La gestione dei comportamenti problematici nei bambini con autismo, disturbo del linguaggio e con ADHD



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La gestione dei comportamenti problematici nei bambini con autismo, disturbo del linguaggio e con ADHD di RITA CENTRA psicologa rita.centra@fastwebnet.it autrice della didattica della disabilità delle riviste La vita scolastica e La scuola dell infanzia di Giunti Scuola del 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 Autrice del libro DSA e Scuola dell Infanzia, Giunti Scuola, 2012 Coautrice del libro Autismo, cosa e come fare con i bambini e i ragazzi a scuola. Giunti scuola, 2013 Si definiscono problematici quei comportamenti che: Interferiscono con l apprendimento e con lo sviluppo in generale Possono provocare danni alla persona stessa che li emette, ad altri o ad oggetti Sono considerati inaccettabili da un punto di vista sociale Non vengono considerati problematici quei comportamenti che, per quanto particolari o bizzarri Non interferiscono con lo sviluppo sociale, cognitivo ed affettivo della persona Non creano danni a lei, ad altri o ad oggetti Comportamenti problematici Relazionali Sono comportamenti che hanno una funzione comunicativa (messaggio), svolgono la funzione di comunicazioni per quelle persone che non sono in grado di esprimere altrimenti, in maniera socialmente condivisa ed accettabile, la stessa funzione comunicativa Riguardano la presenza di un interlocutore: tira calci (a qualcuno), morde (qualcuno), ecc.. I bambini con difficoltà cognitive e/o difficoltà di comunicazione nella nostra società è come se si trovassero in un paese straniero, spesso: Non capiscono quello che succede intorno

Non comprendono quello che viene detto Non riescono a farsi capire Non riescono ad usare i gesti Imparano in modo immediato che quando fanno qualcosa di problematico (urlare, piangere, scappare) le persone intorno si danno molto da fare per cercare di farli smettere Comportamenti problematici Non relazionali Riguardano solo la persona che li emette Sono comportamenti ripetitivi Definiti apparentemente non finalizzati Riguardano comportamenti come le stereotipie, ecolalia, alcune forme di autolesionismo, che non sembrano influenzati dalla presenza di un interlocutore e che sembrano essere una necessità, un bisogno o un piacere in sé per la persona Avvengono in situazioni soggettivamente troppo povere o troppo ricche di stimoli Spesso le persone con disabilità vivono in una perenne condizione di sala d attesa, spesso non sanno che cosa succederà nella loro giornata I loro punti fermi riguardano l essere lavati, vestiti, i pasti, gli spostamenti in macchina o in pulmino Ma anche questi momenti, possono essere difficili da prevedere, se non in base ad alcuni elementi, che vengono definiti indicatori visivi o situazionali. Il piatto di minestra sul tavolo è un indicatore visivo del fatto che si sta per pranzare, mentre la frase tra dieci minuti si mangia può non indicare niente per una persona con difficoltà di comprensione della comunicazione verbale Il comportamento autoregolatorio può avere tre diverse funzioni: Sensoriale: produce un effetto interessante (es: lo sfarfallio delle mani che produce giochi di luce) Omeostatica: ristabilisce l equilibrio in risposta a situazioni di stimolazione troppo alta o troppo bassa (es: rumore eccessivo, assenza di attività) Organica: produce piacere fisico (es: rilascio di sostanze simili agli oppiacei nell autolesionismo) Numerose persone con handicap hanno una ipersensibilità rispetto ad alcuni tipi di

stimolazione sensoriale (tattile, visiva, uditiva ), che possono risultare più che fastidiosi, a volte anche dolorosi, mentre comunemente sono ritenuti neutri La difficoltà a comprendere numerose situazioni, in particolare quelle sociali, e a regolare il comportamento tramite una capacità dialogica interna, può far insorgere ansia, timore, paure, o vere e proprie fobie Quando i bambini presentano diverse difficoltà di comportamento cerchiamo di correggere tutto quello che fanno Questo provoca in loro uno stato di continua frustrazione Confrontiamoci con le altre figure educative e individuiamo i comportamenti più critici e frequenti Comportamenti osservabili: definiti in maniera tale che chiunque osservi deve potersi trovare d accordo sul fatto che il comportamento è stato emesso o meno. Ad esempio: Tira calci Sputa Rovescia una sedia Si colpisce con il palmo della mano aperta sulla guancia Si colpisce con il pugno chiuso destro sulla tempia destra mentre morde la mano sinistra sotto l attaccatura del pollice La valutazione quantitativa: A cosa serve? Aiuta a comprendere la rilevanza del problema Aiuta a comprendere se esistono momenti, orari o situazioni maggiormente problematiche nella giornata Consente di verificare la riduzione del comportamento grazie all intervento mettendo in relazione il prima e il dopo Consente di verificare che sia proprio l intervento che sta funzionando (e non altre variabili) Come si fa? Osservazione sistematica

Si conta il comportamento, ovvero la cosiddetta unità funzionale del comportamento (linea di base) Il conteggio si può fare secondo diverse modalità Scheda di osservazione diretta Bisogna decidere quanto tempo dedicare all osservazione ed i momenti in cui realizzarla (15-30 minuti per 2-3 volte al giorno per una settimana) campionamento a tempo con intervalli variabili o fissi La valutazione qualitativa: Evidenzia i rapporti fra il comportamento problematico della persona e l ambiente che lo circonda definisce il senso o la funzione comunicativa di quel comportamento Si effettua attraverso l analisi funzionale Gli antecedenti sono situazioni che possono essere scatenanti o situazioni nelle quali è possibile o probabile che si verifichi un comportamento problematico. Possono essere avversive quando la persona che mostra il comportamento problematico se ne sottrae o le fa cessare Nell analisi degli antecedenti devono essere evidenziate anche le variabili che possono influenzare il manifestarsi dei comportamenti problematici come: eventuali aspetti dell ambiente fisico (il rumore di fondo, la dimensione della stanza, eventuali situazioni di fastidio, temperatura non adeguata, illuminazione non adeguata, etc.) di natura biologico/fisica del soggetto (mal di denti, sindrome premestruale, malattie, allergie, etc.) bisogno fisiologico (sete, fame, effetti collaterali di farmaci, stanchezza: es, dopo una lunga camminata in montagna) Bisogno relazionale (attenzione, affetto: es, dopo una lontananza di diversi giorni dalle figure di accudimento) Cambiamenti di routine Compiti difficili Lentezza dell istruzione Mancanza di scelta da parte dell alunno Confusione Spazio esiguo tra le persone Quantità di attenzione data dai compagni e dalle insegnanti (troppa o poca)

Presenza di particolari insegnanti (che piacciono o meno) Cambi degli insegnanti Discussioni tra la famiglia e la scuola In seguito si devono individuare le conseguenze che il comportamento problema produce nell ambiente e che possono servire a rinforzarlo Dalla ricerca di settore alcuni motivi che sembrano sostenere il comportamento: comportamenti aggressivi attenzione, conforto, cura Comportamenti di fuga ed evitamento evitare compiti noiosi e difficili Azioni autolesionistiche stimolazioni sensoriali Altri comp. Inadeguati interrompere interazioni spiacevoli Si definisce rinforzo qualunque risposta che, seguendo un comportamento, ne determina un aumento della frequenza nel tempo e pertanto MANTIENE il comportamento Rinforzo NON equivale a qualcosa che piace! Il concetto di rinforzo non è esplicativo, ma solo descrittivo! Il concetto di rinforzo NON equivale ad un giudizio di valore, mentre è un etichetta descrittiva tratta dalle teorie dell apprendimento Il termine rinforzo negativo non ha niente a che fare con l uso comune e inappropriato che se ne fa! Si definisce rinforzo+ positivo quella conseguenza che aggiunge qualcosa (attenzione, comunicazione, oggetti, attività, ecc ) alla situazione antecedente Si definisce rinforzo- negativo quella conseguenza che fa cessare la situazione antecedente (che in tal caso viene definita avversiva) L analisi funzionale: Replicarla più volte (5/6 volte sullo stesso comportamento) Descrivere in modo operazionale ciò che fanno e dicono le persone immediatamente prima della comparsa (entro 5 secondi) e ciò che le stesse fanno o dicono dopo (entro 5 secondi). Bisogna riportare i discorsi diretti (A. ha detto: fai così ) e le azioni svolte (A. ha guardato B. per 6 secondi e gli ha dato un calcio) Attenzione! La funzione è relativa a quella persona in quella situazione e può variare nel tempo e in situazioni diverse.

Nessun comportamento ha una funzione fissa ovvero nessun comportamento ha sempre lo stesso senso Dove la funzione del comportamento è comunicativa, l intervento mira a sostituire la modalità inadeguata di espressione della funzione con una modalità comunicativa adeguata Dove la funzione del comportamento è autoregolatoria l intervento mira a sostituire il comportamento inadeguato con un altro più adeguato di uguale valore rinforzante Ne consegue che l intervento non mira direttamente a far decrescere la frequenza dei comportamenti inadeguati, bensì a incrementare i comportamenti adeguati: Insegnare nuovi comportamenti Fornire alternative comunicative (Qualunque modalità comunicativa che sia socialmente accettabile e comprensibile può essere sostituita ad un comportamento problematico con funzione comunicativa) Insegnare alternative di comportamento (E possibile provare a sostituire comportamenti inadeguati con altri che abbiano la stessa funzione e siano socialmente accettabili) Intervenire sugli antecedenti Intervenire sulle conseguenze INTERVENIRE SUGLI ANTECEDENTI STRUTTURAZIONE di tempi, spazi, attività ANTICIPAZIONE E CHIARIFICAZIONE delle richieste ambientali, delle regole relazionali, i comportamenti attesi (CIÒ CHE NON SI PUÒ FARE E CIÒ CHE INVECE SI DOVREBBE FARE) ADEGUAMENTO delle attività alle caratteristiche, alle capacità, alle motivazioni Il lavoro di prevenzione dei comportamenti problematici (intervento sugli antecedenti) e di insegnamento di buone abilità, comunicative e non, sono elementi fondamentali della PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA INDIVIDUALIZZATA, della presa in carico.

Il miglior intervento per i comportamenti problematici resta una buona programmazione e individualizzazione! L alleanza psicoeducativa è una condizione necessaria ma non sufficiente per la prevenzione e la gestione dei comportamenti problematici Alleanza fra educatori Alleanza educatore utente Alleanza educatori familiari Per ottenere l alleanza è utile elaborare il Piano di Gestione del Comportamento. Contiene i comportamenti problematici, i loro fattori scatenanti, le notizie su eventuali condizioni mediche, i problemi sensoriali, gli interessi e le attività preferite, le strategie di contenimento fisico approvate. Deve essere proposto in sede istituzionale e Firmato da tutte le figure educative coinvolte. SUGGERIMENTI Se dovete cedere, cedete subito (non aspettate che si inneschi un escalation da cui non potrete uscire se non cedendo) Riprendetevi il potere (fate quello che il bambino vi chiede non perché si comporta male, ma perché l avete deciso voi) Se ormai il comportamento è in atto, chiedete al bambino un minimo comportamento positivo prima di fornire un rinforzatore (pretendete che sia calmo oppure guidatelo fisicamente a eseguire una richiesta minima prima di acconsentire alla sua richiesta, es: di alzarsi) INTERVENIRE SULLE COSEGUENZE Rinforzamento di comportamenti ALTERNATIVI, ovvero tutti quei comportamenti diversi da quello inadeguato ADEGUATI, ovvero quei comportamenti obiettivo dell insegnamento INCOMPATIBILI, ovvero tutti quei comportamenti che la persona non può emettere contemporaneamente al comportamento inadeguato Estinzione Quando è possibile ed efficace ignorare un comportamento Costo della risposta Al comportamento problematico segue un comportamento volto a riparare il danno compiuto oppure il bambino perde qualcosa di positivo.

Timeout Spostiamo il bambino in una situazione in cui per un determinato periodo di tempo (5-10 minuti) viene rimossa qualsiasi possibilità di premio. Attenzione! L intervento sulle conseguenze, non solo non ha alcun esito, ma è nocivo (viene sostituito da un altro, problematico, più potente ) se non è preceduto e sempre accompagnato dagli interventi sugli antecedenti e sull insegnamento di abilità alternative, comunicative o meno SUGGERIMENTI PER GESTIRE I MOMENTI DI CRISI Fermarsi, calmarsi e ragionare quando succede qualcosa che non va Non essere soli: confrontarsi e chiedere aiuto serve ad essere meno arrabbiati L intervento d urgenza può essere necessario in caso di tentativi di lesione Ha lo scopo di limitare nel tempo e nell intensità il comportamento Non è un intervento educativo Al contrario, se si presenta la necessità dell intervento di urgenza, il progetto educativo deve essere rivisto Cinque suggerimenti per la gestione delle crisi di comportamento (Carr) Quando è possibile, ignorare il comportamento problematico Proteggere l individuo o gli altri dalle conseguenze fisiche del comportamento problematico Fermare (o bloccare) momentaneamente l individuo durante gli episodi di comportamento problematico Spostare dalle vicinanze del luogo nel quale si sta verificando la crisi chiunque sia in pericolo a causa del comportamento problematico Introdurre suggerimenti o stimoli per facilitare comportamenti non problematici L intervento d urgenza dovrebbe in ogni caso: Essere preventivamente ipotizzato, discusso e concordato in equipe e con i familiari Attuato solo in caso di reale necessità ovvero al presentarsi di un comportamento che produce danni alla persona stessa, ad altri e, in casi ben identificati, ad oggetti o a strutture fisiche

Praticato da persone esperte e con specifica formazione Limitato nel tempo e previsto all interno di una più ampia programmazione limitare i danni ai primi segni Immediatamente prima che si presenti una crisi di comportamento (con un po di esperienza) è in genere possibile: Osservare i cosiddetti prodromi : in genere agitazione motoria e vocale Ri-organizzare rapidamente l ambiente in modo da eliminare la/le fonti di disturbo Chiedere alla persona se possibile conferma circa le fonti di disturbo o l ipotetica necessità che può presentare Osservare se diminuiscono l agitazione motoria e vocale Se non diminuiscono, far uscire la persona dalla situazione Indirizzare in maniera chiara e concreta la persona verso un altra attività (intervento d urgenza) Al termine della crisi di comportamento, indirizzare comunque la persona verso un attività, e analizzare quanto successo.durante Non produrre rumori o urla Se possibile, non correre o accorrere Non occuparsi del problema se c è già qualcuno che lo sta facendo in maniera adeguata e competente Chiedere aiuto se non si è in grado di occuparsi da soli - o se non si è in grado di occuparsi affatto - del problema Cercare di non farsi colpire e di non far colpire altri, nella maniera più logica possibile (ad esempio: allontanandosi o allontanando gli altri o cercando di far allontanare la persona) Se possibile, non porsi frontalmente alla persona che si intende fermare, bensì bloccarla da dietro, in maniera da proteggersi da eventuali danni (ad esempio,

poggiando la testa sulla spalla della persona, così da evitare colpi sul naso) Se si tratta di un bambino, cercare di sedersi, se necessario per terra, in maniera comoda e cercando di modificare progressivamente l abbraccio in un dondolio come se si trattasse di cullare Non contrastare fisicamente la persona (cioè non lottare, ad esempio, non spingere, non tirare, non stringere ) bensì essere fisicamente saldi, non attivi ( contenere ) Non cercare di convincere, o peggio, minacciare bensì se appare utile, parlare in maniera dolce, dicendo che è tutto a posto, è finito, ed anticipando le attività che si andranno a fare (anche non verbalmente) Se si viene colpiti non rispondere aggressivamente, aspettare la fine dell episodio se non è possibile essere sostituiti o aiutati e allontanarsi per un certo periodo di tempo dalla persona Una volta terminato l episodio, prendersi un momento di pausa, allontanarsi dalla situazione, parlare - subito o dopo un po, a seconda delle preferenze individuali - con qualcuno che aiuti a chiarire quanto successo Riferimenti La bibliografia più vasta ed aggiornata disponibile in italiano sui comportamenti problematici è contenuta nel testo di Ianes & Cramerotti (2002) Comportamenti problema e alleanze psicoeducative. Erickson: Trento On line, esiste un sito, organizzato dal Centro Studi Erickson che mette a disposizione numerosi articoli sui comportamenti problema www.formare.erickson.it/comportamentiproblema/ ; altri riferimenti utilizzati sono: Carr E. G. et al., (1998) Il problema di comportamento è un messaggio: interventi basati sulla comunicazione per l handicap grave e l autismo, Erickson, Trento Foxx R. (1987) Trattamento di problemi gravi di comportamento. Oltre l intervento tecnico: considerazioni cliniche, etiche ed organizzative. In insegnare all handicappato vol. 2 n. 1 p. 49 68, Erickson, Trento Foxx R. M. (1995) Tecniche base del metodo comportamentale. Erickson, Trento Foxx R. M. Dufrense D. (1988) Il caso di Harry: un esempio di trattamento dell autolesionismo grave. In insegnare all handicappato vol. 2, n. 3 p. 289 304, Erickson, Trento

Laxer G., Trehin P. (2000) Disturbi del comportamento nell autismo e in altre forme di handicap psichico, Phoenix, Roma Peeters T (1998) Autismo infantile: orientamenti teorici e pratica educativa. Phoenix: Roma Watson L.R., Lord C., Schaffer B. & Schopler E. (1997) La comunicazione spontanea nell autismo, Erickson, Trento Williams D. (1998) Il mio e il loro autismo, Armando Editore, Roma.