IL SISTEMA DI WELFARE: TRA TAGLI E ASSENZA DI LIVEAS



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Transcript:

IL SISTEMA DI WELFARE: TRA TAGLI E ASSENZA DI LIVEAS Contributo del tavolo nazionale di collegamento affido al Convegno CNSA 4 marzo 2011 In occasione della Conferenza Nazionale sulla Famiglia tenutasi a Milano nel mese di novembre u.s. abbiamo avuto modo di approfondire e condividere i contenuti e le proposte sintetizzate nel documento denominato 10 punti per rilanciare l AFFIDO FAMILIARE in Italia. In tale documento - peraltro presentato ampiamente nello specifico gruppo previsto alla suddetta Conferenza nazionale richiamiamo alcuni presupposti fondamentali ed alcune questioni irrinunciabili per rendere esigibile il diritto di ogni minore a crescere in una famiglia, affermato dalla legge n. 184/1983 e s.m., che ha previsto le seguenti e priorità di intervento: - Il minore ha diritto ad essere educato nell'ambito della propria famiglia. Le condizioni di indigenza dei genitori non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia d'origine sono disposti interventi di sostegno e di aiuto. Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell'ambito di una famiglia è assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento (art. 1); - Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo è affidato ad un'altra famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno (art. 2); - Il minore di cui sia accertata dal tribunale per i minorenni la situazione di abbandono perché privo di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio, è dichiarato adottabile e deve essere adottato da coniugi aventi i requisiti previsti dalla stessa legge (art. 8). Solo ove non siano possibili gli interventi di cui sopra è consentito l'inserimento del minore in una comunità di tipo familiare. È dunque in tale contesto che la risorsa affido familiare va pensata, progettata, sostenuta, resa possibile, implementata, diffusa. L affido dunque: una risorsa fondamentale che è prima di tutto espressione vera, concreta, sentita, genuina di responsabilità istituzionali coniugate con la corresponsabilità di adulti nella costruzione di genitorialità sociale e di comunità locali solidali e accoglienti. SONO TUTTI FIGLI NOSTRI : La responsabilità adulta è un esperienza che apre spazi, sogni,attenzioni e che fa del proprio paese, del proprio quartiere, un luogo dove è possibile costruire città solidali attraverso un virtuoso intreccio tra il sistema delle cure delle 1

istituzioni (Regioni, enti locali, magistratura minorile, ) e delle cure, ma anche delle competenze, dei nuclei affidatari e della società civile. L Affido quindi come espressione di cittadinanza attiva capace di promuovere, sostenere, implementare la cultura della solidarietà e dall accoglienza. L Affido, senza dubbio come espressione di corresponsabilità tra i diversi soggetti in gioco: amministratori e operatori sociali e sanitari dei Servizi pubblici, giudici minorili, insegnanti, educatori, affidatari, la rete delle famiglie, la società civile,... È il buon funzionamento di questo contesto di corresponsabilità pubblico-privato che rende sostenibile l affido e il singolo progetto di affido. Un contesto di corresponsabilità che chiama necessariamente in gioco i diversi soggetti, senza alcuna esclusione:è la capacità di tenuta di questo contesto di corresponsabilità che rende possibile davvero l esperienza dell affido familiare. Non ci dilunghiamo molto su questi aspetti perché sappiamo essere condivisi. Più volte ne abbiamo approfondito contenuti e modalità operative, trovando spesso convergenze e sviluppando virtuose sinergie nell interesse del diritto del minore alla famiglia e siamo naturalmente sempre disponibili a sviluppare, intensificare, implementare il confronto, il dialogo e la collaborazione con la Cabina di regia del progetto nazionale Un percorso nell affido e con il CNSA che ci ha visto spesso compagni di viaggio in questo ambito. È proprio a partire da questa lunga ed importante collaborazione e sinergia che riteniamo necessario porre oggi con determinazione e chiarezza la centralità della questione del sistema di welfare e dell allocazione di risorse economiche adeguate. Siamo infatti convinti non sia più rinviabile la denuncia forte delle evidenti contraddizioni tra l affermazione di un dover essere e la preoccupante situazione oggettiva che la realtà quotidiana ci sottopone. La progressiva e costante riduzione di risorse economiche per il sistema di welfare (e dunque la decurtazione del FNPS con particolare riferimento al Fondo per le politiche della famiglia, fondo infanzia e adolescenza, fondo servizi infanzia, fondo politiche giovanili) e la reiterata non definizione dei Livelli essenziali di assistenza (LIVEAS) né a livello nazionale né a livello regionale rischiano di fatto di rendere pure enunciazioni di principio i contenuti e le metodologie a sostegno dell affido. E di un affido vero, sensato, ben fatto, con buone possibilità di tenuta. Un progetto di affido che sostiene e riattiva nelle competenze genitoriali la famiglia d origine, che non lascia soli gli affidatari, che sostiene le reti e le loro associazioni, che stimola la comunità locale perché sappia esprimere sempre di più la cultura dei diritti, dell accoglienza e della solidarietà, che valorizza le relazioni tra i diversi soggetti in gioco. 2

Tutto questo viene meno nell attuale contesto sociale ed istituzionale, dove il sistema di welfare è pensato e proposto come residuale, continuamente decurtato di risorse economiche e privo di vincoli chiari ed invalicabili circa l irrinunciabilità e la non negoziabilità dei diritti sociali. Siamo peraltro ancora in attesa del Piano nazionale infanzia e adolescenza (la cui promulgazione pare prossima e che in ogni caso registra un ritardo di 6 anni) e in assenza di un Piano nazionale famiglia (nonostante quanto affermato alla conferenza nazionale sulla famiglia di Milano). Di fatto, poi, pur riconoscendo l importanza dei suddetti Piani nazionali, si tratta anche in questo caso di linee guida importanti e necessarie che rischiano comunque di restare lettera morta proprio perché anche in questi casi non è prevista alcuna copertura economica, mettendo dunque in seria difficoltà ancora una volta l effettiva esigibilità dei diritti e il raggiungimento degli obiettivi che lo Stato stesso indica nei propri suddetti Atti formali. Ci sembra allora giunto il momento di assumere congiuntamente l obiettivo di denunciare con chiarezza l insostenibilità di questo modo di pensare, progettare, sostenere il sistema di welfare e chiedere insieme (Ordini professionali, CNSA, Associazioni e coordinamenti nazionali, forze sociali..) una chiara e decisa inversione di tendenza per dare voce ed esigibilità ai diritti dei bambini e dei ragazzi e rendere concretamente praticabili politiche per l affido familiare così come sintetizzati nei 10 punti per l affido familiare. In tale contesto, ci sembra quindi importante ripensare seriamente al sistema di allocazione ed implementazione delle risorse economiche pubbliche a sostegno del sistema di welfare, sia in riferimento alla necessità in alcuni casi di riorganizzazione della stessa spesa pubblica affinché risponda in modo efficace ed efficiente ai bisogni; sia alla inconfutabile esigenza ed urgenza di incrementare in modo significativo le risorse economiche disponibili e certe. Ci sembra altresì importante sottolineare e richiamare in questa sede anche il principio di appropriatezza della spesa pubblica nella consapevolezza comune che gli interventi preventivi, di presa in carico precoce, di sostegno ed accompagnamento alla famiglia d origine, di sostegno ed implementazione delle diverse forme di affido familiare comportano indubbiamente anche un risparmio economico e, soprattutto, riducono il ricorso ad interventi istituzionalizzanti. In particolare dunque, riteniamo indispensabile: - investire risorse a sostegno della qualità della vita nelle comunità locali curando ed implementando processi di coesione sociale e di promozione della cultura dei diritti, dell accoglienza e della solidarietà; 3

- investire sul Servizio Sociale professionale degli Enti locali (i servizi tutela minori, servizi per la famiglia) e sui Servizi Affidi curando la corretta implementazione degli organici ed invertendo con decisione l attuale situazione che vede invece una progressiva, costante decurtazione degli organici degli operatori dei servizi sociali comunali (Assistenti sociali in particolare). Non è infatti praticabile il lavoro professionale di sostegno alla famiglia d origine e di accompagnamento del progetto di affido con gli attuali organici numericamente contratti, esposti ad eccessivo turn over, con impegnative orarie ridotte e spesso con contratti di lavoro precari, sostenuti attraverso forme discutibili di esternalizzazione del servizio, in molti casi riconducibili a mera triangolazione di manodopera; - investire sulle Agenzie formative ed in particolare sulla scuola perché sappia essere luogo di formazione alla cittadinanza, luogo accogliente per tutti i minori e sappia essere osservatorio competente del disagio dei bambini, soggetto in rete con le altre agenzie coinvolte; - sostenere i nuclei d origine dei minori, fornendo loro i supporti economico-sociali, le cure e le prestazioni di cui necessitano, durante e dopo la conclusione dell affido; - assicurare a tutti gli affidatari un rimborso spese adeguato alle esigenze dei minori accolti ed adeguati supporti, con particolare riferimento alle situazioni complesse quali l affido di minori con disabilità e/o con disturbi psico-relazionali; - garantire reale integrazione socio-sanitaria, priorità e gratuità di accesso per i servizi e le risorse dei comuni e dell ASL con particolare riferimento alle prestazioni di natura psicologica e nel caso di psicoterapia; - garantire un reale sostegno anche economico a favore dei percorsi di avvio all autonomia per i ragazzi in affido familiare, dopo il raggiungimento della maggiore età; - promuovere le esperienze delle reti e delle associazioni di famiglie quale importante ed insostituibile luogo di espressione di solidarietà familiare e di genitorialità sociale, e prevedere forme di sostegno economico delle attività di accompagnamento della rete di famiglie svolta dalle stesse reti ed associazioni familiari. Tutto questo ci sembra oggi fortemente a rischio ed avvertiamo quindi la necessità di individuare insieme strategie per ridare dignità alle persone (a partire dai più piccoli e vulnerabili, ma anche alle famiglie oggi sempre più fragili) e sostenere l esigibilità dei diritti. Da parte nostra, non si tratta di sottrazione rinunciando ai valori della sussidiarietà e della corresponsabilità che attraversano e fanno l identità del terzo settore ed in questo caso delle Associazioni, dei Coordinamenti e delle reti che promuovono e vivono in prima persona l affido. Si tratta invece di non confondere la scelta gratuita della solidarietà con la dismissione della responsabilità pubblica, riaffermando che solo un contesto di corresponsabilità agita tra 4

pubblico e privato sociale può sostenere e praticare scelte di politiche sociali orientate a rendere esigibili e concretizzati i diritti. Scelte di politiche sociali che devono necessariamente essere economicamente sostenute perché possano davvero diventare prassi concreta. Gli affidatari sono dei volontari che hanno un ruolo importante nel progetto di affidamento; non vanno considerati come semplici utenti dei servizi: essi devono essere riconosciuti come interlocutori dagli operatori dei servizi socio-assistenziali e sanitari, dai giudici minorili e, anche attraverso i gruppi e le associazioni cui aderiscono, dagli amministratori (sindaci, assessori, ecc.). Ciò significa che gli affidatari sono soggetti attivi che devono essere preparati, valutati e supportati nello svolgimento dell'affido, ma anche ascoltati dagli operatori e dai giudici minorili prima di prendere decisioni significative sul bambino o sul ragazzo loro affidato: è con loro che lui vive. Su questi temi allora ci sembra necessario ritrovare sinergie, e da qui ripartire per continuare a sostenere il diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia. LE ASSOCIAZIONI E RETI NAZIONALI E REGIONALI DI FAMIGLIE AFFIDATARIE: 23 febbraio 2010 AIBI - Associazione Amici dei Bambini (v. Marignano 18, 20098 Mezzano di S.Giuliano M. (MI), 02.988221-2, italia@aibi.it, www.aibi.it) ANFAA - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie (v. Artisti 36, 10124 Torino, 011.8122327, segreteria@anfaa.it, www.anfaa.it) ASSOCIAZIONE PAPA GIOVANNI XXIII (v.mameli 1, 47921 Rimini, Valter Martini 3486424074 martiniapg23@libero.it www.apg23.org) CAM - Centro Ausiliario per i problemi minorili Milano (rif.: Monica Prestinari, 02.48.51.36.08, affidi@cam-minori.org, www.cam-minori.org) CNCA - Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (rif.: Liviana Marelli, 348.601.35.81, l.marelli@lagrandecasa.it, www.cnca.it) COORDINAMENTO AFFIDO ROMA - Coordinamento degli Organismi del Privato Sociale iscritti all albo per l affido del Comune di Roma (rif.: Marco Bellavitis, 333.53.66.473, marco.bellavitis@casabetania.org) COREMI FVG - Coordinamento Regionale Tutela Minori del Friuli Venezia Giulia (rif.: Luigi Piccoli, 328.900.95.34, ilnoce@tin.it) PROGETTO FAMIGLIA - Federazione di enti no-profit per i minori e la famiglia (rif.: Marco Giordano, 081.91.55.48, marcogiordano@progettofamiglia.org) UBI MINOR - Coordinamento per la tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi Toscana (rif.: portavoce di Ubi Minor: Annamaria Columbu, 328.74.66.090, ubiminor1@tiscali.it) 5