XX Congresso Annuale Società Italiana Laser in Oftalmologia

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2 Abstracts XX Congresso Annuale Società Italiana Laser in Oftalmologia Cortina d Ampezzo (BL) - 29/31 gennaio 2004 Sala Congressi Grand Hotel Savoia 15

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4 Giovedì 29 gennaio CHIRURGIA PALPEBRALE 1 Correzione di entropion cicatriziale moderato della palpebra superiore. Case report. Lucchini C. Libero professionista, Milano Scopo del lavoro. La presentazione di questo caso clinico propone una valutazione personale del risultato a 8 mesi della tecnica chirurgica di correzione dell entropion cicatriziale moderato della palpebra superiore. Il paziente P.C. di 51 anni fu operato all età di 8 mesi di mastoidectomia destra complicata dalla lesione del n. faciale. Negli anni seguenti è stato sottoposto a numerosi interventi di cui l ultimo con inserimento di due bande di silicone per correzione del lagoftalmo; impianti poi rimossi per espulsione. La cornea del paziente era in ottime condizioni ma fortemente minacciata dall entropion progressivo, era inoltre necessario traumatizzare il meno possibile questa sede anatomica che aveva già subito molti interventi. Materiale e metodi. Trattandosi di un entropion di media entità è stata scelta la tecnica chirurgica di riposizionamento della lamella anteriore. Per accentuare ulteriormente l eversione delle ciglia ho eseguito come prima incisione quella del margine palpebrale seguendo la linea grigia con bisturi a lama di 30. La seconda incisione cutanea lungo la piega cutanea della palpebra superiore con laser CO2 e scollamento del piano tarsale fino alle ciglia. Apposizione di 4 suture a U di Vycril 6/0 passati attraverso la cute e orbicolare a 2 mm dalle ciglia e quindi attraverso il tarso a 3 mm dal bordo superiore e quindi indietro attraverso l orbicolare e cute con fuoriuscita a 2 mm dalle ciglia. Sutura a punti staccati della cute con Vycril 6/0. Le suture sono state lasciate in sede sino alla caduta spontanea, il paziente ha assunto per os terapia antibiotica a largo spettro per 7 giorni. Risultati. La tenuta a 8 mesi dall intervento è buona e il paziente è molto soddisfatto avendo ricevuto anche un maggior campo visivo dovuto al sollevamento parziale della palpebra superiore che ha liberato la zona ottica pupillare. Conclusioni. La tecnica è risultata molto efficace e di rapida esecuzione grazie anche all uso del laser CO2 che ha creato un campo operatorio sgombro dal sangue e una buona valutazione dei piani anatomici che fortunatamente non erano stati grandemente modificati dai precedenti interventi. 2 Utilizzo combinato di CO2 ed Erbium laser in blefaroplastica con resurfacin perioculare. Santella M. Ospedale San Giuseppe, Empoli Abstract. La presentazione si propone di presentare le nuove tecnologie lasers utilizzati in oftalmoplastica estetica soffermandosi sulle peculiarità e sull uso combinato di CO 2 ed Erbium al fine di raggiungere il massimo risultato estetico con il minimo traumatismo per il paziente. 17

5 3 DCR endoscopica transcanalicolare laser assistita. Surace D., Caretti L. Ospedale Sant Antonio, Padova Scopo del lavoro. L endoscopia lacrimale apre nuove frontiere alla chirurgia lacrimale. In ogni caso la DCR ab externo rappresenta ancora il gold standard nell ostruzione del dotto naso-lacrimale. La DCR transcanalicolare laser assistita sotto controllo endoscopico è una nuova tecnica più rapida e meno traumatica di quella convenzionale. Lo scopo dello studio è di valutare l efficacia del laser ed i risultati della tecnica. Materiali e metodo. 8 pazienti, resi edotti che avrebbero affrontato una nuova tecnica, si sono sottoposti a DCR con laser a diodi 980 nm. in un primo gruppo di 5 pazienti la procedura ha richiesto tra 20 e 40 spots per un totale di 5-10 minuti. Il diametro della stomia era di circa 1.2 mm. Al termine è stato impiantato un tutore di teflon che è stato mantenuto per 48 ore.in un secondo gruppo di 3 pazienti è stata prodotta una stomia più ampia. Risultati. Solo il 25% delle DCR hanno dato un buon risultato funzionale anche se con un follow up ancora molto breve. Conclusioni. Il laser a diodi 980 nm rappresenta un mezzo efficace nel produrre un foro nella mucosa e nell osso in breve tempo e senza sanguinamento. Sono necessari ulteriori sviluppi che consentano di effettuare una stomia più ampia per ridurre la percentuale di fallimenti. GLAUCOMA 4 Trabeculoplastica laser selettiva nel glaucoma. Risultati preliminari. Brusini P., Tosoni C. S.O.C. di Oculistica, Azienda Ospedaliera S. Maria della Misericordia, Udine Scopo del lavoro. La trabeculoplastica laser selettiva (SLT) è una nuova metodica recentemente proposta per il trattamento del glaucoma ad angolo aperto che utilizza uno speciale Nd:YAG laser pulsato con brevissimi tempi di esposizione. A differenza della classica trabeculoplastica, la SLT distrugge selettivamente soltanto le cellule trabecolari contenenti pigmento. È in questo modo possibile evitare la necrosi cellulare e la distruzione delle lamelle trabecolari con conseguente coartazione tissutale e migrazione di cellule nell area dell impatto. Il meccanismo di funzionamento della SLT è ancora in parte sconosciuto, ma è probabile entrino in gioco la fagocitosi dei granuli di pigmento e dei frammenti di trabecolato danneggiati ed un aumentata sintesi e secrezione di citochine. Scopo del lavoro. Analizzare i risultati a medio termine ottenuti con la SLT in un gruppo di pazienti affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto. Materiali e metodi. 17 pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto non ben compensati con un trattamento medico massimale sono stati sottoposti a SLT su 180 o su 360. Il follow-up medio è di 9 mesi. Risultati. Un abbassamento significativo della IOP è stato osservato nell 80% dei casi, con una riduzione media di 6 mm/hg. Le complicanze riscontrate sono minime (iniezione pericheratica, tyndall, transitorio aumento della IOP). Conclusioni. La SLT è una tecnica semplice ed efficace che può essere ripetuta nel tempo e praticata anche su occhi già sottoposti a trabeculoplastica convenzionale. Rappresenta un interessante opzione terapeutica in molti casi di glaucoma cronico ad angolo aperto. 18

6 5 Ciclofotocoagulazione endoscopica. Lorusso G., Giunchiglia G.*, Moretti M., Lodi R., Ambesi M., Forlini C. Unità Operativa di Oculistica; Presidio Ospedaliero di Ravenna *Istituto di Clinica Oculistica di Palermo Scopo del lavoro. È di valutare l efficacia del trattamento nel glaucoma refrattario. L insufficienza delle terapie mediche e chirurgiche tradizionali porta, infatti, a spostare il trattamento sui sistemi drenanti e sulla riduzione di attività del corpo ciliare mediante distruzione. Il glaucoma refrattario (post-traumatico, neovascolare, da olio di silicone) spesso si accompagna a opacità varia dei diottri anteriori. Pazienti e metodologia. Lo studio è stato condotto su 21 casi (range di età: anni) 11 pseudofachici, 6 fachici, 4 afachici 3 casi con pregresso impianto valvolare 6 casi con pregressa cheratoplastica perforante 10 casi: glaucoma da PDMS PIO preop: 43,7 mmhg (range 35-57) Abbiamo utilizzato: Parametri: mW, 0,5-0,2 sec Estensione del trattamento: Endoscopio di varie ditte Follow-up: 3-24 mesi Risultati. PIO media post-op: 19mmHg con terapia ipotensiva solo in 4 casi Conlusioni. Tra i metodi ciclodistruttivi, quello laser per via transclerale offre risultati variabili e non controllabili. Per tale motivazione, l uso dell endoscopio, permette con un solo accesso, in pazienti vitrectomizzati e non, di effettuare un trattamento laser sui corpi ciliari preciso, efficace e controllato. Accanto al trattamento, il metodo endoscopico permette una ricognizione precisa per decidere la sede e l estensione del trattamento sulla base delle condizioni del corpo ciliare e soprattutto di controllare gli effetti e quindi la qualità del trattamento stesso. Nel glaucoma neovascolare, in particolare, tramite l endoscopio è possibile vagliare le aree retiniche periferiche che possono non presentare un trattamento laser completo come dovrebbe essere per il trattamento del glaucoma neovascolare. La ciclofotocoagulazione è una procedura con alto tasso di successo e di relativamente facile esecuzione. Nei glaucomi neovascolari è possibile anche eseguire un completamento del trattamento laser della periferia retinica. Nei pazienti tamponati con olio di silicone l accesso endoscopico permette di controllare la qualità della rimozione della emulsione (prevenendo il glaucoma secondario da microemulsione) e di eseguire un trattamento preciso e controllato con la distruzione del corpo ciliare che per essere efficace deve essere accartocciato fino alla sua esplosione. CHIRURGIA VITREO-RETINICA 6 Utilizzo del laser a diodi in chirurgia vitreoretinica: stato dell arte. Giunchiglia G.*, Lorusso G., Moretti M., Lodi R., Ambesi M., Forlini C. Unità Operativa di Oculistica; Presidio Ospedaliero di Ravenna *Istituto di Clinica Oculistica di Palermo Scopo del lavoro. Il laser a diodo duplicato in frequenza ha molteplici utilizzi nella 19

7 chirurgia vitreoretinica. Esso si affianca al laser diodo 810nm offrendo una grande versatilità per il trattamento. In caso di vitrectomia viene usato per eseguire procedure di endofotocoagulazione, di sbarramento nel caso di fori o lacerazioni retiniche e di fotocoagulazione panretinica nel trattamento delle retinopatie diabetiche. In caso di chirurgia ab externo di distacco di retina, inserito in un oftalmoscopio indiretto, viene utilizzato per eseguire una fotocoagulazione retinica transpupillare, a retina piana dopo aver condotto una lasersclerocoroidotomia evacuativa anch essa utilizzando una sonda più laser a diodo. Utilizzando una endosonda si possono eseguire trattamenti endociclofotocoagulativi in caso di glaucoma refrattario. Pazienti e metodologia. Nella nostra Unità Operativa utilizziamo i laser a diodi da 810nm e da 532nm. Il laser duplicato in frequenza opera ad una lunghezza d onda continua di 532nm, emettendo un raggio verde, la potenza utilizzata varia da 100 a 1000mW e la durata dello spot da 100 a 600millisecondi. Dal 2000 al 2003 abbiamo utilizzato il laser a diodo di routine (532nm) in oltre e 700 interventi ab externo. Risultati. In chirurgia retinica un raggio verde colpisce superficialmente nell epitelio pigmentato e le bruciature intense del raggio verde coagulano quasi sempre la retina interna. Lo sbiancamento appare virtualmente nello stesso momento dell esposizione. Le lesioni prodotte sono simili a quelle del laser argon (514nm) tuttavia il raggio verde ha un maggiore assorbimento in emoglobina ed un minor assorbimento xantotillico. Il diodo da 810nm coagula lo strato coroideale creando cicatrici più profonde. Il laser duplicato in frequenza ha in gran parte soppiantato quello rosso da 810nm perché più gestibile in quanto lo sbiancamento è più evidente e vengono ridotte le problematiche legate alla congestione coroideale (dolore, miosi, emorragia coroideale) conseguenti all impatto più in profondità provocato dal laser diodo 810nm Conclusioni. La possibilità di utilizzare una endosonda estraibile ed orientabile, modificando il suo angolo da 0 a 90 attraverso un comando posto nel manipolo permette di fotocoagulare anche l estrema periferia retinica con minimi movimenti degli strumenti dentro l occhio. Vantaggi: piccole dimensioni, maneggevole, economico e versatile (dotazioni: applicazioni a lampada a fessura, oftalmoscopio indiretto ed endosonda) Il laser a diodi con le sue molteplici applicazioni si dimostra un eccellente strumento in chirurgia vitreoretinica. 7 Endoscopia bulbare e fotocoagulazione laser. Sciacca R., Nicoletti G.A. P.O. Barone Romeo, Patti (ME) Scopo del lavoro. Gli Autori discutono le indicazioni per l'utilizzo della endoscopia bulbare intra-operatoria con applicazione di fotocoagulazione laser. Risultati. 7 occhi con scarsa trasparenza corneale sono stati studiati mediante tale metodica: le cause della difficile osservazione erano leucomi, suture di ferite corneali in zona ottica, edema. In 5 occhi sono state individuate lesioni da fotocoagulare: - 3 occhi: rotture retiniche periferiche; - 2 occhi: aree ischemiche da retinopatia diabetica. Conclusioni. Lo strumento è sicuramente un'alternativa valida per l'osservazione indiretta del fundus fino all'estrema periferia retinica ed ai corpi ciliari in condizioni di scarsa visibilità, soprattutto per alterazioni della trasparenza corneale. 20

8 Esso, inoltre, permette di monitorizzare: - eventuali residui vitreali in corrispondenza delle sclerotomie la termine della vitrectomia; - l'eventuale presenza di corpi estranei endo-bulbari (CEE) molto periferici, difficilmente visibili con i comuni sistemi di osservazione contact-no contact utilizzati durante la vitrectomia; - materiale purulento a livello dei corpi ciliari in corso di endoftalmite; - neoformazioni solide e cistiche a livello dell'iride (foglietto posteriore), del corpo ciliare e del complesso coroide-retina aggettantesi nella camera vitreale. La metodica diagnostica assume anche carattere interventistico, dal momento che il manipolo viene fornito corredato da una sonda per la endofotocoagulazione laser (532 micron), in grado di raggiungere lesioni regmatogene in estrema periferia retinica, anche in condizioni di scarsa visibilità attraverso la cornea. 8 Approccio chirurgico nelle occlusioni vascolari retiniche. Micelli Ferrari T., Sborgia L., Cardascia N., Furino C., Boscia F., Recchimurzo N., Reibaldi M., Sborgia C., Ferreri P. Dipartimento di Oftalmologia, Università di Bari Scopo del lavoro. Attualmente nel trattamento delle forme occlusive vascolari ci si può avvalere di nuove metodiche chirurgiche,tuttavia sia per l assenza di protocolli ben precisi che di risultati su casistiche statisticamente significative è sottoposta a numerose critiche. Scopo di questo lavoro è dare un contributo in rapporto alla nostra esperienza in funzione di una tecnica ben definita e che prevede il trattamento diretto dell occlusione associato a panfotocoagulazione, asportazione della limitante interna e immissione di triamcinolone. Materiali e metodi. Sono stati considerati 7 pazienti con occlusione della vena centrale della retina (OCVR) e 5 pazienti con occlusione di branca della vena centrale della retina (OBVR), età media 65,6, In tutti i pazienti abbiamo valutato le caratteristiche pre e post-operatorie delle immagini Fluorangiografiche, della Tomografia a Coerenza Ottica, della IOP e dell acuità visiva. Il follow up post operatorio è stato di 12 mesi. L incisione della testa del nervo ottico è stata effettuata nel settore nasale preceduta da una Vitrectomia via pars plana con peeling della membrana limitante interna (MLI) ed immissione di Triamcinolone Acetonide, infine tutti gli occhi sono stati sottoposti a completamento panfotocoagulativo. Risultati. In tutti i pazienti si è riscontrato un migliortamento dell acuità visiva postoperatoria, dei tempi di circolo fluorangiografici, dell edema maculare all OCT. Conclusioni. In base alla nostra esperienza possiamo concludere affermando che l approccio chirurgico nei confronti delle forme occlusive vascolari rappresenta un ausilio terapeutico valido sia da un punto di vista funzionale che anatomico. 9 Neurotomia ottica radiale ed ecocolordoppler oculare in pazienti affetti da occlusione della vena centrale della retina: follow-up a 6 mesi. Maestranzi G., Codenotti M., Venturini M.*, Pierro L., Lattanzio R., Azzolini C. Dipartimento di Oftalmologia e Scienze della Visione *Dipartimento di Radiologia Diagnostica Università Ospedale San Raffaele Milano 21

9 Scopo del lavoro. valutare l utilità della neurotomia ottica radiale e della metodica ecocolordoppler in pazienti affetti da occlusione venosa centrale della retina. Pazienti e metodi: sono stati sottoposti a neurotomia ottica radiale 6 pazienti che presentavano un occlusione venosa centrale della retina complicata da edema maculare e un visus non superiore a 3/10 in peggioramento; tutti i pazienti sono stati sottoposti prima dell intervento chirurgico e nel corso del follow-up a visita oculistica completa, tomografia ottica a radiazione coerente, fluorangiografia retinica ed ecocolordoppler oculare. Risultati: l acuità visiva di tutti i pazienti è risultata essere invariata o migliorata; l acuità visiva media è risultata 0,09±0,1 prima dell intervento e 0,27±0,3 alla fine del follow-up (4-6 mesi); lo spessore medio della regione maculare era 621±104 micron prima dell intervento e 487±90 micron alla fine del follow-up; il flusso della vena centrale della retina è risultato stabile o incrementato alla fine del follow-up; non ci sono state complicanze intra-operatorie. Conclusioni: i risultati preliminari di questo studio ci incoraggiano a proseguire nel nostro studio; l ecocolordoppler si è rivelato inoltre una metodica utile nella valutazione preoperatoria e nel monitoraggio post-operatorio dei pazienti affetti da occlusione della vena centrale della retina. RETINA MEDICA 10 La terapia con Triamcinolone nella RAP. Pece A., Pierro L., Milani P. Ospedale di Melegnano (MI) Scopo del lavoro. Descrivere un sottogruppo ben distinto di neovascolarizzazione nell ambito della DMLE chiamato proliferazione neovascolare retinica (RAP) trattata con intravitreale di triamcinolone e PDT. Metodi e risultati. 5 pazienti affetti da RAP al secondo stadio sono stati trattati con terapia combinata con iniezione intravitreale di triamcinolone e terapia fotodinamica. Conclusioni. La RAP rappresenta un gruppo distinto di neovascolarizzazioni nell ambito della DMLE, il cui trattamento appare spesso non efficace. La terapia combinata triamcinolone e PDT offre una possibile alternativa. È necessario uno studio controllato multicentrico con reclutamento di una ampia coorte di pazienti. 11 Prime esperienze di terapia fotodinamica dopo iniezione intravitreale di Triamcinolone. Moretti M., Lodi R., Lorusso G., Giunchiglia G.*, Ambesi M., Forlini C. Unità Operativa di Oculistica, Presidio Ospedaliero di Ravenna * Istituto di Clinica Oculistica di Palermo Scopo del lavoro. I risultati da noi giudicati non soddisfacenti dopo trattamento fotodinamico di alcune forme di CNV nella degenerazione maculare legata all età ci hanno indotto ad associare a tale trattamento una iniezione intravitreale di Triamcinolone, con l intento di ridurre il distacco del neuroepitelio e l edema perilesionale ed ottenere una migliore efficacia del trattamento laser. Pazienti e metodologia. 8 pazienti portatori di ampi distacchi sieroemorragici del neuroepitelio con imponente edema retinico e diffusi essudati sono stati trattati con iniezione intravitreale via pars plana di Triamcinolone 4 mg Sette giorni dopo sono 22

10 stati trattati con terapia fotodinamica, dopo conferma con esame OCT della riduzione dello spessore retinico. Risultati. La terapia fotodinamica ha trovato giovamento, nella nostra ancora limitata esperienza, dalla associazione con antiedemigeno intraoculare in unico bolo (Triamcinolone). Infatti, abbiamo riscontrato un miglioramento = o > di 2 linee in 3 pazienti, una stabilizzazione del quadro funzionale in altri 3 ed un peggioramento di più di 2 linee in 2 pazienti, anche se in tutti si è verificato una riduzione dello spessore maculare obiettivato all OCT. Conclusioni. Riteniamo che tale cortisonico antidemigeno esplichi pertanto un azione favorente l efficacia della terapia fotodinamica consentendo un azione su di una retina meno destrutturata riguardo all edema, al distacco neurosensoriale ed agli essudati. 12 Trattamento dell edema maculare diabetico diffuso refrattatrio alla fotocoagulazione laser a griglia con iniezione intravitreale di triamcinolone acetonide: nostra esperienza. Caretti L., Rapizzi E., Cian R., Galan A. U.O.C. di Oculistica, Ospedale S. Antonio, Padova Scopo del lavoro. Valutazione della sicurezza ed efficacia clinica dell iniezione intravitreale di triamcinolone acetonide nel trattamento dell edema maculare clinicamente significativo in retinopatia diabetica non responsivo al trattamento fotocoagulativo a griglia. Materiali e metodi. Abbiamo valutato in maniera prospettica e sottoposto ad iniezione intravitreale di triamcinolone acetonide (4 mg) una serie di 11 occhi di 11 pazienti affetti da retinopatia diabetica non proliferante associata ad edema maculare diffuso clinicamente significativo già trattato con fotocoagulazione laser a griglia. I pazienti sono stati sottoposti a valutazione dell acuità visiva, esame biomicroscopico del segmento anteriore e posteriore, tonometria, retinografia a colori ed tomografia a coerenza ottica (OCT) prima del trattamento e 1 giorno, 1, 3 e 6 mesi dopo di esso. Risultati. Tutti i pazienti hanno completato 3 mesi di follow-up, mentre 8 pazienti hanno superato i 6 mesi dal trattamento. L acuità visiva (non valutata in prima giornata) ha mostrato un miglioramento medio di 1.95, 1.8 e 1.44 linee di Snellen rispettivemente a 1, 3 e 6 mesi. Lo spessore delle retina maculare valutata con OCT ha evidenziato un decremento rispettivamente del 50.8%, 48.7% e 40.1% agli stessi intervalli precedenti, rispetto al valore medio pre-trattamento di 520 micron (l edema maculare è recidivato a 6 mesi in 1 solo occhio). La pressione intraoculare è aumentata in maniera significativa (>21 mmhg) in 4 occhi ad 1 mese, in 2 occhi a 3 mesi, mentre a 6 mesi la pressione intraoculare era normale in tutti gli occhi trattati. Solo 1 occhio ha mostrato progressione della opacità lenticolare a 6 mesi. Conclusioni. L iniezione intravitreale di 4 mg di triamcinolone sembra essere, anche nella nostra casistica, un promettente trattamento per gli edemi maculari diffusi in retinopatia diabetica non responsivi alla tradizionale fotocoagulazione laser. Il trattamento non sembra determinare complicanze di difficile gestione. 13 Iniezione intravitreale di Triamcinolone acetonide nell edema maculare diabetico refrattario al trattamento laser: nostra esperienza. Lippera S., Ferroni P., Morodei S., Pallotta G., Giuliani M. Unità Operativa di Oculistica, Fabriano (AN) 23

11 Scopo del lavoro. valutare l efficacia e la sicurezza dell iniezione di triamcinolone intravitreale nell edema maculare diabetico refrattario al trattamento laser fotocoagulativo. Pazienti e metodologia. Sono stati considerati 12 occhi (8 fachici, 4 pseudofachici) di 12 pazienti con edema maculare diabetico clinicamente significativo secondo le linee guida dell ETDRS, già sottoposti a trattamento laser focale e/o a griglia. In tutti gli occhi è stata effettuata la valutazione del visus e l esame OCT. Lo spessore retinico maculare era superiore a 300 micron. È stata effettuata un iniezione di 4 mg di triamcinolone acetonide seguita da paracentesi della camera anteriore e monitorato il visus e lo spessore retinico maculare a distanza di 1,3,6 mesi. Inoltre, è stata posta particolare attenzione ad eventuali complicanze come aumento della pressione intraoculare, progressione di cataratta, emorragie vitreali ed endoftalmiti. Risultati. Tutti i pazienti presentano un follow up di almeno 3 mesi, 6 pazienti di 6 mesi. L acuità visiva è migliorata in media di 1.1, 1.3 e 1.2 linee di Snellen a distanza di 1, 3 e 6 mesi rispettivamente. Lo spessore retinico maculare, misurato con OCT, si è ridotto del 40%, 42% e 40% a distanza di 1,3 e 6 mesi rispettivamente. Non si sono evidenziati aumenti del tono. In 1 occhio si è verificato il passaggio in camera anteriore di una piccola quantità di triamcinolone che è stato rimosso con l uso di viscoelastico. In un occhio si è manifestata,dopo due giorni dall iniezione di triamcinolone, la comparsa di ipopion trattato mediante lavaggio con vancomicina. Conclusioni. L iniezione intravitreale di triamcinolone acetonide, oltre che essere una procedura terapeutica piuttosto sicura, può rappresentare una valida terapia per i casi di edema maculare diabetico che sono refrattari al trattamento laser fotocoagulativo. 14 Iniezione intravitreale di streoide come trattamento primario dell edema maculare diabetico clinicamente significativo. Fasolino G., Russo S., Patelli F., Radice P., Marchi S. Casa di Cura Villa Tiberia, Roma Scopo del lavoro. La terapia fotocoagulativa laser è attualmente ritenuta la metodica più efficace nel trattamento dell edema maculare diabietico con alterazioni cistoidi.obiettivo del nostro lavoro è stato quello di valutare l efficacia dell iniezione intravitreale di triamcinolone nei pazienti diabetici con edema maculare clinicamente significativo. Materiali e metodi. Abbiamo condotto uno studio non randomizzato,esaminando un gruppo di nove pazienti (10 occhi in totale) con edema maculare diabetico clinicamnete significativo con alterazioni cistoidi, non sottoposto in precedenza a trattamento fotocoagulativo laser a griglia. Abbiamo arruolato pazienti con acuità visiva inferiore a 3/10 e spessore retinico superiore ai 300 micron. Sono stati esclusi i pazienti con glaucoma,uveiti ed i pazienti che di recente erano stati sottoposti ad intervento chirurgico oculare.sono stati altresì esclusi i pazienti che non hanno effettuato regolarmente i controlli post operatori. I pazienti arruolati sono stati sottoposti ad iniezione intravitreale di 4mg di triamcinolone. 24

12 L esame dell acuità visiva, la tonometria, la retinografia, la fluorangiografia e l esame OCT sono stati eseguiti in sede preoperatoria e ripetuti dopo uno, tre e sei mesi dall iniezione stessa. Risultati. L acuità visiva media inizialmente pari 0.12,risaliva a 0.31 dopo un mese e a 0.33 dopo tre mesi.lo spessore foveale medio,in partenza era pari a micron,subiva un decremento fino a micron dopo un mese e a micron dopo tre mesi per una riduzione dello spessore rispettivamente del 45% e del 57%.Un solo paziente iniettato in entrambi gli occhi ha subito un rialzo del tono oculare rientrato con l utilizzo di terapia locale. Conclusioni. L iniezione del triamcinolone come trattamento primario dell edema maculare in corso di diabete ha rivelato in casi selezionati una certa efficacia,rimangono tuttavia da stabilire i limiti della terapia stessa,avendo a disposizione casistiche e follow-up più ampi. 15 Termoterapia (TTT) e termochemioterapia (TCT) nel retinoblastoma. Hadjistilianou T., De Francesco S., Martone G., Mazzotta C. Clinica di Oculistica, Università di Siena Scopo del lavoro. Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare la nostra esperienza nel trattamento con la termoterapia (TTT) e con la chemotermoterapia (TCT) in pazienti affetti da retinoblastoma. Materiali e metodi. Dalla casistica di 350 pazienti, giunti alla nostra osservazione presso il Centro di riferimento del Retinoblastoma del Dipartimento di Scienze Oftalmologiche dell Università degli Studi di Siena, sono stati selezionati i pazienti trattati con TTT e con TCT. La TTT è stata effettuata con laser a diodi Visulas- Zeiss e con laser Iris. Il diametro dello spot laser utilizzato è stato di 0,8-1,2 mm, l intensità di mw e la durata del trattamento di 5-15 minuti sulla base delle dimensioni del tumore trattato. Risultati e conclusioni. L uso della termoterapia da sola o in associazione con una chemioterapia sistemica rappresenta una nuova possibilità nel trattamento conservativo del retinoblastoma. La TTT effettuata con un laser a diodi, inducendo un aumento di temperatura (ipertermia media: C) determina una necrosi non coagulativa all interno del tumore. Inoltre il calore agisce in maniera sinergica con i derivati del Platino incrementando la citotossicità del Carboplatino in vivo. Le dimensioni, l intensità e la durata dello spot laser dipendono soprattutto dalle dimensioni e in particolare dallo spessore clinica del tumore. I tumori inferiori a 3 mm sono stati trattati solo con TTT, mentre è stata usata l associazione chemioterapia con TTT quando le dimensioni erano > di 3 mm. L indicazione clinica della TTT riguarda tumori di piccole dimensioni in sede papillomaculare dove la radioterapia o la fotocoagulazione Argon-laser potrebbero indurre una perdita visiva maggiore. È sconsigliato invece l uso della TTT in caso di seeding vitreale o disseminazione intraretinica. Le complicanze della TTT più importanti sono rappresentate da atrofia iridea localizzata, opacità periferiche focali della lente, trazioni retiniche fino ad un transitorio distacco retinico sieroso localizzato (molto rare). 25

13 16 Distacco retinico essudativo gravitazionale secondario ad una vasculopatia coroideale polipoidale. Spasse S., Marcucci L., Sanguinetti G., Saviano S., Ravalico G. Clinica Oculistica, Ospedale Maggiore, Trieste Scopo del lavoro. Descrivere gli aspetti clinici ed angiografici di una paziente con distacco retinico essudativo associato ad una neovascolarizzazione coroideale polipoidale periferica. Metodi. Caso clinico Risultati. Donna di 75 anni con riduzione visiva in OS. L esame biomicroscopico evidenzia una essudazione lipidica sottoretinica che dalla media periferia temporale si estende inferiormente, con aspetto gravitazionale. Alla FAG retinica si osservano ampi fenomeni di rottura della barriera emato-retinica al polo posteriore e di quella emato-papillare, verosimilmente secondari al distacco essudativo cronico. L angiografia con ICG identifica alcune lesioni sacculari sottoretiniche nella media periferia temporale. Il polo posteriore non evidenzia lesioni neovascolari sottoretiniche. La paziente viene sottoposta a trattamento laser termico. Conclusioni. La vascolarizzazione coroideale polipoidale usualmente si manifesta con un distacco emorragico e/o essudativo maculare o in sede parapapillare. La presenza di un distacco retinico gravitazionale è da considerarsi come ulteriore manifestazione clinica di tale patologia. 17 Monitoraggio e terapia laser della Vitreoretinopatia Essudativa Familiare. Prati M., Ciaccia S., Codenotti M., Azzolini C. Dipartimento di Oftalmologia e Scienze della Visione Università Ospedale San Raffaele, Milano Scopo del lavoro. Valutare l utilità del controllo periodico del fundus oculi e della eventuale tempestiva fotocoagulazione argon-laser in giovani pazienti già noti per patologia retinica pediatrica. Pazienti e Metodi. Un controllo routinario sotto narcosi di un bimbo di 16 mesi già noto per distacco di retina inveterato, mostrava nell occhio controlaterale una brusca interruzione dei vasi retinici, con retina periferica avascolare e piana. Dopo 15 giorni si notava un aumento della tortuosità vascolare temporale e qualche emorragiola intraretinica lungo il bordo fra retina vascolare e avascolare. Si programmava a breve distanza ablazione retinica periferica con laser a diodi e si sottoponevano i genitori ad esame del fundus oculi; si iniziavano accertamenti genetici per probabile Vitreoretinopatia Essudativa Familiare. Risultati e Conclusioni. Il caso presentato dimostra che la valutazione del fundus oculi in neonati con patologie del segmento posteriore dell occhio, anche se monolaterali, è molto utile nello svelare in tempi precoci eventuali alterazioni retiniche controlaterali. In questo caso la metodica laser permette un ablazione completa della retina immatura ove necessario. Sottolineiamo che la valutazione continua dell occhio controlaterale in questo caso sia stata determinante nel prevenire un infausta evoluzione della malattia. 26

14 18 Patologia della interfaccia vitreoretinica dell occhio adelfo in pazienti miopi elevati con distacco retinico posteriore. Scassa C., Billi B. Fondazione G.B. Bietti per l Oftalmologia, Roma Scopo del lavoro. Sottolineare l importanza di una attenta valutazione delle condizioni anatomiche dell occhio adelfo nel miope elevato con DR. Pazienti. Abbiamo esaminato l occhio adelfo di 50 pazienti miopi elevati (valore medio -15 D)con DR posteriore con e senza foro maculare. Metodi. Valutazione mediante esame biomicroscopico alla lampada a fessura e 90D e OCT3 della regione maculare nell occhio adelfo. Risultati.In 43 occhi (86%) abbiamo rilevato la presenza di patologie dell interfaccia vitreoretinica (schisi vitreo-maculare, membrane epiretiniche, foro maculare silente e sollevamento posteriore retinico) mediante OCT, generalmente non supportato da una precisa diagnosi all esame biomicroscopico con lampada a fessura. Conclusioni. Il frequente riscontro di una patologia della interfaccia V-R nell occhio adelfo suggerisce da un lato la presenza di condizioni predisponenti nell occhio miope elevato il cui scompenso può evolvere fino al quadro conclamato di distacco retinico posteriore, dall altro il ruolo fondamentale dell OCT nella valutazione del polo posteriore nella miopia elevata. 19 Sindrome da tilted disk e distacco sieroso maculare. Tosti G., Mangiola B. U.O. di Oculistica, Ospedale S.Luca, Trecenta (RO) Scopo del lavoro. La sindrome da tilted disk può raramente associarsi ad un distacco sieroso maculare. Vengono descritti retrospettivamente i pazienti oservati con tale associazione clinica. Pazienti e metodi. Sono state riviste le schede cliniche di sette occhi di sei pazienti, (2M, 4F, età media 38,3 aa, range 29/46) affetti da distacco sieroso maculare associato a sindrome da tilted disc, osservati nel corso degli ultimi cinque anni. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a FAG. Tre occhi di due pazienti sono stati sottoposti a fotocoagulazione laser. Il follow-up medio è di 36 mesi (range 24-60). Risultati. La storia clinica dei pazienti ha dimostrato un evolutività della patologia maculare ed ha richiesto un trattamento laser nel 42% dei casi. Due dei tre occhi trattati hanno presentato una risoluzione del distacco sieroso maculare in assenza di recidive al follow-up. In nsuun caso il trattamento ha determinato un peggioramento del quadro clinico. Conclusioni. L associazione tra sindrome da tilted disc e distacco sieroso retinico appare avere una frequenza non trascurabile. Il lasertrattamento dei punti di fuga permette in alcuni casi il riassorbimento della falda di distacco retinico. 20 Utilità della metodica Eco-Color-Doppler nella patologia retinica pediatrica. Ciaccia S., Venturini M.*, Prati M., Codenotti M., Azzolini C. Dipartimento di Oftalmologia e Scienze della Visione *Dipartimento di Radiologia Diagnostica Università Ospedale San Raffaele, Milano 27

15 Scopo del lavoro. Valutare l utilità della metodica Eco-Color-Doppler (ECD) ed eventualmente Power-Doppler, nella patologia retinica pediatrica per valutare il flusso vascolare in strutture anomale del segmento posteriore oculare e, conseguentemente, per suggerire o sconsigliare un eventuale approccio chirurgico. Pazienti e Metodologia: L ECD è stato impiegato con successo nella valutazione di alcune patologie retiniche. Presentiamo come esempio, il caso di una bimba di 11 mesi con microftalmia e Sindrome della Persistenza della Vascolarizzazione Fetale (PFV) monoculare. La paziente veniva sottoposta ad esame in narcosi, Potenziali Evocati Visivi, Ecografia B-Scan, Eco-Color Doppler e foto digitali con RetCam. La base di impianto del cordone fibro-vascolare a livello retinico coinvolgeva, oltre alla testa del nervo ottico, anche la retina, determinando una piega retinica temporale. Risultati: La metodica ECD evidenziava in questo caso la presenza di un significativo flusso arterioso e venoso interno al cordone fibro-vascolare: in particolare si evidenziava la presenza simultanea di flusso di tipo arterioso (VPS=10cm/s) in avvicinamento alla sonda e di flusso venoso (Vmax= 5cm/s) in allontanamento, come avviene tipicamente per arteria e vena centrale della retina. Questa metodica aggiunge quindi, un utile informazione alla valutazione pre-chirurgica, facilmente ripetibile e quantificabile, e in grado di predire il sanguinamento che l eventuale atto operatorio avrebbe potuto determinare. Conclusioni: L utilizzo della metodica Eco-Doppler costituisce un valido ausilio nell inquadramento diagnostico e prognostico nell ambito della patologia retinica pediatrica. L informazione acquisita con la valutazione flussimetrica, oltre a dare conferma della diagnosi di PFV, potrebbe contribuire a rendere noto il grado di differenziazione del tessuto oculare in esame; questo, insieme al risultato dei PEV, consente di predire preoperatoriamente quale possa essere il risultato funzionale che ci si può attendere dopo l eventuale chirurgia. Pensiamo che la strada intrapresa possa condurre ad una diffusa applicazione della metodica ECD in Oftalmologia. 21 Prototipo per ossimetria indiretta non invasiva della retina. Vetrugno M., Cardascia N., Sborgia G.C., Tommasi R.*, Lugarà P.*, Sborgia C. Dipartimento di Oftalmologia *Dipartimento di Fisica Università di Bari Introduzione. La misurazione di ossigeno a livello retinico consente di studiare il metabolismo di importanti patologie quali: glaucoma, microangiopatie retiniche (diabete), malattie degenerative retiniche (AMD). Scopo. Realizzazione di uno strumento non invasivo per la misurazione "in vivo" della tensione superficiale di ossigeno a livello dei vasi retinici. Materiali e Metodi. Il nostro studio è diviso in due fasi: la prima fase ha previsto l individuazione della variazione di fluorescenza di un colorante sensibile alle variazioni della saturazione di ossigeno. Nella seconda fase è previsto l interfacciamento con un apparecchio di rilevamento ed elaborazione digitale. Risultati. La prima fase si è conclusa con l individuazione del verde indocianina, che irradiato con laser a lunghezza d onda 355nm, ha dimostrato in laboratorio variazio- 28

16 ni di fluorescenza dipendenti dalla saturazione di ossigeno, con picchi di emissione a 870nm ed a 325nsec dall eccitazione. Conclusioni. La variazione di emissione della fluorescenza del verde indocianina al variare della saturazione di ossigeno può offrirci i presupposti per la realizzazione di un ossimetro retinico non invasivo. Tale possibilità è offerta dall HRF, con il quale tale dispositivo sarà interfacciato. 22 Studio della funzione visiva nelle patologie maculari prima e dopo trattamento: 18 mesi di esperienza. Tollot L., Cappello E., Rinaldi G., Bortot E., Zemella M. U.O.A. di Oculistica, Ospedale Belluno Scopo del lavoro. Valutare la funzione visiva dei pazienti con patologie maculari subretiniche, intraretiniche e dell interfaccia vitreoretinica, mediante test psicofisici misurabili e confrontabili prima e dopo trattamento, allo scopo di quantificare il reale beneficio ottenuto Materiali e metodi. Negli ultimi 18 mesi abbiamo via via messo a punto un protocollo di studio che comprende una valutazione oftalmologica completa con fotografia del fondo a colori, in infrarosso, rosso privo e autofluorescenza, OCT e una serie di test funzionali quali l acuità visiva per lontano con protocollo E.T.D.R.S, l acuità visiva per vicino, la velocità di lettura e la dimensione critica di stampa mediante il Minnesota Reading Test (MNRead), la sensibilità al contrasto statica mediante tavole di Pelli-Robson, il test di Amsler, la PAC 10.2, sostituita successivamente dalla microperimetria. Abbiamo inoltre aggiunto un questionario, il VF-14, per misurare l influenza del nostro trattamento sulla qualità della vita del paziente. Discussione e conclusioni. Verranno illustrati e commentati i risultati di questa esperienza che ha lo scopo di documentare l effettivo risultato funzionale del trattamento al di là della sola acuità visiva, per avere un dato globale della funzione maculare e per testare l influenza di variabili terapeutiche. 29

17 Venerdì 30 gennaio MACULA 23 Degenerazione maculare legata all età e PDT. Nostra esperienza. Lodi R., Moretti M., Lorusso G., Giunchiglia G.*, Ambesi M., Forlini C. Unità Operativa di Oculistica, Presidio Ospedaliero di Ravenna *Istituto di Clinica Oculistica di Palermo Scopo del lavoro. Valutare il risultato funzionale di pazienti affetti da degenerazione maculare legata all età complicata da CNV dopo trattamento fotodinamico. Pazienti e metodologia. 58 pazienti affetti da CNV in degenerazione maculare legata all età sono stati trattati con terapia fotodinamica con Visudyne. I trattamenti soni avvenuti secondo i trial multicentrici classici TAP e VIP ad intervalli di tre mesi fino all ottenimento di una stabilizzazione o riduzione del leakage e/o del diametro della lesione, ovvero fino a complicanza emorragica od evidente rapida evoluzione della membrana stessa. Sono stati trattati anche pazienti in terapia anticoagulante. La degenerazione maculare comprendeva 24 forme classiche o prevalentemente classiche e 34 forme occulte o minimamente classiche. Risultati. Abbiamo riscontrato un miglioramento maggiore o uguale a 2 linee di Snellen nel 24% dei casi, una stabilizzazione nel 33% e un peggioramento maggiore o uguale a 2 linee di Snellen nel 43%. Riteniamo comunque i nostri risultati non soddisfacenti riguardo al numero di pazienti peggiorati, alcuni dei quali improvvisamente per le complicanze emorragiche (tra questi, tre erano in terapia antiaggregante), altri per la rapidissima estensione della membrana dopo un iniziale beneficio verificatosi in seguito ai primi due o tre laser trattamenti. Conclusioni. Ci appare quindi da sottolineare il dato che occorre sapersi fermare dopo eventuali iniziali anche modesti miglioramenti o stabilizzazioni del quadro clinico, ovvero eventualmente orientarsi verso la chirurgia della traslocazione a Epidemiologia del trattamento fotodinamico per neovascolarizzazione sottoretinica correlata all età e miopica nella Regione Puglia (marzo 2002-giugno 2003). Micelli Ferrari T., Cardascia N., Sborgia L., Lorusso V., Sborgia C. Dipartimento di Oftalmologia, Policlinico di Bari Introduzione. La rivoluzione sanitaria che si sta realizzando in questi anni con una visione federale della spesa e con i medici coinvolti nei processi di gestione economica ha determinato la necessità di applicazione di linee guida che permettano l optimum della assistenza con un corretto controllo dei costi. A tal fine nel marzo 2002 l AReS (agenzia regionale sanitaria) della regione Puglia ha deliberato le linee guida per l utilizzo della Verteporfina (visudyne) farmaco in fascia H ed ad alto costo. Il farmaco deve essere scaricato con File F (fondi a parte) e per ogni fiala si deve compilare una scheda informativa che associata alla FAG o alla ICG va inviata alla stessa Agenzia Regionale. Lo scopo nella prima fase è quello di conoscere i dati epidemiologici delle forme di degenerazione maculare soggette alla PDT, di poter programmare l incidenza della 30

18 terapia nella spesa farmaceutica, e di un corretto uso del farmaco che è a tutt oggi sottoposto a farmacovigilanza. Materiali e metodi. Studio epidemiologico retrospettivo sulla popolazione della Regione Puglia affetta da membrana neovascolare sottoretinica (correlata all età e alla miopia), sottoposti a trattamento nel territorio regionale. Lo studio ha estrapolato i dati provenienti dalle Unità di Oftalmologia: A.O. Policlinico Consorziale Bari, A.O. Ospedali Riuniti Foggia, Presidio Ospedaliero Vito Fazzi -Lecce, Presidio Ospedaliero Di Venere - Bari, Presidio Ospedaliero di Putignano (BA), Presidio Ospedaliero Casa Sollievo della sofferenza - Rotondo (FG), Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana (BR), Presidio Ospedaliero di Mesagne (BR); pervenuti presso l Agenzia Regionale Sanitaria (AReS) nel periodo compreso tra marzo 2002 e giugno I criteri di inclusione al trattamento fotodinamico con verteporfina sono costituiti da una capacità visiva > 1/10 (logmar 0.7) e da un riscontro fluorangiografico di membrana neovascolare sottoretinica (forma classica e/o occulta). Lo studio ha contemplato valutazioni farmaco-economiche. Risultati. Il trattamento fotodinamico è stato eseguito in 631 occhi (maschi 262 e femmine 369): 162 (27.5%) con Miopia e 469 (74.3%) con AMD. L età media rilevata fra i pazienti affetti da AMD è stata di ± anni e di ± anni nei pazienti miopici. La distribuzione per sesso ha rilevato nei pazienti affetti da AMD: 228 maschi, 241 femmine, e in quelli miopici: 54 maschi, 108 femmine. L acuità visiva all ingresso dello studio è stata di 0.84 ± 0.25 logmar nei pazienti affetti da AMD e di 0.84 ± 0.2 logmar nei pazienti miopici (unpaired t-test, p=0.08). L acuità visiva distribuita per sesso e patologia ha contemplato fra i miopi maschi un valore di 0.85 ± 0.18 logmar e per i maschi affetti da AMD 0.81 ± 0.27 logmar; fra i miopi femmina un valore di 0.83 ± 0.21 logmar e per le femmine affette da AMD 0.86 ± 0.21 logmar. Si è rilevata differenza statisticamente significativa fra sessi nella acuità visiva all ingresso dei pazienti affetti da AMD (unpaired t-test, p=0.03), tale risultato non si è riscontrato fra i miopi. La valutazione economica del trattamento in regime ambulatoriale per tali patologie ha previsto una spesa sanitaria regionale complessiva di ? (ticket individuale 75?), a fronte di una previsione di spesa in regime di ricovero di ?. Conclusioni. Il trattamento fotodinamico è stato eseguito soprattutto in pazienti femmine affetti da AMD. L acuità visiva all ingresso è stata sovrapponibile fra i due gruppi di patologia, anche se è stata rilevata un acuità visiva peggiore nei maschi affetti da AMD. L esecuzione del trattamento in regime ambulatoriale ha permesso un contenimento dei costi che non hanno influito sulla spesa sanitaria inoltre ci permette di programmare considerando il valore esponenziale della diffusione del trattamento la spesa per il 2004, inoltre è partita dalla Agenzia Regionale la richiesta sulla evoluzione dei pazienti trattati a distanza al fine di valutare l efficacia del trattamento. 25 Radicali liberi e AMD: studio pilota. Milani P., Pece A., Menchini U.,Virgili G., Fiore C., Fiore T., Giovannini A., Stagni E. Retina 3000, Milano 31

19 Premessa. Studi recenti hanno evidenziato l efficacia di una terapia medica appropriata nel rallentare l evoluzione della degenerazione maculare correlata all età. Il ruolo dei radicali liberi nella patogenesi di questo tipo di maculopatia appare certo, sebbene tuttora misterioso, e appare pertanto utile riuscire a valutare l indice antiossidante ematico con opportune misurazioni. Scopo del lavoro. Questo Studio cerca di individuare una correlazione tra il livello ematico di radicali liberi, degenerazione maculare correlata all età e terapia orale antiossidante a base di vitamina E, luteina, zinco e rame. Metodi e Pazienti. Per lo scopo del nostro lavoro è utilizzato il FRAS 3, un sistema analitico integrato costituito da un fotometro dedicato con centrifuga incorporata. Questo strumento consente di definire in unità di concentrazione (U CARR ) il livello di stress ossidativo ematico mediante l esecuzione del droms test da un campione di sangue capillare. Nello studio sono stati inclusi 20 pazienti affetti da degenerazione maculare correlata all età, sia di tipo secco, sia essudativa. Dieci sono i maschi, 10 le femmine per una età media di 69 anni. A tutti i pazienti è stato eseguito il droms test prima e dopo un mese di terapia orale con antiossidanti. Risultati. Per tutti i 20 pazienti si è ottenuta una riduzione del valore di U CARR pari almeno al 50% del valore iniziale pre terapia orale antiossidante. Conclusioni. La terapia orale antiossidante a base di vitamina E, luteina, zinco e rame appare efficace nel ridurre il valore ematico dei radicali liberi, e pertanto rappresenta una possibilità terapeutica meritevole di conferme e di studio per la cura della degenerazione maculare correlata all età. 26 La terapia fotodinamica per il trattamento della neovascolarizzazione coroideale in età pediatrica. Virgili G., Giansanti F., Bini A., Varano M.*, Tedeschi M.*, Giacomelli G., Menchini U. Clinica Oculistica, Universitàdi Firenze *Fondazione Bietti, Roma Introduzione. Solo pochi casi sono stati descritti in letteratura sull utilizzo della PDT nel trattamento della CNV insorta in età pediatrica. Riportiamo 5 casi di bambini in cui è stata utilizzata la PDT per il trattamento di alcune forme di CNV: idiopatica (n. 2) e secondaria ad una cicatrice maculare toxoplasmica (n. 3). In tutti i casi è stata utilizzata la dose standard di verteporfina (6mg/mq) e l area della superficie corporea e stata calcolata usando l algoritmo comunemente usato per gli adulti. Abbiamo valutato la migliore acuita visiva corretta, il leakage fluorangiografico dalla CNV e la insorgenza di eventi avversi. Materiali e metodi Caso 1. Una bambina di 10 anni di età è giunta alla nostra osservazione con un calo del visus in OS. All esame presentava un visus di 20/50-1 in OS per la presenza di una CNV sub foveale insorta ai margini di una cicatrice maculare da toxoplasma. Il bambino è stato trattato con PDT in OS. Durante il follow up ha ricevuto altri 2 ritrattamenti con PDT. Dopo 16 mesi di follow up in OS presentava un visus di 20/

20 Caso 2. Una ragazza di 15 anni è stata sottoposta a PDT dopo un calo del visus progressivo secondario ad una CNV idiopatica sub foveale, nonostante una precedente terapia con steroidi nei primi 3 mesi della malattia. Presentava in OD un visus di 20/200+2 prima di iniziare la PDT. Dopo 10 mesi di follow up dall unico trattamento PDT effettuato il visus era di 20/120 in OD e la lesione non presentava segni di leakage. Caso 3. Un ragazzo di 12 anni presentava un visus di 20/160-1 in OS per la presenza di una CNV sub foveale insorta ai margini di una cicatrice maculare da toxoplasma. Nonostante la terapia cortisonica e antitoxoplasmica di copertura la lesione venne trattata con PDT per la crescita nella CNV. Dopo 20 giorni dal trattamento si ottenne una completa riduzione del leakage e dopo 13 mesi di follow up il visus era di 20/ Venne effettuato un solo trattamento PDT. Caso 4. Un bambino di 7 anni con CNV subfoveale in OS ai margini di una cicatrice maculare da toxoplasma, ha ricevuto 3 trattamenti PDT. Il visus iniziale era di 20/200. Dopo 12 mesi di follow up il visus rimase a 20/200. Caso 5. Un giovane di 13 anni ha ricevuto 3 trattamenti PDT in OS per una CNV sub foveale insorta ai margini di un pregresso trattamento fotocoagulativo per CNV extrafoveale. In12 mesi di follow up ha ricevuto 3 PDT. Il visus prima della PDT era di 20/80 e rimase tale dopo il follow up. Conclusioni. Nei pazienti trattati non si sono verificati eventi avversi seri sistemici ne oculari. Il visus è rimasto stazionario nei mesi di follow up. Si è osservata la presenza in tutti i pazienti trattati di un area di iperfluorescenza intorno alla lesione legata ad una atrofia dell epitelio pigmentato. 27 La terapia fotodinamica della neovascolarizzazione coroideale idiopatica. Introini U., Scotti F., Donati S., Ramoni A., Brancato R. Dipartimento di Oftalmologia e Scienze della Visione Università Ospedale San Raffaele, Milano Scopo del lavoro. Valutare l efficacia della terapia fotodinamica con Visudyne nel trattamento della neovascolarizzazione coroideale maculare idiopatica. Pazienti e metodi. Sono stati sottoposti a terapia fotodinamica 7 occhi di 7 pazienti consecutivi di età inferiore a 55 anni. I pazienti erano stati precedentemente sottoposti a visita oftalmologia completa, esame biomicroscopico ed indagini angiografiche. I controlli sono stati effettuati ogni mese e mezzo nei primi sei mesi, quindi ogni tre mesi. Risultati. Sono stati trattati 7 occhi di 7 pazienti consecutivi; tra tutti i pazienti 5 erano femmine (71%) e 2 maschi (29%). L età media era 40,29 anni (25-54). Il follow-up medio è stato di 25,5 mesi (18-36); l acuità visiva media iniziale era 0,5, finale 0,5. È stata effettuata una media di 2 trattamenti (1-4). Alla fine del periodo di follow-up, 4 pazienti (57,1%) hanno presentato un miglioramento dell acuità visiva di due o più linee, 3 (42,8%) hanno mostrato un peggioramento superiore alle tre linee. Nessun paziente ha presentato complicanze riferibili al trattamento. Conclusioni. I risultati da noi ottenuti con la terapia fotodinamica nel trattamento della neovascolarizzazione coroideale maculare idiopatica appaiono incoraggianti. La relativa rarità di questa patologia e la conseguente ridotta dimensione del nostro campione rendono necessari ulteriori studi. 33

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