Si può imparare a fare fenomenologia? Lester Embree

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3 3 Si può imparare a fare fenomenologia? di Lester Embree Florida Atlantic University Tradotto dall'inglese da Angelo Bottone e Michela Beatrice Ferri 2012 embree@fau.edu Prima versione: 14 ottobre 2012 Non esitate a condividere questo libro con i colleghi e specialmente con gli studenti. Sono ben accetti commenti e suggerimenti per migliorare il testo. *** URL dell e-book gratuito: nonomenology_1.pdf

4 Questo testo è dedicato con affettuoso ricordo al mio amico Herbert Spiegelberg, la cui opera è qui riecheggiata 4

5 5 Introduzione Considerando l esistenza di migliaia di voci bibliografiche sulla fenomenologia, non c è dubbio che si possa imparare ad interpretare i testi fenomenologici. La fenomenologia, però, non è interpretazione dei testi, ma piuttosto osservazione riflessiva, analisi, e descrizione eidetica di fenomeni, che significa descrizione eidetica dei processi mentali o intenzionali e delle cose-in-quanto-intenzionate o incontrate in essi. Non capita spesso di incontrare quasi migliaia di voci di questo genere: questo è possibile nonostante le descrizioni metodologiche contenute in lavori quali le Ideen (1913) di Edmund Husserl. Uno può chiedersi il perché. Prendendo gli esempi non solo delle Ideen, ma anche di Sein und Zeit (1927), di L étre et le néant (1943), di Phénoménologie de la perception (1945), di Le Deuxième Sexe (1949), ecc., non sono comprensibili le esitazioni, dovute alla modestia di coloro tra noi che non sono dei giganti nella nostra tradizione filosofica, di tentare a tutti gli effetti di produrre fenomenologia su larga scala. Esiste un alternativa, che consiste nel tentare di comporre brevi testi di circa parole nell ambito di quel genere che indico come analisi riflessiva. Per evitare che sia confusa con l analisi dei testi, l analisi riflessiva dovrebbe avere poca o nessuna menzione di auctoritas, pochi o nessun riferimento alla letteratura, dovrebbe avere raramente note e rare citazioni, ecc.. L analisi riflessiva dovrebbe includere il chiarimento dei termini fondamentali e di esempi selezionati in maniera accurata. E, soprattutto: una Reflective Analysis riguarda alcune delle cose stesse. La mia speranza è che lo studio dell analisi riflessiva motivi lo studente a condurre qualche osservazione riflessiva sulle cose stesse cui si fa riferimento, vale a dire, su alcuni fenomeni, e che motivi lo studente anche ad andare verso il tentativo di verificare le descrizioni, sia dove tali analisi sono ritenute false, per correggerle fenomenologicamente, sia dove esse sono ritenute incomplete, per essere estese, ancora fenomenologicamente. Con tali sforzi chi sia esso un lui o una lei lavora da solo può, a mio avviso, migliorare la sua abilità alla riflessione (credo che tutti gli adulti normali abbiano già una certa abilità di riflettere sulle proprie e altrui vite mentali), ma credo anche che questo miglioramento potrebbe essere realizzato attraverso l insegnamento, che prevede che gli studenti studino un analisi riflessiva per conto proprio e che poi incontrino un insegnante che proceda secondo uno stile socratico.

6 6 I paragrafi dei capitoli di questo libro sono numerati proprio per facilitarne la discussione in classe. E, con l aumento della propria abilità e fiducia, ognuno deve cercare di comporre la propria analisi riflessiva e di condividerla con i colleghi con cui lavora in sintonia. Il presente libro non è nient altro che il risultato di una collezione di questo tipo. Io sono l autore delle dieci analisi riflessive qui raccolte e incoraggio la copia di questa collezione di analisi riflessive da parte di studenti e colleghi interessati. Queste analisi riflessive sono state scritte originariamente ognuna per diverse occasioni, e presentano grandi sovrapposizioni nel contenuto così che i capitoli possono essere discussi separatamente, e spero che questo non provochi troppa distrazione. I primi due capitoli sono più ampi rispetto agli altri e si rivelerebbe divertente tornare indietro e studiarli di nuovo dopo avere lavorato su tutto il resto. Io non sono certo l unica persona che ha veramente cercato di fare fenomenologia. Quindi, vorrei chiedere al lettore di inviarmi non solo qualsiasi nuova analisi riflessiva che lui o lei ha scritto, ma anche qualsiasi analisi riflessiva che ha trovato nel lavoro degli altri (e non solo nel lavoro dei giganti del nostro passato), e questo può essere in altre lingue diverse dall inglese, perché l insegnamento avviene nella lingua locale; in questo caso l analisi riflessiva scritta nella lingua locale potrebbe aiutare. La mia ambizione è quella di pubblicare più collezioni di analisi riflessive, in particolare quelle provenienti da altri autori. Come il lettore sicuramente saprà, ho già pubblicato due testi che contengono analisi riflessive, che potrebbe anche essere utilizzati (gli asterischi indicano le pubblicazioni disponibili attraverso Amazon.com e/o Kindle): Análisis reflexivo. Una primera Introducción a la fenomenologia / Reflective Analysis. A first Introduction to Phenomenology, testo bilingue, trad. in Castelian di Luis Román Rabanaque (Morelia: Jitanjáfora Editoriale, 2003, 543 pp). L originale inglese è stato pubblicato separatamente come Reflective Analysis (Bucarest: Libri Zeta, 2006, 196 pp, 2a edizione, 2011)*; Traduzioni: Лестер Эмбри Рефлексивный анализ. Первоначальное введение в феноменологию, trans. Victor Moltchanov (Moscova: Triquadrata, 2005, 223 pp); 使 える 現 象 学 (Tokyo, 2007), Analiza refleksyjn, (Varsavia, 2006); 思 性 分 析 : 现 象 学 研 究 入 门 (Taiwan, 2007; anche da Peking University Press, 2007, seconda edizione 2008); Analiza Reflexivă (Cluj Napoca: Casa de Cărţii Stiinta, 2007), Analyse rèflexive, trans. Mathieu Trichet (Bucarest: Zeta Books, 2009) *; Analisi riflessiva. Una prima Introduzione all investigazione fenomenologica, trad. Angelo Bottone (Roma: Edizioni Studium, 2011)*; Análise reflexiva: Uma primeira Introdução na investigaçã fenomenologica, trad. Lopes Antonieta, revisore scientifico. Pedro

7 7 Alves (Bucarest: Zeta Books, 2011) *; [In lingua catalana di prossima traduzione; Refleksiv analizzare; Ei Første innføring i gransking fenomenologisk. Tradotto da Kåre S. Fuglseth (Trondheim: Tapir Akademisk Forlag, previsto 2012); per quanto riguarda la lingua lituana siamo in cerca dell editore.] Ambiente, Tecnologia, Motivazione. (Bucarest: Libri Zeta, 2008, 173 pp); * Environment, Technology, Justification. (Bucharest: Zeta Books, 2008, 173 pp.);* Ambient, Technología, y Justificación, trans. Luis Román Rabanaque (Bucharest: Zeta Books, 2010), 210 pp. [si spera in una traduzione in giapponese e in cinese]. Alla fine del presente volume è illustrato come ordinare un paperback o una versione elettronica di questi libri da Zeta Books. Lester Embree Delray Beach, ottobre 2012

8 8 Capitolo 1. Che cos è l analisi riflessiva? 1. Analisi riflessiva è un altro nome per fenomenologia, una scuola di pensiero iniziata nel Novecento da Edmund Husserl ( ). Husserl voleva sviluppare una metafisica o filosofia prima che fosse una scienza rigorosa e che quindi meritasse di essere una -logia, ma l espressione analisi riflessiva trasmette meglio inizialmente cosa sia la fenomenologia in quanto approccio che può essere intrapreso in diverse discipline. 2. In un tempo in cui gran parte della fenomenologia è in realtà studio di testi, c è bisogno non solo di comprensione ma anche di un migliori abilità in questo approccio perché questo è il modo in cui le affermazioni fenomenologiche possono essere giudicate ed è anche il modo per far progredire l investigazione fenomenologica. 3. In questo saggio provo a mostrare qualcosa di questo approccio generale. Mentre gran parte della produzione in o sulla fenomenologia è indirizzata da professionisti verso colleghi in filosofia, io mi rivolgo anche a professionisti di altre discipline ed anche a studenti non ancora impegnati in una disciplina particolare. Non presuppongo alcuna conoscenza della filosofia. Forse si può discutere in classe con profitto questo schizzo introduttivo e la numerazione in

9 paragrafi aiuterà ma alcune delle questioni sollevate saranno poco familiari ai professori stessi. 4. Verrà utilizzata poca della terminologia tecnica esistente. Piuttosto, con il procedere introdurrò un numero di espressioni tecniche, di solito utilizzando le virgolette. Queste espressioni tecniche sono di solito sviluppate a partire da parole ordinarie e chiarite con esempi. Analisi riflessive ben fatte includono buoni esempi. 5. Per iniziare, supponiamo che di trovarci in una situazione in cui quel che è ritratto nella fotografia qui sopra può essere descritto come l angolo di una casa con un quadro sul muro di un letto non rifatto. Le mura, il letto, la biancheria, i cuscini e il quadro sono oggetti culturali che possono ovviamente essere descritti più dettagliatamente. Ma poi, cambiando atteggiamento, possiamo riconoscere che quello con cui avevamo appena iniziato è un atteggiamento immediato o, meglio, irriflessivo, nel quale sorvoliamo molte cose, incluse (a) la maniera del dare secondo la quale ciò che appare nell illustrazione qui sopra è per lo più visto e non toccato ma comunque incontrato come tangibile, (b) che la scena, che fa parte di una situazione più ampia, è vista attraverso delle apparenze così che se ci muoviamo più vicino o più lontano, il quadro sul muro sembrerebbe più largo o più piccolo ma crediamo che il quadro stesso rimane della stessa misura, (c) che il quadro ha un valore estetico positivo e che la biancheria buttata lì è un po brutta, e (d) che il letto non rifatto richiede un azione volitiva di ricomporlo più in là. 6. Si può chiamare riflessivo l atteggiamento nel quale possiamo osservare e descrivere queste cose (nel senso secondo il quale qualsiasi cosa è una cosa) prima sorvolate. E il fare affidamento a questo secondo atteggiamento rende possibile dire, come ho fatto, che il letto, le mura, ecc. sono prevalentemente viste, in quanto viste attraverso apparenze visuali, che hanno diverso valore per noi, e che siamo disposti ad agire su qualcosa in questa situazione. 7. Da un punto di riflessione differente mentre guardiamo l angolo della stanza ritratta possiamo riconoscere correlazioni per le quali c è (a) un percepire visivo, (b) un dare valore e (c) un possibile volere in relazione a quanto è stato appena distinto e, in più, ci sono, da un terzo punto di riflessione, gli atteggiamenti riflessivi e irriflessivi, tra altre cose quali le disposizioni, che possiamo riconoscere abbastanza facilmente. Quindi, di nuovo, per quanto riguarda il percepire visivo, questo è differente dal percepire uditivo che proveremmo se si tirasse una palla contro un muro e questa rimbalzasse sul letto e poi sul pavimento, ma questo è solo una possibilità come il percepire tattile che avremmo se passassimo la mano sul muro, e non qualcosa di attualizzato. Inoltre, l esperire che è attualizzato in questo caso è tale per cui la cosa così come è esperita in esso e l esperire stesso avvengono in quello che è meglio chiamare l ora (perché la parola presente 9

10 10 può essere usata in seguito per uno scopo descrittivo differente) e sono meglio caratterizzati come percettivi. 8. L esperire percettivo contrasta, da una parte, con il ricordare e, dall altra, con l aspettarsi per quanto riguarda cose reali. (Le cose reali sono nel tempo mentre le cose ideali come il significato delle parole, non lo sono, ma non c è bisogno di dire di più riguardo le cose reali nel presente.) Nell esperire reminiscente, l esperire avviene chiaramente nell ora mentre ciò che è esperito è nel passato, e nell esperire aspettativo, ciò che ci si aspetta è normalmente una possibilità nel futuro, mentre l aspettare avviene chiaramente nell ora. 9. Oltre alle tre specie di esperire cose reali che abbiamo appena distinto, c erano le differenze a cui abbiamo fatto allusione tra dare valore positivo e negativo e anche le differenze tra le percezioni e i voleri inattuali e attualizzati correlativi a differenti aspetti della scena nell angolo della stanza sopra ritratta. Dare valore, volere, e, per quel che conta, credere, sono specie di ciò che è meglio chiamare postulare. Più in generale, esperire e postulare sono generi di quello che è meglio chiamare incontri. Uno potrebbe essere tentato di usare esperire in senso ampio per coprire tutti questi componenti, ma usando incontrare lascia esperire libero dal coprire il percepire, il ricordare e l aspettarsi specificamente e lo oppone al credere, al dare valore e al volere quali specie del postulare. 10. Gli ascoltatori e i lettori di questo saggio dovrebbero essere capaci di trovare e osservare se le cose sono come sinora le ho descritte. Le descrizioni si basano su quello che è meglio chiamare osservazione riflessiva che ha i tre aspetti anch essi descritti, e correlativamente gli incontri, le cose-in-quantoincontrate, e gli atteggiamenti di incontro sono verificabili riflessivamente o tramite osservazione. Un breve schema classificatorio può riassumere le nostre scoperte (se uno desidera può aggiungere le cose-in-quanto-incontrate): INCONTRI I. Postulati A. Voleri B. Valutazioni C. Credenze II. Esperire (di realtà) A. Aspettative B. Memorie C. Percezioni 11. Tre questioni potrebbero portare ora l uditore e il lettore a considerare egli stesso quello che abbiamo abbozzato finora:

11 (1) Nel ricordare e nell aspettarsi, si possono notare solo le cose così come sono precedentemente incontrate e le cose così come sono da incontrare, oppure bisogna anche notare gli incontri e atteggiamenti passati e futuri degli incontri ad essi correlativi? (2) È abbastanza facile riconoscere che le valutazioni non sono solo positive e negative ma anche a volte neutrali; ossia, mentre il nostro quadro potrebbe essere in qualche modo bello e la biancheria spiegazzata in qualche modo brutta, il muro all angolo della stanza potrebbe avere per noi valore né positivo o negativo. Se è così, ci sono tre modalità, come potrebbero essere chiamate, analoghe al volere e credere? (3) Nel pensiero tradizionale, l immaginazione è considerata una facoltà mentale come la sensazione, la memoria, l emozione, la volontà, ecc. Credo che questo sia falso. Non possiamo far finta di vedere un secondo quadro a destra del muro nel nostro esempio, ma anche far finta di ricordare di avere mangiato qualcosa a pranzo ieri che in realtà non ricordiamo, e far finta che ci piaccia qualcuno, far finta di fare qualcosa come muovere le braccia nell aria sopra la testa mentre in realtà non lo facciamo? Se è così, allora non c è una versione fittiva per ogni tipo serio di postulato ed esperire che abbiamo distinto più sopra e l immaginazione non è alla pari delle altre facoltà? 12. Finora, abbiamo visto che l analisi riflessiva può focalizzarsi su incontri, cose-in-quanto-incontrate, e atteggiamenti di incontri. Ora possiamo allargare lo scopo del nostro osservare riflessivo. Mentre osserviamo riflessivamente il nostro percepire prevalentemente visivo dell angolo della stanza, potremmo produrre una serie di incontri leggermente differente che varia rispetto a ciò a cui si presta attenzione o, meglio, ci si focalizza. Quindi possiamo focalizzarci sul quadro, su come i due muri formano un angolo, focalizzarci sulla testiera a stecche, su un cuscino, sull altro, sulla pila di lenzuola e federe, e infine sul materasso. Si tratta di sette focalizzazioni. Nonostante le somiglianze, la cosa più sorprendente a riguardo è che formano una sequenza temporale all interno di quello che potremmo meglio chiamare vita mentale. Ognuna di esse continua per un poco ed è seguita da un'altra che fa lo stesso. 13. A volte queste percezioni che differiscono riguardo il loro focalizzarsi sono chiamate processi mentali, un espressione piuttosto neutra che può essere modificata all occorrenza, ma io preferisco chiamarle incontri anche perché questa espressione fa immediatamente sorgere le domande su cos è che viene incontrato e come. I sette incontri differenti per quanto riguarda la loro focalizzazione sono incontri di cose che vanno oltre, o meglio, esternamente trascendenti il flusso della vita mentale nel quale accadono in successione. Questo è tanto interessante quanto ovvio. È anche interessante, comunque, il come questi incontri incontrino l un l altro dentro o, meglio, immanentemente la vita 11

12 12 mentale. Quando un incontrare incontra immanentemente un incontrare nel suo futuro si può chiamare protentivo nei suoi confronti e quando incontra immanentemente un incontrare nel suo passato, si può chiamare ritentivo nei suoi confronti. 14. Protensione e ritensione sono specie di quella importante proprietà che Husserl, seguendo il suo maestro Franz Brentano, chiama Intentionalität, ma io preferisco seguire il mio maestro (e discepolo di Husserl) Dorion Cairns nel chiamarla intentiveness. 1 Forse prima scopriamo come gli incontri che avvengono nell ora sono intentivi delle cose trascendenti della vita mentale, come i cuscini sul letto. Non c è niente altro come questo. Ma uno potrebbe essere aiutato a trovare ciò cui ci si riferisce con questa parola considerando come gli incontri in una prima approssimazione puntano in modo significativo alle cose incontrate in essi. 15. Obiettare ad un errore potrebbe essere di aiuto all uditore o al lettore di questo saggio nel focalizzarsi sull intentività. Molti pensatori in passato hanno sostenuto che ci fossero le cosiddette immagini di memoria per cui quando uno ricorda una scena di quando era giovane, c è realmente un immagine nel momento stesso del ricordare e questa immagine rappresenta la scena. Ma. quando riflettiamo, non troviamo tali immagini e possiamo poi chiederci perché certe cose siano credute vere, però quello che uno trova riflessivamente è il ricordare che avviene nell ora, la scena-in-quanto-ricordata nel passato, e che il ricordare è intentivo di eventi nel passato. A volte è utile riferirsi all incontrare intentivo come noesis (l aggettivo è noetico ) ed alla cosa-in-quanto-incontrata come noema (l aggettivo è noematico ) come fece Husserl. Quindi c è un riflettere noetico, un riflettere noematico e un ricordare immediato. Peggiore della teoria della memoriaimmagine è la teoria della percezione secondo la quale noi in qualche modo abbiamo rappresentazioni tra il percepire e la cosa reale percepita, che è una sostanza di fotoni senza colore. (Forse i fotoni esistono e sono causa ma non oggetti del vedere.) 16. Ora lasciatemi descrivere come si potrebbe costruire un diagramma nel quale le cose appena analizzate potrebbero essere messe in ordine, ma lascio che gli uditori e i lettori di questo saggio costruiscano il diagramma. Primo, possiamo rappresentare gli incontri con delle brevi linee verticali con delle teste di freccia che puntano in alto verso le cose trascendenti il flusso della vita mentale e a destra e a sinistra rappresentare la retrotensione e protensione (l atteggiamento 1 Per una analisi riflessiva di Cairns che va oltre il presente saggio e descrive diversi tipi di sintesi intentive, si veda Dorion Cairns: The Theory of Intentionality in Husserl, Journal of the British Society for Phenomenology, 32 (1999):

13 13 potrebbe venire indicato alla coda della freccia verticale ma non ne abbiamo bisogno ora): 17. Secondo, possiamo tracciare delle linee orizzontali per rappresentare i blocchi, per così dire, del flusso della vita mentale e includere i nostri sette incontri in sequenza all interno del flusso e intentivi l un l altro così come anche le cose trascendenti quali il disordine del letto nella nostra figura. ===================================================== ===================================================== 18. E terzo, il nostro flusso può essere considerato provenire dal futuro a destra attraverso l ora e quindi andare nel passato a sinistra. ( Naturalmente noi consideriamo questo flusso temporale parte della spazio-temporalità della natura di cui facciamo esperienza ma questa è una credenza che può essere messa in discussione.) 19. Con l approccio ed i concetti ora introdotti, l uditore o lettore di questo saggio potrebbe riconoscere che è possibile condurre investigazioni all antica maniera che nell opera pubblicata nel 1890 William James chiamava introspettiva. In realtà a partire da qui si può sviluppare molto di più, ma si può cominciare con la richiesta per un introspezione o, ancor meglio, per una psicologia fenomenologica. 20. In gran parte dell esposizione precedente è stata usata la prima persona plurale ( noi e nostro ). Questa non è solamente una questione di stile. La scena del letto, del muro, del quadro, ecc. è per noi originariamente oggettiva o, poiché la parola ha troppe connotazioni, possiamo dire piuttosto che è pubblica. In altre parole, è vista o è almeno visibile da più di una persona. É affascinante come le persone che incontrano o sono capaci di incontrare la scena fanno anche esperienza l uno dell altro e quindi formano una intersoggetività o, parlando meno tecnicamente, un gruppo che condivide l incontrare. Quindi, noi incontriamo l angolo della stanza. Finché non scopro che la mia amica che guarda l angolo della mia stanza con me apprezza le lenzuola ed il quadro in modo differente dal mio, presumo che lei lo faccia in modo simile e vice versa. E, se so che abbiamo preferenze opposte, ciò nonostante sono intentive della stessa cosa di base ma con

14 valori opposti. La mia amica è trascendente il mio flusso di vita mentale, ma anche in questo caso so che abbiamo una vita mentale comune o condivisa al cui interno ci sono specie di esperire l un l altro che possono essere distinte riflessivamente. 21. Ma se uno riconosce che originariamente cominciamo in un atteggiamento nel quale condividiamo cose pubbliche, sorge la questione se ci sia un alternativa a questo atteggiamento. La risposta è che questo atteggiamento intersoggettivo può essere ridotto ad un atteggiamento egologico. Allora tutte le altre cose sono considerate solo in relazione ad una persona singola e possono venir chiamate private per contrasto. La mia amica va, si potrebbe dire, dall essere un co-soggetto ad essere un oggetto. Possiamo quindi chiederci non solo come ciò che è raffigurato nel quadro all angolo della mia stanza appaia a me ma anche come appare alla mia amica o a qualunque altra persona. 22. Credo che una tale riduzione egologica sia necessaria per l investigazione psicologica e per queste investigazioni degli altri individui così come del proprio sé individuale. Troppo spesso pare che i fenomenologi credano che l analisi riflessiva sia limitata all auto-osservazione nell atteggiamento egologico ma questo è un errore. Non solo c è l osservazione-dell altro individuale così come l auto-osservazione individuale ma può esserci osservazione di gruppi e i gruppi sono fondamentali nelle scienze sociali e storiche rispetto agli individui investigati in psicologia. Forse questo commento basta per suggerire che possiamo cominciare da quello che è analizzato nella prima parte qui sopra e continuare facendo della filosofia o teoria della scienza. Per ottenere risultati scientifici, dobbiamo tornare dall atteggiamento egologico a quello intersoggettivo. 23. A questo punto del discorso può essere sottoposta all esame dell uditore o del lettore un altra breve descrizione. Nel vedere il cuscino sul letto, possiamo riconoscere che nel nostro percepire c è un lato rivolto verso di noi e possiamo riconoscere, quindi, che esso è riferito alla componente presentiva del nostro esperire e che il lato rivolto verso di noi è appresentato. Ciò che noi percepiamo è un cuscino e con esso non solo i lati esterni della visione che sono stati menzionati, ma anche quelli interni. Senza escludere che il cuscino presenti i lati interni della visione, noi possiamo semplicemente rovesciarlo così che un lato esterno appresentato diventi presentato, mentre il lato che era stato presentato ancor prima diventi appresentato. Su questa base e senza spingerci all interno della questione di come esso si è formato originariamente, noi possiamo andare avanti a dire che il corpo di un altra persona, incluse le posture, i gesti, le creazioni, etc., appresentano la sua vita mentale, sebbene in tal caso non ci sia punto di vista per noi dal quale ciò che è appresentato possa divenire presentato come esso può essere sempre presentato per lei. 24. Qualcos altro dovrebbe essere detto anche in merito all illustrazione qui utilizzata. Per me, nello scrivere questo saggio, essa è direttamente percepita, così 14

15 come gli incontri che sono stati descritti. Ma per l uditore o per il lettore di questo saggio, essa corrisponde sicuramente ad una fotografia e le nostre descrizioni sono parole ed io mi sono avvantaggiato di come noi in tali casi siamo abili a porre la nostra attenzione non sulle rappresentazioni ma su ciò che è rappresentato. Quando analizzata riflessivamente, si può osservare che l'esperire rappresentazionale ha una struttura stratificata tale che lo strato interno sia intentivo alla rappresentazione (la parola o raffigurazione) e lo strato esterno sia intentivo alla cosa che la rappresentazione rappresenta. Così si può dire, complessivamente, che c è un esperienza indiretta anche se questa struttura è trascurata. E questa, così come le altre descrizioni offerte qui, deve essere confermata, corretta laddove sia necessario, ed estesa dall uditore o dal lettore attraverso la propria analisi riflessiva. 25. Qualcosa ora dovrebbe essere detta anche sugli atteggiamenti cominciando da quelle considerazioni che sono state introdotte in apertura del saggio. Gli atteggiamenti non riflessivi così come quelli riflessivi possono entrambi essere chiamati contemplativi o osservativi poiché in essi noi guardiamo semplicemente e riportiamo quello che vediamo. In quanto tali essi contrastano con altri due tipi di atteggiamenti che a loro volta sono suddivisi in specie. Il più fondamentale tipo di atteggiamento è quello pratico e come tale riguarda ciò che accade, spesso cercando di influenzarlo ma alcune volte cercando solamente di fare in modo che accada qualcosa. Mentre il pensare e l esperire predominano negli atteggiamenti contemplativi, la volizione o la volontà predominano negli atteggiamenti pratici. Un terzo tipo di atteggiamento assume un valore predominante in ciò e potrebbe essere chiamato l atteggiamento del godimento o divertimento. Come questi tre tipi di atteggiamento potrebbero essere specificati è un altro esercizio che l uditore o il lettore potrebbero volere fare impiegando l analisi riflessiva. 26. Alcuni commenti possono essere fatti, infine, per quanto riguarda le vite mentali e il mondo. Ciò che in fenomenologia è chiamato tradizionalmente atteggiamento naturale, potrebbe essere meglio chiamato atteggiamento mondano perché, mentre la natura è senza dubbio una componente fondamentale, ci sono più elementi al mondo della natura stessa e ciò che è importante per cominciare è come il mondo sia socio-culturale. Questo significa che il mondo contiene oggetti socio-culturali quali il letto posto nell angolo della mia stanza, che ha valori ed usi, ed anche persone ed esseri non umani così come animali umani. Nell atteggiamento mondano noi crediamo che ci sia un solo grande sistema di cose fondamentalmente legate in relazioni spaziali, temporali, e causali, e che questo sistema includa vite mentali, che hanno infine relazioni causali con altre cose, ossia, con i nostri corpi in maniera immediata e con altre cose in maniera mediata. 15

16 27. Husserl ed i suoi più stretti seguaci non accettano che non ci sia alternativa all atteggiamento mondano e correlativamente negano che ogni cosa sia sempre solo qualcosa nel mondo. Essi sostengono che mentre riflettendo sulla vita mentale noi possiamo temporaneamente sospendere la credenza o neutralizzare il nostro credere nello stato nel-mondo della vita mentale, e mentre è sostenuto questo atteggiamento trascendentale alternativo, la vita mentale è nonmondana e può servire la funzione fondante necessaria nella filosofia prima trascendentale. Come molto altro, uno può perseguire tutto questo attraverso l analisi riflessiva ma all inizio avevo detto che nell analisi riflessiva non avrei richiesto alcuna conoscenza della filosofia. Spero che i colleghi delle altre discipline penseranno a differenti impieghi dell approccio qui chiamato analisi riflessiva. 16

17 17 Capitolo 2. Richiamo su altre cose 1. La complessa questione dell Altro o meglio degli Altri è stato per molto tempo uno dei temi della fenomenologia. Alfred Schutz, per esempio, era particolarmente preoccupato di come gli Altri interpretassero le proprie azioni, essi stessi, e l un l altro, le azioni reciproche, così come i loro gruppi, i loro prodotti e le loro situazioni. In contrasto, Edmund Husserl si era concentrato su come gli Altri siano originariamente costituiti da un sé attraverso un sense-transfer e attraverso una appresentazione nella passività primaria. Il tema della presente analisi può essere posto tra le preoccupazioni teoriche di Husserl e quelle Schutz. Dovremo semplicemente assumere che incontriamo già da sempre gli Altri e che possiamo in maniera astratta mettere da parte come gli altri interpretano le loro azioni, i loro prodotti, ecc. Invece in questo caso la preoccupazione è se, e in quali aspetti, gli Altri possano essere osservati riflessivamente. Il significato di tale questione dovrebbe diventare più chiaro con il procedere dell esposizione. 2. La parola Altri è qui intesa riferirsi non solo ad individui separati ma anche a gruppi; inoltre, questo termine si riferisce non solo agli esseri umani

18 18 ma anche agli animali non umani. Una Osservazione può essere diretta o riflessiva. Nell osservazione diretta nessuna informazione è presa dall Io dei suoi propri incontri con le cose, con le cose-come-sono-incontrate, o con se stesso. Piuttosto, si tematizzano esclusivamente le cose. In alcune tradizioni di filosofia e di scienza, è una dato di fatto che l osservazione sia diretta, e questo può rendere difficile l imparare a riflettere. In Altre tradizioni, tra cui quella della fenomenologia, la riflessione è centrale per l approccio. Le stesse tematizzazione, analisi descrizione della differenza tra osservazione diretta da un lato e osservazione riflessiva dall altro lato richiedono che avvenga già una riflessione. 3. La maggior parte della riflessione che è stata fatta nella storia della fenomenologia è auto-osservazione, dove gli incontri e le cose così come sono incontrate appartengono allo stesso flusso di vita mentale della riflessione su di esse. Ma questo non è l unico tipo di riflessione. Qui la preoccupazione è rivolta a indagare le riflessioni sugli Altri laddove riflessione non significa automaticamente che ciò su cui si riflette deve appartenere allo stesso flusso mentale del riflettere. Invece, ciò che rende l osservazione, in generale, riflessiva è la sua tematizzazione di ciò che tecnicamente vengono indicate come correlazioni noetico-noematiche. Per mezzo dell auto-osservazione uno può osservare come incontra cose e, correlativamente, come le cose si incontrano come-sono-incontrate-da-se-stessi. Al contrario, la riflessione sugli Altri si concentra su come gli Altri incontrino le cose e, correlativamente, sulle cose cosìcome-sono-incontrate-da-essi. Quindi ci sono due specie di riflessione. Gli Altri osservati riflessivamente possono essi stessi essere sia direttamente selfoblivious o auto-riflessivi, oppure possono essi stessi essere oggetto di una riflessione degli Altri includendo in tutto questo, per esempio, qualcuno che sta osservando a sua volta altri riflessivamente. E anche questo può essere accertato attraverso la riflessione sugli Altri. 4. A causa di secoli di rappresentazionalismo nella filosofia moderna, alcuni possono essere riluttanti nel riconoscere anche la fattibilità di una riflessione sugli altri. Ma chi è stato docente può riconoscere se gli studenti stanno prestando attenzione oppure se stanno sognando ad occhi aperti, contemplando qualcos'altro nella stanza (ad esempio un altro studente), ecc.. Più sottilmente, coloro che frequentano ciò che si sta cercando di insegnare loro, possono essere osservati come (a) coloro che stanno capendo, (b) coloro che non stanno capendo, (c) coloro che si stanno muovendo dal non capire al capire, o (d) coloro che stanno diventando sempre più perplessi!

19 19 5. Prima di passare a ciò che si può cercare di osservare in maniera riflessiva, più in generale, negli Altri, si deve dire qualcosa su ciò che qui in maniera del tutto astratta viene messo da parte, cioè, le interpretazioni proprie ed altrui, così anche sull osservazione degli Altri che non viene toccata da questa astrazione. Come si caratterizza quest ultima? L osservazione degli Altri presuppone l incontro con Altri che si verifica nel modo più chiaro quando gli esseri viventi (in particolare quelli con organi di sensazione e di movimento) sono percepiti o ricordati. Quando tali cose sono esperite in maniera diretta, vale a dire, presentate, le psiche sono rappresentate in loro, e le cose immediatamente esperite sono apprese come fossero corpi o organismi che sono (in misura maggiore o minore) sotto l influenza di queste altre psiche. 2 C è molto di più in un tale incontro primario di Altri, ma solo un altro punto deve essere trattato qui, ed è il fatto che tale incontro primario avviene automaticamente. In Altre parole, l Io non è impegnato nello svolgimento di questo processo di appresentazione e infatti non può impegnarsi in esso. 6. In contrasto, l osservazione qui chiamata riflessione sugli Altri è un tipo di incontro secondario. È originariamente un operazione in cui un io è impegnato, sebbene possa diventare un tipo di incontro abituale o anche, per i gruppi specifici (ad esempio, per gli psichiatri) un tipo di incontro tradizionale. Questo tipo di incontro presenta la stessa struttura presentiva/appresentiva dell incontro primario; in questo modo, è possibile distinguere quindi soma e psiche dell Altro, e in una certa misura uno può anche tematizzare il corpo come gli si presenta si tratta di qualcosa che i medici fanno a volte. Come regola, tuttavia, ciò su cui uno si concentra durante l osservazione dell Altro è la psiche dell Altro. Ci sarà da dire molto di più su questa forma di osservazione. In primo luogo, deve essere considerata la questione delle auto-interpretazioni dell Altro. 7. Capire gli Altri attraverso le proprie interpretazioni delle loro azioni, di loro stessi, dei loro prodotti, ecc, è in realtà un approccio piuttosto affidabile, che molti impiegano regolarmente nell ambito delle discipline culturali nel corso dell osservazione partecipante e dello studio di discorsi e di testi. Ma ci si può chiedere se un Altro sia mendace, auto-ingannevole, o semplicemente incapace di auto-osservazione e di auto-segnalazione. Sembrare, inoltre, una persona educata, implica il mentire lievemente su varie cose banali, e occupazioni quali per 2 Si può osservare che l espressione di Husserl, Einfühlung, tradotta letteralmente con il termine empatia, viene evitata qui. Questo perché so di fenomenologi che hanno fatto slittare il termine in questione dal significato tecnico, che è essenzialmente cognitivo, ad un normale significato prevalentemente affettivo-valutativo con cui un individuo attraverso i propri sentimenti si immedesima con i sentimenti di Altri.

20 20 esempio, la vendita di auto usate richiedono una maggiore abilità nell inganno. Che uno possa ingannare se stesso è un problema troppo complicato da affrontare in questa occasione. Infine, l abilità di osservare se stessi, i propri incontri, le-cosecosì-come-sono-incontrate variano considerevolmente (e anche alcuni soi-disant fenomenologi non sembrano riuscire bene nel fare ciò). 8. Se si mette in discussione l affidabilità dei self-report e le autointerpretazioni che vi sono espresse, come si possono risolvere le questioni ed essere in grado di affermare, come è stato appena fatto, che la comprensione degli Altri attraverso le auto-interpretazioni è in realtà piuttosto affidabile? Una base per questa affidabilità è, ovviamente, la coerenza interna dei self-report. Un altra base è la conformità delle auto-interpretazioni con il senso comune. Il modo fondamentale per comprendere tutto questo, tuttavia, è come questi rapporti possano accordarsi con ciò che uno osserva in maniera non interpretativa attraverso la riflessione sugli Altri. Ad esempio, uno che dice che non è arrabbiato può essere palesemente arrabbiato oppure no? Questo costituisce una base decisiva per il riconoscimento della menzogna, dell auto-inganno, ecc. (così come il riconoscimento dell'onestà, in stessi così come verso gli altri, e anche per ogni capacità di auto-interpretazione ben sviluppata). 9. A questo punto è pertinente fare un altra considerazione. I self-reports sono espressi dagli altri in una lingua piuttosto che in un altra. Coloro che conoscono più di una lingua, sanno che le lingue non sono isomorfe. Uno può ben credere che le cose principali circa gli incontri e le cose-così-come-sono-incontrate possano ancora essere espressi in lingue ordinarie. Tuttavia, uno può essere tratto in inganno dal linguaggio ordinario ed è spesso desiderabile sviluppare una terminologia tecnica al fine di essere in grado di esprimere descrizioni che altri fenomenologi potrebbero cercare di verificare. 10. Per guidare la riflessione sugli Altri astratti dalle interpretazioni del senso comune possiamo ora utilizzare un insieme di termini raffinati principalmente tramite l auto-osservazione. Prima di tutto, c'è bisogno di un concetto e di una espressione più generale per ciò che riguarda tematicamente l osservazione riflessiva. Il termine che Edmund Husserl utilizza è Erlebnis, che è spesso reso in francese come Vécu e che è reso in castigliano come Vivencia. In inglese, i pensatori della tradizione analitica sembrano preferire l espressione mental act, che è problematica poiché la maggior parte dei processi in questione sono passivi, mentre nella tradizione fenomenologica è utilizzato il termine esperienza, mentre Altri utilizzano vissuto esperienziale, che solleva la questione di ciò che potrebbe essere una esperienza non-vissuta.

21 21 Dorion Cairns ( ) utilizzò per primo il termine consapevolezza per tradurre Erlebnis, poi processo soggettivo che egli considerava il suo più grande errore ed infine preferì utilizzare processo mentale per le traduzioni e processo intentivo per le proprie indagini. 11. Tuttavia, l espressione generale qui utilizzata è incontro. Questo termine indica un processo e intima che qualcosa viene incontrato. Inoltre, esso è inteso in maniera chiara non solo come incontro cognitivo, ma anche come incontro valutativo, e come incontro volitivo, che è preferibile se vogliamo evitare l intellettualismo (in questo caso il termine intellettualismo indica il concentrarsi sull esperire, sul pensare, e sul credere, mentre trascura relativamente il dare valore e il volere). L incontro esprime un concetto generale e può essere qualificato per concetti ed espressioni più specifiche. Tuttavia, è importante ricordare che solo gli incontri sono concreti mentre termini quali ricordare, volere, ecc. si riferiscono alle loro componenti astratte. 12. É inoltre fondamentale ricordare che ogni incontro comprende necessariamente tutte le componenti di base. Così nell'indicare un incontro come un percepire, per esempio, si sottolinea il suo tipo di esperienza (cioè, esperienza delle cose presenti ed esperienza diretta piuttosto che indiretta delle cose) e deenfatizza il credere, il valutare, e il volere anch essi inclusi nell incontro. Le cose così come sono incontrate, reali, sono sempre anche percepite, ricordate, attese, oppure rappresentate e almeno in alcune modalità sono anche oggetto di credenza, del dare valore, e volute. È un errore di concretezza fuori luogo pensare, per esempio, che le cose così come sono percepite e le correlative percezioni sono concrete piuttosto che astratte componenti noetiche e noematiche degli incontri. 13. La divisione più generale tra componenti durante gli incontri è tra la posizionalità da un lato e ciò che può essere definito esperienza dall Altro. In realtà, un altro vantaggio della parola incontro come termine più generale è che essa lascia l esperire libero di esprimere un concetto più ristretto. Esperire può essere utilizzato tecnicamente anche per l incontro con cose ideali come i numeri e le essenze universali, che è una sorta di esperire diretto, mentre l esperire indiretto è intentivo solo delle proprie cose sulla base di rappresentazioni che possono essere indicative, pittoriche, o linguistiche. L incontro originario di Altri e la riflessione sugli Altri sono entrambi indiretti, sebbene uno non sia sempre consapevole di questo in maniera esplicita. L esperire consiste in una tale ricchezza di generi e di aspetti che la tradizionale preoccupazione nei suoi confronti è comprensibile, anche se per nulla fortunata.

22 È per nulla fortunata perché la posizionalità è ugualmente importante e quindi tale da non dovere essere trascurata o sottovalutata. Le più ovvie specie di posizionalità sembrano essere quelle affettive-valutative. Dal punto di vista colloquiale, questo riguarda la simpatia, antipatia, amore, odio, apatia, etc.. Tali espressioni spesso connotano irrazionalità e nella filosofia occidentale i fenomeni cominciano ad essere analizzati in maniera più minuziosa solo durante il XVIII secolo. Perciò sembra opportuno adottare l espressione valutare. Come la credenza, anche il dare valore può essere positivo, negativo o neutro, e i valori correlati sono positivi, negativi e neutri distinguibili nelle cose così come sono incontrate. Tutti e tre i tipi di posizionalità hanno diversi gradi di fermezza nei loro modi positivi e negativi: vale a dire, risolutezza positiva o negativa ed esitazione nel volere, la certezza e la congettura nel credere, così come valorizzazione ferma e instabile. 15. Come utilizzare questa tassonomia quale guida nella riflessione sugli Altri? Si possono derivare alcune domande da essa riguardo ciò che può essere osservato riflessivamente negli incontri e nelle cose-in-quanto-incontrate negli Altri, collettive così come individuali e non umane così come umane. Il modo più efficace per stabilire rapidamente le possibilità è la descrizione degli esempi. Questo schizzo è solo l inizio. Un investigazione più profonda dovrebbe essere in grado di produrre descrizioni più raffinate. 16. Mentre si può discernere in maniera astratta le componenti dei generi appena elencati all interno degli incontri e delle cose-in-quanto-incontrate, non è detto che gli incontri siano privi di differenze intrinseche. La parola migliore da usare nel riconoscere le principali differenze tra gli incontri è predominio. Così a volte un incontro concreto è prevalentemente volitivo e su questa base è propriamente chiamato volontà. Questo non significa che non ci siano anche componenti del credere e del valutare nell incontro, che ci sono, ma solo che a predominare è la componente volitiva. Analogamente, il percepire può essere predominante all interno della componente dell esperire ma qualche forma di ricordare e attendere compare in maniera subordinata ad esso. 17. Diversi esempi relativi ad un animale non-umano possono rivelarsi utili a questo proposito. Parlando della mia esperienza personale, da ragazzo ho avuto un cane. Quando ogni giorno arrivavo a casa da scuola era chiaro a me, alla mia famiglia e ai miei amici che il mio cane fosse felice di rivedermi. Ora posso dire, dunque, che abbiamo incontrato quell incontro con me che avveniva nella psiche del mio cane in ogni occasione del mio ritorno a casa. Questo nostro incontro della sua psiche trovava un fondamento nella nostra percezione sensoriale

23 23 dei suoi rumori e movimenti. Il tipo di posizionalità che predominava nel suo incontro con me era valutativo e la sua modalità era positiva. Era anche chiaro che io costituivo ciò che veniva apprezzato da lui, e che ho avuto un valore positivo per lui. Poi, di nuovo, mi ricordo di essere stato malato a letto una volta, mentre avevo ancora il mio cane. Non ricordo quale malattia avessi, ma ricordo che la casa era silenziosa e che il dottore venne ripetute volte. Inoltre, ricordo che il mio cane era triste. Questo suo atteggiamento si leggeva facilmente nella sua postura e nei suoi movimenti. In questo caso, il suo atteggiamento nei confronti della mia situazione era valutativo e negativo. 18. Per quanto riguarda le componenti esperienziali degli incontri, entrambi i casi sono percettivi nel significato più ampio del percepire come esperire le cose nel presente (e in questo caso un significato che include una appercezione ). Eppure non era solo percettivo perché la percezione è stata accompagnata dalla valutazione positiva e negativa. L incontro del mio cane con me ogni volta in cui arrivavo a casa sarebbe potuto essere pieno di aspettative più che di effettive percezioni: il mio cane non vedeva l ora di essere accolto, di ricevere carezze sulle orecchie, e di andare a giocare. Questo si manifestava nel suo correre avanti e indietro da me verso la porta. 19. Come ricordo queste cose per quanto riguarda l incontro con il mio cane, così posso anche richiamare alla memoria i casi di quando lui e io tornammo in un luogo famigliare dopo un assenza, ed egli andò verso qualcosa compiendo una sorta di missione di ispezione per vedere se qualcosa fosse cambiato. Questo sembra implicare il ricordo come base per il riconoscimento della presenza o assenza di ciò che è previsto e famigliare, ma non è questione di fare attenzione, in operazioni di richiamo alla memoria, ad eventi passati nello stesso modo in cui richiamo alla memoria i miei incontri passati. Con gli esseri umani, tuttavia, ci sono davvero tempi in cui l Altro è incontrato proprio ricordando, che significa ricordare attivamente, così come ci sono tempi in cui gli eventi passati si impongono essi stessi all attenzione. In entrambi questi casi, vi è un declino se non addirittura la cessazione dell attenzione agli aspetti della situazione attuale. Inoltre, l attenzione che noi incontriamo nell Altro in quei momenti spesso sembra mancare di quella continua pienezza di finalità che accompagna la scelta di possibili azioni. 20. I fatti che ho raccontato riguardano incontri primari degli Altri nel passato e quindi riflessioni su di essi nel loro ricordo. Ai fini di stabilire le varie possibilità, è sufficiente che gli uditori o i lettori di questo saggio possano fingere casi di questi generi, che significa che essi fingeranno di ricordare di avere

24 24 incontrato tali cose o anche che essi fanno finta correntemente di incontrarli. Inoltre, le descrizioni sono abbastanza generali, esse coinvolgono gli incontri appercepiti in Altri, i loro tipi fondamentali e le loro modalità di posizionalità, e le concorrenti tipologie di esperienza. Non c'è bisogno di scendere più in dettaglio nel momento in cui la questione ha a che fare solamente con la possibilità di riflessione sugli Altri ( che non vuole dire che una maggiore specificità non possa essere raggiunta con più sforzo e nelle circostanze adatte ). 21. Se finora è stato detto abbastanza per dimostrare che si possono incontrare e osservare su questa base valutazione ed esperienza in Altri, nei non umani così come negli umani, che dire delle altre specie di posizionalità? Si può osservare riflessivamente gli Altri come risoluti nel loro sforzo, osservare (almeno in parte) ciò cui tendono immediatamente, e quindi osservare in maniera riflessiva non solo i fini immediati per loro ma anche alcuni dei loro fini? Appare ovvio che un esempio non sia necessario, ma solo per essere sicuri, suggeriremo che il mondo dello sport può fornire molti esempi. 22. Per l analisi ci sono le modalità già menzionate, per esempio, alcune volontà sono positive, il che comprende l essere di supporto a quello che fanno gli altri, alcune sono nocive, e in questo caso ci può essere volontà distruttiva o creativa. Forse la modalità più interessante dell incontro volitivo predominante che noi possiamo riflessivamente osservare negli Altri è la volontà neutrale. Esempio: l Altro è determinato nel non prendere posizione, o, come si dice, nel non farsi coinvolgere. Questo atteggiamento sembra combinato con l apatia nella componente valutativa. 23. Che dire del credere? Quando uno si trova in un atteggiamento teoretico di auto-osservazione, può sembrare che la credenza assieme all esperienza sia una regola generale fondata e motivata da quelle che costituiscono le cose più evidenti nell incontro. Ma tutto ciò può essere un prodotto dell intellettualismo, se non del naturalismo. Se uno resiste, allora oggi la tendenza tra le tante persone istruite nelle discipline pratiche così come in quelle teoriche è quella di ignorare (o di de-enfatizzare ) non solo la valutazione e i valori stessi, ma anche la volontà e i correlativi usi o le caratteristiche pratiche che risiedono nelle cose in quanto incontrate. Se, in altre parole, uno si attiene a cose come alle cose culturali che stanno all origine della vita umana, allora il credere è meramente uno dei tre principali generi di posizionalità in un concreto incontro culturale. 24. E per quanto riguarda le credenze incontrate in Altri umani, considero ancora come qualcosa di ovvio il fatto che questi Altri a volte siano incontrati

25 25 come certi e altre volte come dubitativi, e che questi gradi di affidabilità intervengono in forme negative così come in forme positive. La certezza è credere solido. Il dubbio, tuttavia, è ambiguo nella lingua ordinaria e anche nel linguaggio filosofico. Dubitare può significare essere incredulo ma può anche indicare una neutralità dossica. Scetticismo è un termine ambiguo nello stesso modo. Il modo neutro è spesso accompagnato da neutralità avalutativa o da apatia. 25. Un altra questione riguarda l immaginazione, o meglio, il fingere. Attraverso l auto-osservazione, si può confermare che tutte le componenti di incontri seri siano-quasi, come-se, e fingano versioni diverse. Si può fingere di ricordare, fingere di percepire, fingere di dare valore, fingere di volere, e così via. La finzione o l inganno spesso sono manifestati in maniera certa nel gioco di bambole o pupazzi. 26. Come già indicato, in questo saggio il termine Altri riguarda i gruppi nonché gli individui. E almeno piccoli gruppi possono facilmente essere osservati riflessivamente per perseguire scopi condivisi mediante strumenti condivisi, la percezione, l attesa, e il dare valore, assieme a ciò per i membri del gruppo le cose assomigliano. Questo può essere ben visibile negli sport di squadra e per i branchi di cani da caccia. 27. Dovrebbe essere reso esplicito il fatto che la riflessione sugli Altri ha una funzione epistemica o cognitiva. Mentre noi incontriamo già sempre l Altro nella vita di ogni giorno, la riflessione sugli Altri viene ad aggiungersi a questo, e non presenta solo la componente dominante che è quella del credere, ma anche, dove l esperire è preso in considerazione, può essere percettivo e ricordante in modi fittizi così come in modi seri. Più significativamente, forse, il percepire o il ricordare degli incontri e delle cose così come sono ricordate negli Altri sono ciò che giustifica il credere non solo nei casi concreti del presente e del passato, vale a dire i fatti, ma anche nelle eide o essenze universali. Sebbene non elaborate metodologicamente, i casi di cui sopra abbiamo parlato avevano come scopo quello di indicare la specie eidetica e il gene della riflessione sugli Altri.

26 26 Capitolo 3. L incontro indiretto analizzato in maniera riflessiva 1. Introduzione 1. Vi è un differenza tra l incontro diretto e indiretto delle cose. Nella storia della fenomenologia, come nel resto della filosofia moderna, l enfasi è sempre stata posta sull incontro diretto. Tutto questo per ragioni epistemologiche. Quando vi è un conflitto tra ciò che è incontrato indirettamente e ciò che è incontrato direttamente, ciò che è incontrato direttamente è, in ultima analisi, determinante. Ma, almeno nelle società industrializzate, vi è ampia familiarità con molte più cose attraverso incontri indiretti piuttosto che attraverso incontri diretti, e di conseguenza per coloro che vivono in tali società, gli incontri indiretti devono essere compresi e apprezzati. 2. Nell esposizione che segue, tenteremo in primo luogo di chiarire che cosa sia l incontro in generale, contesteremo alcune dottrine tradizionali, e poi esploreremo la differenza tra incontro diretto e incontro indiretto. Sebbene la letteratura su questo tema sia estesa, questo saggio non è un lavoro di analisi dei testi, e nemmeno di analisi critica dei testi con la quale si potrebbe riempire un libro ma una modesta investigazione che invita il lettore a verificare il tema, a correggerlo, e ad estenderlo. Se mai ci fosse qualcosa di originale, allora dovrebbe concernere la terminologia, il genere, e l enfasi secondaria sulle componenti tetiche o posizionali del credere, del valutare, e del volere. L approccio sarà fenomenologico e può essere caratterizzato alternativamente come analisi riflessiva. 3. Analisi qui significa non solo il distinguere le componenti interne alla cosa analizzata ma anche il risultato, che può essere descrittivo in termini generali così come particolari. Qui sarà descritto in termini generali, con riferimento ai particolari solo come esempi di universali generali e specifici. L aggettivo riflessivo qui si riferisce, prima di tutto, ad un concentrarsi teoretico sui processi dell incontro ma va anche subito a comprendere le cose-in-quantoincontrate, così che quello che viene analizzato abbia un duplice tema. (In realtà, vi è un tema quadruplo quando si riflette sulla partecipazione dell io nello strato operazionale dell incontro ma per gli scopi del presente saggio quel lato della situazione su cui si è riflettuto può essere trascurato). E, per gli scopi di questo

27 27 saggio, non sarà nemmeno necessario lasciare l atteggiamento naturale, o meglio, l atteggiamento mondano. 2. Incontro in generale 4. Il concetto centrale della fenomenologia è senza alcun dubbio quello che viene espresso da Edmund Husserl con il termine Erlebnis. Nel corso dei decenni, questa parola è stata tradotta in lingua inglese in diversi modi. Alcuni colleghi la rendono in lingua inglese con il termine esperienza, mentre altri utilizzano il termine processo mentale ed altri ancora usano il termine esperienza vissuta. Il termine esperienza de-enfatizza le componenti del valorizzare e del volere che sono discernibili negli Erlebnisse qualcosa di cui tratteremo qui di seguito. Processo mentale sembra a molti un espressione troppo psicologica. Per quanto riguarda l espressione di esperienza vissuta, ci si potrebbe chiedere cosa potrebbe essere una esperienza non-vissuta, vale a dire, quale beneficio porat questa qualiticazione. Esperienza vivente/vissuto sembra una traduzione della espressione expérience vécue, che i francesi hanno utilizzato per il rendere il termine Erlebnis di Edmund Husserl, ma esperienza vissuta ( lived experience ) sembra non connotare la soggettività e il processo che la traduzione dell espressione francese potrebbe comunicare meglio con le espressioni vissuto attraverso l esperienza ( lived through experience ) o esperienza vivente ( living experience ). 5. Contro le espressioni menzionate qui sopra utilizzate per tradurre il concetto husserliano di Erlebnis, esorto invece ad utilizzare il termine incontro, o, meglio, il verbo incontrare. Ciò avviene perché le componenti del dare valore e del volere ma anche del credere, in un significato più ampio, possono facilmente essere connotate e possono anche essere usate per specificare termini generici. Così alcuni incontri sono incontri che valorizzano, in cui predomina simpatia, antipatia, o apatia nei confronti di qualcosa; altri sono incontri pratici o volitivi, in cui di esprime la volontà per qualcosa, la volontà contro qualcosa, oppure l essere volitivamente neutrale attraverso l esistenza continua o inattuale di qualcosa che è predominante, e già altri sono per utilizzare un espressione di Edmund Husserl incontri dossici nei quali predomina la credenza in qualcosa, la non-credenza in qualcosa, oppure la scettica neutralità riguardo qualcosa.

28 28 6. Oltre all inclusione di quelle che possono essere chiamate, in generale, le componenti tetiche o posizionali elencate qui sopra, gli incontri possono anche includere componenti esperienziali del percepire, del ricordare, e dell attendere cose reali, ed anche l esperire di cose ideali quali i concetti e le essenze universali. Nell ambito della fenomenologia tradizionalmente si è enfatizzato lo strato di ciò che qui viene chiamato p in generale fare esperienza, qualcosa che favorisce e che beneficia dal tradurre il termine Erlebnis come esperienza, ma di nuovo il tradurre esso come incontro può aiutare a ricordarci come includere le componenti del credere, del dare valore, e del volere. 7. Correlative alle componenti citate all interno degli incontri, le cose così come sono incontrate possono essere riflessivamente distinte e descritte rispetto a come esse sono esperite, vale a dire le cose come-sono -percepite, comesono-ricordate, come-sono-attese e come-sono-idealmente-intese, così come rispetto al modo in cui sono poste vale a dire le cose-come-sono-credute, comesono-valutate, come-sono-volute. In riferimento a queste ultime, le cose possono essere volute per se stesse, che significa che sono volute per le proprie finalità, e possono essere volute per il bene di altre cose, vale a dire come mezzi, e allora a questo punto si possono distinguere gli usi intrinseci ed estrinseci che le cose-inquanto-volute possono avere. In modo analogo, uno può discernere i valori estrinseci ed intrinseci che le cose che hanno valore posseggono, ed anche caratteristiche del credere intrinseche ed estrinseche che le cose-in-quanto-credute hanno, quali gli effetti e le cause. 8. Questi termini possono divenire più chiari quando facciamo riferimento a degli esempi nelle pagine seguenti. 3. Incontri diretti e indiretti confrontati 9. Come parte del tentativo di ottenere un permesso per alcuni lavori interni alla mia casa, recentemente ho ottenuto la copia di una mappa e una piantina dall agenzia dei permessi della mia città. Essa sembra mostrare ciò che si potrebbe vedere posizionandosi sopra questa proprietà, con il tetto della casa e gli alberi sul terreno rimossi. Essa presenta linee che indicano le distanze per la recinzione, per la strada, e che indicano le pareti intorno e le camere all interno della casa. È indicato anche il Nord. Tutto è in bianco e nero e molti elementi come

29 29 le finestre, i mobili, gli alberi, e la terra non sono invece dipinti. Non vi è alcun dubbio che la mappa sia proporzionalmente accurata per quanto riguarda l area e la struttura della casa. 10. Questa mappa è una sorta di rappresentazione pittorica della mia casa e del terreno che le è collegato. Sulla base della mia osservazione, io posso vedere la mia casa in un modo in un certo senso inusuale. Questo è un caso di esperienza indiretta con cui cominciare, e per quanto riguarda l analisi riflessiva possiamo vedere che ha due strati: uno riguardante la mappa con linee che mi sono immediatamente davanti, e, su quella base, un altro che riguarda l'aspetto della mia casa e della terra. Spiegando in maniera più precisa, io incontro la rappresentazione, e, sulla base del mio incontrarla, incontro la mia casa, ma indirettamente piuttosto che direttamente, come di solito. 11. Che cosa altro dischiude l analisi riflessiva in questi casi? Per cominciare, io non solo vedo il foglio di carta con le linee, con le parole, con i numeri riportati su di esso, ma credo anche a esso come a una cosa fisica sulla scrivania davanti a me e gli attribuisco un valore positivo come ad una rappresentazione accurata e davvero affascinante. Esso possiede anche un valore pratico per me e per i miei operai nel mostrare loro dove l autorità cittadina mi consente di fare i lavori. 12. Ma ciò che è rappresentato in questo disegno è esso stesso incontrato da me. La prima cosa che feci fu il tracciare con i miei occhi i percorsi che attraversano l edificio a partire dalla porta di ingresso andando attraverso la sala per arrivare alla cucina e alla sala da pranzo e poi alle camere da letto e, infine, fuori dalla porta sul retro. Questi percorsi sono pratici. In una certa misura questi percorsi vengono vissuti a memoria, ma essi sono anche esperiti in una maniera fittizia che è tanto aspettativa così come percettiva e memoriale, senza dubbio poiché si tratta di ciò che è profondamente familiare. Parte del piano della casa rappresentato in modo familiare rispecchia la sua comodità, vale a dire come viene valutata positivamente da me. È concepibile che qualcuno che non provi familiarità verso queste cose, possa valutarne negativamente alcuni aspetti o altri, ad esempio come il secondo bagno è piuttosto vicino al salotto. 13. L infrastratum di questo incontro è prevalentemente visivo, ma è anche secondariamente tattile, così come io traccio o sono conscio dell essere abile nel tracciare con il mio dito sul percorso segnato come uno potrebbe muoversi all interno o attorno a questo edificio in cui io vivo. Ma quando non distinguo e analizzo riflessivamente questo infrastratum, è il luogo raffigurato ad essere

30 30 tematico. Che questo sia un luogo rappresentato, uno può dire anche controllato, e non vi è una esplicita consapevolezza che l incontro sia indiretto o rappresentazionale. Ciò che è diverso dal solito è, come detto, il punto di vista dall'alto, sopra la proprietà, e l omissione del tetto e gli alberi. 4. Contro il tradizionale rappresentazionalismo 14. C è un modo tradizionale di considerare l esperire che merita ancora di essere denunciato, anche più di un secolo dopo le Logische Untersuchungen di Edmund Husserl. Questo è il modo secondo cui quello che si sperimenta direttamente anche nel percepire e nel ricordare è costituito dalle idee così come John Locke le chiamava che risiedono all interno della mente di ognuno e che sono diverse dalle stesse realtà esterne. Questo resoconto può essere opposto per mezzo dell analisi riflessiva che mostra che, per cominciare, non vi è alcuna differenza tra chi esperisce direttamente e la cose direttamente esperita. È vero per le cose fisiche percepite che un aspetto, quale ad esempio la parte anteriore, è sempre presentato, mentre altri aspetti, includendo la parte posteriore e la parte interna sono invece appresentati; ma la relazione tra ciò che è presentato e ciò che è appresentato non è la cosiddetta relazione tra l idea e la realtà che essa presumibilmente rappresenta, se non altro perché l appresentato può essere presentato muovendosi attorno o guardando dentro le cose fisiche, mentre non vi è mai l'accesso diretto alle realtà esterne nel resoconto tradizionale rappresentazionalista. 15. Il resoconto tradizionale rappresentazionalista può, quindi, nuovamente derivare da come le apparenze delle cose fisiche cambiano tanto quanto cambia la distanza tra esse e i nostri organi di senso, per esempio i nostri occhi. Poi, le apparenze visive diventano più grandi o più piccole in base a come ci avviciniamo o a come restiamo più lontani dalla cosa. (Incidentalmente, la fenomenologia non è confinata al regno delle apparenze ma riguarda tutte quante le cose in questo senso: tutto può essere una cosa che sono o che non sono capaci di essere presentate). 16. Può essere che il resoconto tradizionale rappresentazionalista sia più attraente quando aiuta a comprendere la memoria. Quando ero ragazzo ebbi un cane e ricordo chiaramente una volta, più di sessant anni fa, quando corse giù dalla strada guaiendo in maniera agitata per accogliermi al mio rientro da qualche parte,

31 31 probabilmente dalla scuola. Qualcuno potrebbe dire che ci deve essere una piccola immagine, anche una sorta di piccolo film o video, nella mia mente come un oggetto immediato, nell istante in cui ricordo con affetto Skipper in quell occasione. Può anche essere che le idee siano concepite come le parole, così che il riferimento linguistico agli oggetti possa realizzare quel raggiungere il passato che fenomenologicamente l intenzionalità di una operazione di ricordo fa davvero. In ogni caso, il problema con il resoconto tradizionale rappresentazionalista è che quando rifletto, ciò che trovo è l operazione del ricordare che accade nel momento della mia vita mentale, e, correlativamente, il suo oggetto intenzionale, il cane eccitato, tempo addietro, più di sessant anni fa, e niente nel mezzo, nessuna telecamera che si muove, nessuna parola, nessuna immagine della memoria. 17. Un altra possibile fonte per il resoconto rappresentazionalista del richiamo e della percezione (e si potrebbe estendere ciò abbastanza facilmente verso un aspettativa) è che la descrizione dell esperire indiretto è generalizzata verso di esso così che tutto l esperire ed anche l incontrare siano considerati indiretti o rappresentazionali. Posseggo una fotografia di Skipper in cui egli è ritratto seduto con grande dignità su una sedia su cui egli non dovrebbe essere. Dopo avere elaborato un analisi riflessiva, sono in grado di discernere l infrastratum del mio incontro che è la visione di un piccolo pezzo di carta, piatto e multi-colorato di carta, e su quella base sono in grado di esperire la memoria del mio cane sul sofà tanto tempo fa. In tale caso, normalmente io incontro il mio cane senza alcuna esplicita consapevolezza di agire così sulla base della fotografia che ho visto. L infrastratum e la rappresentatività della fotografia sono trascurati. Ma se la percezione e il ricordo sono tali, allora posso distinguere e descrivere riflessivamente due strati in essi, che posso descrivere rispetto all incontro di un oggetto attraverso una fotografia. Non posso, però, fare ciò con il ricordo di Skipper. Il ricordo, l attesa, e la percezione non sono stratificati in questo modo. 18. Questo è tutto per quanto riguarda il tradizionale resoconto rappresentazionalista. 5. Continuando l analisi riflessiva 19. I due casi del disegno architettonico della mia casa e la fotografia del mio cane appartengono alla specie dell incontro indiretto che può essere meglio

32 32 indicata come incontro pittorico. Questa caratterizzazione sottolinea l infrastratum esperienziale ma io spero che il mio resoconto del ricordare Skipper con e senza la fotografia, lasci intendere almeno come l ho amato e, quindi, che Skipper ebbe un valore positivo per me. Al di là di ciò, posso menzionare il suo ruolo di compagno e più tardi arrivai a comprendere che mia madre considerò Skipper una protezione per me in quanto bambino poiché lui era un cane molto protettivo così come io lo ricordo e che almeno per lei era qualcosa di pratico e di volitivo, mentre per me era utile semplicemente per divertirmi con lui; certamente esso è stato una realtà psicofisica in cui entrambi credevamo. 20. Ci sono altre due tipologie pure per così dire di esperienza indiretta. Una avviene tramite le parole e l altra tramite le indicazioni. Spero che il lettore serio di queste note, che sono perlopiù descrittive, non segua ciecamente il commento ma tenti di osservare riflessivamente se le cose delle quali sto parlando sono così come io dico che esse siano. Per esempio, il credere, il dare valore, il volere, sono in senso lato componenti distinguibili all interno degli incontri? (Incidentalmente, includo la qualificazione in senso lato poiché tali componenti sono distinguibili non solo in operazioni in cui un io è attivamente o passivamente impegnato ma anche in incontri automatici ed anche abituali, in quella che Edmund Husserl chiama sekondär e primär Passivität.) 21. Poi, di nuovo, credere, valorizzare e volere, nei significati più ampi, non hanno modalità positive, negative e neutre? Può uno trovare nove chiari esempi che vanno dal credere positivo nella sedia percepita all interno della stanza, attraverso un tentativo di evitare di bagnarsi utilizzando un ombrello sotto la pioggia, fino ad arrivare all apatia sull esito di qualche competizione sportiva? E, inoltre, sono percepite, ricordate, e distinguibili nell attesa a seconda che i loro oggetti siano adesso, nel passato, o nel futuro dei loro incontri, e non condividano l essere direttamente intenzionato a questi oggetti? Riflettendo su questo breve esercizio, uno dovrebbe essere capace di distinguere il sentire suoni o il vedere segni, il pensare dei significati che essi veicolano, e le cose che sono ciò cui queste espressioni significanti si riferiscono. Questa, quindi, è un altra specie di incontro indiretto. In essa la percezione ed il pensiero in cui l espressione è costituita sono normalmente ignorate e ad essere tematizzate sono, allora, le cose cui ci si riferisce; anche in questo caso, però, esse non sono tematizzate come cose cui ci si riferisce. Solo attraverso alcune analisi riflessive uno può riconoscere cosa il leggere o l'ascoltare qualcosa implichino nel processo di stratificazione. Piuttosto, nel sentire o nel leggere qualcosa, uno incontra semplicemente le cose cui si fa riferimento e ignora il credere, ciò che piace o no, e anche il diventare più o meno favorevole al fatto che accadano, o almeno questo è il caso per i testi seri. La

33 33 letteratura fiction è un caso in un certo senso differente che possiamo ignorare. E questa seconda specie di incontro indiretto può essere chiamata incontro linguistico, a condizione che l uso del linguaggio artificiale ad esempio, quella dei simboli matematici sia considerato anch esso una lingua. 22. Vi è una terza specie di incontro indiretto, che può essere chiamato incontro indicazionale. Ebbi un collega all università dove insegnavo la cui programmazione dei corsi era più o meno sovrapposta con la mia e con lui mi divertivo a chiacchierare sui vari eventi della vita universitaria e del resto del mondo. Andando verso l'ufficio uscivo abitualmente dall ascensore, camminavo attorno all angolo e guadavo se vi fosse una luce accesa dal sotto della porta del suo ufficio. Qualora ci fosse stata, era un indicazione piuttosto affidabile del fatto che lui fosse lì e io di solito bussavo alla sua porta ci facevamo una chiacchierata. 23. Ora, la luce che si intravede sotto la porta del collega non è una espressione verbale. Inoltre, non richiama che cosa rappresenti, come avviene nel caso di un immagine fotografica. Tuttavia, dopo un analisi riflessiva riesco a trovare lo stesso tipo di stratificazione che incontro nell incontro linguistico e nell incontro pittorico. Vi è la percezione della luce sotto la porta e su quella base avviene l incontro del collega nel suo ufficio. L incontro pittorico e quello indicazionale differiscono dall incontro linguistico nel fatto di non coinvolgere necessariamente alcuna significazione, e differiscono l uno dall altro nel modo in cui una riflessione può mostrare somiglianze tra le rappresentazioni e le cose rappresentate, mentre il mio collega per esempio non assomiglia ad una striscia di luce che splende da sotto la porta. 24. Questa analisi ha tentato di focalizzarsi su un caso semplice ma chiaramente ci sono componenti pure e componenti miste. In un composto puramente linguistico uno parla, comprende, o scrive in merito alla rappresentazione linguistica, e poi c'è anche una rappresentazione linguistica di una rappresentazione linguistica. Una rappresentazione pittorica di una rappresentazione pittorica è egualmente possibile. Così come per i composti misti, ci può essere una fotografia di me che guardo in fondo al corridoio la luce sotto la porta del mio amico collega descritto in parole, e quindi una rappresentazione di un caso di incontro indicazionale. Per riconoscere che queste complessità non debbano essere statiche, uno deve solo considerare l incontro attraverso film e video, dove le cose si incontrano assieme indirettamente, sulla base delle parole, delle immagini, delle diverse melodie musicali che indicano stati d animo. E, ancora una volta, anche questo incontro ha al suo interno sempre le componenti riflessive distinguibili del credere, del valutare e del volere.

34 34 * * * 25. Vorrei concludere con un ultimo riferimento alla mia battuta di apertura. Per i boscimani del Kalahari, per esempio, almeno prima che la civilizzazione li raggiunse ed erano in una fase di innocenza nello scrivere testi, nel fare la fotografia, nella radio, nella televisione, sarebbe potuto avvenire un incontro indiretto solo attraverso i discorso, le tracce di animali, forse alcuni graffi nella sporcizia e naturalmente la vita mentale rappresentata di altri animali umani e non umani. Ma per le persone che vivono nelle società industrializzate la grandiosa conoscenza delle cose del mondo avviene attraverso l incontro indiretto: libri e riviste, radio, cinema, e televisione, ed è per questo che vale la pena tentare un analisi riflessiva come questa, che può essere sicuramente corretta e sistemata tramite ulteriori analisi riflessive. E, mi permetto di aggiungere, l incontro indiretto è molto più soggetto a errori inganno che l incontro diretto.

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36 36 Capitolo 4. Irriflessività totale 1. Nel gennaio del 1988 Jitendra Mohanty e io eravamo seduti assieme sull aereo che da Nuova Delhi ci avrebbe portato a New York dopo lo svolgimento della conferenza dedicata al tema Fenomenologia e Filosofia Indiana. Durante un meeting, Mohanty aveva avuto una conversazione con un amico che riguardava se uno può essere o non essere conscio di qualcosa senza avere alcuna consapevolezza del tempo, e sull aereo Mohanty mi chiese che cosa ne pensassi. Immediatamente e senza alcuna esitazione, gli suggerii che un individuo può focalizzarsi esclusivamente su un oggetto ideale e mentre fa così può essere ignaro di ogni caratteristica temporale. Jiten sorrise nel suo solito modo e andammo avanti a discutere di altre questioni. 2. È passato un po di tempo ma vorrei cogliere l occasione per tornare su questo suggerimento, anche se stavolta con qualche pensiero o, più precisamente, con una riflessione fenomenologica. Inizierò con qualche chiarimento del concetto di atteggiamento e poi descriverò come si può essere consapevoli di qualcosa senza essere consapevoli del tempo. Avrei potuto avviare il discorso sulla base della dottrina della coscienza marginale sviluppata dall amico che io e Jitendra abbiamo avuto in comune, Aron Gurwitsch., se avessi sentito il bisogno del supporto di una autorità, ma ho scelto di non farlo. 3. Quello che presento qui di seguito non è un esercizio di filologia, bensì di fenomenologia. Ciò significa che il mio resoconto può essere esaminato da altri o anche da me stesso in un secondo tempo riflessivamente o in maniera seria o anche fittizia osservando quei casi di vita mentale del genere menzionato sopra e quindi ideando. Quando le cose saranno come le descrivo, il mio resoconto sarà confermato, e quando il mio resoconto è sbagliato o incompleto, il lettore è incoraggiato a correggerlo o a completarlo fenomenologicamente. 4. Molti fenomenologi potrebbero dire che ciò che si trova prima della riflessione riguarda processi o anche atti di percezione sensoriale. Io sospetto, comunque, che questo sia un prodotto del naturalismo che affligge la filosofia nel nostro tempo. Per tutti coloro la cui visione non è ancora stata naturalizzata attraverso lo studio dell ingegneria, delle scienze naturali, e di alcuni tipi di filosofia, ciò che si trova prima della riflessione sono gli atteggiamenti e questi

37 37 sono innanzitutto caratterizzati dalla loro componente posizionale. Chiedi a uno studente maschio americano qualcosa circa il suo atteggiamento nei confronti del football a livello professionistico e di solito risponde che gli piace. Questo non è un sentimento di passaggio bensì un atteggiamento costante e non tanto percettivo quanto valutativo. 5. Una ulteriore ricerca riflessiva rivela facilmente che tale studente ha incontrato quel gioco principalmente in maniera rappresentazionale attraverso il guardare la televisione; rivela, inoltre, che si tratta di una osservazione sociale dei giocatori e, quindi, in riferimento a questi due aspetti, ancora una volta non è un atto di percezione dei sensi. Ma, ancora, la prima cosa che egli probabilmente sottolinea all inizio è la componente affettiva positiva della simpatia. Correlativamente, egli probabilmente direbbe anche: Il football professionista è buono. 6. Gli atteggiamenti affettivi possono essere ordinati in vari modi. Per esempio, essi possono essere ordinati in base alla temporalità dell oggetto. Facendo riferimento come abbiamo fatto finora all esempio del football, la temporalità è vaga, ossia non è stato determinato se i giochi siano riferiti all ora, al passato, al futuro, o a tutte queste dimensioni temporali. Riflettendoci, però, è chiaro che una partita di football, quando si verifica, si verifica nel tempo. Si può ricordare affettuosamente questo o quel gioco passato, o, in maniera meno determinante, proprio come il football era giocato in maniera così più meravigliosa qualche tempo addietro. 7. Nostalgia, rimpianto, colpa, vergogna, e orgoglio sono facilmente indicati come atteggiamenti affettivi retrospettivi. Gli atteggiamenti che si hanno nei confronti del futuro includono la speranza, la paura, l ansia. Per di più, oltre gli atteggiamenti futuri così come quelli retrospettivi ci sono atteggiamenti che si rivolgono agli oggetti presenti. Chiedi allo studente mentre sta guardando una partita di football e lui potrebbe rispondere che gli piace quello che sta vedendo. 8. Ci sono altri atteggiamenti posizionali che si riferiscono agli oggetti nel tempo. Quelli di tipo pratico o volitivo possono essere negativi per il fatto che sono rivolti agli sforzi compiuti per distruggere, per prevenire, per ridurre, ecc., oppure positivi nell essere diretti agli sforzi compiuti per creare, per conservare, per migliorare, ecc. È interessante, comunque, che non ci siano atteggiamenti pratici direttamente intentivi degli oggetti presenti o passati, sebbene uno possa rivolgersi ad essi indirettamente in maniera positiva nel volere la loro conservazione o sistemazione.

38 38 9. Se un individuo è stato a contatto con una grande quantità di studi di scienze naturali e di filosofia recenti, probabilmente nelle sue riflessioni tende ad essere orientato non solo verso il naturalismo ma anche verso l'intellettualismo. Questo significa che ciò che concerne le componenti affettive e conative degli atteggiamenti tende ad essere ignorato a favore del pensare, del credere, e del porre in evidenza. Avendo prestato attenzione agli atteggiamenti affettivi e conativi di cui sopra, comunque, possiamo prendere in considerazione un atteggiamento più intellettuale. 10. A livello del senso comune di pensare, del pensare in riferimento alle discipline culturali così come a quelle formali e naturalistiche, e soprattutto alla filosofia, ci si preoccupa di come chiamare un oggetto, di che cosa dire di esso, se credere o non credere ad esso, e come giustificare una tale credenza attraverso l evidenza. Quando prevale questo atteggiamento cognitivo, si può ancora trovare un sottofondo di sentimento e di impegno. 11. Più in generale ci sono due tipi di oggetti. Il primo tipo, quelli reali o, meglio, gli oggetti temporali. Per coloro che aderiscono alla fenomenologia trascendentale questi oggetti includono la vita cosciente nel suo stato di nonmondanità, così come le case, le automobili, i chewing-gum, ecc. E poi ci sono gli oggetti ideali, dei quali gli esseri umani adulti sono potenzialmente a conoscenza di diversi tipi. 12. Una possibile familiarità con gli oggetti ideali deriva spesso dai corsi di introduzione alla logica. In questi si può diventare abili nel riconoscere le forme logiche che particolari giudizi o teorie costruite su di essi posseggono. Si può anche diventare abili se questo è accettato o meno nella scuola di teoria della logica che l istruttore segue a riconoscere le forme universali o eidetiche che le parole o gli stati di cose esemplificano. 13. Oppure, per prendere in considerazione un poco di aritmetica, i nomi dei numeri uno, due, tre esprimono concetti, concetti senza dubbio formali. Quando ciò che è enumerato non è verbalmente specificato, i numeri possono essere riespressi con simboli e possono essere combinati in modo tale che sia 1+2=3, 3-2=1, ecc. Inoltre, uno può diventare chiaramente e distintamente conscio degli universali formali di unicità o di unità, di duplicità o di dualità, di triplicità o di triplo, che divengono esemplificati dai concetti formali espressi dai nomi uno, due, tre, o abitualmente impiegati su qualcosa nel processo del contare.

39 Bisogna menzionare un ulteriore distinzione tra gli atteggiamenti. Quando si fanno domande allo studente a riguardo del football professionista, egli può riflettere su di esso. Non è improbabile che si limiti a rispondere sulla base dell abitudine o, addirittura, in base a ciò che gli altri hanno detto spesso o a ciò che si aspettano che dica. Ma egli potrebbe anche rivolgersi al suo atteggiamento e, quindi, osservare e analizzare, anche se brevemente e superficialmente, e così produrre, con la giustificazione di un minimo dell evidenza, la frase mi piace o la frase correlativa equivalente è buono. 15. Gli intellettuali, in particolar modo nelle scienze umane e in alcune scuole di pensiero nell ambito delle scienze sociali, riflettono abitualmente e possono non apprezzare come invece uno scienziato naturalista solitamente non lo faccia. Un astronomo, per esempio, solitamente non si preoccupa di come le stelle appaiono e sono viste da lui, o sono percepite con o senza strumenti tramite i quali egli è consapevole della loro esistenza. Poi vi sono le caratteristiche del credere costituite dalle componenti dossiche della sua vita cosciente, gli stati degli elementi stellari che costituiscono il suo modo di pensare, e il fatto di come alcuni oggetti possano essere tacitamente buoni o cattivi, o perlomeno belli, semplici o brutti. 16. Oltre a tali atteggiamenti irriflessivi che compaiono in alcuni ambiti della scienza, l irriflessività è presente nella vita di ogni giorno. Mentre si sta guidando si può ovviamente riflettere su come la strada si presenti come correlativa al nostro incontro con essa, soprattutto se si è annoiati mentre si guida (e influenzati dalla fenomenologia!) ma ciò è insolito. Ciò che è insolito e l ignorare o il trascurare non solo l incontro e le sue componenti ma anche l oggetto così come-esso-è-incontrato. Poi vi è semplicemente la strada e le altre automobili su cui ci si concentra. Ciò che viene evidenziato quando si riflette è su un atteggiamento totalmente non riflessivo. 17. Si può essere consci di qualcosa senza avere il senso del tempo, senza consapevolezza degli oggetti che sono collocati nella dimensione temporale nel presente, nel passato, nel futuro o che continuano andare avanti nel tempo sia rimanendo uguali oppure cambiando? Per chi scrive, tutto questo risulta essere difficile. Chi scrive è troppo abituato a riflettere. Ma chi scrive riconosce che la sua tendenza a riflettere è insolitamente forte e anche abitudinaria. Tuttavia, chi scrive è fiducioso del fatto che avrebbe potuto esercitarsi o essere allenato da altri per diventare completamente irriflessivo di proposito e, in aggiunta, per essere così in

40 base ad un atteggiamento speciale che è diretto solo ed esclusivamente verso gli oggetti ideali, quali 1+2=3, che non sono temporali. Questa possibilità è evidente. 40

41 41 Capitolo 5. Alcune analisi riflessive sul ricordare Nel ricordare la mia attenzione va a qualche esperienza passata che è andata e che colgo nuovamente. Mi ricordo non semplicemente la cosa di cui faccio esperienza nel passato ma il contesto totale il passato-presentato e lo sfondo appresentato, e me stesso come percepente passato Introduzione 1. Ho notato molti riferimenti al termine ricordare ( recollect ) negli scritti di Dorion Cairns conservati nel suo Archivio, mentre lo consultavo per altri motivi. Mentre il termine memoria ( memory ) compare poche volte e ricordare ( remembering ) o alcune sue declinazioni specialmente io ricordo ( I remember ) ricorrono molte più volte, ricordare ( recollect ) e le sue declinazioni ricorrono più frequentemente. Lo studio ha dimostrato che il termine recollecting è il soggetto delle osservazioni più significative di Cairns quali per esempio recollecting is recollecting something (037936) (ricordare è ricordare qualcosa), e quindi sarà utilizzato per denominare il tema di questa analisi. 2. Le osservazioni sparse di Cairns sul ricordare sono solitamente condotte, tuttavia, di passaggio e quasi sempre brevemente. La citazione che ho riportato sopra il testo sembra essere la frase più comprensibile tra quelle che ho trovato in merito a questo tema. Nell esposizione che segue inserirò qualche citazione dal Nachlass di Dorion Cairns, che riguarda solo un brano e due riferimenti a testi di Cairns già pubblicati. Andrebbe sottolineato che quello che sto esprimendo qui è ciò che fenomenologicamente ho ricevuto da Cairns. Questo è come il mio maestro si rapportava con il suo maestro, Edmund Husserl: non facendo interpretazione dei testi ma esprimendo ciò che con l aiuto degli scritti 3 Dal Nachlass di Dorion Cairns ( ), p Qui di seguito i documenti provenienti dal Nachlass di Dorion Cairns sono citati con numeri di pagina di sei cifre posti tra parentesi nel testo.

42 42 del suo maestro egli stesso era capace di osservare riflessivamente, di correggere e di estendere. 3. Un esempio sarà utile e, prima di tutto, può aiutare a comprendere l intelaiatura concettuale in generale. Qui posso ricordare qualcosa che è accaduto quando avevo circa nove anni. Accadde forse un mese dopo che ebbi ricevuto un bel cane di circa due anni, già chiamato Skipper, che accettò rapidamente di vederci come la sua nuova famiglia, e che avrebbe potuto essere lasciato libero nel quartiere per aspettarci di vederlo rientrare in casa per l ora di cena, ma che tendeva a rimanere di fronte alla nostra casa e come mia madre diceva guardava il mondo che passa. 4. Ciò che ricordo in maniera particolarmente vivida fu un momento in cui Skipper mi vide camminare per strada tornando da scuola: si precipitò verso di me saltellando, piagnucolando, e scodinzolando così forte che quasi cadde, e infine quasi mi abbatté a terra nel tentativo di leccarmi il viso. Naturalmente avevo una famiglia che senza dubbio mi amava ma questa è stata la più grande espressione di amore incondizionato che posso ricordare. Lui e io rimanemmo amici per un decennio fino a quando, mentre ero nei Marines, Skipper venne investito da una automobile. Per molte volte ho ripensato a come sono stato accolto quel pomeriggio sulla strada di ritorno dalla scuola circa 65 anni fa. 5. Nelle sue considerazioni sparse sul ricordare, il mio maestro Cairns vorrebbe prendere un tale esempio e limitarlo al ricordare un oggetto fisico. Attraverso la percezione sensoriale (011120, cfr ). Questo certamente semplifica il caso ma io credo che sia importante chiarire fin dall inizio che è meglio indicare ciò che troviamo quando riflettiamo sulle nostre vite mentali come incontro di elementi culturali (e rifacendomi al mio esempio, l amato cane è un elemento culturale animato). Sebbene spesso parlerò di processi intentivi e intentive processes è l espressione che Cairns in ultima analisi aveva preferito per rendere in lingua inglese il termine Erlebnisse di Edmund Husserl, che anche io approvo non deve essere dimenticato che il termine encounterings ( incontri ), che io preferisco, include non solo l esperire (del quale i sensi percettivi sono una specie veramente significativa) ma anche le componenti tetiche o posizionali che possono essere chiamate, in senso lato, credere, dare valore, volere, e di cui si può dire siano dossiche, patiche e pratiche. Se ci si mettesse a parlare con Dorion Cairns solo di sensi percettivi e di oggetti fisici, rinunceremmo a molto.

43 43 6. Gli oggetti fisici, che essi siano animati oppure no, nelle analisi di Cairns sono correlativamente astratti da ciò che noi incontriamo come oggetti culturali concreti. Si tratta di oggetti che in quanto tali includono essenzialmente usi come fini e/o mezzi, valori intrinseci e/o estrinseci, caratteristiche del credere, tutti correlati alle specie pertinenti nel posizionarsi in vista dell incontro con essi. Di conseguenza, ciò che viene ricordato concretamente sono gli incontri che, tecnicamente parlando, sono intentivi delle cose, e nel più ampio significato per cui ogni cosa è una cosa delle cose-in-quanto-incontrate. E se si riflette sul ricordo di qualcosa così come viene ricordata, si può riconoscere che anche questo sia un incontro e che la cosa ricordata è una cosa-in-quanto-incontrataricordandola. Gli incontri nella trattazione che svilupperò saranno solitamente distinti per tipo di esperienza, per esempio come percettivi, come ricordi o aspettative in senso lato, inclusa la percezione delle cose animate che è la cosiddetta empatia ed è anche riflessivamente osservativa. Ma gli incontri completi che questi tipi di esperienza specificano sono sempre implicati in tali espressioni semplificate. Il mio insegnante Cairns era ben consapevole di tutto ciò che io provai a catturare tramite l uso del concetto di encountering (ad esempio, ), ma lo stesso Cairns non offre parole per spiegarlo a meno che non si tratti di intending, termine per il quale non ho notato alcun chiarimento da parte di Cairns. 7. Tornando ancora al saluto che mi fece Skipper tempo fa, certamente mi percepì visivamente quando arrivò correndo, ma fu anche mosso da una spinta positiva nel cercare di fare quello che ha fatto. Posso anche ricordare la gioia che provai quando arrivò verso di me e come da parte mia mi risultasse piacevole. Inoltre, ogni volta che ricordo quello che accadde quel pomeriggio in una strada di San Francisco molto tempo fa, credo certamente in tutto questo (questa spinta di ricordi), ma quello che predomina nel mio ricordare è il mio diletto, un dare valore intensamente positivo. In breve, vi è la ripresa del ricordo dell incontro con Skipper che avvenne molto tempo fa e quando, in seguito, parlo del ricordare, gli aspetti di ciò che viene ricordato e ciò che viene ricordato nel ricordare devono essere compresi come aspetti che appaiono implicitamente nell incontro e nelle cose-in-quanto-incontrate. Non penso che il mio maestro Dorion Cairns si sarebbe trovato in disaccordo con questa situazione ma non l ho mai visto nemmeno chiarire questo punto, come credo avrebbe dovuto fare in via preliminare. (Ciò che è ricordato non può essere detto un ricordare così come ciò che è percepito non può essere detto un percepire, e qualora fosse davvero necessario si può arditamente parlare di un ricordo recollectum o di ricordi recollecta ).

44 44 8. Il significato di questo resoconto si rivelerà, infine, essere epistemologico ma per la maggior parte di ciò riguarda una serie di distinzioni verificabili che vanno a costituire un analisi. Prima ancora, ciò che io chiamo una teoria zombie ha bisogno di essere attaccata in modo tale da liberare il terreno. Questa è la teoria delle cosiddette immagini della memoria. Si tratta di una sorta di figurativismo che ha contaminato secoli di filosofia moderna e di psicologia. Sulla base di questa teoria vi è una immagine o una rappresentazione che si presenta contemporaneamente all atto del ricordare e dell erigersi per l evento passato. Per la verità c'è ciò che viene indicato come esperienza figurativa, per esempio, l esperienza che io ho del mio cane quando guardo una sua fotografia e ci può essere il ricordo di casi di esperienza figurativa ma in ogni caso, è un grave errore credere che tutte le esperienze siano figurative. 9. Non posso spiegare l attrazione di questa falsa teoria ampiamente diffusa, ma sospetto che la motivazione che sta alla base di essa comprenda l accettare che un espressione verbale, un immagine o un altra rappresentazione siano capaci di riferirsi a oggetti lontani nello spazio e/o nel tempo, mentre i procedimenti mentali su cui i fenomenologi puntano la loro attenzione non possono essere intenzionati verso queste cose, e ciò è un errore. Forse si basa sul pensare cosale in base al quale i processi mentali vengono scambiati per i processi somatici che li accompagnano interiormente nella percezione dei sensi e il riferimento è in qualche misura ridotto a connessioni casuali anche se, curiosamente, il ricordare non è incarnato così come lo è il percepire sensoriale. E forse l immagine della memoria nasce da una presunta compatibilità delle cose così come sono percepite con le cose così come sono matematicamente intese in fisica, cui vengono concesse priorità Il problema di questa teoria che è stata uccisa e poi è risorta dalla morte molte volte è prima di tutto il problema di come si possa dire che l immagine della memoria corrisponda accuratamente all evento passato o meno se non si ha un accesso indipendente a quell evento passato. Allora quando ricordo l incontro amorevole con il mio cane Skipper avvenuto 65 anni fa e a miglia circa da dove sto scrivendo ora, non vi è nulla che si azioni nella mia testa come una pellicola come qualcuno può dire in maniera simultanea alle operazioni di 4 Probabilmente la preoccupazione di molti colleghi per il linguaggio gioca un ruolo, in qualche modo. Certamente si possono ricordare le operazioni di espressione e di comprensione, e anche altri generi di operazioni sintattiche coinvolte in tutto questo. Una tale esplorazione avrebbe esteso eccessivamente la presente analisi e quindi è meglio rimandare il compito ad altri giorni o affidarlo ad altri ricercatori.

45 45 ricordo. Fenomenologicamente, non posso trovare alcune immagini della memoria nell ora o nella mia testa o da qualsiasi altra parte. 2. Alcune analisi riflessive 11. I resoconti fenomenologici non sono spiegazioni logiche con premesse e conclusioni; il metodo fenomenologico non è argomentativo ma descrittivo. Questo è per dire che si chiariscono una serie di distinzioni cominciando con ciò di cui si ha una comprensione nel senso comune e, se è necessario, viene corretto in modo che alla fine uno possa avere una profonda comprensione della cosa o delle cose in questione. 12. In primo luogo, il ricordare può essere lineare o riflessivo. Nel caso in cui sia riflessivo, si osserva ciò che si è incontrato in precedenza per esempio, il mio cane Skipper che corre verso di me senza considerare l incontro con esso e come esso sia da me incontrato. Nell incontro di tipo riflessivo, comunque, uno non solo include il precedente incontro nel proprio campo tematico ma anche ciò che si è incontrato nel così-come-esso-è-stato-incontrato. In questo caso ci sarebbe molto da analizzare e da descrivere, per esempio: come l aspetto visivo del cane diveniva sempre più grande e le apparenze uditive dei suoi suoni gioiosi si facevano sempre più forti alle mie orecchie mentre si avvicinava al mio corpo, al mio io corporeo. Ma devo considerare anche la semplice esistenza e il valore intenso che Skipper aveva per me, mentre lo incontravo. Gli studiosi di Husserl parlano di analisi noetico-noematica in riferimento a ciò, e soprattutto in riferimento alla presente analisi che è già stata illustrata inizialmente nella chiarificazione dei concetti di incontro e delle cose-così-come-sono-incontrate, prima ancora, e che può essere estesa nel dettaglio. Incidentalmente, mentre può essere effettivamente impossibile ricordare qualcosa che è stata rilevata in precedenza, è possibile farlo idealmente. Sempre tenendo presente la possibilità della riflessione, conviene spesso enfatizzare il ricordare in maniera lineare. 13. In secondo luogo il ricordare, come tutti gli incontri che avvengono nella realtà, può essere serio o fittizio ( intendere in maniera fittizia, seguendo Cairns, è preferibile a immaginare perché non vi è alcuna allusione

46 46 verbale ad immagini). 5 Ricordo seriamente il mio incontro con Skipper ma posso anche fingermi con facilità dal lato opposto un vicino di casa, che non ricordo, che ha visto quello che è successo da un lato e quindi da un punto di vista del tutto differente dal mio, attraverso differenti apparenze o, ancora, posso fingermi qualcuno che cambi apparenza mentre osserva da un automobile in movimento. Potrei anche migliorare in maniera fittizia ciò che ricordo seriamente, per esempio, fingendo che Skipper avesse un campanello che suonava mentre mi si avvicinava. 14. In terzo luogo, mentre le cose nel passato si possono dire in evanescenza, metaforicamente, come se esse divenissero sempre più lontane nel passato, man mano che scorre il tempo, le cose che ci si aspetta dal futuro possono essere dette sempre più prossime, prima che esse effettivamente accadano. Vi è una differenza in ciò che Edmund Husserl indica come il modo di darsi tra le cose del passato e quelle del futuro, che può essere compresa in maniera riflessiva. È possibile andare avanti per un poco, osservando un fatto proprio poco dopo che sia accaduto, cioè che sia impressionante, e cominciava ad essere inserito nel passato, ma il ricordare è ciò che accade dopo la cosa incontrata precedentemente e il suo incontro è stato lasciato andare oppure lasciato cadere per poi essere ripreso ancora una volta; ciò può accadere molte volte, come mi è capitato nel corso degli anni ricordando quel saluto che mi è stato fatto da Skipper. Tornando ala terminologia utilizzata da Husserl, il ricordo non è memoria primaria bensì secondaria. Di norma, ciò che viene ricordato prima è più chiaro e più ampio di come sarà in seguito (016486). 15. In quarto luogo, Husserl distingue tra passività primaria e secondaria e atti mentali che hanno l ego e l io implicati in essi. Dorion Cairns preferì chiamare la passività come automaticità : a questo punto vado oltre e parlo di operazioni piuttosto che di atti, il che porta ad un ulteriore distinzione tra operazioni passive e ricettive distinzione che è più facile da fare. Nel ricordo vi è sempre tanto già presente in maniera automatica, e somiglianze e differenze con ciò che viene trattenuto automaticamente influiscono le operazioni relative al ricordare (037277), così come anche la prominenza originale dell evento (037280), ad esempio, l incontro con Skipper, e a riguardo si può apprendere molto attraverso l osservazione sperimentale. Si trattò di un operazione attiva di richiamo alla memoria quando una volta provai a ricordare come e quando ho acquistato e che cosa è accaduto alle molte automobili che ho posseduto da quando ebbi 15 anni. 5 Per quanto riguarda gli oggetti ideali, essendo atemporali, non possono essere raccolti in maniera lineare, mentre i processi intentivi ad essi incluso il porre in evidenza sono nel tempo e possono essere ricordati ripetutamente.

47 47 C è, così, una differenza tra il richiamare alla memoria cercando o esplorando il proprio passato e le memorie che vengono alla mente, stimolando talvolta delle operazioni. 16. In quinto luogo, ciò che si ricorda è ricordato in un contesto culturale con dimensioni spaziali, temporali e causali, e lo stesso vale per il contesto aspettativo e percettivo, che sono mondani e quindi più che natura. Si sperimentano cose non solo come queste si presentano ma anche come rappresentanti di molto altro, inclusi tempi, luoghi e cause al di là di ciò che uno ha incontrato precedentemente e quindi non può ricordare, così come anche il tocco o i suoni di cose di cui aveva solamente sentito parlare. Essendo altre cose simili, c è una somiglianza tra le cose remote nel passato da ricordare e troppo lontane nello spazio per essere percepite. Inoltre, c'è somiglianza tra il trovare cose in relazione ad altre cose e il datare cose in relazione a quello che ci si ricorda simultaneamente, precedentemente e successivamente, in modo mediato e non mediato e sia della vita mentale trascendente che immanente. 17. In sesto luogo, Dorion Cairns osserva che la sequenza degli eventi si può solo ricordare nell'ordine concreto in cui si è verificata originariamente, e quindi non al contrario, anche se episodi separati possono solo essere ricordati al di fuori del loro ordine reale (037279), ad esempio, Skipper che salta su di me ricordato prima, seguito dal ricordo in cui mi nota e che inizia a correre verso di me. Aggiungerei che è spesso utile confrontare il ricordo con l attesa e che una serie di eventi attesa, come ad esempio salire una scala, può essere attesa concretamente in qualsiasi ordine, specialmente se simulato (è possibile aspettarlo ciecamente eppure seriamente). Un passato può, comunque, essere deviato verso altre direzioni. L attesa spesso riflette i ricordi, ad esempio ci sono attese primarie e secondarie, anche se non sempre, come l attesa che può essere scorsa all indietro così come che avanti. Inoltre, ci si può ricordare l attesa, aspettare il ricordo, attendere l attesa, ricordare il ricordo, simulare il ricordo di una percezione vera, ecc. In realtà assieme ad ogni operazione di ricordo c è sempre un orizzonte del ricordo precedentemente attualizzato e attualizzabile nel futuro, e altri incontri dello stesso ricordo. 18. In settimo luogo, mentre non si può partecipare a processi principalmente automatici mentre e si può ma non si deve con i processi secondari automatici abituali e tradizionali, operazioni come il ricordo sono attive o ricettive ed in esse l Io viene coinvolto attivamente o ricettivamente. L Io è trascende la vita mentale ma verso l interno piuttosto che verso l'esterno. Si può ricordare

48 48 riflessivamente sia realmente che fittiziamente. Cairns scrive (traducendo Erlebnis con consapevolezza ): L identità dell ego non è solamente un identità in ritenzione, una materia di abituale evidenza. Quando una consapevolezza passata viene ricordata, questa avviene nel presente e una data consapevolezza è evidentemente una consapevolezza in cui un ego, ora dato come passato, attualmente o potenziale ha vissuto quando la consapevolezza ricordata era di tipo impressionale. Il ricordo presente è intrinsecamente una consapevolezza appartenente ad un ego, un ego presente o dato in maniera impressionale. Nella consapevolezza presente, l ego dato impressionamente e nel ricordo, l ego ricordato, sono accoppiati e formano un evidente sintesi di identificazione. L io che ora ricorda è lo stesso io che allora è stato percepito. Questo ego fondato, identico e perdurante potrebbe essere riflessivamente colto con evidenza. 6 L intero campo del ricordare è strutturato, in termini husserliani, come ego-cogitocogitatum. 3. Significanza epistemologica 19. La definizione di Dorion Cairns, con cui io concordo, parla di epistemologia come il credere criticamente giustificato nelle cose (la teoria del valore e dell etica sono discipline parallele devote, rispettivamente, al valutazione e al volere) (023095). La questione della giustificazione presuppone la comprensione del tipo di credere coinvolto, in questo caso il ricordo, e forse l analisi sovrastante è sufficiente per cominciare. Le veloci e disconnesse osservazioni di Cairns inoltre spesso si confrontano utilmente e contrastano, per dirla tutta, gli incontri del ricordo e gli incontri percettivi. Quindi entrambi includono l esperienza diretta delle cose che si intendono in essi ma la percezione è originale mentre il ricordo è derivativo. (031518). Inoltre, entrambi sono protodossici, che significa, così come la percezione è credere anche il ricordo è 6 (018091). Sulla sintesi dell identificazione, cfr. Dorion Cairnsm ed. Lester Embree, Fred Kersten, and Richard M. Zaner: The Theory of Intentionality in Husserl, in Journal of the British Society for Phenomenology, 32 (1999): Ripubblicato in: Dermot Moran and Lester Embree, eds., Phenomenology: Critical Concepts in Philosophy, 5 vols., London: Routledge, 2004, I, pp

49 49 credere. In altre parole, la consapevolezza di quello che appare immediatamente fonda e motiva il credere semplice e positivo che vale fino a quando venga modalizzato nel dubbio o nella miscredenza. 20. Per andare oltre la giustificazione prima facie, ad esempio per mostrare la giustificazione o l ingiustificabilità di qualcosa che si ricorda, ci si può rivolgere a un ricordo più vasto e migliore e/o in alcuni casi alla percezione. (011151). Occorre sempre fare un grande sforzo per rendere più chiaro ciò che è oscuro. Il ricordo ripetuto, anche anni dopo, è confermativo. In questo modo è come se la modalità in cui ci si aspetta sia confermata o meno quando la cosa attesa diventa attuale o chiaramente ricordata. Quando il credere in una cosa passata è cancellato, si crede che qualcosa sia quindi differente. L originale presentato nella percezione diventa più importante del ricordo quando si pongono in conflitto, ma il ricordo sembra sovrastare l'appresentazione (010946). 21. Le illusioni sono possibili nel ricordo così come sono nella percezione (011336), ma le cose sono inizialmente accettate come veritiere e riconosciute come illusorie solamente sulla base di un numero superiore di ricordi e forse persino di incontri percettivi. In quest ultimo caso, avrei potuto incontrare Skipper all inizio quando venne a salutarmi ma alla fine passò oltre per salutare il suo precedente padrone che si avvicinava dietro a me. Per quanto riguarda un illusione nel ricordo, non sono stato in grado di trovarne una che coinvolgesse il ricordi di Skipper che mi salutava, ma se qualcuno si fosse ricordato di avere una banconota da 100 dollari nel portafogli da cui non si separa mai, ed in seguito avesse verificato che non c era nessuna banconota del genere, il ricordo si sarebbe rivelato illusorio. A parte le illusioni ed altri problemi, un ricordo è criticamente giustificato da un numero sempre crescente di ricordi confermativi, ed in qualche caso persino intersoggettivamente e oggettivamente giustificati. 22. Il ricordo serio giustifica il credere in particolari precedenti, ad esempio nel comportamento di Skipper in quella particolare ed indimenticabile occasione, e nel ricordo fittizio, come ad esempio la presenza immaginata del vicino dall altra parte della strada, che giustifica il credere in una possibilità, l'attualità ricordata giustifica anche la possibilità della cosa attuale passata. I ricordi, che siano chiari, distinti e reali o falsi ricordi, sono prove della realtà e/o della possibilità delle cose intese in loro e su questa base ci può essere verità proposizionale a loro riguardo.

50 50 Capitolo 6. Fingersi Attraverso l universo di possibili processi mentali, c è una sorta di processi fittizi (processi di fantasia, processi comese) che corrisponde ad ogni particolare tipo di processi non fittivi. Così: percezioni fittive corrispondono a percezioni; ricordi fittivi a ricordi; processi di immagini collettive fittive a processi di immagini collettive. Allo stesso modo: gusti fittizi corrispondono a gusti; e volontà fittive a volontà. (Dorion Cairns 15 dicembre 1959) 1. Questo non è un lavoro di filologia su testi ma si basa invece sulla ricerca di alcune cose stesse. Probabilmente l intuizione da cui è stato sviluppato deriva in qualche modo da Husserl ma, come espresso in epigrafe sopra, l ho presa dalle lezioni alla New School di Dorion Cairns. Con un'analisi riflessiva, il lettore è invitato a osservare da sé e vedere se le cose in questione sono quelle qui presentate. Questa non è filologia ma fenomenologia. 2. Tornerò a difendere la tesi in epigrafe qui sopra ma prima bisogna stabilire un po di terminologia. La maggior parte delle persone sarebbe dire che questa indagine è riguarda l' immaginazione ma io mi oppongo all uso tecnico di tale espressione perché, mentre sembra contenere una metafora morta, e la cosa più importante di metafore morte è che sono morte, io non sono affatto sicuro che questo concetto è morto. Questo perché ho il sospetto che molti credano che l oggetto immediato di questo tipo di processo mentale o intentivo è sempre un immagine, dove naturalmente le immagini riportano o rappresentano altre cose. Per essere sicuri, si può falsificare un immagine, ad esempio una fotografia di una persona famosa, e in questo caso l immagine è una rappresentazione finta di un qualcosa che vi è rappresentato, ovvero la persona famosa. E possibile però falsificare una persona indirettamente, senza un intervento rappresentativo? 3. Alcuni pensatori usano la parola raffigurare invece di immaginare, ma questo secondo termine è, se proprio, maggiormente rappresentazionale. Una motivazione importante per queste espressioni fuorvianti è il rappresentazionalismo che è a volte chiamato il modo delle idee nella epistemologia occidentale moderna a partire da Locke e Cartesio. Secondo questo rappresentazionalismo, tra i processi mentali e i loro oggetti ci sono sempre delle idee. Questa dottrina è stata già confutata da Hume nel 1739 ma pochi vi diedero contro ed in seguito, all inizio del 20 secolo, è stato confutata una seconda volta da Husserl. Si tratta di una posizione impossibile, semplicemente perché, se non si ha accesso diretto alla cosa stessa

51 51 rappresentata, che è preclusa dalla tesi che tutti i processi intentivi sono rappresentazionali, non c è nessun punto di vista da cui giudicare se e come una rappresentazione rappresenti una cosa rappresentata. Ancora una volta, tuttavia, alcune tipologie di processi intentivi, ad esempio quelli che coinvolgono fotografie, sono rappresentazionali, ma in questi casi non vi è, almeno in linea di principio, la possibilità di accesso diretto alla cosa rappresentata con la quale la rappresentazione può essere paragonata. 4 Se le espressioni fantasia e raffigurazione sono fuorvianti, altre espressioni possono essere fortunatamente più accettabili. Fingersi, in tutte le sue forme, e fittiva-(mente) possono essere usati, anche se il verbo fare finta di, l aggettivo fittizio e il sostantivo finzione 7, il qualificatore quasi- appaiono più sicuri, e l avere più espressioni equivalenti consente una qualche variazione stilistica in una esposizione. Così, posso fingere di vedere un gatto in piedi sulla mia scrivania, cioè, far finta che sia lì, e concentrarmi sul colore fittivo di questo gatto finto, che si può dire non sia una realtà ma una quasi-realtà. E mentre lo si raffigura, si può cambiare il colore del gatto, fingere che si muova in un dato modo e via discorrendo, come se fosse realmente lì. 5 Come per l'opposto di fittivo, può essere chiamato reale in contrasto con il quasi-reale per quanto riguarda l oggetto fittivo, il fictum e forse anche l espressione fattuale è interessante ma questa espressione dovrebbe essere riservata a contrastare eidetico in fenomenologia. Spesso è sufficiente usare non come qualificatore, come accade nell'epigrafe sopra, ma serio sembra funzionare bene nella maggior parte dei contesti. 6 Nella psicologia tradizionale e nell inglese ordinario l immaginazione è considerata una capacità o facoltà mentale tra le altre e a tutti gli effetti alla pari dei sensi, della memoria, del giudizio, delle emozioni, della volontà, ecc. La tesi qui e nel suddetto passaggio da una lezione dal mio maestro Cairns è, tuttavia, che questo sia un errore e che non vi è invece una versione fittiva corrispondente ad ogni tipo di intendere serio. Così, ad esempio, posso fingere che Marilyn Monroe sia stata la mia accompagnatrice per il ballo di fine anno della High School, che è un modo di dire che ho fittivamente ricordato qualcosa che in realtà non potrei o, meglio, che non può essere ricordato seriamente. 7 A sostegno di questa tesi, mi limiterò a descrivere un certo numero di esempi di tipi di finzione e di oggetti-in-quanto-finti, invitando l ascoltatore o il lettore di questa esposizione a provare a verificare le mie descrizioni. 7 A volte sia fingersi che fare finta di includono l'intenzione di mentire ma qui questo significato è escluso. Fingersi questo significato senza inganno viene usato in forma aggettiva in Dorion Cairns, Perceiving. Remembering, Image-Awareness, in F. Kersten and R. Zaner, ed. Phenomenology: Continuation and Criticism: Essays in Memory of Dorion Cairns (The Hague: Martinus Nijhoff, 1973).

52 Metodologicamente ho quindi chiesto un analisi riflessiva e, oltre a questo, di fare affidamento su ciò che è tecnicamente chiamato epochē fenomenologicapsicologica, riduzione, e purificazione. In parole povere, si può, per esempio, credere nei fotoni, nelle onde sonore, nei processi neurologici, ecc, e nei modi in cui essi influiscono, almeno sulla percezione sensibile, ma per concentrarsi più efficacemente sui vari tipi di fingersi o finzione e i loro correlati fittivi o quasi-reali, è meglio astrarre provvisoriamente da tali fattori. 8 I SENSI. Accettando per gli scopi attuali che ci sono cinque sensi e, visto che gli esseri umani sono animali visivi, cominceremo con la VISTA, concentrandoci sul processo intentivo, vale a dire, il vedere, piuttosto che la capacità di vedere. Molte persone sembrano considerare ogni finzione una specie di finzione visiva, il che è del tutto sbagliato. Ci si può fingere visivamente un gatto in piedi su un libro sulla scrivania presso la quale si è seduti? Molti chiamerebbero un caso del genere un immagine visiva ma possiamo già fare di meglio, visto che sappiamo che questa finzione non rappresenta qualcosa di reale, per cui la chiamerò finzione, una finta, o una cosa quasi-reale e, di nuovo, riconoscerò che non rappresenta null altro. È interessante, forse, che fingendosi il gatto come se fosse fermo e poi di piegarsi in avanti e di ricomporsi, questo non avrebbe cambiato la sua dimensione finta ma solamente il suo aspetto, in quanto finto, che sarebbe divenuto più grande e successivamente più piccolo. Si può così non solo fingere oggetti ma anche le loro apparizioni visive? 9 UDITO. Supponiamo poi che si finga un gatto che faccia le fusa. Ora possiamo concentrarci su una finzione uditiva, forse con gli occhi chiusi, e di nuovo fingere che il gatto si pieghi in avanti e poi indietro. Non è quindi possibile trovare apparenze uditive fittive che diventano più forti e più deboli, mentre le fusa in sé non lo fanno? Forse la questione è simile per l odore fittivo del gatto. Per quanto riguarda il gusto e il tatto, il contatto è necessario e trovo difficile dire come un gatto abbia sapore, a differenza di come si senta il suo odore. Ma posso facilmente fingermi il TATTO fittivo se faccio finta di accarezzare contropelo il gatto. Suoni fittizi e tocchi fittizi sono chiaramente differenti da luoghi fittizi, e quindi è chiaro che non tutto è finzione visiva. 10 RICORDO. Se dovessimo chiamare il vedere, il sentire, l odorare, il gustare, il toccare tipi di percepire, sarebbe più facile da riconoscere piuttosto che il ricordo fittivo non solo dei percetti passati fittivi ma anche di percezioni passate anch esse fittive, come il mio finto vedere la mia compagna finta al ballo di fine anno, di cui abbiamo già parlato. Oggi posso far finta di ricordare la mia soddisfazione per la mia accompagnatrice fittizia. 11 ATTESA. Probabilmente più frequente per la maggior parte di ricordi fittizi è la finzione di processi futuri e ciò che è inteso in essi fittivamente. È possibile fingersi, senza aspettarlo, il gusto di qualcosa in un prossimo pasto, magari 52

53 mentre si decide cosa prendere in un ristorante e, inoltre, la degustazione futura finta? Ci sono poi versioni non fittive di tipi di ricordo e attesa seri, così come anche di percezione, che possono essere specificati per quanto riguarda i citati cinque sensi? 12 RIFLESSIONE. Di nuovo, ancora, ciò che può essere chiamato riflessione, o meglio, percezione seria riflessiva dei processi intentivi non è sensibile, e questo è già stato indicato nei casi di percezioni passate e future reali o fittive. In altre parole, non vi è percezione non-sensuale. Forse è già stato espresso a sufficienza l invito all osservazione e all analisi dei diversi tipi di finzione corrispondenti a processi intentivi seri sensuali e alla riflessione su di essi. Non è inoltre possibile percepire fittivamente processi intentivi? 13 La vita mentale comprende molto di più che il percepire. Se ciò che è non rappresentativo o, meglio, i processi intentivi di presentazione, ad esempio il percepire, il ricordare e l attesa, hanno avuto precedentemente un'analisi sufficiente ad incoraggiare l ascoltatore o il lettore a cercare lui stesso e quindi a farsi un idea di come le cose in questione siano, allora l' esperienza rappresentazionale può essere considerata il prossimo punto da affrontare. Può indicazioni, immagini o testi. Non sembra esistere un titolo tradizionale nella psicologia tradizionale delle facoltà per la capacità di cui stiamo parlando. I processi intentivi coinvolti in questi tre tipi hanno due livelli. 14 ESPERIENZA INDICATIVA. Sulla base della visione di un cipiglio sul volto di qualcuno, si può percepire nell Altro un processo intentivo di disapprovazione di qualcosa. Poiché non vi è alcuna somiglianza tra una configurazione facciale vista e un processo intentivo, l esperienza è indicativa, vale a dire, il cipiglio indica il processo intentivo di disapprovazione. Per l obiettivo generale della presente analisi, ora ci si può semplicemente chiedere se si può fingere un cipiglio e con esso ciò che indica in un Altro o meno. 15 ESPERIENZA PITTORICA. Se c è, però, somiglianza tra la rappresentazione e la cosa rappresentata, si può allora parlare di esperienza rappresentazionale pittorica. Per evitare che questa espressione possa essere presa a riferimento solo in casi strettamente visivi, facciamo l esempio in cui si senta qualcuno cantare in una registrazione audio o alla radio e sperimenti una sensazione al sentire la voce dell altro. E, come può verificarsi per i casi reali, non ci si può facilmente fingere un suono come raffigurante l emozione di un Altro? 16 ESPERIENZA LINGUISTICA. E ancora, sperimentiamo espressioni linguistiche dagli altri. A volte sperimentiamo dell Altro il pensiero sulla base dell udire di suoni reali, del vedere segni o forme, e, come nel caso del Braille, toccando punti in rilievo. Rappresentazioni di questi tipi possono essere serie, ma non possiamo fingere anche in questo caso? Soprattutto per le espressioni linguistiche, come possono indicare il pensiero e la produzione di suoni, segni e 53

54 54 punti Braille sono una cosa e quello a cui le espressioni si riferiscono, ad esempio, il nome, sono un altra cosa. 17 Se ora è stato detto abbastanza, anche se in modo preliminare, sulla rappresentazione reale e così come sulle esperienze presentazionali, ci restano da analizzare ancora dei tipi reali o fittizi di quelle che i fenomenologi chiamano posizionalità. 18 CREDERE. Spesso, se non sempre, il giudizio nella psicologia tradizionale è principalmente una questione che coinvolge il credere. Si può credere a proposizioni e testimoni, ma ciò che tratteremo qui sarà il credere in oggetti. Di solito, a quanto pare, si crede seriamente così come positivamente ma si può anche seriamente non credere, come, ad esempio, che la luna sia fatta di formaggio e si può non credere fittiziamente nella sedia su cui è seduti. Per riconoscere tali forme fittive e reali di credere, bisogna riflettere su questi diversi tipi di credere. Il che richiede la distinzione tra la componente del credere e la componente dell esperienza presentazionale e rappresentazionale, da un lato, e da altre forme del posizionare, dall altro. Se parliamo della tesi generale di questa ricerca, l immaginazione non è, di nuovo, una capacità allo stesso livello del giudizio o del credere, ma vi è credere fittivo parallelo al credere serio, così come ci sono il presentare e il rappresentare fittivo paralleli alle diverse specie di esperienza seria. 19 EMOZIONE. Nelle lezioni di Cairns venne usato spesso l esempio della ragazza della porta accanto. Si può fingere di amarla, anche se il sentimento non è reale? Questa sarebbe un emozione positiva di tipo fittivo. Per quanto fastidioso potrebbe sembrare, non si può fingere di odiare, ad esempio, la propria madre? E poi, oltre a questi processi emotivi positivi e negativi, non si potrebbe essere apatici verso i candidati politici, per esempio? 20 VOLONTA. Oltre ad esserci forme positive, negative e neutre di emozioni e di credere, serie o fittive, lo stesso si può dire anche della volontà. Così si può realmente cercare di lavare i piatti e sforzarsi di bruciare la spazzatura, che sono la prima una volontà positiva di piatti puliti e la seconda una volontà negativa di rifiuti distrutti. E se quelli possono essere casi di volontà reale, ci si può poi fingere versioni fittive, forse fingendo al contrario di rompere i piatti sporchi e lavare la spazzatura! Poi di nuovo, c è il movimento dei pianeti intorno al sole, un altro esempio mi ricordo dalle lezioni di Cairns. Qui si può essere volontariamente neutrali sforzandosi di non aiutare né ostacolare i movimenti planetari. * * * 21 Questa analisi può essere portata avanti ulteriormente, magari iniziando con fini fittizi e subdoli, in relazione ai valori intrinseci ed estrinseci di volontà

55 fittizie in relazione alla valutazione, ma forse è stato offerto abbastanza per dimostrare che la cosiddetta immaginazione non è una capacità alla pari con i sensi, le convinzioni, le emozioni e la volontà, ma piuttosto denota versioni fittive parallele al percepire, al credere, al sentire ed al volere. Ma, d accordo con questo, bisogna guardare autonomamente e osservare riflessivamente. 55

56 56 Capitolo 7. La derivazione dei Devo e dei Dovrei dai Sono 1. L impossibilità di derivare logicamente devo, cioè, norme o, meglio, proposizioni valutative, da sono, vale a dire, teoretiche o, ancora meglio, proposizioni cognitive, è al giorno d oggi ampiamente accettata. Il fatto che un grande sforzo sia stato dedicato a questa domanda di derivazione, tuttavia, suggerisce che qualche cosa è stata vagamente intravista. Forse la derivabilità non è proprio direttamente logica. 2. Come Edmund Husserl distingua proposizioni di questo tipo non sembra ampiamente apprezzato. Nel seguente saggio il suo concetto di norme o proposizioni valutative viene prima integrato con un concetto di ciò che può essere chiamato dovrei, cioè imperativi o, meglio, proposizioni volitive, e poi sarà esplorata in maniera riflessiva e analitica la derivazione della giustificazione di proposizioni valutative e volitive dall'elemento cognizionale della vita cosciente prepredicativa. 3. Un esempio sarà utile. Anni fa, chi scrive fu convinto da un articolo che salire una rampa di scale o due, quando possibile, mantiene un cuore sano. In seguito, mi venne anche in mente che così facendo spesso si esercitava un alternativa al prendere l ascensore, che, soprattutto se fatto da molti, consente di risparmiare energia elettrica e riduce la necessità di riparazione e sostituzione di ascensori, cioè, conserva le risorse. Convinto dal credo ambientalista e dai benefici per salute, ho cercato con successo di istituire l abitudine di fare le scale quando possibile. Come si potrebbe dimostrare che questa preferenza e la scelta e l'eidos che esemplificano sono giusti? 4. Il punto di vista di Husserl nel capitolo 2 di Prolegomeni per una Logica Purac nelle Ricerche Logiche (1900) ci ricorda quelle che vengono qui chiamate proposizioni valutative, ad esempio, Si devono prendere le scale, sono equivalenti a proposizione cognizionali, ad esempio È bene che una persona prenda le scale. 5. Anche se tradizionalmente vengono chiamati giudizi di valore, la seconda è tanto cognizionale quanto la proposizione, ad esempio,

57 57 Thomas prende le scale. 6. In quest ultimo caso, l intero Thomas, è colto con il soggetto ed una parte, ad esempio un attività in una situazione, è colta dal predicato ed è predicata del soggetto. Ciò che è distintivo del giudizio di valore è che viene predicato un valore, affermato o negato. 7. Andando oltre la lettera ma non lo spirito di Husserl nei Prolegomeni, ciò vengono chiamate proposizioni volitive per la somiglianza con proposizioni cognizionali e valutative, ad esempio, Dovresti fare le scale, può essere analizzato analogamente. Linguisticamente, devi è spesso usato in lingua comune non solo per esprimere pareri ma spesso indirettamente e cortesemente per esprimere un imperativo ma per chiarezza, espressioni indicative della volontà piuttosto che della valutazione del parlante possono essere formate rigorosamente utilizzando si dovrebbe. Non è raro sentire riferimento alla valutazione di fondo quando l azione e, quindi, la volizione è in discussione. Uno non strettamente perseguire il bene, ma il giusto scopo che è fatto proprio dal suo essere buono. 8. L equivalente volitivo di è, forse stranamente, Thomas dovrebbe fare le scale Thomas che fa le scale è utile. 9. Questa formulazione può essere considerata scomoda perché il lettore è immediatamente portato a chiedere Utile per che cosa e/o per chi? Forse buono non ispira, per così dire, come utile, perché è più familiare o facilmente si riferisce ad una questione con una caratteristica posizionale, cioè, valore intrinseco, ma in realtà si riferisce a questioni di valore estrinseco. Dobbiamo riconoscere usi intrinseci ed estrinseci, nonché i valori intrinseci ed estrinseci, anche se l utilizzo ci è poco familiare e quindi pare strano. 10. I Sono, o proposizioni cognitive, vale a dire proposizioni della forma S è p, possono essere testati. Quindi, se e solo se la situazione è come presunta, ad esempio, Thomas che fa le scale fa del bene per la salute e la conservazione del pianeta, allora l affermazione è vera. Forse questa considerazione rende l espressione proposizione cognizionale più attraente.

58 Mentre i loro equivalenti sono esclusivamente cognizionali, le norme valutative e gli imperativi volitivi non lo sono, perché le norme possono influenzare il corso degli eventi, se accettate o rifiutate, così come gli imperativi, se obbediti o meno. 11. Sembra possibile costruire un quadrato logico dell'opposizione per i posso come Husserl ne ha costruito uno per i devo ma una soluzione al problema della derivazione richiede una ricerca sotto i livelli logici e linguistici e come punto di partenza per quelle proposizioni sono sufficienti le forme positive universali particolari. 12. Non è chiaro a chi scrive che la vita cosciente comprenda sempre la predicazione o persino il pensare, anche se incluse sempre il credere, il valutare e il volere. Così può diventare una tematica per noi il fatto che il nostro amico Thomas prende abitualmente le scale anziché l ascensore. (Si può cominciare riflettendo con un caso che si riferisce tanto ad un altra vita così come alla propria.) È difficile dubitare che una persona esperta che entri in una situazione, forse un edificio per uffici, ritenga che sia la scala che l ascensore portino agli ultimi piani. Escludendo i casi in cui il piano da raggiungere è relativamente vicino, ad esempio, tre o più piani più sopra, cosa implica il prendere le scale? 13. Riflessivamente parlando, il confronto tra scala e ascensore è una questione sulla quale possiamo rifletter noematicamente in modo serio o fittivo, vale a dire, l alternativa-dell incontrato-in-quanto-incontrato, e noeticamente c è l incontro dell alternativa scala/ascensore come intentivo. Anche se sarà ripreso più sotto, non è rilevante a questo punto se l'incontro sia un Akt, o meglio, un'operazione nella quale un io è impegnato, o secondariamente passivo o, meglio, abituale. Quattro correlativi strati noetici e noematici possono essere in ogni caso distinti astrattamente nell incontro riflessivo osservato e discusso: consapevolezza, credo, valutazione, e volizione. 14. La consapevolezza o, meglio, l'esperienza nella quale si incontra l alternativa ascensore/scala è la percezione sensibile. Qui si dirà poco della fenomenologia della percezione e degli oggetti in quanto percepiti sensualmente. Credere e gli oggetti in quanto creduti è invece un concetto un po più interessante. Mancando una sufficiente motivazione contraria, ciò che viene percepito sensualmente viene creduto con certezza positiva. Nella maggior parte dei casi, gli ascensori e le scale sono percepiti da persone con una certa esperienza trasportare dal primo piano o piano terra verso le parti che non appaiono dell oggetto percettivo, cioè, gli altri piani dell edificio, così come l edificio avvicinato dalla parte anteriore viene percepito con gli altri lati che non appaiono. Allo stesso tempo, l ascensore e la scala possono essere entrambi visti come conducenti, cioè, nell essere modi di accesso ad altri piani e quindi a saloni e stanze all interno dell edificio. 14. Rigorosamente parlando, espressioni come ascensore, scale, 58

59 59 costruzioni, piani, sale e stanze non dovrebbero essere utilizzate per descrivere ciò che si incontra nello strato astratto della percezione sensoriale, perché quelli sono i nomi di oggetti funzionali, di uso, o, meglio, culturali che, parlando ancora una volta in senso stretto, indicano lo strato del volere e quello strato è parte di ciò da cui viene astratto finora nella presente analisi ma, questo detto, la confusione andrebbe evitata. Se fossero richiesti precisione e dettaglio, i colori, le forme, gli odori, i suoni, ecc. potrebbero essere descritti per gli oggetti in quanto percezioni puramente sensibili. 15. Particolarmente interessante è come una persona può anche credere che salire le scale invece di prendere l ascensore può avere effetti ambientali e cardiaci, forse attraverso la fiducia nel parere di esperti ingegneri e medici. Al di là del fatto di andare oltre la dimensione spaziale e temporale per includere le determinazioni causali dell oggetto sensibile complesso che è l edificio in cui la persona incontra l alternativa di ascensore o scale come modi di accesso al piano, sala o camera, ci sono gli effetti sull organismo della persona in cui si verifica l incontro. Inoltre, sembrerebbe necessario che ci sia un fondamento, al di là della percezione dei sensi, nel per ritenere che l ascensore consumi meno energia e duri più a lungo se meno persone lo usino nel corso degli anni facendo a piedi uno o due piani di edificio e che lo stesso discorso valga per i cuori nelle stesse circostanze. Anche questo sarà rivisto sotto. Per ora si può notare che si può credere in più di ciò che si percepisce. 16. Per quanto riguarda la valutazione, cioè, la valutazione e i componenti di valore astrattamente osservabili riflessivamente nella noesi e il noema correlativo dell incontrare l alternativa ascensore/scala, la scala è il modo preferito con cui andare dal primo al secondo o al terzo piano, detto diversamente, Le scale sono meglio dell ascensore 17. Mentre la domanda spontanea per chi? può essere strana per l atteggiamento irriflessivo che era stato tacitamente assunto in precedenza, è utile qui e si può rispondere, riflessivamente, sulla base delle credenze menzionate: Per la Terra e per Thomas. Almeno lui preferisce le scale all ascensore e lo fa perché ha valori che hanno a cuore un pianeta più sano e il proprio cuore. Ancora meglio, un cuore sano e il pianeta hanno valori intrinseci positivi e fare le scale per un volta o due, quando possibile, ha per lui un valore estrinseco superiore positivo a loro riguardo, piuttosto che prendere l ascensore. 18. La situazione nello strato volitivo astrattamente osservabile è analoga. La parola uso può essere impiegata analogamente a valore e, in tal caso, i mezzi sono oggetti con uso estrinseco in relazione agli scopi, termini, o oggetti con uso intrinseco. Detto diversamente, alcuni elementi, come i cuori sani e pianeti,

60 60 sono voluti per se stessi e l uso di altri elementi, come gli ascensori e le scale sono voluti in relazione agli elementi del primo tipo, cioè i fini o scopi, oggetti con l uso intrinseco correlativo. La somiglianza strutturale del volere e del voluto-in-quantovoluto, del dare valore e del valore-in-quanto-valorespesso sembra portare confusione ma può essere mantenuti distinti con un attenta riflessione e terminologia. (Non dobbiamo porci qui la domanda interessante se ci siano caratteristiche intrinseche ed estrinseche di credenze in oggetti in quanto incontrati, cioè oggetti creduti per se stessi e oggetti creduti in relazione agli oggetti creduti per se stessi, per esempio, gli effetti e le cause o vice versa). 19. Gli usi estrinseci possono essere immediati, mediati e anche multipli. Così prendere le scale (o l ascensore) è, per la persona che entra nell edificio, il mezzo immediato per l accesso ad un piano dell edificio, il corridoio è un mezzo mediato e la stanza è un altro mezzo mediato quando lo scopo è una visita di una persona che si trova lì, ma sono fini anche la salute del visitatore e del pianeta. La questione del fine ultimo dell uomo non deve essere discussa qui. La scala può anche essere caratterizzata come un mezzo per il corridoio, che è lo scopo immediato, ma allora è spesso necessario distinguere fini relativi ed ultimi e chiedere lo scopo dell azione, vale a dire, la persona prende le scale per arrivare al corridoio o alla camera o all incontro con qualcuno? Distinzioni analoghe possono essere fatte per il dare valore e per i valori intrinseci ed estrinseci, piuttosto che per la volontà e gli usi finali e relativi costituiti in essa. 20. Con alcuni cambiamenti di atteggiamento che non devono essere indagati qui, la vita non-predicativa può dar luogo a proposizioni. Queste possono essere cognitive del tipo originale che inizia nel credere in un oggetto e le sue determinazioni naturalistiche, come la forma o l attività animata, oppure possono essere valutative, ad esempio, o volitive, ad esempio Thomas deve prendere le scale Thomas dovrebbe prendere le scale 21. Questi indicano gli incontri e gli atteggiamenti in cui predominano credere, dare valore e volontà. Il dovrebbe, in particolare, è finalizzato alla creazione o alla distruzione, favore, impedimento, salvaguardia, tutela, o almeno in qualche modo al cambiare la materia, vite umane comprese. 22. Il dovrebbe così come il dovere può essere riferito da Thomas a se stesso così come da altri nei suoi confronti. Come mostrato, le valutazioni propositive e volitive hanno i loro equivalenti cognizionali, che possono essere

61 testati, ma questo non deve distrarre dal come tali proposizioni hanno forme originali, che nascono dagli incontri pre-predicativi di oggetti in cui predominano il dare valore e il volere e che sono, ancora una volta, non finalizzati alla conoscenza, ma ad influenzare rispettivamente il corso degli eventi e l'obbedienza. 23. Quando un incontro concreto di un oggetto è analizzato in modo noetico-noematico in componenti astratte del fare esperienza, credere, dare valore e volizione, psicologi, sociologi, storici e altri scienziati culturali saranno inclini a cercare spiegazioni in termini di cause e scopi ma i filosofi saranno inclini a sollevare questioni di giustificazione. Così il credere in un edificio con le sue camere, corridoi, scale, ascensori, ecc, può essere giustificato in termini di percezione attuale e precedente degli stessi edifici e simili. Allo stesso modo, il volere una alternativa può essere giustificato dalla valutazione che può essere evidenziata riflessivamente come fondata e motivata, ad esempio, il volere la salute piuttosto che malattia è giustificato dal valorizzar la salute più della malattia. 24. La maggior parte dei filosofi probabilmente resiste, però, al suggerimento che il credere possa giustificare il dare valore, forse perché i valori e sistemi di valori sembrano così molto più diversi rispetto a credenze e sistemi di credenze, qualcosa che l enfasi sulla scienza e l ignoranza a riguardo della grande diversità di religioni e di sistemi di credenza basati sul senso comune potrebbe favorire. Questa non è l occasione per giustificare questa affermazione sulla giustificazione; sarà sufficiente procedere ipoteticamente. Tuttavia, se è stato dimostrato scientificamente in modo rigoroso che fare le scale piuttosto che l ascensore in realtà ha effetti negativi sul cuore, la maggior parte delle persone che hanno imparato ciò sarebbe cominciare a prendere l ascensore più spesso, alcuni forse addirittura sostenendo che questa nuova volontà era giustificata dal valorizzare giustificato a sua volta dalla nuova e migliore giustificazione del credere. 25. Se credere che prendere le scale anziché l ascensore favorisca la salute cardiaca e ambientale giustifica il dar valore a tali effetti intrinsecamente e quindi la preferenza delle scale estrinsecamente e se la valorizzazione giustificata giustifica il volere, allora si potrebbe parlare di derivazione della giustificazione di volontà dal valorizzare immediatamente, dal credere mediatamente e dai tipi pertinenti di consapevolezza, ad esempio il fornire prove, in ultima analisi. E se proposizioni volizionali e valutative sorgono dall'incontrare oggetti in cui la volontà e la valutazione predominano proprio come le proposizioni cognizionali che nascono dagli incontri in cui predominano le credenze, allora si potrebbe parlare di una derivazione del dovrebbe e del dovere dall'essere, attraverso la riflessione sulla vita mentale non-predicativa. Forse era un vago senso di questa possibilità che ha motivato il tentativo solo logicamente di derivare proposizioni valutative e volitive da quelle cognizionali tra le tendenze filosofiche in cui la 61

62 62 filosofia è soprattutto logica applicata. 26. Si può aggiungere che la verità non è una giustificazione, che la parola salute ha connotazioni di valore che possono essere astratte, e quella scelta in quanto volitiva può essere distinta dalla preferenza in quanto valutativa. Vale la pena ripetere che l autorità spesso usa deve quando tuttavia si pronunciano degli imperativi e quindi intendono dovrebbe. E, mentre si può in quanto Io essere impegnati nello svolgimento di quelle che vengono al meglio chiamate operazioni, molto maggior parte della vita mentale è abituale negli individui e tradizionale in gruppo, e quindi ci possono essere gli sforzi per modificare ciò che Husserl chiama passività secondarie in modo che sia meglio giustificata cioè, che la cultura è più giustificata o razionale. Infine, si può aggiungere che si può parlare di prendere le scale sia come buono che utile e anche giustamente come bene e/o utile al fine di comunicare che ci sia una giustificazione dietro tali affermazioni, o che deve spesso connota anche questo. * * * 27. In somma, mentre i dovere e i dovrebbe non possono essere logicamente derivati dai sono, tali proposizioni possono indicare valori e volontà giustificati derivate da credenze giustificate fenomenologicamente.

63 63 Capitolo 8. La giustificazione delle norme analizzata riflessivamente INTRODUZIONE 1. Nel suo Prolegomena zur reinen Logik (Logische Untersuchungen [1900]), Edmund Husserl ( ) offre un analisi memorabile di ciò che è una norma (per chi non conosce questo testo, una traduzione in inglese del brano più rilevante si trova in Appendice I di questo saggio): Un guerriero deve essere coraggioso è equivalente a un guerriero coraggioso è una cosa buona. Chiaramente, questo trasforma una norma in un giudizio di valore. Husserl si limita ad esprimere questa equivalenza in modo semplice, vale a dire, non analizza e descrive come le norme sono costituite e giustificate. Non ho notato una tale analisi riflessiva relativa a questo nelle altre pubblicazioni di Husserl e non so se tale analisi si trova nel suo Nachlass. Il punto di vista presente è, in ogni caso, non un interpretazione dei testi di Husserl ma un breve tentativo di fenomenologia costitutiva seguendo i passi dell ultimo Husserl, cioè, un analisi riflessiva. 2. Nella prima sezione di seguito tento di sviluppare un esempio di Husserl in modo vivido, nella seconda sezione prendo un possibile referente delle sue proposizioni come un indizio per i componenti dell incontro in cui questo caso è costituito, e nella terza sezione analizzo brevemente come le norme possano essere giustificate. CONDOTTA IN CASO DI UNO SCONTRO A FUOCO 3. E improbabile che l ascoltatore o il lettore della presente analisi sia stato in combattimento, ma è probabile che abbia visto ricostruzioni o rappresentazioni di film in cui si presentino situazioni simili alla seguente e può facilmente fingersi questa possibilità. In uno scontro a fuoco ci sono due gruppi di guerrieri ognuno nel raggio d azione dell altro, che sparano con fucili e prendono riparo dietro oggetti come rocce e alberi. I membri di ogni gruppo stanno cercando di uccidere i membri dell altro gruppo e la loro motivazione è quella di uccidere o essere ucciso. Al fine di mirare e sparare in modo efficace con i fucili, un guerriero deve esporre parte della sua testa e rischiare di essere in tal modo colpito. Per fare ciò è necessario essere coraggioso. Mantenere la testa verso il basso e non sparare o sparare senza mirare attraverso il proprio fucile è vile. Apparentemente la viltà può essere compresa e scusata per i guerrieri nel loro primo scontro a fuoco o

64 64 che soffrono di qualche tipo di ferite mentali o fisiche. Ma è chiaro ciò che è coraggioso e vile per i guerrieri sani ed esperti. 4. Un modo per fare riferimento a un tale esempio è quello di concentrarsi sulle cose sotto lo strato della vita mentale in cui le proposizioni sono formate e collegate, ma i tipi pertinenti delle cose di cui si parla sono cointesi, essendo essenze universali non chiarite o eide, in modo tale esempio ha un significato generale implicito. Attraverso variazioni libere, le eide vagamente indicate in precedenza possono essere ulteriormente chiarite, ma già sembrano abbastanza chiare ai presenti fini. E sulla base di un tale esempio di coraggio guerriero (o viltà) si possono pensare ed esprimere le proposizioni Un guerriero deve essere coraggioso e Un guerriero coraggioso è buono e porre la loro equivalenza. ( Un guerriero non dovrebbe essere vile e Un guerriero codardo è cattivo potrebbero essere delle formulazioni parallele, ma qui in seguito in questa esposizione sarà data priorità alla valutazione positiva.) 5. Per essere in grado di affermare che Un guerriero coraggioso è buono, bisogna prima di tutto essere in grado di riconoscere un guerriero e il tipo di condotta ritenuta coraggiosa. Il ripararsi, l esporsi e lo sparare è una condotta da guerriero, mentre l esporsi al fuoco nemico per sparare colpi ben mirati è condotta guerriera coraggiosa. Si può parlare di coraggio per un guerriero e quindi il soggetto venire chiamato guerriero coraggioso, può avere un valore positivo oggettivato o bontà predicato su di esso. Questo non è difficile da vedere nell equivalenza di una proposizione di quella struttura e la proposizione Un guerriero deve essere coraggioso in quanto riferito alla stessa cosa non sembra difficile da vedere in modo equivalente, ma non identico, alla prima proposizione, il che potrebbe essere il motivo per cui Husserl non persegue ulteriormente la questione. 6. Si può, naturalmente, astrarsi dal contenuto e produrre la combinazione di forme proposizionali, Un S dovrebbe essere, fare, o avere p equivale a Un S che è, fa, o ha p è buono La prima proposizione in questa combinazione è la forma di una norma, spesso almeno in buona parte della filosofia anglofona anche chiamato un dovresti, cioè una raccomandazione fatta a un altro e/o a se stessi e non un imperativo, mentre un comando o un devi, come Tu devi essere coraggioso!, anche se questi sono a volte confusi nel linguaggio comune, dove quelli che sono in realtà comandi sono espressi gentilmente come raccomandazioni. LA COSTITUZIONE DI UNA NORMA

65 7.-Ciò che è stato detto finora è stato posto in atteggiamento semplice o irriflesso, vale a dire, le cose ideali e reali e fittizie se non serie sono state appena descritte senza fare riferimento al modo in cui sono intese, comprese nelle sintesi. Quello che si trova se si riflette è, in generale, ciò che Husserl chiama Erlebnisse (e, oltre e forse più sottilmente, le cose-in-quanto-intese). L espressione di Husserl, Erlebnis, è stata tradotta in diversi modi, ad esempio, come esperienza e processo mentale e anche come esperienza vissuta, che sembra una resa goffamente meccanica di esperienza veçue, ma io preferisco usare processo intentivo e incontrare in alternativa. Entrambe le espressioni sembrano a me più in grado di coprire i modi di credere, valutare, e volere così come il pensare e il vivere. 8. Seguendo Samuel Alexander, sottolineo la differenza tra le parole - ing e le parole -ed. Tramite riflessione non solo un fenomenologo può osservare sul serio o fittivamente e quindi analizzare e descrivere incontri ma anche cose, tra cui guerrieri in scontri a fuoco in-quanto-incontrati. In altre parole, si può praticare ciò che Husserl chiama analisi noetico-noematica. Nei casi riguardanti il campo noematico si possono individuare cose come modi di datità, valori e usi ma qui ci concentreremo sul noetico, anche se in modo non esclusivo. 9. Per analizzare ciò che costituisce una cosa, la si prende puramente possibile come elemento incontrato (o inteso), come un indizio di come questo è costituito e quindi si riflette sugli incontri reali o fittizi di esso. Prendendo le proposizioni offerte da Husserl come indizi, porterebbe ad analisi riflessive del correlativo pensiero e giudizio. È meglio prendere come un indizio un caso a cui le proposizioni possano fare riferimento, ad esempio, un guerriero in uno scontro a fuoco. Poi c è almeno un caso riflessivo fittivo dell'incontrare un guerriero che è coraggioso (o codardo). Questo incontro può essere sperimentato direttamente dai suoi compagni guerrieri nel conflitto a fuoco che vedono la sua condotta, oppure può essere incontrato indirettamente dai membri di un comitato di merito (o una corte marziale) che dipendono da testimonianze da parte dei compagni di squadra e da altri dati, che al giorno d oggi potrebbero includere video via satellite. 10. Per un analisi del genere trovo sufficienti quanto descritto precedentemente con una tassonomia alquanto semplificata di componenti di processo intentivo. In questa tassonomia ci sono due generi di componenti. A livello di esperienza, vi è il vivere indirettamente la vicenda da parte del comitato di merito (o corte marziale) e questa è ciò che rende il loro incontro indiretto. L incontro da parte dai membri della squadra nel conflitto a fuoco è relativamente diretto e certamente percettivo verso l esterno, anche se solo appresentivamente. (Ho esitato a chiamare questa esperienza empatia, perché ho notato che troppi Husserliani anglofoni interessati da questa parola sembrano considerare fare esperienza dell'altro, come preferisco chiamarlo, un processo prevalentemente 65

66 66 valutativo piuttosto che esperienziale. ) Il guerriero incontra anche se stesso attraverso l auto-esperienza e in effetti è proprio così. 11. Il secondo tipo di componente discernibile in un Erlebnis è tetica o posizionale e, a parte il problema di desiderare, si divide in tre specie, che sono chiamate il credere, il dar valore e il volere. (Come tali posizionare ed esperire possono essere in primo luogo e in secondo luogo passivi, nonché Akte, non viene preso in considerazione ai fini della presente.) Non sembrano esserci difficoltà con il credere. In base a come un membro di una squadra viene visto usare il fucile, questo è coraggioso o vile. Il vedere qui giustifica, prima facie, il credere in esso ed è Evidenz, che io preferisco di rendere come evidenziare, in quanto troppo spesso prova significa cose diverse da processi intentivi in lingua ordinaria e legale. Husserl dice da qualche parte che Evidenz ist Erlebnis, che significa che, ad esempio, non sono il coltello con le impronte digitali della persona accusata e il sangue della vittima su di esso, Evidenz per Husserl, ma la visione di essi da parte del tecnico di laboratorio che sta testimoniando in tribunale. 12. Vi è anche un componente del volere nel caso in esame. Il guerriero può volere agire con coraggio e la sua squadra leader può comandarglielo. Ma per la costituzione di norme, ciò che è fondamentale è la valorizzazione coinvolta. Prepredicativamente, il guerriero può approvare la propria condotta coraggiosa (o disapprovare la sua viltà) e i suoi colleghi comandanti di squadra e anche la commissione che potrebbe concedergli una medaglia (o corte marziale) può anche dare valore (o disvalore) alla sua condotta. Valorizzare è centrale per la questione se la bontà (o la cattiveria) possano essere predicate di una sua condotta coraggiosa (o codarda). In altre parole, il valore della condotta è costituito nella valutazione e questo predomina nell incontro della sua condotta. LA QUESTIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE 13. Se ciò che è stato ora detto basta a mostrare come il coraggio (e la viltà) sono incontrati prepredicativamente, il livello delle proposizioni di Husserl può essere raggiunto attraverso la formazione categoriale del soggetto e la oggettivazione e predicazione di bontà e cattiveria. Ma questo è solo un punto di vista per come è possibile dire che la condotta di un guerriero è buona (o cattiva) e in effetti la si può raccomandare. Questa analisi non ha ancora affrontato la questione della giustificazione, vale a dire, il fatto che il coraggio è giusto o razionale e la viltà no. 14. Mi pare di capire che per Husserl, il posizionare è giustificato quando si fonda ed è motivato sull'evidenza. Che si tratti di una questione di auto-

67 67 esperienza diretta o indiretta, oppure di altrui-esperienza diretta o indiretta, è sempre l'esperienza che svolge il ruolo di prova nel caso analizzato. Le persone sono sempre motivate da incontri passati nel comportarsi e nel valutare se stessi e gli altri in vari modi. Qui è dove l esame critico deve prendere in considerazione non solo la motivazione, ma anche la fondatezza della componente valutativa sulla evidenziazione e correlativamente il valore distinguibile riflessivamente e la datità della cosa valutata. Se una persona è un pacifista convinto, non tenterà di uccidere gli altri, anche se stanno cercando di ucciderlo. La valorizzazione del proprio rimanere in vita per gli altri può essere una forte motivazione da parte del guerriero e solo vagamente in relazione all'evidenza della necessità di sparare più efficacemente contro il nemico. 15. Almeno altrettanto importante a questo proposito è il modo in cui i membri della squadra d assalto e il comitato di merito (o corte marziale) danno valore all agire del guerriero, non solo motivandolo con la prova di condotta, ma anche basandosi strettamente su tale prova. Parlando più colloquialmente, questi altri possono basare la loro valutazione sul vedere davvero serio o fittivo ciò che è stato il comportamento nella situazione. (C è una seconda norma qui riguardo a come coloro che giudicano sono obbligati a procedere, che sembra analizzabile in modo simile, e non sarà perseguita qui.) E sulla base di tale valutazione giustificata chi giudica può andare avanti a formare proposizioni di due tipi e anche l equivalenza tra di loro, come ha fatto Husserl nei Prolegomeni. In altre parole, è giusto che i guerrieri debbano essere coraggioso e non vili. E con un dovere giustificato, un fenomenologo costitutivo può andare avanti ad indagare su un deve, cioè, un comando imperativo o, ma questo va oltre lo scopo di questa breve riflessione, che ha solo cercato di mostrare come dovrebbero essere costituiti e giustificati. 16. In sintesi, con la presente analisi si è accettato ciò che Husserl diceva, ovvero che un dovere o norma implica un giudizio di valore e va a prendere un puro possibile referente di tale giudizio come un indizio per i componenti dell incontro in cui tale referente è costituito prepredicativamente, tra cui in particolare l'evidenziare e il dare valore e, infine, esamina come l evidenziazione può giustificare la valorizzazione in cui il valore attribuito è costituito. APPENDICE I Un soldato dovrebbe essere coraggioso significa piuttosto che solo un soldato coraggioso può essere un buon soldato, che implica (dato che i predicati buono e cattivo dividono l estensione del concetto di soldato) che un soldato che non è

68 coraggioso è un cattivo soldato. Dal momento che questo giudizio di valore tiene, ogni persona avrebbe il diritto di chiedere ad un soldato l essere coraggioso, e la stessa affermazione assicura che questo sia auspicabile, degno di lode, ecc. Lo stesso vale in altri casi. Un uomo dovrebbe praticare amore per il prossimo, cioè, colui che omette questo non è più un uomo buono, e quindi eo ipso è (in questo senso) un uomo cattivo. Un film non dovrebbe essere spezzettato in episodi, altrimenti non è un film, non un ottima vera e propria opera d arte. In tutti questi casi facciamo la nostra valutazione positiva, l attribuzione di un valore-predicato positivo, e dipendiamo da una condizione da soddisfare, il cui mancato rispetto comporta il corrispondente predicato negativo. Possiamo in generale, prendere come identico o almeno equivalente alle forme Una A deve essere B e Una A non è B è una cattiva A, o Solo una A che è una B è un buona A. (Edmund Husserl, Logical Investigations, trans. J. N. Findlay (London: Routledge & Kegan Paul, 1970), Vol. I, p

69 69 APPENDICE II Tassonomia di 17 componenti del processo intentivo Volenteroso (?) Postulare Volitivo mancanza di volontà nuetralita volontà Valutativo svalutante apatia valutante Incontro doxico miscredenza nuetralita credenza pensante Indiretto linguistico pittorico Esperire indicativo percepire Diretto ricordare aspettarsi

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