Il vino traina i prodotti alimentari italiani in Canada

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1 Il vino traina i prodotti alimentari italiani in Canada Il vasto ed eterogeneo mercato canadese dell agroalimentare appare oggi sempre più ricettivo nei confronti dei prodotti provenienti dall Italia. Nel corso dell anno 2007 il Canada ha importato dal nostro Paese prodotti alimentari per un valore vicino ai 703 milioni di dollari canadesi, con un incremento rispetto al 2006 stimato attorno ai 7,5 punti percentuali, confermando un trend di crescita costante che negli anni recenti ha interessato l intero indotto. In termini assoluti di valore di prodotti alimentari importati in Canada dal resto del mondo, l Italia si colloca al quinto posto nella graduatoria per Paesi, immediatamente alle spalle della Francia e precedendo il Brasile. Rispetto a questi due Paesi tuttavia, l Italia presenta nel 2007 un miglior tasso d'incremento annuo per valore di beni esportati (+7,5%). Inavvicinabili, per quantità e valori di esportazioni alimentari, sono i due Paesi partner del Canada nel quadro dell accordo commerciale NAFTA, USA e Messico, rispettivamente primo e secondo fornitore di beni di consumo alimentare in Canada. Settori di punta e vero e proprio motore trainante dell export italiano in Canada é quello dei vini : nel corso del 2007 l Italia ha esportato in Canada vini per un valore che si avvicina ai 311 milioni di dollari canadesi, con un incremento di ben l 11% rispetto al 2006, collocandosi pertanto al secondo posto dietro la Francia nella classifica per Paesi. Anche con riferimento al solo settore dei vini, l Italia mostra significativi segnali di crescita nell ultimo triennio, nonostante si trovi a dover fronteggiare una concorrenza sempre più agguerrita, rappresentata da Paesi quali l Australia e il Cile, oltre allo storico rivale francese. I mutati gusti e preferenze dei cittadini canadesi, i quali mostrano oggi un interesse sempre crescente per i prodotti tipici della dieta mediterranea, hanno senz altro favorito la penetrazione commerciale italiana in Canada, ampliandone altresì gli orizzonti, un tempo circoscritti alla pur nutrita comunità di origine italiana immigrata nel Paese. Gli accresciuti consumi di alcuni prodotti tipici dell export italiano, quali vini, pasta ed olio di oliva, rappresentano un importante vettore per ulteriori incrementi dell export del nostro Paese ed un presupposto fondamentale per un sempre più profondo radicamento In crescita il consumo di olio di oliva. L olio extra-vergine di oliva rappresenta uno dei prodotti più caratteristici della dieta mediterranea e gode di una considerazione sempre maggiore presso il consumatore canadese che, negli anni, ha imparato ad apprezzarne le doti di genuinità e le qualità organolettiche. Sebbene negli ultimi anni gli olii italiani si siano dovuti confrontare sul mercato di sbocco canadese con una molteplicità di prodotti sempre più competitivi provenienti da altri Paesi, essi conservano, ancor oggi, una posizione di assoluto primato nel panorama del settore agroalimentare locale, che si concretizza in un valore di beni esportati in Canada nel 2007 pari a 109 milioni di dollari canadesi, contro i circa 16 milioni della Turchia che, molto distanziata, segue l Italia nella graduatoria per Paesi esportatori di olio. Il dato risulta ancor più significativo se rapportato al totale dell olio di oliva importato dal Canada

2 dal resto del mondo, pari ad un valore di circa 161 milioni di dollari nell anno 2007 : Il nostro Paese, infatti, detiene una quota sull import canadese di olio superiore al 60%. Tuttavia, su un mercato che negli anni é divenuto sempre più saturo a causa della accresciuta offerta internazionale e dinanzi ad un volume di importazioni di olio in leggera flessione rispetto al 2006 (-2,6%), la quota italiana si é lievemente ridimensionata, a vantaggio di Paesi concorrenti quali la Spagna e la Grecia, i cui olii presentano qualità e caratteristiche non dissimili da quelli italiani. Il consumo di olio d oliva in Canada é in crescita e si estende a fasce sempre più ampie ed eterogenee di popolazione. Pur non eguagliando i valori di consumo pro-capite di olio che si registrano nei Paesi mediterranei, ove il prodotto é da millenni un condimento base della cucina locale, i canadesi consumano oggi a testa l equivalente di circa una bottiglia e mezzo l anno, privilegiando comunque le qualità superiori di oli, quali quella extra-vergine, su quelle meno pregiate (vergine, puri, ecc). Non trattandosi di una produzione tipica canadese ed essendo, come tale, sottratta alla competizione internazionale con i prodotti esteri importati, l olio di oliva non é sottoposto ad alcun dazio doganale all importazione né ad altre misure di protezione non tariffaria (contingentamenti). La commercializzazione del prodotto avviene attraverso i canali tipici della grande distribuzione canadese, supermarket, retail store, etc. Tuttavia, presso i negozi specializzati, i cd. gourmet store, alla varietà del prodotto si accompagna una qualità più alta: il canale dei rivenditori specializzati predilige infatti la vendita di prodotti ricercati e di nicchia, di qualità superiore e rientranti in fasce di prezzo più elevate, là dove presso i normali grandi esercenti risulta generalmente reperibile un maggior numero di marche, a prezzi più contenuti e di qualità media. Va segnalato, inoltre, che la distribuzione di un prodotto alimentare in un supermercato o presso un altro grande esercente presuppone, da parte del venditore, un organizzazione commerciale strutturata. In linea generale, la catena di supermarket esige il pagamento di un listing-fee ( tariffa di listino) di dollari canadesi per tipo di prodotto, in ragione della sua collocazione ed esposizione sugli scaffali del magazzino. Volendo fornire qualche dato più specifico sulla diffusione e le varietà di olii di oliva importati nel Paese dal resto del mondo e reperibili presso i diversi canali della distribuzione canadese, il prodotto italiano occupa stabilmente le prima posizione, in termini di vendite, varietà e visibilità sugli scaffali. Il prezzo degli olii italiani varia molto, proprio in ragione della vasta gamma di prodotti in commercio. Nei gourmet store, come accennato, la disponibilità é assai ampia e la qualità medio-alta o alta: il prezzo di una bottiglia di olio extra-vergine di oliva di 500ml si aggira attorno ai 25 dollari canadesi. Discreta é la disponibilità di oli provenienti da altri Paesi, soprattutto Grecia, Spagna e California, i quali sono venduti a prezzi leggermente inferiori rispetto a quelli italiani (circa 18 dollari a bottiglia di 500 ml). Il discorso muta invece parzialmente se si considerano i canali della grande distribuzione, quindi i grandi supermercati e retail store. L olio italiano é presente in buone quantità, ma la varietà é minore e le marche sono quelle più note al consumatore canadese. Il prezzo di una bottiglia

3 da un litro é mediamente attestato sui 13 dollari. Sugli scaffali della grande distribuzione, accanto agli olii italiani, sono presenti in buona quantità e varietà olii greci, turchi, spagnoli a prezzi assolutamente concorrenziali (circa 9 dollari al litro). Sempre più apprezzati i nostri formaggi. L esportazione di formaggi italiani in Canada ha conosciuto risultati assolutamente lusinghieri nel corso del 2007, facendo registrare un incremento pari a circa il 30% rispetto all anno precedente, per un totale di 43 milioni di dollari canadesi contro i 33 del Benché la Francia preceda ancora il nostro Paese in termini assoluti di valore di formaggi esportati in Canada (52 milioni), l Italia presenta nel 2007 il miglior tasso di incremento annuo di esportazioni nei confronti dei primi cinque Paesi della graduatoria. Tali cifre consolidano una posizione di assoluta preminenza su un mercato dove, peraltro, forte é anche la concorrenza dei produttori locali, localizzati soprattutto nella Provincia francofona del Quebec, e dove sono presenti misure di protezione commerciale tese a favorire la produzione lattiero-casearia canadese. Con riferimento, in particolare, alle misure non tariffarie di protezione commerciale, si segnala l Accordo del dicembre 1995 tra Canada ed Unione Europea, in base al quale ai Paesi UE é riservata una quota di importazione di formaggi e altri prodotti lattiero-caseari pari al 66% del contingente tariffario, nella quale é compresa, ovviamente, anche la quota di formaggi provenienti dall Italia. Tuttavia, sovente le importazioni nette dal resto del mondo eccedono i limiti posti dai contingentamenti : ciò é dovuto, principalmente, al fatto che una parte delle importazioni é destinata alla lavorazione, trasformazione e successiva esportazione e, come tale, non soggetta alle restrizioni quantitative stabilite in base al regime delle quote all importazione. Il regime di quota, stabilito negli anni 70 per rispondere alle istanze dei produttori locali, prevede la concessione di permessi annuali di importazione per quantitativi fissi. I diritti di importazione riconosciuti ad un azienda, limitatamente alle quote assegnate annualmente, possono essere cedute dall azienda stessa a terzi. Sino alla metà degli anni 80 del secolo scorso, le esportazioni italiane di formaggi verso il Canada risultavano ancora limitate ai prodotti a media-lunga conservazione ed erano per lo più destinate a soddisfare la domanda proveniente dalla ampia e radicata comunità di origine italiana presente nel Paese. Dagli anni 90 in poi le esportazioni di formaggi dall Italia hanno incluso una gamma sempre più vasta ed eterogenea di prodotti lattiero-caseari, prevedendo oggi tipologie di formaggi freschi di alta qualità quali la mozzarella di bufala, il taleggio, il gorgonzola ed altri. Contemporaneamente, i formaggi italiani sono divenuti sempre più noti ed apprezzati presso il consumatore canadese e sono preceduti oggi, per quanto concerne i volumi di importazioni, dai soli formaggi d oltralpe. Armonizzare le normative. La normativa federale in materia di composizione dei formaggi commercializzati su tutto il territorio canadese registra due distinti atti, il Regolamento sugli alimenti e le droghe (RAD) ed il Regolamento sui prodotti lattiero-caseari (RPL). La coesistenza di due diversi strumenti normativi per regolare la medesima materia ha generato alcuni equivoci e contraddizioni e ha

4 indotto, di recente, il Governo ad incaricare la ACIA (Agenzia Canadese per l Ispezione Alimentare) di sviluppare proposte modificative dell attuale regime normativo sulla composizione dei prodotti lattierocaseari, per superare le attuali difficoltà dovute alla coesistenza dei due regolamenti. Nello specifico, il RAD pone in essere una normativa più restrittiva sulla composizione dei formaggi, escludendo, ad esempio, i concentrati di proteine ed i derivati del latte, mentre l RPL si mostra più permissivo, includendo nei processi di produzione dei formaggi tutta una serie di componenti che, di fatto, sono attualmente liberi da tariffe all importazione o da quote. Nonostante questi conflitti normativi - dietro i quali si celano gli interessi contrapposti di produttori di latte locali ed imprese che trasformano gli alimenti - sino ad oggi pare aver prevalso l interpretazione fondata sul RPL, la più inclusiva e permissiva. Tuttavia, le proposte avanzate lo scorso dicembre dall ACIA su richiesta del Ministero dell Agricoltura canadese se, da un lato, perseguono l armonizzazione dei due regimi - ammettendo la possibilità di utilizzare i derivati del latte nel processo produttivo secondo percentuali determinate - dall altro impongono nuovi controlli all importazione, attraverso l istituzione dell obbligo per gli importatori di ottenere un permesso di importazione dei formaggi. Per quanto concerne, infine, la diffusione e la commercializzazione dei formaggi italiani in Canada, il più che positivo trend delle esportazioni italiane nel Paese registratosi nel corso del 2007 non può non tradursi in una maggiore reperibilità dei vari prodotti presso i canali della distribuzione canadese. Tuttavia, i formaggi italiani sono in larga misura venduti da piccoli esercenti specializzati nella vendita di formaggi d importazione, mentre la grande distribuzione si limita, in genere, ad offrire pochi prodotti importati (per l Italia parmigiano, provolone) prediligendo i formaggi locali. I gourmet store, che offrono una certa gamma di formaggi importati, possiedono una discreta varietà di prodotti italiani. In termini di vendite, infatti, i formaggi italiani nei negozi specializzati raggiungono il 15% del totale, secondi solo a quelli francesi e, ovviamente, a quelli locali (soprattutto del Quebec). Presso alcuni piccoli esercenti che offrono formaggi esteri di alta qualità sono reperibili, oltre al Parmigiano Reggiano (attorno ai 45 dollari al Kg) e a diverse tipologie di provolone, anche il pecorino (sardo e romano), il Grana padano (attorno ai 32dollari al Kg), la mozzarella di bufala campana (sui 50 dollari al Kg), il gorgonzola (ca. 30 dollari al Kg), la fontina valdostana (ca. 35 dollari al Kg.) e l Auricchio (37 dollari al Kg). I canadesi amano la pasta. Prodotto assolutamente irrinunciabile della nostra cucina, la pasta ha, anche in Canada, oltrepassato ormai da tempo i confini della comunità italiana immigrata nel Paese, facendosi apprezzare da un numero sempre più elevato di consumatori e diventando uno dei principali alimenti della dieta locale. Marchi storici quali Primo, Catelli, Lancia, fondati dai primi immigrati italiani in Canada ed oggi di proprietà di multinazionali statunitensi, hanno dato un grande impulso iniziale alla diffusione di questo prodotto nel Paese. Crescita tendenziale del consumo di pasta in Nord America e parallelo sviluppo di un industria locale efficiente e sempre più radicata sul territorio hanno contribuito ad innalzare il livello

5 qualitativo delle paste prodotte in loco ed hanno, al contempo, fatto incrementare i livelli di domanda di pasta importata dal resto del mondo, soprattutto dal nostro Paese. Nel corso del 2007 il Canada ha importato pasta dall Italia per un valore pari a 39 milioni di dollari canadesi, con un incremento di circa 18 punti percentuali rispetto al Si tratta di risultati assolutamente positivi, che cristallizzano e consolidano la seconda posizione dell Italia nella graduatoria dei Paesi esportatori di pasta in Canada, dopo gli USA, i cui valori sono - per ragioni di continuità geografica e di integrazione commerciale tra i due Paesi, oltre che per la mole dell industria di settore statunitense - inarrivabili. Proprio attraverso le grandi multinazionali alimentari, gli USA di fatto controllano gran parte della produzione di pasta del Paese e, indirettamente, esercitano una influenza prevalente sul mercato delle paste alimentari su tutto il continente nordamericano. Su un mercato dinamico ed in costante crescita come quello canadese Sono numerose sono le aziende italiane già da tempo attive. Il prodotto italiano si colloca generalmente su fasce di prezzo superiori a quelle delle paste locali. Il prezzo al dettaglio delle paste italiane in confezioni da 450 grammi oscilla tra i 1,5 dollari e i 2 dollari (con rare eccezioni), mentre le paste locali possono arrivare a costare sino al 40% in meno. Tuttavia anche per il settore delle paste alimentari occorre operare una distinzione tra grandi e piccoli esercizi commerciali per quanto concerne qualità e varietà dei prodotti sui diversi scaffali, benché non siano riscontrabili le stesse differenze che si rivelano nel settore dei formaggi e degli olii. Con un certo margine di approssimazione, si può affermare che presso i piccoli negozi di alimentari - specializzati nella vendita di prodotti importati - siano reperibili con più facilità alcune marche di pasta lavorata di qualità pregiata, il cui prezzo si aggira attorno ai 6 dollari al pacco (450g). Accanto alle paste lavorate sono ovviamente presenti anche nei gourmet store alcune delle marche italiane più note a circa 1,8 dollari la confezione. Presso i grandi supermercati la pasta ormai da decenni é presente sugli scaffali in quantità considerevoli e con una varietà assolutamente ampia. Tuttavia, le marche italiane sono affiancate sugli scaffali della grande distribuzione da quelle locali e il prezzo, tendenzialmente, é minore di quello praticato nei gourmet store (circa 1,6 dollari al pacco). Il consumo annuale pro-capite di pasta in Canada si aggira attorno ai 6, 5 kilogrammi, mentre in Italia siamo intorno ai 28 kilogrammi. Per quanto concerne, infine, le paste ripiene esistono alcune limitazioni sulla percentuale di carni in esse contenuta che non può superare, in linea di massima, il 2% del prodotto. Nel caso infatti la pasta farcita esportata in Canada presentasse un contenuto di carni superiore, troverebbero applicazione le norme e i regolamenti sull importazione dei prodotti a base di carne, particolarmente restrittive alla luce degli elevati standard di sicurezza alimentare vigenti nel Paese. Conserve e derivati del pomodoro: la concorrenza è americana. Condimento di base nella dieta mediterranea, il pomodoro in scatola, imbottigliato e lavorato, é un alimento di cui il Canada é anch esso produttore ed esportatore. Le principali aziende di trasformazione di pomodori sono localizzate nella Provincia dell Ontario, dove sono prodotti

6 ingenti quantità di pomodori pelati e di passate. La commercializzazione dei prodotti a base di pomodoro é soggetta a normative fitosanitarie e di confezionamento diverse dagli standard posti dalla normativa italiana. Di norma, i controlli sui prodotti importati sono molto frequenti ai porti di ingresso del Paese e quindi agli esportatori é richiesta la conoscenza degli standard di importazione locali; l assistenza agli esportatori italiani, in questo come in altri settori dell agroalimentare, può essere prestata dagli uffici ICE di Toronto e Montreal (toronto.toronto@ice.it, montreal.montreal@ice.it ). Il mercato interno dei pomodori e degli altri prodotti da esso derivati é in continua espansione e raggiunge cifre vicine ai 90 milioni di dollari canadesi annui. L Italia é da anni il secondo Paese fornitore di pomodori in Canada, dopo gli USA. Nel corso del 2007, infatti, i pomodori italiani esportati verso il Canada hanno raggiunto la cifra di 13 milioni di dollari canadesi, in leggera flessione (-2,7%) rispetto all anno precedente. Tuttavia il nostro Paese resta saldamente ancorato alla seconda posizione nella graduatoria con valori di vendite ben superiori a quelle fatte registrare dai prodotti cinesi o di altri Paesi. Nonostante la accresciuta concorrenza sul mercato di sbocco canadese, (proveniente soprattutto dai produttori locali) alla quale i nostri prodotti sono costantemente esposti, il pomodoro italiano conserva soddisfacenti quote di mercato interno, cui corrispondono tuttavia fasce di prezzo tendenzialmente superiori alla media. Le confezioni più comuni presenti sugli scaffali della distribuzione canadese sono quelle da 397, 794 grammi e da 2,6 kilogrammi. Il prezzo della scatola di pelati classica si aggira intorno ad 1,6 dollari. Le marche italiane sono massicciamente presenti sugli scaffali della grande distribuzione e altrettanto diffusi sono i marchi locali, il cui prezzo è leggermente inferiore (intorno ad 1,4 dollari). La gran parte del flusso in entrata nel Paese di prodotti a base di pomodoro é direttamente gestito da broker locali, che riforniscono sia gli importatori che le grandi catene di supermercati. La restante parte viene direttamente acquistata dall estero dagli importatori-grossisti e successivamente commercializzata con il marchio dei conservifici o delle private label. Aceti: il primato è tutto italiano. L aceto é divenuto col tempo uno dei condimenti più diffusi nella dieta del consumatore canadese, grazie alle sue indubbie qualità nutrizionali ed organolettiche che ne fanno un prodotto salutare e preferibile rispetto ad altri condimenti artificiali. Alla luce, pertanto, di una domanda interna di aceti alimentari in continua crescita negli ultimi anni in Canada, vasta e capillare risulta oggi la commercializzazione del prodotto presso i molteplici punti vendita della grande e piccola distribuzione. L Italia detiene da lungo tempo un primato assoluto nella fornitura di aceto alimentare in Canada, avendo esportato nel Paese nel corso del 2007 prodotti per un valore pari ad oltre 11 milioni di dollari canadesi, circa il 50% del totale di aceto importato. Seguono, a debita distanza, gli USA con circa 7 milioni di valore e ancor più distanziata, la Francia (1,7milioni). Rispetto al 2006, il totale delle esportazioni italiane di aceto in Canada ha visto un incremento del 3,4% circa. Particolarmente apprezzata in Canada é la tipologia aceto balsamico di Modena, presente nel Paese da circa 20 anni ed ormai reperibile in quasi

7 tutti i canali della distribuzione alimentare. Gli aceti italiani di qualità superiore sono reperibili anche presso i gourmet store e gli altri rivenditori alimentari altamente specializzati, a prezzi tendenzialmente più alti rispetto a quelli praticati nei supermarket ma con una maggiore varietà. Le multinazionali controllano il settore dolciario. Circa il 66% della produzione canadese di dolciumi é controllata dalle grandi multinazionali del settore che provvedono anche ad importare i prodotti dal resto del mondo. Nel 2007 il Canada ha importato prodotti dolciari, nel complesso, per un totale di circa 873 milioni di dollari canadesi, un dato in crescita di circa l 11% rispetto al 2006, di cui ben 656 milioni rappresentavano la quota di esportazioni statunitensi (75% sul totale). Nel 2007 Italia ne ha esportato in Canada per un totale di 23 milioni di dollari canadesi, confermando, sostanzialmente, gli stessi valori registrati nel corso dell anno precedente. La Germania e il Regno Unito Precedono l Italia nella graduatoria per Paesi esportatori di dolciumi in Canada, seppur non in larga misura. Da tempo nel Paese la Ferrero Canada, filiale canadese della casa madre italiana, é l azienda leader nella commercializzazione di prodotti dolciari. Più di ogni altra azienda italiana concorrente nel settore, i prodotti della Ferrero, supportati efficacemente da una incisiva campagna pubblicitaria, sono presenti praticamente in tutti i punti vendita alimentari. All interno del comparto dei prodotti a base di zucchero e cacao, circa il 38% del mercato é rappresentato dalle chocolate bar, il 24% dai cioccolatini e cioccolato sfuso, il 16% da chewing gum e il 22% da Prodotti biologici: parte a dicembre la normativa. La domanda del consumatore canadese per i prodotti dell agricoltura biologica é in continua ascesa e testimonia di un interesse crescente verso abitudini alimentari nuove e più sane che, in parte, si spiegano grazie anche ad una più incisiva campagna di informazione sui rischi e sulle controindicazioni di alcune diete alimentari a base di prodotti alterati o comunque trattati con sostanze chimiche ed artificiali. L alimento biologico viene infatti concepito come un prodotto di alta qualità, privo di sostanze chimiche o pesticidi che ne alterano le caratteristiche e, di conseguenza, assolutamente naturale. Proprio alla luce dell importanza sempre maggiore assunta dal biologico nelle abitudini alimentari dei canadesi, il Ministero dell Agricoltura federale ha emanato un atto di regolamentazione dei prodotti biologici che ne definisce i criteri e ne fissa i parametri normativi a livello nazionale e che sarà pienamente in vigore a partire dal 14 dicembre In precedenza, le norme federali che rilevavano nel settore dell industria alimentare biologica non avevano forza obbligatoria e costituivano solo un parametro al quale le aziende erano libere di conformarsi o meno. Il Regolamento sui prodotti biologici renderà obbligatoria la certificazione di conformità alle norme nazionali sull agricoltura biologica per i prodotti importati ovvero destinati al commercio sul territorio nazionale. Ai sensi di questo regolamento, solo i prodotti che contengono almeno i1 95% di ingredienti biologici ingredienti privi di agenti esterni - possono essere considerati biologici e dunque recare l apposita etichettatura «biologique Canada» o «Canada organic». L organismo unico competente in Canada per

8 l approvazione della domanda di riconoscimento del prodotto biologico sarà l Agenzia Canadese di Ispezione Alimentare (ACIA), la quale designerà appositi uffici di controllo e designazione. Per quanto concerne i prodotti biologici importati in Canada, questi ultimi dovranno essere certificati come tali dalle autorità competenti del Paese di provenienza ed essere conformi alla normativa canadese vigente, per evitare che vi siano difformità nella interpretazione dei parametri sulla produzione biologica proveniente dall estero rispetto a quella locale. Nel 2006 il Centro di Agricoltura Biologica del Canada ha commissionato uno studio statistico sulle vendite realizzate presso i canali della distribuzione canadese: lo studio ha rivelato che le vendite totali di alimenti certificati come biologici sono aumentate di ben il 28% rispetto al 2005, facendo registrare nel 2006 un giro d affari vicino al miliardo di dollari canadesi. All interno del vasto quanto eterogeneo settore particolarmente positivi sono stati i risultati fatti registrare dalla vendita di legumi biologici (+25%) e di prodotti lattiero-caseari (+11%). Lo studio in questione mostra una crescita diffusa e tendenziale degli Acquisti su tutto il territorio nazionale. Tra le province più attente al biologico si distingue la British Columbia, con circa il 26% di tutte le vendite di prodotti biologici a fronte del 16% della popolazione canadese residente. I prodotti biologici, secondo lo studio, sono reperibili per circa il 40% del totale distribuito in Canada presso i canali tradizionali della grande distribuzione (supermarket e retail store); la maggior parte dei prodotti (circa il 60%) sono tuttavia offerti al pubblico dai piccoli e medi esercenti (drogherie, dépanneurs, negozi indipendenti e specializzati in alimenti biologici). L etichettatura dei prodotti alimentari. La normativa federale canadese in materia di etichettatura dei prodotti alimentari è particolarmente dettagliata (la versione integrale in inglese o francese del testo della legge sul confezionamento ed etichettatura dei prodotti alimentari si trova al link : sia nel caso in cui essi vengano prodotti in loco e destinati al mercato nazionale sia che essi vengano importati dall estero, dovendosi in questo caso comunque uniformare alla regolamentazione vigente in Canada, Paese di sbocco delle merci. Dal mese di dicembre del 2007 vige per tutte le tipologie di prodotti alimentari confezionati e commercializzati sul territorio del Canada l obbligo di apporre, secondo le linee guida e le indicazioni fornite dalla Agenzia della Ispezione Alimentare Canadese (ACIA), l etichetta dei valori nutrizionali del prodotto. Si prescrive altresì la compilazione dell etichetta in lingua francese ed inglese, i due idiomi ufficiali della federazione canadese, e si impongono alcuni standard minimi nella trascrizione dei valori e delle cifre sull etichetta da apporre sul prodotto. Esempi di etichette nutrizionali così come richieste dalla normativa attualmente vigente in Canada, nonché maggiori e più specifici dettagli in materia di dimensioni e proporzioni dell etichetta rispetto al prodotto confezionato sono prontamente reperibili, in inglese o francese, sul sito internet dell ACIA, al seguente indirizzo: /labetie.shtml. (fonte: ICE Montreal)

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