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Transcript:

1

La ripresa globale si consolida. Italia a ruota. Europa: integrazione o disaffezione. Luca Paolazzi Centro Studi Confindustria 2 2

La svolta nello scenario globale, prefigurata sei mesi fa, è stata confermata dai dati, ma non mancano importanti novità, che rammentano anche condizioni di instabilità e rischi. Il quadro dell Italia migliora. Lo scacchiere su cui giocare la partita dello sviluppo è anche quello europeo. 3 3

I temi Lo scenario globale migliora. Cosa cambia per l Italia? L Europa che vogliamo. 4 4

I temi Lo scenario globale migliora. 5 5

Alcune delle variabili indicate dal CSC come segnali di cambiamento sono andate al di là delle aspettative, altre si sono mosse meno o addirittura con segno opposto all atteso. 6 6

oltre le aspettative Tra le grandezze che vanno meglio troviamo il commercio mondiale, l avvio di un nuovo ciclo globale degli investimenti, la fiducia delle imprese ai massimi. 7 7

4,0 3,0 Ripartito il commercio mondiale (Dati trimestrali destagionalizzati in volume, var. % e 50= nessuna var.) Commercio mondiale PMI ordini esteri (scala destra) 58 56 2,0 54 1,0 52 0,0 50-1,0 48-2,0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 46 8 2 o trim. 2017= aprile-maggio. Fonte: elaborazioni CSC su dati CPB e Markit. 8

trainato dal nuovo ciclo degli investimenti (Mondo, produzione beni d investimento, dati trim. prezzi costanti, 1 o trim. 2012=100) 112 110 108 106 104 102 100 98 9 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Fonte: elaborazioni CSC su dati e stime IHS. 9

Ottimismo delle imprese al top (Indice PMI globale manifatturiero e indice di fiducia delle imprese nelle economie avanzate, 2014-2017) Fonte: Markit, ISM, istituti nazionali di statistica. 10 10

09/2016 10/2016 11/2016 12/2016 01/2017 02/2017 03/2017 04/2017 05/2017 06/2017 125 120 115 Borse azionarie in rialzo (Indici: 1 settembre 2016=100, dati giornalieri) Germania (DAX 30) USA (S&P 500) Mondo (MSCI WORLD) 110 105 100 95 11 Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters. 11

sotto le aspettative Tra le variabili che hanno avuto un mutamento meno ampio dell atteso ci sono le politiche di bilancio e l inflazione. 12 12

Le politiche di bilancio hanno sì abbandonato, complice il ciclo elettorale europeo, l orientamento di marcata riduzione dei deficit, ma ancora non sostengono apertamente la domanda in modo da alleviare l onere che grava sulle politiche monetarie. 13 13

2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0-1,5-2,0 Politiche di bilancio non incisive (Variazioni assolute del saldo strutturale, in % del PIL) Eurozona USA -2,5 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 14 Fonte: elaborazioni CSC su dati FMI. 14

L inflazione si è allontanata dai minimi pericolosi di un anno fa, ma rimane sotto gli obiettivi delle Banche centrali. 15 15

L inflazione risale dai minimi (Indici dei prezzi al consumo, dati mensili, variazioni % a 12 mesi) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5 USA - totale Eurozona - totale Italia -totale -1,0 2015 2016 2017 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 USA - core* Eurozona - core* Italia - core* 0,0 2015 2016 2017 * Indice totale al netto di energia e alimentari. Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurostat, BLS. 16 16

contro le aspettative Inoltre, l ascesa dei tassi di interesse a lungo termine è in parte rientrata nonostante la FED proseguirà i rialzi. I tassi reali restano quasi nulli sul decennale americano e negativi su quello tedesco. 17 17

Rendimenti sovrani sotto i massimi (Titoli a 10 anni, valori %, dati mensili) 3,00 2,50 Italia Germania USA 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00-0,50 2016 2017 18 Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters, FED. 18

2,00 1,75 1,50 I mercati si aspettano altri rialzi FED (Valori %, dati mensili) Interbancario 3 mesi* Tasso FED effettivo FED forchetta (parte alta) 1,25 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00 2014 2015 2016 2017 2018 * Da luglio 2017: tassi impliciti nei future. Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters. 19 19

Tassi reali molto bassi negli USA (Rendimento Treasury a 10 anni, valori %, dati mensili; PIL, var. % annua) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0 2013 2014 2015 2016 2017 2018 20 Tasso reale* * Titolo indicizzato all'inflazione. 2017-2018 PIL previsioni CSC. Fonte: elaborazioni CSC su dati FED. PIL 20

2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00-0,50-1,00 21 e in Germania (Rendimento Bund a 10 anni, valori %, dati mensili; PIL, var. % annua) -1,50 Tasso reale* -2,00 2013 2014 2015 2016 2017 2018 *Tasso nominale meno inflazione core. 2017-2018 PIL previsioni CSC. Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters. PIL 21

contro le aspettative Il prezzo del petrolio e di altre importanti materie prime si è rivelato debole. 22 22

Petrolio: l'opec fatica a rialzare il prezzo (Brent, dollari per barile, dati giornalieri) 120 110 100 90 Prezzo del Brent CSC giu. 2017 CSC dic. 2016 80 70 Congelamento OPEC 60 50 40 30 Taglio 20 OPEC 2014 2015 2016 2017 2018 Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters. 23 23

Le commodity agricole risalgono piano (Prezzi in dollari, indici 2013=100) 105 100 95 Alimentari Agricoli non alimentari Metalli non ferrosi 90 85 80 75 70 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2017-2018: previsioni Banca Mondiale. Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca Mondiale. 24 24

diversamente dalle aspettative Tre elementi sono mutati in misura degna di nota rispetto allo scenario di 6 mesi fa: dollaro, protezionismo e populismo. 25 25

Dollaro più debole (Euro per dollaro, dati giornalieri) 1,00 0,95 0,90 0,85 0,80 0,75 CSC dic. 2016 CSC giu. 2017 0,70 2014 2015 2016 2017 26 Fonte: elaborazioni CSC su dati Thomson Reuters e FocusEconomics. 26

Le pulsioni alla legittimazione politica del protezionismo sono state confermate dalle dichiarazioni a favore del fair-trade e dagli omissis pro-liberalizzazione ai vertici mondiali. Tuttavia, il pragmatismo ha condotto a firmare nuovi accordi, anche multilaterali, che riducono le barriere agli scambi e ora si parla di rilanciare il negoziato UE-USA sul TTIP. 27 27

Il populismo è uscito ridimensionato da tutte le tornate elettorali del 2017. Ciò non significa che abbia cessato di influenzare le politiche. Anche con risvolti positivi, come maggiore attenzione per crescita e questioni sociali e meno austerity. 28 28

Tuttavia, si è alzato il tasso di instabilità perfino in nazioni insospettabili: nel Regno Unito ci sono state due elezioni e un referendum in due anni, il parlamento è privo di solida maggioranza e sono probabili nuove consultazioni a breve. Ciò mantiene alta l incertezza politica. 29 29

L incertezza politica resta elevata (Indicatore di incertezza politica globale, indice ponderato con PIL a prezzi correnti) 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 Media storica 1997-2017 50,0 0,0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 30 Fonte: elaborazioni CSC su dati PolicyUncertainty. 30

Nell insieme, per la prima volta dal 2011, le previsioni sulla crescita globale vengono modificate al rialzo. Le tensioni geo-politiche e l effettiva entità dei tagli di imposte realmente varati dall Amministrazione Trump costituiscono i maggiori rischi al ribasso. 31 31

5,5 Crescita globale rivista all insù (Mondo, PIL a prezzi costanti, variazioni %) 5,0 2011 2012 2013 Media 2002-2007 4,5 4,0 3,5 2014 2015 2016 2017 3,0 32 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Le linee tratteggiate rappresentano le previsione dell FMI ad aprile di ogni anno indicato. Fonte: elaborazioni CSC su dati FMI. 32

I temi Cosa cambia per l Italia? 33 33

Tra le novità per l Italia: l ISTAT ha rivisto al rialzo le statistiche, gli indicatori qualitativi sulle imprese salgono ai massimi dal 2008. 34 34

0,50 0,45 0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 PIL rivisto al rialzo (Italia, indici 1 o trim. 2013 =100, dati trimestrali destagionalizzati) 0,42 0,36 Mag-2017 (stima preliminare) 0,14 0,12 0,29 0,27 Giu-2017 0,19 0,34 0,24 0,44 0,05 0,00 2016 2017 Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 35 35

Il PMI indica incremento più vivace (Italia, livelli e var. %, soglia 50=nessuna var. cong., dati trimestrali destag.) 70 3,0 PIL (scala destra) PMI composito 65 PMI output servizi PMI output manifatturiero 2,0 60 1,0 55 50 45 40 35 30 2007 2009 2011 2013 2015 2017 0,0-1,0-2,0-3,0 Fonte: elaborazioni CSC su dati Markit. 36 36

L accelerazione del PIL si deve a export e investimenti. 37 37

L export italiano riprende vigore (Beni, dati in volume, variazioni %) 5,0 4,0 Export italiano Domanda potenziale italiana Import mondiale 3,0 2,0 1,0 0,0 2014 2015 2016 2017 2018 Fonte: elaborazioni CSC su dati CPB, FMI e ISTAT 38 38

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 e punta sulla qualità (Rapporto tra valori medi unitari e prezzi alla produzione dei prodotti venduti 135 130 125 120 115 110 105 100 Italia Germania Francia Spagna all estero, indice 2000=100) 95 39 2017= primi tre mesi. Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurostat. 39

Così il peso dell export sul PIL continua a salire, sfiorando il 32% l anno prossimo, dal 27% nel 2011. Ossia aumenta l internazionalizzazione del Paese, frutto delle strategie aziendali e delle politiche governative e associative. 40 40

Due scenari per il bello e ben fatto 41 oggi 2016 59 miliardi di euro Import dall Italia di BBF dei Mercati Avanzati domani 2022 70 miliardi di euro Import dall Italia di BBF dei Mercati Avanzati a quote costanti domani se 2022 77 miliardi di euro Import dall Italia di BBF dei Mercati Avanzati a quote crescenti (Italia Best Performer) Fonte: CSC e Prometeia. 41

Gli investimenti hanno incominciato a risalire nel 2014. Il moto è in progressione: partito dai mezzi di trasporto, si è esteso poi ai macchinari e dall anno scorso anche alle costruzioni. 42 42

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Il recupero degli investimenti si diffonde (Italia, dati trimestrali destagionalizzati, Indici 1 o trim. 2000=100) 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 Abitazioni Fabbricati non residenziali e altre opere Mezzi di trasporto Impianti e macchinari Prodotti di proprietà intellettuale Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 43 43

Ciascuna tipologia beneficia con intensità diversa di una serie di condizioni diventate più favorevoli. Anzitutto, la maggiore fiducia nell incremento della domanda futura. Poi, l utilizzo degli impianti, che è ai massimi dal 2008. 44 44

Investimenti (var. % annuale) Investimenti in linea con le attese di domanda (Italia, saldi delle risposte e var. % su dati a prezzi costanti) 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0-2,0-4,0-6,0-8,0-10,0 2009 2012 2010 2003 2016 2007 2000-12,0-70 -60-50 -40-30 -20-10 0 10 Attese di domanda (attese sugli ordini, saldi delle risposte) Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 45 45

Uso capacità produttiva quasi ai massimi (Eurozona, manifatturiero, valori %) 100 95 90 85 80 75 90 86 80 Max storico Attuale (secondo trim. 2017) Media 2010 Min storico* 88 84 78 82 78 79 76 85 83 76 70 65 60 46 70 72 68 Germania Francia Spagna Italia Area euro 71 64 70 * 2009= 3 o trimestre. Fonte: elaborazioni CSC su dati Commissione Europea. 70

Ancora, la ritrovata redditività, per effetto della caduta del costo delle materie prime. Il costo del capitale ai minimi storici. La spesa pubblica in infrastrutture rifinanziata e quella privata in abitazioni stimolata dall elevata accessibilità. Infine, l efficacia del potenziamento degli ammortamenti: +3,5% l effetto cumulato nel 2016-18 sugli acquisti di beni strumentali. 47 47

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 105 104 Mark-up risalito (Italia, manifatturiero, dati trimestrali, indici 2000=100) 110 105 103 102 101 100 99 98 Mark-up Prezzo dell'output (destra) Costo degli input (destra) Clup (destra) 100 95 90 85 80 75 70 Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 48 48

6,0 Costo del denaro ai minimi (Italia, tasso sui prestiti bancari alle imprese; valori %) 5,5 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 49 Nuove operazioni. Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d'italia. 49

Case: acquisti favoriti dall accessibilità (Abitazioni, indici 2000=100, dati destag.) 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 140,0 130,0 120,0 Investimenti in abitazioni Indice di convenienza 110,0 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT e Banca d Italia. 50 50

Il quadro, tuttavia, diventerà meno propizio nel 2018: i margini hanno già iniziato a diminuire, specularmente alla risalita delle materie prime, e ciò erode l autofinanziamento e il credito è ancora molto selettivo; i maggiori ammortamenti valgono per gli ordini effettuati entro la fine del 2017; nel 2018 i timori sull esito elettorale renderanno più prudenti le imprese. 51 51

A dare maggior spazio per la crescita del PIL italiano c è stato il venir meno di importanti elementi frenanti: lo stallo del commercio mondiale a cavallo tra 2015 e 2016; la severa restrizione creditizia; la lunga e profonda caduta dell edilizia; i consistenti interventi di riduzione del deficit pubblico. 52 52

Alle spalle lo stop al commercio mondiale (Beni, dati in volume trimestrali destagionalizzati, var. %) 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0-1,5 I 2015 II 2015 III 2015 IV 2015 I 2016 II 2016 III 2016 IV 2016 53 Fonte: elaborazioni CSC su dati CPB. 53

8,0 6,0 Nel credito finita la grande stretta (Italia, dati mensili, var. % annue dello stock di prestiti bancari) Corretto per l'effetto delle cartolarizzazioni Grezzo 4,0 2,0 0,0-2,0-4,0-6,0-8,0 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 54 Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d Italia. 54

Fermata la caduta delle costruzioni (Italia, dati trimestrali destagionalizzati, 1 o trim. 2007=100) 110 100 90 Investimenti in costruzioni Produzione nelle costruzioni Fiducia delle imprese edili 80 70 60 50 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati ISTAT. 55 55

Bilancio pubblico meno tirato (Italia, variazioni del saldo strutturale, dati annuali, in % del PIL) 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0-1,5-2,0-2,5 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Fonte: elaborazione CSC su dati Commissione europea. 56 56

Inoltre, i consumi delle famiglie crescono anche se risentono dell aumento dei prezzi per il rincaro della bolletta energetica. 57 57

2,0 1,0 0,0-1,0 Sale il reddito, resta basso il risparmio (Famiglie italiane, reddito disponibile reale, variazioni % annue su dati destagionalizzati; tasso di risparmio medio annuo) Reddito disponibile reale Tasso di risparmio (scala destra) 12,0 11,0 10,0-2,0-3,0-4,0-5,0-6,0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 9,0 8,0 7,0 6,0 Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 58

I consumi sono sostenuti anche dai progressi nel mercato del lavoro, in quantità e qualità, come dimostra la più alta quota di contratti a tempo indeterminato sulle nuove assunzioni, frutto delle riforme realizzate. 59 59

102 100 Lavoro a passo di PIL (Italia; PIL a prezzi costanti e unità di lavoro equivalenti a tempo pieno; dati destag.; 1 o trim. 2008=100) PIL ULA 98 96 94 92 90 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 60 Stime CSC dal 2 o trimestre 2017. Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 60

Non bisogna, però, dimenticare né i 7,7 milioni di persone cui manca il lavoro, in tutto o in parte, né l alta disoccupazione di lunga durata (ossia da almeno dodici mesi, quasi il 60% del totale) né l elevata disoccupazione giovanile, che sta alimentando una forte emigrazione dall Italia all estero e dal Sud al Nord. 61 61

Le nuove previsioni del CSC per l Italia Il CSC rivede al rialzo le previsioni: +1,3% nel 2017 (da +0,8% precedente) e +1,1% nel 2018 (da +1,0%). 62 62

Le nuove previsioni del CSC per l Italia (Variazioni %) 2015 2016 2017 2018 Prodotto interno lordo 0,8 0,9 1,3 1,1 Consumi delle famiglie residenti 1,5 1,3 1,2 1,1 Investimenti fissi lordi 1,6 2,9 2,6 2,9 in macchinari e mezzi di trasporto 3,5 4,6 3,6 3,5 in costruzioni -0,4 1,1 1,6 2,2 Esportazioni di beni e servizi 4,4 2,4 4,6 3,9 Importazioni di beni e servizi 6,8 2,9 5,7 4,1 Saldo commerciale 1 3,1 3,6 3,3 3,3 Occupazione totale (ULA) 1,0 1,4 0,9 0,8 Tasso di disoccupazione 2 11,9 11,7 11,2 10,7 Prezzi al consumo 0,1-0,1 1,3 1,1 Retribuzioni totale economia 3 0,4 0,7 0,9 1,0 1 Fob-fob, valori in % del PIL; 2 valori percentuali; 3 per ULA. Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati ISTAT e Banca d Italia. 63 63

Previsioni a confronto PIL (var. %) Deficit/PIL (%) 2017 2018 2017 2018 CSC (28 giugno 2017) 1,3 1,1 2,3 2,4 FMI (12 giugno 2017) 1,3 1,0 2,4 1,4 REF (10 aprile 2017) 1,1 1,1 2,4 2,5 Intesa SanPaolo (14 giugno 2017) 1,1 1,1 2,0 1,9 Morgan Stanley (4 giugno 2017) 1,2 1,0 2,3 1,8 Banca d'italia (9 giugno 2017) 1,0 1,2 Citigroup (21 giugno 2017) 1,4 0,8 2,0 2,0 Governo (11 aprile 2017) 1,1 1,0 2,1 1,2 Governo - quadro tendenziale (senza manovra) 1,1 1,0 2,4 2,3 Deutsche Bank (16 giugno 2017) 1,0 1,0 2,3 2,3 Commissione europea (11 maggio 2017) 0,9 1,1 2,2 2,3 OCSE (7 giugno 2017) 1,0 1,0 2,1 1,4 UniCredit (31 marzo 2017) 1,0 0,9 2,2 2,0 IHS Global Insight (15 giugno 2017) 1,0 0,9 3,5 2,3 Prometeia (31 marzo 2017) 0,9 0,9 2,4 2,3 64 Ordinate per la variazione cumulata 2017-2018 del PIL. 64

Lo scenario internazionale di riferimento (Variazioni %) 2015 2016 2017 2018 Commercio mondiale 2,0 1,4 3,9 3,3 Prezzo del petrolio 1 53,0 45,1 51,0 52,0 Prodotto interno lordo Stati Uniti 2,6 1,6 2,2 2,5 Area euro 1,9 1,7 1,9 1,7 Paesi emergenti 4,0 4,1 4,6 4,8 Cambio dollaro/euro 2 1,11 1,11 1,10 1,12 Tasso FED 3 0,13 0,40 0,99 1,58 Tasso di interesse a 3 mesi USA 3 0,32 0,74 1,28 1,88 Tasso BCE 3 0,05 0,01 0,00 0,00 Tasso di interesse a 3 mesi Area euro 3-0,02-0,26-0,32-0,19 1 Dollari per barile; 2 livelli; 3 valori percentuali. Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati Eurostat, FMI, CPB. 65 65

Riguardo ai conti pubblici, la previsione CSC non include nel 2018 la manovra necessaria a proseguire lungo il sentiero stretto tra diminuzione del disavanzo pubblico (senza far scattare l aumento dell IVA) e sostegno all economia. Anche se fosse contenuta in 8 miliardi (grazie all ulteriore flessibilità europea), essa abbasserebbe l incremento del PIL sotto l 1%. 66 66

La finanza pubblica (Italia, valori in % PIL) 2015 2016 2017 2018 Entrate totali 1 47,8 47,2 46,9 46,4 Uscite totali 1 50,5 49,6 49,2 48,8 Pressione fiscale apparente 1 43,3 42,9 42,4 42,2 Pressione fiscale effettiva 1 49,0 48,5 47,9 47,6 Indebitamento netto 2,7 2,4 2,3 2,4 Indebitamento netto strutturale 1,0 1,8 2,1 2,4 Saldo primario 1,4 1,5 1,5 1,3 Saldo primario strutturale 3,1 2,2 1,8 1,4 Debito pubblico 132,1 132,6 133,2 133,7 Debito pubblico (netto sostegni) 2 128,5 129,1 129,8 130,3 1 Al netto del bonus 80 euro. 2 Prestiti diretti a paesi euro e quota di pertinenza dell ESM. Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT e Banca d Italia. 67 67

Il debito pubblico in rapporto al PIL continua a non scendere: 133,2% nel 2017 (da 132,6%) e 133,7% nel 2018. Non sarà immediato il rischio di una maggiore spesa per interessi dopo il cambio della politica BCE, che peraltro non è imminente, grazie al basso costo delle nuove emissioni. 68 68

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Costo medio del debito in discesa (Valori %) 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 Rendimento medio titoli pubblici all'emissione Costo medio del debito Fonte: elaborazione CSC su dati MEF e ISTAT. 69 69

La maggiore crescita è la chiave di volta anche per abbassare il debito, oltre che, e soprattutto, per innalzare il benessere e ridurre la povertà. Perciò servono riforme strutturali e politiche di bilancio che promuovano gli investimenti e abbattano la tassazione del lavoro. In questo modo si otterrebbero maggiore flessibilità in sede europea e sguardo benevolo dai mercati. 70 70

Tanto più che, sebbene sia ridotta la forbice di crescita tra l Italia e il resto dell Eurozona, il divario assoluto continua ad aumentare. 71 71

L Italia cresce meno dell Eurozona (PIL, indice 2014=100, var. % annuali) 108 Italia (scala destra) Euroarea netto Italia (scala destra) 2,5 107 Italia (indice) Euroarea (indice) 106 2,0 105 1,5 104 103 1,0 102 0,5 101 100 2014 2015 2016 2017 2018 0,0 Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati Eurostat. 72 72

I temi L Europa che vogliamo. 73 73

L Europa che vogliamo Dimensione Opinioni Benefici Carenze Proposte 74 74

L Unione europea è il risultato di un graduale percorso di integrazione iniziato all indomani della seconda guerra mondiale. Ideali, valori e risultati ne hanno fatto un esperimento felicemente riuscito, il cui successo è ben illustrato dal suo allargamento: da 6 paesi fondatori si è arrivati a 28. 75 75

1952 1973-1986 2013 1995 2007 2004 76 76

L Unione europea è un gigante economico. Nel 2016 il suo PIL valeva più di 14.800 miliardi di euro, il 21,8% del totale mondiale con solo il 6,9% della popolazione globale. 77 77

Con oltre 500 milioni di consumatori e 23 milioni di aziende, il mercato unico europeo è la più grande area economica del pianeta dove merci e persone possono circolare liberamente. 78 78

L Europa che vogliamo Dimensione Opinioni Benefici Carenze Proposte 79 79

Il progetto di integrazione europeo ha garantito per oltre 70 anni pace, democrazia, libertà, sviluppo economico e diffusione del benessere a una popolazione sempre più numerosa, come mai era accaduto prima nella storia. 80 80

Il mercato unico europeo, grazie alle sue dimensioni, permette alle imprese europee di raggiungere la scala di produzione necessaria per innovare, competere a livello globale e penetrare nuovi mercati. 81 81

Ha favorito gli scambi intra-ue, passati dal 30,9% del PIL europeo nel 1999 al 40,9% nel 2016. Circa la metà sono rappresentati da scambi di beni intermedi tra imprese. Ciò riflette una produzione articolata in filiere che attraversano le frontiere nazionali e che si sono allungate e ramificate nel tempo. 82 82

Si allungano le catene europee del valore (Paesi UE, manif. escl. petroliferi, VA attivato intra-ue in % del VA totale) 16 14 12 10 8 6 4 2 2000 2014 0 83 Domanda finale estera Catene del valore corte* Catene del valore lunghe** * VA attivato da prod. estera per domanda finale (1 passaggio transfrontaliero). ** VA attivato da prod. estera per export (2 o più passaggi transfrontalieri). Fonte: stime CSC su dati WIOD. 83

L Europa che vogliamo Dimensione Opinioni Benefici Carenze Proposte 84 84

Malgrado il raggiungimento di straordinari traguardi il progetto sta attraversando una grave crisi di fiducia. La Brexit, la diffusione di movimenti antieuropei, il temporaneo ripristino di controlli alle frontiere indicano che il suo disgregarsi è uno scenario ormai possibile. Sono però ancora forti il sostegno per il progetto europeo e l adesione ai suoi valori fondamentali. 85 85

65 Con la crisi crolla la fiducia nella UE (% di risposte dei cittadini europei) 60 55 50 45 40 35 30 25 20 Hanno fiducia Non hanno fiducia 2003 2006 2007 2009 2011 2013 2014 2016 Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurobarometro. 86 86

Nelle opinioni dei cittadini europei è cresciuta molto l insoddisfazione verso l architettura e il funzionamento di questa Europa. Più che il progetto europeo è messo in discussione il modo in cui è stato realizzato ed è alta la domanda di più democrazia. 87 87

UE associata a grandi valori e inefficienze (Cosa significa l UE per i cittadini europei, quota di risposte multiple) Burocrazia Spreco di denaro Insufficiente controllo delle frontiere Più crimine Disoccupazione Perdita di identità culturale Protezione Sociale Prosperità economica Democrazia Voce più forte nel mondo Pluralismo culturale Pace Libertà di viaggiare, studiare, lavorare in altri paesi Significati negativi Significati positivi Aprile 2007 Novembre 2016-30 -20-10 0 10 20 30 40 50 60 Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurobarometro. 88 88

L Europa che vogliamo Dimensione Opinioni Benefici Istituzionali Economiche Carenze Proposte 89 89

Sul fronte istituzionale, con le crisi (economica, migratoria e della sicurezza) ha prevalso il metodo decisionale intergovernativo non pienamente democratico. Ciò ha creato contrapposizioni tra gruppi di paesi (di frontiera e non; Nord-Sud). 90 90

I paesi di frontiera, in assenza di una politica comune, sono stati lasciati soli a gestire la crisi migratoria. Alcuni paesi non hanno neppure attuato il concordato piano di ricollocamento dei richiedenti asilo. 91 91

Proseguono gli sbarchi, soprattutto in Italia (Migliaia di persone) 2014 Italia Grecia Spagna Malta 2015 2016 2017* 92 0 200 400 600 800 1.000 1.200 * 2017= proiezioni UNHCR. Fonte: elaborazioni CSC su dati UNHCR. 92

Sul fronte economico, le politiche adottate durante la crisi simmetrica delle banche, del 2008, sono state inadeguate perché hanno dato insufficiente stimolo all economia, accentuato le differenze tra paesi e contribuito ad aumentare i debiti pubblici. 93 93

Inoltre, le politiche adottate durante la crisi asimmetrica dei debiti sovrani sono state inadeguate perché l austerità pro-ciclica ha causato la seconda recessione e abbassato il potenziale di crescita nei periferici, ampliando il divario rispetto ai core. 94 94

Fiscal stance (variazione saldo primario strutturale) Restrizioni pro-cicliche come risposta alla crisi (Eurozona, valori in % del PIL potenziale) 1,8 1,6 1,4 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 Restrizione fiscale pro-ciclica 2013 2012 2011 0,2 2014 0,0 Espansione fiscale 2015 Espansione fiscale -0,2 anti-ciclica pro-ciclica 2016-0,4-4,0-3,0-2,0-1,0 0,0 1,0 Output gap Restrizione fiscale anti-ciclica Fonte: elaborazioni CSC su stime Commissione europea. 95 95

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 190 180 La risposta dell UE provoca divergenza (PIL procapite PPS, media paesi core e periferici; 1995=100) Core Periferici 170 160 150 140 130 120 110 100 Paesi core: Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi. Paesi periferici: Grecia, Italia, Portogallo, Spagna. Fonte: elaborazioni CSC su dati Commissione europea. 96 96

Al contrario, la BCE è un caso esemplare di come la politica economica, superando le logiche nazionali, si possa evolvere in senso pienamente europeista. 97 97

L Europa che vogliamo Dimensione Opinioni Benefici Carenze Proposte 98 98

più Europa, in cosa? Le 4 funzioni da cedere all Europa: 1) relazioni internazionali (politica estera, diplomazia, cooperazione allo sviluppo), 2) sicurezza e difesa, 3) controllo frontiere e politiche migratorie, 4) bilancio comune solo dell Eurozona. 99 99

Riguardo alle funzioni, le relazioni internazionali comuni (politica estera, diplomazia, cooperazione allo sviluppo) sarebbero più efficaci perché il peso politico dell Unione sarebbe maggiore rispetto alla somma dei singoli paesi. Idem per la sicurezza e la difesa uniche. 100 100

Le politiche migratorie comuni e di controllo delle frontiere, con accentramento delle decisioni a livello europeo, sono necessarie per conciliare la libertà di circolazione, sancita dall accordo di Schengen, con la crescente richiesta di sicurezza da parte dei cittadini europei. 101 101

Sul piano economico è prioritaria la creazione di un bilancio comune destinato alla stabilizzazione dell economia dell Eurozona che protegga i cittadini europei dal rischio di disoccupazione e finanzi investimenti in ricerca, innovazione e infrastrutture, driver fondamentali per la crescita. 102 102

La questione industriale va posta al centro della politica economica europea. Per sfruttare al meglio la nuova rivoluzione industriale e affrontare la crescente concorrenza internazionale servono a livello europeo politiche industriali e per l innovazione, il completamento del mercato unico e l avvio di quello digitale. 103 103

più Europa, con quali paesi? Non tutti sono disponibili a cedere ulteriori fette di sovranità. Si dovrebbe partire dai 19 dell Eurozona o dai 22 di Schengen, perché per questi è indispensabile adottare alcune politiche comuni. Essenziale che non sia un Europa à la carte, con coalizioni variabili di paesi basate sulla convenienza economica. 104 104

più Europa, quali strumenti? Alcune innovazioni potrebbero essere introdotte a parità di trattati, tramite cooperazione rafforzata e accordi intergovernativi, altre, più ambiziose, ne richiederebbero la revisione. Il percorso verso una nuova carta costituzionale appare oggi irrealistico. 105 105

più Europa, più democrazia? Le 4 principali proposte: 1) elezione diretta Presidente Commissione UE, 2) che deve essere anche Presidente Consiglio, 3) istituzione di un Parlamento solo Eurozona, 4) a cui dovrebbe rispondere un Ministro delle Finanze che gestisca la politica di bilancio dell Eurozona. 106 106

In conclusione, esiste una maggioranza silenziosa di cittadini filo-europei, speculare alla minoranza rumorosa che fa dell UE il capro-espiatorio dei mali nazionali. Una maggioranza che vuole un Europa con più politiche comuni e più potere decisionale a livello europeo. 107 107

Occorre recuperare la solidarietà fra paesi e popoli europei che è parte cruciale del patrimonio e della ragion d essere dell Unione europea. Il proseguimento delle attuali tendenze e politiche porterebbe alla disgregazione. 108 108

La disunione europea non risolverebbe nessuno dei problemi dei cittadini. Il muro di diffidenza e sfiducia reciproche va superato spiegando, senza retorica e concretamente, i vantaggi dell Europa unita. 109 109

110 110