La definizione di Neolitico

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1 visioni d insieme 90 4 Francesca Giusti Fig. 1 Il primo passaggio verso la domesticazione delle piante fu, nel Vicino Oriente, quello di una raccolta intensa e selettiva di alcune specie di graminacee selvatiche come il grano e l orzo. La raccolta avveniva tramite falcetti di diversa tipologia (da La hache de pierre, a cura di P. Petrequin e C. Jeunesse, Errance, Paris 1995). Il Neolitico: una prospettiva globale La definizione di Neolitico Le denominazioni di Paleolitico e Neolitico si basavano originariamente sulla contrapposizione tra pietra antica scheggiata e pietra nuova levigata, i due tipi di lavorazione che contraddistinguono la tecnologia litica dei due periodi. In realtà sempre più Neolitico è diventato un termine che indica il periodo in cui, in varie parti del mondo, avviene il passaggio dalla raccolta alla produzione del cibo e si assiste quindi alla nascita dell agricoltura e dell allevamento. Lo scenario in cui questo passaggio si realizza è quello di una nuova era climatica, l Olocene, il cui avvento coincide con la fine definitiva dell ultimo periodo glaciale (il Würm) e con grandi cambiamenti che per lo più sono contraddistinti da una tendenza a temperature più calde e da una riduzione delle terre emerse per l innalzamento del livello dei mari. L attore che si trova ad agire in questo scenario è Homo sapiens, l uomo anatomicamente moderno che ancora durante l ultima fase glaciale aveva popolato tutto il globo: il suo linguaggio e la sua capacità cognitiva e simbolica potenziano i comportamenti innovativi e la progettazione a lungo termine, presupposto necessario al mutamento in atto nel modo di procurarsi le risorse. Anche un accezione più vasta del Neolitico continua spesso ad avere un carattere unitario e a riferirsi principalmente a quelle aree geografiche, come la Mezzaluna Fertile, cui era originariamente associato in virtù più che altro della storia e della dislocazione delle più antiche ricerche archeologiche. Il passaggio alla produzione del cibo avviene, invece, tra e anni fa in tutto il globo, dando luogo a processi molto diversi. Le distinzioni più importanti tra le varie aree geografiche riguardano molti fattori, tra cui i tempi, i modi di insorgenza, la lunghezza e le modalità del passaggio dall economia di raccolta a quella di produzione del cibo. Una differenza di enorme rilievo riguarda le specie vegetali che subiscono il processo di domesticazione. Nelle aree in cui sono disponibili piante che producono ampi raccolti (in molti casi si tratta di cereali che sono anche facilmente conservabili e immagazzinabili) spesso la loro coltivazione modifica completamente l assetto di una regione, soppianta del tutto le vecchie economie di caccia e raccolta, produce sedentarietà e aumento della popolazione, fenomeni questi ultimi che innescano grandi cambiamenti sociali. In questo caso, i centri d origine diventano anche centri di irradiazione a vasto raggio e danno luogo a un esteso fenomeno di diffusione che può riguardare, sia pure in tempi lunghi, interi continenti. Laddove invece esistono specie vegetali con rendimenti molto minori, la loro domesticazione si integra nei vecchi sistemi economici. Il processo di dome-

2 md sticazione può persino essere reversibile e alcune forme di agricoltura sono scomparse senza lasciare tracce archeologiche di rilievo.a questa prima differenziazione se ne aggiunge trasversalmente un altra: la compresenza o meno di specie vegetali e specie animali domesticabili. La coltivazione delle piante è infatti un fenomeno ben più diffuso dell allevamento degli animali e solo in pochissimi contesti si è avuta fin dall inizio l integrazione di queste due attività: dove alla nascita dell agricoltura si accompagna anche l allevamento di animali, i sistemi economici che se ne originano assicurano una dieta più ricca e articolata e risultano più forti. La mancanza di carne e di animali da trasporto rende altri contesti agricoli assai più vulnerabili. Queste differenze riguardano le modalità di insorgenza e diffusione, ma in qualche modo condizionano anche gli sviluppi successivi dell area in questione. Laddove la produttività è alta ed è accompagnata da sedentarietà e consistente aumento demografico, molto spesso il Neolitico è seguito dalla nascita di città o sistemi centralizzati; nei casi di un agricoltura relativamente povera, invece, prevalgono villaggi e sistemi a medio raggio, quando addirittura non si torna indietro alle vecchie strategie di caccia e raccolta. Cercheremo di tracciare un quadro della nascita dell agricoltura partendo da queste differenziazioni: descriveremo prima le società agricole basate su cereali molto produttivi e che portano con sé grandi e irreversibili trasformazioni nel modello di vita; poi le società fondate sull orticoltura praticata col taglia e brucia nelle foreste tropicali; infine le società caratterizzate da un agricoltura povera a integrazione della caccia-raccolta. Seguiranno pochi cenni su due continenti, l Africa e l Australia, in cui il Neolitico ha caratteri molto divergenti dal resto del mondo o manca del tutto. Fig. 2 La domesticazione degli animali è un fenomeno realizzatosi autonomamente in diverse parti del mondo (da G. Petrucci, A. Riedel in Settemila anni fa il primo pane. Ambienti e culture delle società neolitiche, a cura di A. Pessina e G. Muscio, Comune di Udine, Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, Udine 1998). 91 I sistemi agricoli ad alta resa e ad ampia diffusione Nella nostra breve rassegna partiamo proprio dal Vicino Oriente. È ormai accertato da anni che l adozione dell agricoltura in questa area fu preceduta da una fase di raccolta intensiva di grano ed orzo selvatici che crescevano in vaste distese nelle zone di boscaglia mediterranea. L ampia disponibilità delle risorse alimentari, fin dalla fase di semplice raccolta, aveva permesso alle popolazioni (note con la denominazione archeologica di cultura natufiana, dal nome di una località, Uadi en-natuf, dove furono trovati importanti resti) di diventare sedentarie e di avere un forte aumento demografico. L abbondante raccolto di cereali selvatici forniva una dieta ricca di carboidrati, ma anche la carne non mancava a queste popolazioni che praticavano forme di uccisione in massa di gazzelle, probabilmente attraverso l intercettazione di interi branchi in particolari stagioni dell anno. Circa duemila anni dopo la loro comparsa, intorno all 8000 a.c., queste società di raccoglitori vennero improvvisamente sostituite, in alcune aree ricche di acqua, da villaggi di maggiori dimensioni in cui gli stessi cereali prima raccolti vengono intenzionalmente coltivati.alcuni studiosi pensano a un collasso delle Fig. 3 Le prime specie di frumento coltivate (il farro piccolo o Triticum monococcum [a], il farro grande o Triticum dicoccum [b] e il Triticum timophevii [c]) hanno tutte la loro area di origine nel Vicino Oriente. Le spighe dei grani moderni possono essere anche più piccole, ma presentano chicchi più grandi e più fitti; sono qui disegnate quelle del grano duro o Triticum durum [d], derivato dal T. dicoccum, e il grano tenero o Triticum aestivum [e], frutto di un incrocio (da J. R. Harlan, Le piante e gli animali che nutrono l uomo, in «Le Scienze», ed. it. di «Scientific American», a. X, vol. XVIII, n. 104/1977).

3 visioni d insieme 4 Francesca Giusti Il Neolitico: una prospettiva globale 92 Fig. 4 Ventilazione del frumento in un villaggio dell Afghanistan. La raccolta tradizionale del grano implica i seguenti passaggi: 1) mietitura, ovvero taglio della spiga per mezzo di falcetti; 2) trebbiatura, ovvero battitura delle spighe per staccare le spighette, che nel farro coltivato, a differenza di quello selvatico, restano intatte; 3) ventilazione, rivolta a eliminare la pula e separare i chicchi; 4) battitura, con mortaio e pestello; 5) ulteriore ventilazione per liberare il chicco dalle glume (foto Roland e Sabrina Michaud, Rapho-Guillumette, Armando Curcio editore 1979) Fig. 5 Una ricostruzione schematica del livello VI di Çatal Hüyük (Turchia), uno dei più antichi villaggi neolitici. Si nota la caratteristica pianta agglutinante, con case realizzate in mattoni crudi e con tetti piatti dai quali si accedeva alle abitazioni (da J. Mellaart, Çatal Hüyük, Thames and Hudson, London 1967). forme natufiane di vita di fronte a una crisi climatica: il passaggio alla coltivazione intenzionale avrebbe rappresentato l unica possibilità di farvi fronte in alcune località particolarmente avvantaggiate dalla presenza d acqua, mentre altre popolazioni sarebbero tornate ad uno stile di vita mobile di caccia e raccolta. Secondo altri studiosi, invece, il passaggio dalla raccolta alla coltivazione sarebbe stato graduale e lineare e sarebbe avvenuto quando i raccoglitori ebbero imparato a far ricorso a specie annuali. In una visione, l agricoltura sarebbe nata come possibilità di far fronte al crollo del vecchio sistema di vita; nell altra, sarebbe stata il necessario sbocco di una raccolta intensiva, specializzata e protratta. Le piante coltivate in queste aree,e cioè grano e orzo,sono cereali ad alta resa che danno raccolti abbondanti e facilmente immagazzinabili. Insieme ai legumi (fagioli e lenticchie), anch essi presenti nella zona, costituiscono un complesso di vegetali che permette una buona integrazione dietetica. Una tale integrazione era d altronde possibile in queste aree anche per quanto riguarda le proteine animali. Contrariamente a quanto si riteneva inizialmente, l allevamento degli animali fu successivo di circa mille anni alle iniziali forme di coltivazione delle piante e i primi agricoltori continuarono a praticare,come i raccoglitori,la caccia alla gazzella. Solo da quando iniziò il declino di questa specie per la caccia intensiva di cui era stata oggetto,l allevamento di pecore,capre e maiali e successivamente di bovini andò ad integrare consistentemente l attività agricola. L allevamento degli animali, in una prima fase, servì esclusivamente ad assicurare la necessaria quantità di carne alla dieta delle popolazioni di agricoltori e questo rimase il suo principale apporto per alcuni millenni, fin quando a una pastorizia basata sull uso della carne se ne sostituì un altra basata sul latte e sui suoi derivati. Il lungo intervallo di tempo va in parte spiegato con la necessità che si realizzassero le necessarie trasformazioni dell apparato digerente umano per rendere digeribile il latte agli adulti e si superassero i problemi legati alla mungitura di grossi animali.accanto all uso del latte e dei suoi derivati, l allevamento degli animali rese possibile un nuovo salto in agricoltura con l aratro a trazione animale e con la rivoluzione nei trasporti. Questo complesso di fenomeni, la cosiddetta rivoluzione dei prodotti secondari, rafforzò ulteriormente gli effetti già ottenuti con l adozione dell agricoltura, rendendo possibile una nuova intensificazione produttiva. Il modello agricolo in questa area fu caratterizzato dalla formazione di villaggi stanziali di dimensioni e complessità crescente cui seguirono in tempi brevi la creazione di grossi agglomerati. La forza del modello originatosi nel Vicino Oriente si deve, però, non solo alle trasformazioni che si succedettero nell area in questione, ma alla sua forza espansiva. La nuova organizzazione sociale, a partire dal suo nucleo di origine, doveva diffondersi in alcune zone dell Africa e dell Asia e in tutta l Europa, sia pure in questo ultimo continente con un lungo percorso della durata complessiva di tremila anni. Si tratta di una diffusione complessa caratterizzata da uno sviluppo diseguale con aree ecologicamente assai favorevoli in cui l attecchimento dell agricoltura fu rapido e aree in cui le tradizionali

4 md economie di caccia, pesca e raccolta sopravvissero a lungo, convivendo con i sistemi agricoli in un rapporto anche simbiotico. Nel Vicino Oriente la produzione del cibo avvia una lunga serie di successive trasformazioni socio-economiche che porteranno nel giro di alcuni millenni a una trasformazione radicale dello stile di vita di popolazioni disseminate su un area geografica straordinariamente vasta. Si tratta di trasformazioni irreversibili dell habitat e al tempo stesso di trasformazioni sociali che creeranno le premesse per la nascita di sistemi politici centralizzati. Questo modello, però, non è estendibile di per sé a tutti i contesti in cui si verificò la nascita dell agricoltura, neanche se ci limitiamo ad altre aree caratterizzate dalla presenza e dalla coltivazione di cereali ad alta resa come il mais nell America centrale e il riso in Cina. Questi due modelli di sviluppo, infatti, presentano alcuni caratteri di somiglianza con il Vicino Oriente, ma anche molte e notevoli differenze. Per quanto riguarda l America centrale, non solo la nascita dell agricoltura è più tarda di circa duemila anni (siamo intorno al 5000 a.c.),ma,almeno nei suoi stadi iniziali, segue un percorso nettamente diverso. Il primo motore di un nuovo assetto di vita fu non tanto la presenza di risorse vegetali selvatiche in grande quantità, quanto piuttosto il brusco venir meno delle prede abituali per dei cacciatori-raccoglitori che si trovarono a dovere fronteggiare fenomeni di estinzione in massa di alcune specie animali tra cui il cavallo e l antilope. Fu all interno di un più massiccio ricorso al cibo vegetale che si verificarono i primi esperimenti di coltivazione di numerose piante tra cui il mais, i fagioli, l avocado, la zucca e molte altre. Questa primitiva forma di coltivazione non era tale però da alterare il tradizionale stile di vita di cacciatori-raccoglitori ancora mobili e che, solo in primavera ed estate,si riunivano in gruppi più grandi.ciò accadeva perché i raccolti derivati dalla coltivazione di queste piante non erano così abbondanti da sostenere uno stile di vita sedentario anche perché il mais, in una fase iniziale, produceva minuscole spighe di pochi centimetri di lunghezza.al contrario del Vicino Oriente, dunque non vi era alcuna forma di sedentarietà e di complessità preagricola e neppure l adozione di un modello stanziale nelle prime fasi agricole. Le cose cambiarono radicalmente in questa area soltanto quando, per una serie di mutazioni genetiche, il mais divenne molto più produttivo, quando cioè, circa nel 2000 a.c.,le sue spighe,che avevano ormai raggiunto le dimensioni attuali, furono in grado di produrre raccolti abbondanti e di sostenere una popolazione sedentaria e in crescita. Da questo punto in poi ci fu uno sviluppo che in qualche modo ricorda strettamente quello del Vicino Oriente:villaggi stanziali, irrigazione, processo di diffusione di ampie dimensioni che investe la parte settentrionale e meridionale del continente americano.anche in questo caso si tratta di tappe che conducono, nel tempo, alla formazione di sistemi socio-politici complessi e centralizzati. Un altra differenza doveva segnare però lo sviluppo dei due modelli agricoli che abbiamo messo a confronto. Nell America centrale, come del resto in qua- Fig. 6 La prima diffusione del Neolitico nel Mediterraneo. Sono evidenziati i diversi ambiti culturali e le linee che hanno rappresentato una frontiera nella diffusione (da J. Guilaine, De l Orient a l Occident: la Néolithisation de la Méditerranée. Questions ouvertes, in La Neolitizzazione tra Oriente e Occidente, Atti del Convegno di Studi, a cura di A. Pessina e G. Muscio, Comune di Udine, Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, Udine 2000) 93

5 Gli orticoltori delle foreste tropicali Alle latitudini tropicali un denso anello di foreste pluviali circondava l intero globo terrestre. In questo habitat, in molte parti del mondo, si passò in epoche diverse dalla raccolta alla coltivazione. Essa riguardava fondamentalmente piante la cui parte commestibile cresce sottoterra, come radici e tuberi: si tratta dunque di un agricoltura molto diversa da quella che concerne le piante da seme, in quanto richiede non la semina, ma il reimpianto della radice stessa. Le differenze più notevoli riguardano però il fatto che, nelle foreste tropicali, la coltivazione rende necessario il cosiddetto sistema del taglia e brucia, vale a dire il disboscamento di piccole aree attraverso l abbattimento degli alberi e il successivo incendio dei resti perché le ceneri rendano più fertile il suolo. Dopo un certo numero di anni le zone coltivate vengono abbandonate anche per lunghi periodi per permetterne la rigenerazione, mentre nuovi appezzamenti vengono disboscati. Uno degli aspetti più interessanti legato a questo tipo di coltivazione è il fatto che esso è associato ad uno stile di vita molto mobile (di qui la denominazione di shifting agriculture o agricoltura itinerante ) e non solo per l abbandono progressivo delle aree coltivate, ma anche perché le attività agricole stesse richiedono spesso l integrazione con attività di caccia e pesca associate a spostamenti anche protratti in alcuni periodi dell anno. La mobilità delle società di orticulvisioni d insieme 4 Francesca Giusti Il Neolitico: una prospettiva globale 94 Fig. 7 Per via sperimentale è stato possibile dimostrare l origine del mais [e] da una graminacea selvatica chiamata teosinte [a; b-d rappresentano i passaggi intermedi della mutazione artificiale]. Come la pannocchia di mais, la spiga di teosinte è composta da una fila di cariossidi racchiuse in un guscio duro, che si disperdono quando la spiga giunge a maturazione. Prodotto di numerose selezioni realizzate dall uomo, il mais non potrebbe sopravvivere in condizioni naturali (da G. W. Bearle, L origine del mais, in «Le Scienze», ed. it. di «Scientific American», a. XII, vol. XXIV, n. 139/1980) si tutto il Nuovo Mondo, venne a mancare ogni forma di allevamento animale. Senza dubbio ciò costituì un problema notevole sia perché l integrazione dietetica era affidata ai soli cibi vegetali (anche se da questo punto di vista il complesso di piante costituito da pomodori, peperoni, fagioli e zucca era abbastanza ben bilanciato) sia per l impossibilità di usare la forza animale nei lavori agricoli e nel sistema di trasporti. Tra i complessi agricoli ad alta resa molto meno noto e studiato è quello originatosi in Cina attorno al riso circa anni fa. Le più recenti ricerche fanno pensare ad una fase preagricola sedentaria e di raccolta intensiva in qualche modo assimilabile a quella del Vicino Oriente, cui lo avvicinerebbe la coltivazione intensiva di una specie dagli abbondanti raccolti ed un processo di diffusione ampio che raggiunse il Sud-Est asiatico e il Giappone. Un caso a sé è rappresentato dal complesso agricolo sorto sulle Ande dell America meridionale, in particolare alle alte altitudini, dove la coltivazione di tuberi, come le patate, unitamente ad alcune piante da semi diede la possibilità ad alcune popolazioni di adattarsi ad altitudini che potevano raggiungere anche i cinquemila metri. Questo sistema, per i raccolti abbondanti e le tecniche di conservazione, nonché per l integrazione sia con le forme agricole delle basse quote che con la domesticazione dei camelidi (una delle poche forme di domesticazione animale del Nuovo Mondo) creò anch esso le condizioni per la nascita di forme di potere centralizzato. Da questa breve panoramica dei centri con piante ad alta resa, appare chiaro che, pur con tutte le differenze che abbiamo esaminato, si tratta per lo più di aree in cui i cambiamenti indotti dal nuovo modo di produzione furono ingenti, le trasformazioni dell ecosistema furono tali da rendere il passaggio irreversibile ed anzi destinato ad espandersi a macchia d olio, almeno nelle zone circostanti che avessero dei particolari requisiti ecologici o sociali. È anche vero che è da queste regioni che si diparte un modello di cambiamento sociale accelerato, in direzione di forme di complessità maggiore e con una forte tendenza ad inglobare sistemi diversi.

6 md tori, unitamente all integrazione con la caccia, rendono per certi versi le popolazioni che praticano questo sistema di sussistenza molto simili ai cacciatori-raccoglitori semplici.inoltre,il sistema di coltivazione basato su orti vicini alle abitazioni determina in esse l esistenza di un modo di produzione basato su unità familiari.almeno a giudicare dai dati etnologici provenienti da molte popolazioni della foresta Amazzonica, questo mondo costituito da abitazioni circondate da orti e disperse sul territorio è ben diverso da un pacifico Eden, soggetto piuttosto a guerre endemiche che lo dilaniano. Molto difficile, per la scarsità di resti materiali, ricostruire i tempi e i modi di insorgenza del Neolitico e della coltivazione dei tuberi. Un eccezione è costituita dalla Nuova Guinea, dove le popolazioni più numerose si concentrarono nelle valli montane tra i e i metri di altezza. Qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce un complesso sistema di canali di drenaggio che risale a anni fa ed ebbe il suo massimo sviluppo intorno a anni fa, quando furono effettuati anche i primi terrazzamenti. Molte piante oggi coltivate come la patata dolce sono state importate più tardi, ma l agricoltura nacque intorno a specie locali, come il taro e l igname. La nascita della coltivazione intensiva di questi tuberi migliaia di anni fa dovette permettere una vera e propria esplosione demografica, ma il territorio ristretto, l ambiente durissimo delle pianure paludose, le poche proteine di una dieta a base di tuberi, lo stato di guerra endemica non permisero gli sviluppi legati ad altre aree geografiche. Fig. 8 Un esempio contemporaneo del sistema del taglia e brucia : sull isola di Pentecoste, nell Oceano Pacifico, gli aborigeni preparano un nuovo campo per coltivarvi l igname. Dopo avere eliminato gli alberi più grandi, abbattuti con l ascia, sradicati o fatti morire tramite scortecciamento, si procede all incendio degli alberi più giovani e del sottobosco, le cui ceneri contribuiranno a fertilizzare il suolo (da J. N. Leonard, I primi agricoltori, Armando Curcio editore 1979) 95 I sistemi agricoli non intensivi Accanto alle due forme di sistemi agricoli che abbiamo analizzato esistono delle tipologie intermedie che sono anche le meno note da un punto di vista archeologico, sia perché si trovano spesso in aree geografiche complessivamente meno studiate, sia perché per la loro maggiore semplicità lasciano tracce meno evidenti che non le società ad alta resa. Abbiamo la testimonianza che, in alcune aree, dei sistemi agricoli si svilupparono in società basate sulla caccia, la pesca e la raccolta ad integrazione della dieta, più che come nuovo modo di produzione che sovvertisse interamente il precedente. È quanto accadde nel 2000 a.c. nelle foreste temperate dell America nord-orientale in un habitat dove era possibile fare affidamento su molti tipi di noci e su abbondanti risorse acquatiche. Qui, in orti accanto alle abitazioni cominciarono ad essere coltivati zucche, girasoli e piante a piccoli semi come il chenopodio e l iva. Si trattava di una forma di agricoltura importante per la sua capacità di integrare con carboidrati e grassi vegetali la dieta, ma che non aveva la capacità di alterare lo stile di vita di popolazioni che la raccolta e la pesca avevano già reso sedentarie. È particolarmente importante notare che da quest area non si dipartì alcun processo di diffusione, ma anzi l agricoltura locale fu soppiantata quando la diffusione del mais, a partire dall America centrale, raggiunse queste regioni.

7 Gli ambienti estremi: il Neolitico africano e la domicultura australiana Del tutto particolare è il Neolitico africano che è quasi esclusivamente pastorale. Le piante e gli animali provenienti dal Vicino Oriente potettero, per limiti ambientali e climatici, diffondersi solo nell Egitto e nelle regioni settentrionali; nel resto del continente la pastorizia si sviluppò molto prima dell agricoltura. Quando il Sahara, che era stata una terra ricca di laghi, cominciò a inaridirsi, i cacciatori-raccoglitori che vi vivevano iniziarono, già intorno a anni fa, a praticare l allevamento bovino ed è molto probabile che si sia trattato di una domesticazione locale, a partire dall uro. In seguito, tra i e i anni fa le economie pastorali si andarono diffondendo in tutte le savane al sud del Sahara, nelle aree più secche dove forse i pastori si concentravano per evitare la mosca tse-tse. Di qui la denominazione di Neolitico pastorale per questa fase della storia africana. Si tratta di una pastorizia mobile in cui gli animali non vengono uccisi per il consumo della carne ma che si basa sui prodotti secondari, latte e sangue. Nell Africa orientale la pastorizia si sviluppò più tardi quando in una fase di inaridimento della valle del Nilo cominciarono lunghe correnti migratorie di pastori verso sud, lungo il lato orientale del continente. La nascita dell agricoltura in Africa avvenne alcune migliaia di anni dopo la nascita dei sistemi pastorali e per lo più al loro interno. Solo circa anni fa, gruppi di pastori cominciarono a coltivare il miglio nell Africa occidentale, mentre molto più tarde sono le prime forme di coltivazione del riso africano e del sorgo: tutte e tre queste piante formano il cosiddetto complesso della savana. Ai margini delle foreste tropicali si coltivarono igname, altre radici e palma da olio, mentre nella sola regione etiopica furono messi a coltivazione il teff, l avena e una sorta di caffé locale. Anche l agricoltura africana, sia pure non caratterizzata da piante a resa particolarmente alta, diede luogo a consistenti processi di diffusione che si legarono ai processi migratori dei popoli di lingua bantu. I recenti dati provenienti dalla genetica di popolazione confermano l esistenza di questi movimenti che iniziarono, per quanto riguarda una prima ondata, proprio anni fa dalle revisioni d insieme 4 Francesca Giusti Il Neolitico: una prospettiva globale Un caso molto simile è quello che si realizzò in Giappone all interno della cosiddetta cultura Jomon, che comprendeva numerose popolazioni dislocate nelle zone costiere e in parte dell entroterra dell arcipelago giapponese, con una forma di adattamento assai riuscita che permetteva di integrare la pesca alle risorse vegetali e animali della foresta temperata.anche in questo caso ci troviamo di fronte a società complesse, stratificate e dalla raffinata tecnologia. In questo contesto tra il 4000 e il 2000 a.c. furono coltivate graminacee a piccolo seme come il poligono e vari tipi di migli in orti vicino alle abitazioni. Resta il fatto che, dopo alcuni millenni di vita, anche questa forma di agricoltura locale venne sostituita dalla diffusione dell agricoltura basata sul riso che portò al collasso delle culture Jomon e alla affermazione di un diverso stile di vita. Un tipo di agricoltura basata su piante a piccoli semi, oltre che in questi contesti di abbondanza, si verifica però anche in ambienti duri e difficili dove si tratta delle sole risorse coltivabili. È quanto dovette accadere nella Cina settentrionale dove, forse fin dall 8000 a.c., nelle pianure interne caratterizzate da una forte aridità si cominciarono a coltivare molte specie di migli. Si trattava di una scelta probabilmente necessaria a far fronte ai lunghi periodi di siccità e a un inverno particolarmente freddo con raccolti che potevano costituire un cibo di riserva per la brutta stagione. 96

8 md gioni in cui si erano affermate le economie miste agricolo-pastorali del complesso della savana per spingersi a sud, dove ai margini della foresta equatoriale ebbe origine, col sistema del taglia e brucia, la coltivazione dell igname poi introdotta anche all interno della foresta.arrivate a est del continente, le popolazioni bantu impararono da quelle locali a coltivare anche il sorgo. La seconda ondata migratoria molto più tarda, nei secoli a cavallo dell inizio dell era moderna, coinvolse popolazioni di agricoltori che già usavano il ferro e che spiazzarono, soprattutto nelle regioni orientali, i gruppi di cacciatori-raccoglitori che ancora usavano utensili di pietra. Gli sviluppi del Neolitico africano sono particolari. Le società pastorali, quasi sempre nomadi, sono state prevalenti nel continente, associandosi a sistemi socio-politici molto diversi per lo più relativamente semplici, organizzati in classi di età con il potere riservato agli anziani; non sono mancate però società pastorali rette da capi, o addirittura statali. Per quanto riguarda i sistemi agricoli basati su cereali non ad alta resa, essi per lo più dettero luogo a villaggi e a società su piccola scala e non permisero un aumento demografico tale da innescare le trasformazioni che abbiamo esaminato in altre parti del mondo. Prima dell arrivo degli Europei, pur non mancando fenomeni di guerre e razzie soprattutto tra i popoli di pastori, c erano forme di sinergia e di scambi tra i gruppi agricoli, pastorali e di caccia e raccolta che integravano i loro sistemi economici tutti ad alto rischio. Se l Africa conosce un Neolitico atipico rispetto al resto del mondo, in risposta a un ambiente duro e difficile, l Australia si caratterizza per una completa assenza del Neolitico. Il sistema di vita basato sulla caccia-raccolta non venne mai sostituito da forme di produzione agricola fino all arrivo degli Europei nel 1700, nonostante gli australiani avessero sicuri contatti con gli orticoltori della Nuova Guinea e con gli abitanti di Macassar e nonostante la presenza sia di tuberi (come l igname, il taro, la patata dolce) che di piante da seme (tra cui una specie di miglio e alcune varietà di riso). Il rapporto che gli Aborigeni australiani avevano con il loro territorio e con le specie vegetali era però assai complesso tanto da essere stato definito agronomico e comportava l uso intenzionale del fuoco, il rimpianto di alcuni tuberi e alcune forme piuttosto primitive di pulizia e sarchiatura del terreno. Il rapporto con le piante riguardava anche le tecniche di conservazione delle scorte e i particolari trattamenti per rimuovere sostanze tossiche o amare da alcuni vegetali.di fronte alla complessità del rapporto tra gli australiani e le specie vegetali ci si chiede perché Fig. 9 Una pittura rupestre del Tassili (Algeria) illustra il rilievo che l allevamento ebbe nel Neolitico africano. 97

9 visioni d insieme 4 Francesca Giusti Il Neolitico: una prospettiva globale non si sia mai giunti all adozione dell agricoltura.alcuni studiosi non escludono che i cambiamenti dell ultima fase avrebbero potuto col tempo aprire anche in questa parte del mondo le vie alla produzione del cibo.altri, al contrario, sottolineano la sostanziale stabilità del sistema australiano e ritengono che la mancata adozione dell agricoltura si spieghi semplicemente con la sua scarsa convenienza. Nel settentrione tropicale, dove le condizioni ambientali sono le più idonee per un agricoltura con tuberi e rizomi, l adozione di tecniche di coltivazione intenzionale non risultava utile, data l abbondanza di risorse naturali dei ricchi habitat costieri. Nel più arido interno, al contrario, i rischi legati ad una fornitura di acqua altamente imprevedibile, superavano di gran lunga i benefici di un investimento su larga scala per la coltivazione delle piante da seme di cui si disponeva. 98 Conclusioni Il Neolitico con le grandi trasformazioni indotte dalla nascita dell agricoltura e dell allevamento è un argomento che, nella didattica, si presta a molte riflessioni. L ottica globale consente di presentare questo fenomeno nelle varie parti del mondo, sottolineando differenze e convergenze nei processi che portano alla produzione del cibo prima e agli sviluppi socio-politici che ne seguono, poi. Ciò permette di discutere sulle nozioni di progresso, sviluppo e sulle traiettorie che hanno portato fino ai nostri tempi con così forti disuguaglianze tra le varie parti del mondo. Il Neolitico era stato, nella storia del pensiero archeologico e dall osservatorio del Vicino Oriente, tradizionalmente interpretato come rivoluzione neolitica, un cambiamento cioè radicale e repentino che avrebbe condotto alla rivoluzione urbana e alla nascita di città e stati, considerando dunque la storia un cammino progressivo e ascendente verso le società statali e quindi verso la civiltà. L archeologo V. Gordon Childe, che aveva elaborato questa interpretazione, nel suo libro What happened in History del 1942 (tr. it. Il Progresso nel mondo antico, Einaudi,Torino 1963) aveva legato le grandi civiltà medio-orientali alla storia della Grecia e di Roma che avrebbero a loro volta riversato la propria eredità nella successiva storia dell Europa e dell Occidente. Nei decenni successivi, ha prevalso la reazione a questa interpretazione, e si è opposto al concetto di rivoluzione agricola, quello di un lungo processo: si è cercato di moltiplicare le aree di origine e di ridurre l importanza della diffusione. Queste istanze erano giuste, ma in parte hanno dovuto essere riviste: come abbiamo ricordato, i centri di origine sono numerosi, ma non illimitati, il processo di diffusione che parte da alcuni di essi investe interi continenti, anche se i tempi sono risultati molto lunghi e gli studi sulla frontiera hanno meglio definito l interazione tra i diversi sistemi economici di caccia-raccolta e agricolo. Effettivamente nelle aree in cui l agricoltura (con o senza l allevamento) porta a sedentarietà, aumento demografico

10 md con forti concentrazioni di popolazione, accumulo di derrate alimentare, ci sono state le condizioni necessarie anche se non sufficienti per una maggiore complessità socio-politica e per la nascita di formazioni centralizzate. Può, però, questo tipo di sviluppo essere considerato il progresso? Che rapporti ci sono tra sviluppo tecnologico e progresso? È assai interessante a questo proposito analizzare un libro relativamente recente, Guns, Germs, and Steel (tr. it. Armi, acciaio e malattie, Einaudi,Torino 1998), scritto nel 1997 non da un archeologo, ma da uno scienziato di formazione biologica, divenuto saggista di fama mondiale, Jared Diamond. Il suo libro che nell edizione italiana ha come sottotitolo Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni riguarda da vicino il Neolitico. Il suo autore ritiene, infatti, che la spiegazione del perché l Occidente abbia accumulato tanto vantaggio da conquistare, a partire dalla fine del 1400, interi continenti e aree remote del globo, vada ricercata proprio nel lontano Neolitico così come si è sviluppato nel Vicino Oriente. La compresenza di piante e animali domestici avvia un processo di sviluppo unico nel mondo che imprime un accelerazione senza confronti ad un area geografica in cui la diffusione di uomini, piante e animali venne favorita dalla distribuzione di ambienti e climi omogenei in senso latitudinale e non longitudinale. Sarà l Occidente a disporre di armi di metallo, di strumenti di navigazione e di immunità alle malattie (vaiolo, morbillo, tifo, influenza, tubercolosi, peste) acquisita mediante le terribili epidemie sviluppatesi attraverso il contatto con il bestiame domestico. Il libro di Diamond è di grande fascino: è uno dei primi a fornire una prospettiva globale della storia antica con l attenzione rivolta anche ai continenti dimenticati, intreccia in maniera geniale la storia delle malattie con la storia dell uomo nei contatti tra mondi diversi, ma, nel suo legare così deterministicamente le cause di uno sviluppo remoto alle disuguaglianze presenti, finisce col sostituire al concetto di progresso la necessità del non poteva che andare così. Diamond non poteva riproporre il concetto del progresso ascendente, ma accetta in pieno l antitesi tra sviluppo e arretratezza. Era nel destino dei continenti arretrati come l Africa o l Australia soccombere al mondo tecnologicamente avanzato, anche se le economie di caccia e raccolta e i sistemi agricoli semplici erano sopravvissuti in molti luoghi del pianeta e, rispetto ad alcune condizioni ambientali, erano stati adattamenti di lunga durata. Non è facile nella didattica di questo periodo prendere posizione circa le diverse tesi, ma si può senz altro ragionare sul fatto che, se la coscienza moderna non ha più alcuna certezza ad attribuire al proprio futuro un carattere progressivo, più difficile è liberarsi di una visione progressiva riguardo al passato, soprattutto quando ci si trova di fronte a fasi di innovazione tecnologica. È anche doloroso, ma è vero che quando si guarda alla storia da un ottica scientifica, spesso si perde di vista la complessità dei suoi percorsi e prevale la volontà di imporre al passato una spiegazione interamente intelligibile. 99

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