STATISTICA ECONOMICA STATISTICA PER L ECONOMIA

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1 STATISTICA ECONOMICA STATISTICA PER L ECONOMIA a.a Facoltà di Economia, Università Roma Tre L Indagine sui bilanci delle famiglie italiane è un indagine campionaria condotta (ogni due anni) dalla Banca d Italia. Fornisce informazioni sulla struttura delle famiglie, il reddito, il lavoro, la ricchezza, i consumi, l utilizzo degli strumenti di pagamento, l abitazione di residenza... Per il 2006 hanno fatto parte del campione famiglie, estratte dalle liste anagrafiche di 355 comuni, composte di individui, di cui percettori di reddito (Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d Italia - 28 gennaio I bilanci delle famiglie italiane nell anno 2006). Il disegno di campionamento dell indagine prevede un procedura di selezione a due stadi. Le unità di primo stadio sono i comuni; le unità di secondo stadio sono le famiglie. Prima di procedere all estrazione delle unità di primo stadio, queste vengono suddivise in base alla regione e alla classe di ampiezza demografica (stratificazione delle unità di primo stadio). All interno di ogni strato vengono individuati i comuni nei quali effettuare le interviste, includendo tutti quelli con popolazione superiore ai abitanti ed estraendo i comuni rimanenti con una modalità di selezione che assegna ai comuni di maggiore dimensione una probabilità più elevata di essere inclusi nel campione. In una seconda fase, vengono estratte casualmente le famiglie da intervistare. L indagine è stata effettuata, fino al 1987, sulla base di rilevazioni indipendenti nel tempo. Dall indagine sul 1989, per favorire l analisi dell evoluzione dei fenomeni oggetto di indagine, è stato introdotto uno schema che prevede la presenza nel campione di una quota di unità già intervistate in occasione di precedenti indagini (famiglie panel). Nell indagine riferita al 2004 sono circa il 51%. I dati vengono rilevati presso le famiglie mediante un questionario elettronico. Per famiglia si intende l insieme di persone conviventi che, indipendentemente dai legami di parentela, provvede al soddisfacimento dei bisogni mettendo in comune tutto o parte del reddito percepito dai suoi componenti. Le caratteristiche individuali sono riferite al capofamiglia, inteso come il maggior percettore di reddito all interno della famiglia. Nel 2006 il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali e assistenziali, è risultato di euro, pari a euro al mese. Il reddito familiare medio è legato ad alcune caratteristiche familiari. Risulta più elevato per le famiglie con capofamiglia laureato, lavoratore indipendente o dirigente o di età compresa tra i 41 e i 65 anni. Cresce inoltre al crescere del numero dei componenti e risulta inferiore per le famiglie residenti al Sud e nelle Isole.

2 Rispetto alla precedente rilevazione (riferita al 2004), il reddito familiare medio annuo è aumentato del 7.8% in termini nominali e del 2.6% in termini reali. I redditi sono deflazionati utilizzando il deflatore dei consumi delle famiglie di contabilità nazionale, che fornisce una variazione cumulata dei prezzi tra il 2004 e il 2006 pari al 5.1%. Quest ultimo indicatore risulta preferibile all uso dell indice dei prezzi al consumo in quanto contiene informazioni su alcuni beni e servizi consumati dalle famiglie, ma non inclusi nell indice dei prezzi al consumo (ad esempio, gli affitti imputati). La variazione del reddito medio familiare non tiene conto delle modifiche nella dimensione della famiglia. A causa della maggior dinamica del numero di famiglie, rispetto a quella della popolazione (nel biennio , il numero di famiglie è cresciuto del 2.2%, mentre la popolazione è aumentata dell 1.5%), la crescita del reddito pro capite tra il 2004 e il 2006 pari al 6.6% in termini reali risulta nettamente superiore a quella del reddito familiare (pari a 2.6%). L analisi dei dati raccolti attraverso un indagine campionaria hanno lo scopo di ottenere stime (ricostruzioni dei valori) di uno o più parametri (valori caratteristici) della popolazione (come ad esempio medie e totali). Per ottenere una valutazione dell errore che si commette nell operazione di stima è necessario ottenere una stima anche della variabilità campionaria, cioè la variabilità che presenterebbero le stime se dalla popolazione estraessimo tutti i campioni possibili con la stessa dimensione di quello osservato. La valutazione dell errore consente anche di ottenere una stima per intervallo, cioè un intervallo di valori, detto intervallo di confidenza, che include con una certa probabilità il valore del parametro che si vuole stimare. Ad esempio, nel caso del reddito familiare medio annuo il valore della stima è pari a euro, mentre un intervallo di confidenza di livello 0.95 è ( euro, euro). Il livello di confidenza è in sostanza una misura dell affidabilità della stima per intervallo: ci dice che quest ultima è stata ottenuta con una procedura che nel 95% dei casi fornisce un intervallo che contiene al suo interno il valore della media nella popolazione che cerchiamo di ricostruire. La distribuzione dei redditi familiari presenta la consueta forma asimmetrica, con una frequenza relativamente ridotta dei redditi molto bassi, un addensamento sui redditi medio-bassi e una frequenza progressivamente meno elevata per i redditi più alti. Il 20% delle famiglie ha un reddito annuale inferiore ai euro (circa euro al mese), mentre metà delle famiglie ha percepito un reddito non superiore ai euro. Il 10% delle famiglie più agiate ha un reddito superiore ai euro. densità Distribuzione del reddito 16 (in percentuale della media) Reddito familiare Reddito equivalente media: mediana: media: mediana:

3 Il reddito familiare è una misura che prescinde dal numero di individui che vivono in famiglia. D altro canto il reddito pro capite, ossia il valore del reddito familiare a disposizione di ciascun componente, non terrebbe conto delle economie di scala che si realizzano nei consumi tra gli individui di uno stesso nucleo familiare. Per ovviare a questo limite, nel valutare le misure di disuguaglianza e di povertà, si può correggere il reddito complessivamente percepito dalla famiglia con una scala di equivalenza. Nell indagine della Banca d Italia viene utilizzata la scala di equivalenza dell OCSE modificata, che prevede un coefficiente pari a 1 per il capofamiglia, 0.5 per gli altri componenti con 14 anni e più e 0.3 per i soggetti con meno di 14 anni. Il risultato così ottenuto, detto reddito equivalente, si interpreta come il reddito annuo di cui ciascun individuo dovrebbe disporre se vivesse da solo per raggiungere lo stesso tenore di vita che ha in famiglia. Nel 2006, il valore medio del reddito equivalente è pari a euro, in aumento del 3.9% in termini reali rispetto al In modo analogo si definisce il consumo equivalente, interpretabile come il consumo che avrebbe ciascun individuo, se vivesse da solo, per mantenere lo stesso tenore di vita che ha in famiglia. Con riferimento alla concentrazione dei redditi, si rileva che il 10% delle famiglie con il reddito più basso percepisce il 2.6% del totale dei redditi prodotti, mentre il 10% di famiglie con redditi più elevati percepisce il 26.4% del totale, circa pari alla quota del reddito totale posseduta della metà delle famiglie meno abbienti (entrambi i valori non si discostano da quelli riscontrati per il 2004 ed il 2002). L indice di concentrazione di Gini misurato sui redditi familiari risulta pari a 0.349, mentre quello misurato sui redditi equivalenti risulta A differenza di quanto risultava nelle precedenti indagini, nel 2006, la disuguaglianza misurata nel Sud e Isole non risulta, da un punto di vista statistico, significativamente diversa rispetto alle altre aree, cioè la limitata differenza di valore è da imputare all errore campionario. L Indagine sui consumi delle famiglie italiane Indagine campionaria condotta (ogni anno) dall Istat, con lo scopo di rilevare la struttura ed il livello dei consumi secondo le principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali delle famiglie residenti. L indagine consente di conoscere e seguire l evoluzione, in senso qualitativo e quantitativo, degli standard di vita e dei comportamenti di consumo delle principali tipologie familiari, in riferimento ai differenti ambiti territoriali e sociali. Per consumi si intendono i beni e servizi acquistati o autoconsumati dalle famiglie per il soddisfacimento dei propri bisogni. Vi rientrano i beni che provengono dal proprio orto o azienda agricola, i beni e i servizi forniti dal datore di lavoro ai dipendenti a titolo di salario, i fitti figurativi. L indagine è continua ogni mese dell anno. Il disegno di campionamento è a due stadi di cui il primo è stratificato: le unità di primo stadio sono i comuni, quelle di secondo stadio le famiglie di fatto.

4 L indagine del 2008 ha coinvolto complessivamente 470 comuni, di cui 107 che hanno partecipato all indagine ogni mese e 363 che hanno partecipato una volta a trimestre. Nel secondo stadio il disegno di campionamento ha previsto un campione teorico di circa famiglie per l intero anno, ovvero circa al mese, residenti nei 228 comuni che ogni mese hanno partecipato all indagine. La rilevazione si basa su due diverse tecniche di raccolta dati: a) l autocompilazione di un diario, sul quale la famiglia registra gli acquisti per un periodo di 7 giorni; b) un intervista finale diretta condotta dal rilevatore comunale. Per assicurare la rappresentatività delle spese giornaliere vengono scelti casualmente due periodi di sette giorni denominati periodi di riferimento, all interno di ogni mese. Nel 2008 la spesa media mensile per famiglia risulta pari a euro (in valori correnti), 5 euro in più rispetto all anno precedente (+0.2%). L aumento della spesa media mensile per consumi in termini nominali, che incorpora sia la dinamica inflazionistica (nel 2008, l indice dei prezzi al consumo per l intera collettivitàè pari, in media, al 3.3%, con differenze non trascurabili tra i diversi capitoli di spesa), sia la crescita del valore del fitto figurativo (che tra il 2007 e il 2008 ha registra un incremento del 2.8%), mette in evidenza come a un aumento della spesa media mensile per consumi in termini nominali corrisponda una flessione in termini reali. Figura 1- Spesa media mensile delle famiglie per ripartizione geografica. Anni (valori in euro) Nord Centro Mezzogiorno Italia Definizione e misure della povertà Per un analisi statistica della povertàè necessario formulare una definizione ed introdurre strumenti di misura. Le numerose definizioni, ciascuna corrispondente ad una teoria sociologica, si possono ricondurre a due principali: povertà intesa come privazione assoluta: mancanza dei mezzi di sostentamento fondamentali (alimentazione, abitazione, vestiario); povertà in termini di privazione relativa: si considerano povere le persone che non siano in grado di mantenere un tenore di vita considerato normale. Per un analisi quantitativa del fenomeno si ricorre, in molti casi, ad un indicatore dei mezzi disponibili, come ad esempio la spesa per i consumi (in alternativa al reddito, più difficile da misurare). L analisi si articola in due fasi: identificazione dei poveri; aggregazione dei dati sui poveri per ottenere un indice di povertà. Per identificare i poveri si utilizzano soglie convenzionali, dette linee di povertà, variabili a seconda della dimensione del nucleo familiare e da aggiornare, ai fini dei confronti temporali, in dipendenza delle variazioni dei prezzi al consumo.

5 Nel caso si voglia misurare il fenomeno in termini assoluti, la soglia di povertà viene definita come il limite al di sotto del quale si ritiene che le risorse disponibili siano insufficienti affinché un individuo possa procurarsi il minimo necessario per il mantenimento dell efficienza fisica. Ovviamente la scelta di tale limite è un operazione convenzionale e di natura politica. relativi, la soglia di povertà viene definita tenendo conto delle condizioni di vita prevalenti del paese. Vengono classificati come assolutamente poveri o relativamente poveri (a seconda della soglia di riferimento utilizzata) tutti coloro che hanno un consumo (o un reddito) pari o inferiore alla soglia di povertà. Criterio utile per individuare la quota di popolazione da assistere o per fissare un minimo di reddito da garantire. L Istat definisce la soglia di povertà relativa sulla base della distribuzione del consumo familiare: per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro capite in Italia, ottenuta dividendo la spesa totale per consumi delle famiglie (rilevata nell indagine annuale sui consumi) per il numero totale dei componenti le famiglie stesse. Per determinare la soglia di povertà quando le famiglie hanno un numero di componenti diverso da due, si utilizza un insieme di coefficienti di correzione ottenuti sulla base di una scala di equivalenza tra le famiglie di diversa ampiezza, che tiene conto dei diversi fabbisogni a seconda del numero di componenti e delle economie di scala che presumibilmente possono realizzarsi al crescere del nucleo familiare. Scala di equivalenza e linee di povertà relativa per ampiezza della famiglia. Anno 2008, euro per mese Ampiezza della famiglia Coefficienti Linea di povertà 1 0,60 599,80 2 1,00 999,67 3 1, ,56 4 1, ,46 5 1, ,37 6 2, ,29 7 o più 2, ,21 Fonte: Istat La spesa media mensile per persona, che rappresenta la soglia di povertà per una famiglia di due componenti, nel 2008 è risultata pari a euro, dell 1.4% superiore rispetto a quella del 2007 (pari a ). Notiamo che la variazione dei prezzi al consumo (misurata dal NIC) dal 2007 al 2008 è stata pari al 3.3%. Se avessimo rivalutato la soglia di povertà del 2008 in base all indice dei prezzi al consumo per l intera collettività avremmo ottenuto un valore della soglia pari a euro, valore superiore di circa 19 euro alla linea standard del Il valore della linea di povertà relativa si sposta di anno in anno a causa della variazione dei prezzi al consumo; della variazione della spesa per consumi delle famiglie, cioè dei loro comportamenti di consumo. Nell analizzare la modifica avvenuta nella misura della povertà relativa è necessario tener conto di entrambi questi aspetti.

6 Nell Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d Italia, si utilizzano come indicatore di benessere il reddito equivalente ed il consumo equivalente. Lasoglia di povertà relativa viene definita sulla base della mediana, della distribuzione dell indicatore corrispondente. In particolare è pari alla metà della mediana della distribuzione del reddito equivalente o del consumo equivalente. Quindi nell indagine della Banca d Italia si conta direttamente il numero di individui poveri e non le famiglie. Nel 2006 la soglia di povertà relativa definita in termini di reddito annuo (la metà della mediana della distribuzione del reddito equivalente) risulta pari a euro (circa 658 euro mensili). Indicatori di povertà Indichiamo con q il numero di famiglie povere, cioè con consumo o reddito pari o al di sotto della soglia di povertà, n il numero totale di famiglie nella popolazione, z la linea di povertà, y i il consumo o il reddito dell i-esima famiglia povera (i =1, 2,...,q). Possiamo calcolare diverse misure del fenomeno: Indice di diffusione o incidenza della povertà (è un rapporto di composizione) H = q n è tale che 0 H 1. Può anche essere espresso in percentuale (moltiplicato per 100). Problema: in generale è insensibile a mutamenti nella distribuzione del consumo o del reddito (ad esempio non cresce se il consumo o il reddito di una tra le famiglie povere si riduce). Tavola 1. Migliaia di unità Indicatori di povertà relativa per ripartizione geografica. Anni (migliaia di unità e valori percentuali) Nord Centro Mezzogiorno Italia famiglie povere famiglie residenti persone povere persone residenti Incidenza* della povertà (%) famiglie 5,5 4,9 6,4 6,7 22,5 23,8 11,1 11,3 persone 5,9 5,9 7,2 8,1 24,9 26,7 12,8 13,6 Intensità* della povertà (%) famiglie 19,2 18,0 17,1 19,6 21,6 23,0 20,5 21,5 Fonte: Istat Negli ultimi cinque anni l incidenza di povertà relativa è rimasta sostanzialmente stabile e immutate sono le caratteristiche delle famiglie povere. [Fonte: Istat] Grafico 1. Povertà relativa per ripartizione geografica. Anni (valori percentuali) Nord Centro Mezzogiorno Italia In base ai dati della Banca d Italia, in termini di reddito equivalente l incidenza di povertà relativa (la quota di individui che vive in famiglie a basso reddito, cioè con un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana) risulta nel 2006 pari al 13.2%, valore pressoché costante dal Utilizzando come indicatore alternativo di benessere i consumi equivalenti, la quota di persone che vive in famiglie con un consumo inferiore alla metà del consumo mediano risulta pari al 6.9%, in diminuzione rispetto al La diversa dinamica dei redditi in base alla condizione professionale ha avuto un impatto sulla povertà relativa degli individui.

7 Modalità Indicatori economici di povertà relativa, (*) (valori percentuali) In base al reddito equivalente In base al consumo equivalente Condizione professionale lavoratori dipendenti... 5,9 6,5 7,0 6,3 5,9 4,3 4,4 4,3 lavoratori indipendenti... 8,1 7,8 7,2 7,5 4,0 3,9 3,6 4,1 condizione non professionale... 17,2 16,9 17,2 17,3 11,1 9,6 9,8 8,5 Area geografica nord... 3,6 3,4 4,7 4,8 2,0 2,0 2,5 1,9 centro... 4,7 6,9 4,5 7,0 2,2 2,9 1,6 2,2 sud e isole... 29,7 28,7 29,0 27,3 21,5 17,1 17,5 15,8 Totale... 13,3 13,2 13,3 13,2 9,1 7,6 7,7 6,9 (*) Percentuali di individui al di sotto della soglia definita come la metà della mediana dell indicatore corrispondente. Fonte: Banca d Italia Tavola 1. Indicatori di povertà relativa per ripartizione geografica. Anni (migliaia di unità e valori percentuali) Nord Centro Mezzogiorno Italia Migliaia di unità famiglie povere famiglie residenti persone povere persone residenti Composizione percentuale famiglie povere 22,7 23,8 12,0 11,2 65,3 65,0 100,0 100,0 famiglie residenti 48,3 48,3 19,5 19,6 32,2 32,2 100,0 100,0 persone povere 19,2 20,7 11,8 11,0 69,0 68,3 100,0 100,0 persone residenti 45,3 45,4 19,3 19,4 35,4 35,2 100,0 100,0 Incidenza della povertà (%) famiglie 5,2 5,5 6,9 6,4 22,6 22,5 11,1 11,1 persone 5,5 5,9 7,9 7,2 25,2 24,9 12,9 12,8 Intensità della povertà (%) famiglie 17,8 19,2 16,9 17,1 22,5 21,6 20,8 20,5 Fonte: Istat Il fenomeno della povertà relativa, oltre che attraverso la misura della sua diffusione, può essere descritto anche rispetto alla sua gravità. L Istat calcola anche l Indice di intensità della povertà o Indice del divario di povertà è definito come q i=1 I = (z y i) = z q i=1 y i/q. zq z Può anche essere espresso in percentuale. Misura di quanto, in media, la spesa media mensile equivalente (cioè riproporzionata in base alla scala di equivalenza) delle famiglie povere è al di sotto della linea di povertà. Varia tra 0 (se tutte le famiglie povere hanno un livello di consumo esattamente pari alla linea di povertà) e 1 (se tutti i poveri hanno consumo nullo). Problema: in generale non è detto che aumenti di valore se cresce il numero di famiglie povere o se si verifica un trasferimento di consumo o reddito da una famiglia ad un altra con consumo o reddito superiore. L intensità della povertà relativa in Italia nel 2008 risulta pari al 21.5% (Istat). Tale valore indica che in media la spesa delle famiglie povere è stata inferiore alla linea di povertà (pari a euro mensili) del 21.5%, cioè di = euro. In altre parole, la spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa = euro mensili (invariata rispetto al 2007). La povertà assoluta Nel 2008, in Italia, mila famiglie (il 4.6% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 2 milioni e 893 mila individui (il 4.9% dell intera popolazione). La stima dell incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi. Il paniere di riferimento rappresenta l insieme dei beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile.

8 La soglia si differenzia sia per dimensione e composizione per età della famiglia, sia per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza. Di conseguenza, le soglie di povertà assoluta non vengono definite solo rispetto all ampiezza familiare (così come viene fatto per la povertà relativa), ma sono calcolate per ogni singolo tipo di famiglia, in relazione alla zona di residenza, al numero e alletà dei componenti. Vengono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia. Grafico 4. Povertà assoluta per ripartizione geografica. Anni (valori percentuali) Fonte: Istat Nord Centro M ezzogiorno It alia 4.6

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