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1 Diocesi Firenze Caritas diocesana Firenze Via dei Pucci, Firenze FI tel caritasfirenze@caritasfirenze.it sito: Caritas diocesana Firenze 1

2 Il Laboratorio scheda di presentazione Nome del Laboratorio Ambito del confronto LABORATORIO DIOCESANO PER LA PROMOZIONE E L ACCOMPAGNAMENTO DELLE CARITAS PARROCCHIALI VERSO UNA PASTORALE INTEGRATA Data di nascita anno pastorale responsabile (che tiene anche i rapporti con gli altri Uffici pastorali) 1 vicedirettore Caritas per la pastorale 1 coordinatore 18 rappresentanti dei vicariati Composizione Questo gruppo ha avuto un mandato triennale ed ha lavorato soprattutto per la realizzazione di sussidiazione di vario tipo sia per le parrocchie che per i giovani, le famiglie, ecc. Attualmente il Laboratorio sta ridefinendo ruoli e compiti dei membri. In questo anno sabbatico e con questo obiettivo di revisione sta lavorando l Equipe di Coordinamento: responsabile vicedirettore Caritas per la pastorale coordinatore Segni particolari Trovare una via trasversale per il lavoro tra i vari Uffici pastorali diocesani Caritas diocesana Firenze 2

3 per saperne di più - identità - contesto - ambito di lavoro privilegiato IL LABORATORIO: IDENTITÀ Il Laboratorio diocesano per la promozione e l accompagnamento delle Caritas parrocchiali è nato nell anno pastorale come espressione del Servizio Educazione alla Pace e alla Mondialità Promozione Caritas (SEPM) che si occupa di tutti gli aspetti pastorali della Caritas fiorentina. E è nato per cercare di strutturare quanto già veniva fatto per le Caritas parrocchiali, ma soprattutto per trovare una via trasversale per il lavoro tra i vari Uffici pastorali diocesani che nell anno precedente avevano iniziato un cammino (per lo meno di programmazione pastorale) comune. Il Laboratorio è nato con questa composizione: 1 responsabile (che tiene anche i rapporti con gli altri Uffici pastorali) 1 vicedirettore Caritas per la pastorale 1 coordinatore 18 rappresentanti dei vicariati Questa composizione di durata triennale (fino al 2004) ha lavorato soprattutto per la realizzazione di sussidiazione di vario tipo sia per le parrocchie che per altri ambiti specifici di pastorale (giovani, famiglie, ecc.). Attualmente il Laboratorio, non ancora rinnovato per un nuovo triennio, è in un anno sabbatico che serve a ridefinire ruoli e compiti dei partecipanti e soprattutto a ricollocarlo tra gli strumenti a disposizione della Caritas e della Diocesi per la promozione e l accompagnamento delle Caritas parrocchiali. In questo anno e con questo obiettivo lavorano nel Laboratorio (Equipe di Coordinamento): 1 responsabile (che tiene anche i rapporti con gli altri uffici pastorali) 1 vicedirettore Caritas per la pastorale 1 coordinatore Le riunioni del Laboratorio sono riportate nel Calendario pastorale della Diocesi, quindi rientrano a pieno titolo tra le attività a carattere diocesano (questa è una sottolineatura importante che differenzia ad esempio le attività di vario tipo di altri gruppi di altri Uffici pastorali che non sono indicate nel citato Calendario). Le riunioni (a regime) sono ogni 6 settimane e sono preparate dall Equipe di Coordinamento. Negli incontri, le decisioni si prendono analizzando le problematiche e cercando risposte o proposte in sintonia con le indicazioni pastorali dell Arcivescovo (libro biblico, vicariati da seguire con particolare cura, ecc.) Caritas diocesana Firenze 3

4 IL CONTESTO Dati relativi alla Diocesi (dal sito ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana) Superficie: Abitanti: Parrocchie: 321 Sacerdoti secolari: 424 Sacerdoti regolari: 221 Diaconi permanenti: 53 Altre informazioni fornite dalla Caritas diocesana La Diocesi di Firenze è molto eterogenea: ci sono piccole parrocchie (100/300 ab.) accanto a parrocchie molto popolose (18.000/ ab.): la dimensione vicariale non è ancora ben compresa da tutti (laici e preti) e pertanto gli organismi trasversali (es. consiglio pastorale vicariale) faticano a decollare. La Diocesi conta abitanti, 321 parrocchie, circa 700 tra preti (diocesani e non) e diaconi permanenti. Ha un vescovo, un vescovo ausiliare, un vescovo emerito. AMBITO DI LAVORO PRIVILEGIATO Gli ambiti su cui, prevalentemente, si coagula la testimonianza dellʹesperienza presentata sono la lettura del territorio, la formazione, l accompagnamento ed i sussidi. Il nostro lavoro è nato, infatti, dalla necessità di dare organicità all esistente fino al momento in cui si è costituita la necessità di imparare a progettare il futuro. Gli obiettivi che orientavano il nostro progettare sono la lettura del territorio, la formazione, l accompagnamento ed i sussidi. Le azioni per il raggiungimento degli obiettivi sono state molteplici e tutte con risultato positivo: in tre anni il Laboratorio ha lavorato con molto slancio sui quattro obiettivi che si era proposto. Gli aspetti più faticosi che,tuttavia ritardato il processo di lavoro sono stati l eterogeneità del territorio diocesano, l alto numero di partecipanti al Laboratorio, la necessità di formare un organismo più snello. Punto di forza, per contro, è stata ed è tuttora la collocazione nel progetto pastorale diocesano. Anche l anno sabbatico che stiamo vivendo, con l individuazione di una proposta definita per il Laboratorio, da consegnare al Vescovo per la sua valutazione, e l avvio di un nuovo triennio di lavoro, costituirà un significativo punto di svolta e, crediamo, occasione ulteriore di crescita. I risultati ed i cambiamenti sono consecutivi, nel senso che: rispetto al dare organicità all esistente questo si è pienamente realizzato; rispetto al lavoro con le parrocchie si è rafforzato il rapporto con quelle già conosciute e si sono aperti nuovi canali di lavoro con le altre; rispetto alla sussidiazione il Laboratorio è in grado di offrire percorsi e materiali per esigenze diverse (lo stesso già citato sussidio per la Quaresima viene ulteriormente mediato per quanti ne facciano richiesta). Caritas diocesana Firenze 4

5 Allegati strumenti di lavoro Questi materiali sono disponibili sul sito: Allegato n. 1: Schede per la riflessione nei gruppi e nelle parrocchie Allegato n. 2: Progetto di formazione per gli operatori di Caritas interparrocchiali Allegato n. 3: Catechesi. Liturgia, carità: alcune idee per l iniziazione cristiana dei ragazzi Caritas diocesana Firenze Allegati 5

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11 CATECHESI, LITURGIA, CARITÀ: alcune idee per l iniziazione cristiana dei ragazzi a cura di Luca Orsoni Il quesito che ci poniamo non è semplice: quale percorso formativo per l educazione dei giovani, ma direi dei ragazzi e dei bambini, alla testimonianza della carità? Ovviamente non esiste una ricetta, ma solo la proposta di alcune piste di lavoro comuni per tutti gli operatori pastorali. Ancora una volta è bene partire da Evangelizzazione e testimonianza della carità, la nostra carta pastorale, che al n. 28 suggerisce: far maturare delle comunità parrocchiali che abbiano la consapevolezza di essere soggetto di una catechesi permanente e integrale, di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di una testimonianza di servizio attenta e operosa se la comunità ecclesiale è stata realmente raggiunta e convertita dalla parola del vangelo, se il mistero della carità è celebrato con gioia e armonia nella liturgia, l annuncio e la celebrazione del vangelo della carità non può non continuare nelle tante opere della carità testimoniata con la vita e con il servizio. Queste parole senz altro fanno riflettere, sono provocazioni come è provocazione, per noi adulti, la spontaneità di tanti ragazzi nel farsi carico degli altri. Bene: occorre però motivare e trasformare questa spontaneità in una scelta voluta per poter davvero essere valorizzata e portata ad esempio per altri. Occorre, cioè, riflettere una volta per tutte su un tema, la carità, che all interno delle nostre comunità parrocchiali, ma potrei dire tranquillamente della Chiesa in genere, vive più il momento del fare, dell operare che quello del formare; e anche laddove esiste un minimo di cammino formativo è comunque sempre finalizzato a trovare soluzioni per fronteggiare emergenze. La volontà nei ragazzi non manca, tanti esempi lo dimostrano, manca però la capacità di pensare e preparare strutture adatte alla loro possibilità, favorendo al massimo la dimensione della carità che è già insita in loro. Va tenuto presente, prima di affrontare in concreto alcune piste di lavoro, la dimensione globale della vita che oggi esiste nella nostra società; i ragazzi sono molto a loro agio in questa globalità, sono i primi ad essere interessati da tutto ciò che accade soprattutto quando questo è estremizzato in positivo o in negativo. La conseguenza di questo è la loro disponibilità a lasciarsi coinvolgere, se non addirittura ad emulare ciò che accade. I mass media ci fanno vedere in mille occasioni bambini e ragazzi di fronte a grandi tragedie o grandi slanci. In Matteo 18 il Signore ci dice: se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perché? Perché il bambino sente spontaneamente il bisogno di giustizia, di solidarietà, lo stimolo ad aiutare gli altri. L adolescente poi, nella globalità del mondo sopraccitata, si apre con facilità ai grandi problemi ed è entusiasta quando vede che la sua presenza può essere di aiuto per qualcuno. In considerazione di quanto detto finora, chi realmente può aiutare i ragazzi a fare sintesi delle provocazioni che ricevono dall esterno? La famiglia? La parrocchia? La scuola? Il gruppo dei coetanei? (oggi detto la compagnia). Sulla carta sono tutte agenzie educative deputate a farlo, ma in realtà chi insegna oggi ad un ragazzo a leggere con discernimento la notizia su un quotidiano, a filtrare i messaggi televisivi? È il primo compito di educazione alla carità, in apparenza semplicissimo, ma che in realtà richiede molto lavoro per non fermarsi ad accettare superficialmente quello che altri ci propinano ad hoc. Pensiamo ad esempio al gruppo degli amici: è li che si passa il tempo libero, è li che tra parolacce e liti si cerca di cambiare il mondo ma è anche li che spesso i nostri ragazzi sono soli; e questo permette loro di agire spesso in positivo, ma altre volte, purtroppo, in negativo. Quindi, da buoni educatori, è certamente necessario favorire e lasciare spazio alla crescita della coscienza personale, ma sempre offrendo la completa gamma di valori presenti sul mercato della vita. Caritas diocesana Firenze Allegato 3 11

12 In termini più catechistici dovremmo dire che la catechesi dovrebbe essere attenta a conservare ciò che è insito nella coscienza di ogni ragazzo (ma anche adulto) facendo al tempo stesso emergere tutti quei valori e quegli atteggiamenti provocatori non sempre in linea con il contesto attuale della nostra società. Su questo potremmo senz altro attingere ad una serie di fonti che la Chiesa ci offre: il Documento Base (1988), la Lettera del Papa ai bambini (1994), la Lettera dei Vescovi ai Bambini (1979); ma è nella vita delle nostre comunità che occorre impostare il lavoro formativo per favore il cammino educativo alla carità dei ragazzi. Prendiamo ad esempio liturgia domenicale: quando mai abbiamo sottolineato ai nostri ragazzi che alcuni semplici momenti come lo stare a sedere accanto, fare gesti comuni, darsi la mano, scambiarsi la pace, rendono immediata l educazione alla carità; nella liturgia, vuoi perché si canta, vuoi perché si vive il clima di festa, è naturale volersi bene: ma poi fuori? È da qui che inizia il difficile compito della Caritas parrocchiale. Come ben sapete è l impegno specifico, primario direi, della Caritas parrocchiale aiutare l intera comunità a prendere coscienza della centralità della carità nella vita della comunità stessa, senza per forza delegare ad alcuni, gruppi o singoli che essi siano. Questo compito deve essere affidato anche ai più piccoli, studiando per loro itinerari, strutture, strumenti: occorre trovare luoghi e spazi in cui la carità possa essere vissuta dal gruppo di catechismo, dal gruppo giovanile. Si può dire che quei luoghi e quegli spazi sono il luogo stesso della loro esperienza di comunità: la fede non è un insieme di belle teorie imparate sui banchi, seppure di parrocchia, ma una occasione per scelte di vita positive, talvolta scomode, controcorrente, impegnative, ma vissute nella concretezza della vita di ogni giorno. Il ragazzo in parrocchia non può essere posto davanti a tre momenti distinti: quello formativo (il catechismo), quello celebrativo (la messa domenicale), quello caritativo (la visita natalizia alla casa di riposo), ha bisogno di vedere un unico momento! TRACCIA DI LAVORO PER LA C.P. Concretamente, qual è il percorso tipo, la pista di lavoro, che ogni parrocchia può adottare? 1) La realizzazione del PROGETTO PASTORALE attento sia alla dimensione formativa che a quella della testimonianza della carità. 2) la costituzione di una RETE TRA I GRUPPI che lavorano in parrocchia, in modo particolare tra gruppi che si occupano di formazione (catechesi) e gruppi che si occupano di carità (S. Vincenzo, Misericordia ) 3) L inserimento nel PERCORSO FORMATIVO DELLA CARITAS PARROCCHIALE non solo degli addetti ai lavori, ma dell intera comunità parrocchiale al fine di favorire una certa sensibilità ai grandi temi della solidarietà, dell accoglienza, ma anche ai bisogni concreti di ogni giorno. E quali sono gli strumenti che rendono parte attiva la Caritas parrocchiale? a) La creazione di un cartello con i bisogni e le risorse della comunità (qui i ragazzi potrebbero essere davvero coinvolti nel censire, nell intervistare, nel realizzare concretamente qualcosa vedi banca del tempo); b) L impulso al coordinamento delle varie attività di volontariato presenti sul territorio parrocchiale; c) Lo stimolo, attraverso proposte facilmente realizzabili, ma allo stesso tempo sufficientemente creative (vendita di dolci, fiere, mercatini), dei ragazzi alla compartecipazione alla Caritas diocesana Firenze Allegato 3 12

13 vita delle strutture che operano nel territorio parrocchiale (i ragazzi si sentono utili a qualcosa). Quando si parla di ragazzi vorremmo sempre avere a che fare con degli esseri perfetti, per cui in parrocchia vanno bene quelli che sanno cantare e pregare, a scuola è bello quando tutti stanno seduti al loro posto a sentire la maestra, in famiglia sono figli modello quelli che non si staccano mai dai genitori, ecc. Ma grazie a Dio le cose vanno diversamente: la voglia di crescere in fretta porta i ragazzi a uscire dagli schemi preconfezionati da noi adulti e a lanciarsi in avventure che a volte, purtroppo, hanno dei risvolti negativi, ma che quasi sempre permettono loro di essere in continua ricerca di cose nuove ed entusiasmanti. Se possibile, aiutiamoli a scoprire quattro cose: 1. il dono di sé: avere fede nelle proprie capacità, sapere spendere bene i doni che Dio ci ha dato, capire che la vita è bella non perché uno sa fare tutto, ma perché per fare tutto c è bisogno di tutti; 2. l incontro con gli altri: oggi non è scontato che l incontro con gli altri sia positivo; mille timori favoriscono una grande chiusura; aiutiamoli ad avere con tutti un rapporto profondamente positivo, di fiducia, di apertura; le capacità dell uno completano quelle dell altro; 3. l incontro con il mondo: il mondo che i nostri ragazzi incontrano spesso non è quello reale; il vero incontro con il mondo è fatto di incontri con situazioni dure, difficoltà, opinioni diverse; aiutiamoli a ragionare in termini universali e non individualistici; 4. l incontro con il povero: il ragazzo deve mantenere gli occhi aperti senza però diventare integralista, passatemi il termine; deve essere aiutato a saper vedere non solo coloro che sono nella stessa sua situazione; un mondo nuovo si crea partendo dagli ultimi, dai poveri, perché, come ci dice il Signore, loro saranno sempre con noi. Educare i ragazzi alla carità significa allora avere fiducia nel mondo e nel futuro: in un futuro di pace e di giustizia, dove anche i diritti dei più deboli siano rispettati. Caritas diocesana Firenze Allegato 3 13

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