Malattie infettive. Malattie infettive di I classe. Fonti informative:

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1 Malattie infettive Le malattie infettive non costituiscono oggi una causa di morte di grande rilievo, ma mantengono tuttavia un grande interesse per almeno due motivi: 1 l emergenza di alcune patologie relativamente nuove e il riemergere di alcune patologie vecchie, ma con un nuovo profilo epidemiologico; 2 il fatto che colpiscono comunque grandi strati di popolazione ed in particolare modo i bambini, gli anziani ed i soggetti debilitati da altre affezioni. Per le patologie infettive esiste un sistema di rilevamento epidemiologico abbastanza affidabile che fornisce un quadro della situazione relativamente attendibile. Il Piano Sanitario Nazionale individua, quali aree prioritarie di intervento, la prevenzione delle infezioni da HIV, la prevenzione e il trattamento della tubercolosi, la prevenzione mediante vaccini di quelle malattie per le quali i programmi di vaccinazione presentano un rapporto rischio-beneficio e costo-beneficio favorevole. Fonti informative: i dati sulle malattie infettive sono tratti dalle notifiche effettuate sulla base degli art del Testo Unico delle Leggi Sanitarie (T.U.LL.SS.), e del D.M In base a questi, ogni medico che venga a conoscenza di un caso di malattia infettiva deve notificarlo alla Azienda Sanitaria Locale di appartenenza. Le malattie infettive vengono distinte in 5 classi con modalità diverse di notifica in relazione alla rilevanza epidemiologica. Per le epatiti sono stati utilizzati i dati provenienti dal SEIEVA (Sistema Epidemiologico Integrato Epatiti Virali Acute) creato e gestito dall Istituto Superiore di Sanità (ISS). Le informazioni riguardanti le infezioni da HIV ed i casi di AIDS sono state ottenute dalle Unità Operative di Malattie Infettive della Regione, dal Servizio di Virologia dell Università di Ancona e dal Centro Operativo AIDS del Ministero della Sanità e dell Istituto Superiore di Sanità. I dati riguardanti le tossinfezioni alimentari e le vaccinazioni sono stati forniti dal Servizio Sanità della regione Marche; per le vaccinazioni inoltre è stata utilizzata anche l indagine nazionale sulla copertura vaccinale infantile effettuata dal gruppo di lavoro ICONA dell ISS. Malattie infettive di I classe Le malattie infettive della I classe sono quelle che richiedono la segnalazione immediata in quanto soggette a regolamento sanitario internazionale o perché di interesse particolare. Queste malattie nel 1997 non si sono verificate nelle Marche con l unica eccezione del tetano. In totale sono stati registrati 12 casi di tetano, 2 in soggetti di sesso maschile e 10 in soggetti di sesso femminile. L età media dei casi è stata di 75,5 anni; un solo caso è risultato mortale. Nessuno dei malati risultava vaccinato e tutti presentavano, come unico fattore di rischio, il lavoro in giardino o in campagna. Nel 1998 invece i casi di tetano, nella nostra regione, sono stati 9: 1 maschio e 8 femmine, con età media di 69,4 anni; 3 casi hanno avuto un esito mortale. Anche in questo caso, nessuno dei 9 soggetti risultava vaccinato. Si può concludere che, come per il resto d Italia, il tetano è ormai una malattia delle persone anziane in quanto solo in questa fascia di età sono presenti numerosi individui non vaccinati. Sempre per lo stesso motivo, si verificano più casi nel sesso femminile che maschile, in quanto negli uomini la vaccinazione è più frequente (servizio militare, attività lavorativa, ecc.). Il Servizio Sanitario regionale ha già attivato, in accordo con le indicazioni nazionali, un progetto per la vaccinazione antitetanica negli adulti. 129

2 Malattie infettive di II classe Le malattie appartenenti alla II classe sono quelle considerate rilevanti per l elevata frequenza o perché passibili di interventi di controllo preventivo. Fra queste, alcune sono malattie tipiche dell infanzia, altre appartengono anche o soprattutto all età adulta; alcune possono essere prevenute con la vaccinazione mentre per altre non esistono interventi preventivi. Ad esempio, in questo gruppo è presente la varicella, malattia dell infanzia per la quale, in Italia, non è ancora disponibile il vaccino. Contemporaneamente è presente il morbillo, malattia prevalentemente infantile, per la quale è in atto già da anni un offerta attiva della vaccinazione. Fanno parte di questo gruppo anche la leptospirosi o la brucellosi, malattie più rare che colpiscono prevalentemente la popolazione adulta. Morbillo La figura 1 presenta l andamento delle notifiche del morbillo nel triennio La riduzione del numero dei casi, come per altre malattie, non indica necessariamente che la patologia stia scomparendo in quanto i picchi epidemici del morbillo hanno una periodicità di 3 5 anni. Fig.1 Notifiche di morbillo nella regione Marche. Triennio E importante sottolineare che l età dei casi è elevata (classe modale anni) e ciò probabilmente per effetto della vaccinazione (Fig. 2). La vaccinazione parziale di una popolazione (con una percentuale di soggetti immuni inferiore al 90%) riduce infatti la circolazione del virus, riducendo le probabilità di contagio, spostando conseguentemente in avanti l età del primo contatto con il virus. 130

3 Fig.2 Incidenza (x ) dei casi di morbillo denunciati e ricoverati nella regione Marche, per classi di età. Anno Rosolia Le figure 3 e 4 mostrano l andamento della rosolia nel triennio e la distribuzione per fasce di età e sesso. Va sottolineato che per questa patologia esiste una rilevante sottonotifica dovuta al fatto che la sintomatologia clinica spesso non consente una diagnosi certa. La strategia vaccinale è cambiata negli ultimi anni, passando da un offerta mirata alle sole bambine di 10 anni all offerta all intera popolazione all età di 15 mesi (vaccino combinato Morbillo-Parotite-Rosolia). 131

4 Fig.3 Notifiche di rosolia nella regione Marche. Triennio L incremento dei casi, osservato nel 1996 corrisponde ad un picco a livello nazionale. Nel 1997 non è stato diagnosticato alcun caso di rosolia congenita. L effetto della vaccinazione sulla fascia di età 0-14 non è ancora particolarmente evidente visto l alto numero dei casi. Il più alto numero di casi notificati nei maschi rispetto alle femmine è una costante nel caso della rosolia, anche a livello nazionale ed è dovuta alla vaccinazione, in precedenza mirata solo alle bambine. Fig.4 Incidenza (x ) dei casi di rosolia nella regione Marche, per classi di età e sesso. Anno

5 Parotite Le figure 5 e 6 mostrano l andamento della parotite e la distribuzione per classi di età e sesso. Il picco osservato nel 1996 non corrisponde ad un epidemia a carattere nazionale, riguarda pertanto la sola regione Marche. Fig.5 Notifiche di parotite nella regione Marche. Triennio Lo spostamento dell età media dei casi non è stato osservato come nel morbillo sia perché la vaccinazione contro il morbillo è iniziata almeno 5 anni prima, sia perchè è stato utilizzato per alcuni anni un vaccino di probabile minore efficacia. Un elevato numero di casi si è infatti verificato in soggetti vaccinati. Fig.6 Incidenza (x ) dei casi di parotite nella regione Marche, per classi di età e sesso. Anno ,06 137,87 Maschi femmine 20,63 19,3 6,34 8,78 2,49 1, >24 Totale 133

6 Meningite meningococcica e meningite ed encefalite virale La figura 7 mostra l andamento della meningite meningococcica e delle meningiti ed encefaliti virali. In nessuno dei casi è stata rilevata una connessione epidemiologica con gli altri casi. L assenza di casi secondari, ovvero di focolai epidemici, evidenzia, almeno per la meningite meningococcica, che sono state prese efficaci misure di profilassi. Fig.7 Notifiche di meningite ed encefalite virale acuta e di meningite meningococcica nella regione Marche. Triennio Epatiti virali acute Nella figura 8 si osserva la distribuzione percentuale dei casi di epatite acuta nella regione Marche per agente causale accorpando i dati del triennio Per quanto riguarda i fattori di rischio, dai dati SEIEVA si osserva che per l epatite A quelli più frequenti sono: il consumo di frutti di mare ed il consumo non domiciliare di pasti. I principali fattori di rischio per l epatite B sono i partners sessuali multipli e l esposizione parenterale, sia in ambiente ospedaliero che extraospedaliero (dentisti). L identificazione dei fattori dei rischio per l epatite C è risultata più complessa anche a livello nazionale. 134

7 Fig.8 Distribuzione % dei casi di epatite acuta nella regione Marche, per agente causale. Triennio (Fonte SEIEVA). Nella figura 9 invece si osserva la distribuzione % dei casi di epatiti virali acute in Italia relativamente però al biennio Fig.9 Distribuzione % dei casi di epatite acuta in Italia, per agente causale. Biennio (Fonte SEIEVA). Dai dati SEIEVA si osserva che a differenza dei dati italiani l epatite B rappresenta la proporzione più elevata di epatiti nelle Marche e ciò viene confermato dal maggior tasso di incidenza rispetto a quello italiano (Fig.11). Nel 1997 nelle Marche sono stati notificati 63 casi di epatite A, 58 di epatite B e 19 di epatite non A non B (dicitura rimasta nel modulo di notifica anche se si tratta, per la maggior parte dei casi di epatite C). Le figure 10, 11, 12 mostrano l incidenza per dei tre tipi di epatite, nella regione Marche. 135

8 Fig.10 Incidenza (x ) dei casi di HAV nella regione Marche ed in Italia. Anni L aumento dell incidenza dell epatite A nella nostra regione ha un andamento diverso da quanto riscontrato a livello nazionale. In Italia è stato infatti registrato un aumento molto più consistente dovuto ad epidemie avvenute in alcune regioni. Fig.11 Incidenza (x ) dei casi di HBV nella regione Marche ed in Italia. Anni

9 Per quanto riguarda l epatite B la fascia di maggior incidenza è quella dell età anni, sia in ambito regionale che nazionale, a conferma dell ipotesi che la via sessuale e la tossicodipendenza rappresentino le modalità di trasmissione prevalenti. La presenza di casi di epatite B dovuti a convivenze con soggetti portatori cronici induce alla riflessione circa l opportunità di un potenziamento dell offerta attiva della vaccinazione antiepatitica nei soggetti adulti, anche in considerazione della sicurezza e dell efficacia dei nuovi vaccini oggi a disposizione Fig.12 Incidenza (x ) dei casi di epatite non A non B nella regione Marche ed in Italia. Anni Tra le altre malattie della II classe alcune malattie trasmesse da alimenti e la brucellosi verranno trattate a parte; vanno invece segnalati 2 casi di legionellosi, 4 casi di rickettiosi ed un caso di leptospirosi. In nessuna patologia si sono avuti focolai epidemici. 137

10 Malattie infettive di classe III Le malattie della III classe prevedono flussi informativi differenziati in quanto sono richieste particolari documentazioni che vengono inviate al centro di riferimento nazionale. Tra le malattie di questa classe sono state presenti, nella regione, la malaria e la tubercolosi. Malaria Nel 1997, sono stati diagnosticati 29 casi in soggetti residenti nella regione (Tab. 1) di cui 9 (31%) in immigrati. Analizzando le schede di dimissione ospedaliera, è risultato che l agente causale in 17 di essi era rappresentato dal plasmodium falciparum, in 2 dal plasmodium vivax; nei restanti 10 l agente non era stato specificato. Il sesso maggiormente colpito è stato quello maschile con 22 pazienti (76% dei casi); l età media dei casi è stata di 37 anni, con una maggiore incidenza nella classe di età anni. Tab.1 Distribuzione per età e sesso dei casi di malaria tra 0 i residenti nella regione Marche ricoverati nel I dati disponibili, per 14 soggetti su 29 casi, hanno evidenziato che nei viaggi effettuati per lo più nel continente africano (per turismo 6 casi, lavoro 3 casi e visita ai familiari 5 casi) risiede il motivo della contrazione della patologia. Inoltre solamente un soggetto aveva effettuato la profilassi mediante clorochina, farmaco però non sufficiente ad assicurare una buona protezione immunitaria per gli sviluppi di ceppi farmaco resistenti. Una maggiore informazione sulla profilassi più corretta potrebbe ridurre il numero di casi di una patologia potenzialmente mortale. Tubercolosi Nel 1997 sono stati diagnosticati 119 casi di tubercolosi tra polmonare ed extrapolmonare di cui il 23,6% in soggetti extracomunitari. Uno studio dell ISS, effettuato tra il luglio 1995 ed il giugno 1996 in Italia, indica che il 20% dei soggetti affetti da tubercolosi è costituito da malati di AIDS ed il 25% da immigrati. 138

11 Tab.2 Distribuzione per età dei casi di tubercolosi notificati nelle Marche. Anno La tabella 2 mostra la distribuzione per età dei casi di tubercolosi notificati per i residenti e gli extracomunitari, rispettivamente nelle Marche; le figure 13 e 14 ne evidenziano la distribuzione percentuale. Fig.13 Distribuzione %, per classi di età, dei casi di TBC tra i soggetti residenti nella regione Marche. Anno

12 Fig.14 Distribuzione %, per classi di età, dei casi di TBC tra gli extracomunitari nella regione Marche. Anno 97. I dati a disposizione indicano che i maschi rappresentano il sesso più colpito (62% del totale); il maggior numero di nuovi casi si è avuto nei capoluoghi di provincia (Ancona 22, Macerata 20, Pesaro 19, Ascoli Piceno 18). Le classi di età in cui si riscontra la maggior percentuale dei casi sono per gli extracomunitari la fascia da 19 a 40 anni (63% di tutti i casi), mentre per i residenti quella > di 61 anni (48% di tutti i casi). Si sottolinea come, nella quantificazione del rischio di acquisizione e diffusione della malattia tubercolare tra la popolazione degli immigrati, i quali contribuiscono per il 23% dei casi, ci sia una grande difficoltà in quanto nel 55,6% dei casi (12 su 27) le schede di notifica sono incomplete e non consentono di evidenziare il Paese di origine e la data di arrivo in Italia. Tuttavia appare probabile che i soggetti immigrati si ammalino una volta arrivati nel nostro Paese, a causa delle cattive condizioni igienico-ambientali in cui si trovano a dover vivere. Per quanto riguarda la popolazione residente, la maggior frequenza di TBC, osservata nelle età più avanzate, potrebbe essere messa in relazione con riattivazioni di pregresse infezioni tubercolari. Dai dati parziali a disposizione si è osservato che la percentuale regionale di pazienti affetti da tubercolosi e malati di AIDS concorda con il valore italiano del 20%. Analizzando i ricoveri per tubercolosi, attraverso i codici delle diagnosi secondo la nona revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie e delle cause di Morte (ICD-9 da 0110 a 0189), si osserva che il numero complessivo di ricoveri è stato di 293 nel 1996, di 210 nel 1997 e di 215 nel 1998 con un tasso grezzo di 2 ricoveri per residenti nel 1996 e di 1,5 ricoveri ogni abitanti nel 1997 e La classe modale di età è compresa per i maschi tra e per le femmine tra nel 1996; nel 1997 tra e nel 1998 tra per entrambi i sessi. 140

13 HIV / AIDS Non esistono attualmente in Italia dati ufficiali sul numero di pazienti HIV positivi, essendo obbligatoria solamente la notifica di malattia conclamata. I dati raccolti presso tutte le Unità Operative di Malattie Infettive della regione, che seguono ambulatorialmente questi pazienti, hanno rilevato un totale di 926 soggetti seguiti nel Fig.15 Distribuzione % dei fattori di rischio nei soggetti HIV positivi, seguiti ambulatorialmente nella regione Marche. Anno 97. La distribuzione percentuale dei fattori di rischio di questi pazienti è evidenziata in Fig. 15. La figura 16 mostra i casi di AIDS in soggetti adulti per categoria di esposizione nella regione Marche ed in Italia nel periodo Nella nostra regione esiste una tendenza alla diminuzione della circolazione dell infezione nei tossicodipendenti e negli omosessuali e un aumento nella categoria degli eterosessuali, soprattutto donne, in accordo a quanto riportato nella letteratura internazionale. La figura 16 inoltre permette un confronto tra i fattori di rischio dei casi di AIDS in ambito regionale e nazionale. Non ci sono differenze sostanziali al riguardo se non nel dato riguardante la categoria dei non determinati, (10,37% per le Marche; 3,33% per l Italia) corrispondente a quei casi in cui l anamnesi non ha portato alla identificazione dei fattori di rischio. Tale dato pone il problema in ambito regionale di una maggiore accuratezza nella rilevazione dei dati anamnestici in quanto un miglioramento dell informazione riguardante i fattori di rischio potrebbe portare alla realizzazione di interventi preventivi più mirati. 141

14 Fig.16 Distribuzione % dei casi di AIDS in soggetti adulti, per categoria di esposizione, nella regione Marche ed in Italia. Anni La tendenza alla riduzione del numero totale dei casi di AIDS osservati nella regione e del tasso di incidenza (evidenziata nella Fig. 17) è in linea con quella riscontrata sul territorio nazionale (Fig. 18) ed è spiegabile in parte con l introduzione di terapie antiretrovirali di associazione (HAART) a partire dalla seconda metà del Fig.17 Incidenza (x ) dei casi di AIDS ed intervalli di confidenza al 95%, nella regione Marche. Anni

15 Fig.18 Incidenza (x ) dei casi di AIDS ed intervalli di confidenza al 95%, in Italia. Anni Nel 1997 e nel 1998 nella regione non è nato nessun bambino infetto; in generale la cospicua diminuzione dei casi di AIDS pediatrici che si è registrata, in questo biennio su tutto il territorio nazionale, può in parte considerarsi un effetto delle campagne di prevenzione e dell applicazione delle linee guida relative al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza. Nel si notano alcuni casi in cui il rilievo di sieropositività corrisponde al momento della diagnosi di AIDS, specie nei soggetti che non rientrano nelle categorie a rischio (eterosessuali). Questo indica che un numero crescente di soggetti sembra ignorare di aver avuto un comportamento a rischio e pertanto non ricorre al test se non alla comparsa di un qualche sintomo. Tale ritardo riduce la possibilità di interventi terapeutici che aumentano l aspettativa di vita. Malattie di classe IV Nella IV classe vengono raccolte le malattie che hanno importanza solo come focolaio epidemico. Il gruppo principale è costituito dalle tossinfezioni alimentari. Va sottolineato che i dati raccolti dalle schede di notifica rappresentano una sottostima rispetto alla situazione reale, in quanto comunemente non tutti i casi vengono segnalati e non tutti i focolai epidemici vengono individuati. Inoltre le schede di notifica di focolaio di tossinfezione alimentare sono carenti di molte informazioni in quanto di solito non contengono l individuazione dell alimento a rischio né la tipizzazione dell agente eziologico, che è stata effettuata solo in 4 dei 27 focolai notificati. Al fine di arrivare ad un sistema di sorveglianza più efficace che individui interventi preventivi utili, sarebbe auspicabile un maggior coordinamento fra le varie istituzioni(servizi di igiene degli alimenti e i servizi veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione) preposte al controllo degli alimenti. 143

16 Tab.4 Focolai di tossinfezione alimentare suddivisi per agente eziologico. Anno Tab.5 Focolai di tossinfezione alimentare suddivisi per luogo di somministrazione. Anno * Ristoranti, rosticcerie, sagre Nelle tabelle 4 e 5 sono stati raggruppati i focolai di tossinfezione alimentare per agente eziologico e per luogo di somministrazione. Si nota che le salmonelle rappresentano l agente eziologico nel 78% dei focolai, in 9 casi si tratta di Salmonella appartenente al gruppo D, in 3 casi si è ottenuta la tipizzazione di Salmonella enteritidis. Tab.6 Dati su singoli casi di malattie infettive di origine alimentare. Anno Infine nella tabella 6 si riporta il numero di casi notificati di Epatite A e Listeriosi dal 1993 al 1997, malattie trasmesse comunemente con alimenti. 144

17 Brucellosi La brucellosi, che come malattia umana fa parte della classe II, viene trattata separatamente perché rappresenta contemporaneamente un problema di sanità pubblica e veterinaria. Dal 1981 le Marche hanno ottenuto la qualifica di regione ufficialmente indenne da brucellosi bovina in quanto il tasso d infezione negli allevamenti esistenti risulta inferiore all 1%. I dati riguardanti la brucellosi ovi-caprina sono stati estrapolati dalle schede riepilogative dei Piani di Risanamento obbligatorio. Per quanto riguarda la brucellosi ovina e caprina, le Marche hanno ottenuto la qualifica di regione ufficialmente indenne nel Nel 1994, considerato che negli ovini e nei caprini il tasso d infezione superava l 1% e che non tutti gli allevamenti risultavano controllati, tale qualifica è stata revocata e non è stata più riacquistata (continuano ad essere osservati focolai d infezione ed il numero di allevamenti controllati risulta inferiore al 95% contro il 99,8 richiesto per la qualifica). Fig.19 Brucellosi: andamento della percentuale di capi infetti sui controllati ed allevamenti infetti sui controllati. Anni Dal 1994 (Fig. 19), mentre la percentuale di capi infetti è progressivamente diminuita, il numero degli allevamenti infetti è aumentato fino ad arrivare ai 48 focolai denunciati nel 1997 (1,34% sui controllati). Tale aumento è probabilmente dovuto ad una maggiore attività di controllo più che ad un reale aumento della diffusione di Brucellosi, considerazione questa che viene confermata dalla relativa stabilità del numero dei capi infetti. Tra i fattori che favoriscono la diffusione e la persistenza dell infezione negli allevamenti, di notevole importanza appare la pratica della transumanza. Nelle Marche tale pratica interessa greggi di consistenza elevata ed è diffusa quasi esclusivamente nelle provincie di Macerata ed Ascoli Piceno, da dove gli animali vengono spostati per raggiungere i pascoli montani dell Appennino Marchigiano ed Abruzzese. Gli spostamenti in determinati periodi dell anno (in primavera quando si concentrano i parti che rappresentano la fonte principale del contagio) consentono il verificarsi di situazioni che espongono gli animali al rischio di contagio: pascolo comune tra greggi diverse e possibile mescolanza tra allevamenti. In campo umano dal 1993 al 1997 sono stati denunciati complessivamente 89 casi di brucellosi (Tab. 7). 145

18 Tab.7 Numero di casi umani di brucellosi denunciati annualmente dal 1993 al Il numero di casi notificati ogni anno non rappresenta il quadro reale della situazione, infatti esiste una sottostima che per la brucellosi assume una notevole importanza data la molteplicità della sintomatologia, la frequente negatività del responso sierologico e l esistenza di numerose forme atipiche. Dalla consultazione dell archivio delle schede di malattie infettive risultano, nel 1997, 13 soggetti colpiti da brucellosi, tutti ospedalizzati come risulta dal riscontro con i dati dell archivio delle schede di dimissione ospedaliera relativo allo stesso anno. Per quanto riguarda la fonte d infezione, è difficile formulare ipotesi in quanto nell uomo, per motivi tecnici, l isolamento e la conseguente tipizzazione della brucella sono complessi e, comunque, il dato non è riportato sulle schede di notifica. Consultando le notifiche, solo in un soggetto si può pensare a malattia professionale (pastore); possiamo quindi supporre che per gli altri 12 casi si sia trattato di trasmissione attraverso alimenti. Vaccinazioni In Italia le vaccinazioni possono essere raggruppate nelle 2 grandi categorie delle obbligatorie e delle raccomandate. L obbligatorietà delle prime è sancita da precise disposizioni di legge mentre per le seconde esistono indicazioni nazionali e, a volte, protocolli regionali. Il controllo delle coperture vaccinali rappresenta pertanto, nel caso delle vaccinazioni obbligatorie, la verifica della struttura organizzativa in funzione da anni e, nel caso delle vaccinazioni raccomandate, il livello di efficienza raggiunto dai servizi, intendendo per efficienza la risultante di una serie di meccanismi che comprendono oltre alla capacità pratica di offrire il servizio, anche la credibilità presso la popolazione, i rapporti con i medici di medicina generale e pediatri, ecc Tab.8 Vaccinazioni obbligatorie nei bambini di età 0-12 mesi nella regione Marche. Anno

19 La tabella 8 mostra la copertura per le vaccinazioni obbligatorie che si effettuano nel primo anno di vita. I dati mostrano un tasso di copertura superiore a quello previsto dal piano sanitario nazionale ( la copertura vaccinale per la popolazione di età inferiore ai 24 mesi,..dovrà raggiungere almeno il 95% su tutto il territorio nazionale per Poliomielite, Difterite, Tetano. ) Nella stessa tabella viene indicato anche il tasso di copertura con il vaccino antipertossico, non obbligatorio. Va notato che l ottimo livello di copertura antipertossica è stato ottenuto già dal primo anno di utilizzo del nuovo vaccino acellulare che ha consentito di superare le obiezioni suscitate dal vecchio vaccino a cellule intere. Tab.9 Vaccinazione anti epatite B nei bambini nella regione Marche. Anno La tabella 9 mostra i dati relativi alla vaccinazione antiepatite B. Questa vaccinazione, obbligatoria dal 1991, viene praticata a tre gruppi diversi di bambini: - ai figli di donne portatrici del virus, il vaccino viene praticato entro 48 ore dalla nascita - a tutti i neonati, in associazione alle altre vaccinazioni obbligatorie con lo stesso calendario - agli adolescenti durante l undicesimo anno di vita che non siano stati vaccinati in precedenza. La vaccinazione dei figli di madre portatrice è particolarmente importante in quanto questi possono acquisire l infezione. La vaccinazione di questi soggetti richiede una buona collaborazione tra i servizi di vaccinazione ed i reparti ospedalieri di ostetricia e pediatria; pertanto il raggiungimento del 100% nella regione è da ritenersi molto positivo. 147

20 Fig. 20 Coperture vaccinali per le vaccinazioni * obbligatorie e raccomandate, nei bambini tra i 12 e 24 mesi di età nella regione Marche (coorti di nascita 1991 e 1996). *per ciascuna vaccinazione sono state considerate la copertura e gli intervalli di confidenza al 95% La figura 20 riassume i dati, riguardanti le Marche, raccolti nell ambito dello studio ICONA, effettuato dall ISS su un campione di bambini italiani. In questo studio viene confrontata la copertura vaccinale dei bambini nati rispettivamente nel 1991 e nel Il calo della copertura vaccinale contro il tetano, la difterite e la poliomielite non sembra di particolare significatività e i livelli restano vicini a quelli rilevati dalla regione sull intera popolazione. L aumento della copertura antipertosse è spiegabile con la introduzione del nuovo vaccino, come già spiegato. La bassissima copertura contro l Hemophilus influenzae di tipo B è da attribuire al fatto che il vaccino è stato messo in commercio proprio durante il Negli anni successivi il vaccino è stato utilizzato sempre più ampiamente grazie a campagne di sensibilizzazione svolte da pediatri. Per quanto riguarda il morbillo, il livello di copertura rilevato dalla regione è pari nel 1997, al 148

21 73,2%; dati invece riferiti alla coorte di nascita del 1995, sempre rilevati dalla regione indicavano una copertura del 78,2%(il che discorda con il 58,7% riportato nella relazione del progetto ICO- NA). Il rilevamento effettuato dalla regione non è campionario, comprende anche gli individui naturalmente immuni, ovvero quelli con malattia anamnestica, che però rappresentano una percentuale molto piccola, ed è basato sui dati forniti dalle ASL. Indipendentemente dalla discrepanza, dovuta probabilmente anche alla differenza di copertura fra una ASL e l altra, il livello di copertura raggiunto è da considerare abbastanza buono anche se, per evitare la circolazione del virus ed eradicare la malattia, è necessario raggiungere una percentuale molto più elevata. La vaccinazione antimorbillo è stata praticata nella quasi totalità dei casi, utilizzando il vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia. Si ricorda che il piano sanitario nazionale prevede che per morbillo, rosolia, parotite, malattia da Haemophilus influenzae, le coperture vaccinali (non obbligatorie) debbano raggiungere il 95%. Nel 1997, come tutti gli anni, è stata effettuata anche la campagna di vaccinazione antiinfluenzale. Prima della introduzione del vaccino anti Streptococcus pneumoniae, la vaccinazione antiinfluenzale era l unico intervento di prevenzione di massa mirato alla popolazione anziana, o a rischio di altre patologie respiratorie, cardiocircolatorie ecc. Nel 1997 sono stati vaccinati dai servizi delle ASL individui di età superiore ai 64 anni, pari al 38,4 % del totale. Accanto a questi, sono stati vaccinati soggetti di età inferiore ai 65 anni, appartenenti alle categorie a rischio individuate dal ministero. Non è possibile ottenere informazioni attendibili sul numero di soggetti che hanno acquistato privatamente il vaccino e quindi del tasso di copertura globale. Il piano sanitario nazionale pone come obiettivo la vaccinazione di almeno il 75% dei soggetti di età superiore ai 64 anni. Tale obiettivo sembra piuttosto difficile da raggiungere anche se dal 1998 è stata messa in atto una strategia di vaccinazione che coinvolge i medici di medicina generale per raggiungere una quota maggiore di soggetti. 149

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