turismo indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma



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20 10 0 professione turismo indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma 70 60 50 40 30 20 10

Ente Bilaterale Turismo della Regione Lazio Università La Sapienza Dipartimento di Studi Geoeconomici FILIPPO CELATA / DANIELE PARAGANO Il Dott. Filippo Celata ha curato la progettazione della ricerca e la stesura del rapporto finale; il Dott. Daniele Paragano ha coordinato l'indagine di campo, ha curato l'elaborazione dei dati e collaborato alla stesura del rapporto.

INDICE Premessa 1. Dinamiche occupazionali e professionali 2. I lavoratori intervistati 3. I datori i lavoro 4. Le professioni 5. La formazione 6. Le retribuzioni 7. I contratti 8. I passaggi di contratto 9. Tempo parziale e orari di lavoro 10. Il lavoro irregolare 11. Le condizioni di lavoro 12. Motivi di soddisfazione e insoddisfazione 13. I sentimenti prevalenti 14. Sindacati e informazione 15. Le politiche prioritarie 16. Sintesi e concluzione Appendice: Mercato del Lavoro al 31 dicembre 2005

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma PREMESSA In queste pagine si presentano i risultati di un indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche e nei pubblici esercizi di Roma.Nell ambito delle sue attività istituzionali ed accanto al costante monitoraggio del sistema turistico e delle sue dinamiche di mercato e occupazionali, l EBTL ha voluto dotarsi di uno strumento conoscitivo qualificante ed approfondito su di un contesto in rapida evoluzione. Le recenti innovazioni legislative così come la più generale evoluzione dei modelli di lavoro ed occupazione ampiamente dibattute a livello accademico ed istituzionale devono anche essere valutate nei loro effetti concreti e dal punto di vista dei lavoratori. Il progetto professione turismo si è avvalso della collaborazione del Dipartimento di Studi Geoeconomici dell Università La Sapienza e consiste in un indagine diretta tramite distribuzione di questionari ad un campione di lavoratori nei settori della ricettività, dei servizi turistici e dei pubblici esercizi, effettuata nel corso del primo trimestre del 2006. La ricerca fornisce una visione viva ed organica delle condizioni occupazionali nel comparto turistico e nei pubblici esercizi, con l obiettivo esplicito di mettere in evidenza alcuni aspetti particolarmente problematici e critici. Si valutano per questo sia le caratteristiche oggettive dei rapporti di lavoro - tipologia contrattuale, profilo professionale, livello di reddito ed altre caratteristiche del lavoro svolto sia la percezione soggettiva dei lavoratori rispetto alla propria situazione lavorativa, alle condizioni di lavoro e alle prospettive di crescita professionale. L obiettivo è fornire una caratterizzazione dettagliata delle diverse situazioni professionali e occupazionali. Si tenterà inoltre di valutare le specificità che contraddistinguono il lavoro nel comparto del turismo e dei pubblici esercizi rispetto agli altri settori, pur nella consapevolezza che molte delle problematiche trattate riguardano la più generale evoluzione del mercato del lavoro, dell economia e della società. I risultati della ricerca serviranno a guidare lo stesso Ente Bilaterale verso una sempre maggiore efficacia nelle sue attività istituzionali, formative e informative, così come gli altri soggetti istituzionali ed imprenditoriali che ruotano intorno al mercato del lavoro turistico.. 1. DINAMICHE OCCUPAZIONALI E PROFESSIONALI L analisi delle condizioni lavorative assume un valore importante in un momento cruciale di evoluzione del mercato del lavoro nel quale si assiste alla diffusione di nuovi modelli occupazionali di cui non si conosce in molti casi l entità o l impatto. Nel comparto turistico, come evidenziato dall Osservatorio del mercato del lavoro dell EBT, l occupazione continua il suo percorso di crescita contribuendo ad aumentare il peso occupazionale del settore nella struttura economica complessiva provinciale, in particolar modo per via dell effetto trainante esercitato da Roma. Tutti gli indicatori mostrano un andamento crescente, a prescindere dal calo della domanda registrato nel periodo successivo all 11 settembre 2001. Si nota anche l assenza di una correlazione stretta tra variazioni dell offerta e della domanda e le dinamiche occupazionali. Dal 2000 al 2003 l occupazione è cresciuta in misura superiore rispetto alle altre variabili, con conseguente calo del carico di lavoro per addetto. Negli anni 2004 e 2005 assistiamo ad una inversione di tendenza: l occupazione cresce in misura inferiore alla crescita delle presenze, con conseguente aumento dei carichi di lavoro, considerando anche l aumento del personale extra, che mostra inoltre un elevata variabilità. Tra il 2003 e il 2005 anche il settore della ristorazione registra analoghi tassi di crescita, con un aumento dell occupazione pari a circa un migliaio di unità. 4

Fig. 1 - Tassi di crescita della domanda, dell offerta e dell occupazione alberghiera nella Provincia di Roma, 2000-2005 20% 15% Presenze Turistiche Occupazione Stabile Num. Camere d'albergo Occupazione Extra 10% 5% 0% -5% -10% -15% 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Dinamiche positive di crescita dell occupazione si registrano in tutt Italia e in molti settori dei servizi e si accompagnano, in questi anni, alla notevole diffusione di forme contrattuali flessibili. Nel Lazio, e soprattutto a Roma, la crescita dell occupazione è ancora maggiore in virtù probabilmente della specializzazione in settori a cominciare dai servizi che percepiscono meno il peso di un quadro macroeconomico in deterioramento e dove più diffuso è il ricorso a forme di lavoro flessibile. La diffusione del lavoro atipico ha quindi rappresentato un volano per la riduzione della disoccupazione e per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, anche se controversi appaiono i suoi effetti sulla competitività delle imprese e sulla produttività, che è in Italia secondo l Istat, a differenza di molti altri paesi europei, complessivamente in calo, anche in virtù del peso relativamente maggiore che hanno già oggi i settori a più alta intensità di lavoro e della crisi industriale. Accanto a queste dinamiche quantitative infine, rimane di più difficile determinazione la qualità del lavoro e gli effetti dei cambiamenti in atto. Questi elementi devono essere analizzati dal punto di vista degli stessi lavoratori, per i quali i nuovi modelli occupazionali possono contribuire ad assecondare esigenze di autonomia e flessibilità, o possono essere percepiti al contrario come fonti di insicurezza e precarietà, soprattutto se ad essi si associa un quadro macroeconomico in deterioramento e una complessiva sensazione di sfiducia e di impoverimento. In un quadro particolarmente critico e in rapida evoluzione e trasformazione, la ricerca presentata in queste pagine intende offrire un supporto conoscitivo sulla base del quale avviare un dibattito il più possibile costruttivo, nella convinzione che l aumento della produttività delle imprese ed il miglioramento della qualità del lavoro non siano affatto aspetti contraddittori, ma anzi due facce della stessa medaglia, l essenza stessa della competitività in un mercato sempre più esigente e dinamico. 5

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma 2. I LAVORATORI INTERVISTATI L indagine è stata effettuata nel periodo gennaio-febbraio 2006 tramite interviste dirette ad un campione di 386 lavoratori nei comparti del turismo, della ristorazione e degli altri pubblici esercizi (soprattutto Bar). L analisi del campione oltre ad offrire un prima panoramica dei dati raccolti consente di meglio dimensionare i risultati presentati nelle prossime pagine. Le interviste hanno riguardato per la maggioranza donne (56,5%), e nel campione appare preponderante il peso delle classi di età giovanili tra i 20 e i 35 anni (figura 3). Fig. 3 - La distribuzione per campione per classi di età (%) 35 30 25 Femmine Totale 20 15 10 5 0 Meno di 20 21-25 26-30 31-35 36-40 41-45 46-50 Più di 50 Gli studi a livello italiano ed europeo confermano questi dati. Il settore turistico occupa una percentuale di donne maggiore di quella che si riscontra in altri settori economici e gli occupati sono per la maggior parte giovani, per diversi motivi legati all ampia domanda di lavoro non qualificato, alle caratteristiche di stagionalità degli andamenti della domanda che determina una grande incidenza di lavoro stagionale, temporaneo o intermittente, con orari non agevoli e fortemente variabili. Lavorare in alberghi o ristoranti è molto attraente e stimolante come punto di partenza per persone giovani alla ricerca di un lavoro saltuario o alla prima occupazione. Diversi elementi di criticità emergono in relazione alle effettive prospettive di carriera all interno del comparto, soprattutto per quel che riguarda le piccole imprese e i lavoratori maggiormente qualificati. In altri casi è la stagionalità a non permettere di fare di questa occupazione l attività lavorativa principale o perlomeno esclusiva. I dati rilevati confermano l immagine di un settore con una quota relativamente ampia di lavoro femminile e lavoro giovanile. Notare inoltre che nelle classi di età tra i 20 e 30 anni la quota di donne sia ancora maggiore che nel complesso della forza lavoro. Molto diffuso è il lavoro straniero. Il 7,5% degli stranieri occupati in Italia lavora, secondo i dati Istat (2001), nel settore degli alberghi e ristoranti. Il settore mostra un alta concentrazione di lavoratori stranieri pari a più del 5% degli occupati totali ed è quindi, escludendo i servizi domestici presso le famiglie, il settore con la massima concentrazione, superiore perfino al settore delle costruzioni. L indagine conferma questi dati ed anzi mostra una concentrazione di stranieri ancora maggiore, pari in media a più del 10%, e in particolare nel settore degli alberghi (14,3%), e nei ristoranti (13,7%). 6

Fig. 4 - Lavoratori perpaese di provenienza (%) Fig. 5 - Lo stato civile degli intervistati (%) Extracomunitario Totale Femmine Divorziato/separato Totale Femmine Straniero Coniugato Italiano Celibe 0 20 40 60 80 100 0 20 40 60 80 Tra i lavoratori stranieri appare preponderante il peso degli extra-comunitari e la quota di lavoratori provenienti da paesi dell Europa dell Est, pari al 4,7% dei lavoratori totali e a quasi il 7% per quel che riguarda le donne. Situazione opposta si ha nel caso degli extracomunitari provenienti da paesi non europei, che sono per la maggioranza uomini. Trascurabile appare invece la quota di lavoratori provenienti da altri paesi dell Unione Europea, pari ad appena l 1,2%. La composizione per età dei lavoratori impiegati nel comparto influisce profondamente sulla distribuzione per stato civile. Quasi tre quarti dei lavoratori contattati dichiara di essere celibe e la percentuale è maggiore nel caso delle donne. Solo un quarto del campione vive con il coniuge o il convivente, e i restanti tre quarti vivono soli, con amici o parenti e, nel 40% dei casi, con i propri genitori. Fig. 6 - La situazione abitativa (%) 45 40 35 Femmine Totale 30 25 20 15 10 5 0 Vive con amici o parenti Vive con i propri genitori Vive con il coniuge Vive con il convivente Vive da solo Questi dati sottintendono evidenti difficoltà ad affrontare le spese connesse all affitto o alla proprietà di un abitazione, difficoltà che sembrano essere ancora maggiori per le donne. 7

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma 3. I DATORI DI LAVORO L analisi dei risultati dell indagine deve essere innanzitutto dimensionata rispetto alle specificità e alle differenze che caratterizzano i settori economici considerati e incidono sulla domanda di lavoro, sulle caratteristiche professionali dei lavoratori e sulle condizioni di lavoro. I soggetti intervistati si distribuiscono nei diversi sottosettori come riportato nella figura 7. E necessario notare che il peso dei differenti raggruppamenti non corrisponde all effettiva distribuzione dell occupazione complessiva a Roma nei settori considerati (figura 8). Fig. 7 - La distribuzione del campione per datore di lavoro principale (v.a.) 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 Agenzia o tour operator Albergo e simili Ristorante Altro pubblico esercizio Donne Totale Fig. 8 - Addetti nei settori del turismo, delle agenzie di viaggi e dei pubblici esercizi, 2001 30000 25000 20000 Regione Lazio Provincia di Roma Comune di Roma 15000 10000 5000 0 Agenzia o tour operator Albergo e simili Ristorante Altro pubblico esercizio 8

Il peso relativamente maggiore delle strutture alberghiere e delle agenzie di viaggi deriva dalla maggiore attenzione che si è voluta riservare al settore turistico in senso stretto, ed inoltre dalla necessità di considerare la maggiore eterogeneità che caratterizza l occupazione in questi settori rispetto alla relativa omogeneità dei pubblici esercizi e dei ristoranti. All interno dei pubblici esercizi è infatti possibile individuare un numero minore di profili professionali tra i quali si concentra la quasi totalità degli occupati; gli addetti alla sala ed alla cucina rappresentano per esempio circa l 80% degli occupati nel settore della ristorazione (si veda il prossimo paragrafo). La composizione del campione deve essere tenuta presente nella lettura dei risultati ma non influisce sulla rappresentatività delle informazioni raccolte, che sono sempre presentate in maniera disaggregata ed attraverso incroci e raffronti. Le profonde differenze che caratterizzano i settori considerati appaiono evidenti nella tabella che segue e nelle successive elaborazioni, e determinano una domanda di lavoro altrettanto diversificata. Tab. 1 - Caratteristiche delle imprese Età media Esperienza dei lavoratori professionale media (anni) Lavoro femminile (%) Lavoratori laureati (%) Microimprese (%) Piccole imprese (%) Agenzia o tour operator 31,6 9,5 68,4% 36,8% 67,1% 80,3% Albergo e simili 35,9 12,8 53,0% 12,7% 29,9% 70,1% Bar 30,2 10,7 27,8% 5,6% 94,4% 94,4% Ristorante 30,3 10,1 40,0% 8,0% 72,0% 94,0% Altro pubblico esercizio 31,1 9,1 57,9% 26,3% 50,0% 68,4% Totale 31,8 10,4 53,8% 19,0% 51,6% 77,5% Per quel che riguarda la suddivisione delle imprese per classe dimensionale essa corrisponde grosso modo a quanto rilevato nelle principali indagini di settore. In Italia come in Europa gran parte delle imprese turistiche e di pubblici esercizi sono di piccole e medie dimensioni ed in molti casi imprese familiari. E anche per questo molto diffuso il lavoro autonomo (o dei parenti) anche se sta aumentando il numero delle aziende che cercano di crescere in dimensione e professionalità. La dimensione delle imprese (figura 9) è leggermente sovrastimata rispetto ai dati statistici ufficiali, dal momento che si riferisce alla valutazione del numero di occupati effettuata dai lavoratori intervistati, e quindi al numero complessivo dei soggetti che lavorano presso l azienda piuttosto che la somma delle effettive unità lavorative stabili. Fig. 9 Distribuzione dei lavoratori per numero di addetti nelle imprese (%) 40 30 Femmine Totale 20 10 0 Da 1 a 5 Da 6 a 15 Da 16 a 50 Più di 50 9

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Dai risultati dell indagine le micro-imprese (con meno di 15 addetti) appaiono prevalenti nei pubblici esercizi e in misura ancora maggiore nelle agenzie di viaggio, mentre gli alberghi sono uniformemente distribuiti nelle classi dimensionali superiori. Fig. 10 - Distribuzione dei lavoratori per dimensione delle imprese e settore di attività (%) 70 60 50 Agenzia o tour operator Albergo e simili Altro pubblico esercizio Ristorante 40 30 20 10 0 Da 1 a 5 Da 6 a 15 Da 16 a 50 Più di 50 4. LE PROFESSIONI I lavoratori intervistati sono stati classificati per profilo professionale facendo riferimento alla classificazione delle professioni Istat (1991), all analoga classificazione ISCO, al contratto nazionale e al contratto integrativo territoriale. La distribuzione complessiva è riportata nella figura 11 dove appare innanzitutto l estrema eterogeneità dei profili professionali considerati, ed inoltre una profonda segmentazione di genere del mercato del lavoro. Si nota infatti la prevalenza di professioni svolte da una maggioranza di lavoratori dello stesso sesso, alternativamente uomini (per gli addetti al ricevimento e alla cucina, camerieri e barman) o donne (prevalenti tra gli addetti ai piani negli alberghi, nell assistenza ai clienti e alla cassa, ed in parte nelle agenzie di viaggi). Si nota anche una prevalenza di donne nelle attività di amministrazione. 10

Fig. 11 - Suddivisone per profilo professionale e per genere (%) 25 20 Femmine Maschi 15 10 5 0 Animatore Tecnico Assistente bagnanti Hostess congressulae Biglietteria, cassa Accompagnamento, assis. clienti Addetto alla cucina Addetto al bancone Addetto ai piani Organizzazione e vendita viaggi Direzioneamministrazione Addetto alla sala Addetto al ricevimento La questione del genere verrà ampiamente trattata ed approfondita nelle prossime pagine in maniera trasversale rispetto alle differenti tematiche, ed emergeranno altre forme di segmentazione e situazioni non certo positive riguardanti le pari opportunità, riscontrabili anche in altri settori e che riguardano l intero mercato del lavoro. La suddivisione per profilo professionale deve inoltre essere riferita a ciascun sottosettore separatamente. I risultati sono riportati nelle figure 12, 13 e 14. 11

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Fig. 12 Distribuzione % per profilo professionale nelle imprese alberghiere Addetto al ricevimento o portineria Addetto ai piani Direzione-amministrazione Addetto alla sala o al bancone Assistente bagnanti Accompagnamento, assistenza clienti Addetto alla cucina Tecnico Animatore Altro 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Come detto le imprese ricettive si caratterizzano per una maggiore eterogeneità di profili professionali mentre nel caso delle agenzie e dei ristoranti circa la metà dei lavoratori risultano appartenere ad un unico profilo professionale, rispettivamente l addetto all organizzazione e la vendita di viaggi (che è comunque un aggregato ampio e differenziato) e l addetto alla sala. Fig. 13 Distribuzione % per profilo professionale nelle agenzie di viaggio Organizzazione e vendita viaggi Direzione-amministrazione Biglietteria Accompagnamento assistenza clienti Altro 0 10 20 30 40 50 60 12

Fig. 14 La distribuzione % per profilo professionale nei ristoranti Addetto alla sala Addetto alla cucina Addetto al bancone Direzione-amministrazione Cassa 5. LA FORMAZIONE 0 10 20 30 40 50 La richiesta di manodopera nei settori considerati come risulta da studi analoghi - è in molti casi poco qualificata e con retribuzioni relativamente basse. Molte professioni nel comparto del turismo e nei pubblici esercizi necessitano di una preparazione specialistica e di esperienza specifica (per esempio cuochi, sommelier, ma anche per lavori meno qualificati per i quali sono in ogni caso previsti percorsi di studio specialistici), ma non di un elevato titolo di studio. Per questo motivo è basso il livello di istruzione all interno del personale anche tenendo conto di figure specialistiche o posizioni dirigenziali, che in ogni caso non richiedono alti livelli di istruzione. La domanda di figure professionali specialistiche è inoltre vincolata dal grado di divisione del lavoro all interno delle imprese che, essendo queste per la maggior parte di piccole dimensioni, è molto spesso limitata. Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente in un basso livello salariale e in un elevato turn-over. I soggetti intervistati svolgono il proprio attuale lavoro in media da poco più di tre anni, e poco più di due anni nel caso delle agenzie, dei tour operator e dei pubblici esercizi. L elevata sostituibilità e turnover, a sua volta, non permette alle risorse umane impiegate di acquisire un esperienza solida e cumulativa anche per i frequenti cambi di mansione. 13

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Fig. 15 - Suddivisione dei lavoratori per titolo di studio e settore di attività 80% Laurea Scuola superiore Media inferiore 60% 40% 20% 0% Agenzia o tour operator Albergo e simili Pubblico esercizio Totale Nonostante ciò all interno del campione compare una quota significativa di laureati, pari al 16,7%, che si distribuisce in maniera disomogenea nei diversi settori considerati (figura 15), e nei diversi profili professionali (tabella 2). Le agenzie di viaggio mostrano una quota significativa di laureati, circostanza confermata anche dal numero di laureati addetti all organizzazione e vendita viaggi. Tab. 2 - Titolo di studio per profilo professionale (%) Laureati (%) Con titolo di media inferiore (%) Accompagnamento, assistenza clienti 45,0 0,0 Direzione-amministrazione 40,5 5,4 Organizzazione e vendita viaggi 33,3 2,1 Hostess congressuale 25,0 0,0 Biglietteria, cassa 23,5 0,0 Addetto alla cucina 12,5 29,2 Addetto alla sala 9,4 18,9 Addetto al ricevimento 9,4 9,4 Addetto ai piani 5,1 48,7 Addetto al bancone 0,0 16,0 Tra gli addetti all accompagnamento ed assistenza clienti compare poi una quota di laureati superiore perfino alle attività di direzione e amministrazione. Su questo dato pesa forse la presenza di guide turistiche o altre figure professionali in possesso di elevati titoli di studio ma che hanno nonostante ciò delle retribuzioni medie molto basse (si veda la figura 18). Stesso dicasi per il lavoro di hostess congressuale. Livelli minimi di istruzione si hanno nel 14

caso dei camerieri, dei portieri e degli addetti ai piani negli alberghi, che sono poi le professioni dove minore è la presenza di giovani, tra i quali quasi la metà non ha neanche un diploma. Colpisce tuttavia anche in questi casi la presenza di significative percentuali di laureati relative in gran parte a persone che non hanno trovato collocazioni lavorative migliori o che sono solo temporaneamente occupate nei settori considerati. Emergerebbe inoltre una sorta di correlazione negativa tra livello di istruzione e posizione contrattuale. Le problematiche relative ai contratti verranno approfondite in paragrafi specifici. Vale la pena notare tuttavia che il titolo di studio non rappresenta in molti casi una garanzia in termini contrattuali, tant è che solo il 22,8% dei laureati ha un contratto a tempo indeterminato - rispetto al 28,3% dei diplomati e al 43,5% dei possessori di titolo di scuola media inferiore. Su questo dato pesa tuttavia il fatto che i titolari di contratti a tempo indeterminato hanno in media una maggiore anzianità lavorativa e in molti casi hanno cominciato a lavorare prima della diffusione dei contratti atipici. Tab. 3 - Titolo di studio per tipologia contrattuale (%) Laureati (%) Con titolo di media inferiore (%) Stage, tirocini o simili 55,6 0,0 Lavoro intermittente 40,0 20,0 Contratto di collaborazione/progetto 39,4 9,1 Collaboratore occasionale 26,1 17,4 Lavoro interinale 25,0 0,0 Lavoro autonomo/partita IVA 25,0 0,0 Contratto a tempo determinato 17,9 8,9 Contratto a tempo indeterminato 17,2 20,2 Lavoro irregolare o in nero 16,7 16,7 Apprendistato/Formazione lavoro 0,0 16,7 I lavoratori che permangono nella propria professione per un numero elevato di anni sono in molti casi in possesso di bassi titoli di studio. Il gran numero di giovani laureati che trovano inizialmente una collocazione lavorativa nei settori considerati invece, per i problemi richiamati, non permangono sufficientemente a lungo per accedere ad un contratto a tempo indeterminato. Il livello di qualificazione richiesto nei settori considerati è comunque in aumento, soprattutto nelle imprese di maggiori dimensioni. I commenti liberi: la formazione Non mi pagano molto, ma voglio imparare bene il mio lavoro e qui ne ho la possibilità. Una formazione professionale adeguata è la migliore tutela per i lavoratori Bisogna sempre aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, solo così è possibile trovare lavoro Senza studi specializzati e mirati nel settore ho grosse difficoltà di inserimento E difficile in questo settore l inserimento di personale specializzato. L'Italia è ancora troppo arretrata da questo punto di vista Si parla tanto di formazione invece se sei formato o no, non interessa a nessuno. Alle imprese non interessa se il lavoratore migliora o no attraverso la formazione professionale. Io mi aggiorno continuamente a mie spese 15

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Il mercato del lavoro si va quindi specializzando e qualificando, ed i lavoratori hanno preso coscienza di ciò. Nei commenti liberi (si veda il box) danno spesso importanza alla necessità di una continua formazione e aggiornamento delle proprie competenze. Questi stessi lavoratori lamentano in alcuni casi si vedano i commenti successivi lo scarso riconoscimento e lo scarso spazio dedicato da molte imprese alla formazione e alla qualità. Questo scarso riconoscimento rimane uno dei problemi prioritari nei settori considerati. Tab. 4 - Come valuta il suo livello di esperienza e di qualifica? Superiore al tipo di lavoro svolto 24,5 % Adeguato al tipo di lavoro svolto 70,1 % Inadeguate al tipo di lavoro svolto 5,4 % Se si analizza infine il livello di soddisfazione rispetto al proprio livello di qualificazione e alla professione svolta (tabella 4), compare che solo il 5 % si dichiara troppo poco qualificato per svolgere il proprio lavoro e un quarto degli intervistati ritiene di essere più che qualificato. Particolarmente sentito è il problema della sovra-qualificazione nel caso dei lavoratori stranieri che nonostante svolgano spesso lavori dequalificati e poco attrattivi, hanno in molti casi elevati titoli di studio. Il 26% degli stranieri intervistati è in possesso di laurea mentre solo il 18% ha un titolo di scuola media inferiore. I commenti liberi: i lavoratori immigrati In Ucraina facevo la guida turistica. In Italia mi sono dovuta adeguare a fare la cameriera e le pulizie senza nessun contratto In Congo facevo l'insegnante, qui in Italia ancora non sono riuscito a trovare un occupazione stabile e uno stipendio dignitoso L importanza data dalle imprese alla formazione professionale è estremamente differenziata nei diversi casi. La frequenza di corsi di formazione varia notevolmente all interno delle varie classi dimensionali delle imprese; mentre nelle imprese con oltre 50 lavoratori quasi l 80% degli intervistati svolge corsi di formazione - ed il 17,6% con cadenza regolare - nelle aziende con meno di 5 dipendenti oltre il 48% dei lavoratori non ha mai preso parte a corsi di formazione. Il peso della formazione varia inoltre in funzione del tipo di lavoro svolto e del settore lavorativo. I settori che utilizzano in misura maggiore lavoro qualificato sono anche quelli nei quali è più diffusa la formazione professionale, anche se il numero di imprese che la svolgono con regolarità rimane drammaticamente basso e ben al di sotto degli altri paesi europei. Complessivamente più del 60% del campione dichiara di partecipare a corsi di formazione ma solo il 10% con regolarità. Il numero di coloro che dichiarano di svolgere regolarmente attività di formazione incrementa notevolmente al crescere del titolo di studio: sono solo il 4% tra coloro con titolo di media inferiore, raggiunge il 9% per i lavoratori diplomati e supera il 15% per i laureati. Per molti degli intervistati quindi i corsi di formazione rappresentano il completamento di un percorso formativo specialistico. In tutti i casi tuttavia il numero di coloro che partecipano a corsi di formazione saltuariamente si aggira intorno al 40-50% degli intervistati. Per quel che riguarda le retribuzioni (si veda anche il prossimo paragrafo) non compare nessuna relazione significativa tra titolo di studio e livello retributivo. Molto di più incide invece la partecipazione a corsi di formazione. Per i lavoratori che hanno 16

una frequenza regolare il reddito medio raggiunge i 1.134,48 Euro a fronte dei poco meno di 1.000 Euro di reddito medio complessivo di chi non prende parte a corsi di formazione o lo fa in maniera saltuaria. Fig. 16 - Partecipazione a corsi di formazione professionale (% su tot. lavoratori) Agenzia o tour operator Albergo e simili Ristorante Mai Altro pubblico esercizio A volte Regolarmente 0 10 20 30 40 50 60 70 E comunque significativo che sul livello di retribuzione incida molto di più l anzianità lavorativa che non il titolo di studio, in virtù del fatto che molte delle persone qualificate che da giovani lavorano nel settore in maniera saltuaria o come prima occupazione, in molti casi con il tempo finiscono per cambiare lavoro in cerca di migliori opportunità o di un occupazione maggiormente stabile e compatibile con il percorso di studio. Questi lavoratori rappresentano per le imprese una grande opportunità che rischia di andare perduta se a queste persone non si garantisce un adeguato riconoscimento delle loro competenze e della loro professionalità. I commenti liberi: lo stipendio Il problema non è lo stipendio basso ma il costo della vita che in Italia è troppo alto Bisogna adeguare gli stipendi del settore, che sono troppo bassi rispetto ai turni di lavoro che svolgiamo. In alta stagione poi i ritmi sono troppo stressanti rispetto a quanto ti pagano Mettere su famiglia oggi sembra difficile o addirittura del tutto impossibile dati gli stipendi Bisogna cambiare il contratto nazionale, la retribuzione nel settore la trovo ridicola rispetto alle mansioni che svolgiamo 6. LE RETRIBUZIONI Il livello delle retribuzioni nei settori considerati è tendenzialmente medio- basso e presenta forti differenziazioni in relazione alla qualifica ed all anzianità. Non sembra esserci nessuna relazione significativa, come detto, tra titolo di studio e livello retributivo; si va infatti da una media di 1.061 Euro mensili per i laureati ad una media di 958 Euro per coloro con titolo di media inferiore. 17

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Fig. 17 - Livello di retribuzione per anni di esperienza lavorativa 1.400,00 1.200,00 1.000,00 800,00 600,00 Da 1 a 2 Da 3 a 5 Da 6 a 10 Da 11 a 20 Più di 20 Anni di esperienza lavorativa Come è stato detto su questi dati pesa probabilmente la presenza tra coloro con elevati titoli di studio di persone giovani all inizio della carriera e quindi con bassi stipendi. Le classi di età superiori ai 30 anni hanno infatti redditi medi superiori ai 1.000 Euro mensili. Prima di questa età sono pochi ad avere raggiunto una piena indipendenza economica, e solo le classi di età superiori ai 50 anni superano i 1.500 Euro. Fig. 18 - Reddito medio per profilo professionale 1.400,00 1.200,00 1.000,00 800,00 600,00 400,00 Direzioneamministrativa Tecnico Addetto alla cucina Addetto al ricevimento Biglietteria, cassa Organizzazione e vendita viaggi Addetto al bancone Animatore Addetto ai piani Addetto alla sala Accompagnamento, assistenza clienti Assistenti bagnanti Hostess congressuale Due terzi degli intervistati ha un reddito non superiore ai 1.000 Euro netti mensili e un quarto del campione non supera i 700 Euro. Le retribuzioni variano poi in funzione della qualifica professionale (figura 18). 18

Nella figura 19 appare inoltre evidente una notevole differenziazione di genere, dal momento che a parità di profilo professionale pur nella varietà delle singole situazioni le donne percepiscono un reddito nettamente inferiore rispetto agli uomini, con un differenziale che tende ad aumentare al crescere del livello di qualifica. Fig. 19 Reddito medio per profilo professionale e per genere 2.000 Donne Uomini 1.500 1.000 500 - Addetto ai piani Addetto alla sala Adetto al bancone Biglietteria cassa Addetto al ricevimento Organizzazione e vendita viaggi Addetto alla cucina Direzioneamministrazione Tecnico 7. I CONTRATTI Difficile avere dati sul lavoro flessibile confrontabili con aggregati più ampi per stimare l effettiva diffusione del lavoro atipico al livello nazionale, ed ancora più nel dettaglio dei singoli settori e delle singole aree geografiche. Le fonti principali sono l Istat e l INPS. Per quel che riguarda quest ultimo si può fare riferimento ai dati sugli iscritti alla gestione separata, che comprende collaboratori, liberi professionisti, partite IVA e dal 2003 gli associati in partecipazione. Tale aggregato non coincide quindi con l universo del lavoro atipico, ma può fornire qualche indicazione. Negli anni successivi all istituzione della gestione separata il numero di iscritti continua a crescere in maniera pressoché omogenea. Per quel che riguarda in particolare i collaboratori, da notare come il Lazio presenti per l anno 2004 rispetto all anno precedente l incremento maggiore dal 1997, e superiore a tutte le altre Regioni italiane nello stesso anno. E possibile confrontare la variazione degli iscritti alla gestione separata con la variazione dell occupazione complessiva rilevata dall Istat, tra il 2000 ed il 2003, nonostante i dati siano solo parzialmente confrontabili. L aumento degli iscritti alla gestione separata nel 2003 è addirittura maggiore dell aumento del numero di persone occupate, e negli altri anni varia tra 19

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma il 60 e l 80% dell incremento di occupazione. Sembra quindi non solo che gran parte dei posti di lavoro creati in questi anni siano atipici, ma anche probabilmente situazioni di sostituzione tra forme contrattuali tipiche con la parasubordinazione. Nel Lazio, ed ancora di più a Roma, la percentuale di lavoratori flessibili è ancora superiore in virtù della specializzazione in settori dove più diffuso è il ricorso a forme di lavoro flessibile. Fig. 20 - Tassi di crescita dei collaboratori iscritti alla gestione separata INPS, 1999-2004 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Fonte: elaborazione su dati INPS Il peso del lavoro parasubordinato sul totale dell occupazione risulta tutt ora minoritario, ma risulta preponderante tra le nuove assunzioni. Questi dati sono confermati dalla Banca d Italia che in un recente studio stima che i contratti a tempo indeterminato rappresentano nel 2005 il 63% del totale dell occupazione. Tra coloro che hanno trovato lavoro nell anno in corso, tuttavia, la percentuale di contratti a tempo indeterminato è meno del 40%, e pari al 37% per i giovani fino a 29 anni. Il restante 60% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2005 sarebbero quindi per la gran parte contratti a termine e in misura minore lavoro autonomo. Unioncamere nell Indagine Excelsior stima invece le previsioni di assunzione da parte delle imprese nei diversi settori. Per quanto riguarda il 2005 si stima che nel settore turistico le nuovi assunzioni siano nel 33,6% dei casi contratti a tempo indeterminato, nel 55,3% dei casi contratti a termine, e contratti di apprendistato per l 8,5%. Emerge dall indagine che il turismo è uno dei settori dove più bassa è la percentuale di nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato, che riguardano invece il 48,9% dell intero aggregato dei servizi, e il 51,6% dei nuovi assunti nell industria. Ad incidere sulla tipologia contrattuale delle nuove assunzioni, sempre secondo Unioncamere, è anche la grandezza delle imprese con un incidenza significativamente maggiore del contratto a tempo indeterminato solo nelle imprese con oltre 250 dipendenti. Un indagine presso gli alberghi di Roma (figura 21) mostra che mentre nel settore alberghiero circa il 70% degli occupati totali hanno un contratto a tempo indeterminato, la percentuale scende al 25% nel caso delle nuove assunzioni previste. In realtà anche il dato riguardante gli attuali occupati a tempo indeterminato e sovrastimato, almeno a giudicare dal risultato delle interviste ai lavoratori. Solo il 30% degli intervistati che lavora attualmente in maniera regolare dichiara di avere Lazio Italia 20

80% 60% Fig. 21 Lavoratori a tempo indeterminato negli alberghi romani, 2005 un contratto a tempo indeterminato, e il 27,3% nel caso delle donne (figura 22). I contratti a tempo determinato sono di più dei contratti a tempo indeterminato, e molto diffuso è l utilizzo del contratto di collaborazione o a progetto (il 10,3% in totale e quasi il 13% per le donne), delle collaborazioni occasionali (il 7,2% del totale e il 9,3% delle donne) e del contratto di formazione lavoro (in questo caso a prevalenza di uomini). 40% 20% 0% Sul totale assunzioni previste Sul totale dei lavoratori attuali Discreta appare la diffusione del lavoro intermittente nonostante la sua particolarità e la recente istituzione mentre trascurabile è il numero di lavoratori interinali. Il lavoro autonomo infine è quasi esclusivamente maschile e in generale sembra evidente che le lavoratrici hanno in media situazioni contrattuali peggiori degli uomini. Fig. 22 - Distribuzione dei lavoratori per tipologia di contratto Lavoro interinale Lavoro intermittente Donne Uomini Lavoro autonomo/partita IVA Collaboratore occasionale Apprendistato/Formazione lavoro Contratto di collaborazione/progetto Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo determinato 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% La distribuzione tra le varie tipologie di contratto varia notevolmente se si tiene in considerazione l esperienza lavorativa. Tra coloro che svolgono l attuale attività da meno di un anno è evidente la diminuzione del peso dei contratti a tempo indeterminato (12,5%) mentre maggiore è l incidenza dei contratti di collaborazione o a progetto (15%) e delle collaborazioni occasionali (13,7%). 21

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma Fig. 23 - Lavoratori per tipologia di contratto e esperienza lavorativa 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% Fino a 3 Da 4 a 6 Da 7 a 10 Più di 10 Anni di esperienza lavorativa Altro contratto parasubordinato Collaboratore occasionale Contratto di collaboraz./ progetto Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo determinato Evidenti anche le differenze riguardanti i lavoratori giovani (figura 24), dei quali (contando in questo caso anche il lavoro irregolare) solo il 18% ha un contratto a tempo indeterminato e più del 40% ha un contratto a tempo determinato. La percentuale di giovani con contratti di collaborazione continuata o occasionale è 4 volte superiore all analoga percentuale di over 35, mentre il lavoro interinale e ovviamente il contratto di formazione lavoro sembrano essere esclusivamente destinati ai minori di 35 anni. Interessante notare che anche i lavoratori irregolari sono per la maggior parte giovani. Fig. 24 Distribuzione % per tipologia di contratto e classe di età Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo determinato Lavoro intermittente Lavoro autonomo/partita IVA Contratto di collaborazione/progetto Collaboratore occasionale Lavoro irregolare o in nero Lavoro interinale Apprendistato/Formazione lavoro Minori di 35 anni Maggiori di 35 anni 0 10 20 30 40 50 60 22

L esperienza lavorativa media per tipologia contrattuale (tabella 5) può dare un idea della composizione per età delle diverse situazioni lavorative. Il contratto formazione lavoro e l apprendistato, lo stage e le collaborazioni occasionali registrano un anzianità lavorativa nettamente inferiore alle altre tipologie contrattuali. Tab. 5 - Anzianità lavorativa e tipo di contratto Tipo di contratto attuale Media anni di lavoro Apprendistato/Formazione lavoro 4,3 Lavoro irregolare o in nero 5,5 Stage, tirocini o simili 6,6 Collaboratore occasionale 6,8 Contratto a tempo determinato 9,2 Contratto di collaborazione/progetto 9,6 Lavoro interinale 10,0 Lavoro intermittente 10,9 Lavoro autonomo/partita IVA 14,6 Contratto a tempo indeterminato 16,0 Nelle altre categorie di lavoro atipico si nota una discreta presenza di lavoratori anziani, che sottintende situazioni di permanenza in condizioni di lavoro a termine anche aldilà dei primi anni lavorativi. Si nota poi una scarsa corrispondenza tra la formalità del rapporto di lavoro e la sostanza delle modalità di svolgimento dello stesso (figura 25). In altre parole l universo dei lavoratori flessibili sembra avere orari, modalità di pagamento e di svolgimento del proprio lavoro molto simili ai lavoratori con vincolo di subordinazione. Più della metà dei lavoratori atipici ha lo stesso orario di lavoro ogni giorno. Si verificano quindi in questi casi situazioni nelle quali i contratti atipici rappresentano per le imprese una forma di utilizzo della manodopera sostitutiva piuttosto che complementare al lavoro subordinato. Fig. 25 - Orari di lavoro per tipologia contrattuale 90% 60% Atipico A tempo determinato A tempo indeterminato 30% 0% Lo stesso ogni giorno Variabile a discrezione del lavoratore Variabile a discrezione del superiore Il lavoro è saltuario 23

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma La durata dei contratti a termine risulta pari in media a circa sei mesi per le collaborazioni, il lavoro interinale, intermittente ed occasionale, intorno ai 9 mesi per il contratto a tempo determinato e ai 14 mesi per l apprendistato e la formazione lavoro (figura 26). La durata dei contratti è comunque estremamente variabile all interno delle singole categorie, ma è raramente superiore ad un anno. Fig. 26 - Durata del contratto (mesi) Apprendistato/Formazione lavoro Contratto a tempo determinato Contratto di collaborazione/progetto Lavoro interinale Lavoro intermittente Collaboratore occasionale Stage, tirocini o simili Durata massima Durata media Durata minima 0,0 6,0 12,0 18,0 24,0 30,0 36,0 42,0 48,0 8. I PASSAGGI DI CONTRATTO Emerge tra i lavoratori atipici una notevole incertezza riguardante il proprio futuro lavorativo. Oltre la metà del lavoratori con contratti a termine non sa cosa accadrà alla scadenza del suo contratto. Il 30% crede invece che gli verrà rinnovato e il 6% non ha intenzione di rinnovarlo. Molto maggiore è l incertezza tra gli over 35; 2/3 di questi infatti non sa cosa accadrà alla scadenza dell attuale periodo contrattuale, mentre l altro terzo è certo che il rapporto di lavoro proseguirà e trascurabile è il numero di coloro che sono sicuri che il contratto non verrà rinnovato. Ad incidere in maniera sostanziale sulle aspettative circa il futuro contrattuale è senza dubbio la durata del contratto stesso. Se infatti tra coloro i quali hanno un contratto di durata inferiore ai sei mesi è molto elevata l incertezza che caratterizza il 56% degli intervistati chi ha un contratto con una durata superiore ai sei mesi è più ottimista; oltre il 40% di questi infatti pensa che il contratto gli verrà rinnovato. Solo nel 3% dei casi, infine, il lavoratore ritiene che alla scadenza dell attuale contratto potrà accedere ad un contratto a tempo indeterminato. Difficile valutare in maniera oggettiva quanta parte degli attuali lavoratori atipici permarranno in una situazione di lavoro flessibile oppure accederanno effettivamente ad un contratto a tempo indeterminato. 24

Si possono analizzare in quest ottica i passaggi contrattuali. I dati riguardanti i contratti posseduti precedentemente dai lavoratori intervistati evidenziano un elevata mobilità contrattuale; oltre il 67% dei lavoratori nel passaggio da un lavoro all altro ha anche cambiato tipologia di contratto. La mobilità contrattuale non è una prerogativa dei giovani ed anzi proprio le persone in età più matura in particolare quelli tra i quaranta ed i cinquanta anni - tendono a cambiare più frequentemente tipologia contrattuale. Fig. 27 Cosa succederà alla scadenza del contratto? (%) Verrò assunto a tempo indeterminato Sicuramente mi verrà rinnovato Non voglio rinnovarlo Non so Non mi verrà rinnovato Lavoro intermittente Lavoro interinale Contratto di collaborazione/progetto Contratto a tempo determinato Collaboratore occasionale Apprendistato/Formazione lavoro Stage, tirocini o simili 0,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 Questo cambiamento però nella maggior parte dei casi avviene all interno della stessa categoria in modo che circa la metà dei lavoratori atipici rimane in una situazione di atipicità mentre solo un quinto riesce a vedere trasformato il suo contratto in un rapporto a tempo indeterminato. Tra coloro che hanno attualmente un contratto a tempo indeterminato (le barre colorate in grigio chiaro nella figura 28), più del 60% dichiara di avere avuto precedentemente un contratto a termine, l 11,5% dichiara di aver svolto precedentemente un lavoro in nero, mentre il 23% ha avuto, prima dell attuale, un altro contratto a tempo indeterminato. Solo il 3,5% risulta al primo lavoro con contratto a tempo indeterminato. Rispetto a coloro che dichiarano di essere alla prima esperienza lavorativa quindi, il numero di contratti a tempo indetermina- 25

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma to è di cinque volte inferiore al numero di contratti a termine. Tra coloro che hanno attualmente un contratto a termine (le barre colorate in grigio scuro nella figura 28), il 70% dichiara di avere avuto precedentemente un altro contratto a termine, e in molti casi analogo a quello attuale. Risulta alta la percentuale di coloro che risultano provenire da una situazione contrattuale irregolare ed hanno successivamente ottenuto un contratto a termine (il 17% del campione complessivo). Fig. 28 - Raffronto tra situazione contrattuale attuale e situazione precedente Primo lavoro con contratto a tempo indeterminato Primo lavoro con contratto a termine Regolarizzati con contratto a tempo indeterminato Regolarizzati con contratto a termine Passati da tempo determinato a tempo indeterminato Rimasti con contratto a termine Rimasti a tempo indeterminato 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50% Da notare inoltre come l avere avuto un contratto a tempo indeterminato non sia una garanzia per il futuro. Se infatti la maggior parte di coloro che avevano questa tipologia contrattuale nel cambio di lavoro ha mantenuto il proprio tipo di contratto, una buona percentuale è passata ad un contratto a termine e di questi oltre la metà ad un contratto atipico. I commenti liberi: la flessibilità Chi ha un contratto a tempo indeterminato e vorrebbe cambiare lavoro fa fatica a trovarne uno che offra la stessa tipologia di contratto Lavoro da dieci anni, sempre con contratti rinnovati di tre mesi in tre mesi! Le cooperative lasciano il tempo che trovano. Aiutano a trovare lavoro ma con il passare del tempo non favoriscono la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. L'azienda ci vede come degli esterni; non è facile instaurare un rapporto di lavoro continuo Avevo un contratto a tempo indeterminato ma l azienda ha chiuso. Ora ho un contratto di formazione in un albergo dello stesso gruppo alberghiero Il bisogno di lavoro fa accettare anche condizioni ingiuste e pagamenti miseri 26

I passaggi contrattuali tendono a garantire un miglioramento in termini retributivi; chi ha infatti cambiato lavoro tende ad avere un reddito medio più elevato di chi è rimasto nella stessa tipologia contrattuale. La percentuale di lavoratori passati da un contratto a termine ad uno a tempo indeterminato è il 17% del campione, il 60% di quelli che hanno attualmente un contratto a tempo indeterminato. Difficile ricavare da questi dati delle indicazioni circa le probabilità di conversione del lavoro flessibile in contratti a tempo indeterminato, che richiederebbe un analisi longitudinale e cioè una rilevazione periodica presso lo stesso campione di lavoratori. L impressione è che anche alla luce delle altre elaborazioni - molti degli attuali lavoratori flessibili rimarranno tali nel futuro, avendo una probabilità di assunzione a tempo determinato consistente ma non tale da consentire a tutti tale passaggio. Emergono infine in questo quadro differenze riguardanti le diverse tipologie di lavoro flessibile o a termine. Mentre il contratto a tempo determinato o il contratto di formazione lavoro sembrano essere in molti casi modalità di primo inserimento lavorativo con discrete probabilità di passaggio ad un contratto a tempo indeterminato, gli altri contratti atipici mostrano una minore probabilità di conversione. Tab. 6- Quadro sintetico per tipologia contrattuale Apprendistato /Formazione lavoro Collaboratore occasionale Contratto a tempo determinato Contratto a tempo indeterminato Contratto di collaborazione/progetto Lavoro autonomo/ Partita IVA Lavoro interinale Lavoro intermittente Lavoro irregolare Stage, tirocini o simili Durata media contratto (mesi) 14,1 5,7 9,6 ns 8,0 12,0 6,8 6,0 ns 4,7 Esperienza lavorativa in anni 4,3 6,8 9,2 16,0 9,6 14,6 10,0 10,9 5,5 6,6 Ore lavorative settimanali 37,7 31,6 39,9 41,1 34,6 42,2 43,8 31,6 35,8 36,3 Reddito mensile (Euro) 800 742 938 1.291 896 2.225 1.100 1.054 645 362 Età media 24,7 28,8 31,2 38,8 29,4 34,9 27,7 34,0 25,0 26,9 Numero cambiamenti di lavoro 3,1 5,5 4,8 4,3 3,4 2,4 2,0 4,9 4,8 4,1 Percentuale donne 33,3 69,6 55,2 47,0 66,7 25,0 25,0 73,3 55,6 77,8 Percentuale laureati 0,0 17,4 13,6 13,0 30,3 12,5 25,0 33,3 16,7 11,1 Percentuale persone con un secondo lavoro 0,0 30,4 10,4 6,0 18,2 12,5 25,0 26,7 22,2 7,4 Percentuale di lavoro Part-Time 8,3 47,8 16,8 8,0 24,2 0,0 0,0 40,0 44,4 29,6 Percentuale soddisfatti rispetto al tipo di contratto 66,7 39,1 54,4 84,0 30,3 50,0 50,0 46,7 16,7 3,7 Percentuale frequentanti corsi formazione 50,0 52,2 53,6 62,0 48,5 62,5 75,0 80,0 38,9 77,8 Percentuale iscritti al sindacato 0,0 4,4 14,4 23,0 9,1 12,5 0,0 26,7 16,7 0,0 27

Professione turismo Indagine sulle condizioni di lavoro nelle imprese turistiche di Roma 9. TEMPO PARZIALE E ORARI DI LAVORO 35 30 25 20 15 10 5 0 Fig. 29 - Percentuale di part-time per datore di lavoro Agenzia o tour operator Albergo e simili Altro pubblico esercizio Ristorante Numerosi studi confermano che i settori considerati nell indagine si caratterizzano per un ampio ricorso al lavoro part-time. Il 20% dei lavoratori contattati dichiara di lavorare part-time e si tratta in misura maggiore di donne che di uomini, per i quali il lavoro a tempo parziale riguarda il 17% dei lavoratori. Il ricorso a forme di lavoro part-time però non è allo stesso modo diffuso all interno dei vari sotto settori; nei pubblici esercizi un lavoratore su tre è part-time e nei ristoranti è impegnato parzialmente un lavoratore su quattro, mentre nelle agenzie di viaggio e tour operator questa forma contrattuale è diffusa solo tra il 15% degli addetti. Il lavoro part-time nelle agenzie e tour operator occupa inoltre lavoratori per un numero di ore minore pari in media a 24,8, a fronte delle oltre 30 ore lavorative medie di ristoranti ed alberghi. In particolar modo alcune attività addetto alla sala, addetto al bancone, hostess - vengono svolte facendo elevato ricorso a questa forma contrattuale. A questo tipo di impiego ricorrono in particolar modo le aziende medio-piccole (tra 6 e 15 addetti) all interno delle quali circa un lavoratore su quattro ha un contratto part-time. Il lavoro part-time riguarda poi in maniera prevalente i giovani (figura 30), in particolare un terzo dei lavoratori con meno di 25 anni. La percentuale di part-time varia inoltre a seconda della categoria contrattuale considerata ed è molto meno diffuso nell ambito dei contratti a tempo indeterminato che nei contratti a termine o atipici (figura 31). Accanto alla diffusione del tempo parziale è possibile analizzare in termini generali la variabilità degli orari di lavoro. Emerge che (si vedano le tabelle 7 e 8) nell ambito del campione risultano orari lavorativi settimanali molto differenziati in Fig. 30 - Percentuale di part-time per classe d età funzione di diverse variabili. E possibile per esempio (tabella 40,0 8), incrociare le ore lavorative settimanali con la posizione lavorativa. In media le ore lavorative settimanali sono 38,4 e 30,0 quindi un lavoratore a tempo indeterminato lavora il 10% in più 20,0 rispetto alle tipologie contrattuali 10,0 differenti. 0,0 15-20 21-25 26-30 31-35 36-45 Più di 45 28