[3] La Metodologia di calcolo. 3.1 Introduzione. 3.2 Il modello aggregato

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1 La Metodologia di calcolo [3] 3.1 Introduzione Il metodo dell'impronta ecologica è stato elaborato agli inizi degli anni 90 da William Rees dell'università della British Columbia in Canada e dal suo collaboratore Mathis Wackernagel, tra i fondatori del Global Footprint Network (la rete mondiale dell'impronta ecologica), che oggi è divenuto il maggiore esperto e divulgatore internazionale di questo metodo 5. Nel 1997, in occasione del vertice a Rio de Janeiro (RIO+5), un gruppo di lavoro guidato da Mathis Wackernagel ha predisposto per la prima volta un ampio studio dedicato al calcolo delle impronte ecologiche di 52 nazioni che ospitano globalmente l'80% della popolazione mondiale e il 95 % del prodotto interno mondiale. Due anni dopo, il calcolo delle impronte delle 52 nazioni (che si rifacevano a dati del 1993), è stato rivisto, corretto ed aggiornato al A partire da queste prime esperienze, Wackernagel e il suo gruppo hanno ampliato il calcolo delle impronte ecologiche a 152 nazioni (dati 1996), pubblicandole, per la prima volta, nel rapporto Living Planet Report 2000 del WWF Internazionale. Le impronte ecologiche delle 152 Nazioni sono state quindi aggiornate e pubblicate nei successivi Living Planet Report con cadenza biennale, proseguendo nell'affinamento continuo del calcolo, fino all'ultima edizione del Living Planet Report 2006, basata sui dati Nella seconda metà degli anni 90, al modello originario sviluppato da Wackernagel e Rees e improntato sul calcolo dell'impronta nazionale (IdN/LPR) si è affiancato un nuovo modello di calcolo dell'impronta ecologica disaggregato per componenti di consumo, utilizzato tra i primi dal centro di ricerche inglese Best Foot Forward (BFF) che si è rivelato particolarmente adatto al calcolo dell'impronta dei singoli prodotti di consumo o di organizzazioni. 3.2 Il modello aggregato L'impronta ecologica valuta gli effetti ambientali dei cicli di consumo e viene rappresentata come un indicatore aggregato che esprime - impiegando come unità di misura gli ettari globali di superficie - l'ammontare di spazio naturale impegnato per la produzione delle risorse utilizzate per il sostentamento di una determinata comunità e per l'assorbimento dei residui dei processi di produzione, consumo e smaltimento (limitatamente alle emissioni di CO2 equivalente), associati alla medesima comunità. Il modello aggregato IdN/LPR utilizzato da Wackernagel per il calcolo dell'impronta delle nazioni considera i consumi presunti ed il bilancio energetico di una determinata comunità. Il consumo annuo netto di un bene viene calcolato sommando alla produzione nazionale (o della comunità) la quota di beni importata e il ricorso alle riserve, sottraendo quella esportata e considerando tutte le risorse che vengono incorporate o utilizzate durante il ciclo di vita del prodotto. I consumi di circa 200 risorse biotiche (carne, latte, frumento, frutta, verdura, tabacco, prodotti del legno ecc.) vengono stimati sommando la produzione interna con le importazioni e la variazione delle riserve e sottraendo la quota di esportazioni. Le tonnellate di ogni singolo bene consumato vengono quindi divise per i relativi coefficienti di produttività dei terreni (che ad esempio consentono di passare dai Kg di prodotto agli ettari) derivati dalle stime FAO sui rendimenti medi mondiali. In questo modo si riescono a tradurre i consumi di beni nelle aree biologicamente produttive che li sottendono, vale a dire le aree coltivabili, a pascolo, forestate e le superfici marine necessarie a sostenere i diversi consumi di risorse biotiche di una comunità. Viene quindi calcolato il bilancio energetico di una 17

2 determinata comunità, il quale comprende sia la quantità di energia consumata localmente dalle utenze industriali, terziarie e civili che l'energia incorporata nei prodotti consumati, calcolata attraverso l'uso di specifici coefficienti medi di intensità energetica (Gj/ton). Da questi dati viene ricavata l'impronta energetica, espressa come terreno forestale necessario ad assorbire le emissioni di CO2 associate ad un determinato consumo energetico, diretto ed indiretto, di una comunità. Nel valutare questa superficie forestale si considerano coefficienti di conversione (Gj/ha) differenti per diverse fonti energetiche fossili 6. Rientrano nel computo dell'impronta solo quei beni, quei servizi e quelle attività per le quali sia possibile risalire ad una stima sufficientemente affidabile della superficie consumata approssimando sempre, in caso di dubbio, in maniera cautelativa. L'impronta che ne risulta è quindi necessariamente una stima per difetto dell'impronta reale. La parte finale del calcolo riassume l'impronta ecologica totale pro capite suddividendola nelle cinque componenti principali relative alle diverse tipologie di terreno citate nel paragrafo precedente e strettamente collegate a determinate categorie di consumo: terre agricole, a pascolo, foreste, superfici urbanizzate e superfici marine. Moltiplicando i dati pro capite per la popolazione si ottiene infine l'impronta totale dell'intera comunità (la nazione, nel caso di Wackernagel) che può essere messa a confronto con la sua capacità ecologica, determinata in base alla disponibilità di risorse naturali e alla loro effettiva produttività. La biocapacità misura l'offerta di bioproduttività, ossia la produzione biologica di una data area che corrisponde alla somma delle terre arabili, pascoli, foreste, aree marine produttive e, in parte, aree edificate o in degrado. Essa non dipende dalle sole condizioni naturali, ma anche dalle pratiche agricole e forestali dominanti. Impronta ecologica e biocapacità sono di norma introdotte congiuntamente e vengono espresse in termini delle medesime unità di misura: gli ettari globali (gha). Questi ultimi rappresentano gli ettari caratterizzati dalla bioproduttività mondiale media e sono introdotti per poter considerare i diversi valori di bioproduttività delle diverse categorie di suolo considerate. Per fare questo si ricorre a coefficienti di equivalenza: le terre agricole e quelle urbanizzate (in quanto nella maggior parte dei casi vale l'ipotesi che prima dell'edificazione fossero coltivate) sono considerate le più bioproduttive, seguite dalle foreste, dai pascoli e dalle superfici marine. Allo stesso modo, per considerare in maniera differenziata la bioproduttività dei diversi paesi, si introducono coefficienti di rendimento specifici, stimati per le diverse categorie di superficie in rapporto alla produttività media mondiale. 5 - La prima pubblicazione sull'impronta ecologica è stato il libro Our Ecological Footprint: Reducing Human impact on the Earth di Rees e Wackernagel, Anche nel caso di energia prodotta da centrali nucleari, non essendo possibile individuarne con certezza la domanda di biocapacità, si fa riferimento all'impronta associata alla produzione di un quantità equivalente di elettricità da fonti fossili. Per l'idroelettrico si considera invece la superficie di terreno, valutato come terreno edificato, che viene occupata dalla diga e dall'invaso artificiale. 18

3 L'utilizzo di fattori di rendimento permette di convertire ettari di spazio bioproduttivo medi mondiali in corrispondenti ettari di terreno caratterizzati dalla propria produttività nazionale/regionale. In questo modo diventa quindi possibile calcolare sia quanti pianeti sarebbero necessari se ogni abitante del pianeta consumasse quanto un abitante di una determinata regione X, sia quante regioni X sarebbero necessarie per soddisfare la domanda di quella stessa regione. Ad esempio, questo tipo di calcolo è stato fatto per l'isola di Wight (Chambers et al., 2000): usando i rendimenti locali è stato stimato che un'altra isola non sarebbe sufficiente a sostenere i consumi della comunità locale (essendo l'impronta 2.25 volte superiore alla capacità biologica locale), mentre i rendimenti globali sono stati utilizzati per dimostrare che, se ogni abitante della terra vivesse come un abitante medio dell'isola, sarebbe necessario quasi un pianeta e mezzo in più. L'impronta ecologica e la biocapacità sono quindi utilizzate per indicare: " l'entità della domanda di risorse scarse a livello globale, nazionale, regionale, ecc. da parte dell'uomo; " se il consumo medio pro capite sia sostenibile ed equo rispetto alla biocapacità globale media disponibile; " la possibilità per i paesi di vivere avvalendosi della sola biocapacità che si trova all'interno dei loro confini. L'impiego della terra come unità di misura consente l'aggregazione di consumi e impatti differenti secondo una logica non arbitraria e il modello consente di esplicitare quanto una determinata comunità eccede la propria capacità di carico e dipende dall'esterno. D'altra parte, come altri indicatori globali, l'impronta ecologica costituisce una semplificazione dell'impatto ambientale, semplificazione per di più sempre per difetto, e misura il consumo di risorse naturali, e solo in parte il vero e proprio danno ambientale (come degrado della qualità o disponibilità della risorsa). Non sono considerati, infatti, né gli effetti sulla qualità delle risorse e sulla salute delle emissioni atmosferiche o idriche né altri effetti come la perdita di biodiversità o l'erosione dei suoli, derivanti dai cicli di produzione e di consumo. Questi effetti tuttavia, producendo ricadute negative sulla bioproduttività futura, contribuiranno ad incrementare il deficit ecologico nei futuri calcoli 19

4 dell'impronta ecologica stessa. L'applicazione della procedura di calcolo IdN/LPR proposta da Wackernagel, un tipico approccio topdown, richiede una notevole quantità di informazioni relative ai consumi di risorse e di beni, all'interscambio commerciale, all'efficienza tecnologica ed energetica dei processi industriali, alla produttività agricola. Questi dati, mentre sono generalmente disponibili a livello nazionale, sono più difficilmente reperibili a livello regionale e soprattutto locale. Ciò significa che nell'applicazione su scala locale ad esempio per una città o una provincia è necessario compiere numerose assunzioni, stimando i consumi in funzione del reddito o della popolazione. 3.3 Il modello disaggregato per componenti Una soluzione alternativa per il calcolo dell'impronta a livello locale è rappresentata da un approccio di tipo bottom-up (induttivo) che parte dalle componenti di consumo disaggregate. Questo modello parte dalla stima a priori dell'impronta ecologica di certe attività, utilizzando dati caratteristici dell'area di riferimento. Ad esempio, per calcolare l'impatto del trasporto automobilistico vengono estratti per l'area di riferimento i consumi di carburanti, gli usi energetici (produttivi e di manutenzione), la porzione di territorio occupata da infrastrutture e le distanze percorse mediamente. Viene quindi stimata una impronta ecologica media per singolo passeggero/km, utilizzata poi per calcolare l'impatto dell'auto a livello desiderato (individuoorganizzazione-area amministrativa). Lo stesso meccanismo di calcolo può essere adottato sia per altre forme di trasporto che per l'utilizzo di energia primaria, per la produzione di rifiuti e per tutte le altre principali componenti di consumo. A partire dai singoli database sul ciclo di vita di un prodotto può essere derivata l'impronta di una certa componente. Le componenti di consumo generalmente utilizzate, circa 25, sono in grado di catturare gran parte degli impatti antropogenici. In funzione del livello di specificità richiesta, le diverse componenti (ad esempio i generi alimentari) possono essere ulteriormente suddivise, oppure omesse nel caso non siano applicabili. Un esempio di applicazione del modello disaggregato per componenti viene illustrato nello studio sulla regione inglese dell'oxfordshire (vedi tabella sottostante), la città di Londra e l'isola britannica di Wight (disponibili sul sito ). Essi si basano, rispettivamente, su di una versione sperimentale di Stepwise, un software finalizzato a semplificare le operazioni di calcolo dell'impronta basate sulle attività economiche e sulla banca dati dell'ecoindex, contenente dati sul ciclo di vita di prodotti e materiali reperiti presso oltre 200 organizzazioni diverse. 20

5 Impronta Ecologica dell Oxfordshire Domanda annua Consumo Fattore di conversione Impronta (unità) (ha/unità) (ha) Elettricità (GWh)-consumi domestici Gas (GWh)-consumi domestici Elettricità - altro (GWh) Gas altro (GWh) Spostamenti in auto (passeggeri.000 km/anno) , Spostamenti in bus (passeggeri.000 km/anno) , Spostamenti in treno (passeggeri.000 km/anno) , Spostamenti in aereo (passeggeri.000 km/anno) , Trasporti stradali (ton.000 km/anno) , Trasporti ferroviari (ton.000 km/anno) , Cibo (ton) , Prodotti derivati dal legno (m 3 ) , Terreno edificato (ha) , Riciclaggio vetro (ton) , Riciclaggio carata e cartone (ton) , Riciclaggio metalli (ton) , Riciclaggio compost (ton) , Riciclaggio altri rifiuti domestici (ton) 275 1, Rifiuti domestici (ton) , Rifiuti servizi (ton) , Rifiuti inerti (ton) , Acqua consumi domestici , Impronta ecologica totale (ha) Popolazione Impronta ecologica pro-capite (ha) 7,5 Elaborazione Ambiente Italia su dati Best Foot Forward

6 Mentre il modello aggregato stima i consumi in base a statistiche sugli scambi e bilanci energetici di livello nazionale (facendo uso di un approccio di tipo deduttivo), il modello per componenti determina il consumo mediante l'analisi dei flussi di materiale e dei componenti le attività (adottando quindi un approccio di tipo induttivo). Quest'ultimo utilizza come fonti informative principali, sondaggi condotti localmente e analisi del ciclo di vita dei prodotti che richiedono la possibilità di accedere a database molto ampi e non sempre congruenti tra loro. Il modello per componenti di consumo ha una maggiore valenza comunicativa ed istruttiva in quanto riesce ad identificare e scomporre gli impatti, attività per attività, e può essere facilmente applicato alle organizzazioni ed ai singoli prodotti. D'altro canto, le fonti sono più settoriali, relative alla regione/organizzazione/attività oggetto di studio e, quindi, la raccolta dati richiede maggior tempo. Esiste inoltre un effettivo problema di variabilità ed attendibilità dei dati, che rendono complicate le comparazioni all'interno di una nazione o tra nazioni differenti. Il calcolo degli impatti diretti ed indiretti del ciclo di vita di un prodotto dipende fortemente dai dati a disposizione: variazioni abbastanza piccole possono condurre a risultati sostanzialmente diversi. 22

7 3.4 Il foglio di calcolo utilizzato nel progetto Indicatori Comuni Europei All'interno del progetto Indicatori Comuni Europei (ICE) il centro di ricerche inglese Best Foot Forward, in collaborazione con l'istituto di Ricerche Ambiente Italia, ha messo a punto un foglio elettronico ideato appositamente per il calcolo dell'impronta ecologica relativo ad aree geografiche sub-nazionali che si pone ad un livello intermedio tra i due approcci descritti in precedenza. Lo strumento che è quello usato per il nostro lavoro sulla provincia di Milano utilizza come punto di partenza il calcolo delle impronte ecologiche nazionali pro capite calcolate da Mathis Wackernagel e presentate nel Living Planet Report. Alle diverse componenti dell'impronta sono associati i relativi consumi medi nazionali suddivisi in 4 componenti principali, a loro volta disaggregate in ulteriori sottocategorie: " alimentazione: considera l'alimentazione animale e vegetale e i relativi contenuti energetici; " abitazione: considera i consumi domestici di energia, il terreno occupato, il legname da costruzione, il consumo di legna da ardere e l'energia utilizzata per costruire; " mobilità: considera l'energia consumata nei trasporti per ciascuna modalità e il suolo occupato dalle relative infrastrutture; " beni e servizi: considera gli impatti energetici relativi alla produzione industriale, alle importazioni ed esportazioni, allo svolgimento di servizi e all'utilizzo di piante, animali, legna e carta. Il calcolo dell'impronta ecologica di una qualsiasi area sub-nazionale, sia essa una regione, una provincia o una città, ha come base di partenza i dati sui consumi medi nazionali pro capite ed i relativi ettari di terreno che servono per soddisfare tali consumi. A partire da questi dati si cerca di stimare quanto i consumi delle comunità locali e, di conseguenza, le relative impronte, si discostino dal dato medio nazionale. Ad esempio, se nell'area che si sta analizzando il dato relativo ai passeggeri/km per le automobili è maggiore del 10% rispetto alla media nazionale, allora si stima che l'impronta ecologica locale relativa a questa determinata categoria di consumo sarà il 10% maggiore rispetto a quella calcolata da Wackernagel per quella Nazione. Le impronte locali derivanti dagli usi energetici, a parità di consumi, si possono differenziare da quelle nazionali anche per la differente efficienza delle tecnologie e dei processi. Nell'esempio relativo alle automobili, è quindi possibile che l'impronta possa aumentare del 10%, non a causa delle maggiori distanze percorse, ma a causa di un parco macchine piuttosto datato a cui può essere associato un coefficiente di emissioni di CO2 per passeggero/km maggiore del 10% rispetto a quello medio nazionale. I coefficienti di efficienza energetica utilizzati dal foglio di calcolo si basano su ipotesi formulate sulla base di dati europei disponibili e di conseguenza sono inizialmente uguali per tutti i paesi. Il calcolo dell'impronta ecologica secondo la metodologia ICE dipende quindi in maniera significativa dalla disponibilità di dati locali che siano confrontabili con quelli rilevati a livello nazionale. Nel caso in cui non si abbiano dati in grado di cogliere determinate specificità locali, si suppone che l'impronta pro capite relativa a quella categoria di consumo sia uguale a quella media nazionale. Le tabelle che seguono contengono le categorie di consumo (ed i relativi coefficienti utilizzati nel caso di usi energetici) individuate per ciascuno dei componenti dell'impronta ecologica: territorio per assorbimento CO2 prodotta da usi energetici, coltivazioni, pascoli, foreste, terreni edificati e pesca. 23

8 TERRITORIO PER ASSORBIMENTO CO 2 PRODOTTA DA USI ENERGETICI CONSUMI COEFFICIENTI Alimentazione Consumo di cibo Energia per unità di cibo Energia incorporata con il cibo kg/ab GJ/ton Intensità carbonio ton C/GJ Abitazioni Consumo di energia Intensità carbonio Elettricità usi domestici kwh/ab kg C/kWh Gas naturale e GPL usi domestici kwh/ab kg C/kWh Olio combustibile usi domestici kwh/ab kg C/kWh Teleriscaldamento kwh/ab kg C/kWh Carbone usi domestici kwh/ab kg C/kWh Rinnovabili (esclusa legna) kwh/ab kg C/kWh Altre fonti kwh/ab kg C/kWh Mobilità Distanze percorse Emissioni di CO 2 Macchina passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km Autobus passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km Ferrovia, tram, metro passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km Traghetto passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km Aereo passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km (solo UE ) Motocicletta/motorino passeggeri km/ab kg CO 2/ passeggeri km Beni Beni importati Beni prodotti internamente Servizi Hotel e ristoranti Sociale e assistenza Uffici e amministrazione Commercio Altri servizi Educazione e salute Rifiuti domestici kg/ab (discariche e incenerimento) kg/ab (discariche e incenerimento) Spese per servizi Euro/ab Euro/ab Euro/ab Euro/ab Euro/ab nessuno 24

9 COLTIVAZIONI Alimentazione Consumo di cibo Tipo di dieta animale vegetale kg/ab kg/ab Percentuale di prodotti animali nella dieta (differenza dalla media nazionale) Percentuale di prodotti animali nella dieta (differenza dalla media nazionale) PASCOLI Alimentazione Consumo di cibo Tipo di dieta animale Beni e servizi kg/ab Rifiuti domestici kg/ab (discariche e incenerimento) Percentuale di prodotti animali nella dieta (differenza dalla media nazionale) Beni e servizi Rifiuti domestici kg/ab (discariche e incenerimento) FORESTE Abitazioni Consumo di legna da ardere m 3 /ab TERRENI EDIFICATI Beni e servizi Consumo di derivati del legno m 3 /ab Abitazioni Suolo utilizzato Area attuale (ha) PESCA Mobilità Suolo per infrastrutture Alimentazione Consumo di cibo Tipo di dieta Strada Ferrovia Aereo Barca Beni e servizi Strade area attuale (ha) Ferrovia area attuale (ha) Aeroporti area attuale (ha) Porti marittimi area attuale (ha) Suolo utilizzato Suolo per beni e servizi area attuale (ha) Beni e servizi kg/ab Rifiuti domestici kg/ab (discariche e incenerimento) Percentuale di prodotti animali nella dieta (differenza dalla media nazionale) 25

10 I dati sui consumi nazionali provengono per la maggior parte da Eurostat o dallo stesso calcolo dell'impronta delle nazioni pubblicato sul Living Planet Report (IdNLPR). Riassumendo: " energia incorporata nel cibo: si è assunto che il dato relativo all'energia incorporata nel cibo consumato comprenda anche l'energia spesa per il suo trasporto (ricavata dalle medesime fonti utilizzate da IdN-LPR); " consumo domestico di energia: i dati 'Country Pictures' (Programma SAVE dell'unione Europea) relativi ai consumi finali di energia non sono disponibili in maniera consistente per tutte le città e non vengono aggiornati annualmente, ma sembrano comunque essere i migliori dati disponibili; " trasporto aereo: non sono disponibili dati relativi ai viaggi aerei internazionali al di fuori dell'unione Europea; si sono quindi modificati i dati relativi ai voli internazionali all'interno dell'unione Europea, in modo tale da stimare i viaggi entro e fuori UE; " emissione di CO2 per passeggeri/km: ci si è basati sui dati del Dipartimento Ambiente e Trasporti del Regno Unito(non si conoscono stime a livello europeo); " terreni edificati: talvolta ci sono delle differenze notevoli tra gli studi GAEZ e quelli CORINE sui terreni edificati. Quando disponibili si sono usati i dati del progetto CORINE perché considerati più accurati di quelli di GAEZ, in quanto quest'ultimo non essendo un database globale, usa dati che non sono compatibili con la metodologia IdN-LPR. 26

11 L'Impronta ecologica della Provincia di Milano [4] 4.1 Il calcolo dei consumi Per calcolare l'impronta ecologica della provincia di Milano è stata seguita la metodologia sviluppata all'interno del progetto Indicatori Comuni Europei illustrata nel paragrafo precedente. Presa l'impronta ecologica nazionale di 4,15 gha/ha (IdN-LPR 2006) come base di partenza, l'impronta della provincia è calcolata in base allo scostamento percentuale dei consumi medi provinciali pro capite rispetto al dato medio italiano per quanto riguarda le seguenti categorie: " alimentazione; " abitazione; " mobilità; " utilizzo di beni e servizi; " consumo diretto di suolo. Poiché i dati IdN-LPR 2006 sono relativi all'anno 2003, di conseguenza i dati sui consumi nazionali e della provincia di Milano fanno, ove possibile, riferimento allo stesso anno. Alimentazione Le uniche informazioni disponibili in grado mettere a confronto le differenti abitudini alimentari a livello nazionale sono i dati ISTAT pubblicati nella rilevazione annuale sui Consumi delle Famiglie. Il maggior livello di dettaglio presente nella pubblicazione è quello regionale. Sono stati quindi imputati alla provincia di Milano i dati medi relativi alla regione Lombardia, di cui, peraltro, la provincia di Milano rappresenta il 41% dell'intera popolazione. Nel 2003 la spesa per consumi alimentari è risultata essere superiore del 2% rispetto al dato medio italiano. I consumi stimati per la provincia di Milano salgono quindi a kg/ab. Al tempo stesso, la percentuale di dieta animale - calcolata sulla base della percentuale di spesa per carne e pesce esclusi formaggio latte uova scende al 24,6% a fronte di una media italiana del 26,63%. Abitazione Un'altra importante componente dell'impronta ecologica deriva dall'energia utilizzata dalle famiglie per cucinare, riscaldare l'acqua sanitaria e le abitazioni, utilizzare gli elettrodomestici ecc. Nel 2003 i consumi domestici di energia elettrica in provincia di Milano (dati Gestore Servizi Elettrici) sono stati kw/ab, valore superiore dell'11% rispetto alla media nazionale. Per quanto riguarda i consumi di gas naturale, i valori pubblicati sul Bollettino Petrolifero del Ministero dello Sviluppo Economico non sono disponibili in modo disaggregato per tipo di utenza ed includono anche usi commerciali, terziari o industriali, mentre sono disponibili i consumi domestici di gas naturale per i Comuni capoluogo pubblicati dalla banca dati territoriale ISTAT. Ipotizzando quindi una stima del dato provinciale a partire da quella di Milano città, si considera un consumo medio pro capite del 16% superiore rispetto alla media italiana. Il Bollettino Petrolifero pubblica anche le vendite provinciali di gasolio da riscaldamento, ancora molto diffuso in provincia di Milano (nel 2003 le vendite effettuate erano pari a tonnellate, circa un quinto del totale nazionale). A partire dal dato complessivo di vendita, si stima che circa l'85% sia ad uso domestico, pari ad un consumo annuo pro capite di kwh valore più che doppio rispetto al dato medio nazionale. Infine, sono stati considerati anche i consumi da teleriscaldamento, pari a 216 kw/ab (anno 2004), secondo quanto evidenziato nel Rapporto di Sostenibilità della Provincia di Milano

12 Mobilità Questa componente dell'impronta ecologica è associata all'uso di energia richiesto dagli spostamenti effettuati mediante i seguenti mezzi di trasporto: macchina, motocicletta e motorino, treno, autobus, tram e metro, traghetto, aereo. In assenza di un dato provinciale sui km percorsi dai passeggeri sui diversi mezzi di trasporto nel corso di un anno, il confronto tra la mobilità in provincia di Milano e quella italiana è stato fatto utilizzando specifici coefficienti di raffronto, a seconda dei dati disponibili. Per quanto riguarda gli spostamenti effettuati con mezzo motorizzato privato, i primi dati presi in considerazione sono stati quelli relativi al parco autovetture e motocicli (Autoritratto ACI) e ciclomotori (ANCMA). In provincia di Milano sono presenti 61,1 vetture ogni 100 abitanti, 1,5 in più rispetto alla media nazionale, mentre è inferiore il numero di motocicli e i ciclomotori: 17 ogni 100 abitanti contro 18,4. Per esigenze di comparazione, tutti i consumi di benzina, gasolio, metano e GPL (Bollettino Petrolifero MSE) sono stati convertiti in tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Le tonnellate equivalenti di petrolio pro capite consumate in provincia di Milano nel 2003 sono state circa il 2% in meno rispetto alla media nazionale. I dati sui consumi di carburante, però, riguardano il totale delle vendite effettuato sulla rete stradale e non differenziano tra i vari mezzi. Utilizzando i dati sul parco autovetture e le percorrenze medie dei differenti veicoli, i consumi di carburante sono stati riallocati nelle tre seguenti categorie auto, ciclomotori e motocicli e altri mezzi. In questo modo, i consumi di carburante del parco auto della provincia di Milano è stato stimato in 0,449 tep/ab, lo 0,8% in meno rispetto alla media italiana di 0,453 tep/ab. Il consumo dei motorini è risultato invece inferiore del 3,8% rispetto alla media nazionale: 0,0261 contro 0,0271 tep/ab. Il trasporto urbano su ferro (dati ATM) è invece decisamente superiore alla media italiana. I veicoli- Km offerti in un anno dalla metropolitana milanese sono stati 11,3 per abitante contro una media italiana di 1,5. Stesso discorso per i tram: 6,9 veicoli-km pro capite contro un valore medio italiano di 0,6. L'impronta del trasporto su ferro (escluso quello ferroviario) risulta quindi essere il 76% superiore a quella nazionale. Viceversa, la dotazione pro capite di autobus provinciale (Autoritratto ACI) è il 64% rispetto a quella nazionale (1 autobus ogni abitanti contro 1,6). Il rapporto, pur rimanendo inferiore, sale a 84% se consideriamo le percorrenze degli autobus in servizio urbano 7: 11 veicoli-km/ab contro 13,1. Complessivamente, a causa del forte sviluppo del trasporto su ferro, si può stimare un'impronta del trasporto su autobus del 33% inferiore a quella media nazionale. In assenza di dati a livello locale sull'utilizzo del trasporto aereo e ferroviario comparabili con il dato nazionale, il dato medio italiano sui passeggeri-km è stato considerato valido anche per la provincia di Milano. Beni e servizi In mancanza di statistiche ufficiali in grado di stimare l'effettivo consumo di beni da parte di una comunità locale, l'indicatore più significativo a disposizione è la quantità di rifiuti prodotta al netto della raccolta differenziata (dati Provincia di Milano). Nel 2003 le tonnellate di rifiuti prodotte in provincia di Milano sono state circa , pari a 501 kg pro capite contro una media nazionale di 524 kg. Grazie ad un tasso di raccolta differenziata del 40,5%, sono stati intercettati e inviati a recupero o compostaggio circa 200 kg per abitante, contro un tasso medio italiano del 21,5%. 28

13 Per quanto riguarda i servizi si considera, invece, come coefficiente di comparazione la spesa pro capite sostenuta per usufruire dei servizi stessi. Occorre sottolineare che l'uso di unità monetarie come indicatore dell'utilizzo di servizi immateriali comporta l'assunzione, non sempre dimostrabile, che ad una maggiore spesa corrispondano maggiori servizi utilizzati. Come nel caso dei consumi alimentari, gli unici dati a disposizione sono quelli a disaggregazione regionale pubblicati da ISTAT nella rilevazione annuale sui Consumi delle Famiglie. Le categorie di spesa considerate sono: comunicazioni, tempo libero, cultura, giochi e altri beni e servizi. La metodologia ICE suggerisce di non inserire le voci relative a sanità e istruzione in quanto, per queste voci specifiche, una minore spesa privata potrebbe essere dovuta alla presenza di sussidi pubblici e non sarebbe, quindi, indice di una minore disponibilità-fruizione. Considerando il dato medio della Lombardia, valido anche per la provincia di Milano, la spesa media pro capite annuale risulta essere di circa euro, ed è maggiore del 27% della media nazionale. 7 - Valore riferito al bacino di utenza di ATM, pari a abitanti (77% della popolazione provinciale). Indicatori Consumi domestici energia elettrica (kwh/ab) Auto private ogni 100 abitanti Consumi di carburanti (tep/ab) Trasporto pubblico su tram e metro (veicoli-km/ab) Autobus ogni mille abitanti Produzione rifiuti (kg/ab) Raccolta differenziata (%) Provincia di Milano Italia ,1 59,6 0,516 0,528 18,2 2,1 1 1, ,5% 21,5% Consumo diretto di suolo Questa componente dell'impronta ecologica si riferisce al consumo diretto di suolo per la costruzione di abitazioni, fabbricati e infrastrutture. Le categorie identificate sono: " abitazioni " fabbricati e infrastrutture per la produzione di beni e servizi " mobilità - strade " mobilità - ferrovia " mobilità - porti " mobilità - aeroporti I dati utilizzati derivano dalla banca dati cartografica sull'uso del suolo DUSAF della Regione Lombardia. 29

14 Abitazioni (codice 11) - Sono tutte le aree urbanizzate a tessuto residenziale o misto (includono anche la rete stradale presente e le aree verdi urbane) che sono identificabili come centro urbano ma anche aree caratterizzate da un tessuto residenziale meno compatto e case isolate. Beni e servizi (codice 121) - Include gli insediamenti produttivi artigianali commerciali e agricoli, gli insediamenti di grandi impianti pubblici e privati (ospedali, scuole, centrali elettriche, acquedotti e cimiteri). Strade (codice 1221) - Include le strade larghe più di 25 m e gli spazi accessori della rete stradale. Ferrovie (codice 1222) - Include le ferrovie larghe più di 25m e gli spazi accessori della rete ferroviaria. Aree portuali (codice 123). Aree aeroportuali e eliporti (codice 124). Rispetto ad un'impronta complessiva di 4,17 gha/ab, 2,56 gha/ab (pari al 61,4%) sono riconducibili al territorio forestale necessario all'assorbimento delle emissioni di CO2 derivanti dai consumi energetici (diretti e indiretti) degli abitanti della provincia di Milano. Il territorio occupato da edifici e infrastrutture è 0,08 gha/ab (2%), mentre il territorio agricolo che serve a soddisfare i bisogni alimentari e dell'industria di trasformazione è pari a 0,72 gha/ab (17,2%). A questi si aggiungono 0,16 gha/ab (3,8%) di pascoli e 0,23 gha/ab (5,5%) di mare bioproduttivo. Infine, abbiamo 0,42 gha/ab (10%) di territorio forestale, necessario alla fornitura di legname. Rispetto alla media nazionale, i consumi della provincia di Milano richiedono maggiore territorio forestale e superfici agricole (+1%) e, in particolare, il 18% in più di territorio edificato. È invece inferiore di circa il 5% il territorio a pascolo e quello marino. 4.2 I risultati L'impronta ecologica della provincia di Milano è 4,17 gha/ab, valore leggermente superiore alla media nazionale di 4,158. Differenze più marcate rispetto al dato nazionale, riguardano, invece, l'impatto delle diverse componenti di consumo e, di conseguenza, delle tipologie di territorio che compongono l'impronta. Nella tabella seguente si riporta l'impronta ecologica della provincia di Milano disaggregata in tutte le sue componenti. 8 - Prima di analizzare i risultati in dettaglio, occorre ricordare che, a causa della minore disponibilità di dati locali sui consumi, il calcolo a livello locale utilizza procedure di stima che presentano un grado di incertezza sicuramente più elevato di quello nazionale. I risultati presentati sono, comunque, da considerarsi una prima significativa valutazione dell'impronta locale, ovviamente suscettibile di ulteriori affinamenti una volta che si rendano disponibili nuovi e più completi dati. 30

15 Impronta ecologica della provincia di Milano - Tipologia di territorio Impronta ecologica della provincia di Milano - Tipologia di consumi Edificato 2% Foreste 10% Mare 6% Servizi 7% altro 8% Cibo 29% Pascoli 4% Sup agricole 17% Foreste-energia 61% Beni 26% Abitazione 14% Se invece disaggreghiamo l'impronta ecologica della provincia per tipologia di consumi, notiamo come la componente alimentare sia quella principale con 1,21 gha/ab, pari al 29% dell'impronta complessiva (gli alimenti di origine animale hanno un'impronta del 16% superiore a quella vegetale), seguita dal consumo di beni con 1,07 gha/ab (26%). Vengono poi l'impronta associata ai trasporti (0,69 gha/ab, il 17% del totale) e quella relativa ai consumi dell'abitazione (0,57 gha/ab, il 14% del totale), in cui è predominante la componente energetica. L'impronta dei consumi domestici è infatti dovuta ai consumi di gas metano per il 42%, a quelli elettrici per il 32%, all'uso di gasolio da riscaldamento per il 10%. Rimane su livelli più residuali l'impronta relativa alla fruizione di servizi (0,29 gha/ab, il 7% del totale). Rispetto alla media nazionale, l'impronta relativa al consumo di beni in provincia di Milano è inferiore dell'11%, mentre variazioni più ridotte si stimano per i consumi alimentari (-1,3%) e la mobilità (-0,9%). È invece superiore del 24% l'impronta dei consumi domestici di energia e quella dei servizi. Mobilità 17% L'impronta e le politiche energetiche L'impronta ecologica associata ai consumi energetici (diretti e indiretti) della provincia di Milano è pari 2,56 gha per abitante e rappresenta il 61,4% dell'impronta complessiva. La componente principale (32%) è rappresentata dall'energia incorporata nei beni di consumo, seguita dai consumi energetici dei trasporti (26%) e da quelli domestici (20%). I consumi energetici pro capite in provincia di Milano sono superiori a quelli nazionali, in particolare quelli da riscaldamento. A Milano, ad esempio, i consumi di gas metano sono il 16% superiori rispetto alla media italiana, mentre il gasolio da riscaldamento acquistato in media da ogni abitante della provincia è il doppio rispetto al dato pro capite italiano. Anche i consumi elettrici pro capite sono superiori dell'11% rispetto alla media nazionale. 31

16 Per ragioni climatiche e geografiche il territorio della provincia di Milano non è tra i più idonei all'impiego di fonti rinnovabili, necessariamente limitate alla fonte solare e, in parte, alla biomassa e al mini idroelettrico. Le politiche provinciali in materia energetica hanno puntato soprattutto all'introduzione di norme sull'efficienza energetica e le fonti rinnovabili all'interno dei regolamenti edilizi o dei Piani di Governo del Territorio comunali. Regolamenti edilizi L'introduzione di norme sull'efficienza energetica e le rinnovabili all'interno dei Regolamenti Edilizi (RE) o dei Piani di Governo del Territorio comunali (PGT) sono strumenti importanti per il miglioramento dell'efficienza energetica e per la diffusione delle fonti rinnovabili. Nel corso degli ultimi due anni l'amministrazione Provinciale ha elaborato e proposto ai Comuni delle Linee guida per l'efficienza energetica nei RE ed ha elaborato le Linee guida per la definizione del RE tipo provinciale con requisiti di risparmio energetico. Sono 60 (su 189) i Comuni in provincia di Milano che hanno integrato il proprio RE con requisiti di risparmio energetico o che hanno avviato procedure per l'introduzione di tali requisiti. Solare Come ridurre l impronta energetica? In 78 Comuni della Provincia di Milano sono presenti impianti fotovoltaici che hanno ricevuto finanziamenti pubblici (2 bandi regionali nel 2001 e nel 2003) per una potenza totale di picco pari a 657 kw. Poco più della metà della potenza complessiva (il 55%) è stata installata in edifici pubblici (principalmente scuole e piscine). Il valore medio della potenza di picco pro capite degli impianti istallati è pari a 1,7 kwh/ abitanti. In provincia di Milano sono presenti 118 impianti solari termici che hanno ricevuto finanziamenti pubblici (con 4 bandi regionali degli anni ) per una superficie totale di m2 (corrispondenti a 3,0 m2 ogni abitanti residenti) e una energia producibile complessiva di circa 885 mila kwh Negli stessi anni e con le medesime fonti di finanziamento in regione Lombardia sono stati realizzati complessivamente circa impianti, con una energia producibile totale di mila kwh. In termini pro capite l energia producibile complessiva di questi impianti nel territorio regionale è mediamente superiore e pari a quasi 4 volte quella della provincia di Milano 32

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