massa vetrosa, incolore e trasparente perla che allo stato fuso scioglie gli ossidi di certi metalli assumendo colorazioni caratteristiche. Il borace dapprima rigonfia perdendo l acqua di cristallizzazione ( effetto popcorn ) Na 2 B 4 O 7 calore 2 NaBO 2 + B 2 O 3 e poi, per forte e prolungato riscaldamento, fonde dando origine ad una perla vetrosa, incolore e trasparente di metaborato di sodio (NaBO 2 ) e anidride borica (B 2 O 3 ). MeCO 3 Es: CuCO 3 MeO + CO 2 CuO + CO 2 I sali di alcuni metalli subiscono decomposizione termica con formazione dei corrispondenti ossidi basici. MeO + B 2 O 3 Es: CuO + B 2 O 3 Me(BO 2 ) 2 Cu(BO 2 ) 2 L anidride borica reagendo con gli ossidi metallici produce i metaborati dei rispettivi cationi. Me(BO 2 ) 2 + 2NaBO 2 MeNa 2 (BO 2 ) 4 Es: Cu(BO 2 ) 2 + 2NaBO 2 CuNa 2 (BO 2 ) 4 I metaborati dei metalli reagendo con il metaborato sodico formano sali doppi con colorazione caratteristica.

35 PERLE AL BORACE COLORAZIONE DELLA PERLA Fiamma ossidante Fiamma riducente a caldo a freddo a caldo a freddo Cobalto blu blu blu blu Cromo giallo scura verde verde verde Ferro giallo bruna gialla verde verde Nichel violacea rosso bruna grigia grigia Rame verde azzurra incolore rosso opaco Manganese violetta viola incolore incolore N.B. Il diverso colore della perla a fiamma ossidante e a fiamma riducente è dovuto alla formazione di metaborati corrispondenti a diversi stati di ossidazione del metallo [es. Fe (III) e Fe (II)]

36 PERLE AL BORACE La colorazione impartita dal cobalto è la più intensa e specifica e maschera tutte le altre. I colori che si osservano per uno stesso metallo possono variare a seconda delle condizioni operative in cui è stato effettuato il saggio. Ad esempio, il rame in fiamma ossidante dà metaborato di rame (II), Cu(BO 2 ) 2, di colore verde-blu: CuO + B 2 O 3 Cu(BO 2 ) 2 Per contro, in fiamma riducente il rame può essere ridotto dalle particelle carboniose della fiamma a metaborato di rame (I), CuBO 2, incolore, o a rame elementare, Cu, rosso opaco: 2Cu(BO2)2 + 2NaBO2 + C 2CuBO2 + Na2B4O7 + CO(g) 2Cu(BO2)2 + 4NaBO2 + C 2Cu(s) + 2Na2B4O7 + CO(g) Anche il ferro si presenterà con colori diversi a seconda del suo stato di ossidazione (F 3+ e Fe 2+ )

37 Mn e Cr SAGGIO SU CROGIOLO (Na 2 CO 3 -KNO 3 in rapporto 3:1) In una capsula di porcellana si pone una piccola quantità della sostanza da analizzare con una miscela formata da 1 parte di KNO 3 e 3 parti di Na 2 CO 3 e si riscalda. KNO 3 KNO 2 + 1/2O 2 Il nitrato si decompone con liberazione di ossigeno MnCO 3 MnO + CO 2 Cr 2 (SO 4 ) 3 Cr 2 O 3 + 3SO 3 I sali di Mn e Cr si decompongono con formazione dei relativi ossidi MnO + O 2 2Cr 2 O 3 + 3O 2 MnO 3 4CrO 3 Gli ossidi di Mn e Cr vengono ossidati alle corrispondenti anidridi MnO 3 + Na 2 CO 3 Na 2 MnO 4 (verde) + CO 2 CrO 3 + Na 2 CO 3 Na 2 CrO 4 + CO 2 (giallo) Le anidridi reagiscono con il carbonato sodico per formare il manganato sodico (verde) e il cromato sodico (giallo)

38 Elemento Perle al borace Fiamma ossidante Na 2 B 4 O 7. 10H 2 O Sodio tetraborato decaidrato Cobalto Cromo Ferro Nichel Rame Manganese a caldo Azzurra Giallo-rossiccia Rosso-gialla Violacea Verde Violetto a freddo Azzurra Verde Gialla o incolore Rosso-bruna Verde-azzurra Violetto-rossa Saggio su crogiolo (Na 2 CO 3 -KNO 3 in rapporto 3:1) Cromo giallo Manganese verde

39 COLORE ELEMENTI OSSERVAZIONI GIALLO nm VIOLETTO violetto 404 nm rosso: nm Na K La colorazione compare anche alla base della fiamma ed è molto persistente: nasconde quella del K, Li, Ca, ecc Immediata alla base della fiamma: se è presente Na bisogna osservare la fiamma attraverso un vetrino al cobalto: la colorazione del Na è assorbita e rimane quella del K rosso porpora. ROSSO ARANCIO nm ROSSO VIVO 671 nm ROSSO SCARLATTO nm VERDE PALLIDO nm VERDE BOTTIGLIA Ca Li Sr Ba Cu Colorazione a sprazzi appena si porta alla fiamma. Mai persistente. Grigio-verde attraverso il vetrino al cobalto. Colorazione immediata e persistente alla base della fiamma. Può confondersi col K attraverso il vetrino al cobalto. Specifico in assenza di Sr. Sprazzo iniziale (arancio) e colorazione persistente più tardi. Specifico in assenza di Li. La colorazione compare in ritardo nella sola zona ossidante ed è molto persistente. (Differenza dal Cu). Immediata alla base della fiamma. Il CuCl 2 dà una fiamma azzurro-celeste e poi verde.

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