CONFERENZA SOCIALE e SANITARIA TERRITORIALE GRUPPO TECNICO DI COORDINAMENTO PIANO PER LA SALUTE

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1 CONFERENZA SOCIALE e SANITARIA TERRITORIALE GRUPPO TECNICO DI COORDINAMENTO PIANO PER LA SALUTE Redatte a cura del gruppo tecnico di coordinamento del Piano per la Salute dei Comuni del Cesenate Settembre 2006

2 Presentazione del Piano per la Salute L Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) considera la salute un diritto umano fondamentale e la definisce come un completo stato di benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente l assenza di malattia o infermità. Una visione comprensiva della salute parte dal presupposto che tutti i sistemi e strutture di governo che regolano le condizioni sociali, economiche, civili e politiche, oltre all ambiente fisico, dovrebbero tenere in considerazione le implicazioni e l impatto che le loro attività hanno sulla salute e sulla qualità della vita individuale e collettiva. Sono stati identificati diversi fattori che influenzano e spesso determinano direttamente la salute di individui e comunità, in particolare: Le condizioni di vita e di lavoro (reddito, istruzione, tipo di occupazione, ambiente fisico, politiche pubbliche); Fattori psicosociali (gruppi di aiuto e/o reti di supporto, senso di appartenenza ad una comunità, l ambiente in cui i bambini si sviluppano, il supporto sociale di famiglie e amici, il sostegno offerto ad anziani, adolescenti, donne incinta e altri gruppi di popolazione vulnerabili); Comportamenti individuali (stili di vita e comportamenti, attività fisica, alimentazione, uso di tabacco, alcol e droghe); Fattori genetici. La ricerca scientifica mostra che le condizioni di vita e di lavoro costituiscono il fattore che ha il maggiore impatto sulla salute. La salute, quindi, é il risultato dell ambiente fisico e sociale in cui viviamo (che comprende avere accesso ad acqua pulita, sicurezza pubblica, trasporti, spazi verdi, scuole, ambienti di lavoro e abitazioni sani) tanto quanto é un prodotto del sistema sanitario e dei servizi sanitari. La Carta di Ottawa per la Promozione della salute (1986) definisce la promozione della salute come il processo che mette in grado le persone di migliorare e accrescere il controllo sulla propria salute. Per promuovere la salute è necessario andare oltre il solo settore sanitario: questo tema dovrebbe entrare nel programma politico di tutti i settori e a tutti i livelli di governo. La partecipazione della popolazione/comunità, inoltre, é essenziale per potere sostenere le azioni di promozione della salute. Allo scopo di facilitare l attuazione di queste strategie, vengono raccomandate cinque priorità: Costruire politiche pubbliche per la salute Creare ambienti che facilitino la promozione della salute Rafforzare l azione comunitaria Sviluppare le capacità personali Riorientare i servizi sanitari. Le Politiche Pubbliche per la Salute sono quelle che hanno un significativo impatto positivo sullo stato di salute delle persone attraverso la loro influenza nelle aree della istruzione, delle abitazioni, della alimentazione, delle risorse umane, dell occupazione, della salute mentale e dello sviluppo sostenibile. Una politica pubblica per la salute é caratterizzata da un esplicito interesse per la salute e l equità. Il concetto di equità richiede il riconoscimento e l esercizio effettivo dei diritti delle persone, basati sulla uguaglianza, senza restrizioni imposte all accesso e all uso dei servizi forniti dai diversi settori sociali. Le politiche pubbliche per la salute sono volte a creare un ambiente che aiuti la gente a vivere una vita sana, compiere scelte sane e trasformare favorevolmente l ambiente fisico e sociale. In questo percorso sono comprese le attività di sviluppo portate avanti dalle autorità e da coloro che 2

3 detengono il potere politico e la capacità decisionale, e tutte le attività intese a risolvere i problemi specifici che riguardano il benessere, la qualità della vita e la salute della popolazione. La promozione della salute è uno dei criteri guida fondamentali per orientare le Amministrazioni Pubbliche e i diversi attori sociali nelle scelte di politica e programmazione del territorio. Il Piano per la Salute (PPS) è lo strumento che indica le priorità da affrontare e gli obiettivi da perseguire per migliorare la salute nel nostro ambito territoriale. Il PPS: Propone ai diversi attori sociali le strategie della promozione della salute e alcuni obiettivi da raggiungere nel triennio. Promuove l incontro tra gli attori sociali che hanno influenza sui determinanti della salute e possono agire nel contesto territoriale sugli obiettivi di salute. Ricerca la coerenza tra le diverse azioni attuate con i principi della promozione della salute e i contenuti del PPS Contribuisce al raggiungimento degli obiettivi prioritari con azioni di supporto alla comunita' locale. Documenta le azioni realizzate dai diversi soggetti sociali e i risultati raggiunti in riferimento agli obiettivi previsti dal PPS. Contribuisce allo sviluppo di competenze nella comunità ad es. attraverso attività formative Supporta chi deve programmare con gli elementi conoscitivi sui bisogni e problemi di salute. L ambito di analisi dei problemi e di individuazione degli obiettivi da inserire nel PPS è il distretto. L 11 Maggio 2006 è stato invitato un gruppo di rappresentanti delle istituzioni e delle principali organizzazioni che agiscono nel territorio Cesenate per individuare i problemi prioritari del nuovo PPS da proporre, per l approvazione, alla Conferenza Sociale Sanitaria Territoriale. Si è deciso di sviluppare l azione del PPS nel triennio nelle seguenti aree tematiche: 1. Stili di vita e salute 2. Ambiente e Salute 3. Sicurezza Stradale 4. Sicurezza sul Lavoro Il presente documento contenente la descrizione dei problemi, gli obiettivi e le strategie da implementare rappresenta il nuovo PPS del territorio Cesenate per il triennio e viene diffuso nella nostra comunità con l invito rivolto a tutti gli attori sociali, pubblici e privati, di considerarlo nelle loro programmazioni. Il risultato atteso è quello di vedere lo sviluppo di iniziative che, partendo da una analisi di quanto si sta già facendo, individuino strategie di azione da attuare per rispondere ai problemi di salute prioritari e favoriscano lo sviluppo di conoscenze, competenze e collaborazioni su temi e politiche per la salute e il benessere. Solo una azione intersettoriale, che affronti alla radice i determinanti di salute e consideri l importanza di intervenire per ridurre le disuguaglianze di salute, può permettere di raggiungere gli obiettivi previsti e migliorare la salute e il benessere della collettività. 3

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5 Lo stato di Salute Percepito In sintesi: Lo stato di salute percepito è correlato sia alla presenza delle più frequenti malattie croniche sia ai loro fattori di rischio La percezione negativa del proprio stato di salute si rileva maggiore nelle donne, negli anziani, nelle persone con patologie croniche e con basso livello d istruzione Lo stato di salute percepito a livello individuale è strettamente correlato sia ai tradizionali indicatori oggettivi di salute (mortalità e la morbosità) sia alla presenza delle più frequenti malattie croniche e dei loro fattori di rischio. Si stima che nella Ausl di Cesena il 70% delle persone nella fascia anni giudichi in modo positivo il proprio stato di salute (buono o molto buono) in linea col dato regionale (PASSI, 2005). In particolare si dichiarano più soddisfatti della loro salute e la definiscono molto buona o buona: i giovani nella fascia anni (83%), gli uomini (80%), le persone con alta istruzione (73%) e le persone senza patologie severe (78%) Sopra ai 65 anni il 16% giudica cattivo il proprio stato di salute (Dioniso, 2003) Ausl Cesena (Studio Dioniso, 2003) Stato di Salute Percepito e Titolo di Studio Cattivo Discreto Buono 80% 60% 40% 20% 0% Nessun titolo Licenza elementare LicenzaMedia Inf LicenzaMedia Sup. Laurea 5

6 La Sedentarietà In sintesi: Fattore di rischio rilevante per numerose e frequenti patologie (obesità, malattie cardiovascolari, ictus e diabete ) Solo il 42% della popolazione a livello locale pratica attività fisica moderata raccomandata Donne, anziani, persone in sovrappeso e/o con un altro fattore di rischio cardiovascolare sono maggiormente a rischio Rilevanza del problema La sedentarietà è causa di 1.9 milioni di decessi all anno nel mondo e, insieme ad una cattiva alimentazione, è alla base dell attuale epidemia di obesità. Un attività fisica moderata e regolare riduce del 10% la mortalità per tutte le cause; le persone attive presentano un rischio notevolmente ridotto di andare incontro a patologie di tipo cardiovascolare, ictus ischemico, diabete tipo 2, cancro del colon, osteoporosi, depressione e traumi da caduta. In Italia si stima che, nella fascia anni, solo il 42% della popolazione svolga l attività fisica raccomandata (30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni); il 35% pratica attività fisica limitata e il 23% ha uno stile di vita completamente sedentario. In Emilia-Romagna si stima che una persona su due (50%) aderisca alle raccomandazioni per l attività fisica, il 37% svolge qualche attività e il 13% è sedentario (PASSI, 2005). Nell Ausl di Cesena si stima che, nella fascia anni, il 45% circa aderisca alle raccomandazioni sull attività fisica, il 42% pratichi attività fisica in quantità inferiore a quanto raccomandato e 13% sia completamente sedentario (PASSI, 2005). Circa un anziano su tre conduce uno stile di vita sedentario (32%), nonostante l attività fisica sia considerata un elemento determinante nel migliorare la qualità della vita nella terza età (Dioniso, 2003). Il rischio di sedentarietà è maggiore negli anziani, nelle donne e nelle persone con basso livello di istruzione. Nella popolazione dell Ausl di Cesena (fascia d età anni) il 38% è in sovrappeso ed il 7% francamente obeso (in linea con i dati nazionali e regionali). Tra le persone con eccesso di peso meno di una su quattro (23%) pratica l attività fisica raccomandata; anche la presenza di un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare non aumenta il livello di attività fisica praticata, nonostante i benefici ad essa riconosciuti. 6

7 Problemi di salute correlati Obesità Aumentato rischio per le malattie cardiovascolari Peggioramento della qualità della vita Gruppi a rischio e disuguaglianze (differenze riscontrate per età, genere, istruzione, occupazione, cittadinanza ) Donne: rispetto agli uomini sono maggiormente sedentarie o praticano attività fisica limitata, in particolare al crescere dell età Anziani: elevata frequenza di sedentarietà Persone in sovrappeso e/o con altro fattore di rischio cardiovascolare: elevata frequenza di sedentarietà Obiettivi per il PPS Aumentare il numero delle persone adulte (18-69 anni) che praticano attività fisica raccomandata Aumentare il livello di attività fisica nella popolazione anziana (+65 anni) Aumentare il livello di attività fisica nelle persone con presenza di altro fattore di rischio cardiovascolare (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, obesità ) Gli interventi fortemente raccomandati Gli interventi nel campo dell attività fisica che si sono dimostrati molto efficaci e che pertanto risultano fortemente raccomandati o raccomandati sono di sei tipi (Community Guide): nell ambito dell informazione: - campagne di informazione per la comunità - inviti, collocati in punti strategici degli edifici, ad utilizzare le rampe delle scale anziché l ascensore nell ambito dei comportamenti: - educazione all'attività fisica all'interno della scuola - interventi di supporto sociale nella comunità (ad esempio facilitare la creazione di gruppi per l'attività fisica) - cambiamenti relativi allo stile di vita nel singolo individuo nell ambito politico-ambientale: 7

8 - creazione o facilitazione dell'accesso alle strutture dove si pratica attività sportiva in associazione ad attività di informazione. In aggiunta agli interventi raccomandati, sono allo studio altre due iniziative di tipo ambientale e politico (politiche di trasporto e cambiamenti di infrastrutture per promuovere il trasporto non motorizzato e piani per lo sviluppo delle periferie e della campagna). Strategie e raccomandazioni per gli amministratori e gli altri attori sociali Miglioramento della organizzazione del traffico e della rete infrastrutturale della città: ( costruire la città per favorire l esercizio fisico ) Incidere sui processi di organizzazione della citta per rendere facile ed accessibile a tutti lo svolgimento di una regolare attivita fisica. Creazione di percorsi pedonali e ciclabili continui, separati e protetti per ridurre al minimo le interferenze tra utenti deboli (disabili, pedoni e ciclisti) e i flussi di traffico veicolare. Creazione in prossimità degli edifici scolastici di aree protette dal traffico e di percorsi casascuola sicuri. Realizzazione ed esposizione in punti strategici (punti di accesso agli ascensori) degli edifici pubblici di cartelli che suggeriscano l opportunità di salire le scale anziché prendere l ascensore. Potenziamento delle occasioni di attività fisica strutturata per adulti Favorire gli accessi (quote di iscrizione, orari adatti alla popolazione di riferimento) coinvolgendo direttamente enti gestori e comuni nelle offerte di iniziative in collaborazione con enti o associazioni operanti sul territorio. Monitorare la qualità delle iniziative proposte (tipologia di attività, loro durata, spazi adeguati, sistema di trasporti per l'accesso facilitato, formazione e qualificazione degli insegnanti). Interventi sanitari Miglioramento delle conoscenze epidemiologiche sui fattori di rischio comportamentale correlati alla prevenzione delle malattie croniche, tra cui la sedentarietà (Sistema di Sorveglianza PASSI) Formazione degli operatori sanitari sull'importanza di promuovere attività fisica nei cittadini attraverso la conoscenza delle raccomandazioni basate su prove di efficacia, della tipologia di attività da consigliare e delle offerte disponibili sul territorio di competenza per poter operare il corretto counselling motivazionale breve. Potenziamento e organizzazione delle attività di prevenzione secondaria nei pazienti obesi, cardiopatici, diabetici e negli utenti fragili (es. anziani in struttura o in assistenza domiciliare). 8

9 Counseling da parte degli operatori sanitari per la promozione dell attività fisica rivolti in particolare alle persone con eccesso ponderale o con altri fattori di rischio cardiovascolare Interventi nel settore produttivo per favorire l attività fisica nel mondo del lavoro: Promuovere e organizzare sistemi di trasporto collettivo Promuovere ed organizzare momenti di attività fisica negli ambienti di lavoro Interventi nel mondo della scuola per favorire l attività fisica nel bambino: Creazione in prossimità degli edifici scolastici di aree protette dal traffico e di percorsi casascuola sicuri. Aumentare le occasioni di attività fisica all interno delle attività scolastiche; gli insegnanti devono essere adeguatamente informati e sollecitati a valorizzare le risorse strutturali presenti nelle scuole. Quali attori sociali possono intervenire su questo problema? - operatori sanitari - amministratori e tecnici comunali - mondo produttivo - insegnanti e educatori - associazioni sportive e preparatori - associazione di volontariato - centri per anziani 9

10 Lo stato nutrizionale e abitudini alimentari In sintesi: Fattore di rischio rilevante per malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete Fattore di rischio notevolmente diffuso: il 45% della popolazione adulta presenta un eccesso ponderale (38% sovrappeso e 7% obesità); la presenza di questa condizione cresce con l età ed è maggiormente diffusa negli uomini e nelle persone con basso livello d istruzione. Il sovrappeso è diffuso in maniera preoccupante già dall infanzia: a 6 anni il 15% dei bimbi è in sovrappeso e il 9% obeso Rilevanza del problema L eccesso di peso aumenta la probabilità di sviluppare condizioni critiche di salute, contribuendo allo sviluppo di importanti e frequenti malattie (tra cui le cardiovascolari, diabete ed ipertensione) fino alla morte prematura. Le caratteristiche ponderali degli individui sono definite in relazione al valore di Body Mass Index o BMI (peso in Kg / altezza 2 in m) e classificate in 4 categorie: sottopeso (BMI<20), normopeso ( ), sovrappeso ( ) ed obeso (>30). Nella popolazione dell Ausl di Cesena (fascia d età anni) il 38% è in sovrappeso ed il 7% francamente obeso (in linea con i dati nazionali e regionali). (PASSI,2005) Caratteristiche ponderali della popolazione (18-69 anni) Ausl Cesena (PASSI, 2005) 60 % 52% 40 38% % 7% sottopeso normopeso sovrappeso obeso Questa condizione cresce con l età (61% sopra ai 50 anni) ed è maggiore negli uomini e nelle persone con basso livello d istruzione. 10

11 Indice di Massa Corporea e titolo di studio Ausl Cesena (Dioniso, 2003) 100% 80% 60% normopeso sovrappeso obesi 40% 20% 0% Licenza elem. o nessun titolo Licenza Media Inferiore Licenza Media Superiore Laurea o Diploma Univ. Tra le persone con eccesso di peso meno di una su quattro (23%) pratica l attività fisica raccomandata; anche la presenza di un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare non aumenta il livello di attività fisica praticata, nonostante i benefici ad essa correlati. Anche le condizioni di bambini e ragazzi appaiono preoccupanti considerando che l obesità infantile è il principale fattore di rischio per lo sviluppo dell obesità da adulti: da un indagine campionaria recentemente condotta nelle scuole dell infanzia del territorio cesenate, emerge che il 15% dei bimbi di 6 anni è in sovrappeso e il 9% obeso. Nel mantenimento di un adeguato peso, l alimentazione, insieme all attività fisica, ricopre un ruolo fondamentale. In una sana alimentazione è consigliato il consumo di frutta e verdura tutti i giorni: le raccomandazioni internazionali prevedono il consumo di almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno ( five a day ). Nell Ausl di Cesena si stima che il 93% della popolazione adulta consumi frutta e verdura almeno una volta al giorno, ma solo il 16% aderisca alle raccomandazioni, consumando frutta e verdura cinque volte al giorno (PASSI,2005) Questa sana abitudine è più diffusa in due fasce d età (18-24 e soprattutto anni), tra le donne e le persone con basso livello di istruzione. Una persona su due conosce l importanza dell assunzione di frutta e verdura e del five a day (55%); questa informazione deriva in gran parte da TV, radio e giornali; solo nel 15% da un medico % provenienza dell informazione su 5 a day Ausl Cesena (PASSI, 2005) Mass Media 43% Medico Campagne Info 15% 15% Amici 7% Altro/ Non so 20% %

12 Problemi di salute correlati Aumentato rischio per le malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete e di alcune neoplasie Sedentarietà Peggioramento della qualità della vita Gruppi a rischio e disuguaglianze Persone con altro fattore di rischio cardiovascolare e sedentarietà: la presenza di più fattori di accresce il rischio Minori: l obesità infantile è predittiva di obesità nell età adulta Anziani: elevata frequenza di sovrappeso e sedentarietà Obiettivi per il PPS Ridurre il numero delle persone adulte (18-69 anni) in sovrappeso o obese Ridurre il numero di minori in sovrappeso o obesi Aumentare il livello di attività fisica nella popolazione in sovrappeso e obesa Aumentare la percentuale di popolazione che consuma le 5 porzioni di frutta/verdura al giorno raccomandate Strategie e raccomandazioni utili per gli amministratori e gli operatori sociali (fonte CCM) Le linee di intervento generale ritenute maggiormente efficaci per la promozione di una sana alimentazione devono tener conto del fatto che per incidere attivamente sullo stile di vita dei bambini (comportamenti alimentari, esercizio fisico, e così via) è indispensabile coinvolgere anche gli adulti, che con le azioni e l'esempio ne influenzano e guidano le scelte. Le linee di intervento raccomandate rivolte a bambini ed adolescenti: promozione dell'allattamento al seno dei neonati ad iniziare dai corsi pre-parto (i bambini allattati con latte artificiale hanno infatti maggiore probabilità di diventare obesi) promozione di scelte dietetiche sane nelle scuole attraverso interventi che prevedano una maggiore attenzione alla composizione dei menu nelle mense scolastiche e la distribuzione di spuntini a base di frutta o verdura fresche favorire il tempo dedicato all attività motoria sia in ambiente scolastico sia fuori dalla scuola ed incoraggiare bambini e adolescenti a svolgere un'attività fisica regolare, (possibilmente giornaliera) anche attraverso accordi per facilitare l'accesso alle strutture sportive scolastiche, comunali o di altro genere 12

13 sviluppare attività educative per i bambini, sulla nutrizione ed attività fisica, come parti integranti di specifici programmi di educazione alla salute, mirati anche a migliorare la capacità dei giovani nel riconoscere le pressioni sociali, incluse quelle pubblicitarie Le linee di intervento raccomandate rivolte a adulti: promozione di campagne periodiche di educazione alimentare (meno grassi animali, più uso di frutta e verdura) orientate alle Linee guida 2003 per una sana alimentazione pubblicate dell Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). orientare i datori di lavoro ad offrire scelte dietetiche sane nelle mense aziendali e a facilitare la pratica di un'attività sportiva da parte dei dipendenti coinvolgimento dei ristoratori e dei distributori per la realizzazione di piatti salutari e relativa promozione dell offerta di essi attraverso precise indicazioni sui menu supportare lo svolgimento di attività fisica da parte dei cittadini anche attraverso la promozione di un ambiente urbano che favorisca l'attività fisica, inclusa la disponibilità di piste ciclabili e percorsi pedonali Per il monitoraggio e la valutazione degli interventi di promozione appare necessario il miglioramento delle conoscenze epidemiologiche relative a sovrappeso ed obesità sia negli adulti (Sistema di Sorveglianza PASSI) sia nei minori. Quali attori sociali possono intervenire su questo problema? - operatori sanitari - amministratori - mondo produttivo - gestori di mense e ristorazione collettiva - insegnanti e educatori - associazioni sportive - associazione di volontariato - associazione di consumatori - famiglie 13

14 L abitudine al fumo In sintesi: Fattore di rischio rilevante per malattie cardiovascolari e neoplasie, che rappresentano le principali causa di morte. Fuma il 29% della popolazione tra 18 e 69 anni L abitudine al fumo è maggiormente diffusa tra gli uomini, ma appare in aumento nelle donne e nei giovani Rilevanza del problema Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l insorgenza di numerose patologie cronicodegenerative (in particolare a carico dell apparato respiratorio e cardiovascolare) e rappresenta la più rilevante causa di mortalità evitabile in numerose realtà industrializzate. Ogni anno il consumo di tabacco è responsabile della morte di circa 3.5 milioni di persone nel mondo; si calcola che ogni minuto circa 7 individui muoiano a causa del fumo: 1 decesso ogni 9 secondi. Attualmente si stima che nel mondo circa 1 miliardo di individui fumino e che tale numero sia destinato ad incrementarsi sino a raggiungere 1.6 miliardi di fumatori entro il 2025 Oltre agli effetti del fumo sul fumatore stesso è ormai ben documentata l associazione tra l esposizione al fumo passivo ed alcune condizioni morbose. La recente entrata in vigore della norma sul divieto di fumo nei locali pubblici è un evidente segnale dell attenzione al problema. Nel nostro Paese l abitudine al fumo, negli ultimi 40 anni ha subito notevoli cambiamenti: la percentuale di fumatori negli uomini, storicamente maggiore, si è progressivamente ridotta, mentre è cresciuta tra le donne fino a raggiungere valori paragonabili tra i due sessi; è inoltre aumentata in maniera preoccupante la percentuale di giovani che fumano. Si stima che in Italia siano attribuibili al fumo di tabacco circa morti all anno, di cui oltre il 25% di età compresa tra i 35 ed i 65 anni. Tanto più bassa è l età in cui il soggetto inizia a fumare tanto maggiore è la probabilità che diventi un assiduo fumatore da adulto, a conferma del fatto che si può ridurre il numero di fumatori adulti con interventi tesi a ritardare o prevenire il fumo tra i bambini e gli adolescenti L invito a smettere di fumare rivolto da un operatore sanitario ha un effetto limitato ma significativo sulle scelte dei pazienti Evidenze scientifiche mostrano come la sospensione del fumo dimezza il rischio di infarto del miocardio già dopo un anno di astensione; dopo 15 anni il rischio diventa pari a quello di un non fumatore. I fumatori che smettono di fumare prima dei 50 anni riducono della metà il rischio di morire nei successivi 15 anni rispetto a coloro che continuano a fumare.. In Emilia-Romagna nella fascia d età anni, i fumatori rappresentano il 28% della popolazione, gli ex fumatori il 22% e i non fumatori il 50% (PASSI, 2005). 14

15 Nell Ausl di Cesena le prevalenze sono sovrapponibili: fumatori 29%, ex fumatori 21% e non fumatori 50% (PASSI, 2005). L abitudine al fumo nella nostra Ausl si differenzia tra uomini e donne: tra i fumatori e gli ex fumatori prevalgono gli uomini (con percentuali rispettivamente del 32% e 28% versus 26% e 13%), mentre tra in non fumatori le donne (61% versus 40%). Distribuzione abitudine al fumo per sesso (18-69 anni) Ausl Cesena (PASSI, 2005) Donne Uomini % Fumatori * Ex Fumatore ** Non Fumatore *** *Fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella sua vita e attualmente fuma tutti i giorni o qualche giorno Nell Ausl di Cesena i tassi più alti di fumatori si sono osservati nella classe d età anni, tra gli uomini e nelle persone con basso livello di istruzione. L abitudine al fumo sopra i 65 anni è minore (10% Dioniso, 2003). In media si fumano circa 12 sigarette al giorno. Poco più di un fumatore su due (59%) riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da parte di un operatore sanitario; tale consiglio è stato dato prevalentemente per motivi di salute (25%) (PASSI,2005) Nell Ausl di Cesena si stima che ben il 93% degli ex fumatori abbia smesso di fumare da solo, in linea con l andamento regionale e nazionale; il 5% ha fatto ricorso a terapie non convenzionali e solo il 2% riferisce di aver avuto un aiuto da parte di un operatore sanitario (PASSI,2005) Abitudine al fumo in ambiente domestico: non si fuma nel 61% delle abitazioni; nel restante 39% dei casi si fuma ovunque o in parte, solo nel 12% è possibile fumare ovunque in casa (PASSI,2005) Rispetto del divieto di fumare in ambito di lavoro: nell 82% dei casi il divieto di fumare è rispettato sempre (PASSI,2005) 15

16 Distribuzione del permesso di fumare a casa (%) Ausl Cesena ( PASSI, 2005) Permesso in alcuni luoghi Non permesso 27% 29% Permesso ovunque 12% Nessuno fuma 32% % Distribuzione rispetto del divieto di fumo al lavoro (% sul totale dei lavoratori) Ausl Cesena (PASSI, 2005) Sempre 82% A volte Mai Luogo esente 4% 3% 9% % Problemi di salute correlati notevole aumento rischio di malattie cardiovascolari, malattie bronco-respiratorie croniche e neoplasie aumento di affezioni broncopolmonari infantili per esposizione al fumo passivo maggior rischio di abortività e basso peso del neonato alla nascita Gruppi a rischio e disuguaglianze Persone con altro fattore di rischio cardiovascolare e sedentarietà: la presenza di più fattori di accresce il rischio Minori 16

17 Obiettivi per il PPS Ridurre il numero di fumatori (18-69 anni) Ridurre il numero di fumatori nelle persone con presenza di altro fattore di rischio cardiovascolare (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, obesità ) Ridurre il numero di fumatori tra i giovani Ridurre l abitudine al fumo nelle donne in gravidanza Ridurre l esposizione al fumo passivo dei minori in ambiente domestico Ridurre l esposizione al fumo passivo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro Strategie e raccomandazioni per gli amministratori e gli altri attori sociali Strategie per ridurre l esposizione al fumo passivo: Promozione del rispetto dei divieti nei luoghi di lavoro e in luoghi pubblici Creazione di luoghi di lavoro (anche sanitari) e di ricreazione liberi dal fumo in modo da perseguire sia una riduzione del consumo che un incremento degli abbandoni dell'abitudine. Strategie e politiche sanitarie orientate a ridurre il più possibile i luoghi chiusi in cui si può fumare contribuiscono alla riduzione del fenomeno e permettono la protezione della salute dei non fumatori. È importante sviluppare esperienze di collaborazione con i datori di lavoro e le categorie dei lavoratori dando valore ai documenti d'intesa sottoscritti al proposito Promozione di ambienti domestici liberi dal fumo (finalizzati in particolare ad evitare l esposizione al fumo passivo di minori) Strategie per scoraggiare le persone che iniziano a fumare e per incoraggiare i fumatori a smettere di fumare: Promozione di campagne educativo-informative per indurre i fumatori a smettere e promuovere la tutela dal fumo passivo. Queste campagne sono da attivasi nell ambito della strategia globale, utilizzando molteplici canali per raggiungere i destinatari e coinvolgendo anche i non fumatori. In questa ottica anche le campagne periodiche quali i concorsi per la scuola e per gli adulti fumatori possono concorrere a mantenere elevato l'interesse per questa problematica Mantenimento ed ampliamento dei programmi di educazione alla salute nelle scuole e in contesti giovanili extrascolastici per contrastare o ritardare l'uso del tabacco, finalizzati a far acquisire la consapevolezza dell'importanza di non divenire fumatore attraverso lo sviluppo di percorsi critici di autostima e autoefficacia che facciano riferimento anche all'uso di altre sostanze ad azione psicoattiva quali alcol e droghe. Tali percorsi devono essere attuati il più precocemente possibile anche a partire dalla scuola materna e continuare durante tutto il percorso di studi Rinforzare gli interventi informativi nelle donne in gravidanza 17

18 Strategie per aumentare il numero di fumatori che decidono di smettere: Formazione degli operatori sanitari per metterli in grado di individuare i pazienti fumatori e di fornire loro consigli e assistenza nell intento di smettere di fumare (counselling antitabagico) Favorire il counselling anti-tabagico individuale con il coinvolgimento dei Medici di medicina generale (anche attraverso l'invio a corsi specializzati) Rimborso completo o parziale delle spese sostenute dai pazienti per terapie antifumo efficaci Quali attori sociali possono intervenire su questo problema? - operatori sanitari - amministratori - mondo produttivo - insegnanti e educatori - associazioni sportive - associazione di volontariato - famiglie - mass media 18

19 Il consumo di alcol In sintesi: Fattore di rischio rilevante per la salute, spesso causa di incidenti stradali (prima causa di decesso sotto i 40 anni) Il 20% della popolazione tra 18 e 69 anni è consumatore di alcol a rischio I consumatori di alcol a rischio sono maggiormente diffusi tra gli uomini e nelle fasce d età sotto i 35 anni Rilevanza del problema L alcol ha assunto un importanza sempre maggiore per le conseguenze che il suo uso eccessivo può avere soprattutto per i giovani. L abuso di alcol porta più frequentemente a comportamenti ad alto rischio individuale e collettivo (quali guida veloce di autoveicoli, comportamenti sessuali a rischio, lavoro in condizioni psico-fisiche inadeguate e violenza); inoltre predispone maggiormente al tabagismo e/o all uso di droghe. Il danno causato dall'alcol, oltre che al bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull'intera società: si stima infatti che l abuso di prodotti alcolici sia responsabile del 9% della spesa sanitaria. Il danno provocato dall alcol è particolarmente elevato in Europa orientale ed è responsabile di gran parte della riduzione dell aspettativa di vita verificatasi negli anni 90. Tra il 40% e il 60% di tutte le morti nella Regione Europea dovute a ferite intenzionali o non intenzionali sono attribuibili al consumo di alcol. L uso di alcol e il danno alcol correlato ( ubriacature e problemi sociali alcol correlati) sono comuni tra gli adolescenti e tra i giovani, specialmente nell Europa occidentale. Il danno provocato dall alcol impone un carico economico significativo sugli individui, le famiglie e la società attraverso costi sanitari, perdita di produttività dovuta all aumento della morbilità, costi dovuti a danni alla proprietà e perdita di reddito dovuta a mortalità precoce. Nonostante la diminuzione dei consumi medi pro-capite osservati in Italia nel trascorso ventennio e che hanno raggiunto da ormai quattro anni un plateau di 7,4 litri per anno, la nostra nazione presenta indicatori che consentono l individuazione di una consistente fascia di popolazione a rischio di consumi eccedenti i limiti massimi indicati in 1-2 Unità Alcoliche al giorno per le donne e 2-3 per i maschi (una U.A. contiene 12 grammi circa di alcol). L Indagine Multiscopo ISTAT 2002 Stili di vita e condizioni di salute effettuata dall Istituto Superiore di Sanità stima in circa 36 milioni i consumatori di bevande alcoliche in Italia; di questi il 14,2% dichiara consumi alcolici eccedenti i limiti massimi indicati dalle Linee Guida per una sana alimentazione. Dalle informazioni relative alla Rilevazione 2002 dei dati di attività dei Servizi per la cura delle alcoldipendenze (Ministero della Salute) si rileva nel periodo un incremento del 19

20 109% nel numero degli alcoldipendenti tra gli uomini (dai del 1996 ai del 2002) e del 100% tra le donne (dai ai ) con un abbassamento dell età media, registrabile in particolare per gli utenti più giovani. Contestualmente si registra un incremento nel numero dei Servizi dai 280 del 1996 ai 423 del 2002 (+51%). Riguardo la mortalità alcol-correlata e la valutazione dell effetto della diminuzione del consumo medio pro-capite sulle cause specifiche di morte, è presente un trend decrescente a partire dagli anni 80 costante e progressivo per le patologie croniche (cirrosi epatica, cancro dell esofago e cardiopatia ischemica), trend meno evidente per le patologie acute (incidenti stradali e domestici, intossicazione etilica, cadute accidentali) che sembrano essere poco influenzate dalla riduzione complessiva dei consumi. Dati locali Nell Ausl di Cesena si stima che circa due persone su tre della popolazione anni (69%) consumino alcolici (PASSI,2005) in linea con i dati regionali. Il consumo di alcol è più frequente nei giovani (in particolare nella fascia anni), negli uomini in maniera rilevante rispetto alle donne e nelle persone con alto livello di istruzione. Nella nostra azienda si stima che una persona su cinque (20%) sia definibile consumatore di alcol a rischio. Si considerano consumatori a rischio tre tipologie di bevitori: i forti consumatori (più di 3 unità alcoliche lattine di birra, bicchieri di vino o bicchierini di liquore - al giorno per gli uomini e più di 2 per le donne), i bevitori fuori pasto e coloro che effettuano grandi bevute o binge drink (consumo almeno una volta al mese di 6 o più unità di bevande alcoliche in un unica occasione). Le modalità di assunzione di alcol (fuoripasto o forte consumo o binge ) considerate a rischio, risultano più diffuse in maniera rilevante tra i giovani (46% nella fascia anni e 30% in quella 25-34), negli uomini ( 32% vs. 7%) e nelle persone con più alto livello di istruzione (31% vs 12%) In particolare la modalità di consumo definita binge, ritenuta particolarmente a rischio anche perché strettamente correlata con la sicurezza stradale, risulta maggiormente diffusa tra i giovani (18-34 anni). Consumo di alcol a rischio (%) Ausl Cesena Passi, 2005 consumatore a rischio 20% fuoripasto 15% "binge" 7% forte consumatore % 5%

21 Problemi di salute correlati al consumo eccessivo di alcol aumento rischio di malattie alcol correlate (cirrosi epatica e neoplasie di fegato e esofago) maggior rischio di incidenti stradali Gruppi a rischio e disuguaglianze (differenze riscontrate per età, genere, istruzione, occupazione, cittadinanza ) - Giovani Obiettivi per il PPS ridurre i rischi di problemi alcol correlati che possono verificarsi in una serie di contesti quali la casa, il luogo di lavoro, la comunità o ambienti nei quali l alcol viene consumato; ridurre l incidenza dei problemi alcol correlati nei luoghi pubblici, specialmente quelli associati ad attività di divertimento e a eventi sportivi; ridurre la dimensione e l impatto del danno alcol correlato causa di incidenti mortali, incidenti con feriti, violenze, abusi e incuria nei confronti dei minori e crisi familiari; ridurre sostanzialmente il numero degli incidenti alcol correlati, dei morti e dei feriti provocati da coloro che guidano dopo aver consumato alcol; aumentare la presenza dei servizi di prossimità (operatori di strada, interventi nei contesti del divertimento) anche al fine di favorire la prevenzione secondaria dei disturbi alcool correlati; fornire un trattamento accessibile ed efficace per le persone che consumano alcol in modo rischioso o pericoloso e per quelle con alcol dipendenza. Strategie e raccomandazioni per gli amministratori e gli altri attori sociali (da Piano d azione europea sull alcol ) Informazione e educazione Le azioni raccomandate comprendono: fornire informazioni sul danno che l alcol può causare alla salute e al benessere degli individui, delle famiglie e delle comunità attraverso l educazione pubblica o i mass media; organizzare campagne con i mass media per promuovere il supporto pubblico nei confronti delle politiche esistenti o nuove che combattono i danni causati dall alcol; dare a tutti i giovani l opportunità di sperimentare un tipo di apprendimento basato sulle loro abilità attraverso un programma di educazione sanitaria integrato e olistico, con l impegno nei confronti di un ambiente fisico e sociale che sia sicuro e che promuova la salute; educare bambini e adolescenti su uso/abuso di alcol nei vari livelli scolastici (a partire dalla scuola elementare) all interno dei programmi scolastici curriculari e nei luoghi di aggregazione giovanile. 21

22 Interventi Ambienti pubblici, privati e lavorativi Le azioni raccomandate per ottenere questi risultati comprendono: controllare la disponibilità di alcol durante i maggiori eventi pubblici e verificare l applicazione del divieto di somministrare alcol ai minori di 16 anni; proibire l alcol durante attività di divertimento rivolte ai minorenni o durante eventi sportivi e dare un ampia possibilità di bevande analcoliche; promuovere politiche sull alcol per i luoghi di lavoro basati sull educazione, la prevenzione, l identificazione precoce e il trattamento. Queste politiche devono essere integrate nei programmi sanitari dei luoghi di lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato. Alcol e guida Le azioni raccomandate per ottenere questi risultati comprendono: fare in modo che l attuale legislazione in tema di alcol e guida venga rafforzata; promuovere una forte visibilità del test dell alcolemia su base casuale; incoraggiare la possibilità di avere un trasporto alternativo ai loro mezzi per quei guidatori che hanno consumato alcol; favorire il comportamento dell astensione dal bere da parte di chi, nel gruppo, ha la responsabilità della guida. Trattamento Le azioni raccomandate per ottenere questi risultati comprendono: costruire un sistema di trattamento globale basato sulla valutazione dei bisogni, e che sia accessibile, efficace, flessibile e affidabile; assicurare un approccio coordinato che coinvolga i servizi sociali, le organizzazioni del sistema giudiziario e i gruppi di volontariato oltre ai servizi sanitari; fare in modo che il trattamento sia basato sull evidenza scientifica, efficace e abbastanza flessibile da rispondere agli sviluppi della ricerca scientifica e delle tecnologie di trattamento; fare formazione per gli operatori dell assistenza primaria su identificazione e interventi brevi riguardo il bere a rischio o dannoso. Quali attori sociali possono intervenire su questo problema? - Operatori socio-sanitari - amministratori - insegnanti e educatori - associazioni sportive 22

23 - associazione di volontariato - famiglie - mass media - scuole guida - gestori locali di pubblico intrattenimento La compresenza di più fattori di rischio: un campanello d allarme La compresenza di più fattori in uno stesso individuo aumenta la percentuale del rischio per la salute. Dagli studi condotti ( Dioniso 2003) si stima che un terzo della popolazione non presenti alcun fattore di rischio tra quelli considerati; il 67% ne presenta almeno uno, il 21% almeno due e il 4% almeno tre. In base ai risultati ottenuti, si possono stimare nella popolazione cesenate (S 18 anni) persone con almeno 1 fattore di rischio, con due e con tre. Compresenza dei fattori di rischio (fumo, sovrappeso, sedentarietà, alcool) Dioniso, 2003 Valori percentuali Popolazione stimata Nessun fattore di rischio 33% Almeno 1 fattore di rischio 67% Almeno 2 fattori di rischio 21% Almeno 3 fattori di rischio 4% All aumentare del livello di istruzione raggiunto cresce progressivamente il numero di persone senza fattori di rischio: si passa dal 20% delle persone con basso titolo di studio al 49% delle persone con alto titolo. Le persone con più di due fattori di rischio presenti contemporaneamente sono il 33% tra coloro con basso titolo di studio e 14% tra coloro con alto titolo di studio. 23

24 Consumo di sostanze In sintesi: Comparsa di droghe, luoghi, rituali e modalità di utilizzo inediti Atteggiamento culturale di forte sottovalutazione dei rischi per la salute correlati non solo alle droghe ma anche a tabacco, alcol, farmaci e alimentazione scorretta. Consumo di alcol, tabacco e cannabis ai primi tre posti Cannabis verso il consumo nell arco della settimana Poliassunzione con presenza costante di alcol Cocaina ed ecstasy: consumo occasionale con netta prevalenza nei contesti del divertimento e nel week-end, casi di eroina (sniffata e iniettata) in minori Aumento delle infezioni da epatite B e C. Rilevanza del problema Il consumo di sostanze psicoattive ha assunto negli ultimi anni caratteristiche inedite, come comparsa di nuove droghe, luoghi, rituali e modalità di utilizzo; è un fenomeno in grande evoluzione ed espansione, favorito anche da un atteggiamento culturale di fortissima sottovalutazione dei rischi per la salute correlati non solo alle droghe ma anche a tabacco, alcol, farmaci, alimentazione scorretta. Questa situazione richiede una rilettura scientifica e socioculturale del fenomeno, ma anche un ripensamento circa le politiche di prevenzione fino ad oggi seguite dalle istituzioni. Infatti, nonostante una ventennale esperienza di progetti messi in campo, i dati epidemiologici ci segnalano un costante aumento nell uso delle sostanze illecite, il che suggerisce una scarsa efficacia delle azioni; ciò favorisce anche il radicalizzarsi di una contrapposizione ideologica criminalizzazione/liberalizzazione totale, anziché la ricerca di strategie più efficaci di prevenzione. Oggi più di ieri, siamo dentro ad un contesto iper-prestativo, che ha imposto l uso sempre più frequente di sostanze psicoattive. La contiguità e la possibilità di comprare droghe, o di vedere qualcuno che ne fa uso, nel cesenate è molto alta, quindi anche coloro che sono contrari all assunzione di droga si trovano a conoscere le pratiche e le vicende legate al mondo degli stupefacenti (dove e come si acquistano, quanto costano, che effetti provocano, quando si utilizzano). Questo significa che le sostanze divengono oggetti culturali e assumono significati specifici nel mondo giovanile. La letteratura internazionale conferma l efficacia solo di un numero ristretto di programmi di prevenzione rivolti ai giovani e attribuisce risultati molto scarsi alle grandi campagne dei mass media e agli interventi didattico/informativi calati dall alto, con i giovani come spettatori passivi. 24

25 Per quanto riguarda la tipologia di sostanze assunte, il dato di accesso ai Servizi per le Tossicodipendenze regionale e locale fa emergere anche in Romagna un netto aumento del consumo di cannabinoidi e di cocaina, una stabilizzazione di ecstasy e analoghi, un ritorno dell eroina. Fig.1 - Distribuzione percentuale cocaina e cannabinoidi come sostanza primaria tra gli utenti in carico ai Ser.T. della Regione Emilia Romagna (Anni , valori %). Fonte: Osservatorio Dipendenze Regione Emilia Romagna Cocaina Cannabinoidi Più specificamente l uso di hashish, non avviene solo nel week-end, ma in contesti diversificati e quotidiani; il consumo di cocaina è diffuso sia tra i giovani che gli adolescenti; l alcol è sempre associato all uso di droghe ed è tornato il consumo di eroina, spesso sniffata. Come a livello nazionale e regionale, nei Comuni del Cesenate si segnala l abbassamento dell età di primo contatto. L hashish può diventare una scoperta, non un abitudine, già a anni, mentre nel quinquennio precedente la soglia era compresa tra i 16 e i 19 anni. Lo stesso si può dire della cocaina che nel fine millennio la si incontrava dopo il diploma superiore, tra i 22 e 25anni, oggi invece si fa conoscere anche fra i minorenni. Fig.2 Rapporto utenti cocainomani e popolazione target per AUSL nella Regione ER, Anno 2004 (valori * ). Fonte: Osservatorio Dipendenze Regione ER Piacenza Parma Modena Ferrara Ravenna Reggio Emilia Imola Rimini Bologna Sino a 5 per ab. Forlì Da 5,1 a 6 per ab. Da 6,1 a 7 per ab Media Regione: 6,28 Cesena Oltre 7,1 per ab Da una ricerca longitudinale ( ) realizzata dal SerT, nei contesti notturni del divertimento giovanile, è emerso che gli adolescenti/giovani tendono a sottovalutare la tossicità 25

26 delle sostanze e sembra che per alcune di esse vi sia un incertezza nella distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti ; allo stesso tempo le assumono con sempre più frequenza. Dall analisi longitudinale ( ) degli indicatori epidemiologici di sintesi del SerT di Cesena risulta stabile l indice di prevalenza di soggetti con dipendenze patologiche (43 tossicodipendenti in carico al SerT ogni abitanti fra i 15 e i 54 anni), dato più basso rispetto a quello regionale (51,9). Il rapporto maschi/femmine risulta in linea con il dato regionale (Cesena 4,8 vs RER 4,7). La percentuale di nuovi/utenti totali rispetto all anno precedente è in leggero aumento, come in aumento è l età media dei tossicodipendenti (32,5) tab. 1 Indicatori utenza Ser.T. e confronto indicatore Regione E.R.(arco temporale ) Fonte: Osservatorio Epidemiologico SerT Cesena Cesena Cesena Cesena Cesena Cesena RER N tossicodipendenti in carico / abitanti (15-54 anni9 N nuovi utenti tossicodipendenti in carico / abitanti (15-54 anni) 43,0 41,8 42,4 43,2 43,2 51,9 9,2 7,9 9,3 7,8 8,6 10,6 Tossicodipendenti maschi/tossicodipendenti femmine 5,1 4,5 4,7 4,4 4,8 4,7 Tossicodipendenti nuovi / Totale tossicodipendenti in carico x ,5 19,1 22,0 18,2 20,0 20,4 Problemi di salute correlati al consumo eccessivo di droghe La salute per i soggetti tossicodipendenti rappresenta tuttora un aspetto da tenere sotto costante controllo, anche se negli ultimi anni i dati confermano una tendenza alla diminuzione sia nel numero di infezioni, sia della mortalità. In ogni caso i costi sociali e sanitari dovuti all uso di sostanze stupefacenti sono elevati, sia per la mortalità associata, sia per i costi dell assistenza sanitaria: il rischio di morte per un tossicodipendente che usa oppiacei è fino a venti volte maggiore rispetto ai coetanei che non fanno uso di droga. I dati dei flussi informativi Ministeriali e Regionali misurano solo una parte delle problematiche di salute connesse con la dipendenza per esempio non viene preso in considerazione il carico di malattia legato alla coesistenza di patologie psichiatriche e disturbi correlati all abuso di sostanze stupefacenti (comorbilità o doppia diagnosi), fenomeno in crescita che incide enormemente sul tipo di trattamenti effettuati e sui costi sostenuti dai SerT. 26

27 Malattie infettive correlate all uso di sostanze La tossicodipendenza comporta lo sviluppo di differenti tipi di patologie connesse alle pratiche iniettive di sostanze (in particolare HIV ed Epatiti). L Osservatorio europeo considera le informazioni relative alle infezioni da HIV ed epatiti come uno dei cinque indicatori chiave per valutare i risultati ottenuti dall adozione di differenti strategie preventive ed eventualmente per pianificarne ed adottarne delle nuove. Il problema HIV sta diminuendo per vari motivi (macchine scambia siringhe, politiche di riduzione del danno) tra i quali il calo dei consumatori di sostanze per via iniettiva. Tuttavia questo dato nazionale e regionale va riconsiderato alla luce di un forte ritorno all uso di eroina, inizialmente sniffata e successivamente iniettata. In Emilia Romagna, l incidenza dell HIV tra i tossicodipendenti in carico era del 9,6% nel 2004 (pari a 1029 soggetti) contro un 28,4% nel 1991 (trend simile nel SerT di Cesena). Tra coloro che consumano droga per via iniettiva vi è un altissima probabilità di rischio di contrarre l infezione da Epatite C (HCV). I tossicodipendenti sono la categoria maggiormente a rischio per questa infezione, anzi rappresentano il principale serbatoio che alimenta l infezione da Epatite B e C. Per tale patologia, purtroppo, l unica prevenzione consiste nella riduzione dei comportamenti a rischio. La diffusione o meno del virus dell epatite C (che si trasmette più facilmente dell HIV), può rappresentare un indicatore sensibile dei comportamenti a rischio e dell efficacia dei programmi di prevenzione. L Osservatorio Europeo sulle droghe e le tossicodipendenze chiarisce che in Europa dal 50 all 80% dei consumatori di droghe per via parenterale contrae il virus entro i cinque anni seguenti alla prima assunzione (o entro cinque anni dalla prima assunzione). In Italia nel 2004 la percentuale di utenti dei SerT positivi all Epatite C era del 63,1%; nello stesso periodo i dati dell Emilia Romagna erano più bassi (42,5%), ma ugualmente elevati, fornendo un quadro della gravità della situazione infettiva della popolazione tossicodipendente e delle implicazioni correlate a livello di sanità pubblica Gruppi a rischio e disuguaglianze (differenze riscontrate per età, genere, istruzione, occupazione, cittadinanza) Possiamo evidenziare nella popolazione del SerT di Cesena le seguenti caratteristiche: Rapporto M: F pari a 4:1 Età media 32 anni (nuova utenza età media 28 anni) Il 65,1% è celibe/nubile Il 38,7% vive nel nucleo famigliare di origine Medio-basso livello scolastico (6,8% licenza elementare, 64,0% licenza media inferiore), Il 48,4% svolge una attività lavorativa regolare 27

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