STRATEGIE PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DEI PAZIENTI EMODIALIZZATI: INDAGINE OSSERVAZIONALE Autori: Veschetti Giuseppina Novara - Bisoffi Marina Novara Premessa Alimentarsi in maniera corretta Ä importante per tutti, ma soprattutto per i pazienti dializzati dal momento che la dieta ha degli effetti rilevanti sulla quantitå di scorie che si accumulano nell organismo. Grazie alla dialisi i metaboliti tossici vengono eliminati dal sangue, ma negli intervalli fra una seduta dialitica e l altra, queste sostanze possono aumentare la loro concentrazione. E possibile ridurre l accumulo di queste scorie nel periodo interdialitico con un attento controllo della condotta alimentare. Nonostante i successi della dialisi non vi Ä dubbio che i risultati a lungo termine del trattamento dialitico cronico dipendano anche da un'alimentazione adeguata. Introduzione La corretta alimentazione Ä un punto cardine per la cura di chi Ä affetto da insufficienza renale cronica (IRC) e sottoposto a trattamento dialitico. E fondamentale anche prima di iniziare il trattamento sostitutivo consultare il dietista, in quanto in questa fase, sono necessarie modificazioni sostanziali dello stile di vita del futuro dializzato. Compito successivo del personale infermieristico dedicato al reparto di dialisi, in quanto in stretto contatto col paziente emodializzato, sarå fornire un sostegno psicologico e dietologico al paziente per fargli accettare l attuale indispensabile regime alimentare. Obiettivo Scopo dello studio Ä stato esplorare le conoscenze e le credenze che il paziente affetto da IRC ha riguardo il ruolo della dieta nella gestione della sua patologia e raccogliere le opinioni riguardanti l eventuale modificazione dello stile alimentare per meglio capire le
difficoltå che incontra nel seguire un trattamento alimentare corretto e conseguente miglioramento della qualitå di vita. Materiali e metodi Lo studio ha coinvolto 62 soggetti, d etå compresa tra i 21 e gli 87 anni, di diverso sesso, che hanno eseguito trattamento emodialitico in regime ambulatoriale nel reparto di Dialisi dell Ospedale Maggiore della CaritÅ di Novara nell anno 2009. I pazienti non collaboranti sia per volontå manifesta che per deficit cognitivo o perché in condizioni di salute precarie sono stati esclusi dall indagine. Ai pazienti Ä stato somministrato personalmente un questionario tratto dalla letteratura scientifica internazionale [10] previa richiesta del consenso. Risultati E stato analizzato un campione di 62 soggetti composto da maschi per il 68% e per il 32% da femmine, di etå compresa fra i 21 e gli 87 anni, con etå media di 62.9. (tabella II). La maggior parte del gruppo (34%) si sottopone a trattamento dialitico per un periodo di tempo che varia dai 18 mesi ai 5 anni, il 29% dai 5 ai 15 anni e il 23% da meno di 18 mesi. Le classi di 15-25 anni e >25 anni di anzianitå di trattamento sono quelle con una frequenza assoluta minore, rispettivamente dell 8% e del 5%. Nella prima parte del questionario si analizza lo stile di vita di ciascun paziente e lo stato di salute. La prima domanda indaga la comorbiditå. Rispetto a questo quesito solo il 16% dichiara di non essere affetto da alcuna malattia concomitante. La restante parte del campione Ä affetta da malattie cardiovascolari (26%), ipertensione (21%), sovrappeso/obesitå (19%), diabete (10%) e dislipidemia (8%). L abitudine al fumo Ä stata rilevata nel 15% del campione, i non fumatori sono il 40% e il restante 45% Ä ex fumatore. Dei pazienti fumatori Ä interessante notare che il 67% di questi dichiara di non aver mai ricevuto consigli rispetto a uno stile di vita corretto. I pazienti che non consumano bevande alcoliche sono il 52%, il 35% ne fa uso tutti i giorni, il 5% 3-4 volte alla settimana e il rimanente 8% 1-2 volte alla settimana. Dall inizio dell emodialisi si denota una tendenza ad un minore consumo di alcool (34%), solo una minima parte del campione (5%) dichiara un aumento del suo consumo.
Gli operatori sanitari (medici, infermieri,...) vengono riconosciuti come la fonte piü affidabile dalla quale ricevere suggerimenti. In ordine decrescente troviamo i Media (radio, TV, internet), i libri, gli amici, i familiari ed altri pazienti. L 8% degli intervistati ritiene inutile qualsiasi tipo di ammonimento rispetto a un corretto stile di vita. La seconda parte dell indagine indaga specificatamente diversi aspetti legati al tipo di alimentazione da seguire una volta intrapreso il trattamento emodialitico. Dei 62 partecipanti all indagine 31 (50%) hanno ricevuto informazioni esaustive inerenti la nutrizione, 13 (21%) hanno ricevuto suggerimenti in modo poco comprensibile, 18 (29%) non ha mai ricevuto indicazioni. Si osserva quindi che la metå del campione non ha informazioni sufficienti per seguire una corretta dieta adatta alla sua condizione di salute. Successivamente viene chiesto di indicare la preferenza in merito a quando, posta una possibilitå di scelta, avrebbero preferito essere informati riguardo un corretto regime alimentare. In base alle risposte ricevute si delinea una preferenza (72%) nel voler ricevere i consigli dietetici non appena venuti a conoscenza del problema renale, quindi il piü presto possibile. Solo una minor parte degli utenti partecipanti all indagine (19%) preferirebbe essere informato solo dopo aver cominciato la dialisi. E importante evidenziare anche che il 44% del campione dichiara di non aver modificato il suo regime alimentare dall inizio del trattamento dialitico. Non Ä possibile perá conoscere le precedenti abitudini alimentari di questa parte dei partecipanti. Discussione I risultati ottenuti nel presente studio indicano che la maggior parte dei pazienti preferisce apprendere le modifiche da apportare al proprio regime alimentare al momento della comparsa della malattia. Il nefrologo, il dietista e l infermiere nel periodo predialitico, durante le visite programmate hanno modo di fornire queste informazioni. Dall ingresso in dialisi perá, questo apporto educazionale invece viene a mancare. Spesso sono gli infermieri del reparto a colmare queste lacune durante la seduta di dialisi. Tale dato Ä supportato dal fatto che il 44% del campione dichiara di non aver modificato la
propria condotta alimentare dall inizio del trattamento sostitutivo e inoltre un alta percentuale afferma di non aver mai ricevuto ammonimenti in merito (29%) o di averli ricevuti in modo poco chiaro (21%). Sarebbe opportuno organizzare altri incontri con i dietisti per dar modo ai pazienti di apprendere le corrette regole da seguire durante il periodo dialitico spesso diverse dalle precedenti. La consegna di opuscoli informativi potrebbe essere un supporto valido all insegnamento. Dalle risposte evidenziate nella tabella si puá affermare che i pazienti trovano difficoltoso adeguare le proprie abitudini alimentari con la nuova dieta. Un altra criticitå Ä rappresentata dal potere o meno consumare i pasti insieme alla propria famiglia o nei ristoranti. Per superare queste problematiche potrebbe essere utile coinvolgere anche i familiari nel programma di educazione alimentare e informare questi circa le ricette che possono rendere piü piacevole la dieta. Dagli ulteriori dati emersi si rileva la confusione che il paziente ha in merito alla dieta. Trova infatti contradditori i consigli ricevuti contestualmente all inizio della terapia dialitica rispetto a quelli avuti in precedenza. Inoltre pensa che la dieta contraddica ciá che egli ritiene salutare e che non ci siano alimenti che vadano evitati per lunghi periodi di tempo. Questi temi andrebbero approfonditi e chiariti ai pazienti. Le incertezze dei pazienti sembrano essere confermate anche dai risultati ottenuti nell ultima dichiarazione: io non ho bisogno di fare nessun cambiamento. Rispetto a quest ultima infatti si trova in disaccordo il 77% del campione. Da ciá si intuisce che il paziente pur essendo consapevole dell importanza di una corretta condotta alimentare (piü della metå dei pazienti afferma di aver bisogno di una strategia terapeutica per poter star meglio) necessita ancora di informazioni piü specifiche. Per favorire una adesione alla dieta, ogni consiglio dovrebbe essere collegato con la malattia renale cronica e motivato spiegandone le conseguenze che deriverebbero da una non osservanza di questo. Tale approccio sembrerebbe essere la via giusta per aiutare i pazienti a modificare le loro abitudini alimentari.
Conclusioni Lo studio evidenzia che i pazienti giunti alla dialisi possiedono molte carenze e confusione in merito alla conoscenza della dieta corretta da seguire. Questo gap potrebbe essere causato dalla discontinuitå di informazione che si ha al passaggio dalla predialisi al periodo dialitico. La soluzione da adottare potrebbe essere quella di fornire un servizio di counseling infermieristico, che possa avvalersi della collaborazione del dietista. Un paziente dializzato trascorre molto tempo in reparto. SarÅ quindi con il personale infermieristico che condividerå molte delle sue preoccupazioni, instaurando cosà un rapporto di fiducia. L infermiere puá far sentire il paziente a proprio agio, chiarendo i suoi dubbi, responsabilizzandolo di fronte alla gestione della propria malattia e permettendogli di condurre una vita piü salutare. Risulta cosà evidente il ruolo centrale del personale paramedico nell assistenza al paziente uremico. Diversi studi hanno dimostrato che la compliance del paziente migliora se le informazioni vengono fornite da una figura sanitaria vicina. [17, 18] Il personale paramedico, rappresenta un tassello essenziale per la salute del paziente. Sarebbe utile verificare come Ä stato affrontato il problema in altre strutture ospedaliere al fine di soddisfare nel miglior modo le richieste del paziente emerse dalla presente indagine.