Università della Calabria

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Università della Calabria"

Transcript

1 Università della Calabria Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza (già Dipartimento di Economia e Statistica) Gruppo CALCOM La carenza di competitività della Calabria lezioni dalla crisi dell area euro Antonio Aquino Giugno

2 La carenza di competitività della Calabria lezioni dalla crisi dell area euro Antonio Aquino Università della Calabria Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza (già Dipartimento di Economia e statistica) Sommario: 1. Introduzione. 2. L euro: come e perché. 3. Il principale indicatore della crisi dell area euro: lo spread sui rendimenti dei titoli di stato a lungo termine. 4. Le cause principali dello spread: squilibri di finanza pubblica e squilibri competitivi Gli squilibri di finanza pubblica. 4.2 Squilibri macroeconomici interni ed esterni. 4.3 Squilibri competitivi fra i paesi dell area euro. 4.4 Cause degli squilibri competitivi fra i paesi dell area euro. 4.5 Alcuni approfondimenti sulle cause fondamentali dello squilibrio competitivo fra Italia e Germania. 5. Fattori che hanno contribuito a determinare la perdita di competitività dell Italia. 6. Come riportare in equilibrio competitivo i paesi dell Unione monetaria europea. 7. Una nuova politica industriale per la Calabria. 8. Considerazioni conclusive. 1. Introduzione Due sono gli indicatori di sintesi che più efficacemente illustrano la situazione economica della Calabria: il tasso di occupazione e il tasso di dipendenza. Il tasso di occupazione è pari al numero di persone occupate (in modo sia regolare sia irregolare) per ogni cento abitanti in età da lavoro (tra 15 e 64 anni). Nel 2000, nel vertice di Lisbona, i capi di Governo dei paesi dell Unione europea avevano fissato come obiettivo per il 2010 un tasso di occupazione del 70 per cento. Nel 2012 il tasso di occupazione è stato in media di quasi il 68 per cento in Emilia Romagna (non molto distante 2

3 dall obiettivo di Lisbona nonostante gli effetti della crisi finanziaria internazionale), di circa il 65 per cento in media nelle regioni del Nord dell Italia, del 61 per cento nelle regioni del Centro, del 44 per cento nelle regioni del Mezzogiorno, del 41,6 per cento in Calabria (valori ancora più bassi che in Calabria sono stati registrati nel 2012 in Sicilia (41,2 per cento) e in Campania (40 per cento)). (Banca d Italia, l economia delle Regioni Italiane, giugno 2013, pag. 70). Il tasso di dipendenza è pari alle importazioni nette in percentuale del prodotto interno lordo; esso negli ultimi anni ha oscillato in Calabria intorno al 30 per cento, un valore che indica che per ogni 100 euro di beni prodotti in Calabria ne sono utilizzati in Calabria per consumi e per investimenti per un valore di circa 130 euro. Questo eccesso strutturale delle utilizzazioni rispetto alla produzione interna viene finanziato automaticamente attraverso la finanza pubblica, per il fatto che le spese pubbliche primarie sono proporzionali al numero di abitanti delle diverse regioni italiane, mentre le entrate tributarie crescono in modo progressivo al crescere del reddito delle diverse regioni. Le importazioni nette delle diverse regioni italiane nel lungo periodo corrispondono essenzialmente alla differenza fra entrate tributarie e spese pubbliche primarie ( residuo fiscale ). Le importazioni nette positive della Calabria e delle altre regioni del Mezzogiorno (in media circa il 20 per cento del prodotto interno lordo) sono compensate da importazioni nette negative (e quindi entrate tributarie maggiori delle spese pubbliche primarie) in gran parte delle regioni del Nord dell Italia, e in particolare in Lombardia (esportazioni nette pari a quasi il 15 per cento del prodotto interno lordo). In Calabria, nonostante una politica fiscale fortemente espansiva (entrate tributarie per imposte e contributi sociali dell ordine di meno della metà della spesa pubblica primaria ), gli indicatori di sintesi del mercato del lavoro evidenziano un accentuata carenza della domanda di lavoro; al contrario, in Lombardia, nonostante una politica fiscale fortemente restrittiva (entrate tributarie per imposte e contributi sociali di circa il 30 per cento più elevate della spesa pubblica primaria ), gli indicatori di sintesi del mercato del lavoro evidenziano una domanda di lavoro molto elevata. Questo paradosso deriva essenzialmente da un forte squilibrio competitivo fra Calabria e Lombardia, e, più in generale, fra regioni del Nord e del Sud dell Italia. La insufficiente competitività delle produzioni calabresi fa sì che per gran parte dei prodotti facilmente trasferibili nello spazio (soprattutto prodotti dell industria manifatturiera) il potere di acquisto disponibile in Calabria si trasformi in domanda di beni (e quindi di lavoro) al di fuori della Calabria. Al contrario, la forte competitività delle produzioni nelle regioni del Nord dell Italia, fa sì che in queste regioni vi sia una forte domanda di beni facilmente trasferibili nello spazio in esse prodotti, proveniente non soltanto 3

4 dai residenti in quelle regioni, ma anche da residenti in altri paesi e in altre regioni, anche del Mezzogiorno d Italia. Considerata l attuale situazione dell Italia dal punto di vista economico e politico, sarebbe del tutto irrealistico pensare di poter stimolare una crescita della domanda di lavoro in Calabria mediante una politica fiscale ancora più espansiva (meno tasse e/o più spesa pubblica). Appare quindi essenziale concentrare le risorse disponibili per stimolare una maggiore competitività delle produzioni calabresi di beni facilmente trasferibili nello spazio (manufatti, servizi informatici, servizi turistici, ecc.). In particolare, andrebbero riservati alle produzioni di beni facilmente trasferibili nello spazio, sia gli incentivi all occupazione, sia quelli volti a stimolare le innovazioni. Nei paragrafi successivi di questo lavoro vengono analizzati alcuni aspetti essenziali della crisi dell area euro, al fine di trarne delle utili indicazioni per quel che riguarda le principali debolezze strutturali dell economia della Calabria. 2. L euro: come e perché Il regolamento monetario degli scambi rappresenta l aspetto storicamente più complesso e controverso delle relazioni economiche internazionali. La moneta internazionale più utilizzata in passato è stata l oro, una moneta comune per gran parte dei paesi del mondo, in diversi paesi affiancata in alcuni periodi dall argento. Anche quando i pagamenti avvenivano non mediante trasferimenti di oro o monete auree, ma con monete cartacee o biglietti di banca, la rilevanza dell oro come moneta internazionale derivava dalla convertibilità, diretta o indiretta, delle monete cartacee in oro a un rapporto di cambio predeterminato, e quindi dal legame fra disponibilità di oro e quantità di moneta cartacea che ciascun paese poteva emettere. L oro è rimasto alla base del sistema dei pagamenti internazionali fino al 1971, quando fu abbandonato gradualmente il sistema di regolamento dei pagamenti internazionali concordato nel 1944 a Bretton Woods fra i principali paesi ad economia di mercato. Il sistema di Bretton Woods prevedeva la possibilità per le banche centrali dei paesi aderenti di convertire i dollari USA in oro al prezzo di 35 dollari per oncia, e la convertibilità in dollari delle monete dei paesi aderenti diversi dagli Stati Uniti a tassi di cambio fissi, modificabili soltanto nel caso di squilibri fondamentali delle bilance dei pagamenti, con il consenso di tutti i paesi. (La nozione di squilibri fondamentali di bilancia dei pagamenti tuttavia non fu mai definita concretamente). Nella conferenza del 1944 a Bretton Woods John Maynard Keynes, il grande economista che partecipava alla conferenza in rappresentanza del Regno Unito, aveva proposto come base del sistema monetario internazionale 4

5 fra i principali paesi ad economia di mercato una moneta internazionale cartacea unica (il bancor ) emessa da una banca centrale mondiale; prevalse tuttavia la proposta americana, basata sull utilizzazione dell oro e del dollaro USA come base del sistema monetario internazionale. Il sistema concordato a Bretton Woods venne attuato gradualmente, e soltanto nel 1960 fu stabilita la convertibilità in dollari delle monete di tutti i paesi aderenti. Due furono le cause principali del crollo del sistema di Bretton Woods: 1) la crescita della produzione mondiale di oro fu del tutto insufficiente rispetto alle esigenze di liquidità internazionale derivanti dalla fortissima crescita del reddito e degli scambi internazionali negli anni cinquanta e sessanta. Questa carenza avrebbe potuto essere colmata dal forte aumento della disponibilità di dollari provocata dai crescenti disavanzi della bilancia dei pagamenti americana; tuttavia, ma mano che crescevano le riserve in dollari delle banche centrali non americane in rapporto alle riserve in oro degli Stati Uniti, risultava sempre più evidente la difficoltà degli Stati Uniti di mantenere l impegno di convertire in oro le riserve in dollari delle banche centrali degli altri paesi, al prezzo stabilito a Bretton Woods di 35 dollari per oncia. Nel 1969 si pensò di poter rimediare a questo inconveniente istituendo una sorta di moneta virtuale internazionale emessa dal Fondo Monetario Internazionale (i diritti speciali di prelievo ) per rimpiazzare gradualmente l oro come base del sistema dei pagamenti internazionali ( orocarta ). 2) Forti squilibri nelle bilance dei pagamenti di alcuni fra i principali paesi, e in particolare forti disavanzi di bilancia dei pagamenti per Francia, Regno Unito e Stati Uniti, e forti avanzi per la Germania resero necessarie variazioni rilevanti nei tassi di cambio fra le monete di questi paesi. Una volta che i mercati si resero conto della possibilità che i tassi di cambio venissero modificati, la speculazione finanziaria internazionale, resa sempre più potente dalla crescita dei capitali finanziari e dalla sempre maggiore mobilità internazionale di questi capitali, cominciò a seguire con grande attenzione ogni possibile segnale premonitore delle difficoltà di bilancia dei pagamenti di singoli paesi, a volte imponendo variazioni dei tassi di cambio, anche in assenza di veri e propri squilibri fondamentali di bilancia dei pagamenti ( aspettative autorealizzantesi ). Dopo alcuni tentativi di preservare il controllo dei governi e delle banche centrali sui tassi di cambio, sia pur nell ambito di più ampie fasce di oscillazione, nel corso degli anni settanta i principali paesi passarono a un sistema di tassi di cambio flessibili, vale a dire determinati esclusivamente dai mercati. I paesi della Unione europea, tuttavia, cercarono di preservare la stabilità dei tassi di cambio, prima prevedendo fasce di oscillazione meno ampie (il serpente monetario europeo nell ambito del tunnel monetario mondiale), e poi mediante un vero e proprio sistema monetario europeo. 5

6 L esperienza mostrò tuttavia l impossibilità di mantenere a lungo stabili i tassi di cambio fino a quando i diversi paesi continuavano ad avere monete diverse. Il motivo fondamentale era che fino a quando i paesi avevano monete diverse l impegno dei governi di non consentire modifiche dei tassi di cambio non era credibile, e quindi la speculazione finanziaria internazionale era in grado di cogliere qualsiasi segnale premonitore di crisi di bilancia dei pagamenti per imporre variazioni dei tassi di cambio. Si pensò allora di poter risolvere alla radice il problema della variabilità dei tassi di cambio mediante l adozione da parte di diversi paesi dell Unione europea di una moneta comune, ed escludendo implicitamente la possibilità per i diversi paesi di uscire dall Unione monetaria. Purtroppo l esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che neppure questa soluzione estrema è in grado di sradicare la possibilità che si formino aspettative di variazioni dei tassi di cambio, poiché, anche se non previsto esplicitamente, non si può escludere del tutto la possibilità che alcuni paesi abbandonino la moneta comune per tornare ad adottare monete diverse. 3. Il principale indicatore della crisi dell area euro: lo spread sui rendimenti dei titoli di stato a lungo termine Il principale indicatore della crisi dell area euro è lo spread, vale a dire la differenza fra i tassi d interesse sui titoli di stato a lungo termine (convenzionalmente a 10 anni) dei diversi paesi dell area euro. Il termine di riferimento è la Germania, ritenuto il paese finanziariamente più affidabile dell area euro, i cui titoli di stato a lungo termine hanno il tasso di rendimento più basso fra i paesi dell area euro (circa l 1,47 per cento annuo a marzo 2013). Le tabelle 1 e 2 evidenziano che fino al 2007 lo spread fra titoli di stato italiani e titoli di stato tedeschi a 10 anni ha oscillato, come media annua, intorno a 0,3 punti percentuali o 30 punti base. Lo spread dell Italia rispetto alla Germania è poi aumentato gradualmente fino a un massimo di 4 punti percentuali (400 punti base) nella media del 2012 (con punte superiori a 500 punti base negli ultimi mesi del 2012), per diminuire poi verso 320 punti base nel marzo 2013 (a febbraio 2013 la differenza era diminuita fino a un minimo di circa 250 punti base). La tabella 1 evidenzia che, nonostante il forte aumento dello spread rispetto alla Germania, il tasso d interesse sui titoli di stato italiani a 10 anni era nel marzo 2013 anche più basso che nei primi anni dell euro; ciò perché il tasso d interesse sui titoli di stato tedeschi a 10 anni ha toccato nel livelli storicamente estremamente bassi (circa 1,5 per cento all anno) per effetto della forte diminuzione della domanda di beni per investimenti provocata dalla crisi finanziaria internazionale. 6

7 Tabella 1 Tasso d'interesse sui titoli di stato a 10 anni. Germania Irlanda Stati Uniti Italia Francia Spagna Grecia Portogallo Giappone Regno Unito ,6 4,9 4,6 4,8 8,5 4,9 4,7 5,3 1,5 5, ,5 4,7 4,6 4,7 6,3 4,8 4,8 5,6 1,7 5, ,3 5,6 5,4 5,5 6,1 5,6 5,5 6,0 1,7 5, ,8 5,2 4,9 5,1 5,3 5,2 5,0 5,0 1,3 4, ,8 5,0 4,9 5,0 5,1 5,0 5,0 4,6 1,3 4, ,1 4,3 4,1 4,1 4,3 4,2 4,1 4,0 1,0 4, ,0 4,3 4,1 4,1 4,3 4,1 4,1 4,3 1,5 4, ,4 3,6 3,4 3,4 3,6 3,4 3,3 4,3 1,4 4, ,8 4,0 3,8 3,8 4,1 3,9 3,8 4,8 1,7 4, ,2 4,5 4,3 4,3 4,5 4,4 4,3 4,6 1,7 5, ,0 4,7 4,2 4,4 4,8 4,5 4,6 3,7 1,5 4, ,2 4,3 3,6 4,0 5,2 4,2 5,2 3,3 1,3 3, ,7 4,0 3,1 4,2 9,1 5,4 6,0 3,2 1,1 3, ,6 5,4 3,3 5,4 15,7 10,2 9,6 2,8 1,1 3, ,5 5,5 2,6 5,9 22,9 11,0 6,0 1,8 0,8 1, ,5 4,7 2,1 4,7 10,7 5,9 3,6 2,0 0,6 2,2 Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 35; The Economist, 22 marzo Lo spread della Spagna rispetto alla Germania è stato leggermente più basso di quello dell Italia fra il 1998 e il 2009, sostanzialmente uguale nel biennio , leggermente più alto nel Gli anni migliori per la Spagna sono stati quelli fra il 2003 e il 2007, quando il tasso d interesse sui titoli di stato spagnoli era sostanzialmente uguale a quello su titoli di stato tedeschi; l anno peggiore è stato il 2012, con uno spread medio annuo di circa 440 punti base. Pure nel caso della Spagna il tasso d interesse sui titoli di stato decennali si è mantenuto anche negli anni più difficili su livelli analoghi a quelli dei primi anni dell euro. Situazioni molto più critiche sono evidenziate dallo spread per l Irlanda, il Portogallo e, soprattutto, la Grecia. Per questi tre paesi lo spread rispetto alla Germania si è mantenuto fino al 2007 su livelli molto bassi; nel 2005 il tasso d interesse sui titoli di stato decennali era in Portogallo allo stesso livello che in Germania e in Irlanda addirittura 7

8 leggermente più basso che in Germania. Lo spread di questi tre paesi rispetto alla Germania ha cominciato ad aumentare gradualmente a partire dal 2008, raggiungendo un massimo di 700 punti base in Irlanda nel 2011, 950 punti base in Portogallo nel 2012 e addirittura di punti base in Grecia nel Negli anni successivi la situazione è migliorata sensibilmente, soprattutto per l Irlanda il cui spread rispetto alla Germania è diminuito a 450 punti base nel 2012 e a 210 punti base nel marzo 2013, ma anche per il Portogallo (440 punti base a marzo 2013) e per la Grecia (920 punti base a marzo 2013). Leggermente critica appare anche la situazione della Francia, il cui spread rispetto alla Germania è stato pari a 110 punti base in media nel corso del 2012, diminuendo poi a circa 60 punti base a marzo Tabella 2 Spread rispetto alla Germania nel tasso d'interesse sui titoli di stato a 10 anni. Irlanda Stati Uniti Italia Francia Spagna Grecia Portogallo Giappone Regno Unito ,3 0,0 0,2 3,9 0,3 0,1 0,7 3,1 1, ,2 0,1 0,2 1,8 0,3 0,3 1,1 2,8 0, ,3 0,1 0,2 0,8 0,3 0,2 0,7 3,6 0, ,4 0,1 0,3 0,5 0,4 0,2 0,2 3,5 0, ,2 0,1 0,2 0,3 0,2 0,2 0,2 3,5 0, ,2 0,0 0,0 0,2 0,1 0,0 0,1 3,1 0, ,3 0,1 0,1 0,3 0,1 0,1 0,3 2,5 0, ,2 0,0 0,0 0,2 0,0 0,1 0,9 2,0 1, ,2 0,0 0,0 0,3 0,1 0,0 1,0 2,1 0, ,3 0,1 0,1 0,3 0,2 0,1 0,4 2,5 0, ,7 0,2 0,4 0,8 0,5 0,6 0,3 2,5 0, ,1 0,4 0,8 2,0 1,0 2,0 0,1 1,9 0, ,3 0,4 1,5 6,4 2,7 3,3 0,5 1,6 0, ,8 0,7 2,8 13,1 7,6 7,0 0,2 1,5 0, ,0 1,1 4,4 21,4 9,5 4,5 0,3 0,7 0, ,2 0,6 3,2 9,2 4,4 2,1 0,5 0,9 0,7 Fonti: Elaborazioni su dati tabella 1. 8

9 4. Le cause principali dello spread: squilibri di finanza pubblica e squilibri competitivi. 4.1 Gli squilibri di finanza pubblica Lo spread fra i rendimenti dei titoli di stato dei diversi paesi dell area euro fino al 2010 è stato principalmente attribuito a differenze dal punto di vista della finanza pubblica, e in particolare all ammontare di debito pubblico accumulato in passato e al disavanzo corrente delle amministrazioni pubbliche in rapporto al prodotto interno lordo. Questa spiegazione dello spread non sembra essere tuttavia del tutto coerente con i valori degli indicatori di finanza pubblica riportati nelle tabelle 3 e 4. Per quel che riguarda i valori del debito delle amministrazioni pubbliche in percentuale del prodotto interno lordo riportati nella tabella 3, la percentuale relativa all Italia per il 2012 (127,6), pur molto elevata, è tuttavia più bassa di quella del 1998 (131,8). Inoltre, mentre il debito pubblico dell Italia in rapporto al prodotto interno lordo è tornato nel verso i livelli dei primi anni dell euro, dopo essere diminuito fino a un minimo del 112% del prodotto interno lordo nel 2007, il debito pubblico della Germania è aumentato dal 60% del prodotto interno lordo nel 2001, al 66% nel 2007, all 88% nel Un aumento del debito pubblico ancora più forte è stato registrato dalla Francia dal 70% del prodotto interno lordo nel 1998, al 73% nel 2007, al 105% nel 2012, mentre anche la Spagna, così come l Italia, aveva fino al 2011 un debito pubblico in rapporto al PIL analogo a quello del 1998 (7577 per cento). Guardando ad alcuni grandi paesi al di fuori dell area euro, fortissimi aumenti del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo sono stati registrati, soprattutto per effetto della crisi finanziaria internazionale, dagli Stati Uniti (dal 54% del PIL nel , al 66% nel 2007, al 110% nel 2012) e dal Regno Unito (dal 40% del PIL nel 2001, al 47% nel 2007, al 105% nel 2012), e ancora di più dal Giappone (dall 88% del PIL nel 1995, al 162% nel 2007, al 214% nel 2012). Ciononostante, il tasso d interesse sui titoli di stato a lungo termine è stato negli ultimi anni soltanto di poco più alto che in Germania in Francia, Stati Uniti e Regno Unito, e addirittura più basso che in Germania in Giappone. Guardando al saldo delle amministrazioni pubbliche nel 2012, troviamo un disavanzo sensibilmente più basso in Italia (3% del PIL) che in Francia (4,5%), Spagna (8%), Stati Uniti (8,5%), Giappone (9,9%), e Regno Unito (6,6%). Sembra quindi difficile poter spiegare in termini di squilibri di finanza pubblica tassi d interesse sui titoli di stato a lungo termine molto più alti in Italia e Spagna che in Francia, Stati Uniti, Regno Unito, e Giappone. 9

10 Tabella 3 Debito lordo delle amministrazioni pubbliche in percentuale del prodotto interno lordo. Italia Greci a Porto gallo Stati Uniti Germania Francia Spagna Irlanda Giappone Regno Unito Area euro ,7 121,9 62,6 69,3 101,1 66,7 nd 70,7 87,7 51,0 75, ,8 128,1 66,4 76,0 103,1 66,5 nd 69,9 95,4 50, ,4 129,6 68,9 75,0 100,0 65,2 nd 67,4 102,0 51, ,3 131,8 70,4 75,4 97,7 64,6 62,4 64,2 114,9 52,3 81, ,8 125,7 66,8 69,4 101,5 62,3 51,5 60,5 129,0 47,4 78, ,8 120,8 65,7 66,5 115,3 62,4 39,3 54,5 137,6 45, ,1 120,1 64,3 61,9 118,1 64,2 36,5 54,4 144,7 40,5 74, ,5 118,8 67,5 60,3 117,6 68,0 35,5 56,8 153,5 41,1 75, ,9 116,3 71,7 55,3 112,3 70,2 34,2 60,2 158,3 41,6 76, ,3 115,8 74,1 53,3 114,8 73,5 32,8 67,8 166,3 43,9 77, ,8 119,4 76,0 50,8 113,4 77,7 32,7 67,4 169,5 46,1 78, ,8 117,0 71,2 46,2 117,2 77,5 28,8 66,1 166,8 45,9 74, ,6 112,4 73,0 42,4 115,2 75,5 28,7 66,5 162,4 47,0 71, ,9 114,9 79,3 47,7 118,5 80,8 49,7 75,4 171,1 57,1 77, ,5 128,0 91,2 62,9 134,3 93,5 70,7 88,8 188,7 72,0 87, ,3 126,7 95,5 67,7 153,0 103,9 98,1 97,8 192,7 85,6 93, ,4 119,8 100,0 76,9 175,2 118,1 112,2 102,2 205,3 99,9 95, ,6 127,0 105,1 93,8 181,3 125,6 123,2 109,8 214,3 105,3 100,6 2013(*) 86,2 129,6 108,2 100,2 193,2 133,1 127,7 113,0 224,3 110,4 102,5 2014(*) 85,1 131,4 109,7 105,3 199,9 134,6 127,8 114,1 230,0 113,9 103,4 nd: non disponibile; (*) Previsioni. Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella

11 Tabella 4 Saldo delle amministrazioni pubbliche in percentuale del prodotto interno lordo. Italia Grecia Irlanda Stati Uniti Germania Francia Spagna Portogallo Giappone Regno Unito Area euro ,5 7,4 5,5 7,2 9,1 5,4 2,2 3,3 4,6 5,8 7,5 3,3 7,0 4,0 5,5 6,6 4,8 0,3 2,3 4,9 4,1 4,3 2,7 2,7 3,3 4,0 5,9 3,7 1,3 0,9 3,8 2,2 2,8 2,3 2,9 2,6 3,0 3,8 3,9 2,1 0,3 11,0 0,1 2,4 1 2,0 1,8 1,2 3,1 3,1 2,5 0,7 7,1 0,9 1,5 1,1 0,9 1,5 1,0 3,7 3,3 4,8 1,5 7,4 3,7 0,1 3,1 3,2 1,7 0,5 4,4 4,8 1,0 0,6 6,0 0,6 2,0 3,6 3,2 3,3 0,2 4,8 3,4 0,3 4,0 7,7 2,0 2,7 4,1 3,6 4,1 0,4 5,7 3,7 0,4 5,0 7,7 3,7 3,2 3,8 3,6 3,6 0,1 7,4 4,0 1,4 4,4 5,9 3,6 2,9 3,3 4,5 3,0 1,3 5,6 6,5 1,7 3,3 4,8 3,3 2,6 1,7 3,4 2,4 2,4 6,0 4,6 2,9 2,2 1,3 2,7 1,4 0,2 1,6 2,7 1,9 6,8 3,2 0,1 2,9 2,1 2,8 0,7 0,1 2,7 3,3 4,5 9,9 3,7 7,4 6,6 1,9 5,0 2,1 3,1 5,4 7,6 11,2 15,6 10,2 13,9 11,9 8,8 10,9 6,3 4,2 4,3 7,1 9,7 10,8 9,8 30,9 11,4 8,4 10,1 6,2 0,8 3,8 5,2 9,4 9,5 4,4 13,3 10,2 9,3 8,3 4, ,2 3,0 4,5 8,1 6,9 5,2 8,1 8,5 9,9 6,6 3, ,1 3,0 4,5 8,0 6,6 5,1 8,3 7,0 9,8 8,3 3,3 2013(*) 2014(*) 0,4 2,9 3,4 6,3 5,6 4,9 7,5 6,8 10,1 6,9 2,8 0,7 3,4 2,9 5,9 4,6 2,9 5,3 5,2 7,9 6,0 2,6 (*) Previsioni. Fonti: OECD, Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 27; The Economist, 9 marzo Squilibri macroeconomici interni ed esterni Nel definire gli impegni dei paesi aderenti all Unione monetaria europea l attenzione fu concentrata prevalentemente sugli equilibri di finanza pubblica (impegno a mantenere i disavanzi delle amministrazioni pubbliche entro il limite massimo del 3 per cento del prodotto interno lordo e il debito pubblico complessivo entro il limite massimo del 60 per cento del prodotto interno lordo, o comunque decrescente verso questo livello). Non venne prestata sufficiente attenzione alla possibilità che il mantenimento della moneta 11

12 comune potesse essere reso difficile dall emergere di squilibri competitivi determinati da dinamiche differenziate del costo del lavoro, e quindi dei prezzi dei prodotti, nei diversi paesi. Forse ciò accadde perché si diede per scontato che una politica monetaria comune avesse come conseguenza automatica dinamiche analoghe dei prezzi dei prodotti nei diversi paesi. Purtroppo l esperienza ha dimostrato che una politica monetaria comune non comporta automaticamente analoghe dinamiche dei prezzi dei prodotti nei diversi paesi, e la presenza di dinamiche differenziate del costo del lavoro e dei prezzi dei prodotti sembra essere stata la causa fondamentale della crisi dell area euro 1. Un altro motivo per cui fu data poca importanza agli squilibri competitivi fra paesi dell area euro fu un eccesso di ottimismo sul processo di convergenza. Si riteneva cioè che i movimenti di capitale dai paesi più efficienti verso quelli meno efficienti, derivanti dagli avanzi correnti di bilancia dei pagamenti dei paesi più efficienti e conseguenti disavanzi dei paesi meno efficienti, avrebbero ridotto rapidamente le differenze di produttività, eliminando così gli squilibri competitivi. Questa convinzione si basava sull ipotesi che le differenze di produttività fra i diversi paesi dell ara euro derivassero esclusivamente, o almeno principalmente, da differenze nella dotazione di capitale per abitante (EEAG, 2013, capitolo 2) 2. Una convinzione 1 Secondo the EEAG Report on the European Economy per il 2013 (EEAG, 2013, capitolo 2) un altro motivo per cui fu data poca importanza agli squilibri competitivi fra paesi dell area euro fu un eccesso di ottimismo sul processo di convergenza. Si riteneva cioè che i movimenti di capitale dai paesi più efficienti verso i paesi meno efficienti, derivanti dagli avanzi correnti di bilancia dei pagamenti dei paesi più efficienti e conseguenti disavanzi dei paesi meno efficienti, avrebbero ridotto rapidamente le differenze di produttività, eliminando così gli squilibri competitivi. Questa convinzione si basava sull ipotesi che le differenze di produttività fra i diversi paesi dell area euro derivassero esclusivamente, o almeno principalmente, da differenze nella dotazione di capitale per abitante. Una convinzione analoga sembra essere alla base delle politiche strutturali di riequilibrio regionale dell Unione europea, anche in questo caso con risultati fortemente insoddisfacenti, almeno per il Sud dell Italia. 2 Un analisi teorica a sostegno di questa convinzione fu presentata nei primi anni duemila da Blanchard e Giavazzi:... we discuss whether the current attitude of benign neglect vis a vis the current account in Euro area countries is appropriate, or whether countries such as Portugal and Greece should worry and take measures to reduce their deficits. We conclude that, to a first order, they should not (Blanchard e Giavazzi, 2002, p. 149). Valutazioni negative sugli squilibri di bilancia dei pagamenti fra i paesi dell area euro sono state però espresse successivamente da Giavazzi e Spaventa (2010), soprattutto per il fatto che gli afflussi di capitale consentiti dai disavanzi correnti di bilanci dei pagamenti hanno finanziato spesso non lo 12

13 analoga sembra essere alla base delle politiche strutturali di riequilibrio regionale dell Unione europea, anche in questo caso con risultati fortemente insoddisfacenti, almeno per il Sud dell Italia. A partire dal 2010, emerse sempre più chiaramente la consapevolezza che altri squilibri, e in particolare gli squilibri competitivi, possono essere pericolosi per la stabilità dell Unione monetaria europea. A partire dagli ultimi mesi del 2011 fu concordata a livello europeo una procedura per la prevenzione e la correzione di eventuali squilibri di natura macroeconomica, sia interni che esterni (MIP = macroeconomic imbalance procedure). Questa procedura prevede la pubblicazione periodica dei rapporti aventi l obiettivo di individuare segnali di eventuali squilibri macroeconomici nei paesi dell Unione europea (Alert Mechanism Report). Ai paesi per i quali vengono evidenziati segnali premonitori di squilibrio macroeconomico vengono successivamente dedicate analisi più approfondite. I primi due rapporti di questo tipo sono stati pubblicati a febbraio e a novembre In seguito ai risultati del rapporto pubblicato a febbraio 2012 furono effettuate entro maggio 2012 delle analisi di approfondimento per 12 paesi dell Unione europea: Belgio, Bulgaria, Danimarca, Spagna, Francia,Italia, Cipro, Ungheria, Slovenia, Finlandia, Svezia, Regno Unito. Sulla base di queste analisi approfondite furono formulate delle raccomandazioni specifiche per i singoli paesi da parte del Consiglio dell Unione europea a luglio Nei rapporti periodici vengono considerati indicatori di squilibri macroeconomici sia esterni che interni. Quali indicatori premonitori di squilibri macroeconomici esterni vengono considerati il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti in % del PIL per gli ultimi 3 anni, la posizione dal punto di vista degli investimenti internazionali netti, la variazione del tasso di cambio effettivo reale sulla base dell indice armonizzato dei prezzi al consumo negli ultimi 3 anni, la variazione della quota di mercato all esportazione negli ultimi 5 anni, la variazione nominale del costo unitario del lavoro negli ultimi 3 anni. Gli indicatori premonitori di squilibri macroeconomici interni sono la variazione dell indice dei prezzi delle case, il flusso dei crediti verso il settore privato, il debito complessivo del settore privato in % del prodotto interno lordo, il debito pubblico in % del sviluppo di settori produttivi a mercato internazionale ma il boom edilizio in Spagna e Irlanda e la crescita del numero e delle retribuzioni dei dipendenti pubblici in Grecia. Distorsioni analoghe a quelle verificatesi in Grecia sono state probabilmente generate dai flussi di risorse pubbliche verso il Sud dell Italia (Alesina, Danninger e Rostagno, 2001). 3 European Parliament and European Council (2011), European Commission (2012a, 2012b) 13

14 prodotto interno lordo, il tasso di disoccupazione medio negli ultimi 3 anni, la variazione delle passività complessive del settore finanziario. Indicatori addizionali utilizzati nei rapporti periodici previsti dalla procedura per gli squilibri macroeconomici sono il tasso di crescita del PIL, gli investimenti lordi in % del PIL, la spesa in ricerca e sviluppo in % del PIL, il saldo corrente di bilancia dei pagamenti in % del PIL, l indebitamento netto verso l estero in % del PIL, il debito netto verso l estero in % del PIL, gli afflussi di investimenti diretti esteri in % del PIL, le importazioni nette di prodotti energetici in % del PIL, la variazione per gli ultimi 3 anni del tasso di cambio effettivo reale nei confronti dell Unione monetaria europea, la variazione della quota di mercato delle esportazioni in volume, la crescita della produttività del lavoro, la crescita dell occupazione, la variazione del conto unitario nominale del lavoro negli ultimi 10 anni, la variazione negli ultimi 10 anni del costo unitario del lavoro in rapporto ai paesi dell Unione monetaria europea, la variazione triennale nel prezzo nominale della case, le costruzioni residenziali in % del PIL, il debito consolidato del settore privato in % del PIL, il rapporto di leverage del settore finanziario (debito/azioni). 4.3 Squilibri competitivi fra i paesi dell area euro La causa fondamentale della crisi dell euro è uno squilibrio competitivo fra i paesi dell area euro, e in particolare fra la Germania, l Olanda e l Austria da un lato, e Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna, e forse anche Francia, dall altro. L indicatore più significativo della situazione competitiva di un paese è il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti. Per l Italia, il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti con l estero aveva registrato un avanzo massimo corrispondente al 3 per cento del prodotto interno lordo nel 1996, come conseguenza del forte aumento di competitività derivante dalla svalutazione della lira negli anni fra il 1992 e il 1995; nello stesso anno il saldo degli scambi con l estero di merci e servizi aveva registrato un avanzo pari a quasi 60 miliardi di dollari. Negli anni successivi, tuttavia, diminuì rapidamente sia l avanzo degli scambi con l estero di merci e servizi (47 miliardi nel 1997, 39 nel 1998, 23 nel 1999, 11 nel 2000) sia l avanzo del conto corrente (2,7% del PIL nel 1997, 1,7% nel 1998, 0,7% nel 1999, 0,5% nel 2000); al saldo negativo del conto corrente registrato nel 2000 contribuì forse anche un forte aumento della domanda interna che stimolò una crescita del PIL pari al 3,9%, il tasso annuo di crescita più elevato registrato dall Italia negli ultimi 20 anni. Negli anni successivi l Italia registrò disavanzi crescenti nel conto corrente della bilancia dei pagamenti con l estero, fino a un massimo 14

15 del 3,5% nel 2010; il disavanzo diminuì poi al 3,2% del PIL nel 2011 e allo 0,9% nel 2012, e l OECD prevedeva a fine 2012 leggeri avanzi per il 2013 e il 2014 (l Economist del 22 marzo 2013 prevede tuttavia per il 2013 un disavanzo corrente pari allo 0,7% del PIL). Il forte disavanzo corrente del 2010 fu determinato da disavanzi di 40 miliardi di dollari negli scambi con l estero di merci e servizi, di 11 miliardi nei redditi da investimenti internazionali e di 22 miliardi nei trasferimenti internazionali unilaterali netti. Fra il 2010 e il 2012 si è avuto un fortissimo miglioramento nel saldo degli scambi con l estero di merci e servizi (da un disavanzo di 40 miliardi di dollari a un avanzo di 14 miliardi, mentre è rimasto sostanzialmente inalterato il disavanzo complessivo dei redditi da investimenti e internazionali e dei trasferimenti unilaterali. Per il 2013 l OECD prevede un aumento a 32 miliardi di dollari del saldo degli scambi con l estero di merci e servizi, e leggere diminuzioni dei disavanzi dei redditi da investimenti e dei trasferimenti unilaterali. Al forte miglioramento del saldo degli scambi con l estero di merci e servizi nel 2012 ha contribuito certamente la forte riduzione della domanda interna, che ha comportato una diminuzione del prodotto interno lordo del 2,8%; anche la previsione di un ulteriore miglioramento del saldo corrente per il 2013 dipende dalla previsione di una diminuzione della domanda interna che potrebbe provocare una diminuzione del PIL di oltre l 1%; il problema è cosa accadrà al saldo degli scambi con l estero di merci e servizi, e più in generale al saldo corrente della bilancia dei pagamenti con l estero, dell Italia quando la domanda interna di merci e servizi riprenderà ad aumentare. Il contributo della riduzione della domanda interna al miglioramento del saldo degli scambi con l estero di merci e servizi è evidente soprattutto per quel che riguarda le importazioni di merci, il cui valore complessivo è diminuito nel 2012 del 5,7%, in misura quindi circa doppia rispetto alla riduzione complessiva della domanda interna; le diminuzioni più forti si sono verificate per le importazioni di beni strumentali (13%), di prodotti intermedi (10%), di beni di consumo durevoli (7%). Significativa è stata però anche la crescita del valore delle esportazioni di merci (+3,7%, in totale; +2,8% escludendo i prodotti energetici). 15

16 Tabella 5 Saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti in percentuale del prodotto interno lordo. Italia Grecia Irlanda Stati Uniti Germania Francia Spagna Portogallo Giappone Regno Unito Area euro (*) 2014(*) 1,2 2,1 0,7 0,3 2,4 0,1 2,5 1,5 2,1 1,4 0,7 0,6 3,0 1,3 0,2 3,7 4,1 2,7 1,6 1,4 0,9 1,0 0,4 2,7 2,6 0,1 3,9 5,9 2,4 1,7 2,2 0,1 1,4 0,8 1,7 2,6 1,2 2,8 7,1 0,8 2,4 3,0 0,4 0,8 1,3 0,7 3,2 2,9 5,6 8,7 0,6 3,2 2,6 2,7 0,3 1,8 0,5 1,4 4,0 7,8 10,3 0,0 4,2 2,5 2,9 0,6 0,0 0,0 1,8 3,9 7,2 10,3 0,6 3,9 2,1 2,3 0,1 2,0 0,9 1,2 3,3 6,5 8,2 1,0 4,3 2,8 2,1 0,6 1,9 1,4 0,8 3,5 6,5 6,4 0,0 4,7 3,2 1,7 0,5 4,6 0,9 0,5 5,2 5,8 8,3 0,6 5,3 3,7 2,1 1,2 5,0 1,6 0,5 7,4 7,6 10,3 3,5 5,9 3,7 2,1 0,4 6,2 2,5 0,6 9,0 11,4 10,7 3,5 6,0 3,9 2,9 0,3 7,5 2,4 1,0 10,0 14,6 10,1 5,4 5,1 4,8 2,3 0,2 6,2 3,1 1,8 9,6 14,9 12,6 5,7 4,7 3,4 1,0 0,7 5,9 1,9 1,3 4,8 11,2 10,9 2,3 2,7 2,9 1,3 0,3 5,9 3,5 1,6 4,5 10,1 10,0 1,1 3,0 3,7 2,5 0,5 5,7 3,2 2,0 3,5 9,9 6,5 1,1 3,1 2,1 1,9 0,5 6,4 0,9 2,1 2,0 5,5 2,9 4,0 3,0 1,1 3,3 1,4 6,0 1,5 2,1 2,2 2,9 2,4 3,3 3,0 1,0 3,5 0,6 5,9 0,3 2,0 0,5 4,6 1,5 5,2 3 1,2 3,5 1,9 5,3 0,7 1,9 1,8 2,3 0,6 6,4 3,2 1,5 3,1 2,2 (*) Previsioni. Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 51; The Economist, 9 marzo

17 Tabella 6 Saldo degli scambi con l'estero di merci e servizi (miliardi di dollari USA). Germania Grecia Irlanda Stati Uniti Italia Francia Spagna Portogallo Giappone Regno Unito Area euro (*) 2014(*) 15,0 43,6 23,2 0,0 12,6 7,9 7,8 90,7 73,1 6,6 116,8 23,6 59,7 25,0 3,3 14,4 8,7 8,7 96,3 21,8 5,6 135,3 27,9 47,0 40,6 5,0 13,3 9,4 10,4 101,4 46,3 9,6 147,2 29,7 39,2 37,3 1,4 15,0 11,4 10,2 161,8 73,2 9,0 128,2 18,2 23,2 31,3 11,3 16,0 13,0 13,3 262,1 70,6 21,9 89,3 6,1 10,6 13,3 18,2 17,6 10,3 12,9 382,1 68,6 27,1 39,3 37,7 15,5 15,4 15,4 17,6 12,3 16,3 371,0 26,6 33,4 87,9 91,8 11,4 22,0 14,7 20,5 11,0 21,3 427,2 53,5 43,8 167,3 96,5 8,3 16,1 21,2 24,3 11,0 25,5 504,1 71,7 42,2 165,2 135,2 12,1 8,6 41,9 23,5 15,5 27,8 618,7 91,2 60,4 194,8 143,6 0,9 13,0 59,4 22,3 18,1 23,9 722,7 64,6 64,5 148,1 164,7 15,1 23,6 78,7 30,0 17,5 21,6 769,3 54,7 64,5 122,1 236,0 5,3 40,5 97,3 43,4 18,6 23,4 713,1 73,7 75,3 182,5 229,2 19,1 60,0 93,7 50,0 25,5 23,8 709,7 8,4 62,6 126,9 163,7 11,1 47,8 27,3 36,9 17,4 36,3 388,7 18,8 31,9 164,7 181,3 39,8 55,3 30,5 27,4 16,4 39,1 511,6 65,5 48,7 161,6 180,4 32,6 77,7 11,7 23,5 9,1 48,6 568,1 54,6 38,0 186,5 191,9 13,9 58,8 15,8 14,7 0,2 52,2 564,1 117,2 68,7 306,2 241,9 13,9 86,1 39,6 25,9 13,7 55,3 735,7 67,4 109,1 104,4 175,7 32,5 56,0 49,7 10,0 5,0 56,6 586,4 121,8 77,0 365,0 159,5 41,5 56,0 69,0 3,5 6,9 61,4 653,5 106,4 70,6 404,7 (*) Previsioni. Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 47; The Economist, 9 marzo Anche la crescita delle esportazioni è stata probabilmente spinta dalla riduzione della domanda interna, poiché molte imprese hanno presumibilmente reagito alla riduzione della domanda interna aumentando gli sforzi di vendita sui mercati esteri. 17

18 Tabella 7 Saldo dei redditi da investimenti internazionali (miliardi di dollari USA). Italia Grecia Irlanda Stati Uniti Germania Francia Spagna Portogallo Giappone Regno Unito Area euro (*) 2014(*) 2,8 14,1 8,4 5,4 1,9 0,2 7,3 20,9 45,3 3,1 30,1 0,7 14,8 1,9 7,5 2,4 0,9 8,2 22,3 53,3 5,4 27,5 2,7 11,2 7,1 7,4 1,7 1,3 9,7 12,6 58,0 1,9 17,2 10,8 12,3 8,7 8,6 1,6 1,5 10,5 4,3 54,3 17,1 37,3 13,5 11,1 22,8 9,5 0,7 1,6 13,5 11,9 57,5 6,5 22,8 9,2 12,0 19,4 6,9 0,9 2,4 13,8 19,2 60,8 0,4 27,4 10,5 10,4 19,5 11,3 1,8 3,5 16,4 29,7 68,7 8,4 36,0 18,3 14,6 8,7 11,6 2,0 3,0 22,4 25,2 65,8 23,6 65,0 18,2 20,2 14,9 11,7 4,5 2,6 24,8 43,7 71,8 26,5 69,7 23,6 18,4 22,6 15,1 5,4 3,7 28,0 65,1 86,2 32,4 16,2 29,1 17,1 29,5 21,3 7,0 4,8 30,9 68,6 105,2 39,1 25,3 55,0 17,1 37,2 29,2 9,1 7,9 30,2 44,2 119,7 14,1 7,5 59,1 26,8 42,8 41,3 12,7 9,7 38,2 101,5 139,1 38,4 44,6 48,9 28,3 48,6 52,1 15,6 11,5 36,9 147,1 156,6 62,4 74,9 82,2 14,3 45,6 35,5 12,5 12,2 38,9 119,7 136,6 28,3 6,4 66,4 11,0 53,9 26,2 10,2 10,5 34,4 183,9 143,0 22,6 26,0 68,8 16,6 65,3 36,3 12,0 11,9 44,3 227,0 178,2 27,5 20,2 71,6 9,1 45,2 31,7 5,4 10,6 42,1 217,3 180,9 21,3 17,4 75,9 9,0 46,2 35,0 7,1 11,4 43,8 241,4 193,1 23,8 14,7 79,0 9,0 46,2 37,2 8,1 11,4 45,7 253,8 197,7 23,5 11,9 (*) Previsioni. Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 48; The Economist, 9 marzo

19 Tabella 8 Saldo dei trasferimenti unilaterali internazionali (miliardi di dollari USA). Italia Germania Francia Irlanda Stati Uniti Spagna Grecia Portogallo Giappone Regno Unito Area euro (*) 2014(*) 38,8 4,1 5,9 4,8 9,0 7,2 1,8 38,1 7,8 11,6 39,2 34,0 7,2 7,4 3,2 8,9 4,4 2,2 43,0 9,2 7,1 43,9 30,5 4,2 13,1 3,0 8,3 3,8 2,0 45,1 8,6 9,0 43,4 30,2 7,3 12,4 3,2 7,9 4,0 1,5 53,2 8,7 13,8 47,4 26,2 5,5 13,2 3,0 4,1 3,8 1,3 50,4 10,8 11,0 46,6 25,8 4,4 14,0 1,6 3,3 3,4 0,9 53,8 9,8 14,7 47,5 24,0 5,9 14,8 1,3 3,5 3,4 0,3 64,6 8,1 9,4 49,7 25,4 5,4 14,2 2,4 3,6 2,8 0,7 65,0 5,6 13,3 48,7 31,8 8,0 19,2 0,6 4,3 3,3 0,5 71,8 7,7 16,0 68,1 34,3 10,3 21,8 0,1 4,5 3,5 0,5 88,2 8,0 18, ,8 12,5 27,3 4,2 3,8 2,8 0,3 105,7 7,4 21,5 95,8 35,9 16,6 27,5 8,2 4,3 3,2 0,6 91,5 10,8 21, ,0 19,6 32,1 9,8 2,2 3,6 1,4 115,1 11,6 27, ,5 21,8 36,5 13,7 4,1 3,6 1,7 125,9 13,1 25, ,5 16,4 46,3 11,3 1,8 3,0 2,0 122,5 11,9 23, ,8 21,6 44,6 9,7 0,1 2,9 1,9 131,1 12,5 31, ,7 22,5 50,9 8,2 0,8 4,2 1,6 133,1 15,0 35, ,5 22,8 48,2 9,5 0,8 4,1 1,7 134,0 14,1 35, ,4 17,4 47,8 7,6 0,8 3,6 1,8 136,8 12,0 36, ,2 17,8 47,8 7,1 0,8 3,6 1,9 140,1 11,1 37,6 151 (*) Previsioni. Fonti: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 49; The Economist, 9 marzo La situazione competitiva dell Italia può essere meglio apprezzata svolgendo una disaggregazione per prodotti e per regioni degli scambi con l estero. La disaggregazione per prodotti evidenzia che l Italia nel 2012 è riuscita a registrare un avanzo di 11 miliardi di euro negli scambi con l estero di merci, nonostante un maxidisavanzo strutturale di circa 63 miliardi di euro negli scambi con l estero di prodotti energetici, e un ulteriore disavanzo strutturale dell ordine di circa 15 miliardi di euro negli scambi di altri prodotti 19

20 primari (minerali ferrosi e non ferrosi, prodotti delle foreste, prodotti agricoli). Ciò soprattutto grazie al forte avanzo negli scambi con l estero di macchinari industriali, più che nei tradizionali prodotti del made in Italy (abiti, mobili, ecc.). Disavanzi negli scambi con l estero sono invece tipicamente registrati dall Italia nei prodotti chimici ed elettronici. La disaggregazione territoriale delle esportazioni mette in evidenza che l Italia riesce a realizzare consistenti avanzi negli scambi con l estero di manufatti, nonostante gran parte del Mezzogiorno, in cui risiede circa un terzo della popolazione italiana, registri una fortissima carenza di competitività. Secondo i dati Istat, nel 2012 circa il 70 per cento delle esportazioni italiane di merci è stato effettuato da imprese operati nelle regioni del Nord (in particolare Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, e Piemonte), e soltanto il 12 per cento da imprese operanti nelle regioni del Mezzogiorno (soprattutto Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna). In particolare, dalla Calabria, regione in cui risiede il 3,3% della popolazione italiana, proviene soltanto un millesimo delle esportazioni italiane! Oltre a ciò, c è da considerare che più dei due terzi delle esportazioni della Sicilia e della Sardegna sono rappresentate da prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, il cui contributo in termini di valore aggiunto e di occupazione è relativamente modesto. Guardando alle previsioni dell OECD sul saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti per il 2013 e il 2014, l Irlanda, paese per il quale l OECD prevedeva a fine 2012 avanzi pari, rispettivamente, al 5,2 e al 6,4 per cento del prodotto interno lordo per il 2013 e il 2014, dopo un avanzo del 4% nel 2012, sembra avere ormai superato la crisi dal punto di vista della competitività, la più rilevante dal punto di vista della permanenza nell Unione monetaria europea, nonostante dal punto di vista della finanza pubblica le prospettive rimangano critiche, con un debito pubblico che l OECD prevede ancora in crescita fino al 128 per cento del PIL nel 2013 e 2014, per effetto di disavanzi pubblici decrescenti lentamente dall 8,1% nel 2012 al 5,2% nel Questa valutazione sembra essere condivisa dai mercati finanziari, visto che lo spread sui titoli di stato a 10 anni rispetto alla Germania è diminuito per l Irlanda da 700 punti base nel 2011, a 450 nel 2012, a 210 a marzo La situazione dell Irlanda sembra essere positiva anche dal punto di vista della crescita del prodotto interno lordo, già positiva dal 2011 in poi, sia pure a tassi annui inferiori al 2%. Dal punto di vista del saldo di bilancia dei pagamenti le prospettive sembrano essere discretamente buone anche per l Italia e la Spagna, paesi per i quali l OECD a fine 2012 prevedeva per il 2013 e il 2014 leggeri avanzi del conto corrente della bilancia dei pagamenti; dal punto di vista della finanza pubblica, il debito pubblico dovrebbe stabilizzarsi nel intorno al 130% del PIL per l Italia, mentre sarebbe 20

21 destinato a crescere ancora per la Spagna, dal 94% del PIL nel 2012 al 105% del PIL nel La crescita del PIL per entrambi i paesi dovrebbe essere ancora leggermente negativa nel 2013 e cominciare ad essere lievemente positiva nel Per Italia e Spagna lo spread dei rendimenti dei titoli di stato decennali oscilla a marzo 2013 fra i 300 e i 350 punti base. Ancora critiche, ma in sensibile miglioramento, appaiono le prospettive del Portogallo e della Grecia. Per entrambi questi paesi l OCSE prevede disavanzi correnti fino al 2014, anche se per ammontari decrescenti e nettamente più bassi rispetto agli anni fra il 2005 e il La dinamica del PIL è prevista ancora negativa per entrambi i paesi nel 2013, mentre nel 2014 il PIL dovrebbe riprendere a crescere in Portogallo, ma non ancora in Grecia. Lo spread dei rendimenti dei titoli di stato rispetto alla Germania a marzo 2013 oscilla intorno ai 1000 punti base per la Grecia e ai 500 punti base per il Portogallo, livelli sicuramente ancora molto elevati, ma pari a circa la metà di quelli medi del Dal punto di vista delle previsioni dell OECD sul saldo corrente della bilancia dei pagamenti, potrebbero peggiorare nei prossimi mesi le prospettive per la Francia; per questo paese, infatti, l OECD prevede un disavanzo del conto corrente stabile intorno al 2 per cento del prodotto interno lordo fino al 2014, e un debito pubblico ancora in crescita dal 105% del PIL nel 2012 al 110 per cento nel 2014, nonostante tassi di crescita del PIL positivi, sia pure su livelli piuttosto bassi, fra il 2010 e il Alle prospettive economicofinanziarie della Francia è dedicato un approfondimento contenuto nel numero di febbraio 2013 del CESifo World Economic Survey (pagina 10). In particolare l analisi presenta un confronto tra Francia, Germania e Italia dal punto di vista di diversi indicatori, per alcuni dei quali la situazione della Francia appare più critica di quella dell Italia; in particolare, per quel che riguarda la finanza pubblica, nel 2012 l Italia ha registrato un avanzo primario pari al 2,6% del PIL e la Francia un disavanzo primario dell 1,9%; pur essendo nel 2012 il debito pubblico della Francia sensibilmente inferiore di quello dell Italia in rapporto al PIL, l analisi mette in evidenza che fra il 1999 e il 2012 la Francia ha registrato un peggioramento di 31 punti percentuali del PIL e l Italia di 13 punti; la spesa pubblica è pari al 56% del Pil in Francia e al 51% in Italia. Pur avendo la Francia passività nette verso l estero, pari al 16% del PIL, minori dell Italia (21% del PIL), il disavanzo corrente nei pagamenti con l estero è stato pari nel 2012 al 2,2% del PIL per la Francia e all 1,2% per l Italia, avendo registrato la Francia un peggioramento del saldo corrente pari a 4,8 punti percentuali del PIL fra il 1999 e 2012, a fronte di un peggioramento di 2,2 punti per l Italia. Sulla base delle previsioni OECD sui saldi correnti di bilancia dei pagamenti, nel 2014 le passività nette verso l estero di Italia e Francia in rapporto al PIL potrebbero eguagliarsi. Secondo le stime del CESifo World Economic Survey fra il 1999 e 21

22 il 2012, il livello medio dei prezzi dei beni prodotti all interno dei diversi paesi (deflatore implicito del PIL) è cresciuto in Francia (26%) non molto meno che in Italia (31%), e molto più che in Germania (12%). Nello stesso periodo il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato dell 8% in Germania, del 29% in Francia e del 36% in Italia. Il tasso di disoccupazione complessivo nel 2012 era sostanzialmente uguale in Italia e in Francia (10,5%) e doppio rispetto a quello della Germania (5,5%), anche se il tasso di disoccupazione giovanile era molto più alto in Italia (34%) che in Francia (22%). Tabella 9 Tasso annuo di crescita del prodotto interno lordo, Italia Germania Francia Spagna Irlanda Stati Uniti Grecia Portogallo Giappone Regno Unito Area euro (*) 2014(*) ,4 1,6 2,0 2,7 nd 3,2 6,7 3,1 2,0 2,5 2,2 1,7 1,4 3,2 4,7 3,4 4,1 11,0 4,7 0,2 3,2 2,8 3,3 3,9 3,8 5,0 4,5 3,9 10,7 4,1 2,3 4,2 3,9 1,6 1,8 1,8 3,7 4,2 2,0 5,3 1,1 0,4 2,9 2,0 0,0 0,4 0,9 2,7 3,4 0,8 5,7 1,8 0,3 2,4 0,9 0,4 0,0 0,9 3,1 5,9 0,9 3,9 2,5 1,7 3,8 0,7 0,7 1,6 2,3 3,3 4,4 1,6 4,4 3,5 2,4 2,9 2,0 0,8 1,1 1,8 3,6 2,3 0,8 5,9 3,1 1,3 2,8 1,8 3,9 2,3 2,6 4,1 5,5 1,4 5,4 2,7 1,7 2,6 3,4 3,4 1,5 2,2 3,5 3,5 2,4 5,4 1,9 2,2 3,6 3,0 0,8 1,2 0,2 0,9 0,2 0,0 2,1 0,3 1,0 1,0 0,3 5,1 5,5 3,1 3,7 3,1 2,9 5,5 3,1 5,5 4,0 4,3 4,0 1,8 1,6 0,3 4,9 1,4 0,8 2,4 4,5 1,8 1,9 3,1 0,6 1,7 0,4 7,1 1,7 1,4 1,8 0,7 0,9 1,5 0,9 2,2 0,2 1,3 6,3 3,1 0,5 2,2 1,6 0,1 0,4 0,6 1,0 0,3 1,4 4,5 1,8 1,3 2,0 0,7 0,9 0,1 1,9 0,6 1,3 0,5 1,3 0,9 2,2 2,8 0,8 1,6 1,3 1,7 1,6 2,2 3,7 4,1 1,8 6,4 2,8 1,3 3,2 2,3 0,7 1,3 0,0 0,8 4,3 1,3 1,3 0,6 0,2 0,5 0,2 1,2 0,4 1,3 2,0 1,0 0,6 3,6 1,9 0,7 1,8 1,3 nd: non disponibile; (*) previsioni. Fonte: OECD Economic Outlook, 2012, n. 2, Statistical annex, tabella 1. 22

23 4.4 Cause degli squilibri competitivi fra i paesi dell area euro Due indicatori fondamentali per evidenziare come si sono accumulati gli squilibri competitivi fra alcuni paesi dell area euro sono riportati nelle tabelle 10 e 11. Nella tabella 10 è riportato il tasso annuo di crescita dei prezzi medi dei beni prodotti nei diversi paesi o deflatore implicito del prodotto interno lordo. Nella tabella 11 è riportato l indice di questi stessi prezzi con base 1998=100. Dalla tabella 11 si può vedere come gli squilibri competitivi fra Germania da un lato e Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna ( e anche Francia) dall altro abbiano cominciato ad accumularsi fin dai primi anni dell Unione monetaria europea. Fra il 1998 e il 2002 il livello medio dei prezzi dei beni prodotti all interno aumentò soltanto del 2% in Germania, ma del 6% in Francia, del 7% nella media dell area euro, del 10% in Italia, del 14% in Grecia, del 15% in Portogallo, del 16% in Spagna, del 22% in Irlanda. Nel 2007, l ultimo anno normale prima dello scoppio della crisi finanziaria internazionale, l indice dei prezzi dei beni prodotti in ciascun paese era arrivato a 107 in Germania, 118 in Francia, 119 nell area euro, 123 in Italia, 131 in Grecia e Portogallo, 137 in Irlanda, 140 in Spagna. Nel 2012 l indice arrivò a 112 in Germania, 126 in Francia, 126 nell area euro, 127 in Irlanda, 133 in Italia, 137 in Portogallo, 143 in Grecia, 146 in Spagna. Questi dati evidenziano fra il 1998 e il 2012 aumenti dei prezzi nettamente più bassi che nell insieme dell area euro in Germania, in linea con la media dell area euro in Francia e Irlanda, più alti della media in Italia, e ancora di più in Portogallo, Grecia e Spagna. Questi dati evidenziano i termini essenziali della crisi dell area euro: per riportare in equilibrio competitivo i paesi dell area euro, è necessario che si abbia una convergenza dei valori di questo indice. Mantenendo la moneta comune, ciò può avvenire accelerando il tasso di crescita dei prezzi della produzione interna in Germania e/o riducendo il livello, o almeno il tasso di crescita, dei prezzi in Francia, Irlanda, Italia, Portogallo, Grecia e Spagna. In qualche misura ciò ha cominciato a verificarsi, in particolare per l Irlanda, paese in cui l indice dei prezzi è diminuito da un massimo di 137 nel 2007 a 127 nel 2012, e in misura ancora appena percettibile in Spagna (tasso annuo di aumento dei prezzi leggermente minore che in Germania nel 2009 e il 2010 e dal 2012 in poi, anche in Grecia (leggera diminuzione dei prezzi registrata nel 2012 e prevista anche per il 2013 e il 2014), Portogallo (crescita dei prezzi minore che in Germania dal 2011 in poi), Italia (crescita dei prezzi minore che in Germania nel 2010 e 2012, e prevista anche nel 2013 e 2014), e dal 2013 in poi forse anche in Francia. Il problema è che diminuire il livello dei prezzi, o anche il suo tasso di crescita, nei paesi che 23

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche Osservatorio24 def 27-02-2008 12:49 Pagina 7 Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO 2.1 La produzione industriale e i prezzi alla produzione Nel 2007 la produzione industriale

Dettagli

LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI

LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI Aggiornamento del 29 maggio 2015 I CONTENUTI IL SISTEMA ECONOMICO LA FINANZA PUBBLICA LA SANITA IL SISTEMA ECONOMICO LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI IL PIL PIL: DINAMICA E PREVISIONI NEI PRINCIPALI PAESI UE

Dettagli

VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1

VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1 VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1 Secondo i dati forniti dall Eurostat, il valore della produzione dell industria agricola nell Unione Europea a 27 Stati Membri nel 2008 ammontava a circa 377 miliardi

Dettagli

IL RAPPORTO ISTAT 2014. UN ITALIA ALLO STREMO

IL RAPPORTO ISTAT 2014. UN ITALIA ALLO STREMO 869 www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com IL RAPPORTO ISTAT 2014. UN ITALIA ALLO STREMO 29 maggio 2014 a cura di Renato Brunetta EXECUTIVE SUMMARY 2 Lo scorso 28 maggio l Istat ha rilasciato

Dettagli

PROPOSTE DI SPENDING REVIEW E SOSTENIBILITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

PROPOSTE DI SPENDING REVIEW E SOSTENIBILITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PROPOSTE DI SPENDING REVIEW E SOSTENIBILITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE NOTA A CURA DELLA DIVISIONE SALUTE, ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO (OCSE), A SEGUITO DI RICHIESTA

Dettagli

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta Economia Aperta In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta 167 Economia aperta applicata ai mercati dei beni mercati

Dettagli

Stock del credito al consumo sui consumi delle famiglie

Stock del credito al consumo sui consumi delle famiglie CREDITO AL CONSUMO: GLI EFFETTI DELLA CRISI Da uno studio della Banca d Italia 1, che valuta gli effetti della crisi sul mercato del credito al consumo in Italia, emerge una situazione attuale diversa

Dettagli

Capitolo 21. Risparmio e formazione di capitale. Principi di economia (seconda edizione) Robert H. Frank, Ben S. Bernanke

Capitolo 21. Risparmio e formazione di capitale. Principi di economia (seconda edizione) Robert H. Frank, Ben S. Bernanke Capitolo 21 Risparmio e formazione di capitale In questa lezione Risparmio individuale: risparmio e ricchezza moventi del risparmio (tasso di interesse, ciclo di vita, precauzionale, profili consumo) Risparmio

Dettagli

ROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO. A cura dell Ufficio Studi Confcommercio

ROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO. A cura dell Ufficio Studi Confcommercio ROADSHOW PMI ECONOMIA, MERCATO DEL LAVORO E IMPRESE NEL VENETO A cura dell Ufficio Studi Confcommercio LE DINAMICHE ECONOMICHE DEL VENETO Negli ultimi anni l economia del Veneto è risultata tra le più

Dettagli

DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione di due; non sono previste penalizzazioni in caso di risposte non corrette)

DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione di due; non sono previste penalizzazioni in caso di risposte non corrette) In una ora rispondere alle dieci domande a risposta multipla e a una delle due domande a risposta aperta, e risolvere l esercizio. DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione

Dettagli

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta Economia Aperta In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta 158 Economia aperta applicata ai mercati dei beni mercati

Dettagli

Moneta e Tasso di cambio

Moneta e Tasso di cambio Moneta e Tasso di cambio Come si forma il tasso di cambio? Determinanti del tasso di cambio nel breve periodo Determinanti del tasso di cambio nel lungo periodo Che cos è la moneta? Il controllo dell offerta

Dettagli

I MERCATI DEI BENI E I MERCATI FINANZIARI IN ECONOMIA APERTA

I MERCATI DEI BENI E I MERCATI FINANZIARI IN ECONOMIA APERTA I MERCATI DEI BENI E I MERCATI FINANZIARI IN ECONOMIA APERTA 1 I MERCATI DEI BENI IN ECONOMIA APERTA Il concetto di Economia aperta si applica ai mercati dei beni: l opportunità per i consumatori e le

Dettagli

Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index

Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index Strettamente riservato Roma, 10 novembre 2015 Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index Valerio De Molli 2015 The European House - Ambrosetti S.p.A. TUTTI I DIRITT I RISERVAT I. Questo documento

Dettagli

MEDIOLANUM RISPARMIO ITALIA CRESCITA

MEDIOLANUM RISPARMIO ITALIA CRESCITA MEDIOLANUM RISPARMIO ITALIA CRESCITA RELAZIONE SEMESTRALE AL 29/06/2007 80 MEDIOLANUM RISPARMIO ITALIA CRESCITA NOTA ILLUSTRATIVA SULLA RELAZIONE SEMESTRALE DEL FONDO AL 29 GIUGNO 2007 Signori Partecipanti,

Dettagli

studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un economia

studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un economia La Produzione Aggregata: metodi di misurazione del livello di attività e della congiuntura In questa lezione: studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un

Dettagli

ECONOMIA E MERCATI FINANZIARI QUARTO TRIMESTRE 2011

ECONOMIA E MERCATI FINANZIARI QUARTO TRIMESTRE 2011 ECONOMIA E MERCATI FINANZIARI QUARTO TRIMESTRE 2011 1. QUADRO MACROECONOMICO INTERNAZIONALE Negli ultimi mesi del 2011 si è verificato un peggioramento delle prospettive di crescita nelle principali economie

Dettagli

Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010

Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010 8 aprile 2011 Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010 Direzione centrale comunicazione ed editoria Tel. +39 06.4673.2243-2244 Centro di informazione statistica Tel.

Dettagli

Mercato lavoro, orari, produttività, salari

Mercato lavoro, orari, produttività, salari Mercato lavoro, orari, produttività, salari Roberto Romano 22 marzo 2012 Sommario Premessa... 2 Rigidità della protezione dell'occupazione... 2 Italia, paese dai bassi salari... 4 Ore lavorate... 5 Costo

Dettagli

Report trimestrale sull andamento dell economia reale e della finanza

Report trimestrale sull andamento dell economia reale e della finanza l andamento dell economia reale e della finanza PL e Credito Bancario Perché un report trimestrale? A partire dal mese di dicembre 2014 SE Consulting ha avviato un analisi che mette a disposizione delle

Dettagli

COMUNICATO STAMPA. 1 Nel 2009 si era registrato un forte calo dei contribuenti che dichiaravano un reddito da lavoro dipendente (-273 mila).

COMUNICATO STAMPA. 1 Nel 2009 si era registrato un forte calo dei contribuenti che dichiaravano un reddito da lavoro dipendente (-273 mila). COMUNICATO STAMPA Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche sulle dichiarazioni delle persone fisiche (IRPEF) relative all'anno d'imposta 2010, a sei mesi dal termine di presentazione (settembre

Dettagli

LA SPESA DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

LA SPESA DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE DIREZIONE AFFARI ECONOMICI E CENTRO STUDI LA SPESA DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE PER INVESTIMENTI FISSI: CONFRONTO EUROPEO ESTRATTO DALL OSSERVATORIO CONGIUNTURALE SULL INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI GIUGNO

Dettagli

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte MD 9. La macroeconomia delle economie aperte In questo modulo, costituito da due Unità, ci occuperemo di analizzare il funzionamento delle economie aperte, ossia degli scambi a livello internazionale.

Dettagli

ITALIA - EUROPA SALARI, PREZZI, PRODUTTIVITA E L EFFETTO DIMENSIONE D IMPRESA. di Giuseppe D Aloia

ITALIA - EUROPA SALARI, PREZZI, PRODUTTIVITA E L EFFETTO DIMENSIONE D IMPRESA. di Giuseppe D Aloia ITALIA - EUROPA SALARI, PREZZI, PRODUTTIVITA E L EFFETTO DIMENSIONE D IMPRESA di Giuseppe D Aloia 1 - Retribuzioni Lorde di fatto Reali- Industria manifatturiera - Valuta Nazionale (deflazionate con il

Dettagli

Note e commenti. n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop

Note e commenti. n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop Note e commenti n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop 1 L analisi sullo stock fa riferimento al totale delle imprese (coopera ve e non) a ve al 31 Dicembre

Dettagli

SCHEDA DATI STATISTICO-ECONOMICI NOVEMBRE 2013. La crisi economica colpisce soprattutto i lavoratori.

SCHEDA DATI STATISTICO-ECONOMICI NOVEMBRE 2013. La crisi economica colpisce soprattutto i lavoratori. SCHEDA DATI STATISTICO-ECONOMICI NOVEMBRE 2013 1 La crisi economica colpisce soprattutto i lavoratori. A luglio 2013 gli occupati sono il 55,9% ossia 22 milioni 509 mila, mentre i disoccupati sono 3 milioni

Dettagli

UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario

UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario Inquadramento generale In questa unità didattica analizzeremo come i risparmi delle famiglie affluiscono alle imprese per trasformarsi in investimenti.

Dettagli

Costruzioni, investimenti in ripresa?

Costruzioni, investimenti in ripresa? Costruzioni, investimenti in ripresa? Secondo lo studio Ance nelle costruzioni c'è ancora crisi nei livelli produttivi ma si riscontrano alcuni segnali positivi nel mercato immobiliare e nei bandi di gara

Dettagli

Risparmi e debiti delle famiglie italiane: la forbice

Risparmi e debiti delle famiglie italiane: la forbice MERCATO IMMOBILIARE: CRISI FINANZIARIA? L indebitamento delle famiglie italiane Giorgio Gobbi Servizio Studi di Struttura Economica e Finanziaria della Banca d Italia 1 Risparmi e debiti delle famiglie

Dettagli

Report trimestrale sull andamento dell economia reale e della finanza

Report trimestrale sull andamento dell economia reale e della finanza Report trimestrale sull andamento dell economia Perché un report trimestrale? A partire dal mese di dicembre SEI provvederà a mettere a disposizione delle imprese, con cadenza trimestrale, un report finalizzato

Dettagli

Politica economica in economia aperta

Politica economica in economia aperta Politica economica in economia aperta Economia aperta L economia di ciascun paese ha relazioni con il Resto del Mondo La bilancia dei pagamenti (BP) è il documento contabile che registra gli scambi commerciali

Dettagli

I DATI SIGNIFICATIVI IL CONTO TECNICO

I DATI SIGNIFICATIVI IL CONTO TECNICO L ASSICURAZIONE ITALIANA Continua a crescere ad un tasso elevato la raccolta premi complessiva, in particolare nelle assicurazioni vita. L esercizio si chiude in utile soprattutto grazie alla gestione

Dettagli

LA SFIDA DELLA RIDUZIONE DEL DEFICIT DELLE PARTITE CORRENTI DEGLI STATI UNITI

LA SFIDA DELLA RIDUZIONE DEL DEFICIT DELLE PARTITE CORRENTI DEGLI STATI UNITI LA SFIDA DELLA RIDUZIONE DEL DEFICIT DELLE PARTITE CORRENTI DEGLI STATI UNITI INTRODUZIONE La problematica esposta nella sezione dell Economic Outlook dell OECD, The challanges of narrowing the US current

Dettagli

La Politica Economica e i Tassi di Cambio

La Politica Economica e i Tassi di Cambio La Politica Economica e i Tassi di Cambio In questa lezione: Studiamo la politica economica con cambi fissi e flessibili. 267 Risparmio, investimento e disavanzo commerciale Partendo dalla condizione di

Dettagli

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione PRODOTTI IN METALLO Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore; come misura dell attività si utilizza il valore aggiunto

Dettagli

Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME

Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME MATRICOLA 1) A B C D 2) A B C D 3) A B C D 4) A B C D 5) A B C D 6) A B C D 7) A B C D 8) A B C D 9) A B C D 10) A B C D 11) A B

Dettagli

Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione

Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione ATTIVITÀ FINANZIARIE Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione Il settore dell intermediazione monetaria e finanziaria ha acquistato rilevanza nel corso degli ultimi vent anni:

Dettagli

La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi

La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi discussione di Scenari economici n. 20 La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi Alessandra Staderini Servizio Struttura economica, Banca d Italia Roma, 26 giugno 2014 Confindustria,

Dettagli

Come funziona il Patto di

Come funziona il Patto di Come funziona il Patto di Stabilità per i Comuni SOMMARIO 1. Il Patto di Stabilità esterno (Italia Vs Europa) 2. Il Patto di Stabilità interno (Stato Vs Autonomie Locali) 2.1. Come si calcola il saldo

Dettagli

Onere fiscale elevato in Svizzera

Onere fiscale elevato in Svizzera SCHEDA D INFORMAZIONE N 4: QUESTIONI SULLA RIDISTRIBUZIONE Onere fiscale elevato in Svizzera Nel confronto internazionale, la Svizzera viene regolarmente considerata un paradiso fiscale. Le cifre dell

Dettagli

Presentazione del Rapporto L economia del Molise Pietro de Matteis

Presentazione del Rapporto L economia del Molise Pietro de Matteis Presentazione del Rapporto L economia del Molise Pietro de Matteis Filiale di Campobasso, Banca d Italia Campobasso, 18 giugno 2015 L economia italiana La prolungata flessione del PIL si è attenuata Andamento

Dettagli

COMUNICATO STAMPA PUBBLICAZIONE DELLE NUOVE STATISTICHE SUI TASSI DI INTERESSE BANCARI PER L AREA DELL EURO 1

COMUNICATO STAMPA PUBBLICAZIONE DELLE NUOVE STATISTICHE SUI TASSI DI INTERESSE BANCARI PER L AREA DELL EURO 1 10 dicembre COMUNICATO STAMPA PUBBLICAZIONE DELLE NUOVE STATISTICHE SUI TASSI DI INTERESSE BANCARI PER L AREA DELL EURO 1 In data odierna la Banca centrale europea (BCE) pubblica per la prima volta un

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

Risparmio, investimenti e sistema finanziario

Risparmio, investimenti e sistema finanziario Risparmio, investimenti e sistema finanziario Una relazione fondamentale per la crescita economica è quella tra risparmio e investimenti. In un economia di mercato occorre individuare meccanismi capaci

Dettagli

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione

Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione MACCHINE E APPARECCHIATURE ELETTRICHE Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dell industria dell elettronica;

Dettagli

LA CRISI DELLE COSTRUZIONI

LA CRISI DELLE COSTRUZIONI Direzione Affari Economici e Centro Studi COSTRUZIONI: ANCORA IN CALO I LIVELLI PRODUTTIVI MA EMERGONO ALCUNI SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO RESIDENZIALE, NEI MUTUI ALLE FAMIGLIE E NEI BANDI DI GARA I dati

Dettagli

Politica economica in economia aperta

Politica economica in economia aperta Politica economica in economia aperta Economia aperta L economia di ciascun paese ha relazioni con il Resto del Mondo (RdM) il modello economico di riferimento per la politica economica deve rappresentare

Dettagli

Elaborazione flash. Ufficio Studi Confartigianato Vicenza 06/05/2015

Elaborazione flash. Ufficio Studi Confartigianato Vicenza 06/05/2015 Elaborazione flash Ufficio Studi Confartigianato Vicenza 06/05/2015 Le esportazioni di Vicenza e la dinamica del cambio nei mercati del made in Vicenza Tra i primi 20 mercati di destinazione dei prodotti

Dettagli

Retribuzioni, produttività e distribuzione del reddito un confronto internazionale

Retribuzioni, produttività e distribuzione del reddito un confronto internazionale Retribuzioni, produttività e distribuzione del reddito un confronto internazionale di Giuseppe D Aloia 1 L inflazione Negli anni scorsi tutto il dibattito sul potere d acquisto delle retribuzioni si è

Dettagli

Reddito Fisso. Per la negoziazione degli strumenti del reddito fisso Borsa Italiana organizza e gestisce. I mercati del

Reddito Fisso. Per la negoziazione degli strumenti del reddito fisso Borsa Italiana organizza e gestisce. I mercati del I mercati del Reddito Fisso Per la negoziazione degli strumenti del reddito fisso Borsa Italiana organizza e gestisce due comparti: il Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei titoli di Stato (Mot)

Dettagli

Gli investimenti diretti esteri in entrata e in uscita

Gli investimenti diretti esteri in entrata e in uscita Gli investimenti diretti esteri in entrata e in uscita A cura del Centro Studi Confindustria Toscana Qualche dato generale Gli investimenti diretti dall estero in Italia Secondo i dati dell Ufficio Italiano

Dettagli

La bilancia dei pagamenti

La bilancia dei pagamenti La bilancia dei pagamenti Necessaria una moneta per regolare gli scambi internazionali Convertibilità (oro o moneta-chiave) Esportazioni: ingresso di valute estere Importazioni: uscita di valute estere

Dettagli

MUTUI CASA: SEPPUR IN CALO, I NOSTRI TASSI DI INTERESSE RIMANGONO PIU ALTI DELLA MEDIA UE

MUTUI CASA: SEPPUR IN CALO, I NOSTRI TASSI DI INTERESSE RIMANGONO PIU ALTI DELLA MEDIA UE MUTUI CASA: SEPPUR IN CALO, I NOSTRI TASSI DI INTERESSE RIMANGONO PIU ALTI DELLA MEDIA UE Nel primo trimestre del 2015 il mercato della compravendita degli immobili residenziali non dà segni di ripresa.

Dettagli

Indice di rischio globale

Indice di rischio globale Indice di rischio globale Di Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato Introduzione Con tale studio abbiamo cercato di creare un indice generale capace di valutare il rischio economico-finanziario

Dettagli

CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI

CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI Direzione Affari Economici e centro studi CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI Dopo sei anni di continui cali nelle erogazioni per finanziamenti per investimenti in edilizia, anche

Dettagli

POLITICHE PER LA BILANCIA DEI PAGAMENTI

POLITICHE PER LA BILANCIA DEI PAGAMENTI capitolo 15-1 POLITICHE PER LA BILANCIA DEI PAGAMENTI OBIETTIVO: EQUILIBRIO (ANCHE SE NEL LUNGO PERIODO) DISAVANZI: IMPLICANO PERDITE DI RISERVE VALUTARIE AVANZI: DANNEGGIANO ALTRI PAESI E CONDUCONO A

Dettagli

CORSO DI MACROECONOMIA

CORSO DI MACROECONOMIA CORSO DI MACROECONOMIA Prof. Giuseppe Travaglini Dott.ssa Elisa Lenti Anno accademico 2014-20152015 TEMI DI RIFLESSIONE MACROECONOMICA L Offerta: Il Pil, la Spesa Aggregata, la struttura produttiva delle

Dettagli

Politiche Sanitarie Comparate Lezione 3

Politiche Sanitarie Comparate Lezione 3 Politiche Sanitarie Comparate Lezione 3 Stefano Neri Corso di Laurea in Servizio Sociale 2009/10 Università degli Studi di Milano Bicocca Modelli di organizzazione di un sistema sanitario (a) Si differenziano

Dettagli

La congiuntura. internazionale

La congiuntura. internazionale La congiuntura internazionale N. 2 LUGLIO 2015 Il momento del commercio mondiale segna un miglioramento ad aprile 2015, ma i volumi delle importazioni e delle esportazioni sembrano muoversi in direzioni

Dettagli

MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI. Harcourt Brace & Company

MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI. Harcourt Brace & Company MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI Economie aperte o chiuse Un economia chiusa è un economia che non interagisce con altre economie nel mondo. Non ci sono esportazioni, non ci sono

Dettagli

SCENDE IL PESO DEL FISCO SUL LAVORO IN ITALIA

SCENDE IL PESO DEL FISCO SUL LAVORO IN ITALIA SCENDE IL PESO DEL FISCO SUL LAVORO IN ITALIA Sulle retribuzioni più basse meno tasse fino a 1.700 euro all anno ================================================= Il cuneo fiscale in Italia è in discesa.

Dettagli

IV edizione del Workshop Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali

IV edizione del Workshop Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali IV edizione del Workshop Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali Il capitale territoriale: una leva per lo sviluppo? Bologna, 17 aprile 2012 Il ruolo delle infrastrutture nei processi di

Dettagli

UNA BOLLA SPECULATIVA SUI TITOLI DI STATO?

UNA BOLLA SPECULATIVA SUI TITOLI DI STATO? 478 www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com UNA BOLLA SPECULATIVA SUI TITOLI DI STATO? 24 giugno 2013 a cura di Renato Brunetta INDICE 2 Una bolla pronta a scoppiare? Le parole di un esperto

Dettagli

Dossier Casa. A cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi

Dossier Casa. A cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi Dossier Casa A cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi Casa 2 La crisi della nuova edilizia e delle infrastrutture e la crescita della riqualificazione delle abitazioni Investimenti in costruzioni*

Dettagli

Consulenza statistico attuariale Osservatorio permanente socioeconomico

Consulenza statistico attuariale Osservatorio permanente socioeconomico Consulenza statistico attuariale Osservatorio permanente socioeconomico Allegato n. 6 alla Circolare n 67/2015 Quadro macroeconomico 2016-2018 variazioni percentuali 2016 2017 2018 PIL 1,3 1,3 1,1 Inflazione

Dettagli

EUROPA 2020. Una strategia per una crescita Intelligente Sostenibile Inclusiva. Eurosportello-Unioncamere. del Veneto

EUROPA 2020. Una strategia per una crescita Intelligente Sostenibile Inclusiva. Eurosportello-Unioncamere. del Veneto EUROPA 2020 Una strategia per una crescita Intelligente Sostenibile Inclusiva Eurosportello-Unioncamere del Veneto Cos è è? Una comunicazione della Commissione Europea (Com. 2020 del 3 marzo 2010), adottata

Dettagli

ECONOMIA APERTA CON RIFERIMENTO A DUE PAESI NEL MERCATO DEI CAMBI SI DETERMINA IL TASSO DI CAMBIO NOMINALE BILATERALE

ECONOMIA APERTA CON RIFERIMENTO A DUE PAESI NEL MERCATO DEI CAMBI SI DETERMINA IL TASSO DI CAMBIO NOMINALE BILATERALE capitolo 11-1 ECONOMIA APERTA IN UN ECONOMIA APERTA AGLI SCAMBI CON L ESTERO (ALTRA VALUTA) SI FORMA IL MERCATO DEI CAMBI: DOMANDA, OFFERTA DI VALUTA ESTERA, TASSI DI CAMBIO. CON RIFERIMENTO A DUE PAESI

Dettagli

RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO

RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO Università degli studi di MACERATA Facoltà di SCIENZE POLITICHE ECONOMIA POLITICA: MICROECONOMIA A.A. 2009/2010 RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO Fabio CLEMENTI E-mail: fabio.clementi@univpm.it

Dettagli

IL QUADRO MACROECONOMICO

IL QUADRO MACROECONOMICO S.A.F. SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE LUIGI MARTINO LA CONGIUNTURA ECONOMICA - PUNTI DI VISTA E SUGGERIMENTI DI ASSET ALLOCATION IL QUADRO MACROECONOMICO DOTT. ALBERTO BALESTRERI Milano, 16 marzo 2015 S.A.F.

Dettagli

LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA

LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Direzione Affari Economici e Centro Studi LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Il ritardo infrastrutturale italiano è il frutto di scelte di politica economica che da anni continuano

Dettagli

Corso di Macroeconomia. La contabilità nazionale

Corso di Macroeconomia. La contabilità nazionale Corso di Macroeconomia La contabilità nazionale 1 La produzione TremetodidicalcolodelPIL 1. Il metodo della spesa 1. Il consumo, la spesa per beni di consumo effettuata dalle famiglie, sia per beni non

Dettagli

IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ

IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ IV. ANALISI DI SENSITIVITÀ IV.1 SENSITIVITÀ ALLA CRESCITA ECONOMICA La sensitività della finanza pubblica italiana alla crescita economica è valutata simulando il comportamento dell indebitamento netto

Dettagli

N.9. EDI.CO.LA.NEWS Edilizia e Costruzioni nel Lazio. Dati&Mercato

N.9. EDI.CO.LA.NEWS Edilizia e Costruzioni nel Lazio. Dati&Mercato EDI.CO.LA.NEWS Dati&Mercato N.9 EDILIZIA RESIDENZIALE: IL RINNOVO SI FERMA E PROSEGUE IL CALO DELLE NUOVE COSTRUZIONI Il valore di un mercato è determinato dalla consistenza degli investimenti che vi affluiscono.

Dettagli

La diffusione della crisi e il credit crunch in Italia. Francesco Daveri

La diffusione della crisi e il credit crunch in Italia. Francesco Daveri La diffusione della crisi e il credit crunch in Italia Francesco Daveri 1 Le componenti del Pil nel 2008-09 (primo tempo della crisi).. (1) G ha svolto funzione anticiclica; (2) C diminuiti meno del Pil;

Dettagli

Il sistema monetario

Il sistema monetario Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti

Dettagli

La congiuntura. internazionale

La congiuntura. internazionale La congiuntura internazionale N. 1 GIUGNO 2015 Il primo trimestre del 2015 ha portato con sé alcuni cambiamenti nelle dinamiche di crescita delle maggiori economie: alla moderata ripresa nell Area euro

Dettagli

Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna

Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Il rapporto strutturale sul sistema economico produttivo della provincia di Bologna Gian Carlo Sangalli Presidente Camera di Commercio di Bologna IL SISTEMA ECONOMICO PRODUTTIVO BOLOGNESE E E IN UNA FASE

Dettagli

La moneta. La definizione di moneta esula dalla forma fisica assunta dalla stessa.

La moneta. La definizione di moneta esula dalla forma fisica assunta dalla stessa. La moneta La definizione di moneta esula dalla forma fisica assunta dalla stessa. ECONOMIA MONETARIA E FINANZIARIA La moneta e le istituzioni monetarie Le forme fisiche assunte dalla moneta sono diverse,

Dettagli

OPEN - Fondazione Nord Est Febbraio 2013

OPEN - Fondazione Nord Est Febbraio 2013 A7. FECONDITÀ, NUZIALITÀ E DIVORZIALITÀ Diminuisce il tasso di fertilità dopo la crescita degli ultimi anni A livello nazionale il tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna in età feconda)

Dettagli

RAPPORTO CER Aggiornamenti

RAPPORTO CER Aggiornamenti RAPPORTO CER Aggiornamenti 12 Gennaio 2012 CERCASI LIQUIDITÁ DISPERATAMENTE Mentre prosegue l azione di allentamento delle condizioni monetarie internazionali, il mercato interbancario italiano soffre

Dettagli

Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma

Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma Febbraio 2012 Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma PARTE 1: RIFORME DI IERI E PROBLEMI DI OGGI di Stefano Caria e Paolo Lucchino In questi giorni si parla molto di riforma del

Dettagli

Costruzioni: mercato interno sempre più debole. Niente ripresa nel 2014

Costruzioni: mercato interno sempre più debole. Niente ripresa nel 2014 Costruzioni: mercato interno sempre più debole. Niente ripresa nel 2014 Roma 28 novembre 2013 - Nel 2012 il volume economico generato dal sistema italiano delle costruzioni, compresi i servizi, è stato

Dettagli

Annuario Istat-Ice 2008

Annuario Istat-Ice 2008 Le informazioni statistiche sul Commercio estero e sulle Attività Internazionali delle imprese Luigi Biggeri 1 Struttura della presentazione 1. L Annuario e lo sviluppo delle informazioni statistiche sul

Dettagli

PIL : produzione e reddito

PIL : produzione e reddito PIL : produzione e reddito La misura della produzione aggregata nella contabilità nazionale è il prodotto interno lordo o PIL. Dal lato della produzione : oppure 1) Il PIL è il valore dei beni e dei servizi

Dettagli

nell anno 2009 Banca d Italia Filiale di Campobasso Discussione di Alberto Franco Pozzolo

nell anno 2009 Banca d Italia Filiale di Campobasso Discussione di Alberto Franco Pozzolo L economia Leconomia del Molise nell anno 2009 Banca d Italia Filiale di Campobasso Discussione di Alberto Franco Pozzolo Università degli Studi del Molise La crisi economica in Molise: industria e servizi

Dettagli

Lezione 14. Risparmio e investimento. Leonardo Bargigli

Lezione 14. Risparmio e investimento. Leonardo Bargigli Lezione 14. Risparmio e investimento Leonardo Bargigli Risparmio e investimento nella contabilità nazionale Ripartiamo dalla definizione di PIL in termini di spesa finale Y = C + I + G + NX Consideriamo

Dettagli

Tasso di occupazione per fasce di età. Provincia di Piacenza, 2009 90,3 83,1 77,7 27,6 16,4. 15-24 anni. 25-34 anni. 45-54 anni.

Tasso di occupazione per fasce di età. Provincia di Piacenza, 2009 90,3 83,1 77,7 27,6 16,4. 15-24 anni. 25-34 anni. 45-54 anni. La situazione occupazionale dei giovani in provincia di Piacenza Premessa Una categoria di soggetti particolarmente debole nel mercato del lavoro è rappresentata, di norma, dai lavoratori di età più giovane

Dettagli

RAPPORTO MENSILE ABI Marzo 2014 (principali evidenze)

RAPPORTO MENSILE ABI Marzo 2014 (principali evidenze) RAPPORTO MENSILE ABI Marzo 2014 (principali evidenze) 1. A febbraio 2014 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.855 miliardi di euro (cfr. Tabella 1) è nettamente

Dettagli

Nel 2015 minori vantaggi fiscali IRAP per le imprese del Sud, 1.192 euro contro 1.245

Nel 2015 minori vantaggi fiscali IRAP per le imprese del Sud, 1.192 euro contro 1.245 Roma, 12 maggio 2015 LAVORO, SVIMEZ: NEGLI ANNI 2011-2015 RISPARMI IMPRESE PER NEOASSUNTO 10.954 EURO AL NORD, 10.407 AL SUD Sgravi contributivi per le aziende italiane finanziati con 3,5 miliardi di fondi

Dettagli

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e transazioni internazionali La domanda di attività denominate in valuta estera L equilibrio nel mercato valutario Tassi

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2013/14] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania) 6-1 Struttura della presentazione Domanda e

Dettagli

Indice; p. 1. Introduzione; p. 2. Evoluzione del mercato libero dell energia elettrica e del gas dalla liberalizzazione: p. 2

Indice; p. 1. Introduzione; p. 2. Evoluzione del mercato libero dell energia elettrica e del gas dalla liberalizzazione: p. 2 Mercato libero dell energia elettrica e del gas: evoluzione dalla liberalizzazione, passaggi dal servizio di Maggior Tutela e confronto con altri Paesi europei. Indice: Indice; p. 1 Introduzione; p. 2

Dettagli

Factoring tour: Torino Imprese e finanza nella prospettiva della ripresa economica e di Basilea 3: il ruolo del factoring

Factoring tour: Torino Imprese e finanza nella prospettiva della ripresa economica e di Basilea 3: il ruolo del factoring Factoring tour: Torino Imprese e finanza nella prospettiva della ripresa economica e di Basilea 3: il ruolo del factoring La finanza delle imprese tra crisi e ripresa Mario Valletta Università degli Studi

Dettagli

Documento di economia e finanza 2015. Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali

Documento di economia e finanza 2015. Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali Documento di economia e finanza 2015 Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali Audizione del Presidente dell Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva Commissioni riunite V Commissione

Dettagli

PRINCIPALI ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEI BILANCI CONSUNTIVI RELATIVI ALL ANNO 2003

PRINCIPALI ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEI BILANCI CONSUNTIVI RELATIVI ALL ANNO 2003 NOTA METODOLOGICA I dati elaborati per la presente pubblicazione sono quelli riportati nell allegato D ed F al rendiconto finanziario, rilevati dall Istat non più con un suo proprio modello ma a partire

Dettagli

Outlook finanziario dell agricoltura europea

Outlook finanziario dell agricoltura europea Gian Luca Bagnara Outlook finanziario dell agricoltura europea I prezzi agricoli hanno colpito i titoli dei giornali negli ultimi cinque anni a causa della loro volatilità. Tuttavia, questa volatilità

Dettagli

La notizia presentata come sintesi dello studio è stata che gli italiani risparmiano di

La notizia presentata come sintesi dello studio è stata che gli italiani risparmiano di 1 di 5 11/09/2011 14:52 LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE A cura di Roberto Praderi. Come nelle elaborazioni precedenti ci siamo basati su documenti ufficiali, in questa facciamo riferimento allo 2

Dettagli

Lezione 23 Legge di Walras

Lezione 23 Legge di Walras Corso di Economia Politica prof. S. Papa Lezione 23 Legge di Walras Funzione del Consumo Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza Perché la macroeconomia I problem illustrati nelle lezione precedente

Dettagli

VARIABILI MACROECONOMICHE Graf. 2.1 La provincia di Modena è notoriamente caratterizzata da una buona economia. Ciò è confermato anche dall andamento del reddito procapite elaborato dall Istituto Tagliacarne

Dettagli