PRINCIPIO DI AGGLOMERAZIONE
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- Luciano Repetto
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1 PRINCIPIO DI AGGLOMERAZIONE 1.1. PRINCIPIO DI AGGLOMERAZIONE A - Il principio di agglomerazione è genetico / fondativo della città Perché? la concentrazione spaziale come scelta di comodità/efficienza riguardo alle relazioni (di vario tipo). Cause? indivisibilità, economie di scala (produzione servizi pubblici): soglia minima per processi più efficienti e per risorse sufficienti (investimenti).
2 Senza agglomerazione, con risorse perfettamente mobili, con mercati perfettamente concorrenziali: produzione perfettamente diffusa, per domanda locale (no trasporti): ovunque uguale mix prodotti cioè no specializzazioni/specificità territoriali: identiche densità di uso del suolo e remunerazioni delle risorse. Con economie di scala, anche in un solo settore: produzione in un solo luogo (prima nel settore con economie di scala, poi in quelli attivati per interdipendenza Leontief e infine in quelli attivati per moltiplicatore Keynes) e trasporto ai mercati locali, ma anche residenza in un solo luogo senza trasporto pendolare. B - Limiti al processo cumulativo di concentrazione spaziale Due fonti di attrito al processo di concentrazione generato dalle economie di scala: - costi di trasporto: la loro reattività al crescere dell area urbana è esponenziale (prevale sui costi di prod.) - diseconomie di agglomerazione: rendite da scarsità di fattori immobili (suoli, ) rispetto alla domanda e costi di congestione (traffico, anomia) Per queste cause si arresta lo sviluppo quantitativo (ma sono possibili sostituzioni tra attività) e si crea diffusione concentrata (pluralità di centri).
3 C - Significato dei costi di trasporto Non solo i costi monetari delle attività di trasporto fisico, ma tutti gli elementi di frizione spaziale: - costi di trasporto e di distribuzione commerciale - costi di marketing (conoscenza dei mercati non locali) - costi opportunità del tempo impiegato in mobilità (redditi non guadagnati) - costo di comunicazione a distanza anche costo psicologico - perdita di valore dell informazione (vs. faccia-a-faccia) D - Classificazione economie di agglomerazione Interne all impresa: economie di scala: concentrazione spaziale produzione e rete di aree di mercato Esterne all impresa interne all industria: economie di localizzazione: distretti industriali Esterne all industria interne al sistema: economie di urbanizzazione: presenza infra generali (città)
4 1.2. ECONOMIE DI SCALA E AREE DI MERCATO (Loesch, 1940) AREA DI MERCATO DELL IMPRESA Economie di scala: produzione concentrata in una localizzazione da parte di una singola impresa Prezzo franco fabbrica: dalle economie di scala la localizzazione concentrata Costo di trasporto: la diffusione concentrata e la competizione fra localizzazioni Secondo Hotelling (Fig. 1.1 C) ne derivano effetti di riduzione del prezzo e protezione dalla distanza a) localizzazione prossima => minor costo di trasporto => vantaggio economico b) barriera spaziale => inutilizzabilità della concorrenza perfetta => concorrenza monopolistica c) potere di monopolio del produttore => prezzo più alto ai consumatori vicini e discriminazione di prezzo
5 CURVA DI DOMANDA SPAZIALE Individuale (Fig. 1.2 Camagni) la legge della domanda afferma che vi è una relazione inversa fra quantità domandata e prezzo prezzo complessivo = prezzo alla produzione + costo di trasporto (ossia costo unitario per distanza) perciò la quantità domandata dipende da prezzo alla produzione, costo unitario di trasporto e distanza Complessiva (Fig. 1.3 Camagni) aggregazione alle diverse distanze, con una densità di consumatori costante mercato lineare: esiste una distanza massima dal produttore oltre la quale non si esprime domanda mercato circolare (spazio bidimensionale) e cono di domanda di Loesch : area di mercato e domanda crescono al calare del costo unitario di trasporto e/o al calare del prezzo alla produzione (e viceversa) Dato il costo di trasporto, la domanda di mercato dipende solo dal prezzo alla produzione come sempre
6 EQUILIBRI DI MERCATO E LOCALIZZAZIONE DELL IMPRESA Equilibri (Fig. 1.4 Camagni): a) breve periodo - impresa: curva di offerta con indivisibilità, curva di domanda di mercato circolare, e condizioni di massimo profitto => scelte ottime e quindi equilibrio dell impresa => - mercato: il prezzo determina dimensione dell area di mercato e localizzazioni produttive che non contemplano sovrapposizione delle aree di mercato MA il territorio presenta aree non servite e le imprese esistenti realizzano extra-profitti b) lungo periodo: entrata di nuove imprese => sovrapposizione delle aree di mercato (competizione spaziale) => => calo della domanda e aumento dei costi medi e quindi riduzione dei profitti INOLTRE => efficienza con rete di aree di mercato esagonali (totale copertura del mercato e minimi costi di trasporto)
7 Grande efficacia interpretativa di Loesch, con riferimento a pochissime e ragionevoli ipotesi base: due soli elementi contrapposti (economie di scala e costi di trasporto) bastano a: 1) dare ragione di nascita agglomerazioni di attività economiche anche su spazio omogeneo 2) indicare principio razionale di organizzazione della loro distanza e organizzazione spaziale Infatti le peculiarità storico-geografiche spiegano la singola città ma non la logica del sistema urbano. La rilevanza empirica dipende dal peso del costo di trasporto rispetto al prezzo alla produzione: non più per l industria manifatturiera (vedi 1.3) ma ancora per i servizi a basso prezzo o alta relazionalità.
8 1.3. ECONOMIE DI LOCALIZZAZIONE E DI URBANIZZAZIONE Economie esterne, da concentrazione di imprese o settori diversi a causa di vantaggi da: - capitale fisso sociale localizzato (infrastrutture) o risorse naturali - indivisibilità nella fornitura, che richiedono soglia minima di domanda (risorse specialistiche) - effetti di sinergia che migliorano l efficienza produttiva ( atmosfera industriale, cultura d impresa )
9 ECONOMIE DI LOCALIZZAZIONE (Marshall 1890, Weber 1909) Economie esterne alle imprese ma interne al settore: agglomerazione di attività simili a causa di: a) specializzazione tra imprese nel ciclo produttivo settoriale => più efficienza => meno costi => più ricavi => più profitti (economie pecuniarie) b) prossimità => intensità di rapporti => riduzione dei costi di transazione locali (economie transazionali) c) bacino di manodopera specializzata e processi di apprendimento collettivo => più produttività (economie d apprendimento) d) servizi a monte e a valle della manifattura, inclusi effetti di immagine (economie di valorizzazione) e) cultura industriale diffusa => informazione meno imperfetta => riduzione dell incertezza dinamica => innovazione e diffusione più rapide (economie dinamiche) Localizzazione agglomerata di attività produttive se vantaggi dell agglomerazione e risparmi sul costo del lavoro eccedono i maggiori costi di trasporto dai mercati delle risorse e al mercato del prodotto (Weber) Limiti di questa logica: i) economie di scala e specializzazione: non fenomeni di sinergia inter-settoriale, interazione via servizi, ii) equilibrio parziale (un solo mercato): senza interazione tra imprese e mercati iii) statica: efficienza ma non processi evolutivi (innovazione, distribuzione dei redditi fra le classi)
10 ECONOMIE DI URBANIZZAZIONE Economie esterne al settore: benefici d agglomerazione rivolti a tutte le attività a causa di (Fig. 1.5 C): I) concentrazione dell intervento pubblico - investimenti in beni pubblici, capitale fisso sociale, infrastrutture offerti a costo marginale zero - consumi di servizi pubblici, economie di scala nella fornitura e quindi vantaggi di costo II) natura di vasto mercato dei beni - mercato di grande dimensione: risparmi nei costi di trasporto e di transazione - divisione del lavoro grazie all estensione del mercato: nicchie di specializzazione efficienti III) natura di incubatore e mercato delle risorse - mercato del lavoro ampio, diversificato, flessibile, avanzato - funzioni superiori: mercato dei capitali liquido, formazione universitaria, ricerca, sedi direzionali - funzioni specializzate: servizi alle imprese, servizi di trasporto avanzati o a lunga distanza - offerta di capacità decisionali e gestionali - economie di comunicazione e informazione (infrastrutture avanzate, contatti diretti, creazione info) IV) vantaggi macro della diversificazione: stabilità e capacità di crescita di lungo periodo Tutti riducono i costi di transazione: (grande) città come riduttore dei costi da incertezza
11 ECONOMIE DI CONSUMO Economie di urbanizzazione per le famiglie: i) servizi pubblici sviluppati ed efficienti (istruzione, sanità, trasporti) ii) servizi privati avanzati e diversificati (cultura, ricreazione) iii) vantaggi e opportunità della varietà (libertà di scelta di lavoro, residenza, acquisti)
12 1.4. DIMENSIONE OTTIMA DELLA CITTA Le tre forme di economie di agglomerazione porterebbero alla megalopoli, ma oltre una certa soglia si instaurano rendimenti decrescenti della dimensione urbana: - le economie si trasformano in diseconomie - i loro effetti sono superati dagli effetti di altre diseconomie (traffico, conflitto sociale, anomia) - i servizi urbani presentano costi medi a U al variare della dimensione urbana - il costo della rendita urbana per la singola unità economica è crescente con la dimensione urbana A - Problemi e interrogativi - quale relazione tra ogni elemento economico e la dimensione complessiva? - è possibile un indicatore aggregato di dimensione? - è definibile la dimensione ottima? - esiste un costo sociale della megalopoli?
13 B - La città come risorsa comune (Fig. 1.6 Camagni) Impostazione: problema di ottimo sociale (benefici e costi privati ed esternalità associati alla dimensione) Ipotesi: - misura univoca della dimensione urbana - comparabilità di benefici e costi - identità di interessi fra i cittadini - omogeneità e comparabilità delle preferenze - costo opportunità di localizzazione nullo Conclusione: non una ma ben sei dimensioni critiche, anche in conflitto, ed esito spontaneo non ottimale
14 C - Verifiche empiriche Sui benefici: a) funzione di produzione aggregata urbana: economie e diseconomie di scala ci sono ma la funzione di produzione non è la stessa per tutte le città b) funzione di produzione disaggregata per settori: economie e diseconomie di scala ci sono ma mancano gli effetti della struttura settoriale e della diversificazione (interdipendenze) c) differenziali salariali e reddituali, corretti per i differenziali di prezzo: ci sono, ma qual è la causa e quale l effetto? differenziali di produttività o differenziali di disagio? Sui costi: solo sulla dimensione efficiente dei servizi urbani: varia a seconda dei servizi (fra e )
15 D - Sviluppi concettuali 1) dimensione o intervallo ottimo? dimensione minima per i servizi urbani, ma dimensione massima variabile a seconda delle funzioni ricoperte, ossia del rango nella gerarchia (vedi 4.1): 2) singola città o gerarchia/sistema/rete di città? i benefici dipendono da divisione del lavoro e accessibilità E - Equilibrio generale e giudizi di valore a) approccio economico/liberale (concorrenza): benefici e costi sono capitalizzati nella rendita urbana (problema distributivo ma non di efficienza), i differenziali salariali riflettono differenziali di produttività b) approccio politico/radicale (monopoli): per garantire benefici alle imprese la città impone costi sociali (costo della vita per i residenti, sussidio fiscale dai non residenti) per cui i differenziali salariali riflettono differenziali di disagio ma è vero che la città è monopolistica e la campagna è concorrenziale?
16 1.5. ECONOMIE DINAMICHE Il principio di agglomerazione opera per l efficienza sia statica, ossia a risorse date, sia dinamica: tre processi dinamici, accomunati da una fase iniziale metropolitana e una fase successiva di diffusione - incubatrice - ciclo di vita - innovazione INCUBATRICE DI NUOVE IMPRESE Vantaggi informativi e di mercato per prodotti flessibili e deperibili, minor soglia di efficienza per la possibilità di esternalizzare servizi, ma anche mercato di sbocco protetto (imprese non innovative): per le prime due caratteristiche, la crescita porta a internalizzare e quindi a delocalizzarsi, liberando spazi.
17 CICLO DI VITA DI NUOVI PRODOTTI Fasi pioniera - sviluppo - maturità, con particolari caratteristiche di domanda, produzione, processi, fattori strategici e localizzazioni: nel tempo processo di filtering-down spaziale (ma la durata del ciclo si è abbreviata; d altra parte le risorse metropolitane possono ringiovanire i prodotti) INNOVAZIONE Cause in ambito urbano: - densità informazioni e interazioni - riduzione dell incertezza e del rischio dinamico - contatti diretti con l esterno, il globale La (grande) città come canale del cambiamento, a beneficio di tutto il sistema urbano (diffusione)
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