Attaccamento e Disagio Psicologico in Adolescenza. Attaccamento e disadattamento in adolescenza

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1 Attaccamento e Disagio Psicologico in Adolescenza Attaccamento e disadattamento in adolescenza La teoria dell attaccamento rappresenta l applicazione più felice dell etologia ai fini dello studio dei fattori che determinano il disadattamento sociale e affettivo. I lavori condotti all interno di questo paradigma vanno sempre più ponendosi in termini di ricerche che hanno come scopo principale l individuazione dei fattori di rischio per lo sviluppo di psicopatologie. Queste non vengono lette come arresti o regressioni, né come semplici incompetenze intraindividuali, ma vengono concettualizzate in termini relazionali. La teoria propone che le relazioni, e le difficoltà ad esse legate, possono influenzare i disturbi psichiatrici in tre modi distinti ma interconnessi (Holmes, 1994). Primo, la rottura o la disgregazione dei legami affettivi è di per sé probabilmente una causa di disturbo: molte delle emozioni più intense sorgono durante la formazione, il mantenimento, la distruzione e il rinnovarsi di relazioni d attaccamento; secondo, la internalizzazione di pattern d attaccamento disturbati, può influenzare le relazioni successive in modo da rendere la persona sia più esposta che più vulnerabile allo stress; terzo, la percezione attuale delle proprie relazioni e l uso che la persona ne fa, può renderla più o meno soggetta a crolli psicologici di fronte alle difficoltà. Molti studiosi hanno preso in esame gli stili d attaccamento di persone giovani, in quel momento di transizione in cui si cercano nuove relazioni con i pari, e i modelli operativi possono costituire un ostacolo alla realizzazione di una esperienza relazionale sufficientemente prolungata da risultare eventualmente correttiva (Ammaniti, 1992). Un problema di fondo è rappresentato dalla natura self-report degli strumenti utilizzati nella maggior parte delle ricerche: non sempre gli adolescenti sono coscienti del proprio modo di rapportarsi agli altri e capaci di descriverlo, perché le loro capacità d introspezione e di autoriflessione sono in via di sviluppo. Proprio l esperienza affettiva di una amicizia o di un amore dovrebbero portare allo stabilizzarsi progressivo dell immagine di sé relazionale, che si esprime negli strumenti di autovalutazione.

2 Sfide evolutive e rischi dell adolescenza Il processo di formazione di una identità stabile, in cui l individuo si trovi a suo agio, che sia indipendente dalla famiglia e basata su nuovi e diversi attaccamenti ricchi di significato, impegna ogni persona lungo tutto l arco dell adolescenza. Erikson si è servito del paragone del trapezista per descrivere l adolescente. Inerente, nel paragone, c è l invito a correre un rischio, e precisamente quello di rinunciare a tutto ciò che è noto, sicuro e prevedibile (infanzia) e muoversi verso un mal definito futuro (maturità). L accettazione di questo rischio è il primo requisito per essere immatricolato come adolescente. Se i fenomeni di maturazione psichica adolescenziale ruotano intorno alla definizione dell identità, cioè di una stabile rappresentazione emotivo-cognitiva del sé corporeo e mentale, tale maturazione avviene poi inevitabilmente attraverso momenti fisiologici di instabilità, che rendono particolarmente delicati l identificazione e l inquadramento dei disturbi psicologici. Lo sviluppo fisico, psichico e relazionale si accompagna a periodi passeggeri, ma intensi e spesso improvvisi, di chiusura in sé, sconforto, agitazione, bizzarrie o stranezze comportamentali. L adolescenza è un periodo della vita ad altro stress psico-fisiologico e ad alto rischio di psicopatologia. Il distacco dai genitori, l uscita dal mondo protetto dell infanzia, la spinta alla ricerca di nuovi attaccamenti richiedono un potente sforzo di adattamento, e rendono la fascia d età che va dai tredici ai venticinque anni un periodo di elezione per la comparsa di alcune manifestazioni psichiche, dalle più gravi, rappresentate dalla patologia schizofrenica, alle forme meno gravi dei disturbi comportamentali e della personalità, passando attraverso episodi psicotici acuti e disturbi dell umore, che si manifestano clinicamente come tali solo dopo la pubertà. L adolescente oscilla tra la condizione tendente a una depressione non patologica, anzi dotata di valenze strutturanti in quanto favorisce profondità di analisi e capacità introspettive, e il pericolo rappresentato dalla caduta in un vero e proprio stato depressivo, la cui incidenza è stimata intorno al 7% (Mareschi et Al., 1997). Esiste una dimensione depressiva implicita nel processo di crescita, data dall esigenza di elaborare il lutto di tutti quegli aspetti infantili che

3 La separazione dai genitori può essere vissuta come una perdita, ma anche come un atto aggressivo, e pieno di sensi di colpa. Una possibile risposta a queste ansie depressive può essere rappresentata da una spinta regressiva con cui il ragazzo si mantiene dipendente alle vecchie figure d attaccamento; un altro tipo di risposta è rappresentata da una dimostrazione rabbiosa di autonomia e indipendenza con cui tenta di assicurarsi circa le proprie capacità di far fronte alle difficoltà evolutive. Un altra fonte di sentimenti depressivi è connessa non a quello che si lascia ma a quello che si trova davanti: l energia costruttiva dell adolescente e la sua spinta verso il futuro si scontrano talora con un sentimento o un timore di impotenza, di inutilità, di incapacità di realizzare i grandi ideali e le grandi passioni. Di qui può nascere il pessimismo, il sentimento di noia, di inferiorità, la scarsa stima di sé, dai quali può cercare di fuggire attraverso comportamenti più o meno clamorosi e poco o niente mentalizzati. C è poi un ampia diffusione di manifestazioni ansiose, compagne di ogni sforzo evolutivo, di cambiamento inevitabilmente conflittuale, di ogni condotta esplorativa che costringa a lasciare progressivamente le sicurezze antecedenti. Alla luce delle ricerche di questi ultimi decenni, si è potuto constatare che la generale prevalenza dei disturbi d ansia in questo periodo si aggira tra l 8 e il 18% (Guaraldi, Venuta, 1997), e che quasi tutti i disturbi d ansia adolescenziali sembrano pronosticabili in base alla presenza, nell infanzia, del tratto temperamentale dell inibizione comportamentale rispetto a situazioni nuove, e di relazioni precoci di attaccamento ansioso. Così pure gli eventi stressanti, la percezione di sé e degli altri, il confronto con la propria idealità e con il gruppo dei pari sono tutti elementi implicati nello sviluppo di tali disturbi, che rendono conto della loro non riducibilità ad una polarizzazione della comprensione solo verso il piano biologico. Percezione delle relazioni e benessere psicologico C è una vasta quantità di studi che dimostrano la connessione fra stile d attaccamento e qualità delle relazioni interpersonali, e che documentano l importanza dei rapporti con i familiari e con i pari nell influenzare il modo con cui l adolescente affronta quei cambiamenti che lo porteranno a definire la propria identità personale (Palmonari, 1997).

4 Soddisfazione, benessere ed emozioni positive sono facilitate dall esistenza di una relazione con entrambi i genitori percepita come stretta e positiva. Pedersen (1992) ha dimostrato che la qualità percepita dei rapporti con padre e madre, misuarata con il PBI (Parental Bonding Instrument) correla con il grado di ansietà e depressione e con disturbi comportamentali. Armsden e Greenberg (1987) hanno replicato tali risultati mostrando come nella tarda adolescenza il tipo di relazione con i pari e con i genitori predicano significativamente il grado di benessere personale, nonché lo stato emotivo circa il grado di depressione/ansietà e di risentimento/alienazione. Bonaiuto, Perrucchini e Pirro (1997) hanno indagato la connessione fra la qualità percepita delle principali relazioni dell adolescente (padre, madre, fratello, sorella, migliori amici, partner), adattamento psicosociale e immagine di sé in un campione di adolescenti dagli undici ai venti anni. Per quanto riguarda la relazione con i genitori sono soprattutto le cure, l affetto e l assenza di iperprotezione, di intrusività, di inibizione del comportamento autonomo ad associarsi a un migliore adattamento personale. Questi risultati sono coerenti con le concettualizzazioni di Parker (1979) che, nell analisi del rapporto tra atteggiamento dei genitori e disturbo depressivo, ha sottolineato come la combinazione di alti livelli di cura (rapporti caratterizzati da affetto, calore, empatia, vicinanza, confidenza) e bassi di controllo (stimolazione dell indipendenza e del comportamento esplorativo) sia quella ottimale. L elevato controllo è un fattore di rischio per gli adolescenti, infatti in situazioni di eccessiva supervisione i giovanissimi si sentono tagliati fuori dalle attività svolte dai coetanei e poco apprezzati dai genitori, da cui non riescono a riscuotere la fiducia necessaria per un maggior grado di autonomia (Bonino, 2001). Cox, Enns e Larsen (2000) hanno indagato il rapporto tra percezione delle relazioni con i genitori e depressione attraverso la somministrazione del PBI e del BDI (Beck Depression Inventory) a un gruppo di persone clinicamente depresse con una età compresa fra i venti e i sessantasette anni. Ogni soggetto, inoltre, era chiamato a compilare una serie di scale per la valutazione di varie dimensioni della personalità.

5 Gli autori hanno riscontrato delle differenze legate al genere: nell uomo l iperprotezione genitoriale si associava a depressione, nevroticismo (cioè ansia, emotività, insicurezza) e perfezionismo sociale, mentre nelle donne era l assenza di cure ad essere maggiormente in relazione a problemi psicologici quali depressione, autocritica e perfezionismo sociale. Parker e Cavedo (1994) hanno cercato dei collegamenti fra PBI e disturbo ossessivo compulsivo o disturbo ossessivo compulsivo di personalità verificando che una marcata iperprotezione genitoriale può condurre a tali condizioni. Rey (1995) ha analizzato la relazione tra percezione dei genitori, valutata con il PBI, e diversi quadri diagnostici. Il campione era costituito di adolescenti con disturbo depressivo maggiore, distimia, disturbo oppositivo provocatorio, disturbo della condotta, disturbo da deficit dell attenzione con iperattività e disturbi d ansia. Quando gli effetti di altre variabili venivano statisticamente controllati, solo i ragazzi con una depressione maggiore mostravano una associazione con la percezione di cure materne carenti. Leibman (1998) ha studiato le relazione fra stile d attaccamento, percezione della qualità delle relazioni con i genitori e con i pari, comportamento usato per negoziare i conflitti e autonomia. Nel gruppo di adolescenti da lei testato lo stile d attaccamento fu valutato con l AAI (nella versione curata da Main per gli adolescenti) e da strumenti self-report. Dai risultati è emerso che gli adolescenti con stile d attaccamento preoccupato e con una percezione qualitativamente negativa delle relazioni familiari, presentavano livelli più alti di umore depresso; inoltre gli adolescenti scarsamente autonomi, durante le discussioni con i genitori manifestavano un ulteriore peggioramento dell umore. Kessler (1984) ha condotto uno studio in un campione di studenti universitari sulla relazione fra qualità delle relazioni con le figure genitoriali, stile educativo ricevuto, legami con i coetanei e sintomi depressivi. I soggetti classificati come depressi attraverso le scale del BDI riportavano significative differenze nella qualità dei legami con i genitori e nel tipo di disciplina ricevuta basata principalmente su minacce e punizioni. Al contrario delle aspettative non si riscontrarono differenze nella qualità

6 della rete di supporto dei pari. Armsden e collaboratori (Armsden et Al., 1990) hanno valutato la sicurezza dell attaccamento ai genitori e ai pari in quattro gruppi di adolescenti: soggetti clinicamente depressi, soggetti psichiatrici non depressi, soggetti non psichiatrici e soggetti con una depressione risolta. Tra tutti i soggetti psichiatrici la sicurezza d attaccamento ai genitori era negativamente correlata alla severità della depressione. Gli adolescenti depressi riportavano un attaccamento meno sicuro ai genitori, rispetto al secondo e al terzo gruppo, e ai pari, rispetto al quarto gruppo. Laible, Carlo e Raffaelli (2000) hanno valutato con questionari autovalutativi il tipo di attaccamento, l aggressività, l ansia, la depressione, la simpatia e l efficacia scolastica. Gli adolescenti con un forte e positivo legame ai genitori e ai pari erano i più adattati. Quelli con un attaccamento forte verso i pari, ma non verso i genitori, inoltre, sembravano avere meno problemi rispetto a coloro che riportavano attaccamenti forti verso i genitori e scarsi verso i pari. Stili d attaccamento, amicizia, esplorazione Un aspetto fondamentale per l immagine di sé e per l adattamento è il sentirsi accettato e integrato nel gruppo dei pari, cioè un vissuto di assenza di alienazione. L amicizia è un indice significativo di benessere psicologico e un fattore protettivo contro il rischio psicosociale in tutto l arco di vita. Non avere amici rafforza sentimenti di indegnità, di insicurezza, e ostacola lo sviluppo dell autostima. Si innesca poi un processo circolare in cui le disconferme sociali agiscono come una sorta di feedback in grado di rafforzare quelle stesse caratteristiche della persona che sono alla base dell insuccesso nel gruppo dei pari (Bonino, 2000). Bender (1999) ha utilizzato la teoria dell attaccamento come cornice per capire lo sviluppo di amicizie nell ambiente universitario. Coerentemente ad altri studi ha verificato che le persone sicure presentano una maggiore autocoscienza e percezioni di sé e degli altri più realistiche, sono meno ostili e ansiose, più intime con gli amici, più abili nei confronti

7 diretti e nella risoluzione dei conflitti, capaci di comunicare e di mostrare affetto in relazioni reciprocamente gratificanti. Gli adolescenti con un attaccamento distaccato mostrano una aggressività disfunzionale, estesa, aspecifica, che degenera in un atteggiamento ostile generalizzato la cui finalità è di evitare sentimenti di esclusione da parte degli altri. Vengono presi in antipatia dai loro coetanei e sono poco accettati perfino dai migliori amici che li descrivono come lunatici, distruttivi, e meno elastici con se stessi rispetto ai compagni sicuri che, al contrario, sembrano avere una migliore integrazione sociale (Attili, 1994). L espressione di emozioni, quali ansia e rabbia, all interno di una relazione d attaccamento sicura hanno un chiaro ruolo adattivo, perché sono funzionali al ristabilirsi della vicinanza. Ma quando la relazione è minacciata, tali sentimenti prendono il sopravvento. I bambini classificati come ansiosi ambivalenti nella Stange Situation sono molto vigili, in modo da assicurarsi il contatto stretto con dei genitori che li ignorano in modo ripetuto e imprevedibile, e mostrano un misto di paura e rabbia come conseguenza delle profonde frustrazioni subite. Gli evitanti imparano che l espressione dei bisogni non porta al loro soddisfacimento, ma ad un ulteriore rifiuto che non fa che aumentare il senso di insicurezza. Non mostrano nessun chiaro comportamento d attaccamento, spesso manifestano una rabbia sottile e disfunzionale, perché non finalizzata al mantenimento della vicinanza, e una esplorazione compulsiva. Alcuni psicologi (Calamari et Al., 1999; Mikulincer, 1997) hanno analizzato la relazione tra stile d attaccamento, esperienza relazionale e ricerca di sensazioni, intesa come curiosità, come tendenza all esplorazione diversiva per sfuggire situazioni routinarie per saturazione o noia. Fin dai contributi originali di Bowlby, la letteratura ha rilevato un rapporto tra vicinanza/lontananza dalla figura d attaccamento ed esplorazione dell ambiente ignoto. I soggetti sicuri, che hanno solidi modelli operativi, sono più adattati, non solo nelle relazioni con gli altri, ma anche nell esplorazione, nella capacità di curiosare per il mondo, di accettare i rischi della vita fiduciosi di farcela. I soggetti distaccati, sembrano apparentemente simili ai sicuri, tuttavia l esplorazione è sottesa da dinamiche diverse e si qualifica come un attività per sfuggire le relazioni con le figure d attaccamento, a causa di un sottostante disagio per le situazioni di

8 familiarità e vicinanza. In adolescenza, torna a essere centrale la dialettica tra bisogni d attaccamento ed esplorazione. Quello che Bowlby ha notato per il bambino, cioè che quanto meglio funziona il sistema d attaccamento, tanto più efficaci ed equilibrate sono le funzioni esplorative, vale anche per l adolescente. Incentrata proprio sulla incompatibilità fra esplorazione e attaccamento è la lettura che Sassaroli e Lorenzioni (1993) danno dei disturbi fobici, e più in generale, ansiosi. Nel modello ipotizzato, un fobico, prima di diventare tale, può apparire in due modi diversi. Scarsamente esplorativo e alla continua ricerca di contatto con le persona vicine: da solo gli sembra di non poter affrontare la vita, non si fida di sé, si considera come una persona difficile da amare (attaccamento ansioso ambivalente; 70% dei soggetti fobici esaminati). Altrimenti il soggetto ha una idea di sé come esploratore intraprendente e coraggioso, che nulla riesce a mettere in discussione: assistiamo a comportamenti di indipendenza forzata, per cui queste persone non si legano a nessuno e appaiono forti e capaci di stare sole (attaccamento evitatante; 30%). Attaccamento ed esplorazione si presentano come due realtà separate e inconciliabili; esiste un solo modo di essere, o forzatamente autonomi, o estremamente dipendenti. La crisi ansiosa, allora, può subentrare in concomitanza a un evento scatenante (che implica la perdita o un rallentamento di rapporti significativi, nel soggetto ambivalente; che invalida la compulsava fiducia in se stesso, nel soggetto evitante) per cui la persona non può più continuare a vedersi come aveva fatto fino a quel momento, vale a dire assolutamente debole e attaccata, o forte e sola. Stili d attaccamento, autostima, stress e regolazione delle emozioni Brown e Harris (1978) considerano l autostima come la variabile psicologica chiave nella genesi della depressione e del disadattamento in generale. L autostima, secondo i due autori, poggia su due fondamenti principali: il senso di capacità personale (la self-efficacy) e il successo nelle relazioni con gli altri (l efficacia sociale). Il costrutto di autoefficacia percepita, elaborato da Bandura, si è rivelato basilare per la comprensione dei meccanismi che regolano l azione umana, e strettamente connesso alle concettualizzazioni della teoria

9 dell attaccamento. Dal senso di efficacia dipendono le convinzioni e le aspettative delle persone e sulle persone, le strategie di coping adottate per superare le frustrazioni e lo stress, la vulnerabilità alla psicopatologia, l autodistruttività e il comportamento antisociale. Una serie di studi condotti in ambito italiano (Caprara et Al. 1998; 1999) ha mostrato l importante ruolo protettivo svolto da diverse forme di autoefficacia percepita, come quella emotiva cioè il saper gestire le proprie emozioni, regolativa vale a dire la capacità di resistere alle pressioni esterne e limitarne l influenza, e sociale cioè il sapersi relazionare. Per non parlare di quella che è stata definita autoefficacia filiale, cioè la percezione di relazioni familiari coese e affidabili e di vicinanza emotiva con i genitori, nonché la sicurezza di poter contare sul loro sostegno. Un adeguato parenting è ritenuto un fattore cruciale per l acquisizione del senso di efficacia nei primi anni di vita, poi, nel corso dell adolescenza, il senso di efficacia sviluppato incide a sua volta sulle percezioni che l individuo si fa delle relazioni con i suoi genitori. Percezioni positive predicono il livello di autostima dell adolescente e sono determinanti nel moderare l inclinazione al ritiro sociale. Papini e Roggman (1992) hanno condotto uno studio longitudinale con un gruppo di dodicenni, sottoposti per tre volte a distanza di sei mesi alla compilazione di questionari autovalutativi riguardanti attaccamento, depressione, ansia, autonomia emozionale e senso di efficacia. La qualità del legame con i genitori era associato positivamente alla competenza autopercepita, e negativamente a sentimenti depressivi e ad ansietà. Le abilità di autoefficacia specifiche riflettono la storia d attaccamento, influenzano lo stile di relazione, la scelta degli amici o del partner: le nostre azioni sono guidate da un insieme di convinzioni, percezioni e valutazioni; ciò che le persone riportano sulle proprie relazioni o sui propri sentimenti riflette l organizzazione cognitiva che supervisiona la condotta dandole un senso, in termini Bowlbyiani, i nostri modelli operativi. Che i diversi stili d attaccamento siano associati a livelli diversi di autostima e diverse strategie di coping è stato evidenziato da molti. Secondo Feeney e Noller (1996) i soggetti sicuri sono equipaggiati di un forte senso di autoefficacia e di aspettative ottimistiche;

10 riconoscono, controllano ed esprimono i sentimenti negativi che sperimentano, cercando di reagire in modo costruttivo, anche chiedendo il sostegno degli altri. Le persone evitanti distaccate tendono a minimizzare o addirittura a negare l importanza delle fonti di stress e inibiscono le loro risposte emotive: è molto raro che le esprimano o che permettano agli altri di conoscere la loro condizione di disagio. Hanno difficoltà a ricercare l aiuto altrui e si concentrano esclusivamente sulle proprie energie. I soggetti preoccupati sono perfettamente consapevoli delle loro reazioni emotive che prendono il sopravvento; a causa della scarsa autostima e della costante ansia, tendono a provare ed esibire livelli elevati di stress, spesso accompagnati da sintomi psicologici. Utilizzano strategie di coping di tipo passivo e, spinte dal bisogno di dipendenza e di approvazione, affrontano le difficoltà minimizzando la distanza dalle figure d attaccamento e affidandovisi completamente. Gli evitanti timorosi, infine, si rifugiano prevalentemente nel ritiro, perché non si percepiscono in grado di affrontare il problema, non potendo contare né su se tessi, né sugli altri. Torquati e Vazsonyi (1999) hanno confrontato stile d attaccamento, disposizioni affettive generali (ansia e depressione) e strategie di coping utilizzate in conflitti intra e interpersonali in un gruppo di ragazze adolescenti. I soggetti insicuri riportavano livelli più alti di ansia e depressione e modalità di risoluzione dei problemi centrate o sulla ricerca di supporto o sull evitamento. Poiché risultati del genere sono stati replicati da molte altre ricerche, si può affermare che lo stile d attaccamento consente di predire lo stile di coping: qualità dell attaccamento e regolazione degli affetti sono collegate in modo circolare. La capacità di tollerare e gestire le frustrazioni è infatti intimamente collegata alla strutturazione di un senso di fiducia interno, a sua volta determinato da una esperienza adeguata nella soddisfazione dei bisogni d attaccamento. Ogni essere umano si confronta inevitabilmente con situazioni impegnative, alcune delle quali potenzialmente nocive, altre vantaggiose. Ed è proprio a seconda di come vengono percepite, a seconda dei modelli operativi interni, che potranno diventare occasione di esperienza e di accrescimento o di psicopatologia e di malattia. Troisi, D Argenio, Peracchio e Petti (2001) hanno analizzato la relazione fra attaccamento, ricordi retrospettivi di sintomi di ansia da

11 separazione e alessetimia. L alessetimia è un tratto stabile di personalità che interagisce con gli eventi stressanti predisponendo in modo aspecifico verso la somatizzazione e lo sviluppo di malattie. Lo studio è stato condotto in un campione di cento giovani con sintomi clinicamente significativi: la diagnosi più comune era disturbo dell adattamento con umore depresso, con ansia o con ansia e umore depresso. Ogni soggetto doveva compilare una batteria di questionari composta da TAS 20 (Toronto Alexithimia Scale), BDI (Beck Depression Inventory), STAI (State-Trait Anxiety Index), SASI (Separation Anxiety Symptom Inventory), RQ e ASQ. Dai risultati è emerso che i tratti alessetimici di personalità erano particolarmente associati a soggetti con pattern d attaccamento insicuro che riportavano ricordi di sintomi più severi d ansia da separazione. Tra i sottogruppi di partecipanti le persone con stile preoccupato o evitante timoroso presentavano una prevalenza più alta di alessetimia (rispettivamente 65%, 73%) rispetto a quelle con stile distaccato (36%). Stili d attaccamento e vulnerabilità alla psicopatologia Lo stile d attaccamento é un aspetto centrale dell individuo, ne influenza lo sviluppo, e il modo generale di porsi nel proprio ambiente. Esistono diversi modi di essere genitore, diversi stili educativi, diversi pattern d attaccamento. Esistono, quindi, percezioni diverse delle relazioni con gli altri, modalità diverse di vivere l amicizia, competenze sociali diverse e diverse probabilità di sperimentare sentimenti di solitudine, di estraneità e di malessere. Esistono poi modi diversi di gestire le proprie emozioni e di far fronte alle difficoltà, esistono gradi diversi di autonomia e di autostima. Esiste una diversa vulnerabilità al disagio psicologico. Cooper, Collins e Shaver (1998) hanno documentato che gli stili d attaccamento si differenziano nella sintomatologia psicologica, nel concetto di sé e nei problemi comportamentali. Nel campione da loro esaminato, composto da adolescenti dai tredici ai diciannove anni, i soggetti ansiosi ambivalenti presentavano i peggiori livelli di adattamento e di autostima, e i più alti di sintomatologia e di comportamenti a rischio. I soggetti evitanti, rispetto a quelli sicuri, presentavano livelli più alti di sintomatologia,

12 ma non c erano differenze relativamente ai comportamenti a rischio. Adam, Egeland e Pianta (1996) hanno esaminato la differenza nella sintomatologia psichiatrica valutata con il Minnesota Multiphasic Personality Inventory rispetto allo stile d attaccamento, classificato con l AAI, in un campione di giovani donne alla prima gravidanza estratte da una popolazione ad alto rischio di povertà. I partecipanti riportarono livelli abbastanza alti di sintomatologia, indipendentemente dall attaccamento. In ogni caso al gruppo con attaccamento preoccupato si associavano livelli maggiori di sintomatologia psichica e problemi relazionali. Comparativamente al pattern distaccato si associava una forte indipendenza, scarse difficoltà psicologiche e bassi livelli di ansia. Kulley (1995) ha esplorato la relazione tra stile d attaccamento e adattamento in un campione di studenti collegiali. In una prima fase i soggetti furono classificati come sicuri, ansiosi ambivalenti o evitanti, mediante le risposte date nei vari questionari autovalutativi utilizzati. Vennero confermate alcune importanti differenze fra gli stili insicuri: gli ansiosi ambivalenti mostravano una marcata tendenza alla dipendenza, come testimoniato dalla ricerca compulsiva di cure, da una forte insicurezza in assenza della figura d attaccamento e da atteggiamenti di protesta per eventuali separazioni. Gli evitanti invece riferivano un atteggiamento distaccato, con negazione dei bisogni di dipendenza, eccessiva fiducia in se stessi. Nella seconda fase venne testato il livello di adattamento psicosociale mediante diverse scale per la valutazione dell ansia (STAI), della depressione (BDI), della percezione del sostegno sociale, dell empatia, dell autocoscienza, della paura dell intimità. Come previsto, ci fu una netta distinzione tra sicuri e insicuri. Di Filippo e Overholser (2000) hanno dimostrato che l ideazione suicida è correlata con la depressione e l attaccamento ai genitori e ai pari. Hanno chiesto a un gruppo di adolescenti con problemi psichiatrici di compilare questionari relativi alle dimensioni in esame. Il tipo di attaccamento alla madre giustificava variazioni significative nei livelli di depressione e nell ideazione suicidaria. Anche l attaccamento ai pari sembrava avere un ruolo importante ma principalmente nelle ragazze.

13 Sears (1999) ha esaminato la relazione tra la percezione di cure o controllo genitoriali, lo stile d attaccamento, i livelli di ansia patologica, le esperienze di rifiuto e il rischio suicidario in un campione di giovani universitari. I ragazzi maggiormente esposti erano coloro che presentavano un attaccamento insicuro, ricordi di atteggiamenti genitoriali caratterizzati da carenza di cure ed eccessivo controllo, aspettative di rifiuto da parte degli altri e alti livelli di ansia patologica. Tutte le ricerche vanno in una direzione simile: a diversi stili d attaccamento corrispondono gradi diversi di disadattamento. Queste conclusioni sono state ulteriormente confermate dai precedenti lavori (Brunelli, 2001; Trinchillo, 2001) effettuati all interno dell ampio progetto di ricerca in cui si colloca la presente ricerca, condotti su campioni di studenti universitari. Sono emerse differenze significative non sono tra i soggetti sicuri e insicuri, ma anche all interno delle varie tipologie di insicuri individuate da Bartholomew. Per quanto riguarda la depressione, nei punteggi ottenuti al BDI non sono emerse differenze significative fra i sicuri e gli evitanti distaccati, ma tali punteggi sono risultati nettamente inferiori rispetto a quelli dei soggetti preoccupati e degli evitanti spaventati. Questi, inoltre, hanno ottenuto i punteggi più alti riguardo all ansia di tratto, seguiti nell ordine dai preoccupati, dai distaccati e infine dai sicuri. Interessante, infine, il contributo di Nardi e Pannelli (1997) che documenta non solo una diversa vulnerabilità alla depressione, ma anche una diversa manifestazione della stessa. Sono stati individuati tre quadri clinici di depressione adolescenziale: forme con evitamento dell esporsi (primo tipo, presente in più della metà dei soggetti depressi del campione), forme con senso di inutilità (secondo tipo), e forme miste (vedi tabella). Il proposito era quello di verificarne l eventuale associazione coi pattern d attaccamento di Ainsworth mediante l analisi dei dati raccolti nella ricostruzione della storia d attaccamento effettuata nel corso della terapia cognitiva cui tutti i ragazzi, precedentemente inquadrati come depressi, erano stati sottoposti. Si è riscontrata una stretta concordanza tra depressione del primo tipo e attaccamento tipo C, depressione del secondo tipo e pattern A. Per quanto riguarda la depressione del terzo tipo, si è osservata

14 una maggiore dispersione delle modalità di attaccamento, riferibili sia allo stile A che a quello C. TABELLA Depressione adolescenziale Primo tipo forme con evitamento dell esporsi Tema di fondo: evitamento del confronto con autosvalutazione Caratteristiche: relazioni interpersonali intense e spesso instabili; costante ricerca di approvazione, rassicurazione, conferma, ed evitamento di situazioni che possono comportare disconferme; eccessiva suscettibilità alla critica e alla disapprovazione; paura abnorme di dire cose sciocche, inappropriate o di non essere all altezza, timore di trovarsi in imbarazzo di fronte agli altri. Secondo tipo forme con senso di inutilità Tema di fondo: negatività, non amabilità, incapacità personale Caratteristiche: marcata riduzione di interesse o di piacere, astenia o faticabilità; sentimenti di svalutazione o di colpa, ricorrenti pensieri di morte o gesti autolesivi; rabbia immotivata, costante o intensa, mancanza di controllo della stessa, ricorrenti scontri fisici, intensi episodi di disperazione. Terzo tipo forme miste Tema di fondo: negatività personale con evitamento del confronto Caratteristiche: aspetti, più o meno numerosi, di entrambe le forme precedenti, oppure requisiti non rispondenti a nessuna delle due. I soggetti con depressione del primo tipo presentavano modalità di attaccamento ambigue con figure d accudimento intrusive e scarsamente attente ai bisogni; sono emersi temi centrati sul sentirsi inferiori, totalmente in balia del giudizio degli altri (con conseguente non esposizione, chiusura relazionale, specie nei confronti dei coetanei più significativi). Gli adolescenti col secondo tipo di depressione riferivano eventi caratterizzati da distacco, freddezza dei genitori, percepiti come conferme al profondo senso di fallimento personale sperimentato; in alcuni casi, episodi di ribellione o di proteste anche violente avevanocondotto questi ragazzi a cercare percorsi autonomi, poi comunque falliti (abbandono di corsi universitari, fallimenti affettivi, incostanza o insuccessi lavorativi).

15 E stata notata una rarità di integrazioni significative con i coetanei, un senso dell esistenza personale vissuta come fardello per i propri genitori, un assenza di contatti emotivi ed espansività nei loro confronti. Nei soggetti con depressione del terzo tipo sono state riscontrate esperienze sovrapponibili a quelle dei tipi precedenti, con oscillazioni tra la paura di non essere all altezza dei rapporti desiderati e il non sentirsi comunque degni o capaci di realizzarli; in una piccola parte erano visibili atteggiamenti di rigore, di ricerca di perfezione, di autosufficienza compulsava (self-caring) e di controllo genitoriale senza affetto; l assenza di veri scambi affettivi è apparsa accompagnata da un atteggiamento genitoriale vissuto come fortemente presente soprattutto sul piano normativo e razionale, senza partecipazione empatica per i bisogni del figlio e con marcata svalutazione degli aspetti emozionali e ludici, presentati come debolezze o leggerezze da evitare.

16 Il bambino era libero da ogni legame nel paese della sottile luna crescente. Non è senza ragione che rinunciò alla sua libertà. Sa che c'è posto per una gioia infinita nel segreto del cuore di una madre. Ed è molto più dolce della libertà l'essere preso e stretto tra le sue braccia (R. Tagore)

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