IL GIOCO IN OSPEDALE Nell'uomo autentico si nasconde un bambino: che vuole giocare. Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885 Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale. Sigmund Freud, Il poeta e la fantasia, 1907
Storia Fin dai tempi antichi GIOCO vs LAVORO - IMPEGNO 1800 J. Locke e J.J. Rousseau Frobel G I O C O Strategia per apprendere Attività libera, seria e fondamentale per lo sviluppo
TEORIE PSICOLOGICHE FREUD PIAGET gioco come input per attivare il processo di identificazione il gioco sviluppa la sfera cognitiva e la personalità VYGOTSKY il gioco è una forza attiva per lo sviluppo della sfera sociale e affettiva del bambino
Dal punto di vista pedagogico Fine ultimo dell educazione è sviluppare empowerment recuperando e valorizzando la dimensione personale di ciascuno. POTENZIARE RECUPERARE VALORIZZARE
Funzione del gioco in ospedale TERAPEUTICA SIMBOLICA Il gioco viene usato nelle situazioni di passività o non reazione Giochi che permettono di rielaborare sentimenti negativi
Obiettivi educativi del gioco in ospedale 1) Scoperta del reale e sostegno della parte sana 2) Significazione del reale 3) Scoperta del sé 4) Socializzazione 5) Sicurezza 6) Espressione delle emozioni 7) Libertà di esercizio di pensiero e creatività
Caratteristiche delle attività di gioco - intervento quotidiano e continuativo - inserito in un tempo e spazio adatti alle esigenze dei bambini - condotto da personale formato e competente
La ricerca Come giocano i bambini? Sono stati osservati 990 bambini di età compresa tra i 2 e i 17 anni ricoverati presso il Dipartimento di Pediatria di Padova e nei reparti di Piove di Sacco, Chioggia e Belluno durante 296 situazioni di gioco
Partecipanti ad attività di gioco suddivisi per età (in %) 60,0% 50,0% 55 % 40,0% 30,0% 20,0% Relativa omogeneità 35 % < 3 anni 3-5 anni 6-10 anni >11 anni 10,0% 0,0% Padova Piove di Sacco Chioggia Belluno < 3 anni 7,2% 21,5% 22,5% 7,09% 3-5 anni 29,9% 26,9% 33,3% 32,62% 6-10 anni 55,0% 31,8% 23,4% 24,82% >11 anni 8,0% 19,7% 20,7% 35,46%
Le difficoltà Dai dati quantitativi emergeva la difficoltà di comprendere pienamente i bisogni delle singole fasce d età, fine che orienta l agire educativo. La ricerca perciò è stata affiancata da un analisi qualitativa svolta tra novembre 2009 e giugno 2010. Ricerca quantitativa + Ricerca qualitativa
Strumento d indagine qualitativa Griglie di osservazione che indagano i comportamenti oggettivi del bambino che gioca. Ai comportamenti oggettivi l educatore associava poi in ciascuna rilevazione le proprie riflessioni soggettive.
Bambini < 3 ANNI Aspetti rilevanti: - timore e paura iniziali - ricerca di consenso da parte del genitore - giocano in prevalenza in braccio o nelle vicinanze del genitore con giochi sonori o in movimento - poca interazione con altri bambini o con l educatore
Bambini 3-5 anni Aspetti rilevanti: - timore iniziale ma adesione all invito se ben confortati dal genitore - ricerca di consenso - buone capacità relazionali con l educatore - scarsa socializzazione con altri bambini - Giochi preferiti 3-4 anni : giocattoli o giochi d astuzia e ingegno 5 anni : puzzle, giochi in scatola (sapientino, memory, )
Bambini 6-10 anni Aspetti rilevanti: - accettano quasi subito l invito al gioco chiedendo però il permesso al genitore - maggior interazione con gli altri bambini - giocatori privilegiati sono i coetanei o altri adulti - esclusione del genitore dal gioco - giochi preferiti: giochi di competizione e di gruppo, raramente si isolano
Adolescenti > 11 anni Aspetti rilevanti: - 1 adolescente su 4 rifiuta di entrare in dinamiche di gioco - l acquisizione di fiducia verso l educatore avviene più lentamente - la scelta del tempo e della modalità di gioco è esclusivamente del ragazzo - prediligono giochi di gruppo con coetanei o bambini più piccoli - preferiscono assumere ruoli da adulto come aiutanti dell educatore.
Che cosa è emerso - il bisogno continuo di conferme - la difficoltà a socializzare - la necessità di attività ad hoc per adolescenti
Verifichiamo Gli aspetti emersi dall analisi qualitativa sono stati confrontati tra le diverse realtà presenti in ogni reparto partners e tra le educatrici che seguivano reparti differenti. Nessuna differenza è stata rilevata nelle modalità di gioco dei bambini ai quali sono stati offerti spazi e materiali per il gioco. L unica differenza negli spazi di gioco, molto limitati è stata rilevata nel reparto di pediatria di Chioggia.
Per concludere 1. l età del bambino condiziona la modalità di accettazione della proposta di gioco che va supportata e condotta dall educatore con l aiuto del genitore se presente
Per concludere 2. il gioco è lo strumento più potente di interazione col bambino, soprattutto molto piccolo, perché lo invita a far emergere la sua dimensione personale (gusti, preferenze)
Per concludere 3. il coinvolgimento del bambino nel gioco aumenta con l aumentare della fiducia nell educatore che deve saper accogliere i rifiuti come punto di partenza della relazione
Per concludere 4. in tutte le fasce d età il gioco permette al bambino di sentirsi unico in un preciso ruolo e quindi non solo bambino malato ma anche bambino che sa giocare
Implicazioni future - Occorre predisporre le attività di gioco funzionali a stimolare la socializzazione tra bambini, specie tra i più piccoli - Per l adolescente è necessario predisporre situazioni di gioco in base a percorsi funzionali alle caratteristiche psicologiche dell età : senso di controllo, autostima, responsabilità, senso del limite.