SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA"

Transcript

1 SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA 1) Ente proponente il progetto: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile 2) Codice di accreditamento: 3) Classe di iscrizione all albo: Nazionale NZ CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: RIDRISV (La RIDuzione del RIschio Sismico e Vulcanico in Italia). 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore B: Protezione civile Area di intervento 04: Ricerca e monitoraggio zone a rischio 6) Descrizione dell area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili; identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto: INTRODUZIONE Dopo una breve descrizione del progetto verrà analizzato in dettaglio il contesto settoriale e territoriale entro cui il progetto stesso è collocato. In questo senso, poiché il Dipartimento di Protezione Civile opera sul piano nazionale, il contesto di riferimento è necessariamente nazionale. Successivamente verrà svolta un analisi SWOT, utilizzata usualmente per il supporto alle decisioni, che permetterà di evidenziare i punti di forza (Strength) e le debolezze (Weakness), al fine di far emergere le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) che caratterizzano il contesto di riferimento. FINALITÀ DEL PROGETTO Il presente progetto è indirizzato alla formazione tecnica e professionale dei giovani che svolgeranno il servizio civile. Le attività sono state programmate in maniera tale da costituire uno specifico percorso formativo, applicato a concrete esigenze di difesa del territorio e di protezione civile, come previsto all art. 1 della legge 64 del

2 INQUADRAMENTO ISTITUZIONALE A seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 dicembre 2010, pubblicato sulla G.U. n. 25 del 1 febbraio 2011, è stato modificato l assetto del Dipartimento di Protezione. Nell ambito di tale riorganizzazione è stato istituito l Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico, che accorpa le funzioni del precedente Ufficio Valutazione Prevenzione e Mitigazione del Rischio sismico, di livello generale, e il Servizio Rischio vulcanico, appartenente all Ufficio Valutazione Previsione e Prevenzione dei Rischi Naturali. L Ufficio III - elabora, propone criteri e metodologie ed esegue analisi per: la valutazione e la mitigazione dei rischi sismico e vulcanico; la previsione dell impatto degli eventi sismici e vulcanici sul territorio; l ottimizzazione degli interventi in condizioni di emergenza e ricostruzione post-evento; i programmi di prevenzione, nonché per la classificazione e la normativa sismica. - integra le attività del Centro Funzionale Centrale e della rete dei Centri Funzionali decentrati, anche attraverso le attività di monitoraggio strumentale del territorio, effettuata dall Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dagli altri Centri di Competenza. - assicura il coordinamento con i Centri di Competenza e altri enti di ricerca, cura i rapporti con la comunità scientifica, con gli ordini professionali, con il sistema produttivo. - assicura il supporto tecnico necessario alle attività della Commissione Nazionale per la previsione e prevenzione dei Grandi Rischi. - fornisce inoltre il supporto tecnico-scientifico nell ambito delle attività ed opere post-emergenza sismica e vulcanica. - garantisce la gestione del Centro operativo avanzato-coa del Dipartimento, nell'isola di Stromboli. La riduzione del rischio sismico è affrontata attraverso: - il miglioramento della conoscenza del fenomeno, anche attraverso il monitoraggio del territorio e la valutazione adeguata del pericolo a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali; - l attuazione di politiche di riduzione della vulnerabilità dell edilizia più antica, degli edifici "rilevanti" (scuole, beni monumentali), degli edifici strategici (ospedali, strutture adibite alla gestione dell emergenza), attraverso un ottimizzazione delle risorse utilizzate per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio; - l aggiornamento della classificazione sismica e della normativa; - l ampliamento della conoscenza sulla consistenza e qualità dei beni esposti al 2

3 rischio; - lo sviluppo, insieme con Regioni ed Enti Locali, degli studi di microzonazione sismica per un corretto utilizzo degli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico e per migliorare l operatività e lo standard di gestione dell emergenza a seguito di un terremoto; - l intervento sulla popolazione con una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione; - lo sviluppo, anche sulla base delle esperienze maturate sia nel campo della prevenzione che in quello dell emergenza, di modelli operativi per il Sistema Nazionale della Protezione Civile, utili all aggiornamento del Metodo Augustus - le attività tecnico-scientifiche Post-Terremoto ed il supporto delle attività di censimento danni. Per quanto concerne il rischio vulcanico,tra le attività svolte vi sono: - la promozione di iniziative necessarie per fronteggiare i rischi conseguenti ad eventi vulcanici, - la cura, la gestione e lo sviluppo del Centro Funzionale Centrale per il Rischio Vulcanico (CFC-RV), - la promozione, la realizzazione e lo sviluppo, anche attraverso i Centri di Competenza, di reti e sistemi, compresi quelli di interesse europeo, per la sorveglianza in tempo reale dell attività vulcanica; - la partecipazione alle attività di vigilanza dei presidi territoriali e la preparazione di atti di indirizzo per programmi di previsione e prevenzione; - la promozione di piani e programmi di intervento anche infrastrutturali per la mitigazione del rischio; la partecipazione all elaborazione dei piani nazionali attraverso la predispone gli scenari di rischio per le attività di valutazione e allertamento in tempo reale. In particolare, nell ambito del Rischio Vulcanico il CFC-RV è la struttura di supporto tecnico-scientifico interna del Dipartimento della Protezione Civile. Nel CFC-RV convergono i segnali dei principali sistemi di monitoraggio e sorveglianza gestiti dai Centri di Competenza, per consentire, nell eventualità del verificarsi di una crisi vulcanica, la condivisione in tempo reale di dati e informazioni e la rapida valutazione delle criticità. Tali informazioni unitamente a quelle ricavate dalla promozione di studi e ricerche risultano indispensabili per la predisposizione degli scenari di rischio e per le attività di valutazione e allertamento. Il progetto si svolge nell ambito dell Ufficio III ed in particolare è incardinato nell ambito delle attività e delle linee di azione del Servizio Pericolosità e Rischio sismico, del Servizio Vulnerabilità Normativa tecnica e interventi di mitigazione, del Servizio Gestione Tecnica post-evento e del Servizio Rischio Vulcanico. DESCRIZIONE SETTORIALE Secondo i dati pubblicati nel gennaio 2000 da Munich Re ( che assicura le compagnie assicurative, il numero di grandi disastri naturali sta crescendo esponenzialmente. Tra il 1950 e il 1999 sono accaduti 243 disastri naturali, dei quali 20 nella prima decade ( ) e 86 nella quinta decade ( ). Il rapporto tra il numero di disastri nelle due decadi è quindi di 4.3 3

4 (Figura 1). Figura 1. Disastri naturali dal 1950 al 1999, suddivisi per tipologia di evento (Munich Re, 2000) Le perdite economiche totali negli ultimi 50 anni del secolo scorso hanno raggiunto miliardi di dollari USA, dei quali 39.6 nella prima decade ( ) e nella quinta decade ( ). Il rapporto di perdita economica nelle due decadi è quindi 15.3 (Figura 2). Solo in Europa nel 1999 sono accaduti 6 grandi disastri che hanno comportato 17,498 vittime e 17.3 miliardi di dollari USA di perdita economica. Tra questi disastri i terremoti di Atene (Grecia), di Izmit e di Bolu (Turchia). In Italia, il terremoto dell Umbria-Marche (1997) ha avuto 11 vittime, quello di San Giuliano (2002) 30 vittime, di cui 27 bambini, e quello di L Aquila (2009) 308 vittime. Figura 2. Perdita economica a seguito di disastri naturali (Munich Re, 2000) Questi trend nel mondo e in Italia, che mostrano un aumento delle perdite e dei disastri a fronte di un occorrenza di eventi approssimativamente costante, si spiega con un aumento del rischio a seguito della crescita e dello sviluppo, principalmente in relazione a due fattori: 1) una significante crescita delle aree urbane potenzialmente soggette ad eventi sismici e vulcanici; 2) l elevata vulnerabilità sismica degli edifici esistenti. causata dalla presenza di un gran numero di edifici a carattere storico-artistico da un lato e da molti relativamente nuovi ma che non presentano caratteristiche antisismiche adeguate alle più recenti normative antisismiche. 4

5 Tuttavia, ancora poco viene fatto nel mondo ed in Italia ai fini della prevenzione dai fenomeni naturali e in particolare dal rischio sismico e dal rischio vulcanico. Ciò che sorprende sono due aspetti: I) la conoscenza del livello oggettivo di rischio è spesso mancante e II) le innovazioni tecnologiche non sono utilizzate nella pratica. Questi due aspetti comportano una generale sottostima del problema e, quando invece ben percepito, una non corretta riduzione dello stesso. Il primo passo verso una corretta valutazione dei rischi sismico e vulcanico e l avvio di azioni efficaci per la sua riduzione consiste nel miglioramento delle conoscenze, nella riduzione della vulnerabilità e dell esposizione, attraverso azioni indirette (normativa, pianificazione) e azioni dirette (interventi di rafforzamento locale e miglioramento delle costruzioni), nella mitigazione del rischio. Gli studi di pericolosità sismica concorrono alla classificazione sismica del territorio nazionale, che definisce il tipo di azione utilizzata nella progettazione degli edifici nuovi e nell adeguamento di quelli esistenti. Con l Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 2003, promossa dal Dipartimento della Protezione Civile, si è provveduto a riclassificare il territorio sismico italiano, venendo a coprire un periodo di stasi di circa 20 anni. Nel 2003 i Comuni classificati in zona 1, la più pericolosa, sono circa raddoppiati, passando da 368 a 716, e quelli in zona 3 sono passati da 11 a E stata inoltre prevista una zona 4, la meno pericolosa, che comprende altri 3427 Comuni. Di fatto tutta l Italia è stata classificata come sismica. Una tabella di contingenza relativa al Comuni classificati sismici prima e dopo il 2003 è riportata in Figura 3. Figura 3. Tabella di contingenza dei Comuni classificati sismici prima e dopo OPCM 3274 A livello territoriale, la classificazione sismica italiana prima e dopo il 2003 è riportata in Figura 4. Il fatto che molti Comuni abbiano subito un incremento di classificazione sismica comporta che numerose opere siano oggi sottoprotette rispetto all azione sismica. Questo è tanto più rilevante quanto più la struttura sottoprotetta svolge un ruolo essenziale nel corso dell emergenza sismica, come nel caso di Ospedali, Caserme, centri di gestione dell emergenza. Tuttavia non è immediato determinare e portare a conoscenza dei cittadini e delle istituzioni preposte quale è il livello di sicurezza degli edifici esistenti. Essi sono stati progettati in altri tempi con criteri diversi da quelli attuali, con diversi modelli di calcolo e con diversi materiali. Inoltre, l edificio esistente in uso presenta delle ovvie difficoltà di conoscenza dei dettagli costruttivi, spesso nascosti ad una indagine visiva (si pensi alle barre di armatura annegate nel cemento armato), che richiedono estese demolizioni per poter essere indagati. 5

6 Figura 4. Classificazione sismica in Italia prima e dopo il 2003 Nel 2010 per ovviare a questa carenza sullo stato di conoscenza e intervento sulle costruzioni esistenti e sui siti di fondazione è stato varato un Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico, previsto dall art. 11 del DL n. 39/2009, la cosiddetta legge Abruzzo, convertito con la legge n. 77/2009. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con l OPCM 3907 ha predisposto i criteri, le priorità, i metodi di indagine e le modalità di spesa di un fondo per la prevenzione del rischio sismico relativamente all annualità Il programma complessivo prevede una somma complessiva di circa 1 miliardo di euro, ripartiti su sette anni a partire dal In dettaglio, è autorizzata la spesa di euro 42,504 milioni per l'anno 2010, di euro 145,1 milioni per l'anno 2011, di euro 195,6 milioni per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, di euro 145,1 milioni per l'anno 2015 e di euro 44 milioni per l'anno Al fine di definire lo stato dell arte e i criteri di utilizzazione delle conoscenze ad oggi consolidate o di quelle conseguibili nell arco temporale previsto dall art. 11 della L. 77/2009 è stata preventivamente condotta un analisi del problema, esaminando singolarmente i fattori che concorrono al rischio sismico: Pericolosità sismica, intesa come probabilità che in un determinato intervallo di tempo si verifichino eventi di una data magnitudo in una data zona, con i conseguenti effetti in termini di scuotimento del suolo e di possibili effetti cosismici; Vulnerabilità sismica, intesa come propensione delle costruzioni a danneggiarsi a causa dello scuotimento sismico; Esposizione, intesa come valore esposto al rischio, espresso in termini di persone e cose. Interventi finanziati In particolare la somma disponibile può essere utilizzata per: a) indagini di microzonazione sismica di livello 1 o 2 secondo quanto previsto dagli 6

7 Indirizzi e Criteri di Microzonazione Sismica (2008); b) interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o demolizione e ricostruzione di edifici ed opere pubbliche di interesse strategico per finalità di protezione civile. Sono esclusi dai contributi gli edifici scolastici, ad eccezione di quelli che ospitano funzioni strategiche e sono individuati nei piani di emergenza di protezione civile; c) interventi strutturali di rafforzamento locale o miglioramento sismico o di demolizione e ricostruzione di edifici privati; d) altri interventi urgenti e indifferibili per la mitigazione del rischio simico, con particolare riferimento a situazioni di elevata vulnerabilità ed esposizione. Le Regioni possono finanziare gli interventi di tipo b) fino al 40% delle disponibilità complessive. I finanziamenti riguardano interventi di prevenzione del rischio sismico nei Comuni in cui l accelerazione al suolo ag non sia inferiore a 0,125g. Il Dipartimento della Protezione civile ripartisce i contributi tra le Regioni sulla base dell indice medio di rischio sismico. Le Regioni gestiscono i contributi per le indagini di microzonazione sismica. Le Regioni predispongono i programmi degli interventi, sentiti i Comuni interessati. Sono considerati elementi di priorità la vicinanza degli edifici ad una via di fuga prevista dal piano di emergenza provinciale o comunale per il rischio sismico o vulcanico, oppure, per i ponti, il fatto di consentire la fruibilità della via di fuga. Studi di microzonazione sismica I contributi sono concessi, nel limite delle risorse disponibili, alle Regioni e agli Enti Locali previo cofinanziamento della spesa in misura superiore al 50% del costo degli studi di microzonazione. Le Regioni, sentiti gli Enti Locali interessati, individuano con proprio provvedimento i territori nei quali è prioritaria la realizzazione degli studi. Il documento tecnico di riferimento per la realizzazione degli studi è rappresentato dagli Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Per supportare e monitorare a livello nazionale gli studi è istituita una Commissione Tecnica che opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile. La Commissione è presieduta dal direttore dell Ufficio valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico. Gli Enti Locali si impegnano a favorire le indagini sul territorio sia tecnicamente sia logisticamente, fornendo tutti i dati utili agli studi. Interventi di rafforzamento locale, miglioramento sismico, demolizione e ricostruzione per edifici pubblici e privati Per gli interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione, il costo convenzionale di intervento inclusi i costi delle finiture e degli impianti strettamente connessi all esecuzione delle opere infrastrutturali - è determinato nella misura massima prevista in un articolo dell Ordinanza. La selezione degli interventi è affidata alla Regioni, che assicurano l omogeneità dei criteri e delle verifiche eseguite. Il contributo concesso è pari ad una quota del costo convenzionale di intervento dipendente dall esito della verifica tecnica, che è espresso in termini di livello di adeguatezza, definito dal rapporto tra capacità (resistenza effettiva dell opera) e domanda (resistenza che ha un opera nuova). Altri interventi urgenti e indifferibili per la mitigazione del rischio sismico. 7

8 Con particolare riferimento a situazioni di elevata vulnerabilità ed esposizione, anche afferenti alle strutture pubbliche a carattere strategico o per assicurare la migliore attuazione dei piani di protezione civile. L individuazione degli interventi finanziabili è effettuata dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sentito il Presidente della Regione interessata. L Ordinanza 3907 non regola la conoscenza e gli interventi sui Centri storici che sono stati già compresi in un progetto dedicato. La presenza in Italia di un patrimonio culturale inestimabile costituito, per una considerevole parte, dall edificato storico corrente dei nostri centri storici, che ancora sfugge ad una quantificazione sistematica di consistenza, ha indotto il Dipartimento della Protezione Civile [DPC] a realizzare, in sinergia con il Ministero per i Beni e le Attività culturali [MiBAC], una applicazione WEB Centri Storici e Rischio Sismico [CSRS] di rilievo del patrimonio edilizio storico esposto al rischio sismico, da condividere con tutti i livelli di governo del territorio. PREMESSA IL RISCHIO VULCANICO Sebbene meno frequenti e devastanti dei terremoti, le eruzioni vulcaniche rappresentano un forte rischio per le zone densamente popolate del territorio italiano. Il rischio vulcanico si può definire come il prodotto della probabilità di occorrenza di un evento eruttivo per il danno che ne potrebbe conseguire. Il rischio è traducibile nell'equazione R = P x V x E, dove: P = Pericolosità (Hazard): è la probabilità che un fenomeno di determinata intensità si verifichi in un certo intervallo di tempo e in una data area; V = Vulnerabilità: la vulnerabilità di un elemento - persone, edifici, infrastrutture, attività economiche - è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità; E = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità, o valore, di ognuno degli elementi a rischio, come vite umane o case, presenti in una data area. In generale la Vulnerabilità delle persone e degli edifici risulta sempre elevata quando si tratta di fenomenologie vulcaniche. Il rischio è minimo solo quando lo sono anche la Pericolosità o il Valore esposto. E il caso di vulcani 8

9 "estinti"; vulcani che presentano fenomenologie a pericolosità limitata; oppure di vulcani che si trovano in zone non abitate. Quanto maggiore è la probabilità di eruzione, tanto maggiore è il rischio. A parità di Pericolosità invece il rischio aumenta con l aumentare dell urbanizzazione dell area circostante il vulcano. Le eruzioni vulcaniche si verificano quando il magma, proveniente dall'interno della Terra, fuoriesce in superficie. Possono avvenire dalla bocca del vulcano - è il caso del Vesuvio - o da bocche che si aprono in punti diversi, nel caso dei Campi Flegrei o dell Etna. La durata delle eruzioni vulcaniche è variabile: possono durare poche ore o anche decine d'anni. Il vulcano Kilauea nelle isole Hawaii, ad esempio, è in eruzione dal Fenomeni precursori. In genere, le eruzioni vulcaniche sono precedute e accompagnate da alcuni fenomeni, tra cui: l'innesco di fratture (terremoti) causato dall'induzione di tensioni meccaniche nelle rocce; il rigonfiamento o cambiamento di forma dell'edificio vulcanico provocato dall'intrusione del magma; variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell'intorno dell'edificio vulcanico; l'incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e dal suolo; variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque di falda. Questi fenomeni, che accompagnano la risalita del magma, possono essere rilevati da opportune reti strumentali fisse, in acquisizione 24 ore al giorno, oppure attraverso la reiterazione periodica di campagne di misura. Per i vulcani non esiste una scala di magnitudo come quella usata per i terremoti ma vi sono diverse misure e informazioni che possono aiutare nella classificazione delle eruzioni. Una prima classificazione distingue le eruzioni vulcaniche in effusive o esplosive. Le prime sono caratterizzate da una bassa esplosività e da emissioni di magma fluido che scorre lungo i fianchi del vulcano. Nelle seconde, il magma si frammenta in brandelli di varie dimensioni, chiamati piroclasti, che vengono espulsi dal vulcano con violenza. Una seconda classificazione delle eruzioni vulcaniche si ottiene dalla combinazione di dati quantitativi (come volume dei prodotti emessi, frammentazione del magma ed altezza della colonna eruttiva) e da osservazioni qualitative. Si esprime attraverso l Indice di Esplosività Vulcanica, (VEI )-Volcanic Explosivity Index un indice empirico che classifica l energia delle eruzioni esplosive con valori che vanno da 0 a 8. In base a questa classificazione, le eruzioni si distinguono in: Hawaiana, Stromboliana, Stromboliana/Vulcaniana, Vulcaniana, Sub-pliniana, Pliniana, Krakatoiana, Ultra-pliniana. L attività di un vulcano può essere caratterizzata dall emissione di modeste quantità di magma, con limitati effetti sull ambiente, o al contrario da eventi eruttivi catastrofici capaci di modificare profondamente l ambiente circostante il vulcano e perturbare il clima anche a livello globale. Vi sono inoltre altri fenomeni che, anche se non direttamente connessi all attività vulcanica e poco frequenti, risultano pericolosi e possono determinare significative variazioni sul territorio, quali fenomeni franosi o l attività vulcanica sottomarina che può dare origine a maremoti. Uno dei parametri considerati dalla comunità scientifica internazionale per classificare i vulcani italiani è lo stato di attività, in base al quale si suddividono in estinti, quiescenti ed attivi. Si definiscono estinti i vulcani la cui ultima eruzione 9

10 Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture. Si tratta di vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi 10mila anni ma che attualmente si trovano in una fase di riposo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti i vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato in precedenza. Si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Salina, Lipari, Vulcano, Isola Ferdinandea e Pantelleria. Tra questi, Vesuvio, Vulcano e Campi Flegrei, hanno una frequenza eruttiva molto bassa e si trovano in condizioni di condotto ostruito. Non tutti i vulcani quiescenti presentano lo stesso livello di rischio, sia per la pericolosità dei fenomeni attesi, sia per la diversa entità della popolazione esposta. Inoltre alcuni presentano fenomeni di vulcanismo secondario - come degassamento dal suolo, fumarole - che nell ordinario possono indurre a situazioni di rischio. Infine, si definiscono attivi i vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. Si tratta dei vulcani Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine. L attività vulcanica in Italia è concentrata anche nelle zone sommerse del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia. Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi, altri ormai estinti rappresentano delle vere e proprie montagne sottomarine. Oltre ai più noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici nel Canale di Sicilia. AREA D INTERVENTO Il progetto si inserisce in un più ampio programma di attività e azioni nel settore della riduzione del rischio sismico e vulcanico. Tra le principali attività portate avanti in questo ambito, all interno del Dipartimento, vi sono: - la valutazione delle amplificazioni locali e degli effetti cosismici, quali frane, fagliazione e liquefazione; - la classificazione sismica; - la valutazione della vulnerabilità dell edificato pubblico e privato; - la gestione delle emergenze attraverso l informatizzazione delle procedure dei sopralluoghi, delle squadre di tecnici e di tutte le attività tecniche postterremoto di concerto con i principali centri di competenza; - la gestione delle emergenze: acquisizione, condivisione, sintesi ed elaborazione dei dati provenienti dai Centri di Competenza responsabili del monitoraggio e della sorveglianza dei vulcani attivi italiani; Il progetto, descritto compiutamente nel seguito nasce dall intento di proseguire un percorso di aumento della conoscenza e trasferimento della conoscenza al fine di una riduzione del rischio sismico e vulcanico e si sviluppa su quattro temi: a) acquisizione e valutazione delle carte di microzonazione sismica nell ambito dell OPCM 3907 b) gestione del database CSRS per la valutazione dell esposizione e vulnerabilità dei Centri storici esposti al rischio sismico; aggiornamento ed integrazione della piattaforma di e-learning per la formazione di tecnici chiamati a svolgere ispezioni, immediatamente dopo un terremoto, finalizzate a giudicare le condizioni di sicurezza degli immobili colpiti e stimare l entità dei danni, già sviluppata nell ambito del progetto europeo TRIPOD. c) Aggiornamento del manuale di gestione della funzione tecnica e censimento 10

11 danni nei COM e sviluppo del Sistema SET per la gestione informatizzata delle attività tecniche post terremoto d) studio di alcuni centri vulcanici dell area mediterranea e contributo a una corretta informazione sul rischio vulcanico. NEL DETTAGLIO: a) Microzonazione sismica L osservazione dei danni alle costruzioni e alle infrastrutture spesso evidenzia differenze sostanziali anche a piccole distanze oppure crolli e danni notevoli anche a grandi distanze dall epicentro. Esempi di questo tipo si riscontrano all interno della città dell Aquila oppure in alcuni comuni anche distanti, come a S.Pio delle Camere, nella frazione di Castelnuovo. Sicuramente la qualità delle costruzioni può influire sulle differenze del danno, ma spesso le cause vanno ricercate in una differente pericolosità sismica locale, determinata da effetti di amplificazione del moto sismico o da instabilità del suolo. Tutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno. Le problematiche trattate dagli studi di MS hanno avuto un forte sviluppo a livello scientifico negli ultimi 40 anni, anche se la loro importanza era emersa già in epoca passata. E da tempo noto che le condizioni locali dei terreni di fondazione condizionano in modo importante gli effetti del terremoto. Già un secolo fa i criteri informatori delle Norme Tecniche approvate con regio decreto 18 aprile 1909, n. 193, a seguito del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, riportavano il divieto di nuove costruzioni e ricostruzioni su terreni posti sopra e presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati vibrazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi. In uno studio condotto nel 1969 da alcuni studiosi americani in occasione del terremoto di S. Francisco del 1957, emersero risultati che indicavano con evidenza come nell ambito della stessa città, a poche centinaia di metri di distanza, lo stesso terremoto provocasse scuotimenti decisamente differenti in dipendenza degli spessori e delle caratteristiche dei terreni più soffici presenti negli strati più superficiali. Da allora gli studi su molti terremoti (es. Città del Messico, Messico 1986; Kobe, Giappone 1992; Izmit, Turchia 1999, San Giuliano di Puglia, Italia 2002) hanno mostrato con sempre maggiore evidenza come le caratteristiche locali del territorio possano alterare in maniera evidente l azione sismica. Gli studi di MS hanno l obiettivo di razionalizzare la conoscenza di questi fenomeni restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l emergenza e per la ricostruzione post sisma. Nella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di MS sono condotti su quelle aree per le quali le condizioni normative consentono o prevedono l uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, o la loro potenziale trasformazione a tali fini, o prevedono l uso ai fini di protezione civile. 11

12 Gli studi di MS sono di fondamentale importanza nella pianificazione al fine di: - orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti - definire gli interventi ammissibili in una data area - programmare le indagini e i livelli di approfondimento - stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate - definire priorità di intervento. Nella pianificazione d emergenza sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza ed in generale delle risorse di protezione civile. La conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a: - scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili; - individuare i tratti critici delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti, in caso di collasso, per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza. Nella fase della ricostruzione la MS contribuisce a: - scegliere le aree per le abitazioni temporanee; - fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull opportunità di ricostruire gli edifici non agibili; - contribuisce a scegliere nuove aree edificabili. Nella progettazione di opere nuove o di interventi su opere esistenti, gli studi di MS evidenziano l importanza di fenomeni quali le possibili amplificazioni dello scuotimento legate alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell area e dei fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Gli studi di MS, quindi, possono offrire elementi conoscitivi utili per la progettazione di opere, con differente incisività in dipendenza del livello di approfondimento e delle caratteristiche delle opere stesse. La realizzazione di uno studio di MS è uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenziati in funzione del livello di approfondimento. Al momento di decidere l esecuzione e il livello dello studio, occorre tener presente l utilità che da esso può derivare, in modo da compararla con i costi da affrontare. Il miglioramento della conoscenza prodotto dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di vulnerabilità ed esposizione, all ottimizzazione delle risorse rese disponibili per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico. In funzione dei diversi contesti e dei diversi obiettivi gli studi di MS possono essere effettuati a vari livelli di approfondimento, con complessità ed impegno crescenti, passando dal livello 1 fino al livello 3: - il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee - il livello 2 introduce l elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce una vera carta di MS - il livello 3 restituisce una carta di MS con approfondimenti su tematiche o aree particolari. Le modalità tecniche di esecuzione e di applicazione della MS sul territorio italiano sono definite dagli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica approvati 12

13 recentemente dal DPC e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (Gruppo di lavoro MS, 2008). b) Riduzione rischio sismico nei centri storici La Scheda WEB CSRS (Centri Storici e Rischio Sismico) nasce come strumento condiviso di indagine per completare ed aggiornare, attraverso una rete nazionale di scambio di informazioni tra diversi livelli di governo territoriale (Dipartimento della Protezione Civile, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regioni, Province, Enti locali), la banca dati Atlante dei centri storici esposti a rischio sismico. La banca dati è finalizzata a supportare un modello di analisi del rischio di perdita di interesse culturale per i centri storici esposti ad eventi sismici. Attualmente all indirizzo è accessibile il tutorial descrittivo del prototipo mentre gli utenti, appositamente autorizzati dietro specifica richiesta, possono accedere al software attivo in sole quattro province. L attivazione a livello nazionale è in fase di implementazione. Il censimento dei centri storici esposti al rischio si avvale dei risultati delle attività di collaborazione previste nell ambito del Comitato tecnico scientifico interministeriale [CTS] per la realizzazione, gestione e sviluppo di banche dati di interesse comune, costituito con decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile n dell 11 settembre 2007, e da ultimo modificato con decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile n del 13 maggio Il DPC svolge infine un ruolo fondamentale nell emergenza sismica con attività di coordinamento e gestione delle operazioni di verifica dell agibilità e del danno degli edifici danneggiati. Dal 1997, infatti, il DPC è attivo nel settore e ha sviluppato strumenti di gestione sia schedografici che informatici utilizzati ormai in ogni evento sismico e che rappresentano lo standard operativo su tutto il territorio nazionale. La finalità prioritaria dell'attività di rilievo del danno e dell agibilità è quella di determinare rapidamente se gli edifici e le infrastrutture ispezionati dopo un sisma possano essere ancora utilizzati, restando ragionevolmente protetta la vita umana, anche in caso di ulteriori scosse. A valle di questa funzione sociale di prima emergenza, i dati raccolti nelle campagne di sopralluoghi vengono utilizzati anche quale base oggettiva per la quantificazione dell impatto del sisma sul territorio e per la stima del fabbisogno economico per la ricostruzione. A fronte della rilevanza sociale di tale attività, soprattutto in ordine alla responsabilità associata all emissione di un giudizio di agibilità rispetto alla possibilità di ulteriori scosse, ancora non esiste un adeguato riconoscimento normativo dell attività stessa, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi. La piattaforma di e-learning TRIPOD su cui è sviluppato il corso RISCHIO SISMICO, è funzionale all attività di formazione dei tecnici agibilitatori attività di competenza di questo Ufficio che continua a fare data l importanza delle ispezioni sulle strutture, ai fini della gestione dell emergenza e dell assistenza alla popolazione. La formazione deve essere diffusa il più possibile sul territorio, in modo da consentire l addestramento di un gran numero di professionisti necessario a fronteggiare l emergenza, e deve essere il più possibile omogenea, in modo da garantire risposte univoche. Questa nuova tecnologia di apprendimento a distanza consente di ampliare molto la capacità formativa dei tecnici ad un costo assai più basso del corso frontale. 13

14 La piattaforma deve essere aggiornata per quanto riguarda sia il materiale didattico che le regole dei test. c) Implementazione evolutiva del Software per la gestione informatizzata delle attività tecniche post terremoto nei Centri Operativi Misti (COM) (S.E.T. ver ) Il programma sviluppato è un software di gestione della procedura informatizzata denominata S.E.T. Software per la gestione dei sopralluoghi e raccolta delle informazioni nell Emergenza post Terremoto per la gestione di tutte le attività tecniche post terremoto nell ambito dei Centri Operativi Misti della Protezione Civile. Il programma ha lo scopo di supportare l attività di censimento dei dati dalla richiesta di sopralluogo, effettuata presso i Comuni, la gestione dei tecnici, delle squadre, degli esiti di agibilità, la produzione automatica di rapporti, fino alla trasmissione dei dati, ad una unità centrale (CCS, DICOMAC, DRPC, ecc). Consente inoltre la consultazione e la stampa di tutto o parte del Manuale di Gestione del COM e di tutta la modulistica relativa alla Funzione 9 (in emergenza l amministrazione competente del coordinamento delle operazioni si configura in funzioni come previsto dal metodo augustus). Censimento danni a persone e cose, con le relative istruzioni. Ferme restando le caratteristiche del sistema per i motivi sopra detti, dovrà essere aggiornata l interfaccia complessiva del programma, dovranno essere riprogettate tutte le maschere e tutti i rapporti. È noto che il data entry manuale è il collo di bottiglia di questa procedura. La nuova versione di SET prevederà 4 sistemi di caricamento dati: 1. manuale immettendo i dati, riportati nei moduli di censimento dei danni, nel sistema tramite operatore (Velocità media di caricamento: 40 sch/post./g., con postazione di due persone) ; 2. da scanner: scannerizzando la scheda di censimento per ottenere un file.xml per popolare il DB post terremoto; 3. Computer palmare: il SW sarà replicato su questi apparecchi e i tecnici effettueranno il censimento dei danni compilando direttamente la scheda in formato elettronico sul palmare. I dati, in formato XML, potranno essere inviati al centro di raccolta via GPRS, EDGE, UMTS sia in differita che in tempo reale. Un PDA (digital personal assistant), avente caratteristiche idonee al censimento dati sul campo, ha comunque i seguenti difetti: a. alto costo (PDA con GPS, quad band, sch. trasmissione dati, fotocamera 5 MP, monitor TFT Touch screen 2,5, Bluetooth, WiFi, Memoria SD 32 GB = ) b. grande immobilizzazione di capitale ( circa per DPC o una regione ad alto rischio sismico) c. Grande difficoltà di gestione del magazzino, inutilizzabilità del PDA in tempo di pace (es.: caricare le batterie di 200 palmari, disporre dello stesso modello in sostituzione a distanza di tempo, ecc.) d. Fragilità, se non è ragged (ma i costi aumentano di molto) e. Scarsa visibilità sul campo nelle ore diurne f. difficoltà di utilizzazione con i guanti in luoghi o periodi di freddo intenso g. soggetto al furto, non sono difendibili da un uso improprio, pertanto a fine emergenza si potrebbero avere ritorni inferiori alla partenza; h. necessità di rifare la formazione a tutti i tecnici i. Scarsa disponibilità dei tecnici di agibilità ad usare il PDA Tutto ciò impedisce di utilizzare il PDA come tecnologia standard 14 diffusa di censimento danni, indirizzando la scelta sulla penna digitale che non ha nessuno dei problemi suddetti 4. Penna Digitale: i tecnici potranno compilare la scheda di censimento dei

15 7) Obiettivi del progetto: Innovatività del progetto Il tema riguardante la microzonazione sismica, nell ambito dell OPCM 3907, rappresenta, per il panorama italiano la prima iniziativa a scala nazionale di prevenzione con l ausilio di finanziamenti per strutture pubbliche e private. Sullo stesso piano si inserisce il tema riguardante i Centri storici, che, presentando una elevata vulnerabilità del sistema urbano, hanno bisogno di particolari valutazioni, anche considerando lo straordinario ruolo che questa parte dei beni culturali rivestono nell economia nazionale. L esperienza aquilana del 2009 ci ha mostrato quale è l impatto di un evento sismico che colpisce un area fittamente urbanizzata e quali problemi subentrano in fase emergenziale quando alcune migliaia di persone rimangono senza casa. La celerità e l organizzazione nelle verifiche di agibilità degli edifici pubblici e privati sono la chiave determinante nell efficacia dei soccorsi. Il programma di gestione SET dovrà incidere profondamente su questa fase dell emergenza. Per quanto riguarda la riduzione del rischio vulcanico ad oggi non è stata condotta un analisi che consideri gli effetti degli apparati vulcanici esplosivi presenti nell area mediterranea con impatto diretto sull Italia in caso di emissione di ceneri vulcaniche, nonché uno studio sulle caldere presenti in altre zone della terra con comportamento eruttivo assimilabile a quello dei Campi Flegrei né un analisi comparata dei piani di emergenza e degli interventi intrapresi da questi paesi in caso di ripresa dell attività eruttiva. Infine risulta di notevole importanza l analisi delle strategie di comunicazione utilizzate dagli altri paesi più idonee da intraprendere al fine di aumentare sul territorio la percezione del rischio vulcanico. Obiettivi generali del progetto sono: - Raggiungere per la pericolosità sismica locale il livello 1 di conoscenza (propedeutico agli altri studi di microzonazione sismica) per la maggior parte dei comuni italiani nelle zone sismiche 1 e 2. Innescare un processo virtuoso di conoscenza del sottosuolo nei centri abitati a rischio sismico. - Definire uno strumento per realizzare un inventario degli edifici dei centri storici, per prime valutazioni di rischio del patrimonio culturale italiano, con la messa a punto di valutazioni di vulnerabilità basate su modelli semplificati. - Migliorare la gestione dell emergenza da parte del Dipartimento della Protezione Civile e nella predisposizione di Scenari di Emergenza e Piani di Emergenza Comunale. - Aggiornare il Manuale di gestione della funzione tecnica e censimento danni, che risale al 2001, indispensabile nella gestione delle attività tecniche post terremoto svolte nei COM 15

16 - Migliorare le metodologie per la pianificazione per l emergenza per il rischio sismico, attraverso l analisi delle indicazione normative e di alcune best practices. - Ampliare le conoscenze sugli apparati vulcanici presenti nel mondo e soprattutto sui modelli di intervento e sulle iniziative di protezione civile e salvaguardia della popolazione intraprese dagli altri paesi relativamente al problema delle ceneri vulcaniche e delle caldere. - Migliorare la capacità di diffusione delle informazioni e dei dati, al fine di aumentare negli enti e nelle strutture preposte alle attività di soccorso, nonché nella popolazione la percezione delle effettive condizioni di rischio presenti sul territorio. Obiettivi specifici del progetto, legati a quelli generali sopra individuati, sono: o Creare un database di mappe di microzonazione sismica; o Costituire un set di dati del sottosuolo che possa essere utilizzata dai professionisti per ottemperare alle prescrizione delle Norme tecniche per le Costruzioni (2008); o Creare un database di conoscenze sulla vulnerabilità dei Centri storici, anche al fine di indicare dei criteri di valutazione delle priorità di interventi; o Realizzare un manuale di gestione della funzione tecnica e censimento danni post terremoto nei COM, aggiornando e sviluppando gli argomenti relativi a: dotazioni, attività tecniche, organizzazione e procedure, modulistica normalizzata e informatizzata; o Implementare il software di gestione delle attività tecniche post evento con particolare riferimento alla realizzazione delle mappe cartografiche degli aggregati strutturali, alla gestione di un database fotografico del danno, al censimento della cartografia disponibile in standard WMS presso le regioni e le amministrazioni locali; o Favorire e velocizzare i rilievi di agibilità subito dopo l evento sismico per permettere alla popolazione colpita di rientrare nelle proprie abitazioni in brevissimo tempo. o Approfondire la conoscenza degli apparati vulcanici presenti nell area mediterranea con impatto diretto sull Italia in caso di emissione di ceneri vulcaniche e sviluppare uno strumento tecnologico di sintesi e valorizzazione delle informazioni, che permetta di effettuare delle simulazioni speditive utili alle valutazioni a supporto delle decisioni delle autorità di protezione civile. o Applicare una metodologia di studio e acquisire elevate competenze di cui potranno in futuro beneficiare non soltanto il Dipartimento della Protezione Civile, ma tutte quelle realtà sul territorio, aeronautiche e non, che risultano interessate dal problema delle ceneri vulcaniche. 16

17 o Ampliare le conoscenze sulle altre caldere presenti nel mondo e soprattutto sui modelli di intervento e sulle iniziative di protezione civile e salvaguardia della popolazione intraprese dai paesi interessati dalle stesse, fornendo un quadro di indicazioni utili ai fini della pianificazione di emergenza in area flegrea. o Fornire una valutazione sulle modalità, le iniziative e gli strumenti più efficaci di divulgazione e comunicazione adottati dagli altri paesi del mondo, al fine di suggerire al Dipartimento le strategie più idonee da intraprendere per aumentare sul territorio italiano la percezione del rischio vulcanico. I risultati attesi, rispetto agli obiettivi generali del progetto sono: a) microzonazione sismica Indicatori di questo risultato sono: Numero di carte di microzonazione sismica acquisite Numero di database riferiti al sottosuolo italiano b) valutazione dell esposizione e vulnerabilità sismica dei centri storici Indicatori di questo risultato sono: Mappe territoriali dell interesse culturale e dell esposizione culturale dei centri storici Mappe territoriali di vulnerabilità dell edificato storico dei centri Mappe territoriali delle perdite attese di interesse culturale dei centri storici Report dei nuovi centri storici e dei nuovi beni di interesse architettonicoculturale acquisiti nella banca dati CSRS. c) Gestione delle attività tecniche post terremoto : Indicatori di questo risultato sono: Realizzazione e pubblicazione sia in formato cartaceo che numerico tipo ipertesto del manuale di gestione della funzione tecnica e censimento danni; Aggiornamento ed implementazione di tutta la modulistica post terremoto; Realizzazione di un DB di gestione delle immagini di danno post terremoto correlato all archivio delle schede di agibilità; Realizzazione della cartografia degli aggregati strutturali Realizzazione dell archivio della cartografia, disponibile presso le regioni ed enti locali, in standard WMS d) rischio vulcanico Indicatori di questo risultato sono: Numero di fonti bibliografiche consultate e analizzate; Numero di complessi vulcanici analizzati; Numero di modelli di intervento e di piani di emergenza analizzati; Contatti intrapresi con la comunità scientifica internazionale; Numero di iniziative di protezione civile a salvaguardia della 17

18 popolazione in caso di emissione di cenere vulcanica analizzate e reperite; Creazione di un interfaccia di consultazione delle informazioni reperite; Creazione di un modello di simulazione speditivo di dispersioni delle ceneri in atmosfera Numero di metodologie e strumenti di disseminazione delle conoscenze scientifiche sui vulcani e sulla previsione delle eruzioni analizzati e reperiti; Numero di metodologie e strumenti di divulgazione delle informazioni relative alle azioni da intraprendere da parte della popolazione durante un eventuale emergenza vulcanica analizzati; relazione sull attività di studio svolta e con le informazioni reperite, supportata da una valutazione sulle modalità, le iniziative e gli strumenti più efficaci adottati dagli altri paesi. 8) Descrizione del progetto e tipologia dell intervento che definisca in modo puntuale le attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in servizio civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo: I volontari saranno inseriti nell attuale programma di lavoro del Dipartimento della Protezione Civile, finalizzato al potenziamento delle attività di prevenzione del rischio sismico in Italia e ideato per rispondere ai compiti di coordinamento e indirizzo del Dipartimento nei confronti delle Regioni coinvolte nelle azioni di riduzione degli effetti del terremoto. Tale programma comprende, tra le altre, anche le attività previste dai 4 piani di attività del presente progetto, e in particolare quelle di: Volontario 1: microzonazione sismica nell ambito dell OPCM 3907 Definizione delle attrezzature informatiche e dotazioni minime per lo svolgimento delle attività tecniche post evento nei COM; Individuazione della cartografia in standard WMS e predisposizione delle modalità di accesso ai siti per poterla utilizzare; Volontario 2: Studio delle tipologie di censimento danni; Aggiornamento delle schede esistenti e predisposizione di nuove schede Studio dei layout delle schede in base alla tecnologia Pen & Paper; Aggiornamento ed implementazione di tutta la modulistica post terremoto sia in formato cartaceo che numerico; Studio dei formati fotografici delle immagini di danno e individuazione di un programma di ridimensionamento automatico e correlazione all archivio delle schede di agibilità; Censimento della cartografia aggiornata tipo CTR per la realizzazione delle mappe degli aggregati strutturali. 18

19 Volontario 3: supporto informatico al progetto Centri storici e rischio sismico che riguarda la migliore conoscenza dei centri storici e dei beni di interesse culturale, finalizzata ad un migliore supporto anche in emergenza al rilievo dei danni agli edifici di interesse storico-culturale. Volontario 4: Studio dei vulcani esplosivi presenti nell area mediterranea con impatto diretto sull Italia in caso di emissione di ceneri vulcaniche; Studio di caldere presenti in altre zone della terra con comportamento eruttivo assimilabile a quello dei Campi Flegrei; Ricerca e studio di iniziative di divulgazione e comunicazione del rischio vulcanico intraprese nei vari complessi vulcanici del mondo; I volontari in servizio civile saranno direttamente coinvolti nelle attività sopra descritte ed avranno il compito di supportare tecnici ed esperti del Dipartimento sulla base delle loro specifiche conoscenze. Dopo una formazione iniziale ad ampio spettro, inerente tutte le tematiche del rischio sismico e vulcanico, i volontari saranno seguiti costantemente nel loro lavoro, così da poter raggiungere gli obiettivi prefissati. Nel seguito si descrivono i piani di attuazione di ciascuna linea di attività. 8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi. Piano di attuazione 1 Microzonazione sismica Il piano di attuazione 1 prevede le seguenti 4 fasi di attività, non necessariamente consequenziali: Fase I: definizione degli indirizzi e criteri per l implementazione GIS delle carte di microzonazione sismica; Fase II: acquisizione carte di MS; Fase III: analisi e sintesi dei risultati delle carte di MS; Fase IV: allestimento di un workshop per la chiusura delle attività annuali; Piano di attuazione 2: Riduzione rischio sismico Centri storici Piattaforma di e-learning TRIPOD Il piano di attuazione 2 prevede le seguenti 3 fasi di attività necessariamente consequenziali: Fase I: realizzazione di mappe tematiche e report a partire dai dati di base sul patrimonio edilizio di interesse storico_culturale presenti nel sistema informativo DPC ed acquisiti con CSRS Revisione contenuti del corso 19

20 Rischio Sismico della piattaforma di e-learning TRIPOD. Fase II: elaborazione dei dati forniti dal Ministero per i beni e le attività culturali [MiBAC] nell ambito delle attività del Comitato Tecnico Scientifico interministeriale per la realizzazione, gestione e sviluppo di banche dati di interesse comune. Immissione di nuovi contenuti nel corso Rischio sismico della piattaforma TRIPOD. Fase III: valutazioni sulla vulnerabilità e sull interesse culturale dei centri storici nonché sulle possibili perdite in seguito ad eventi sismici, con la realizzazione di mappe tematiche e report per i diversi livelli territoriali. Supporto al test della piattaforma da parte dei tecnici rilevatori Piano di attuazione 3 Gestione informatizzata delle attività tecniche post terremoto nei com della protezione civile. Il piano di attuazione 3 è articolato, di massima, nelle 4 fasi descritte nel seguito. Fase I o Realizzazione sia in formato cartaceo che numerico, tipo ipertesto, del manuale di gestione della funzione tecnica e censimento danni; o Aggiornamento ed implementazione di tutta la modulistica post terremoto o Studio delle tipologie di censimento danni Aggiornamento delle schede esistenti e predisposizione di nuove schede Fase II Definizione delle attrezzature informatiche e dotazioni minime per lo svolgimento delle attività tecniche post evento nei COM Studio dei layout delle schede in base alla tecnologia Pen & Paper Fase III Individuazione della cartografia in standard WMS e predisposizione delle modalità di accesso ai siti per poterla utilizzare Censimento della cartografia aggiornata tipo CTR per la realizzazione delle mappe degli aggregati strutturali Fase IV Studio dei formati fotografici delle immagini di danno e individuazione di un programma di ridimensionamento automatico e correlazione all archivio delle schede di agibilità e realizzazione della struttura del DB fotografico Piano di attuazione 4 Rischio vulcanico Il piano di attuazione 4 è articolato, di massima, nelle 3 fasi descritte nel seguito. Fase I Ricerca e raccolta delle informazioni nel campo dei vulcani esplosivi presenti nell area mediterranea e delle caldere presenti in altre zone della terra (fonti bibliografiche, informazioni vulcanologiche di base, dati di monitoraggio in realtime, parametri di input per simulazioni); Ricerca e analisi di metodologie e strumenti di disseminazione delle conoscenze scientifiche sui vulcani e sulla previsione delle eruzioni; 20

Prevenzione Formazione ed Informazione

Prevenzione Formazione ed Informazione Il Rischio Sismico Prevenzione Formazione ed Informazione Giuseppe Licata Esperto in Sistemi Informativi Territoriali e Telerilevamento. Laureando in Scienze Geologiche, curriculum rischi geologici Il

Dettagli

MS e CLE: sistemi informativi e diffusione. Maria Ioannilli Università di Roma Tor Vergata

MS e CLE: sistemi informativi e diffusione. Maria Ioannilli Università di Roma Tor Vergata MS e CLE: sistemi informativi e diffusione Maria Ioannilli Università di Roma Tor Vergata La prevenzione del rischio sismico Dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, lo Stato ha emanato un nuovo

Dettagli

SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA 1) Ente proponente il progetto: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile 2) Codice di accreditamento:

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A.

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A. INDICE 1 GENERALITA... 2 2 RESPONSABILITA... 2 3 MODALITA DI GESTIONE DELLA... 2 3.1 DEI NEOASSUNTI... 3 3.2 MANSIONI SPECIFICHE... 4 3.3 PREPOSTI... 4 3.4 ALTRI INTERVENTI FORMATIVI... 4 3.5 DOCUMENTAZIONE

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Rischi naturali Idraulico-idrogeologico Sismico Vulcanico Incendi boschivi e d interfaccia Maremoto Rischi antropici tecnologico trasporti chimico-industriale CNR- IRPI CNR-IRPI

Dettagli

La microzonazione sismica, oggi, in Italia: uno strumento per la mitigazione del rischio. Giuseppe Naso DPC - Ufficio Rischio sismico e vulcanico

La microzonazione sismica, oggi, in Italia: uno strumento per la mitigazione del rischio. Giuseppe Naso DPC - Ufficio Rischio sismico e vulcanico La microzonazione sismica, oggi, in Italia: uno strumento per la mitigazione del rischio Giuseppe Naso DPC - Ufficio Rischio sismico e vulcanico La microzonazione sismica prima del 2008 MS dopo evento

Dettagli

INTESA SULLA COSTITUZIONE DELL UFFICIO SPECIALE PER I COMUNI DEL CRATERE

INTESA SULLA COSTITUZIONE DELL UFFICIO SPECIALE PER I COMUNI DEL CRATERE INTESA SULLA COSTITUZIONE DELL UFFICIO SPECIALE PER I COMUNI DEL CRATERE Il Ministro dell economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per la pubblica amministrazione

Dettagli

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it CHI SIAMO C.I.M. non è un comune consorzio ma una società consortile creata dopo approfonditi studi ed esperienze maturate da un gruppo di specialisti in grado di operare in molte aree geografiche del

Dettagli

Progetto sperimentale VSQ - Valutazione per lo Sviluppo della Qualità delle Scuole

Progetto sperimentale VSQ - Valutazione per lo Sviluppo della Qualità delle Scuole Progetto sperimentale VSQ - Valutazione per lo Sviluppo della Qualità delle Scuole Premessa Nel quadro delle azioni del Ministero da attuare in coerenza con i principi generali contenuti nel Decreto legislativo

Dettagli

Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze

Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze Provincia di Roma Anno 2005 Indice Il problema affrontato...3 Obiettivi attesi/risultati raggiunti...3 Soggetti coinvolti...3 Il

Dettagli

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente

Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Alla c.a. Sindaco/Presidente Segretario Generale Dirigente competente Controllo di Gestione e Misurazione delle Performance: l integrazione delle competenze, la valorizzazione delle differenze e la tecnologia

Dettagli

WebGis - Piano Comprensoriale di Protezione Civile

WebGis - Piano Comprensoriale di Protezione Civile "S@ve - Protezione dell'ambiente per la gestione ed il controllo del territorio, valutazione e gestione emergenze per il comprensorio del Vallo di Diano" I PRODOTTI: WebGis - Piano Comprensoriale di Protezione

Dettagli

La gestione del rischio sismico in Italia

La gestione del rischio sismico in Italia La gestione del rischio sismico in Italia Mauro Dolce Direttore Generale, Dipartimento della Protezione Civile Presidenza del Consiglio dei Ministri Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di

Dettagli

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007 Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione M&IT Consulting s.r.l. Via Longhi 14/a 40128 Bologna tel. 051 6313773 - fax. 051 4154298 www.mitconsulting.it info@mitconsulting.it SVILUPPO,

Dettagli

REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO

REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 126 del 22.11.1999 www.comune.genova.it Regolamento sugli interventi di volontariato ART. 1 Finalità In

Dettagli

Il rischio vulcanico

Il rischio vulcanico Il rischio vulcanico Lic. Scientifico A. Meucci Aprilia Sesta parte Prof. Rolando Neri 2 Alcuni eventi pericolosi nell attività di un vulcano. (Rielaborato da Press e Siever). Il loro verificarsi può provocare

Dettagli

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici Legge Regionale 28 aprile 2009, n. 15 Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici ( B.U. REGIONE BASILICATA N.22 del 2 maggio 2009 Articolo 1 Finalità 1. La presente legge, in

Dettagli

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 REGOLAMENTO CENTRO ON LINE STORIA E CULTURA DELL INDUSTRIA: IL NORD OVEST DAL 1850 ARTICOLO 1 Obiettivi e finalità

Dettagli

Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili

Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili 1. PREMESSA La disciplina dei cantieri temporanei e mobili ha trovato preciso regolamentazione nel Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e nel successivo

Dettagli

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile 1 Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE STRUTTURA DEL PIANO COMUNE DI RIETI SETTORE VI - Ufficio Protezione Civile CODICE DOCUMENTO ELABORATO 0 1-0 1-0 2-0 4

Dettagli

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA Comune di: ATESSA PREMESSA Il Sindaco in qualità di autorità di protezione civile, per la direzione ed il coordinamento del servizio di soccorso e assistenza alla popolazione, si avvale della struttura

Dettagli

Piano di Sviluppo Competenze

Piano di Sviluppo Competenze Piano di Sviluppo Competenze La proprietà e i diritti d'autore di questo documento e dei suoi allegati appartengono a RES. Le informazioni in esso contenute sono strettamente confidenziali. Il documento,

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITA Revisione: Sezione 4 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA

MANUALE DELLA QUALITA Revisione: Sezione 4 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA Pagina: 1 di 5 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA 4.0 SCOPO DELLA SEZIONE Illustrare la struttura del Sistema di Gestione Qualità SGQ dell Istituto. Per gli aspetti di dettaglio, la Procedura di riferimento

Dettagli

R e g i o n e L a z i

R e g i o n e L a z i o R e g i o n e L a z i Titolo del Progetto o del programma: Siamo sicuri che si può lavorare sicuri Identificativo della linea o delle linee di intervento generale/i: Prevenzione degli eventi infortunistici

Dettagli

REGOLAMENTO del Centro Territoriale di Supporto Istituto Comprensivo Calcedonia

REGOLAMENTO del Centro Territoriale di Supporto Istituto Comprensivo Calcedonia Centro Territoriale di Supporto Calcedonia Istituto Comprensivo Calcedonia Via A. Guglielmini, 23 - Salerno Tel: 089792310-089792000/Fax: 089799631 htpp//www.icscuolacalcedoniasalerno.gov.it REGOLAMENTO

Dettagli

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale.

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale. L.R. 4/09/1997, n. 36. Pubblicata nel B.U. Liguria 17 settembre 1997, n. 16, L.R. 30/12/1998, n. 38. Pubblicata nel B.U. Liguria 20 gennaio 1999, n. 1. L.R. 4/08/2006, n. 20. Pubblicata nel B.U. Liguria

Dettagli

Riunione del Comitato di gestione Monitoraggio APQ - 18/12/03

Riunione del Comitato di gestione Monitoraggio APQ - 18/12/03 Riunione del Comitato di gestione Monitoraggio APQ - 18/12/03 Roma, 18 dicembre 2003 Agenda dell'incontro Approvazione del regolamento interno Stato di avanzamento del "Progetto Monitoraggio" Prossimi

Dettagli

PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT

PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT INDICE - Premessa Pag 1 1 Tipologia dei controlli 1 1a Controlli di gestione 1 1b Controlli di ammissibilità

Dettagli

Gli aggiornamenti della normativa italiana e Il Codice dell Amministrazione digitale dlgs 82/05

Gli aggiornamenti della normativa italiana e Il Codice dell Amministrazione digitale dlgs 82/05 Gli aggiornamenti della normativa italiana e Il Codice dell Amministrazione digitale dlgs 82/05 Comune di Nembro Progetti dematerializzazione del Comune di Bergamo 26/092011 Finalità e caratteristiche

Dettagli

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Documento approvato dai dirigenti e dagli incaricati di posizione organizzativa nell incontro del 13.1.2006 PREMESSA Si è conclusa

Dettagli

D. LGS 81/2008. Informazione ai lavoratori

D. LGS 81/2008. Informazione ai lavoratori D. LGS 81/2008 L INFORMAZIONE E LA FORMAZIONE DEI LAVORATORI L ADDESTRAMENTO Informazione ai lavoratori 1. Il datore di lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva una adeguata informazione: a)

Dettagli

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici DISEGNO DI LEGGE Art. 1. (Obiettivi e finalità) 1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere

Dettagli

Le strumentazioni laser scanning oriented per i processi di censimento anagrafico dei patrimoni

Le strumentazioni laser scanning oriented per i processi di censimento anagrafico dei patrimoni CONVEGNO FACILITY MANAGEMENT: LA GESTIONE INTEGRATA DEI PATRIMONI PUBBLICI GENOVA FACOLTA DI ARCHITETTURA 06.07.2010 Le strumentazioni laser scanning oriented per i processi di censimento anagrafico dei

Dettagli

PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE

PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE Definizione obiettivi: descrizione degli obiettivi di piano riferiti agli obiettivi generali

Dettagli

Calamità naturali: il 72% dei residenti in zone a rischio è disposto a sottoscrivere un assicurazione per tutelarsi

Calamità naturali: il 72% dei residenti in zone a rischio è disposto a sottoscrivere un assicurazione per tutelarsi Nuova indagine CINEAS Calamità naturali: il 72% dei residenti in zone a rischio è disposto a sottoscrivere un assicurazione per tutelarsi Il 73% degli intervistati ha vissuto una o più volte catastrofi

Dettagli

REGIONE PIEMONTE. Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte.

REGIONE PIEMONTE. Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte. REGIONE PIEMONTE Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte. (B.U. 16 aprile 2015, n. 15) Il Consiglio regionale ha approvato IL PRESIDENTE

Dettagli

Bandi 2015 ARTE E CULTURA. Protagonismo culturale dei cittadini. www.fondazionecariplo.it

Bandi 2015 ARTE E CULTURA. Protagonismo culturale dei cittadini. www.fondazionecariplo.it Bandi 2015 ARTE E CULTURA Protagonismo culturale dei cittadini BENESSERE COMUNITÀ www.fondazionecariplo.it BANDI 2015 1 Bando senza scadenza Protagonismo culturale dei cittadini Il problema La partecipazione

Dettagli

NOTA METODOLOGICA I DIVERSI CONTRIBUTI

NOTA METODOLOGICA I DIVERSI CONTRIBUTI I DIVERSI CONTRIBUTI I dati per questo 11 Rapporto sulla Formazione nella Pubblica Amministrazione sono stati raccolti dall Osservatorio sui bisogni formativi nella PA istituito presso la SSPA, con il

Dettagli

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte PROTOCOLLO D INTESA TRA LA DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI DEL PIEMONTE E LA REGIONE PIEMONTE PER IL COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DI CATALOGAZIONE DEI BENI CULTURALI DEL TERRITORIO

Dettagli

RISCHIO SISMICO Convegno nazionale Ordine Geologi San Benedetto del Tronto 11-12 settembre 2014

RISCHIO SISMICO Convegno nazionale Ordine Geologi San Benedetto del Tronto 11-12 settembre 2014 LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO E DELLA POPOLAZIONE DAL RISCHIO SISMICO Convegno nazionale Ordine Geologi San Benedetto del Tronto 11-12 settembre 2014 Un esempio di Analisi della Condizione Limite per

Dettagli

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO Elaborata a cura del U.N.U.C.I. Gruppo Provinciale Protezione Civile Ten. F. MESSINA Non dobbiamo mai dare per scontato che a risolvere i nostri problemi siano sempre

Dettagli

Legge accesso disabili agli strumenti informatici

Legge accesso disabili agli strumenti informatici Legge accesso disabili agli strumenti informatici da Newsletter Giuridica: Numero 81-26 gennaio 2004 Pubblicata sulla Gazzetta la Legge in materia di accesso dei disabili agli strumenti informatici, approvata

Dettagli

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLE ATTIVITA' DI PROMOZIONE E SOSTEGNO DELLA RICERCA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE Approvato dal Consiglio direttivo nella seduta

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

CARTA DEI SERVIZI MEDEA

CARTA DEI SERVIZI MEDEA CARTA DEI SERVIZI MEDEA Indice 1. Introduzione 2. MEDEA e la Carta dei Servizi: chi siamo, obiettivi e finalità 3. I principi fondamentali 4. Standard qualitativi 5. I servizi erogati 6. Validità della

Dettagli

VERIFICA DI VULNERABILITA SISMICA DEGLI EDIFICI

VERIFICA DI VULNERABILITA SISMICA DEGLI EDIFICI VERIFICA DI VULNERABILITA SISMICA DEGLI EDIFICI Verifica di vulnerabilità sismica Pagina 2 di 8 INDICE Premessa...3 Classificazione sismica...3 Vulnerabilità sismica...5 Indagini...5 Calcolo...6 Verifica

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: "MANTENIMENTO E SVILUPPO DELL ATTIVITA DEL LABORATORIO TERRITORIALE PROVINCIALE NODO IN.F.E.

PROTOCOLLO DI INTESA PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: MANTENIMENTO E SVILUPPO DELL ATTIVITA DEL LABORATORIO TERRITORIALE PROVINCIALE NODO IN.F.E. PROTOCOLLO DI INTESA PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: "MANTENIMENTO E SVILUPPO DELL ATTIVITA DEL LABORATORIO TERRITORIALE PROVINCIALE NODO IN.F.E.A. DELLA PROVINCIA DI ROVIGO E IL POTENZIAMENTO DELLA

Dettagli

Scheda A Descrizione del progetto di accompagnamento

Scheda A Descrizione del progetto di accompagnamento Scheda A Descrizione del progetto di accompagnamento Si ricorda che il Programma Housing della Compagnia di San Paolo finanzierà il progetto di accompagnamento per un massimo di 12 mesi 1. Denominazione

Dettagli

IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE Si chiede di iniziare dal punto 3 dell ordine del giorno. I Consiglieri sono d accordo. Illustra l Assessore Diegoli. IL CONSIGLIO COMUNALE PREMESSO CHE: - rientra tra gli obiettivi dell Amministrazione

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI Art. 1 Finalità La Provincia di Genova, in attuazione di quanto previsto dal proprio Statuto, promuove la cultura della

Dettagli

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE A.S. Dott.ssa Carmen Prizzon Il progetto Operazione complessa unica e di durata limitata rivolta a produrre un risultato specifico attraverso

Dettagli

BANCHE DATI NATURALISTICHE REGIONE PIEMONTE (BDNRP) Deontologia e norme per l utilizzo e l accesso ai dati

BANCHE DATI NATURALISTICHE REGIONE PIEMONTE (BDNRP) Deontologia e norme per l utilizzo e l accesso ai dati BANCHE DATI NATURALISTICHE REGIONE PIEMONTE (BDNRP) Deontologia e norme per l utilizzo e l accesso ai dati Sommario 1 Finalità...1 2 Origine dei dati...1 3 Proprietà dei dati...2 4 Proprietà dei software...2

Dettagli

Comitato di Coordinamento

Comitato di Coordinamento Coomitaatoo t ddi i Coooorddi r i nnaamenntoo e t ddeel llee Orrggaannizzzaazioonni i z zi i ddi i Vooloonntaarri l t i aatoo t ddellaa PPrrootezioonnee Civvili ill ee Reggoolaameenntoo e l t Art. 1 Premessa

Dettagli

LIFE09ENVIT000188-EnvironmentalCOoperation model for Cluster - Acronimo: ECO-CLUSTER

LIFE09ENVIT000188-EnvironmentalCOoperation model for Cluster - Acronimo: ECO-CLUSTER -EnvironmentalCOoperation model for Cluster - Acronimo: ECO-CLUSTER Linee Guida Modello di gestione ambientale ECO-CLUSTER:adempimenti normativi ambientali Comune di Collagna Responsabile dell azione Istituto

Dettagli

BANDO. Progetti di formazione per il volontariato

BANDO. Progetti di formazione per il volontariato BANDO Progetti di formazione per il volontariato Anno 2016 1. Chi può presentare I progetti possono essere presentati da tutte le associazioni di volontariato con sede legale nel territorio della regione

Dettagli

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Articolo 1 (Campo di applicazione) Il presente decreto si

Dettagli

Le Raccomandazioni ministeriali per la prevenzione dei rischi in chirurgia: linee di indirizzo regionali di implementazione a livello aziendale

Le Raccomandazioni ministeriali per la prevenzione dei rischi in chirurgia: linee di indirizzo regionali di implementazione a livello aziendale Le Raccomandazioni ministeriali per la prevenzione dei rischi in chirurgia: linee di indirizzo regionali di implementazione a livello aziendale PREMESSA Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE INDICE Scopo...2 Generalità...2 Mansionario Reperibile...3 Principi generali...3 Mansioni...3 Procedura Attivazione...3 Procedura reperibile... 12 Schede Segnalazione Criticità... 17 Schede Danni Ente

Dettagli

Ordinanza n. 20 del 19 febbraio 2013

Ordinanza n. 20 del 19 febbraio 2013 IL PRESIDENTE IN QUALITA DI COMMISSARIO DELEGATO AI SENSI DELL ART. 1 COMMA 2 DEL D.L.N. 74/2012 CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA LEGGE N. 122/2012 Ordinanza n. 20 del 19 febbraio 2013 Programmazione

Dettagli

Ruolo e attività del punto nuova impresa

Ruolo e attività del punto nuova impresa SISTEMA DOTALE E CULTURA D IMPRESA: UNA RETE DI SERVIZI PER IL TERRITORIO MANTOVANO a cura di Alessandra Ligabue PROMOIMPRESA Ruolo e attività del punto nuova impresa PromoImpresa, in qualità di Azienda

Dettagli

Manuale del Sistema di Gestione Integrato per la Qualità e l Ambiente INDICE

Manuale del Sistema di Gestione Integrato per la Qualità e l Ambiente INDICE Pag. 1 di 5 RESPONSABILITÀ DELLA DIREZIONE INDICE 1. Scopo... 2 2. Principi guida... 2 3. Politica per la qualità e l Ambiente... 2 4. Pianificazione... 2 5. Responsabilità, autorità e comunicazione...

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE

REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE COMUNE DI CORMANO PROVINCIA DI MILANO REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE (approvato con deliberazione C.C. n. 58 del 01/12/2003) 1 INDICE ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART. 6 AMBITO DI

Dettagli

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016.

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. Indice: Premessa 1. FONTI NORMATIVE 2. STRUMENTI 3. DATI DA PUBBLICARE 4. INIZIATIVE DI

Dettagli

MIUR.AOODGEFID.REGISTRO DEI DECRETI DIRETTORIALI.0000050.25-11-2015

MIUR.AOODGEFID.REGISTRO DEI DECRETI DIRETTORIALI.0000050.25-11-2015 MIUR.AOODGEFID.REGISTRO DEI DECRETI DIRETTORIALI.0000050.25-11-2015 Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca IL DIRETTORE GENERALE VISTA la legge 18 dicembre 1997, n. 440, recante istituzione

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO APPROVATO DAL CONSIGLIO GENERALE NELL ADUNANZA DEL 28/06/2013 Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro 1 INDICE AMBITO DI APPLICAZIONE p. 3 TITOLO I: PRINCIPI

Dettagli

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio REGIONANDO 2001 REGIONE LIGURIA Settore Assetto del territorio e Controllo Tecnico ATTIVITÀ REGIONALI PER LA QUALIFICAZIONE E SOSTEGNO DEGLI ENTI LOCALI LIGURI NELLA DIFESA DEL SUOLO E NELLA TUTELA DELLA

Dettagli

SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA (Allegato 1) SCHEDA PROGETTO PER L IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Dipartimento della Protezione Civile 2) Codice di accreditamento: NZ02284 3) Albo

Dettagli

5 La popolazione disabile

5 La popolazione disabile 5 La popolazione disabile Problematiche inerenti alle fonti dei dati sulla disabilità L Osservatorio per le politiche sociali dell Amministrazione Provinciale ha intrapreso un complesso lavoro di censimento

Dettagli

SLAM: UN PROGETTO PER LA MAPPATURA E IL MONITORAGGIO DELLE FRANE

SLAM: UN PROGETTO PER LA MAPPATURA E IL MONITORAGGIO DELLE FRANE ORDINE REGIONALE DEI GEOLOGI PUGLIA SLAM: UN PROGETTO PER LA MAPPATURA E IL MONITORAGGIO DELLE FRANE Antonio Buonavoglia & Vincenzo Barbieri Planetek Italia s.r.l. n 2/2004 pagg. 32-36 PREMESSA Il progetto

Dettagli

IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI di concerto con IL MINISTRO DELLA SALUTE

IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI di concerto con IL MINISTRO DELLA SALUTE Decreto del Ministero dell interno 4 febbraio 2011 Definizione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni di cui all art. 82, comma 2, del D.Lgs. 09/04/2008, n. 81, e successive modifiche ed integrazioni.

Dettagli

Comune di Nuoro DISCIPLINARE PER LA FORMAZIONE DELLE RISORSE UMANE. Settore AA.GG. e Personale. Ufficio Formazione

Comune di Nuoro DISCIPLINARE PER LA FORMAZIONE DELLE RISORSE UMANE. Settore AA.GG. e Personale. Ufficio Formazione Comune di Nuoro Settore AA.GG. e Personale Ufficio Formazione DISCIPLINARE PER LA FORMAZIONE DELLE RISORSE UMANE Ultimo aggiornamento settembre 2008 Art. 1 (Oggetto e finalità) 1. Le disposizioni contenute

Dettagli

Linee guida per le Scuole 2.0

Linee guida per le Scuole 2.0 Linee guida per le Scuole 2.0 Premesse Il progetto Scuole 2.0 ha fra i suoi obiettivi principali quello di sperimentare e analizzare, in un numero limitato e controllabile di casi, come l introduzione

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

Presidiare una consultazione online

Presidiare una consultazione online Progetto PerformancePA Ambito A - Linea 1 - Una rete per la riforma della PA Presidiare una consultazione online Autore: Maria Antonietta Sanna Artizzu, Laura Manconi Creatore: Formez PA, Progetto Performance

Dettagli

Preso atto che la somma da destinare alla formazione prevista nel bilancio di previsione dell Unione, è pari a 9.600,00 per l anno 2014;

Preso atto che la somma da destinare alla formazione prevista nel bilancio di previsione dell Unione, è pari a 9.600,00 per l anno 2014; Richiamate le delibera del Cda n. 20 del 30/12/2010 e dell Assemblea n. 5 del 13/06/2013 con le quali si recepisce il trasferimento all Unione dei Comuni il servizio per la gestione in forma associata

Dettagli

ARTICOLO TECNICO Smart-MED-Parks: il Software

ARTICOLO TECNICO Smart-MED-Parks: il Software ARTICOLO TECNICO Smart-MED-Parks: il Software Introduzione Da Febbraio 2013, data di lancio del progetto Smart-MED-Parks, sono state realizzate un insieme di azioni al fine di: - Aumentare il livello di

Dettagli

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 Non essendo l evento sismico prevedibile, non è possibile stabilire delle soglie di allerta come, ad esempio, per gli eventi idrogeologici.

Dettagli

Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente. U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO

Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente. U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO ATTUAZIONE DEL PROGETTO REBIR Risparmio Energetico, Bioedilizia, Riuso Data 29.01.2009

Dettagli

Proposte di attività con le scuole

Proposte di attività con le scuole In collaborazione con i Comuni di Cismon del Grappa, Valstagna, San Nazario, Campolongo sul Brenta, Solagna, Pove del Grappa, Romano d Ezzelino, Bassano del Grappa OP!IL PAESAGGIO È UNA PARTE DI TE Proposte

Dettagli

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO 1. Finalità degli interventi emblematici 2 2. Ammontare delle assegnazioni e soggetti destinatari 2 3. Aree filantropiche di pertinenza

Dettagli

REGIONANDO 2001. Regione Veneto Area Tecnico Scientifica-Servizio Prevenzione Industriale Censimento Industrie a Rischio di incidente Rilevante

REGIONANDO 2001. Regione Veneto Area Tecnico Scientifica-Servizio Prevenzione Industriale Censimento Industrie a Rischio di incidente Rilevante REGIONANDO 2001 Regione Veneto Area Tecnico Scientifica-Servizio Prevenzione Industriale Censimento Industrie a Rischio di incidente Rilevante Parte 1: Anagrafica Titolo del Progetto: Censimento Industrie

Dettagli

Comune di Firenze Direzione Servizi Sociali

Comune di Firenze Direzione Servizi Sociali Comune di Firenze Direzione Servizi Sociali Avviso pubblico esplorativo per la ricerca e la selezione di proposte progettuali, ai sensi dell art. 60 del Regolamento generale per l attività contrattuale

Dettagli

AUDIT. 2. Processo di valutazione

AUDIT. 2. Processo di valutazione AUDIT 2. Processo di valutazione FASE ATTIVITA DESCRIZIONE Inizio dell'audit Inizio dell attività Costituzione del gruppo di valutazione sulla base delle competenze generali e specifiche e dei differenti

Dettagli

I principali servizi educativi gestiti direttamente dal comune sono i nidi, le scuole dell infanzia e i ricreatori.

I principali servizi educativi gestiti direttamente dal comune sono i nidi, le scuole dell infanzia e i ricreatori. I Servizi Educativi del Comune di Trieste rappresentano una tradizione storica, un patrimonio di tradizione culturale di cui la città e le famiglie vanno orgogliose. Un patrimonio storico che negli anni

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

MODALITÀ ORGANIZZATIVE E PIANIFICAZIONE DELLE VERIFICHE SUGLI IMPIANTI

MODALITÀ ORGANIZZATIVE E PIANIFICAZIONE DELLE VERIFICHE SUGLI IMPIANTI Pagina:1 di 6 MODALITÀ ORGANIZZATIVE E PIANIFICAZIONE DELLE VERIFICHE SUGLI IMPIANTI INDICE 1. INTRODUZIONE...1 2. ATTIVITÀ PRELIMINARI ALL INIZIO DELLE VERIFICHE...2 3. PIANO OPERATIVO DELLE ATTIVITÀ...2

Dettagli

Art. 1 (Finalità) Art. 2 (Funzioni della Regione)

Art. 1 (Finalità) Art. 2 (Funzioni della Regione) LEGGE REGIONE MARCHE 11 NOVEMBRE 2008, N. 32 Art. 1 (Finalità) Art. 2 (Funzioni della Regione) Art. 3 (Istituzione del Forum permanente) Art. 4 (Iniziative di prevenzione) Art. 5 (Informazione) Art. 6

Dettagli

PROGETTO SCUOLA 150 anni Grande Italia

PROGETTO SCUOLA 150 anni Grande Italia PROGETTO SCUOLA 150 anni Grande Italia Nel mondo ci sono 150 milioni di Italici: sono i cittadini italiani d origine, gli immigrati di prima e seconda generazione, i nuovi e vecchi emigrati e i loro discendenti,

Dettagli

SOMMARIO. Art. 8 Conoscenza dei bisogni e valutazione del gradimento dei servizi

SOMMARIO. Art. 8 Conoscenza dei bisogni e valutazione del gradimento dei servizi Regolamento per il funzionamento dell Ufficio relazioni con il Pubblico Approvato con deliberazione della Giunta Provinciale N.128 del 15.09.2005 SOMMARIO Art. 1 Principi generali Art. 2 Finalità e funzioni

Dettagli

AGENDA 21 LOCALE DELLE PROVINCE D ABRUZZO

AGENDA 21 LOCALE DELLE PROVINCE D ABRUZZO Regione Abruzzo AGENDA 21 LOCALE DELLE Rete Agende 21 Locali della Regione Abruzzo PIANO DI LAVORO della PROVINCIA DELL AQUILA PREMESSA L Agenda 21 è il documento messo a punto a livello mondiale durante

Dettagli

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale.

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Il presente materiale didattico costituisce parte integrante del percorso formativo

Dettagli

Direzione Centrale Audit e Sicurezza IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE

Direzione Centrale Audit e Sicurezza IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE Maggio 2006 1 La costituzione dell Audit Interno La rivisitazione del modello per i controlli di regolarità amministrativa e contabile è stata

Dettagli

REPORT 2013 FABBISOGNI FORMATIVI AZIENDALI

REPORT 2013 FABBISOGNI FORMATIVI AZIENDALI REPORT 2013 FABBISOGNI FORMATIVI AZIENDALI - Area informatica - Area linguistica - Area commerciale e vendita - Area amministrazione e controllo - Area produzione e logistica - Area energia e ambiente

Dettagli

Progetto Future School

Progetto Future School Progetto Future School Agosto 2015 Prof. Luigi Lattanzi Responsabile Ufficio Tecnico IIS A. Di Savoia L Aquila Via Acquasanta 67100 - L'Aquila 1 L area di progetto Il progetto propone una opportunità di

Dettagli

Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri

Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri AREA FUNZIONALE PRIMA ( ex A1 e A1S ) Appartengono a questa Area funzionale i lavoratori che svolgono attività ausiliarie, ovvero lavoratori che svolgono

Dettagli

ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione

ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione PROVINCIA DI POTENZA Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio Home PIANO D AZIONE ENEPOLIS Indice ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione L attività E comprende tre azioni specifiche;

Dettagli

Avviso per la realizzazione dei progetti di riuso

Avviso per la realizzazione dei progetti di riuso Avviso per la realizzazione dei progetti di riuso IL PRESIDENTE Premesso che: - per progetti cofinanziati dal primo avviso di e-government, si intendono i progetti riportati negli allegati A e B del decreto

Dettagli