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1 CORSO DI SPECIALIZZAZIONE MIGRAZIONI, INTEGRAZIONE E DEMOCRAZIA PROFILI GIURIDICI, SOCIALI E CULTURALI CNEL Aula del Parlamentino Viale David Lubin, 2 Roma Roma, 8 settembre 2017 Università di Roma Tor Vergata 1

2 Contenuto della presentazione I flussi migratori in Europa e Italia: i fatti stilizzati Le determinanti dei flussi migratori: il punto di vista degli economisti L impatto sui paesi di destinazione. I migranti nel mercato del lavoro Alcune note di policy 2

3 I flussi migratori in Europa : Nella prima metà del XX secolo l Europa era terra di emigrazione, nella seconda metà del secolo, dopo la fine della seconda guerra mondiale, essa è diventata una delle principali mete di dei flussi migratori. Intorno alla metà degli anni cinquanta iniziarono programmi nei paesi europei più sviluppati per accogliere lavoratori stranieri (principalmente su base temporanea) per le necessità della ricostruzione e poi per il boom economico conseguente. La prima crescita significativa dello stock di lavoratori stranieri avviene quindi nei due decenni successivi. In seguito, interrotti questi programmi il flusso continuò a causa dei ricongiungimenti familiari per i lavoratori che non ritornarono ai paesi di origine. All inizio degli anni 80 in Europa il numero dei migranti ammontava a circa 15 milioni rispetto ai 5 degli anni 50. 3

4 La seconda ondata migratoria iniziò negli anni 90, a seguito della caduta del muro di Berlino. All inizio del millennio ha giocato un fattore di domanda di migranti per la buona crescita economica e quindi la crescita della domanda di lavoro in molti paesi europei. In questo periodo l ondata migratoria ha coinvolto per la prima volta anche i paesi dell Europa meridionale (come Spagna, Italia e Grecia), che hanno visto nel periodo la più rapida crescita del numero di migranti internazionali. In conclusione l aumento significativo (in valore assoluto) della popolazione immigrata in Europa unito al basso tasso di incremento naturale della popolazione ha reso la migrazione un fattore importante della dinamica demografica in molti paesi europei. 4

5 Dal 1990 al 2015, sebbene l Europa occidentale abbia continuato ad ospitare il più alto numero di stranieri, il maggior aumento della popolazione immigrata si ebbe in proporzione nei paesi del Sud-Europa dove lo stock di migrant passò da circa 4 milioni nel 1990 a più di 15 milioni nel Figure 1 - Stock of international migrants in Europe, by region of destination, Source: ICID calculations based on UN Population Division data. 5

6 Il mutamento è stato particolarmente forte in Italia. Circa quattro milioni di migranti in più in 10 anni Stock of international migrants in Italy, Source: ICID calculations based on UN Population Division data. 6

7 L impatto sulla composizione della popolazione. Tra il 1995 e il 2015 la popolazione totale in Europa è aumentata dell 1,7 per cento mentre lo stock di migranti è aumentato del 35% e ciò ha determinato un aumento della popolazione straniera dal 7,7 al 10 per cento della popolazione 7

8 L aumento della quota della popolazione straniera sul totale è stato particolarmente forte in Italia e Spagna. La diversa reazione alla recessione. 14 Popolazione straniera in percentuale della popolazione totale anni Italia Germania Francia Spagna 8

9 Il flusso annuo di nuovi immigrati permanenti in Italia si è fortemente ridotto da circa 572 mila nel 2007 a circa 161 mila nel Inflows of permanent immigrants into selected countries, Germany Spain France Italy United Kingdom 9

10 La riduzione dei flussi di immigrazione governati per motivi di lavoro nei paesi OECD è di circa il 6% ed è dovuta principalmente al declino dei flussi registrati in Italia Figure 1.2. Permanent migration flows to OECD countries by category of entry, Work Accompanying family Family Humanitarian Free movements Other Source: OECD International Migration Database. 10

11 Tuttavia, la nuova ondata migratoria si è ancora riflessa poco nei dati fino al Number of first-time asylum applicants in Europe, (thousands of persons) Source: Eurostat database 11

12 New asylum applications since 1980 in the EU EU Thousands Source: UNHCR, Eurostat. 12

13 Possiamo aspettarci una riduzione dei flussi nel medio periodo? Un ampia letteratura dice che l ampiezza e la direzione dei flussi migratori sono determinati dai differenziali salariali. Tuttavia, i migranti non provengono dalle nazioni e dalle famiglie più povere. I tassi più elevati di migrazione si hanno nei paesi relativamente più dinamici in termini di crescita ed a medio reddito, dove l istruzione è relativamente maggiore e dove i vincoli di liquidità sono meno stringenti. L evidenza empirica mostra che l emigrazione cresce rapidamente nelle fasi iniziali dello sviluppo e poi decresce (curva a U rovesciata). In altri termini le persone emigrano man mano che raggiungono un livello minimo d risorse necessario ad affrontare i costi necessari all emigrazione. I paesi che forniscono il maggior numero di forza lavoro immigrata nel mondo, in rapporto alla popolazione, sono il Messico, il Marocco, la Turchia e le Filippine, paesi a reddito medio o medio basso secondo gli standard internazionali. La mobilità dei paesi dell Africa sub-sahariana è prevalentemente rappresentata da migrazioni interne e regionali e la migrazione verso l Europa proviene dai paesi a più alto reddito relativo. La pressione demografica congiunta alla relativa crescita economica sarà la forza che alimenterà la pressione migratoria proprio dall Africa Sub-sahariana. Ciò significa che non possiamo aspettarci una riduzione dei flussi nel medio periodo 13

14 Le determinanti dei flussi migratori: il punto di vista degli economisti La differenza dei redditi attesi lungo l arco del ciclo di vita nel paese di residenza e in quello di possibile destinazione (nel caso di migrazione permanente), al netto dei costi di ogni tipo di migrazione. La geografia dei mercati del lavoro Le caratteristiche del capitale umano dei migranti (ma anche dei nativi dei paesi di destinazione dei flussi) Le imperfezioni del mercato del credito e dei capitali Le decisioni riguardano non solo se migrare ma lungo quale canale, perché sia il costo sia il guadagno potenziale nel paese destinazione dipendono anche dal canale seguito per migrare (implicazioni di policy). 14

15 I differenziali salariali sono determinati dalla geografia dei mercati del lavoro. Contano la crescita economica dei paesi avanzati, quindi la domanda strutturale di lavoro (pull factors), la complessità dei mercati del lavoro e le specializzazioni settoriali che contribuiscono a creare divari tra domanda e offerta di lavoro in certe tipologie di lavoro. Oggi i divari salariali tra paesi ricchi e poveri sono più ampi che nel passato e sono spiegabili più da differenze macroeconomiche che da differenze tra individui, ciò significa che dipendono più dal grado di sviluppo complessivo del paese e meno da differenze di competenze o istruzione o abilità dei singoli. Ciò significa che la produttività dell individuo aumenta fortemente spostandosi di paese e non dipende solo dagli skills individuali (conseguenze di policy). Ciò determina una forte spinta alla mobilità perché determina le condizioni perché i migranti si possano avvantaggiare dei differenziali salariali. La mobilità internazionale del lavoro è tuttavia molto minore della mobilità degli altri fattori di produzione e delle merci. Mentre infatti molta parte dei flussi migratori sono determinati da eventi estremi come guerre e disastri naturali, molti altri fattori di natura politica, legale, culturale e geografica riducono la mobilità dei migranti. 15

16 Le caratteristiche del capitale umano e il rendimento della scelta di migrare Poiché la propensione a emigrare dipende anche dal rendimento della migrazione, la scelta di migrare dipende anche dalle caratteristiche del capitale umano. La convenienza economica ad emigrare dipende infatti dalla domanda per una determinata competenza e livello di istruzione. I tassi di emigrazione sono in genere più alti tra i lavoratori qualificati e gli individui più istruiti emigrano di più (brain drain). Anche per questo motivo è più facile che aumentino i flussi migratori man mano che i paesi più poveri salgono nella scala dello sviluppo. I redditi attesi dipendono dal possedere le caratteristiche richieste dal mercato del lavoro e dal grado di riconoscimento di queste competenze nei paesi di origine e di destinazione, e dal loro grado di trasferibilità (riconoscimento ad esempio dei titoli di studio, dell abilitazione ad esercizio di mestieri e professioni, ecc.). Importante anche la composizione della popolazione straniera per livello d istruzione a fronte di quella nativa. Alcuni paesi hanno una popolazione straniera altamente qualificata (Australia, Canada Regno unito), alcuni poco qualificata rispetto a quella nativa (Francia, Germania, Olanda, Svizzera e Stati Uniti), altri simile (Italia e Spagna). Ciò ha delle implicazioni per il mercato del lavoro dei paesi di destinazione e quindi implicazioni importanti di policy. 16

17 Le imperfezioni dei mercati dei capitali e del credito La scelta di migrare, soprattutto temporaneamente, a volte è determinata da un obiettivo di accumulazione di uno stock di risparmio. Le rimesse rispondono alle carenze del mercato del credito locale per finanziare attività di investimento locale oltre che di consumo. L imperfezione dei mercati creditizi è, d altra parte, anche un ostacolo alla migrazione, perché impedisce di raccogliere le risorse per la migrazione anche quando sarebbe conveniente per i benefici di medio-lungo periodo (migrazione come investimento). La migrazione implica costi elevati (trasporto, assicurazioni, istruzione, permessi di soggiorno, passaporti, ricerche di lavoro all estero ed anche l utilizzo costoso di canali irregolari). 17

18 L impatto della emigrazione nei paesi di destinazione: il medio-lungo periodo La teoria economica suggerisce che l impatto economico delle migrazioni sul mercato del lavoro è legato al problema della diversità. Se gli immigrati sono simili ai lavoratori nativi, vi sarà maggiore competizione tra lavoratori e quindi una possibile riduzione dei salari relativi. Questa ipotesi è stata oggetto di studi per decenni in vari paesi e tuttavia non si è trovata una significativa evidenza empirica di una riduzione di salari legata a questa competizione. Un effetto negativo, seppur molto limitato, si è trovato solo per i lavoratori poco qualificati (immigrati ed autoctoni). Questi risultati hanno spinto gli economisti ad andare oltre l effetto di sostituzione nel mercato locale per analizzare i fattori di complementarietà, e quindi analizzare altri tipi di risposta delle economie all immigrazione. 18

19 Gli effetti di complementarietà vs effetto di sostituzione La produttività dei lavoratori con determinate competenze dipende anche dall offerta di altri lavoratori con competenze diverse. (questo può determinare effetti complessivi sui salari meno negativi o addirittura positivi). Immigrati e nativi anche con abilità simili possono specializzarsi in settori e occupazioni diverse e complementari. Shocks di offerta di lavoro possono determinare cambiamenti nella intensità di lavoro delle tecnologie di produzione o mutamenti nella composizione dell output (mutano i vantaggi comparati). Alcuni studi evidenziano effetti positivi nella produttività totale dei fattori con una maggiore diversificazione dei paesi di origine dei lavoratori. L immigrazione nel lungo periodo può determinare la creazione di nuove imprese e una diversificazione della produzione. Effetti sul commercio internazionale: è stato riscontrato un aumento del commercio di servizi, attraverso la creazione di relazioni e reti internazionali. Tutto ciò può derivare da un effetto di diversità, che aumenta la creatività e contribuisce a apportare competenze e skills complementari. 19

20 L argomento demografico e il problema della transizione (1). L argomento demografico. In Europa c è una decrescita demografica e poiché la crescita economica dipende anche dalla crescita della popolazione, oltre che da vari altri fattori (tecnologia, innovazione, istituzioni), l immigrazione rappresenta un fattore favorevole alla crescita di lungo periodo. Inoltre, poiché la decrescita demografica aumenta il tasso di dipendenza, cioè il rapporto tra popolazione non in condizioni di lavoro e popolazione in età di lavoro, abbiamo bisogno degli immigrati perché altrimenti le nostre pensioni sarebbero a rischio. 20

21 L argomento demografico e il problema della transizione (2). Il problema della transizione Una analisi dei costi e dei benefici del fenomeno migratorio deve tener presente l aspetto temporale, dinamico. I costi e i benefici non si distribuiscono uniformemente nel tempo ed in genere prima vengono i costi e poi i benefici. Non tener conto della transizione quando si passa dal medio-lungo periodo all analisi e alle politiche di breve periodo ( cioè al problema politico) porta dei problemi soprattutto per ciò che riguarda un fenomeno complesso di impatto economico e sociale, in cui oltre all aspetto di distribuzione temporale dei costi e dei benefici si deve anche considerare la loro distribuzione attuale e futura tra diversi soggetti e gruppi sociali. Inoltre nei periodi di recessione, poiché la reazione di aggiustamento ai flussi migratori è lenta, i costi immediati o di breve periodo sia economici sia sociali possono essere rilevanti. 21

22 La riduzione dei flussi di immigrazione governati per motivi di lavoro nei paesi OECD è di circa il 6% ed è dovuta principalmente al declino dei flussi registrati in Italia Figure 1.2. Permanent migration flows to OECD countries by category of entry, Work Accompanying family Family Humanitarian Free movements Other Source: OECD International Migration Database. 22

23 La migrazione circolare e temporanea e di ritorno porta vantaggi sia ai paesi di origine, sia ai paesi di destinazione sia ai migranti per vari aspetti (adattamento alle condizioni del mercato del lavoro, rimesse, circolazione di competenze). Le politiche dovrebbero essere coerenti nel favorire questi flussi che costituiscono un mercato del lavoro transnazionale. Le politiche restrittive e la chiusura delle frontiere distorcono la struttura degli incentivi a favore dei canali di immigrazione irregolari e a favore di migrazione permanente. Ugualmente gli strumenti di welfare, come i sistemi pensionistici sono distorsivi e non favoriscono la mobilità internazionale bidirezionale o pluridirezionale. 23

24 La transizione e il breve periodo 24

25 La crisi economica ha colpito fortemente il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri. Tra l anno pre-crisi 2007 e il 2015 l aumento della popolazione straniera residente è stato di oltre due milioni di persone. Ciò ha determinato una diminuzione del loro tasso di occupazione e un aumento della disoccupazione soprattutto tra gli immigrati più recenti ma è stato evidente anche il fatto che i lavoratori stranieri hanno avuto una funzione di assorbire le fluttuazioni più forti di domanda di lavoro. 25

26 Nonostante il tasso di occupazione sia più elevato tra la popolazione straniera rispetto a quella italiana, c è stato un forte divario nella caduta del tasso di occupazione tra le due componenti della popolazione. La maggiore quota di occupati tra gli stranieri dipende in misura rilevante dalla struttura della popolazione per età, concentrata nelle classi di età giovanili e centrali: oltre il 70% della popolazione straniera ha meno di 45 anni (46,2% gli italiani dalla nascita e 53% i naturalizzati). 26

27 Differences in over-qualification rates between foreign- and native-born workers, 2015 Percentage point difference Il tasso di over-qualification riferito ai lavoratori con istruzione superiore terziaria dei lavoratori stranieri rispetto ai nativi è particolarmente elevato in Italia. Esso in parte dipende dall alta percentuale di immigrazione recente e anche dalle difficoltà del mercato del lavoro. Ciò spiega anche come sia particolarmente basso il livello di istruzione degli immigrati in Italia rispetto agli immigrati negli altri paesi 27

28 La partecipazione al mercato del lavoro dei flussi di immigrazione più recenti L aumento del tasso di disoccupazione e la diminuzione del tasso di occupazione dei lavoratori nati all estero cela tuttavia il fatto che vi è una differenziazione tra i nuovi flussi di immigrati, definiti come coloro che sono immigrati da non più di cinque anni, e coloro stabiliti in Italia da oltre cinque anni (vedi figura 2.1). Nei dati disponibili, i primi sono coloro che sono entrati in Italia dopo il 2010 e che hanno sostituito coloro che sono usciti (si ricordi che lo stock di immigrati non è cambiato tra il 2010 e il 2015). 28

29 IL tasso di disoccupazione dei flussi di immigrazione più recenti Anche il tasso di disoccupazione è molto più alto tra i nuovi arrivato (circa 25 %) rispetto a quello di chi è arrivato da almeno 5 anni e dei nati in Italia. Il fatto che sia il tasso di occupazione sia il tasso di disoccupazione anche degli immigrati da più di cinque anni sia superiore a quello degli italiani dipende dal più alto tasso di partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro. 29

30 E infine di interesse notare, per capire l impatto della crisi economica sulla popolazione straniera, che nel 2015 il tasso di occupazione tra gli immigrati recenti era di 10 punti percentuali circa inferiore rispetto al tasso di occupazione degli immigrati recenti nel

31 NEET rates by place of birth in selected OECD countries, 2016 or latest year available Share of the population which is not in employment nor in education or training 50 % 45 Foreign-born Native-Born Note: The data for individual European countries and Turkey refer to Information on data for Israel: Source: European countries and Turkey: Labour Force Surveys (Eurostat); Canada, Israel: Labour Force Surveys; Mexico: Encuesta Nacional de Ocupación y Empleo (ENOE); United States: Current Population Surveys. 31

32 Migrazione permanente, temporanea e circolare: mercato del lavoro transnazionale. Uno dei problemi più rilevanti del lavoro transnazionale è quello del sistema di welfare e di sicurezza sociale applicabile. Un numero crescente di lavoratori possono risiedere alcuni anni in un paese, poi andare in un altro paese o tornare al paese di origine. Questa mobilità deve essere favorita perché ammortizza le crisi. Un primo passo per creare un mercato del lavoro mediterraneo potrebbe essere quello di assicurare la piena portabilità, ad esempio, dei contributi pensionistici accumulati in ciascun paese secondo le regole nazionali, in modo da non creare distorsioni nei calcoli di convenienza alla mobilità tra paesi, e anche per non favorire il mercato nero del lavoro. Ciò richiederebbe una INPS del Mediterraneo, un ente internazionale che sia in grado di far sì che i lavoratori possano muoversi con un loro conto che garantisca i diritti acquisiti nei vari paesi in cui hanno restato attività lavorativa. Tale ente potrebbe regolare le transazioni e i pagamenti provenienti dai vari enti nazionali come una sorta di Banca dei regolamenti internazionali (BRI) dedicata ai flussi di pagamenti relativi alla sicurezza sociale. 32

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