CORSO DI TEOLOGIA, SACRA SCRITTURA
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- Liliana Bettini
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1 CORSO DI TEOLOGIA, SACRA SCRITTURA
2 Il simbolo muove dal concreto sensibile per raggiungere il livello spirituale; c è il rimando a un altra realtà appartenente a un livello ontologico superiore: il fuoco non è Dio, ma rimanda a lui come esperienza di calore, di purificazione, di luce, di giudizio).
3 MITO Nel concetto stesso di TOTALMENTE ALTRO c è un ulteriorità che supera quanto possiamo dire, esperire, descrivere. In questo superare la realtà sta la TRASCENDENZA. Ne consegue che l interpretazione non potrà mai cogliere il senso ultimo del simbolo, perché questo si trova al di là di ogni significato esprimibile: l ERMENEUTICA dei simboli è senza fine!
4 MITO Le religioni sono costituite di simboli, in quanto un atto, un oggetto, un discorso religioso sono vissuti come riferimento a qualche cosa di totalmente altro e pertanto il linguaggio non può che essere simbolico. Questo vale anche per il Mito: la sua funzione è quella di fondare le cose importanti della realtà, attraverso il linguaggio simbolico, rinviando a una realtà che non riducibile alla ragione. Il mito non è un racconto allegorico, perché si colloca in una dimensione diversa rispetto a quella razionale, così anche il fondamento si trova in una dimensione diversa rispetto all ordinario.
5 MITO Il SACRO si distingue naturalmente dal PROFANO. Il Sacro è la TOTALE ALTERITÀ che si dà a conoscere nell esperienza umana, attraverso qualcosa che lo manifesti ma non appartenga all ordine del sacro. La Bibbia conosce la distinzione tra Sacro e Profano, ma approda alla nozione di SANTITÀ: «Siate santi, perchè io, il Signore Dio vostro, sono santo» (Lv 19, 2).
6 MITO Colui che è Santo si dà a conoscere attraverso la COMUNIONE e non la separazione: nel vangelo il Signore si manifesta come ESSERE IN RELAZIONE con il nome di EMMANUELE : DIO-CON-NOI. La nozione di santità è nella categoria del dono: è Dio che ci fa santi come lui = vertice dell esperienza religiosa di Israele e del nuovo Israele che è la Chiesa. Per l Israele maturo tutte le realtà create sono sante, perché uscite dalla mano santa di Dio e portano una impronta della santità.
7 MITO Colui che è Santo si dà a conoscere attraverso la COMUNIONE e non la separazione: nel vangelo il Signore si manifesta come ESSERE IN RELAZIONE con il nome di EMMANUELE : DIO-CON-NOI. La nozione di santità è nella categoria del dono: è Dio che ci fa santi come lui = vertice dell esperienza religiosa di Israele e del nuovo Israele che è la Chiesa. Per l Israele maturo tutte le realtà create sono sante, perché uscite dalla mano santa di Dio e manifestazione della santità di Dio.
8 MITO Salmo 8: Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, 5 che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Rm 8: La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
9 Il mito ha una precisa collocazione temporale: GLI INIZI. Essendo il racconto delle origini avviene «in illo tempore». MITO e TEMPO Dietro vi è l idea che la dimensione temporale del mito è QUALITATIVAMENTE e non solo QUANTITATIVAMENTE diversa da quella del tempo ordinario. Il tempo delle origini non si riferisce soltanto a un PASSATO REMOTO, come la PREISTORIA rispetto alla STORIA.
10 MITO e TEMPO Il tempo del mito è ALTRO rispetto a quello attuale e vi si accede operando una ROTTURA DI LIVELLO. Nel mondo greco il mito si situa in un tempo che precede quello ORDINATO e ORDINARIO del presente. Un tempo che si è chiuso quando l universo ha assunto la sua configurazione attuale. Nel mondo romano le vicende mitiche hanno luogo all INTERNO DELLA DIMENSIONE CRONOLOGICA ATTUALE: alla fondazione della città, durante la monarchia e nelle prime fasi della Repubblica.
11 MITO e TEMPO Nel mondo biblico ebraico e cristiano - ciò che sta al Principio si proietta alla fine dei tempi, quando la realtà ordinaria sarà assunta e compresa a un livello superiore. Anche i Vangeli collocano le azioni di Gesù «in illo tempore», operando una valorizzazione della storia come luogo dell intervento e della presenza di Dio.
12 MITO e TEMPO La differenza qualitativa del tempo mitico non sta nel suo collocarsi prima della dimensione storica, ma nell essere qualcosa d altro, ossia nella sua FUNZIONE FONDATIVA. È il concetto stesso di mito e il suo linguaggio simbolico a presupporre un legame particolare fra illud tempus e presente. Nella esperienza biblica è il futuro escatologico che illumina il presente: il mondo sta andando verso una realtà (divenire) che ad-viene verso di lui. Il presente eterno di Dio si apre alla storicità e la illumina.
13 MODELLO DEL MITO Scopo del mito: essere modello esemplare di ciò che si fa e del mondo e società in cui si vive. La realtà contingente (quotidiano) assume peso e significato nel momento in cui riconosciamo che non ha valore in sé, ma in quanto espressione di modelli. Le varie cose del mondo sono più o meno belle nella misura in cui incarnano più o meno bene una bellezza assoluta, o armonia assoluta (Platone idea del bello dall estetismo).
14 MODELLO DEL MITO La Bibbia e il Nuovo Testamento in particolare pongono una distinzione fondamentale tra il tempo cronologico (Chronos) e il tempo esistenziale (Kairós). Il Chronos è il tempo esterno a noi, quantitativo, regolato dal ciclo del sole, mentre il Kairós è il tempo qualitativo della nostra esistenza, che dà spessore alla nostra vita. 3 categoria di tempo: «La pienezza del tempo / dei tempi». Si riferisce alla manifestazione di Dio in Cristo: Dio che si rende presente nella storia dell uomo rende pieno il tempo e porta a maturazione il tempo. Georg Florovsky: Con l INCARNAZIONE il tempo cronologico è finito e si è inaugurato il tempo del Kairós.
15 MODELLO DEL MITO Esempio: I re di Roma appartengono a una dimensione mitica nella misura in cui i racconti che li riguardano fondano, con l impiego di un linguaggio simbolico, determinati USI, ISTITUZIONI, REALTÀ che appartengono all ordinario e sono collocati in un preciso momento del divenire storico.
16 MITO
17 MODELLO DEL MITO In campo biblico è il Kairós che fonda il Chronos e non viceversa. I primi 11 capitoli di Genesi non sono una PRE-ISTORIA biblica, ma hanno la stessa funzione del mito: ossia fondare la storia e offrire un significato e un senso anche alle contraddizioni del vivere umano. Pur collocandosi all inizio è l attesa carica di speranza della pienezza dei tempi e riguarda tre relazioni: con Dio, con l altro da sé e con le realtà create.
18 MODELLO DEL MITO Come il mito crea un legame tra l illud tempus e il presente? La risposta di Eliade risiede nel concetto di «modello», che dà significato a ciò che si fa e al mondo in cui si vive. Poiché la nostra realtà è contingente, assume peso, significato, spessore nel momento in cui riconosciamo che non ha un valore in sé, ma in quanto è espressione di modelli che la sottendono (le idee).
19 MODELLO DEL MITO Il modello sottrae dal soggettivismo dell esperienza o di una regressione all individuale: il mito come modello unisce e universalizza. Non sono le idee che ho nella testa, ma le realtà della nostra esperienza. La verità di una cosa sta nel suo riferirsi a un modello che la fonda e le dà senso, che è assoluta perché non appartiene alla contingenza. Il mito svolge il compito di offrire modelli esemplari, che strappino dalla contingenza.
CORSO DI TEOLOGIA, SACRA SCRITTURA
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