Teoria dei numeri e Crittografia: lezione del 14 novembre Esponenziazione modulare

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1 Teoria dei numeri e Crittografia: lezione del 14 novembre 2011 Esponenziazione modulare Torniamo alla complessità delle operazioni nell insieme delle classi di congruenza. Cerchiamo di costruire un algoritmo efficiente che, dati in input 3 numeri naturali m, h, b (con m>1) calcoli nell insieme delle classi di congruenza modulo m la potenza [b h ]. Possiamo supporre (sostituendo eventualmente b con la sua riduzione modulo m) che sia 0 b<m. Se identifichiamo le classi [0], [1],.,[m-1]con i loro rappresentanti canonici 0, 1,,m-1, lo scopo dell algoritmo è in pratica quello di calcolare la riduzione b h modm: oltre all efficienza dell algoritmo, sarebbe anche utile che i numeri coinvolti nei calcoli eseguiti dall algoritmo non fossero eccessivamente grandi rispetto ad m. Supponiamo per il momento che l esponente h sia <m (vedremo in seguito che tale ipotesi non è restrittiva). Siano x=l(m), t=l(h) le lunghezze binarie del modulo m e dell esponente h: da h<m si ha t x. Un algoritmo poco efficiente che risolva il problema sarebbe ovviamente quello di calcolare la potenza b h (eseguendo h-1 prodotti della forma b i b con i=1,.,h-1) e poi calcolare la riduzione b h modm (eseguendo una divisione per m): il numero di prodotti da calcolare sarebbe però di ordine lineare O(m) rispetto ad m e dunque di ordine esponenziale O(2 x ) rispetto ad x. Esporremo invece un algoritmo molto efficiente che risolve tale problema, detto esponenziazione modulare. Poiché t rappresenta il numero di cifre binarie di h, si ha una rappresentazione della forma: h=a t-1 2 t-1 + a t-2 2 t-2 +.+a 1 2+a 0 (con a i =0,1, a t-1 =1) L algoritmo dell esponenziazione modulare esegue i seguenti passi: 1) Si costruisce una successione y 0,y 1,...,y t di numeri interi 0 ponendo: 2 a t i y 0 =1; per ogni i>0 y i = ( y - b ) modm 2) Si esce con output y t = b h modm. Dimostriamo che in effetti si ha y t = b h modm. Dimostriamo prima per induzione che per ogni i con 1 i t, si ha: 2 y i a t 1 ( a 2 + a a 2+ a ) i-2 t-1 t-2 t-i+ 1 t-i b a t 1 (mod m) (*) - - Si ha y 1 = ( y0 b ) modm quindi y 1 b (mod m), e la (*) è vera per i=1. Supponiamo (*) vera per i e dimostriamola per i+1: si hanno le seguenti congruenze modulo : 2 a t i 1 [ 2( a 2 + a a 2+ a ) + a ] t-1 t-2 t-i 1 t-i t- i - y i+1 ( yi b - + ) b quindi la (*) è vera per i+1. In particolare, per i=t, si ottiene la congruenza: t-2 ( a 2 + a a 2+ a ) = b ( a 2 + a a 2+ a ) i t-1 t-2 t-i t- t-1 t-1 t y t b = b k (mod m) Poiché si ha 0 y i <m per ogni i (perché ogni elemento della successione y i è una riduzione modulo m) la precedente congruenza implica che y t = x k modm. Calcoliamo ora la complessità dell algoritmo dell esponenziazione modulare. Come già notato si ha 0 y i <m per ogni i, quindi L(y i ) x per ogni i. Inoltre essendo b<m, anche L(b) x. Inoltre ogni elemento della successione y i (con i>0) si può calcolare (a partire dal precedente) nel modo seguente: si calcola il prodotto y 2 = y y di 2 fattori di lunghezza x (con un algoritmo di complessità di ordine O(x 2 )) ottenendo un risultato di lunghezza L(y )+ L(y ) 2x; si moltiplica a t i tale risultato per b - (che è un fattore che coincide con b o con 1 poiché l esponente at-1 è =0,1)

2 con un algoritmo di complessità di ordine O((2x) 2 )=O(x 2 ) (perché L(b) x) ottenendo un risultato di lunghezza 2x+x = 3x) ; infine si calcola la riduzione modulo m di tale risultato, con un algoritmo di complessità di ordine O((3x) 2 )=O(x 2 ). Dunque il calcolo di ogni elemento della successione y i (con i>0) si può effettuare con un algoritmo di complessità di ordine O(x 2 ). Osserviamo anche che il numero degli elementi della successione da costruire è t x (quindi di ordine O(x)) dunque complessivamente l algoritmo dell esponenziazione modulare ha complessità polinomiale di ordine O(x 3 ). Notiamo che nell algoritmo anche la grandezza dei numeri coinvolti nei calcoli è limitata (rispetto al modulo m): ad ogni passo, nella costruzione di y i, sono coinvolti sempre numeri non superiori ad m 3. Esempio. Siano m=341, b=2, e calcoliamo [2 340 ] in Z 341. Si tratta quindi di calcolare con l esponenziazione modulare la riduzione mod341. La rappresentazione binaria dell esponente 340 è: 340 = = ( ) 2 Seguendo i passi dell algoritmo, costruiamo la successione y 0,y 1,y 2,y 3,y 4,y 5,y 6,y 7,y 8,y 9 con y 0 =1 e per 2 a 9 i i>0 : y i = ( y 2 - ) mod341, dove a t-i è la cifra binaria coefficiente di 2 t-i nella rappresentazione di 340. Si ha, facendo i calcoli: y 1 = 2 ; y 2 = 4 ; y 3 = 32 ; y 4 =1 ; y 5 = 2 ; y 6 = 4 ; y 7 = 32 ; y 8 =1 ; y 9 = 1 = mod341. Possiamo allora concludere che [2 340 ]=[1] in Z 341. Osservazione: l ipotesi che l esponente h nella esponenziazione modulare sia < m non è restrittiva. Infatti possiamo dimostrare che: per ogni esponente naturale k si ha [b k ]= [b h ] per un opportuno h con h<m (*) Infatti essendo Z m =m fra gli elementi [b 0 ],., [b m-1 ], [b m ] ne esisteranno almeno 2 coincidenti, dunque esisteranno interi non negativi r,s m con r>s tali che [b s ]= [b r ]. Dimostriamo la (*): se k s allora è banale (in quanto k s<r m dunque basta porre h=k). Sia dunque k>s: dividiamo (k-s) per (r-s) ottenendo quoziente q e resto t con 0 t<r-s (k-s) = (r-s)q+h Notiamo che per ogni intero i 0 si ha [b s+(r-s)i ]= [b s ] (utilizzando la I a forma dell induzione, la tesi è vera banalmente per i=0; se è vera per i allora [b s+(r-s)(i+1) ]= [b s+(r-s)i ][b r-s ]= [b s ][b r-s ]= [b r ]= [b s ] quindi è vera anche per i+1). Dunque nel nostro caso [b k ]=[b s+(r-s)q ][b t ]=[b s+t ] con h=s+t<s+(r-s)=r m, e si ha la tesi. Alcune proprietà elementari dei gruppi. Teorema. Sia G un gruppo (in notazione moltiplicativa). 1) Se a,b,c G, da ac=bc segue a=b (legge di cancellazione a destra); da ca=cb segue a=b (legge di cancellazione a sinistra). 2) (Lagrange) Se G è commutativo e finito di cardinalità n, per ogni a G il prodotto di n fattori uguali ad a è l elemento neutro di G: aa.a = 1 G (n fattori).

3 1) Se ac=bc, moltiplicando a destra per l inverso di c si ha (ac)c -1 =(bc)c -1, da cui (per la proprietà associativa) a(cc -1 )=b(cc -1 ), a1 G =b1 G, a=b. Analogo ragionamento per l altra legge. 2) Siano a 1,a 2,,a n gli elementi distinti di G. Per la legge di cancellazione, gli elementi: aa 1,aa 2,,aa n sono distinti, quindi sono n elementi di G, e dunque esauriscono G: { aa 1,aa 2,,aa n } = G = {a 1,a 2,,a n } Per la proprietà commutativa si ha: n 1 G i= 1 a i = n n n a = ( aa ) = aa... a a i i i i= 1 i= 1 i= 1 e per la legge di cancellazione si ha la tesi. Nota: Si può dimostrare, con altre tecniche, che la 2) del Teorema vale anche nel caso di un gruppo (finito) non commutativo. Sia G un gruppo (in notazione moltiplicativa). Per ogni a G e per ogni numero naturale k, definiamo la potenza di base a ed esponente k uguale al seguente elemento di G: a k =aa a (k fattori). La 2) dell ultimo Teorema dimostrato nella lezione precedente si può dunque riformulare nel modo seguente: se G è gruppo commutativo e finito di cardinalità n, per ogni a G si ha a n = 1 G. (ripetiamo che la tesi è ugualmente valida nel caso di un gruppo non commutativo). Dato un elemento a del gruppo G, possiamo estendere il concetto di potenza di base a anche al caso di esponente 0, definendo per convenzione a 0 =1 G. E facile verificare che per le potenze di base a valgono le usuali proprietà delle potenze numeriche: se h, k sono interi 0 si ha a h+k =a h a k, a hk =(a h ) k. Nota: Se la notazione è additiva, invece di potenza parleremo di multiplo di a con coefficiente naturale k, definito come ka=a+a+ +a (k addendi), ponendo poi per convenzione 0a=0 A (neutro del gruppo additivo G): le proprietà dimostrate sopra si possono facilmente riformulare nel linguaggio additivo. Se G è gruppo commutativo finito di cardinalità n, per quanto già dimostrato, esiste qualche numero naturale k tale che a k =1 G (per esempio k=n), dunque esiste il minimo numero naturale k tale che a k =1 G (detto ordine o periodo dell elemento a, e indicato con ord G (a), o semplicemente con ord(a)). Se consideriamo una qualunque potenza di base a ad esponente naturale h, dividendo h per k= ord(a) con quoziente q e resto r (con 0 r<k) si ha a h =a kq+r =(a k ) q a r =(1 G ) q a r =a r, quindi ogni potenza di base a coincide con una delle potenze a 0,a 1,,a k-1. Inoltre tali potenze sono distinte: se per assurdo fosse a s =a t con 0 t<s<k, si avrebbe (cancellando t fattori con la legge di cancellazione) a s-t =1 G, con 0<s-t<k, contraddizione perché k=ord(a). Inoltre una potenza a h coincide con l elemento neutro 1 G se e solo se k h: infatti, ragionando come sopra con la divisione di h per k, si ha a h = a r, dunque se a h =1 G si ha r=0 (perché non può essere 0<r<k=ord(a)) e viceversa se r=0 allora a h =a 0 =1 G. In particolare, poiché si è dimostrato che a n =1 G (dove n è la cardinalità di G), il periodo k=ord(a) di un qualunque elemento di G è sempre divisore della cardinalità n del gruppo. Si ha poi che due potenze a s, a t (con esponenti s,t 0) coincidono se e solo se s t (mod k=ord(a)): infatti, se per esempio s t, l eguaglianza a s =a t è equivalente all eguaglianza a s-t =1 G, e come già visto ciò avviene se e solo se k (s-t).

4 Riassumendo: Se G è un gruppo commutativo finito di cardinalità n, per ogni a G si può definire il periodo dell elemento a come il minimo numero naturale k=ord(a) tale che a k =1 G : tale numero è divisore di n. Le potenze di base a ed esponente 0 sono tutte e sole quelle con esponente 0,1,,k-1 e sono distinte (quindi sono in numero di k); si ha inoltre a h =1 G ord(a)= k h, e anche a s =a t s t (mod k). Teorema di Eulero-Fermat. Siano a,n due naturali coprimi (con n>1). Allora a ϕ(n) 1 (mod n). Il gruppo commutativo finito G= Z n * ha cardinalità ϕ(n), ed essendo a,n coprimi, si ha [a] G. Per un risultato dimostrato in precedenza, ogni elemento di un gruppo finito commutativo elevato alla cardinalità del gruppo dà come risultato l elemento neutro: nel nostro caso si ha [1]=[a] ϕ(n) =[a][a].[a]=[aa.a]=[a ϕ(n) ] da cui la tesi. Corollario (Piccolo Teorema di Fermat). Se n è un numero primo, per ogni naturale a non multiplo di n si ha a n-1 1 (mod n). Essendo a non multiplo del primo n, i numeri a,n sono coprimi (perché le uniche possibilità per il mcd(a,n) sono 1, n). Poiché ϕ(n)=n-1 (perché n è primo) la tesi segue dal Teorema di Eulero- Fermat. Test di primalità. Ricordiamo che un test di primalità deterministico è un algoritmo tale che, dato in input un numero naturale n>1, produce un output n è primo oppure n è composto (definendo composto un naturale >1 non primo), e tale che l output sia n è primo se e solo se l input n è un numero primo. Oltre il test ingenuo di primalità (che verifica, per d=2,.,n-1, se esiste un d divisore non banale di n) un altro test di primalità deterministico segue dal seguente risultato: Teorema di Wilson. Sia n> 1 un numero naturale. Allora: n è primo (n-1)! -1 (mod n). ( ): Consideriamo il gruppo moltiplicativo Z n *. Se n è primo, n è coprimo con tutti i numeri 1,2,,n-1 (perché non sono multipli di n, essendo <n), dunque Z n * = {[1], [2],.., [n-1]}. Calcoliamo il prodotto di tutti gli elementi di tale gruppo: [1][2]..[n-1] = [1 2.. (n-1)] = [(n-1)!]. In tale prodotto, sfruttando la proprietà commutativa, possiamo accoppiare ogni elemento [i] con il suo inverso [i] -1 (nel caso in cui [i] [i] -1 ) ottenendo per ogni tale coppia il prodotto =[1]: al termine di tale semplificazione il prodotto precedente si riduce a quello dei soli fattori [i] tali che [i]=[i] -1, cioè tali che [i] 2 =[i 2 ]=[1]. Ma per un tale i si ha n (i 2-1), n (i+1)(), quindi (essendo n primo) n (i+1) oppure n (), ossia i 1 (mod n) oppure i -1 (mod n). Si conclude che: [(n-1)!]=[1][-1]=[-1], da cui la tesi.

5 ( ): Sia (n-1)!+1=kn, con k intero. Se per assurdo esistesse un divisore non banale d di n, con 1<d<n, tale d sarebbe divisore di 1=kn-(n-1)! (perché d è uno dei fattori del prodotto (n-1)!) contraddizione perché d>1. Nota: la condizione (n-1)! -1 (mod n) del Teorema di Wilson equivale ovviamente alla condizione (n-1)!modn=(n-1) (in quanto -1 (n-1) (mod n)). Il Teorema di Wilson permette di costruire il seguente test di primalità deterministico: 1) in input il naturale n>1 2) si costruisce la la successione y 1,y 2,, y n-1 ponendo y 1 =1, e per i>1 y i =(i y )modn: notare che per ogni i>1 si ha y i i! (mod n), come si dimostra facilmente per induzione (I a forma), e dunque per i=n-1 si ha y n-1 (n-1)! (mod n), ossia y n-1 =(n-1)!modn (in quanto 0 y i n-1) 3) se y n-1 =(n-1) si esce con output n è primo ; altrimenti si esce con output n è composto. Esaminando la complessità di tale algoritmo, si verifica che, nonostante la costruzione di ogni termine y i si possa effettuare con algoritmi efficienti di complessità polinomiale, il numero dei termini y i da calcolare è di ordine O(n) lineare rispetto all input n, quindi di ordine esponenziale O(2 x ) rispetto ad x=l(n). Quindi tale algoritmo di primalità non è affatto efficiente. Ricordiamo che un test di primalità probabilistico è un algoritmo tale che, dato in input un numero naturale n>1, dopo una serie di calcoli che coinvolgono anche alcuni elementi casuali, produce un output n è primo oppure n è composto, con la condizione che se l input n è un numero primo allora l output è sempre n è primo (si dice anche che tutti i numeri primi superano il test ), ma se n è composto, l output può essere sia n è primo sia n è composto, e la probabilità che l output sia n è primo (pur essendo l input n composto) è maggiorata da una costante C<1, indipendente dall input n e dagli elementi casuali. Se un input n>1 supera un test di primalità probabilistico un numero k di volte (con gli elementi casuali scelti ogni volta in modo indipendente), la probabilità che il numero n sia composto si può dunque rendere piccola a piacere (essa è maggiorata da C k, che è un numero piccolo a piacere se il numero di test k è abbastanza grande), quindi si può accettare che n sia effettivamente primo, con una bassa percentuale di errore. Esamineremo alcuni test di primalità probabilistici, di complessità polinomiale, quindi efficienti. Il primo è il cosiddetto test di Fermat (basato sul Piccolo Teorema di Fermat): in realtà esso non è un test probabilistico a tutti gli effetti, perché vedremo che la probabilità che un numero composto superi (erroneamente) il test è maggiorata dalla costante C=1/2 (indipendente dall input e dagli elementi casuali), ma ciò non avviene per tutti gli input composti. Dunque tale test si può definire test probabilistico ma con delle eccezioni. I passi dell algoritmo sono: 1) in input il numero naturale n>1 2) si sceglie casualmente un intero a con 1 a n-1 (detto base) 3) si calcola d=mcd(a,n); se d>1 si esce con output n è composto 4) se d=1 si calcola la riduzione y=a n-1 modn : se y 1 si esce con output n è composto ; altrimenti si esce con output n è primo

6 Osserviamo prima di tutto che ogni input n primo supera il test: se 1 a n-1, certamente a non è multiplo di n e quindi nel passo 3) si ha d=1; per il Piccolo Teorema di Fermat si ha allora (nel passo 4)), y=1 e quindi si esce con output n è primo. Dunque se un input n non supera il test di Fermat possiamo affermare con certezza che n non è un numero primo.

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