LA DOMANDA DI MONETA DI FRIEDMAN ED IL MODELLO MACROECONOMICO MONETARISTA

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Transcript:

LA DOMANDA DI MONETA DI FRIEDMAN ED IL MODELLO MACROECONOMICO MONETARISTA M d Friedman Milton Friedman, principale esponente del monetarismo (o scuola di Chicago), ha sviluppato una teoria che si oppone a quella dei keynesiani, i quali avevano dimostrato lo scarso realismo dell ipotesi di piena occupazione da cui dipendeva la neutralità della moneta nel modello neoclassico. Di conseguenza i keynesiani ritenevano necessario che le autorità intervenissero, per raggiungere un equilibrio di piena occupazione, mediante la politica fiscale, che agisce più direttamente della politica monetaria e ha una maggiore efficacia di stabilizzazione. Secondo i keynesiani, la politica monetaria invece può essere inefficace: 1) se si è in una situazione di trappola della liquidità (il tasso d interesse non scende al di sotto di un certo livello), 2) se la domanda di moneta è molto instabile, 3) se gli investimenti non reagiscono al tasso d interesse. I monetaristi ritengono che la domanda di moneta sia utilizzata prevalentemente per transazioni, anche se è parzialmente anche riserva di valore. M d deriva dalla scelta razionale di detenere moneta insieme a beni di consumo, servizi e attività finanziarie. È un approccio di portafoglio più ampio perché allargato anche ai beni di consumo ed al capitale umano; in questo approccio la moneta viene detenuta perché è utile per acquistare beni, servizi e altre attività. È sostituibile con qualsiasi altra attività e non solo con le attività finanziarie, ma la sostituibilità con le attività finanziarie è molto bassa, perché solo la moneta può essere utilizzata per gli scambi (è un unicum). Invece per Tobin e i Keynesiani la moneta fa parte del complesso di attività finanziarie con cui è molto sostituibile (soprattutto con titoli a breve termine), mentre è poco sostituibile con le attività reali ed i beni. Secondo Friedman la M d individuale dipende da W, w nu, P, r m, r b, r e, 1/P dp e /dt, u: W è la ricchezza complessiva, patrimoniale (titoli, azioni, immobili, ecc.) e umana (valore attuale dei futuri redditi da lavoro); se W aumenta, aumenta la domanda di moneta perché, avendo a disposizione più ricchezza, il vincolo di bilancio diventa meno stringente; di conseguenza aumenta la domanda di tutte le attività comprese nella ricchezza, w nu è la quota di ricchezza patrimoniale, cioè non umana, sul totale; la differenza tra ricchezza patrimoniale e umana è nel fatto che la ricchezza patrimoniale si può rendere facilmente liquida (vendendo le attività del portafoglio); invece la ricchezza umana, che dipende dai redditi futuri derivanti dal proprio lavoro, non si può monetizzare subito. Quindi chi ha molta ricchezza patrimoniale ha meno bisogno di liquidità e domanderà meno moneta (relazione inversa tra

w nu e M d ), invece chi ha molta ricchezza umana ha bisogno di più liquidità e domanda più moneta. P è l indice generale dei prezzi dei beni, quindi indica quanti beni la moneta (come mezzo di transazione) riesce ad acquistare (l inverso 1/P è il potere d acquisto della moneta). Se P aumenta (quindi se il potere d acquisto diminuisce), gli agenti chiederanno più moneta per effettuare le stesse transazioni, r m, r b, r e, (1/P) dp e /dt sono i rendimenti rispettivamente della moneta, dei titoli, delle azioni e delle attività reali; la domanda di moneta aumenta se aumenta il proprio tasso e diminuisce se aumentano r b, r e, (1/P) dp e /dt, cioè i tassi di attività alternative. (1/P) dp e /dt è il tasso di inflazione atteso ed esprime il rendimento collegato al possesso di beni fisici o attività reali; se c è un elevata inflazione attesa ci aspettiamo un apprezzamento dei beni fisici ed un deprezzamento della moneta e di tutte le attività denominate in termini nominali. Quindi se si aspettano un inflazione in aumento, gli agenti cercheranno di liberarsi della moneta e delle attività definite in termini monetari e aggiusteranno il proprio portafoglio aumentando la quota di beni fisici (cosiddetti beni rifugio: oro, beni di consumo) o altre attività reali il cui prezzo aumenta con l inflazione. Quindi se il tasso di inflazione atteso aumenta la domanda di moneta diminuisce, u rappresenta le preferenze degli investitori, in particolare l atteggiamento verso il rischio. Friedman fa una serie di ipotesi: 1) le variabili hanno una dispersione costante intorno alla media (serve per poter sommare le funzioni di domanda di tutti gli individui e ottenere una funzione di domanda aggregata), 2) assume che r m = 0, 3) sostituisce alla ricchezza W = Y/r, cioè il valore futuro scontato di tutti i redditi, da lavoro e non da lavoro (assume che il flusso di redditi ci sia per un periodo lungo di tempo e quindi usa la formula del valore atteso scontato per una rendita perpetua con cedola pari ad Y ogni anno); quindi inserisce Y/r nella funzione di domanda al posto di W, ma elimina r che è una media di tutti i tassi del sistema economico, tassi che sono già rappresentati nella funziona di domanda, 4) ritiene che dai dati si possa ricavare che M d reagisce poco ai tassi r b e r e e poco al tasso di inflazione se questo non ha un valore molto grande (da ora in poi assumeremo che il tasso d inflazione è piccolo), 5) assume che M d sia omogenea lineare in Y e P, cioè gli agenti non soffrono di illusione monetaria; non soffrire di illusione monetaria vuol dire prendere le decisioni in funzione delle variabili reali e dei prezzi relativi e non delle variabili monetarie. Sotto questa ipotesi se si moltiplicano Y e P per uno scalare, M d aumenta nella stessa proporzione, cioè viene moltiplicata per lo stesso scalare.

Ponendo lo scalare uguale a λ = 1/P si ottiene la domanda di moneta reale M d /P che viene a dipendere prevalentemente dal reddito reale Y/P, in quanto reagisce poco a variazioni dei tassi d interesse e di inflazione: M d /P = M d (Y/P, r b, r e, 1/P dp/dt, u). Ponendo invece λ = 1/Y si ottiene M d = M d (P/Y, r b, r e, 1/P dp/dt, u) Y = 1/V( ) Y che si può scrivere anche come: M d V(..) = Y. Da quest ultima equazione vediamo che la domanda di moneta nominale è funzione del reddito nominale; poiché la V dipende dalle variabili che sono nella parentesi e poiché la domanda di moneta varia poco al variare dei tassi, la velocità di circolazione è stabile e la domanda di moneta nominale è una FUNZIONE STABILE DEL REDDITO. 1 Quindi se c è un aumento dell offerta di moneta che fa variare i tassi d interesse (per esempio un operazione di mercato aperto, in cui la BC acquista titoli, quindi aumenta il prezzo dei titoli e si riduce il tasso sui titoli) la domanda di moneta non varia; la domanda di moneta varia solo se varia il reddito nominale Y. Poiché il reddito nominale è il prodotto di reddito reale e prezzi (Y = yp dove y è il reddito o prodotto reale), la domanda di moneta varia solo se variano il reddito reale e/o i prezzi.. Questa equazione di domanda è molto simile all equazione della teoria quantitativa M d = k Py; ci sono due differenze: 1) la V dipende da alcune variabili (invece di essere costante come 1/k della teoria quantitativa), ma di solito è stabile, 2) Friedman usa nell equazione di domanda il reddito nominale anziché yp (reddito reale moltiplicato per i prezzi), per motivi che si capiranno più avanti. L EQUAZIONE FONDAMENTALE DEI MONETARISTI E IL MODELLO MACROECONOMICO VERSIONE STATICA Passando al modello macroeconomico dell economia, Friedman ritiene che il mercato della moneta, essendo l altra faccia di tutti i mercati, sia sufficiente per rappresentare tutto il sistema economico ( money is all that matters, cioè la moneta è tutto quello che conta); quindi il suo modello, nella versione statica, è dato dalle tre equazioni del mercato della moneta: M d =[1/V(.)]Y M s = esogena M d = M s. 1 A meno che il tasso atteso di inflazione non sia elevato; in questo caso la domanda di moneta diminuisce e la velocità di circolazione della moneta aumenta perché gli agenti cercano di spenderla rapidamente ( la moneta scotta ).

Da cui si ricava: M s V (..) = Y. Se c è una variazione dell offerta di moneta abbiamo di conseguenza: dy = V(.) dm s, quindi, se V è stabile, il reddito nominale è determinato dalla quantità di moneta presente nel sistema. Friedman parla di reddito nominale perché l aumento dell offerta di moneta influenza sempre il reddito nominale ma, a secondo delle condizioni (se siamo in piena occupazione o no), la variazione del reddito nominale Y sarà dovuta ad una variazione del reddito reale, y, o dei prezzi P. Infatti una variazione dell offerta di moneta ha effetti diversi nel breve periodo (quando y < y po ) e nel lungo periodo (y = y po ) a secondo se il reddito sia minore o uguale del reddito di piena occupazione; nel breve periodo l aumento del reddito nominale si manifesta in un aumento del reddito reale, perché questo può ancora aumentare, non essendo al livello di piena occupazione. Nel lungo periodo, invece, poiché il reddito reale non può aumentare, aumentano solo i prezzi. Quindi nel lungo periodo la moneta è neutrale, cioè un aumento dell offerta di moneta non ha effetti sul reddito reale, ma solo sui prezzi (come avevano già detto i teorici quantitativi). MECCANISMO DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA MONETARISTA EFFETTI DI UN AUMENTO DELL OFFERTA DI MONETA Quando aumenta l offerta di moneta, se prima si era in equilibrio, gli agenti si trovano con moneta in eccesso rispetto alla domanda; infatti l offerta è aumentata ma, anche se i tassi d interesse si sono ridotti, la domanda di moneta non è variata, perché non reagisce ai tassi d interesse. Sul mercato della moneta si verifica un eccesso di offerta sulla domanda; poiché la moneta viene usata prevalentemente per le transazioni, è sostituibile con tutti i beni, servizi e attività; quindi gli agenti per disfarsi della moneta in eccesso cercano di acquistare tutti i beni, servizi e attività che ci sono nel sistema economico. Ciò crea un eccesso di domanda di beni, servizi e attività; se la produzione non è al livello di piena occupazione, allora può crescere la produzione, e la maggiore domanda verrà soddisfatta, finché non si raggiunge il livello di PO. Quando il reddito raggiunge il livello di piena occupazione, se la domanda di beni è ancora maggiore dell offerta, aumenteranno i prezzi; l aumento dei prezzi cesserà solo quando i prezzi saranno aumentati esattamente nella stessa proporzione in cui è aumentata l offerta di moneta, cioè M s /P (offerta reale di moneta) sarà tornata al livello precedente la manovra monetaria. Alla fine dell aggiustamento se M s è raddoppiata, anche i prezzi saranno raddoppiati e quindi la domanda di moneta nominale sarà raddoppiata, ma la domanda di moneta

reale (M d /P ) sarà tornata al livello precedente la manovra; il reddito reale sarà al livello di PO, mentre il reddito nominale sarà raddoppiato come i prezzi (nuovo reddito nominale = 2P y po ). Tutto il meccanismo si basa sul fatto che all inizio la domanda di moneta non reagisce ai tassi d interesse, perché è una funzione stabile del reddito, quindi sulle ipotesi che Friedman ha messo alla base della sua teoria. Il meccanismo si dice diretto perché dal mercato della moneta si riversa direttamente sulla domanda di beni, servizi e attività e quindi su reddito e prezzi, senza passare attraverso i tassi d interesse. Da questa equazione Friedman tra alcune implicazioni importanti: - la politica monetaria è molto potente perché influenza direttamente il reddito - la politica monetaria nel lungo periodo influenza solo i prezzi (la moneta è netrale) - gli aumenti dei prezzi dipendono dalla politica monetaria - per evitare di destabilizzare il sistema la banca centrale deve effettuare una politica monetaria che interferisca meno possibile con l aggiustamento che il sistema cerca di raggiungere da sè 2 (anche perché gli effetti della politica monetaria si manifestano con ritardi nel tempo). La politica monetaria deve porsi come obiettivo principale la stabilità dei prezzi e per ottenerla deve seguire (in una economia statica, cioè che non cresce) la seguente REGOLA MONETARIA FISSA 3 : stimare V e y po, fissare il livello desiderato dei prezzi P* e offrire la quantità di M* che si calcola da: M* = (1/V) P* y po ; nel tempo poi è necessario mantenere l offerta di moneta al livello M*. EFFETTI DI UN AUMENTO ESOGENO DEI PREZZI Se il livello dei prezzi tende a salire per motivi esogeni (p.es. aumento prezzo del petrolio) la politica migliore è mantenere l offerta di moneta al livello M* stabilito in precedenza; l aumento dei prezzi renderà la moneta esistente insufficiente per soddisfare tutta la domanda di moneta, quindi per ottenere più moneta gli agenti spenderanno meno in beni, servizi e altre attività; la domanda di beni, servizi e altre attività diventerà minore dell offerta, i prezzi ed i salari caleranno (se si produce di meno le imprese domanderanno meno lavoro, quindi l offerta di lavoro sarà maggiore della domanda e farà calare i prezzi) finché non tornano al livello P* al quale la domanda di moneta è uguale all offerta esistente. In questo modo nel lungo periodo il sistema ritorna da sè all equilibrio ed ai prezzi desiderati. La critica a questa politica monetaria suggerita dai monetaristi è che, anche se il sistema ritorna automaticamente all equilibrio, ciò avviene passando attraverso un periodo di disoccupazione e recessione, 2 I monetaristi ritengono che i mercati concorrenziali si aggiustano automaticamente (senza l intervento delle autorità) se uno shock sconvolge l equilibrio del sistema. 3 Una regola monetaria fissa viene contrapposta ad una politica discrezionale, cioè dove le autorità decidono di volta in volta che politica seguire, che viene suggerita dai keynesiani, come si studierà più avanti.

che sarà tanto più lungo e gravoso quanto meno sono flessibili i prezzi e quindi quanto più lunghi sono gli aggiustamenti nel mercato del lavoro e dei vari beni. VERSIONE DINAMICA Possiamo scrivere l equazione fondamentale in versione dinamica per utilizzarla in un sistema in cui il reddito cresce ad un tasso g y : g m + g v π +g y (dove g sono i tassi di variazione delle rispettive variabili, g y è il tasso di variazione del reddito di piena occupazione e π è il tasso d inflazione). Anche in versione dinamica, se si fissa π*, il tasso d inflazione desiderato, e si conoscono il tasso di crescita di v e di y po, la politica migliore è far crescere l offerta di moneta al tasso: g m * π* +g y - g v. In questo modo la crescita dell offerta di moneta è esattamente sufficiente per consentire la crescita del reddito stimata e la crescita dei prezzi desiderata (tenendo conto anche di un eventuale crescita della velocità di circolazione della moneta). EFFETTI DI UN AUMENTO DI g m Il meccanismo di trasmissione è identico al caso statico, tenendo conto della crescita delle variabili; Partiamo da una situazione di equilibrio in cui g m * = 5%, π* = 2%, g y = 3%, g v = 0. Un aumento di g m al 6% provoca uno squilibrio tra la crescita dell offerta di moneta e la crescita della domanda di moneta (l offerta cresce al 6%, cioè più velocemente della domanda che continua a crescere al 5% perché la manovra monetaria ha fatto variare i tassi d interesse, ma la domanda di moneta non reagisce ai tassi d interesse); gli agenti per liberarsi della moneta in eccesso faranno crescere più rapidamente la domanda di beni, servizi e altre attività (se prima sia la domanda di beni che il reddito reale crescevano al 3%, ora la domanda crescerà al 4% mentre il reddito reale continua a crescere al 3%); l eccesso di domanda sull offerta di beni farà aumentare il tasso d inflazione al 3% e, poiché per le transazioni sarà necessaria più moneta, la crescita della domanda di moneta passa dal 2 al 3% e si torna all equilibrio, con la stessa crescita del reddito reale ma con un tasso d inflazione più elevato. Quindi l aumento di g m ha fatto aumentare nel lungo periodo solo il tasso d inflazione (moneta neutrale). EFFETTI DI UNO SHOCK ESTERNO SUL TASSO D INFLAZIONE Se invece, partendo da una situazione d equilibrio, c è uno shock esterno che fa aumentare il tasso d inflazione dal 2% al 4%, la politica migliore è mantenere invariato il tasso di crescita della moneta al 5%; la

domanda di moneta crescerà di più, (al 6% = 4% + 2%), perché i prezzi stanno crescendo più rapidamente, quindi per procurarsi più moneta, gli agenti ridurranno il tasso di crescita della domanda di beni, servizi ed altre attività; l offerta di beni continua a crescere al tasso precedente 2%, quindi si crea un eccesso di offerta di beni, che farà ridurre il tasso d inflazione, finché non si ritorna al tasso d inflazione desiderato, dopo essere passati per un periodo di recessione.