Rivivere e comunicare il passato

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1 Logotipo di PArSJAd Michela Scibilia dicembre Rivivere e comunicare il passato Il contributo della rievocazione dell evo antico al marketing museale e territoriale

2 Logotipo di PArSJAd Michela Scibilia dicembre Pubblicazione realizzata dall Istituto Beni Culturali nell ambito dell iniziativa comunitaria Soprintendenza per i beni librari e documentari Rivivere e comunicare il passato. Il contributo della rievocazione dell evo antico al marketing museale e territoriale A cura di Fiamma Lenzi e Simona Parisini 2014 PArSJAd Parco Archeologico dell Alto Adriatico / Arheološki parki severnega Jadrana Progetto strategico finanziato nell ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia , dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali. Ministero dell Economia e delle Finanze Sofinanciran v okviru Programa čezmejnega sodelovanja Slovenija-Italija iz sredstev Evropskega sklada za regionalni razvoj in nacionalnih sredstev. REPUBLIKA SLOVENIJA MINISTRSTVO ZA GOSPODARSKI RAZVOJ IN TEHNOLOGIJO Progetto grafico Monica Chili Stampato nel mese di Febbraio 2014 dal Centro Stampa Regione Emilia-Romagna (Bologna) In copertina Foto di Camillo Balossini, Chiara Caliò IBC Via Galliera, Bologna Tel Fax Partners Regione del Veneto - Unità complessa Progetti Strategici e Politiche Comunitarie, Lead partner IBC - Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna Comune di Bagnara di Romagna (RA) Comune di Russi (RA) Comune di Voghiera (FE) Regione Friuli Venezia Giulia - Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali Narodni Muzej Slovenije - Ljubljana (Museo Nazionale Sloveno) Univerza na Primorskem, Znanstveno-raziskovalno središče (Università del Litorale, Centro di Ricerche Scientifiche) Zavod za varstvo kulturne dediščine Slovenije - Ljubljana (Istituto per la tutela del patrimonio culturale della Slovenia) ISBN I contenuti di questa pubblicazione sono responsabilità degli autori e non riflettono in alcun modo le opinioni delle autorità del Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia.

3 Logotipo di PArSJAd Rivivere e comunicare il passato Michela Scibilia dicembre Il contributo della rievocazione dell evo antico al marketing museale e territoriale

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5 Indice Presentazione 3 Fiamma Lenzi Re-enactment, living history: rapporti con l archeologia sperimentale e i Musei Archeologici all Aperto 7 Lara Comis Roman reenacting: esperienze italiane nella rievocazione della Romanità 17 Erika Berto Antiqva Italia. Progetto per un organismo di coordinamento degli enti e delle associazioni che operano nel campo della rievocazione storica dell antichità 20 Corrado Re Il Museo Archeologico di Bologna rievoca: l esempio di Archeopolis Paola Giovetti, Federica Guidi Gli Etruschi rivivono a Marzabotto : esperienze didattiche e festival storico di KAINUA 41 Paola Desantis, Rita Filippini, Corrado Re L alba degli Etruschi. Un esperienza di museum theatre a Castelfranco Emilia 65 Diana Neri, Luca Cesari, Corrado Re Terra di Storia : dalla rievocazione storica alla didattica 71 Silvia Cipriano Quando il presente incontra il passato attraverso la rievocazione: il Festival del Mondo Antico a Rimini 81 Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti Diciasette anni di ricostruzioni romane a Villadose (RO) tra archeologia sperimentale e divulgazione 93 Enrico Maragno 1

6 VIsiTA al MUSEO. Esperienza di rievocazione all interno delle sale del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina 105 Monica Miari, Maria Teresa Pellicioni, Monica Ballantini Prove di rievocazione in un villaggio dell età del Bronzo 118 Ilaria Pulini, Cristiana Zanasi Rievocare per scoprire: archeologia sperimentale e didattica sensoriale 127 Annachiara Penzo È di scena la storia: ricostruzione storica dell antichità, rievocazione e patrimonio culturale 139 Corrado Re, Lara Comis Fuochi preistorici, a Travo tornano gli antichi 153 Gian Battista Fiorani, Claudia Minuta, Maria Maffi, Andrea Moretti La Fondazione Aquileia per la diffusione della conoscenza 167 Gianluca Baronchelli Opitergivm Rievocazione storica - Oderzo rievoca le proprie radici 170 Angelica Giabardo La villa marittima di San Simone/Simonov zaliv (Slovenia) 175 Ivana Pintarič, Tina Kompare Brixellum Romanorum. Attività del Gruppo Archeologico Brescellese Marco Salvio Othone 183 Marino Agosti, Laura Zilocchi L associazione culturale Legio XIII Gemina 186 Denis Pasini, Marco Baiocchi L Associazione Culturale Terra Taurina e il gruppo di rievocazione storica Touta Taurini 190 Riccardo Graziano 2

7 Presentazione Fiamma Lenzi IBC - Servizio Musei e Beni Culturali La pubblicazione che presentiamo costituisce il punto di arrivo di un percorso di ricerca-azione intrapreso dall Istituto Beni Culturali a partire dal 2011 scegliendo come focus la rievocazione storica dell evo antico intesa quale strumento attivo di comunicazione del patrimonio museale e di promozione dell eredità culturale del territorio. In qualsiasi modo li si vogliano definire, accentuandone maggiormente l aspetto ludico-spettacolare oppure lo spiccato carattere didattico-educativo, historical reenactement, living history, archeologia ricostruttiva stanno infatti entrando stabilmente a far parte delle strategie comunicazionali utilizzate nel marketing museale e territoriale per accrescere l attrattività delle istituzioni che conservano patrimonio, valorizzare risorse e vocazioni possedute dalle comunità locali, impostare e qualificare i servizi che fanno leva su tali peculiarità. Sempre più spesso, attività educative e laboratoriali organizzate dai musei, siti open air, parchi tematici, iniziative espositive, manifestazioni del tempo libero, messa in valore di luoghi d interesse storico-turistico si associano a eventi di rievocazione che resuscitano modi e stili di vita dell antichità, episodi salienti di una storia remota o solo dell altro ieri, filologiche o meno fedeli ricostruzioni di vestimenta e attrezzature in uso nelle varie epoche storiche, offrendosi come un corollario conoscitivo assai apprezzato dal pubblico e particolarmente idoneo a stimolarne curiosità e desiderio di apprendimento. Valorizzazione del passato, recupero della memoria storica, miglioramento dei servizi che i musei, le strutture educative o le diverse forme di turismo didattico e culturale devono essere in grado di offrire nel campo della fruizione del patrimonio e delle sue interconnessioni storiche e territoriali non possono oggi più prescindere da un attenta considerazione delle attese del pubblico, per far sì che ne conseguano risposte adeguate. Risposte che richiedono di essere sorrette da un solido impalcato di conoscenze tecnico-scientifiche, senza peraltro escludere l accoglimento di quegli aspetti spettacolari e d intrattenimento educativo che rappresentano una delle forme più moderne di comunicazione e trasmissione di contenuti culturali. Dunque, storia vivente, archeo-rievocazione e, più in generale, qualsiasi attività che faccia capo a questo filone sono ormai ritenute moltiplicatori d interesse e mediatori fra i più efficaci quando si vogliano proporre una rivisitazione temporale immersiva o la rinascita di antiche quotidianità o, ancora, la riappropriazione delle tradizioni storico-culturali ascrivibili a un periodo, oppure a un area geografica determinati. Esse agiscono inoltre da fortissimo stimolo per le comunità locali a riscoprire il proprio retaggio culturale e a trasfonderlo nel presente, a capire e far capire che il passato è meritevole di essere salvaguardato non solo in quanto tale, ma perché rappresenta un importante elemento di riconoscimento e di autorappresentazione, 3

8 ma soprattutto una formidabile leva di rivalutazione territoriale, un grande potenziale sociale e produttivo, moltiplicatore di benefici e ricadute economiche diretti e indiretti. Da qui ha preso le mosse l Istituto Beni Culturali che, nell ambito del proprio impegno volto alla salvaguardia dell eredità culturale regionale e alla ricollocazione delle testimonianze in una più dinamica visione del passato, grazie alla quale sia più agevole a chiunque ricostruire identità culturali complesse e ristabilirne le connessioni spazio-temporali, ha ritenuto strategica l inclusione di questi temi nel progetto di cooperazione regionale transfrontaliera PArSJAd - Parco Archeologico dell Alto Adriatico. Ciò non sarebbe stato possibile se l IBC non avesse trovato spunti di riflessione e stimoli operativi, possibilità di dialogo con il mondo della Rievocazione e occasione di avvicinarne i protagonisti e le esperienze, negli incontri di Antiqva Italia. Organizzati (2010 e 2011) dall associazione ArcheoStorica e dal progetto De Bello Italico, con la partecipazione appunto dell Istituto Beni Culturali e del Comune di S. Lazzaro di Savena, sono stati dedicati all analisi dello stato dell arte della rievocazione e ai suoi rapporti con la divulgazione e la didattica e con l archeologia sperimentale e la ricerca. Il fil rouge fra quegli appuntamenti e quanto abbiamo realizzato in seguito motiva la pubblicazione nel volume odierno di una parte degli interventi allora presentati alla discussione. Tornando al progetto PArSJAd, l iniziativa comunitaria è nata dalla volontà condivisa di promuovere, sostenere, rendere più accessibile, in un ottica globale e attraverso azioni comuni, il patrimonio archeologico nell area costiera e nell entroterra adriatico fra l Emilia-Romagna e l Istria slovena: un arco territoriale storicamente caratterizzato da un intensa comunicazione commerciale e culturale, e da sempre snodo cruciale per le relazioni economiche e sociali tra Occidente e Oriente. Tale ruolo ha determinato il sedimentarsi di un substrato storico che ha segnato fisicamente e culturalmente la fascia alto adriatica, rendendosi perfettamente riconoscibile in un importante serie di insediamenti distribuiti lungo tutta questa vasta zona, ma che non è mai stato oggetto di un analisi congiunta, tale da inserire le evidenze storiche e archeologiche in un tessuto unitario e consentire una conoscenza più approfondita del territorio e un suo godimento più mirato e razionale. Nell attuazione del progetto si è prevista l elaborazione di metodologie, sussidi e materiali basati tanto su forme consolidate di comunicazione, quanto su innovativi, non tradizionali, modi di presentare e reinterpretare il passato, come appunto la rievocazione storica e l archeologia ricostruttiva, nella certezza che il loro apporto avrebbe potuto dare un efficace contributo al miglioramento complessivo dell offerta culturale in ambito storico e archeologico, alla formazione degli operatori, alla qualificazione di quelli già attivi e all individuazione di professionalità alternative. Il percorso messo a punto dall Istituto si è perciò incentrato su una serie di interventi formativi che - per la prima volta in Italia - hanno messo sotto la lente d ingrandimento e trattato da diverse angolature (semantiche, organizzative, gestionali) la relazione intercorrente fra reenactement, archeologia ricostruttiva e valorizzazione del patrimonio, cercando di stimolare una riflessione complessiva intorno alle attività che fanno capo a questo dominio d azione culturale. La prima proposta, realizzata in collaborazione con le associazioni La Parma, ArcheoStorica e De Bello Italico, si è concretata in una serie di incontri formativi 4

9 (tre seminari, due laboratori, un project work) concepiti come un azione di networking. Miravano a sviluppare negli operatori del settore esperienze e sensibilità comuni in vista della costituzione di un sistema strutturato di collegamenti atti favorire il dialogo, la comunicazione, lo scambio di know-how, l incentivazione di sinergie fra quanti si occupano o sono interessati a occuparsi del tema della rivisitazione storica come mezzo di sviluppo territoriale e di promozione socio-economica. Fra i risultati attesi e veicolabili attraverso questa rete di relazioni, c erano l accrescimento della visibilità dei musei e parchi presenti nell area di progetto, l emersione di vocazioni turistico-culturali dei contesti territoriali di riferimento, la riqualificazione degli eventi esistenti, la valorizzazione di potenzialità ancora non pienamente espresse, l individuazione di nuovi e più diversificati scenari crono-culturali per l azione rievocativa, sino ad oggi eccessivamente concentrata soprattutto su vari aspetti della Romanità e sulla spettacolarizzazione ricostruttiva di momenti/episodi di vita militare. Per una descrizione delle modalità di svolgimento e delle metodologie applicate, unitamente a un bilancio degli esiti conseguiti, si rinvia ad altra parte di questo stesso volume. Qui si vuole solo rimarcarne l adozione di un criterio di partecipazione allargata e l orientamento a favorire l incontro ravvicinato fra esponenti del mondo della Rievocazione, operatori culturali in genere e rappresentanti delle istituzioni pubbliche nei settori della cultura, del turismo, della scuola, dei musei, come presupposto essenziale per favorire la capitalizzazione vicendevole di competenze e punti di vista. La consapevolezza che questi temi sono divenuti di stringente attualità e pertanto si rendevano ormai improcrastinabili occasioni di confronto pubblico e di bilancio in vista di un definitivo consolidamento scientifico e metodologico e del raggiungimento di una maturità operativa e organizzativa, ha indotto l Istituto a promuovere un successivo incontro, con la formula del workshop formativo, di cui il presente volume raccoglie i contributi. È chiaro infatti che, pur con ancora notevoli problemi di natura metodologica e disciplinare, queste attività sono, o saranno nel prossimo futuro, sempre più largamente impiegate non solo per arricchire e diversificare l offerta culturale, ma anche per sostenere con strumenti alla portata di tutte le categorie di utenti i difficili processi di analisi e re-interpretazione del passato, assecondando quello spontaneo interesse che il grande pubblico nutre nei riguardi dell antichità e dell eredità culturale, pur tuttavia attentamente filtrati attraverso una trasmissione di contenuti corretta e scientificamente validata. Coordinato da ArcheoStorica, e aperto a tutti gli operatori potenzialmente interessati dai responsabili museali agli educatori, dagli addetti del comparto del turismo culturale alle associazioni e gruppi di rievocazione storica, dagli operatori della comunicazione agli studenti e specializzandi in archeologia il workshop ha puntato sull illustrazione di una serie di case-history, relative all applicazione di questo modello ricostruttivo del passato, come apertura di un canale informativo per agevolare un analisi comparata sulle metodologie, le procedure e i criteri di tali iniziative, lo studio tipologico dei target cui si rivolgono e la replicabilità delle esperienze in altri contesti, la diffusione verso una platea vasta di utenti/fruitori/operatori di best practices nell ambito delle diverse forme collaborative. La presentazione di alcune fra le attività rievocative più consolidate, nelle quali l integrazione e l interazione fra operatori culturali e rievocatori ha raggiunto un li- 5

10 vello organizzativo-contenutistico molto alto e scientificamente sorvegliato, rappresenta per tutti noi non solo un opportunità di trasferimento esperienziale e di stimolo a costruire una cultura della qualità in un settore emergente della comunicazione culturale, ma anche questo è il nostro auspicio uno dei modi utili a portare a sistema un grande patrimonio di conoscenze, cominciando a impostare modelli operativi e metodi di lavoro condivisi, imparando a radiografare i pubblici, cogliendone le esigenze e corrispondendo alle loro aspettative, rafforzando ulteriormente e dando stabilità e continuità alla cooperazione fra i musei, i parchi culturali, il territorio, le amministrazioni che lo governano e il mondo della Rievocazione. 6

11 Re-enactment, living history: rapporti con l archeologia sperimentale e i Musei Archeologici all Aperto* Lara Comis MA Experimental Archaeology; Exarc member Il re-enactment e la living history sono attività piuttosto ben avviate nel panorama europeo. Ne beneficiano soprattutto i siti archeologici, i musei archeologici ma in particolar modo i musei archeologici all aperto. I rapporti tra queste forme di divulgazione e l archeologia sperimentale sono stati oggetto di dibattito in ambito accademico sin dalla presa di posizione di Reynolds (1999). Anche nell archeologia sperimentale si è spesso verificata una pesante sovrapposizione di finalità nell utilizzo del termine, che si è tentato negli ultimi anni di chiarire per una delimitazione della disciplina nell ambito della ricerca e soprattutto in relazione alla divulgazione del patrimonio (Comis 2010). È doveroso pertanto chiarire l assioma principale di questo articolo che identifica la rievocazione storica come risorsa per la divulgazione del patrimonio archeologico, e per questo ad esso indissolubilmente connessa. Di questa connessione con il patrimonio verranno poste in luce le prospettive nell ambito della ricerca. Si tratterà pertanto dell archeologia sperimentale dal punto di vista delle definizioni e delle applicazioni del termine, si affronterà la tematica dei Musei Archeologici all Aperto come serbatoi privilegiati di divulgazione e ricerca attiva e si passerà infine a definire l utilizzo della rievocazione in senso lato all interno dei contesti tracciati. * Questo testo rispecchia in gran parte, con i necessari aggiornamenti, l intervento presentato in occasione del primo incontro di Antiqva Italia (S. Lazzaro di Savena, 2010). Archeologia Sperimentale L etichetta archeologia sperimentale si trova applicata a una numerosa serie di attività. Durante le indagini svolte sulla metodologia utilizzata nel nord Italia nell ambito dell Archeologia Sperimentale (Comis 2003), sono state individuate le principali tipologie che ricadevano nell uso pratico del termine. Tra esse si annoveravano: Repliche di reperti archeologici. Re-enactment o Living history Attività esperienziali o dimostrazioni pratiche di tecnologie antiche Simulazione di procedure produttive Attività didattiche Eventi spettacolari Come mai una tale eterogeneità di attività ricade sotto un termine così apparentemente specifico? Nel caso delle repliche di manufatti, il frutto della ricerca archeologica viene utilizzato in pratica per rendere più tangibile e fruibile un determinato reperto. Nel re-enactment o nella living history, le repliche (che comprendono anche l abbigliamento) vengono utilizzate in pratica e dal vero in attività che possono anche avere ricadute divulgative. Nelle attività esperienziali o nelle dimostrazioni pratiche, un processo produttivo di cui si sono accertate le modalità nell ambito della ricerca archeologica viene utilizzato per coinvolgere ed educare attivamente il pubblico. Anche in alcune attività didattiche si ripercorrono gesti recuperati dal passato, ed infine, 7

12 negli eventi spettacolari, anche se il pubblico non viene attivamente coinvolto, la fruizione è su aspetti che comunque riguardano il passato. Per determinare le ragioni di una tale sovrapposizione di significati, appare utile diversificare inizialmente gli ambiti dell applicazione del termine archeologia sperimentale. Se si osservano da questa prospettiva le tipologie sopra descritte, appare chiaro che il termine viene indistintamente utilizzato in tre ambiti: quello della didattica e della divulgazione, quello del turismo e quello della ricerca. Nonostante questa distinzione di ambiti applicativi, è palese che tutte le attività di cui sopra traggono le proprie fonti dai frutti della ricerca in ambito archeologico. Come si situa quindi l archeologia sperimentale nell ambito primario, cioè quello della ricerca? Come si accennava sopra, il dibattito accademico su questo tema vanta anni di esistenza, e una lunga serie di contributi scientifici sono stati prodotti per la determinazione dell ambito di applicazione della disciplina. Non è questa la sede per affrontare una problematica così articolata e si rimanda il lettore interessato alla bibliografia di riferimento (si veda per esempio Outram 2008 e relativa bibliografia). Preme qui principalmente sottolineare che una delle fondamentali cause di incomprensione dell archeologia sperimentale come metodo di ricerca viene ad identificarsi con la sottovalutazione del termine sperimentale e da tutto ciò che esso sottende 1. L esperimento non 1 Non si dimenticano per questo le gravi incomprensioni che offuscano il termine archeologia nel contesto culturale e mediatico italiano che hanno le proprie radici nell assenza di riconoscimento e di ricezione da parte del mondo accademico della rivoluzione metodologica avvenuta con la New Archaeology e del successivo dibattito teoretico. Il tema meriterebbe una trattazione a parte. è un attività casuale: la filosofia della scienza non si è fermata a Galileo, ma ha sviluppato ulteriormente il concetto di sperimentazione. Anche in questo caso non risulta utile entrare nel dettaglio, ma occorre sottolineare che attualmente la sperimentazione in archeologia si attua secondo il metodo della falsificazione teorizzato da Popper. Il filosofo, nella sua rivoluzione scientifica 2, ha determinato che ogni teoria, per essere scientifica, deve essere falsificabile: non possono esistere teorie vere ma solo valide. Le interpretazioni archeologiche vengono pertanto messe alla prova tramite una sperimentazione che valuta le possibilità di confutazione, non di affermazione delle stesse 3. In linea di massima, e per semplificare, il fine dell esperimento in generale, e in questo caso specifico in archeologia, è quello di acquisire conoscenza tramite un processo dinamico di interrogazione (l esperimento). Tutte le attività di Archeologia Sperimentale propriamente detta si occupano di indagare i processi che danno luogo ad una serie di caratteristiche della fonte archeologica (dalle modificazioni postdeposizionali, alla tecnologia di produzione, all utilizzo dei manufatti ed alle considerazioni derivate sul contesto di riferimento). Ecco perché risulta molto difficoltoso scattare un immagine dell Archeologia Sperimentale: perché si tratta di un processo dinamico. Inoltre, il fine dell Archeologia Sperimentale è quella di affinare gli strumenti di interpretazione del dato archeologico, non quello di costruire repliche di oggetti del passato. In questa prospet- 2 Popper, «the elimination of non-knowledge» (Ingersoll and Macdonald 1977, p. xvi). 8

13 tiva, le repliche di reperti archeologici sono solo i mezzi dell Archeologia Sperimentale, mai il fine. Questo concetto incontra grandissima resistenza in tutti gli ambiti di applicazione, ove spesso anche gli istituti di ricerca che utilizzano metodi antichi per effettuare repliche finalizzate alla divulgazione credono di trovare una credenziale nell utilizzo del termine archeologia sperimentale, benché, a meno che i risultati dei processi non vengano condivisi con la comunità scientifica per avere un effettiva ricaduta sulla ricerca archeologica, si tratti in realtà di storia della tecnologia in pratica. Un altro fattore di svalutazione del metodo sperimentale in archeologia è la falsa credenza che tutto ciò che è archeologia sperimentale debba essere svolto in modo filologico. Anche se le fasi di valutazione delle variabili possono avvenire (a seconda dell ambito indagato) secondo i crismi di filologicità 4, la parte più significativa dell esperimento (quella che effettivamente restituisce dati sulla falsificazione delle ipotesi), può svolgersi tranquillamente in laboratorio utilizzando materiali diversi rispetto agli originali. Questo avviene perché l esperimento deve riuscire a valutare i rapporti tra le variabili sotto indagine. Se non fosse così, bisognerebbe inventare di nuovo mille volte l acqua calda. Le interpretazioni del dato archeologico che vengono ricostruite tridimensionalmente non sono quindi un affermazione sul passato, ma rappresentano al contrario una domanda. Nell esempio ormai ben conosciuto nella letteratura specializzata, la ricostruzione di una ca- 4 Si utilizza questo termine nell accezione comunemente usata negli ambiti descritti, pur essendo pienamente consapevoli che l utilizzo di tale termine è improprio per il dato unicamente materiale. 5 Reynolds aveva tentato di creare un termine apposito per indicare questi modelli interpretativi tridimensionali, ovvero construct (Reynolds 1999, p. 159) panna realizzata su un interpretazione del dato archeologico è una ipotesi tangibile, e come tale, può cadere oppure no 5. Ma questa coscienza sembra sia rimasta unicamente a livello di ricerca specializzata e non viene mai esplicitato durante la divulgazione. Dal punto di vista scientifico, quindi, un simbolo di qualità di una ricostruzione, potrebbe identificarsi nell apporre un punto interrogativo ben visibile al pubblico 6. Tutte le considerazioni sopra riportate, e gli ambiti spesso molto agguerriti di discussione, hanno portato ad una frattura tangibile tra l ambito della ricerca da un lato e quello della divulgazione e del turismo dall altro, con grave detrimento per tutti i soggetti coinvolti. È a questo proposito che i Musei Archeologici all Aperto costituiscono un luogo cruciale per la risoluzione della frattura. Infatti la maggior parte delle attività che in essi hanno luogo ricadono negli ambiti della divulgazione e del turismo, benché si continui ad utilizzare in modo improprio il termine archeologia sperimentale. La frattura rischia di creare uno iato tra la divulgazione e turismo da una parte e la ricerca dall altra, anche perché quest ultima reclama, a ragione, l esclusività dell utilizzo del termine per salvaguardare il metodo e il conseguente contributo scientifico. Ma non scoraggiamoci: i termini della frattura non sono così netti, e gli ambiti in realtà sono sovrapposti e coesistenti, presentando la potenzialità di una risoluzione positiva (Comis 2010). 6 Un aspetto decisamente sottovalutato dell Archeologia Sperimentale è quello del coinvolgimento del pubblico nell interrogazione attiva del passato. A Lejre (DK) il visitatore può interagire direttamente negli esperimenti portati avanti da ricercatori selezionati e può quindi attivamente partecipare, e con piena consapevolezza, alla ricerca attiva ed in ultima analisi alla creazione del proprio universo di interpretazione. 9

14 Fig. 1 Le Musée des Temps Barbares, Marles (FR). Museo Archeologico all Aperto con esposizione di reperti archeologici originali (foto: cortesia di R. P. Pardekooper). 10

15 Musei Archeologici all Aperto Per descrivere in pratica cosa sono i Musei Archeologici all Aperto si riporta parte di un testo dedicato all argomento: «I contesti di vita esplorati tramite scavo archeologico molto spesso restituiscono dati e non monumenti: lo scavo archeologico, per sua definizione, è una distruzione ordinata del sito (Harris 1983, p. 108). In molti casi, inoltre, le aree soggette ad indagine archeologica non consentono di poter conservare in situ i reperti a causa delle finalità oggettive degli interventi di scavo nel contesto architettonico, urbanistico ed edilizio. Esistono molte opere nelle quali le strutture archeologiche rinvenute in occasione di interventi edilizi hanno trovato spazio grazie a modifiche progettuali. Ma sia le strutture che gli eventuali reperti vengono comunque ancora inquadrati nel contatto diretto con i fruitori dell edificio o dello spazio pubblico. Mancano alla visibilità ed alla vivibilità dell antico proprio tutte quelle informazioni che provengono dai dati di scavo. Sono infatti i dati di scavo a costituire il vero contributo all archeologia ed alla storia di un luogo, benché si tratti di un patrimonio intangibile. La volontà di renderlo fruibile non solo agli studiosi del settore, ma anche ad un pubblico più ampio, ha trovato una soluzione nella ricerca applicata alla ricostruzione tridimensionale dei siti sottoposti ad analisi stratigrafica e spesso non musealizzabili in senso stretto. In altri termini, mentre l esposizione museale classica presenta direttamente al pubblico i resti delle antiche civiltà ed illustra visivamente o con l ausilio di altri media il contesto di rinvenimento (fig. 1), il museo archeologico all aperto rappresenta fisicamente il contesto di rinvenimento secondo interpretazioni ricostruttive appropriate e si serve di repliche di manufatti originali, dimostrazioni di tecnologia antica e, soprattutto nell Europa del Nord, di living history e re-enactment per coinvolgere il pubblico nell attualità del passato (fig. 2). Tramite questi mezzi, i musei archeologici all aperto rappresentano l ultima frontiera della divulgazione del patrimonio archeologico. Nel museo archeologico inteso nel senso classico del termine, con vetrine ed esposizioni di oggetti del passato, il fruitore si trova a rivestire una posizione passiva, mentre il Museo Archeologico all Aperto mira ad ottenere un coinvolgimento attivo del visitatore tramite l interazione esperienziale con le interpretazioni tridimensionali del passato» (Comis 2009). Risulta inoltre utile citare la definizione del Museo Archeologico all Aperto elaborata ed adottata dal 2008 dal Network internazionale EXARC 7 : «Un Museo Archeologico all Aperto è un istituzione noprofit permanente con ricostruzioni architettoniche tridimensionali all aperto basate principalmente su fonti archeologiche. Contiene collezioni di risorse di cultura immateriale e fornisce un interpretazione di come le persone vivevano ed agivano nel passato; questo viene realizzato tramite valide procedure scientifiche con fini di educazione, studio e divertimento dei suoi visitatori 8». 7 EXARC è un network internazionale affiliato ad ICOM che rappresenta i musei archeologici all aperto, l archeologia sperimentale, la tecnologia antica e la live interpretation: 8 La traduzione è stata mantenuta il più letterale possibile, si rimanda tuttavia al sito di Exarc che contiene ulteriori informazioni in merito. 11

16 La nascita di questa nuova tipologia museale ha comportato un riconoscimento da parte dell ICOM 9, ma esisteva già da lungo tempo, sin dall inizio del XX secolo. Sulla scorta dello sviluppo della New Archaeology, alcuni centri ancora attivi oggi hanno visto le proprie origini come puri centri di ricerca sperimentale (Butser, UK; Lejre, DK). Anche in questo caso non verranno approfonditi gli aspetti specifici di queste realtà: basterà mettere in evidenza che lo strumento privilegiato di comunicazione con il pubblico (soprattutto nel nord Europa) viene identificato nella cosiddetta live interpretation 10. Se consideriamo la particolare tipologia di questo museo, caratterizzata in primis dall esistenza di strutture architettoniche, ci troviamo in presenza di una casa ideale per il rievocatore: un luogo fisico ove si possono svolgere tutte le attività connesse con la rievocazione 11. Il rievocatore diviene quindi potenzialmente una risorsa per i musei archeologici all aperto che può migliorare considerevolmente la qualità e la connotazione fisica del luogo e incentivare la divulgazione attiva con i visitatori. Non dobbiamo infatti dimenticare che i Musei Archeologici all Aperto rivestono grande importanza culturale e turistica: sono vere e proprie isole del tempo che emergono dal paesaggio contemporaneo, rendendolo unico ed inimitabile così come uniche ed inimitabili sono le culture che l hanno creato e trasformato. Per integrare la rievocazione come risorsa nei Musei Archeologici all Aperto Come sopra riportato, si è volutamente utilizzato il termine live interpretation per connotare le attività comprese all interno del Museo Archeologico all Aperto. La scelta è stata determinata in base al fatto che la forma di divulgazione chiamata live interpretation, utilizzata anche in altri ambiti prettamente storici o museali con grande efficacia, ha la sua caratteristica principale nell utilizzo di tecniche specifiche, tra le quali primeggiano le tecniche teatrali 12. Il primo impulso per creare una professionalità adeguata nel contesto dei Musei Archeologici all Aperto per il rievocatore è data dalla consapevolezza, e dalla conseguente responsabilità, del contatto con il pubblico. Un adeguata formazione sulle tecniche di comunicazione è quindi fondamentale 13. È inoltre necessario per un operatore di live interpretation conoscere il modo con il quale vengono acquisite le informazioni che si divulgano e che ciò che si sta divulgando non è VERO, ma solo VALIDO 14, soprattutto per quanto concerne la divulgazione in ambito archeologico. Al di là della comunicazione con il pubblico, esiste un ulteriore e notevole potenziale per il rievocatore. Infatti, se affiancato ad un ricercatore, il rievocatore può partecipare attivamente nella sperimentazione archeologica in quelli che vengono chiamati esperimenti di prima 9 International Council of Museums: 10 Questo termine molto ampio comprende tutte le tecniche di interpretazione dal vivo con finalità divulgative e di conseguenza anche la rievocazione storica. Si veda IMTAL Europe (International Museum Theatre Alliance) per alcune definizioni di tecniche divulgative: 11 Sono moltissimi in Italia i gruppi di rievocazione che da alcuni anni tentano di costruirsi un proprio spazio stabile ove portare avanti le proprie attività. 12 Si veda Biddulph E dovrebbe esserlo anche per tutti coloro che svolgono compiti di divulgazione all interno di strutture culturali. 14 Si veda a tale proposito il dibattito su EuroREA 7/2010 pp

17 Fig. 2 Le Musée des Temps Barbares, Marles (FR). L uso degli oggetti esposti in vetrina viene dimostrato da un rievocatore (foto: cortesia di R. P. Pardekooper). 13

18 generazione, ovvero quelli nei quali vengono valutate le variabili connesse all indagine (Outram 2008). Questa potenzialità, cruciale per il mantenimento della dinamica di interrogazione del passato, incontra molti ostacoli a causa di due fattori fondamentali: 1. la sperimentazione non è tra le finalità reali di un Museo Archeologico all Aperto né dei rievocatori; 2. l eventuale sperimentazione effettuata non viene divulgata alla comunità scientifica ma al contrario viene tesaurizzata secondo logiche di mercato 15 che non tengono in giusto conto il valore scientifico, culturale e sociale; Per quanto concerne la sperimentazione, l ostacolo è determinato a monte da una notevole difficoltà di approccio alle fonti archeologiche ed alla frattura con il mondo accademico che ha come conseguenza un difficile rapporto con gli enti preposti alla tutela dei Beni Archeologici (aspetto prettamente tipico del nostro paese). Su questa premessa, inoltre, a valle, si tende a prediligere l afflusso turistico (o il conseguente ritorno economico immediato) senza considerare le potenzialità culturali e sociali insite nelle dinamiche della rievocazione, né tantomeno l indotto che iniziative simili hanno sul territorio interessato. Il secondo fattore si verifica poiché non si è valutata appieno la struttura della risorsa attualmente frammentata, e che potrebbe invece avere un impulso di rinnovamento proprio nel ruolo della ricerca. L attuale svalutazione della ricerca comporta una situazione paradossale: i risultati delle ricerche sperimentali sono spesso utilizzati dai rievocatori; in alcuni casi i rievocatori svolgono inconsciamente dei veri e propri esperimenti, che tuttavia non vengono supportati da un adeguata divulgazione o peggio, vengono considerati e divulgati come risolutivi di un problema interpretativo e messi in vendita. Il problema è pertanto dotato di notevole complessità poiché riguarda un area di sovrapposizione tra molte istituzioni e molti gruppi di individui di diversa competenza. Tra essi esistono delle relazioni già consolidate che non danno però origine a circoli virtuosi (Comis 2010 p. 11 fig. 3). La conseguenza dal punto di vista educativo per il pubblico e per la comunità, oggetto e fruitore contemporaneamente di tutte le attività di cui sopra, è desolante. In assenza delle caratteristiche che possano sviluppare appieno le potenzialità della rievocazione, essa riveste esclusivamente carattere ludico e non può essere utilizzata per valorizzare, ma solo (e non è comunque poco 16 ) per animare. Concluderei questo articolo con la considerazione che il fine dell Archeologia Sperimentale, della live interpretation e dei Musei Archeologici all Aperto non è quella di creare una macchina del tempo. Se esistesse la macchina del tempo probabilmente dovremmo buttare al macero migliaia di tonnellate di studi di antichistica e dibattiti centenari, cosa che arrecherebbe molto disturbo a non poche persone. Per fortuna la macchina del tempo non esiste, ed è possibile continuare ad avere 15 Si utilizza volutamente questo termine in accezione dispregiativa per sottolineare la carenza di un adeguata politica di marketing culturale. 16 Le potenzialità di autorappresentazione sociale e identificazione culturale della rievocazione sono ben note e a volte consapevolmente utilizzate dai rievocatori stessi, ma non adeguatamente riconosciute dagli enti. 14

19 un dialogo costruttivo con le testimonianze del passato con reciproco rispetto. Piuttosto, sarebbe più utile per l archeologia in generale e indirettamente agli ambiti sopra descritti, realizzare progetti mediatici per scuotere le coscienze, per esempio Indiana Jones che invece di andare a caccia di tesori dorati compila un matrix 17. Conclusioni e prospettive L Archeologia Sperimentale, al di là degli usi impropri del termine, è un metodo di ricerca che ha come finalità il miglioramento delle interpretazioni archeologiche e l acquisizione di conoscenza in ambito archeologico. È un metodo dinamico di interrogazione del passato, che parte dall Archeologia e torna all Archeologia. Questo metodo ha ricadute divulgative di grande impatto che spesso danno luogo a ricostruzioni tridimensionali, ma che tuttavia non ne costituiscono le finalità. I Musei Archeologici all aperto, come luoghi privilegiati ove esistono ricostruzioni ipotetiche tridimensionali e che quindi sono strettamente connessi all Archeologia Sperimentale, sono dei veri e propri serbatoi fisici di cultura dell antico dal vivo. È nei Musei Archeologici all Aperto che la living history e il re-enactment possono trovare casa come strumento di mediazione culturale a livello professionale sotto forma di live interpretation, presupponendo cioè un adeguata formazione sulle tecniche di comunicazione. A livello potenziale, inoltre, l Archeologia Sperimentale in collaborazione con la rievocazione potrebbe costituire nei Musei Archeologici all Aperto una notevole risorsa dinamica di rinnovamento continuo tramite la prosecuzione della ricerca scientifica. Come potrebbe attuarsi il circolo virtuoso sopra delineato? Sarebbe necessario integrare la rievocazione con le risorse di cultura immateriale (o intangibile) che caratterizza i Musei Archeologici all Aperto, fornire gli strumenti per una collaborazione fruttuosa tra ricercatori e rievocatori e creare un network di buone pratiche che possano consolidarsi tra i soggetti e gli enti preposti alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio archeologico. Il progetto Antiqva Italia è il primo passo in questa direzione. Si è cercato di creare una piattaforma di comunicazione e scambio tra enti e associazioni per la condivisione di buone pratiche e di fornire una struttura alla grande risorsa rappresentata dalla Rievocazione dell Evo Antico in Italia. Il secondo passo mosso in questa direzione (che per essere considerata dinamica potrebbe essere assimilata ad una danza) è il progetto È di scena la storia, organizzato in collaborazione con diversi enti sotto la direzione dell IBC dove è stato possibile effettuare un vero e proprio corso di formazione destinato a operatori museali, rievocatori e personale di enti territoriali o di tutela del patrimonio, portandoli ad interagire direttamente sui temi trattati. Ci si augura che anche l aspetto della ricerca, per molti versi il più tralasciato dagli enti di competenza, venga presto preso in considerazione perché possa dare il ritmo ad una danza che ne ha necessità per mantenersi in vita. 17 Se non si conosce il significato della parola matrix in ambito archeologico, si veda Harris Il progetto (sarcastico) mediatico non è uno scherzo. È stato proposto nel giugno 2013 ad ArcheoUnict per la realizzazione, dopo la memorabile relazione di Manacorda a conclusione del V Convegno dei Giovani Archeologi a Catania (maggio 2013). 15

20 Bibliografia K. Biddulph 2006, What is re-enactment for?, in EuroREA, 6/2003, pp L. Comis 2003, Experimental Archaeology in Northern Italy: a survey of methodologies, tesi finale del Master of Arts in Experimental Archaeology, University of Exeter, UK, Inedita. L. Comis 2009, I musei archeologici all aperto in Europa e in Italia, in Pittini S. (a cura di), Museografia per l archeologia. Progetti per il sito di Domagnano, Forlì, pp L. Comis 2010, Experimental archaeology. Methodology and new perspectives in Archaeological Open Air Museums, in EuroREA, 6/2010, pp E.C. Harris 1983, Principi di stratigrafia archeologica, Roma, La Nuova Italia Scientifica. D. Ingersoll, W. Macdonald 1977, Introduction, in D. Ingersoll, J.E. Yellen, W. Macdonald (eds.), Experimental Archaeology, New York, Columbia University Press, pp. XI-XVII. A.K. Outram 2008, Introduction to Experimental Archaeology, in World Archaeology, 40/1 (2008), pp K. Popper 1959, The Logic of Scientific Discovery, London, Hutchinson. P.J. Reynolds 1999, The Nature of Experiment in Archaeology, in A.F. Harding (ed.), Experiment and Design. Archaeological Studies in Honour of John Coles, Oxford, Oxbow, pp

21 Roman reenacting: esperienze italiane nella rievocazione della Romanità* Erika Berto Dr. Archeologia, autrice de Il Ritorno dei Romani Le ricostruzioni storiche dell epoca romana, sia in Italia che all estero, sono un settore in evoluzione e nel contesto culturale rappresentano una risposta alla ricerca di percorsi alternativi per la comunicazione. Devono venire lette nei loro corretti ambiti per evitare errori durante la divulgazione, per mostrare le loro indubbie potenzialità, affrancandole da quella dimensione di mero folklore nelle quali talvolta vengono ingiustamente relegate. La riproposizione di spaccati di vita quotidiana del passato, sia civile (come un mercato, un villaggio) che militare (un accampamento) è definita living history, mentre con il termine re-enactment si identifica la realizzazione di un particolare episodio, proposto in forma di rappresentazione teatrale a cielo aperto, in cui si mescolano spettacolo e veridicità storica. Il termine italiano rievocazione storica si differenzia dagli altri modi di rappresentare il passato in quanto risulta più aderente al territorio, orientato a costituire un patrimonio per la comunità. La diatriba tra la schiera dei rievocatori e quella degli studiosi di professione, è sempre stata palese, comunque ridimensionata negli ultimi anni, per giungere ad una collaborazione. Inizialmente i re-enactors presentavano limiti all incontro con il mondo accademico: insufficienti metodi di ricerca scientifica, mancanza di documentazione storica, bibliografia tematica, mentre, dall altro, storici ed archeologi non comprendevano la portata metodologica delle attività artigianali connesse alla rievocazione, cioè della sperimentazione pratica, essenziale invece per la verifica delle conoscenze acquisite, derivanti dai dati emersi dalle ricerche o dallo studio delle fonti e dei reperti archeologici. L archeologia sperimentale è un campo di studi finalizzato alla verifica di ipotesi archeologiche mediante il ricorso ad esperimenti replicativi, avvalendosi del metodo scientifico. Questa disciplina permette di giungere ad una migliore comprensione di alcuni aspetti del mondo del passato, nonché di verificare o scartare congetture ed ipotesi espresse in precedenza sulla semplice base di dati archeologici, tendendo ad affrontare aspetti particolari dell Antichità e non i grandi eventi storici. Rievocare il passato comporta ricreare oggetti d uso, vestiario, arredamento, comportamenti e modi della vita (politica, militare, religiosa); per cui occorre attingere ad una serie di fonti, con l intento di ricostruire il più fedelmente o, meglio, verosimilmente possibile, tutto ciò che si vuole mettere in scena. La diretta osservazione della realtà dinamica della cultura non materiale, cioè delle strategie comportamentali dell uomo, in situazioni attuali contestualizzate al passato, all interno delle rievocazioni dei gruppi storici, consente di avere a disposizione un vero e proprio la- * Questo testo rispecchia l intervento presentato in occasione del primo incontro di Antiqva Italia (S. Lazzaro di Savena, 2010). 17

22 boratorio di antropologia culturale, dove portare avanti studi etnoarcheologici. In ogni caso, i risultati ottenuti rimangono sempre e comunque delle ipotesi. Il fenomeno della spettacolarizzazione di episodi risalenti ad epoche passate, trae le sue origini storiche proprio durante l Impero Romano, quando i cosiddetti spectacula era costituiti da numerosi generi (tra cui i ludi gladiatori, le naumachie, ); la folla non sembrava mai stanca della violenza e della crudeltà degli spettacoli: Sant Agostino nelle sue confessioni (età tardo imperiale) definirà questo comportamento «inumana voluttà» e la locuzione di Giovenale «panem et circenses» rende l idea dell arena come una sorta di liturgia popolare finalizzata a risolvere i contrasti dell anima mediante l identificazione con il sacrificato, divenendo poi un sistema di controllo. In Italia è attiva circa una trentina di gruppi storici, di entità numerica differente, che si occupano esclusivamente di rievocazione romana, civile o militare, con numerose varianti di elaborazione progettuale della loro attività. Le principali rievocazioni localizzate nel Nord Italia e nel Lazio (ovviamente a Roma), con presenze puntiformi sulla riviera adriatica nelle Marche, in Toscana, in Sardegna ed in Campania. Si evidenzia una carenza del fenomeno nel Sud, dove invece sarebbe auspicabile che amministratori e gruppi archeologici sfruttassero le risorse storiche, in quanto gran parte delle cittadine hanno origine greca o romana. La presenza di porzioni di territorio dove i gruppi storici romani sono limitati è plausibile con la preponderanza nella cultura locale di un altro periodo storico di identificazione (Medioevo e Rinascimento). Al Nord la maggioranza dei gruppi ha sede nella Pianura padana. Molteplici sono le ragioni: abbondanza di siti archeologici romani, gruppi archeologici locali e regionali costituiti da tempo, presenza di gruppi avversari barbari, conformazioni geomorfologica del territorio che permette re-enactments e sperimentazioni belliche. La storia romana comprende un arco temporale molto esteso, complesso e di difficile gestione ed interpretazione ricostruttiva; gran parte delle rievocazioni italiane assume come riferimento il periodo imperiale, dei primi due secoli: ciò rappresenta un errore nella rievocazione militare, retaggio del riflesso dei Paesi precursori della rievocazione. Sono comunque presenti gruppi di rievocazione repubblicana, monarchica, tardo imperiale nonché ricostruzione di pretoriani. Si privilegia soprattutto la vita militare a causa del prestigio che hanno assunto le legioni nell immaginario collettivo, quale potentissimo strumento di conquista, di presidio territoriale, di integrazione con i popoli sottomessi e di mantenimento della pace armata. Il fenomeno della rievocazione storica nasce nel Nord Europa (Inghilterra, Francia, Germania) già negli anni 70, nonostante la Classicità vi sia arrivata indirettamente e sia stata recepita in modo diverso rispetto all Italia. La fortuna della rievocazione è legata al mondo accademico, che si interessa da subito a tale attività, dispensando preziosi consigli in cambio di sperimentazioni pratiche funzionali alla ricerca storica. Le differenze più palesi rispetto all Italia riguardano: la formazione di nuclei, con presenza di donne e bambini, nell ottica di un progetto di accoglimento di intere famiglie, ottenendo un ritratto vivente della vita civile; i re-enactors anziani rappresentano figure quali consoli, senatori, imperatori; la rievocazione militare è dinamica, con dimostrazioni basate sui cambiamenti dell equipaggiamento del legionario; è molto diffusa la ricostru- 18

23 zione delle ultime legioni del tardo impero; si privilegia la ricostruzione degli ausiliari, come pure dei cavalieri; c è uno stretto legame con il museo; sono presenti manifestazioni a carattere nazionale che riuniscono i gruppi storici. In Italia, a causa della mancanza di dialogo tra i gruppi storici e di forme di rivalità, manca un avvenimento nazionale con lo scopo di valorizzazione il patrimonio archeologico e favorire la collaborazione e lo scambio di opinioni tra associazioni. Un idea di progetto a struttura di raduno, temporaneo e ben integrato nell ambiente di realizzazione, con indicazioni per i potenziali fruitori per identificare facilmente l esatta cronologia di riferimento, divisione in centri di interesse, in un percorso logico, dove divertimento e scientificità dovranno accompagnare re-enactors e pubblico. 19

24 Antiqva Italia. Progetto per un organismo di coordinamento degli enti e delle associazioni che operano nel campo della rievocazione storica dell antichità* Corrado Re Dottore di ricerca in Antropologia Il progetto Antiqva Italia affronta l ipotesi di una forma di aggregazione atta a favorire il collegamento fra gli operatori, gli enti, i gruppi di rievocazione e le associazioni che operano nel campo della ricostruzione storica dell antichità, allo scopo di riunire le forze in vista della realizzazione di attività di alto profilo qualitativo e di entità superiore alle possibilità dei singoli gruppi o loro raggruppamenti. L obiettivo ultimo è quello di garantire realizzabilità a progetti altrimenti impossibili, stimolare una collaborazione in grado di portare in luce buone prassi, incentivare la crescita quali-quantitativa di coloro che sono impegnati in questo dominio d azione. Una seppure sommaria analisi dello stato dell arte attuale pone immediatamente in evidenza le potenzialità esistenti: al presente assommano ad oltre una settantina le associazioni attive in Italia, alle quali si può calcolare corrisponda almeno un migliaio di rievocatori, secondo una stima di certo non errata per eccesso. A fronte di gruppi poco numerosi, infatti, non sono infrequenti realtà associative che contano decine e decine di associati. Numerose associazioni rivelano alti livelli qualitativi, testimoniati dall assidua frequentazione di eventi internazionali, dalla collaborazione con i più importanti media e dalla partecipazione a realizzazioni * Questo testo rispecchia l intervento presentato in occasione del primo incontro di Antiqva Italia (S. Lazzaro di Savena, 2010). documentaristiche e cinematografiche. Alcune possiedono anche un elevata capacità di dialogo con le istituzioni di tutela, valorizzazione e di ricerca. Con una tale dotazione di prerogative, non mancano loro i requisiti per realizzare eventi di portata sia nazionale che internazionale. Naturalmente, talune possibilità risultano ancora inespresse, così pure la distribuzione geografica delle attività e delle forme di associazionismo non appare omogenea, con margini di miglioramento per il Centro e soprattutto il Sud d Italia. L attivazione di tutte le energie e le potenzialità racchiuse nella risorsa costituita dagli operatori di rievocazione storica è il fine principale del progetto qui presentato, tra le cui ricadute più immediate vanno senz altro annoverate l attuabilità di eventi di portata nazionale ed europea, la creazione di condizioni per un interazione costante e consolidata con i processi di promozione del territorio, l assunzione di un ruolo attivo nelle nuove forme di turismo, l enfatizzazione dell apporto culturale e della capacità di mediazione tra pubblico e patrimonio. L espressione e l incremento delle potenzialità descritte possono essere sostenuti da una serie di azioni interconnesse, a cominciare dalla creazione di un network di comunicazione permanente, per rendere efficaci, ad uno stesso tempo, il dialogo con l interno ovvero tra i diversi gruppi o singoli operatori, con lo scopo di 20

25 ottimizzare l impiego delle energie, finalizzare sforzi e ricerche, produrre sinergie, condividere esperienze e prassi acquisite e la comunicazione verso l esterno, indispensabile se si vuole rendere riconoscibile la rievocazione della storia antica agli interlocutori a diverso livello: dalla committenza agli enti istituzionali con i quali è opportuno interagire. Un ulteriore fondamentale passaggio, necessario a dare piena espressione e valorizzazione alla rievocazione storica dell antichità, è ideare e realizzare progetti comuni a più realtà, in collaborazione e sinergia. È questo un modo, anche se non l unico, attraverso il quale diviene possibile creare occasioni di condivisione di esperienze e d individuazione di percorsi di qualità. Condividere l esperienza (nel senso di mettere a disposizione di altri la propria esperienza acquisita) consente di non disperdere quanto di valido ottenuto dagli sforzi di un gruppo o da un singolo e di renderlo fruibile da parte di tutti gli interessati al medesimo periodo o argomento per tesaurizzarlo e trasformarlo in patrimonio collettivo. Individuare percorsi qualitativi significa far fruttare le esperienze condivise inserendole in un progetto di miglioramento. Non si tratta di fissare dei parametri di qualità, ma dei tragitti che mettano i membri della rete relazionale nella condizione di ottimizzare l utilizzo delle energie a disposizione per raggiungere gli obiettivi prefissati. La realizzazione di questi passaggi richiede verosimilmente la costituzione di un coordinamento operativo che possa occuparsi in via continuativa di fare comunicazione e promozione, esprimere una capacità progettuale di tipo professionale ed esplorare le modalità di finanziamento. Per calare i concetti espressi in una realtà quantomeno progettuale, a titolo esemplificativo si riportano alcune proposte che vanno nel senso indicato finora. Devono intendersi come esempi di attività che il coordinamento potrebbe svolgere per gli associati, come perseguimento di alcuni degli scopi ipotizzati per il coordinamento stesso. Il primo è relativo a un evento in grado di coniugare le potenzialità della rievocazione (o ricostruzione storica) con le procedure della sperimentazione e con la divulgazione. Antiqua experimenta Si configura come un progetto, innovativo a scala nazionale, di archeologia sperimentale sugli eserciti dell antichità. L evento è dedicato alle tecniche di combattimento e tattiche del passato (dall età del Ferro al III secolo d.c.) e prevede la partecipazione di tutti i gruppi italiani che si occupano di ricostruzione storica, archeologia sperimentale o rievocazione, attinenti al periodo in questione. Parte dell iniziativa è rivolta anche al pubblico. Un comitato scientifico appositamente costituito e lo staff dell organizzazione si occupano della redazione del protocollo di comportamento (vincolante per i partecipanti), del programma del progetto e della conduzione delle attività. Obiettivi Fra gli obiettivi primari v è quello di sottoporre al vaglio della sperimentazione le conoscenze attualmente disponibili sulle tattiche adottate dagli eserciti presenti nella penisola italiana e aree limitrofe nel periodo approssimativamente compreso tra il III sec. a.c. ed il I sec. d.c. In questa prospettiva, il fattore maggiormente limitante è la disponibilità di un numero minimo 21

26 sufficiente a tradurre in pratica l unità tattica di base, che normalmente nessun gruppo autonomo di sperimentatori riesce a metter in campo. Non meno rilevante è l obiettivo di creare un momento di confronto delle varie esperienze, tale da permettere un arricchimento del bagaglio sperimentale complessivo e, auspicabilmente, da identificare un iter comune di sperimentazione secondo un progetto organico e durevole, orientato a risultati scientificamente significativi. Iniziative correlate Sono previste anche iniziative di promozione culturale, destinate al pubblico, allo scopo di promuovere la conoscenza del tema trattato, il patrimonio storicoarcheo logico e il territorio: Spazi per l archeologia sperimentale non militare del periodo con attività didattiche Ricostruzioni di scene di vita civile del periodo (attività artigianali, domestiche, rituali ecc.) Rassegna cortometraggi: presentazione dei materiali documentari realizzati dai gruppi o realizzati con la collaborazione e la partecipazione dei gruppi sperimentali presenti Rassegna cinematografica a tema Visite guidate per studenti La formazione L attività di formazione ha un ruolo cardinale in ogni percorso di sviluppo delle potenzialità, pertanto, ai progetti formativi di base illustrati altrove in questo stesso volume, si collegano azioni di approfondimento, più specifiche, come il corso che abbiamo denominato Ricostruire l evo antico: arte e ricerca. Articolato in tre moduli, è volto ad approfondire in particolare due aspetti della ricostruzione storica: i rapporti con l archeologia sperimentale e i progetti di ricerca, da un lato, e la spettacolarizzazione della ricostruzione di combattimenti dal altro. Per il primo tema si ipotizza una suddivisione in due moduli, dei quali l uno, interattivo e comprendente la realizzazione di un project work su un attività di sperimentazione archeologica, viene dedicato all inquadramento teorico dell attività sperimentale e riguarda la fase di impostazione della ricerca, i protocolli sperimentali, i rapporti con le istituzioni, con analisi di esperienze significative e panoramica sulle attività europee consimili. L altro modulo si traduce in un percorso teorico-pratico sulla ricerca nel combattimento individuale nell antichità e la ritualità bellica e si sviluppa in quattro laboratori pratici, a loro volta articolati in tre sezioni relative alle tecniche di combattimento antiche, combattimenti rituali e ritualità del combattimento; alle arti e tecniche marziali a confronto (con interventi di approfondimento curati da esperti di specifiche tecniche); alle danze armate nelle culture mediterranee e indoeuropee, dalla Protostoria al Rinascimento. Il terzo e ultimo modulo è finalizzato all apprendimento di tecniche professionali concernenti la sicurezza del combattimento simulato e la sua spettacolarizzazione. A conclusione di questa breve introduzione sull idea di un coordinamento tra operatori della ricostruzione storica dell evo antico, per conferire ulteriore carattere di concretezza alla proposta si ritene utile l esame della possibile forma giuridica di tale coordinamento. A nostro avviso, la più indicata attualmente sembra essere l APS - Associazione di Promozione Sociale, di cui si 22

27 fornisce una sintetica descrizione, rimandando ad altra sede ulteriori approfondimenti. Che cosa è un associazione di promozione sociale? Le associazioni di promozione sociale rappresentano specifiche forme associative, ricomprese tra gli enti senza finalità lucrative e costituite ai sensi della Legge 383 del 7/12/2000, che perseguono finalità d utilità/promozione sociale svolgendo attività rivolte a favore degli associati e/o di terzi. Oltre al provvedimento succitato, la normativa di riferimento include la Legge Regionale n. 34/2002. Le APS fanno dunque parte del macro insieme degli enti no profit, che non perseguono finalità lucrative: ogni forma di stabile organizzazione collettiva attraverso la quale vengono perseguiti scopi extra-individuali di natura extra-economica. Il Codice Civile distingue tra forme riconosciute e non riconosciute, con una differenza che si sostanzia nel possesso o meno della personalità giuridica. A quest ultima si collegano alcune prerogative: l autonomia patrimoniale perfetta, per la quale il patrimonio dell associazione si presenta distinto ed autonomo rispetto agli associati e amministratori, e la limitazione della responsabilità degli amministratori per le obbligazioni assunte in nome e per conto dell associazione. Ai sensi dell art. 2 della legge nazionale sono da considerarsi associazioni di promozione sociale le associazioni riconosciute e non, i movimenti, i gruppi e loro coordinamenti o federazioni, costituiti per svolgere, senza finalità di lucro, attività di utilità sociale a favore di associati e/o di terzi. La legge regionale 34/2002, inoltre, elenca in modo sintetico campi di attuazione della finalità delle associa- zioni di promozione sociale riconosciuti dalla Regione: l attuazione dei principi della pace, del pluralismo delle culture e della solidarietà fra i popoli; lo sviluppo della personalità umana in tutte le sue espressioni e la rimozione degli ostacoli che impediscono l attuazione dei principi di libertà, di uguaglianza, di pari dignità sociale e di pari opportunità, per favorire l esercizio del diritto alla salute, alla tutela sociale, all istruzione, alla cultura, alla formazione nonché alla valorizzazione delle attitudini e delle capacità professionali; la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, ambientale e naturale nonché delle tradizioni locali; la ricerca e promozione culturale, etica e spirituale; la diffusione della pratica sportiva tesa al miglioramento degli stili di vita, della condizione fisica e psichica nonché delle relazioni sociali; lo sviluppo del turismo sociale e la promozione turistica di interesse locale. Relativamente alle prestazioni degli associati, le APS possono assumere, in caso di particolare necessità, lavoratori dipendenti o prestatori d opera anche ricorrendo ai propri soci. Tale possibilità è subordinata al sussistere di una prevalenza di lavoro prestato a titolo volontario e gratuito dagli associati. In materia di imposta sugli intrattenimenti, le quote associative ed i contributi erogati alle APS non concorrono alla formazione della base imponibile ai fini dell imposta. Per quanto attiene poi le erogazioni liberali, si segnala che le donazioni effettuate a beneficio di associazioni di promozione sociale sono fiscalmente agevolate. In occasione di particolari eventi o manifestazioni e di durata limitata il sindaco può concedere alle APS autorizzazioni temporanee alla somministrazione di alimenti e bevande (in deroga a quanto previsto dall art. 3 comma 4 della L. 287/91), a condizione naturalmente che vengano rispettate le disposizioni igienico-sanita- 23

28 rie e l addetto alla somministrazione sia in possesso del requisito professionale. L ente pubblico, inoltre, per tali manifestazioni può concedere in uso non oneroso beni mobili ed immobili. La sede delle APS e i locali nei quali si svolgono le relative attività sono compatibili con tutte le destinazioni d uso omogenee previste dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 16 aprile 1968, indipendentemente dalla destinazione urbanistica. Per concludere, si ricorda infine che le associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali, possono accedere al regime fiscale agevolato. 24

29 Il Museo Archeologico di Bologna rievoca: l esempio di Archeopolis 2011 Paola Giovetti, Federica Guidi Museo Civico Archeologico di Bologna Nel settembre 2011 si è svolta la prima edizione di Archeopolis, festa dell Archeologia, una manifestazione che ha come obiettivo la divulgazione di temi legati alla storia antica e alla ricerca archeologica, con particolare riferimento al patrimonio del Museo Civico Archeologico di Bologna e al territorio. L occasione è nata dalla volontà di celebrare i 2200 anni dalla fondazione della colonia romana di Bononia e contemporaneamente i 130 anni dall apertura del Museo Civico Archeologico il 25 settembre L iniziativa ha visto inoltre la compartecipazione di ArteLibro, festival del Libro d Arte, alla sua ottava edizione, dedicata al tema Archeologia/archeologie. Per tre giorni, dal 23 al 25 settembre, Bologna è dunque diventata la città dell archeologia: 18 mostre, 3 spettacoli, 3 convegni, 13 conferenze, 16 laboratori didattici, 7 visite guidate e un grande accampamento romano in Piazza Maggiore hanno visto protagonisti la storia antica della città e migliaia di persone. I numeri della manifestazione sono stati alti e incoraggianti per la pianificazione di eventi futuri: quasi 8000 persone hanno visitato il Museo Archeologico tra il venerdì mattina e la domenica pomeriggio e oltre le persone che si sono recate nell arco di due giorni (sabato e domenica) al campo romano allestito in Piazza Maggiore, realizzato in collaborazione con i rievocatori del gruppo I legio Italica di Villadose. Il Museo Archeologico non era nuovo né alla collaborazione con i gruppi di rievocazione e ricostruzione storica né ad una particolare attenzione verso l archeologia sperimentale. Già in molte occasioni, infatti, il Museo ha dimostrato una particolare sensibilità verso la ricostruzione del passato attraverso schemi non del tutto convenzionali. Un esempio, la rassegna Assaggiare l Antico realizzata nel 2008 in collaborazione con il cuoco Claudio Cavallotti: una serie di incontri sull alimentazione degli antichi, dagli Egizi all età romana, seguiti da vere e proprie degustazioni che, partendo da una profonda conoscenza delle fonti antiche relative all alimentazione, hanno deliziato i palati di archeologi e visitatori con piatti prelibati (fig. 1). Un analogo interesse verso l archeologia sperimentale da parte del Museo si è concretizzato nel 2011 nella collaborazione con Vincenzo Pastorelli, artigiano del ferro, da tempo collaboratore del Museo Fantini di Monterenzio, che ha messo a disposizione del pubblico la sua esperienza e i suoi manufatti in un incontro legato alla realizzazione e all uso delle armi lateniane. Per quanto riguarda nello specifico il rapporto con la rievocazione storica, nel maggio 2010, in occasione dell inaugurazione della nuova Collezione romana, il Museo aveva contattato i rievocatori di Villadose per avere, accanto alle nuove vetrine, le sale popolate di antichi romani. Fin da allora ci era chiaro che non andavamo cercando dei semplici figuranti, dei manichini viventi, 25

30 ma personale qualificato in grado di confrontarsi con le domande dei visitatori, pronti a dare spiegazioni dettagliate del loro abbigliamento e degli oggetti che portavano addosso (figg. 2-3). È infatti importante che gli istituti culturali per primi riconoscano ai rievocatori e alle associazioni culturali di archeologia sperimentale una dignità che va ben oltre quella di semplici figuranti. Occorre, insomma, Fig. 1 Assaggiare l Antico al Museo Civico Archeologico,

31 avere ben chiaro che un rievocatore e un centurione in scarpe da tennis che staziona davanti agli archi del Colosseo sono due cose completamente differenti. Se nei confronti di questi ultimi sono giuste le posizioni di forte e distaccato rigore assunte, anche di recente, dalle Soprintendenze, dalle Università, dai Musei e dalla comunità scientifica, è altresì vero che una corretta collaborazione tra Musei e associazioni di ricostruzione e rievocazione storica vada a reciproco vantaggio. Fig. 2 Inaugurazione della Collezione Romana, Fig. 3 A colloquio con un legionario, durante l Inaugurazione della Collezione Romana,

32 La comunità scientifica e museale può ottenere dalla rievocazione e dalla ricostruzione storica non solo una maggiore presa sul pubblico, ma anche avere più chiare certe dinamiche empiriche e sperimentali che possono sfuggire quando gli oggetti archeologici giacciono nelle vetrine, decontestualizzati dal loro uso quotidiano. D altro canto le associazioni di rievocazione, avvalendosi della consulenza scientifica degli archeologi e degli storici, possono evitare di incappare in errori e migliorare le loro conoscenze, poiché va tenuto presente che la maggior parte dei rievocatori è composta non da professionisti, ma da appassionati. Per Archeopolis 2011 avevamo necessità di un gruppo che rappresentasse un esercito del I sec d.c. e che si adattasse alle esigenze di una manifestazione con scopi didattici, ma anche evocativi e divertenti e che, tra l altro, doveva tenere desta l attenzione su tutto l evento Archeopolis per due interi giorni, da mattina a sera. A questo si aggiungeva la difficoltà di creare un evento sì all aperto, ma nel cuore della città, in pieno centro storico e non in uno spazio verde e decentrato; è evidente che l impatto con i cittadini assumeva, nel nostro caso, grande rilevanza. Dal punto di vista scientifico, il rischio maggiore era quello di realizzare uno spettacolo non sufficientemente supportato dalle fonti antiche: infatti, non si menzionano battaglie specifiche in contesto urbano per la conquista di Bologna gallica, né vi sono dati sulla presenza di un accampamento in città quando la colonia fu dedotta nel 189 a.c. Pertanto abbiamo scelto di non presentare un ipotetico scontro tra popoli alle origini di Bononia, ma di allestire un accampamento ideale della metà del I secolo d.c., proprio quando la città è oggetto delle attenzioni del futuro imperatore Nerone: lo testimonia anche la statua loricata rinvenuta nel 1513 nell area dell antico teatro cittadino e oggi conservata al Museo Archeologico che, proprio nel 2011, è stata sottoposta ad un intervento di restauro in occasione del prestito concesso per la mostra Nerone, tenutasi a Roma dal 12 aprile 2011 al 15 gennaio Il caso ha voluto che il gruppo di rievocazione cui ci siamo rivolti si ispirasse proprio nel nome, I Legio Italica, ad una legione nata per volontà dell imperatore Nerone, con l intento di farne una specie di corpo scelto. Nella realtà odierna tale Associazione di rievocazione ha grande esperienza a livello nazionale e internazionale, con collaborazioni in paesi europei, come ad esempio la Germania, dove la rievocazione storica è sperimentata da molto tempo. Fin da subito l Associazione si è dimostrata felice di aderire alla nostra idea di ricreare in Piazza Maggiore un accampamento romano e per molti mesi abbiamo lavorato insieme, dando vita ad un progetto comune che ha potuto avvalersi da un lato delle necessarie competenze storico scientifiche del Museo e dall altro dell esperienza e del grande entusiasmo dei rievocatori. Quello di Archeopolis è sicuramente un esempio virtuoso non certo isolato, ma ancora abbastanza raro in Italia di collaborazione tra una realtà museale di consolidata tradizione e un gruppo di rievocazione e ricostruzione storica, sulla scia di quanto accade da anni in molti musei di Europa: basti ricordare le colossali manifestazioni organizzate dal Museo e Parco archeologico di Kalkriese in Germania per celebrare il bimillenario della battaglia di Teutoburgo. Un Museo di tradizione ottocentesca, ma con una grande sensibilità e vocazione verso il presente e il futuro, quale è il nostro si è quindi inserito in uno spazio che allo stato attuale delle cose vede ancora troppo ra- 28

33 ramente i grandi musei agire in prima persona nell organizzazione di queste manifestazioni. L esempio di Archeopolis si può quindi configurare come un valido banco di prova per la costruzione di una stretta e prolungata collaborazione tra un grande museo archeologico (che non dimentichiamolo fa parte di una assai più complessa macchina comunale) e le associazioni di reenacting e archeologia sperimentale. È forse scontato dirlo, ma più grande è il museo e più è inserito all interno di una struttura organizzativa complessa e articolata, maggiori sono i problemi da affrontare, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse economiche nell ambito del sistema dei Musei Civici di Bologna, oltre che in merito alla complessa organizzazione e programmazione di una grande città quale è Bologna. A ciò si aggiunga che Piazza Maggiore non si presentava certamente come una piazza facile. Stabilito il rapporto e le reciproche competenze dei rievocatori e dello staff del museo, si è delineata insieme, punto per punto, l organizzazione dell accampamento, che per i motivi sopra citati doveva configurarsi come un grande laboratorio didattico a cielo aperto: ogni tenda doveva avere una sua attività specifica, per illustrare al pubblico non solo le attività belliche ma anche la vita quotidiana del legionario, per fotografare la legione anche nel suo aspetto in tempo di pace. (fig. 4) L accampamento, che ospitava legionari, era composto da una tenda praetoria, da una tenda dei principia e da otto tende destinate alle attività didattiche e dimostrative: il ruolo degli ufficiali; le insegne della legione; la medicina; la topografia, l orientamento e l astronomia; armi, armature e tecniche di combattimento; il bagaglio del legionario; la musica; la lavorazione del ferro, del legno, del cuoio, la creazione dell equipaggiamento; la cucina; le macchine da guerra e da assedio (figg. 5-9). Fig. 4 L allestimento del campo legionario in Piazza Maggiore. 29

34 Fig. 5 L accampamento dall alto. 30

35 Fig. 6 La tenda dei principia. 31

36 Fig. 7 Musica e strumenti musicali. 32

37 Fig. 8 L opera del sutor. 33

38 Fig. 9 Dipingere lo scudo. 34

39 Fig. 10 L addestramento. L attività didattica davanti alle tende è stata a disposizione del pubblico per due giorni interi e ciò ha indubbiamente comportato un notevole impegno per tutti i rievocatori, che hanno generosamente soddisfatto per ore ed ore le domande del foltissimo pubblico presente nel campo. Oltre all attività didattica, per fornire un momento di grande spettacolarità, abbiamo ideato due momenti quotidiani di addestramento, ad orari precisi, uno al mattino e l altro al pomeriggio, per permettere al pubblico di vedere e quasi toccare con mano la grande capacità organizzativa della legione romana. Anche in questo caso i rievocatori non si sono certo risparmiati e hanno dato vita ad addestramenti minacciosi quanto coinvolgenti, con tanto di simulazione di combattimenti e creazione di differenti schemi tattici (figg ). 35

40 Fig. 11 Vista dall alto della legione in assalto. Fig. 12 Il pubblico dei più giovani durante l addestramento. 36

41 Fig. 13 Il logo di Archeopolis. Le scelte di comunicazione dell intera manifestazione Archeopolis sono state oggetto di particolare attenzione e di soluzioni innovative per un museo storico quale il nostro, che desiderava affiancare ai canali e alle forme tradizionali di promozione delle proprie iniziative e nel contatto con il proprio pubblico, nuovi linguaggi. Oltre ai più consueti canali di informazione, quali depliant, programmi, informative alla stampa di settore e ai quotidiani, si è scelto di sperimentare, a partire dal logo (una Gorgone irreverente) (fig. 13) e dalla scelta dei colori dell immagine coordinata decisamente poco classici (il verde acido e il fucsia), altre forme di comunicazione come il guerrilla marketing. Si tratta di una promozione non convenzionale e a basso costo, otte- Fig. 14 Guerrilla marketing per le vie di Bologna. 37

42 Fig. 15 Un esempio di annuncio : AFFITTASI INSULA. Fig. 16 Un esempio di annuncio : ZTL - Zona a Traffico Legionario. nuta attraverso l utilizzo creativo di mezzi e strumenti che fanno leva sull immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali. In collaborazione con Studio Talpa, a cui avevamo affidato la creazione della grafica coordinata di Archeopolis, abbiamo realizzato una serie di annunci con funzione di teaser, con i quali abbiamo tappezzato la città nei giorni immediatamente a ridosso dell evento (figg ). L impatto di tali avvisi è stato forte, tanto da sollevare l attenzione allarmata dei quotidiani e della Polizia Municipale e ha sicuramente contribuito ad attirare il pubblico all accampamento in Piazza Maggiore. Fig. 17 I pannelli del campo. 38

43 Altro elemento di innovazione è stata la scelta di realizzare un sito web appositamente dedicato ad Archeopolis, collegato anche ai social network, consentendoci così di avere un feedback immediato con il nostro pubblico, in particolar modo con i più giovani. Grande attenzione è stata posta per la comunicazione dell evento principale di Archeopolis, cioè l accampamento romano in piazza, sia nell aspetto grafico con grandi pannelli colorati all ingresso e un pieghevole dedicato che nel linguaggio; ad esempio le Frequenter Petitae Quaestiones attorno alla vita del legionario, sulla falsa riga delle più note FAQ (figg ). Fig. 18 Le Frequenter Petitae Quaestiones sul pieghevole dell accampamento. 39

44 La sperimentazione ha riguardato anche l aspetto del merchandising, con la realizzazione di pin, magliette e shopper con il logo di Archeopolis, che, luce sulla base dei risultati di vendita, ha incontrato un grande favore da parte del pubblico (fig. 19). Alla luce dei dati dei visitatori e dei numerosi commenti del pubblico, Archeopolis nel suo complesso, e in particolar modo l esperienza della rievocazione, è stata un valido mezzo per traghettare la gente verso il nostro museo, non solo durante i giorni della manifestazione ma anche nei mesi successivi. Segno questo che la cultura archeologica può raggiungere un vasto pubblico e che formule analoghe di trasmissione di questa affascinante quanto complessa disciplina sono sicuramente una strada da percorrere anche in futuro. Archeopolis 2014, dedicata agli Etruschi, ci dirà se abbiamo seminato bene. Fig. 19 Alcuni esempi del merchandising prodotto in occasione di Archeopolis, nella vetrina di Bologna Welcome in piazza Maggiore. 40

45 Gli Etruschi rivivono a Marzabotto : esperienze didattiche e festival storico di KAINUA Paola Desantis Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Emilia-Romagna Rita Filippini Istituto Comprensivo di Marzabotto Corrado Re Dottore di ricerca in Antropologia Problematiche della didattica nei Musei e nelle aree archeologiche La città etrusca di Marzabotto appare luogo ideale per far rivivere e comunicare il passato. Tale potenzialità è dovuta sia all eccezionale conservazione dell intero impianto urbano, che consente di evocare al meglio percorsi, distanze, luoghi di riferimento, dalle case di abitazione, all Acropoli, alle sue necropoli, sia alla presenza al suo interno del relativo Museo, che permette un immediata contestualizzazione dei reperti rinvenuti nelle varie zone della città. Considerato che la rievocazione storica è per sua stessa natura un modo diverso di fare didattica, in questo ultimo decennio la direzione del Museo ha puntato ad introdurre e a favorire, in modo via via più diffuso e coinvolgente, queste forme di sperimentazione, affinchè potessero contribuire a fare di museo ed area archeologica un luogo vivo, dove i visitatori sentissero attrazione ad entrare, restare e ritornare. Molti i presupposti teorici alla base di questo progetto che si possono qui solo brevemente riassumere. In primis la constatazione che seppure Museo e parco archeologico sono due realtà apparentemente simili per identità delle componenti (in entrambi i casi testimonianze archeologiche mobili o immobili) nascono bensì da concezioni assai differenti. Nel museo infatti gli oggetti sono raccolti e contenuti con uno scopo che è prima di ogni altro conservativo, mentre la funzione comunicativa, quella che nel moderno dibattito è al centro dell attenzione, è venuta solo in un secondo tempo. Il parco archeologico ha invece una intrinseca vocazione didattica ed evocativa. In esso la funzione di mostrare prevale anche quando è evidente che l esposizione a cielo aperto dei monumenti aumenta di molto i rischi connessi alla salvaguardia degli stessi. Quanto più è alto il rischio del degrado, per combattere il quale sarà necessario grande impegno tecnico ed economico, tanto più è indispensabile che dall esposizione dei resti, comunque fragili e bisognosi di manutenzioni continue, si ricavi conoscenza, comprensione e partecipazione da parte di una fascia di visitatori sempre più estesa. Sebbene il sito archeologico e, a maggior ragione, il parco, presentino aspetti e problematiche di didattica e comunicazione assai particolari, è pur vero che valgono per essi e per l analisi delle caratteristiche dei loro visitatori, reali e potenziali, strategie di analisi sostanzialmente analoghe a quelle del museo, anche in considerazione di come i resti monumentali trovino il loro migliore completamento e spiegazione nella presenza 41

46 in loco di un antiquarium-museo che raccoglie e offre alla vista del pubblico i reperti mobili provenienti dallo stesso sito. Delle tre funzioni storiche del museo, individuate nella conservazione delle opere che costituiscono il patrimonio di quel museo, nella catalogazione e conoscenza delle stesse e nella loro valorizzazione e fruizione, quest ultima funzione, di carattere prettamente comunicativo, è oggi diventata imperativo categorico. Senza perdere di vista i primi due fondamentali aspetti citati, che garantiscono rispettivamente il miglior mantenimento dell essenza materiale delle singole opere e ne dettagliano la loro identità, nella comunicazione sembra risiedere la specifica natura del nuovo museo, contrapposto al museo come tempio della cultura per pochi, dove era prevalente il solo aspetto conservativo. Conservare la materialità delle cose è certo imprescindibile, ma è almeno altrettanto prioritaria la necessità di comunicarne i significati, vale a dire lavorare nell ottica di conservare la capacità di comprendere il significato delle cose contenute nei musei, capacità che va coltivata come bene prezioso per non rischiare di perdere per strada i valori che hanno dato senso alla nostra civiltà. Sorge a questo punto, prioritaria, una domanda: come facilitare la comunicazione dei significati sottesi ad ogni percorso museale? Ci sono essenzialmente due scuole di pensiero come due sono essenzialmente i tipi di apprendimento, l apprendimento cognitivo e l apprendimento emotivo. L approccio cognitivo, quello legato all assimilazione logica e certo il più elitario, teme il sopravvento delle emozioni e privilegia l approccio intellettuale al museo con un precostituito bagaglio di informazioni. Prevale in questo approccio la funzione ostensoria del museo, cui avvicinarsi in modo volontario e consapevole, a corollario e supporto di una cultura già ben formata. L approccio emotivo cerca invece di utilizzare emozioni, ricordi personali, sensi, intuito, associazioni di idee, per tentare di superare di un balzo gli anni luce di dati, informazioni, riflessioni e processi culturali che separano la massa dei visitatori dalla comprensione di significati e interazioni proposte dal sistema degli oggetti. L emozione è certo un valore ma non è di per sé un codice che ci permetta di riflettere e non si può sperare di trovare in essa la panacea di ogni lacuna ma solo l attivatore privilegiato di un processo critico, senza il quale l apprendimento e l introspezione non hanno la possibilità di procedere. È faticoso, talvolta disperante, tentare di colmare questo divario, ma mettere in atto ogni strategia per riuscirvi appare imperativo categorico del vivere civile, per trascinare un pubblico sempre maggiore al museo, approfittando dell occasione per catturarlo, affascinarlo e sedurlo, proponendo valori quali identità storica, ermeneutica delle immagini, narrazione di una storia condivisa. Il motore di questa complessa operazione è la consapevolezza di come il patrimonio culturale fornisca al cittadino identità culturale e senso della storia, che sono alla base dell irrinunciabile senso di appartenenza. In questa ottica il museo ha dunque ricevuto dalla comunità il mandato di rendere accessibili, fisicamente e culturalmente, le sue opere (che a tale scopo ha conservato, documentato e studiato). Il sistema degli oggetti che informa di sé un allestimento museale non può da solo spiegare sé stesso, proprio perché la massima parte di tali oggetti non sono certo nati in funzione della loro esposizione. È la necessaria deportazione di queste cose in un museo che ne provoca la decontestualizzazione e la conseguente cosiddetta sottrazione di fatti- 42

47 cità. Didascalie, ambientazioni, ricostruzioni, giocati su tutto quanto può contribuire a ricreare il contesto originario da cui tali oggetti provengono, è la ricetta per rendere parlante quello specifico sistema degli oggetti e stimolare il desiderio di approfondirne la conoscenza. Certamente la contestualizzazione è molto facilitata nel caso in cui il museo sia collocato all interno dell area archeologica, come nel caso di Marzabotto. L ottimizzazione del processo comunicativo è senza dubbio lo scopo primario che si prefigge un allestimento museale, da considerarsi veramente riuscito solo se alla comprensione si associerà anche il ricordo dei suoi significati, con il conseguente allargamento della conoscenza per coloro che di quella esperienza si sono fatti partecipi. La capacità di innescare memoria si pone dunque come obiettivo da perseguire, impiegando a questo scopo un articolato sistema di strategie di apprendimento. Recenti studi tendono a dimostrare come ciascun individuo non abbia un patrimonio peculiare solo per quanto riguarda doti o talenti, ma anche per quanto riguarda stili di apprendimento preferiti: dal linguistico al musicale, al logico-matematico, spaziale, corporeo-cinestetico, interpersonale e intrapersonale. Ai diversi pubblici possano dunque corrispondere schemi di apprendimento diversi, ai quali l allestitore dovrebbe il più possibile avvicinarsi, costruendo un ventaglio di opportunità espositive che, tenendo ben presente la sinestesia, non trascuri nessuna delle possibili categorie di apprendimento le cui componenti fondamentali sono l apporto cognitivo, legato all assimilazione intellettuale di una informazione e l apporto emotivo che fa leva su ricordi, sentimenti ed esperienze passate. Spesso nel corso di una visita al museo l integrazione a lungo termine prende forma in un moto di soddisfazione, designato con l incisiva definizione di fenomeno aha! che avviene quando, grazie ad un concetto o ad un oggetto esposto nel museo, mettiamo a fuoco in un solo momento una serie di nozioni confuse che già possedevamo. È un indimenticabile illuminazione, che immediatamente riordina in una serie coerente e significativa una zona nebbiosa della nostra conoscenza. È evidente a questo punto che il massimo successo di un esposizione, dal punto di vista della comprensione e della memorizzazione dei contenuti, sarà dato proprio dalla capacità dell ordinatore di esercitare sul pubblico attraverso il percorso scelto una operazione maieutica. Riportando gli oggetti il più possibile vicino alla sfera non solo cognitiva ma soprattutto emotiva dei singoli, il processo innescato non si svolgerà pertanto solo sul piano della conoscenza, ma si sposterà su quello ben più intimo e personalizzato del vero e proprio riconoscimento, tramite un poderoso alleato quale la memoria, intesa nella sua accezione più universalistica di memoria umana. Su questa falsariga va letto il crescente consenso che si sta creando attorno ad esposizioni che, offrendo una chiave di lettura dell antico in termini di vissuto quotidiano, consentano ad ogni tipo di pubblico, seppure con livelli di diversificata profondità, di avvicinarsi con sufficiente soddisfazione ai contenuti conoscitivi proposti, attraverso adeguate strategie emotive. Se dunque la presenza di taluni manufatti può evocare ricordi e sentimenti è lo strato di emozioni che sovrapponiamo agli oggetti a trasformare questi ultimi in oggetti ricchi di significato. Dal passato sono giunti fino a noi resti sporadici sia materiali, come manufatti e testi letterari, che immateriali, quali idee e atteggiamenti, ed è proprio questo modo di pensare e di agire dei nostri antichi progenitori che ha improntato di sé quanto di materiale si è conservato 43

48 sino a noi. Pertanto la tutela e la conservazione non possono riguardare solo la materialità degli oggetti o dei manufatti in genere ma, perché essi mantengano almeno in parte il loro valore in termini di significato, bisogna puntare a perpetuarne anche la comprensione a livello ideologico. Di fronte ad un manufatto antico diversi possono essere i modi della conoscenza, che dipendono strettamente dal punto di vista dell osservatore o dalle diverse scale di interesse nei confronti dell oggetto: si può dunque andare dalla conoscenza visiva pura e semplice al tentativo di inserirlo entro un insieme di dati noti per aumentare il grado di conoscenza complessivo sia di quell oggetto che del sistema stesso. Per quanto riguarda nello specifico un parco archeologico, l aspettativa primaria di un visitatore generico è di ricevere informazioni chiare e semplici, ben rapportabili all esperienza comune. Non va mai dimenticato che tutto quanto attiene all antichità è assai difficilmente attingibile in modo diretto dai non specialisti anche quando dotati di buona cultura media. Se ciò vale per gli oggetti antichi della cultura materiale, comunque assai di frequente inseribili o almeno avvicinabili a quelli della coeva vita quotidiana, assai meno diffusa è la capacità di ricomporre mentalmente l idea di un edificio, sia esso più o meno complesso, da lacerti di alzati e spezzoni di fondazioni. Ciò richiede un esercizio all astrazione che certo non appartiene al vissuto del visitatore medio di un area archeologica, che pertanto va aiutato, con adeguate spiegazioni e supporti didattici, a risalire da una parte al tutto. Fra le tante definizioni di museo ci può essere anche quella di indicarlo come il luogo in cui avviene l incontro fra osservatore e oggetto. È dato di fatto che la comunicazione attraverso gli oggetti possieda infinite possi- bilità di applicazioni pratiche. Se la conoscenza legata alla parola scritta è imprescindibile da una forma strutturata di pensiero, va però osservato che nessuno degli oggetti esposti nei musei è stato fatto per essere visto all interno di essi e che pertanto questa sua sottrazione di fatticità vale a dire vera e proprio deportazione dal contesto di provenienza, che potrebbe in qualche modo contribuire a spiegarlo, rende indispensabile una mediazione supplementare. Il museo, situato all interno di un parco archeologico sana almeno in parte questa carenza e svolge egregiamente due primarie funzioni: da una parte quella di offrire alla vista con le indispensabili cautele conservative tutti quei reperti che non è possibile mantenere nel contesto di provenienza, dall altra ordinare tutto questo materiale in un percorso espositivo che diventi approccio di lettura coerente e funzionale alla comprensione del sito. D altro canto solo il parco archeologico consente un approccio veramente diretto alla realtà materiale di un settore del mondo antico nella sua dimensione originale: passeggiare nello spazio definito dai resti monumentali originali, dunque in scala 1:1, conferirà senza dubbio alla visita un efficacia non raggiungibile neppure attraverso le più evolute sperimentazioni espositive. Ecco che allora il filo conduttore scelto per organizzare il progetto comunicativo del museo, diventa linea guida fondamentale per la comprensione dell area archeologica e delle singole emergenze che caratterizzano il suo percorso. Gli oggetti delle vetrine, criticamente selezionati ed accompagnati da adeguate spiegazioni, saranno i punti di riferimento di un sistema esplicativo di rimandi area archeologica-museo, allo scopo sia di vivificare le rovine con tutto il portato di significati correlato alla funzione degli oggetti, sia di rendere meno drastica 44

49 la deportazione dei manufatti dal loro contesto di provenienza. La proficua interazione fra i monumenti dell area archeologica e gli oggetti mobili conservati nel museo può essere aiutato dalla stessa architettura dell edificio museale che, aprendosi il più possibile sull area archeologica, faciliti rimandi e suggestioni necessarie a ricomporre una visione il più possibile unitaria del sito archeologico. Uno dei modi più coinvolgenti e diretti per animare e conservare la frequentazione d uso di un sito archeologico è la rifunzionalizzazione o comunque l utilizzo di strutture antiche per ambientazione di spettacoli ed eventi culturali di vario tipo. E si parla non solo di teatri o anfiteatri antichi, dove l operazione è legittimata dalla identità d uso, ma anche di casi in cui le rovine di più disparata natura sono utilizzate come fondali unicamente per la carica di suggestione che da loro si trasmette alla rappresentazione. La presa che questa formula appare avere sul pubblico non può comunque far dimenticare quanto possa essere fuorviante l illusione di ricreare una reale continuità ideologica fra questi e quegli antichi spettacoli cui sottendevano, perfino nei casi di commedie e farse, aspetti religiosi e cultuali tanto lontani dall approccio allo spettacolo che caratterizza il mondo moderno. Fatta salva questa riserva, nonché le esigenze conservative del monumento, tale tendenza sembra comunque da incoraggiare, sia perché crea l occasione per catturare l attenzione del grosso pubblico sulle tematiche dell antico e sulla sua possibile interazione con le esigenze moderne, sia perché rende possibile un approccio autentico e funzionale in scala reale al monumento, non più visto dall esterno ma vissuto dall interno. Paola Desantis Fig. 1 La città etrusca di Marzabotto: veduta aerea da nord. 45

50 Esperienze didattiche al museo di Marzabotto Si è già avuto modo di accennare all unicità del sito archeologico di Marzabotto che, caso fino ad oggi unico in ambito etrusco, consente di avere per intero la percezione dell estensione di una città etrusca e della dislocazione delle sue diverse aree funzionali. La vicenda del sito, che dall epoca dell abbandono della città (IV secolo a.c.) non ebbe più fasi di urbanizzazione, con il solo episodio di una piccola fattoria romana, lo preservò dalla parcellizzazione e sebbene la coltivazione del pianoro rimosse i resti emergenti al di sotto dell ara- tivo, non causò danni sostanziali alle fondazioni dei muri che infatti si conservano senza soluzione di continuità. La scoperta sistematica dei resti della città si sostanziò solo con i lavori per la realizzazione del parco, voluti dal 1830 in poi dai nuovi proprietari del pianoro, i Conti Aria. La prestigiosa famiglia assunse su di sé l onere delle ricerche in un epoca nella quale ancora questi compiti non erano competenza dello Stato ma erano lasciati nelle mani e nelle disponibilità di privati più o meno illuminati. L Acropoli e le due necropoli furono portate alla luce con le tecniche di scavo dell epoca e forse, come è legittimo sospettare, avendo anche di mira nella si- Fig. 2 La necropoli settentrionale ai margini del laghetto artificiale di Villa Aria. 46

51 stemazione dei resti trovati, un effetto scenografico che potrebbe avere comportato lo spostamento di alcune tombe e certamente la modifica del pendio orientale dell Acropoli. Lungo il percorso del parco, nel quale i cedri del Libano furono introdotti sulla scia di un diffuso gusto per il giardino romantico all inglese, furono collocati monumenti che riecheggiavano il gusto etrusco, come i due grandi cippi variamente configurati o la riproduzione di una sorgente etrusca dell Acropoli. A margine della necropoli nord (fig. 2) fu scavato un laghetto su cui si affacciavano le tombe e al centro di esso fu collocato un enorme ammasso di pietre, a simulare una roccia attraversata da un tunnel percorribile in barca. Questi elementi, che ancora oggi caratterizzano il parco e sostanziano accanto all itinerario archeologico anche quello storico-artistico e naturalistico, nonchè esplicitano il gusto antiquario, tipico dell 800, di concepire le rovine, si prestano a numerosissime chiavi di lettura. A fronte di una cosi importante e significativa testimonianza, disponibile alle chiavi di lettura interdisciplinari più diverse, si è voluto impostare un rapporto stabile con la scuola locale che mantenesse come costante la possibilità per tutti i ragazzi di avere per una volta nel loro curriculum scolastico l occasione di incentrare il piano dell offerta formativa su problematiche inerenti questa importantissima testimonianza archeologica del loro territorio, nell intento, condiviso, di avvicinare le giovani generazioni della valle del Reno alle testimonianze del loro più antico passato, illustrato dai resti della città etrusca che occupano ancora il pianoro di Misano e dagli oggetti esposti nel museo, che raccontano tempi e modi della vita di quegli antichi Etruschi. Nel suo piano di comunicazione il museo ha dunque privilegiato innanzi tutto quella parte del suo pubblico fatta dalle giovani generazioni locali, che nell antica storia del loro territorio devono trovare forte identità e consapevolezza di un loro cosi importante passato. La scelta è caduta per vari motivi sui ragazzi delle prima media e nel 2003 è stata stilata la convenzione di regolamentazione di questo accordo fra Soprintendenza Archeologica, Istituto Comprensivo e Comune di Marzabotto battezzata I giovani etruschi di Marzabotto adottano il loro Museo (cfr. R. Filippini infra) e articolata nelle classiche tappe di lezioni introduttive agli insegnanti, incontri con i ragazzi e quindi nella realizzazione da parte delle classi di un prodotto originale e specifico, frutto della esperienza culturale vissuta. Si è subito voluto evitare di propinare ai ragazzi pillole di carattere generale sugli Etruschi ma si è preferito puntare sui risvolti generativi che può avere un esperienza dai confini ben circoscritti ma che, proprio per questo, induca all approfondimento e all appropriazione di concetti e modalità di apprendimento. L obiettivo che da subito ci siamo dati con gli insegnanti non è stato tanto quello che i ragazzi imparassero molte nozioni sugli Etruschi, bensì che facessero uno sforzo metodologicamente assai più difficile, ma di ben altra soddisfazione: vale a dire osservare il mondo da un altro punto di vista ed acquisire con ciò maggiori capacità e senso critico. Nel corso di un decennio una cinquantina di ragazzi ogni anno si sono concentrati durante gli anni scolastici sui temi del mondo etrusco, vestendo i panni ora degli atleti, ora degli dei, ora della gente comune, che viveva sul pianoro impegnata nelle varie attività. Se volevamo ottenere che la città etrusca entrasse nel cuore dei bambini e, per il loro tramite, in quello dei loro genitori, ci sentiamo di dire che lo scopo è stato raggiunto e i primi veri rievocatori dell antica Kainua sono stati proprio i bambini della scuola locale che, sotto la sapiente 47

52 regia dei loro insegnanti, hanno vivificato la città con le loro rappresentazioni in costume, ricavandone un esperienza di tipo diretto, personale e creativo, che ha tutte le caratteristiche per riuscire veramente formativa. Si è partiti con un esperienza didattica che prendeva le mosse dal tema ministeriale Lo sport nell antichità e dalla specifica mostra curata dalla direzione del museo Lo sport e il gioco nella vita e nel rituale funerario di Marzabotto. Certo, l esperienza ha insegnato molto ai ragazzi ma assieme allo sforzo di mettere in atto gli esercizi ginnici alla maniera degli antichi, da quelli più abituali come la corsa fino all uso degli halteres per il salto in lungo o la difficoltà di simulare le acrobazie dei desultores c è stata da parte loro la precisa percezione delle diversità sostanziale fra le odierne pratiche dello sport e quelle degli antichi, radicalmente sostanziate di religiosità. Inoltre i ragazzi sono entrati nelle problematiche della città antica con il preciso obiettivo di scovare tutti gli indizi (elementi della città e oggetti conservati nel museo) utili a comprendere l atteggiamento degli Etruschi di Marzabotto nei confronti dello sport. L intento di partire dalla microstoria più vicina ai ragazzi, e soprattutto parlante tramite testimonianze materiali analizzabili da vicino nella loro oggettività, ha senza dubbio ottenuto l atteso risultato di consentire un avvicinamento alla grande storia, quella dei libri di testo, che da questa esperienza è stata vivificata e ha tratto spiegazione. Il progetto si è concluso con un saggio ginnico nel quale i ragazzi si sono esibiti nelle diverse discipline (corsa, salto in lungo, lancio del disco, lancio del giavellotto, acrobazie sulla cavallina alla maniera dei desultores), accompagnati da un gruppo di auleti che, diretti dall insegnante di musica, eseguiva musiche di ricostruzione etrusca. Il progetto del 2004 è stato ispirato al tema della moda nell antichità e in particolare alla mostra realizzata dal museo per quell anno Donne devote e Dee: l abbigliamento reale e simbolico delle donne etrusche di Marzabotto. Il coinvolgimento sempre crescente delle famiglie degli alunni ha visto il concorso dei parenti per la realizzazione dei costumi etruschi dei ragazzi, che alla fine dell anno scolastico sono stati i protagonisti di una vera e propria drammatizzazione nell area archeologica. Su sceneggiatura scritta dagli insegnanti con la consulenza della direzione del museo i ragazzi, vestiti tutti all etrusca, hanno dato vita ad una vera e propria sfilata di moda etrusca, presentando le caratteristiche dei diversi abiti, da quelli da lavoro a quelli di rango. Il tema ha consentito anche di affrontare le diversità culturali nell abbigliamento oggi in uso al di fuori del contesto europeo. Infatti sono sfilati nei costumi nazionali, all insegna della grande apertura degli Etruschi alle diverse culture, anche ragazzi tunisini, marocchini, indiani e cinesi. L esperienza è stata vissuta dai ragazzi con il vero e proprio orgoglio delle loro antiche radici e con l emozione di sapere che, dopo 2500 anni, era quella la prima volta che quelle fogge di abiti ricorrenti nelle figurine votive di Marzabotto tornavano a percorrere il suolo della città. Nel 2005 è stata la volta dei cibi antichi e quindi sulla scia della mostra A tavola con gli Etruschi di Marzabotto il tema delle risorse alimentari, della preparazione dei cibi, dei valori rituali di cibo e bevande, con particolare riguardo al vino e alla sfera di culto di Dioniso, ha sostanziato una drammatizzazione in varie scene, veri e propri quadretti di vita agreste, bucolica e artigiana, mentre nella rappresentazione del banchetto si componevano tutti i segni del lusso e del prestigio della classe aristocratica, impegnata a celebrare sé stessa in veste di banchettante sia in vita che nell aldilà. L esperienza 48

53 si è arricchita della ricerca su cibi e ricette antiche che ha portato a realizzare uno specifico menù preparato dalle cuoche della scuola, anche loro incredibilmente immedesimate nell esperienza didattica, e consumato con soddisfazione da tutti i ragazzi dell istituto nonché, alla fine dello spettacolo, da tutto il pubblico della rappresentazione. L esperienza del 2006 si è incentrata sulla religione etrusca anche in considerazione delle più recenti scoperte archeologiche a Marzabotto, che hanno portato in luce due nuovi luoghi di culto: il grande tempio dedicato a Tinia (lo Zeus etrusco) e un area sacra immediatamente extra-urbana presso il santuario fontile, caratterizzata da cippi e statuette votive in bronzo, fra le quali una spicca per eccezionalità di dimensioni e qualità tecnica: l effige di una donna di rango o di una dea? L attività di laboratorio condotta a scuola ha consentito la ricerca iconografica e la realizzazione di costumi ed attributi delle singole divinità, nonché l ideazione di una sceneggiatura che fosse pretesto per presentare le diverse divinità del pantheon etrusco nonché esplicitare le principali tematiche della religione etrusca. A questo riguardo va sottolineata la riuscita particolarmente efficace di spiegare con la drammatizzazione uno degli aspetti di maggiore interesse scientifico della città di Marzabotto, vale a dire la possibilità, disponendo di un impianto urbano pressoché completo, di indagare le applicazioni della etrusca disciplina in merito alla fondazione delle città. Se infatti uno dei temi più complessi della religiosità etrusca è la divisione dello spazio celeste e la proiezione del cosiddetto templum celeste sulla sfera terrena, con regole e segni che sono alla base dei riti di fondazione delle città, la drammatizzazione di questa cerimonia, (fig. 3) cui i ragazzi hanno dato vita proprio sul suolo dell antica città, ha reso comprensibile con semplicità ad attori e pubblico concetti altrimenti difficilmente attingibili a quanti non dotati di specifica preparazione. Fig. 3 Progetto didattico I giovani Etruschi di Marzabotto adottano il loro museo : i riti di fondazione. 49

54 Fig. 4 Gli dei etruschi sull altare D dell acropoli. Fig. 5 Copertine dei CD curati dal Gruppo Archeologico Bolognese con i video delle diverse rappresentazioni realizzate dai ragazzi nell ambito del progetto didattico. 50

55 Dal 2006 i temi scelti per la rappresentazione rievocativa si sono ispirati al tema delle Archeologite bolognesi e dunque sono state interpretate dai ragazzi sull antico pianoro vicende legate agli dei ( Appuntamento con gli dei. Gli Inferi ) (fig. 4), allo sport ( Colpiti da un insolito futuro nell assolata piana di Kainua ), alla vita quotidiana ( In cucina con gli Etruschi: pane, amore e archeologia ), ma anche alle problematiche degli antichi commerci. Consuetudine e ormai consolidata tradizione è che ogni anno la rappresentazione si concluda, con la merenda all etrusca realizzata dalle cuoche del comune di Marzabotto, che aiuta a costruire un momento di incontro della comunità che si riappropria così del proprio passato e del proprio museo. Va infatti sottolineato come al seguito dei ragazzi siano entrati al museo, spesso per la prima volta, i genitori che, a loro volta, coinvolti in un esperienza emotiva di tipo personale, come creatori dei costumi etruschi destinati ai loro ragazzi (chitoni, tebenne, calcei repandi) non ci hanno più lasciato. Oggi possiamo dire che ogni ragazzo di Marzabotto fra i dieci e i vent anni, ha avuto un esperienza diretta e creativa del suo passato etrusco e non gli mancheranno neppure gli strumenti per riviverla in quanto, fin dai primi anni, si è aggiunto alla drammatizzazione l esperimento di una documentazione maggiormente sistematica di quanto realizzato (fig. 5), grazie alla collaborazione del Gruppo Archeologico Bolognese, che da anni segue da vicino le vicende della realtà archeologica di Marzabotto ed è coinvolto, sulla base di una specifica convenzione con la Soprintendenza, in tutte le attività di valorizzazione del museo. Il prodotto di questo coinvolgimento è rappresentato da filmati con audio che, in alcuni casi, contemplano anche le fasi di laboratorio e di presentazione dell evento che bene evidenziano nella pratica tutte le tappe dell avvicinamento didattico ad un problema, rendendo bene evidente come didattica non sia e non debba essere banalizzazione dei concetti. Al contrario la didattica, e forse quella dell archeologia anche più di quella di altre discipline, va affrontata circoscrivendo al massimo il tema di indagine per poter poi, nell approfondimento, indurre alla riflessione critica e all approccio cosiddetto generativo nei confronti di quanto proposto all attenzione. Detto questo va da sé che anche nella didattica non ci sono e non ci possono essere schemi precostituiti e ogni esperienza serve per quanto di metodo e tipo di approccio è possibile sintetizzarne. In ciò sta la parte migliore, quella creativa della didattica che, come per ogni altra cosa che voglia essere unica e irripetibile, risponde alla regola di associare le cose in modo non precostituito. E in questo impegno di rompere gli schemi usuali per creare senso di sorpresa e indurre quindi ad approcci alla materia più coinvolgenti ed interattivi, la materia del parco archeologico si presta in modo straordinario proprio per l eccezionale gamma di temi e interazione fra gli stessi che può suggerire. La proficua osmosi fra i monumenti dell area archeologica e gli oggetti mobili conservati nel museo può essere aiutata dalla stessa architettura dell edificio museale (fig. 6) che si è dotato in questi anni, grazie ad un finanziamento dell Unione Europea e soprattutto della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, di una nuova ala, costruita proprio per enfatizzare questo rapporto interno-esterno. Il corpo aggiunto infatti presenta ampie vetrate che sfondano le pareti e utilizza l alzato per sorreggere un ampia terrazza panoramica sull area archeologica, vero e proprio balcone sulla storia, che facilita rimandi e suggestioni 51

56 a b c Fig. 6a-b-c-d La nuova ala del Museo realizzata con fondi dell Unione Europea (Progetto Museums) e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. d 52

57 atte a ricomporre una visione il più possibile unitaria del sito archeologico, nonché ad apprezzare l eccezionale veduta dei calanchi posti quasi ad anfiteatro rispetto al pianoro su cui insiste l antica città. È allo studio il progetto di totem multimediale che, sistemato sulla balconata, consentirà una visita virtuale della città nella quale sarà possibile, soffermando l attenzione sui singoli resti, richiamare le ricostruzioni virtuali degli edifici, delle vie, nonché visioni panoramiche e di insieme. Sulla balconata si apre anche l aula didattica-multimediale, nella quale potrà proseguire ed approfondirsi il discorso virtuale. Se l esperienza didattica dei ragazzi di Marzabotto sta contribuendo a creare coscienza e conoscenza dell antico passato e dei suoi resti certo che non va dimenticato che dal 1997, senza soluzione di continuità, l area archeologica di Marzabotto, e in particolare la sua necropoli orientale ospita, sulla base di una specifica convenzione fra Museo, Comune di Marzabotto e Provincia di Bologna rappresentazioni teatrali incentrate sul teatro classico che, con ogni evidenza, traggono ulteriore suggestione dalla loro particolare ambientazione e, nel contempo, contribuiscono a vivificare con voci, personaggi e temi trattati i monumenti in pietra della necropoli certo la cornice più prestigiosa e carica di suggestioni dell intero territorio. Tutte le sperimentazioni portate avanti per evocare la presenza degli antenati etruschi sull antico pianoro e quindi corredare di figure animate i resti lapidei della città, prima proposte a livello grafico (fig. 7), anche solo con l ambientazione dei personaggi più significativi fra quelli rappresentati nei reperti del museo, sullo sfondo Fig. 7 I desultores di Marzabotto ambientati nella necropoli orientale (foto Robert Marnika). 53

58 Fig. 8 La signora di Marzabotto ambientata nella necropoli orientale (foto Roberto Macrì - SBAER). Si può certo dire che l itinerario tracciato in questi ultimi anni dalla strategia comunicativa del Museo e da tutti gli Enti, Istituzioni e Associazioni che ad esso hanno fatto riferimento, è stato ottimo substrato per la nascita del Festival di rievocazione etrusca che trova a Marzabotto particolari possibilità di sviluppo sia per la presenza della realtà oggettiva dell antica città e del suo museo sia per la disponibilità, al di fuori dell area archeologica, di un bellissimo parco urbano particolarmente adatto ad ospitare tutte quelle attività di rievocazione che possono coinvolgere al meglio un più vasto pubblico alla maniera dei parchi di ricostruzione e interattivi, ampiadei resti della città (fig. 8), o per il tramite di personaggi delle rappresentazioni teatrali (fig. 9), o dei giovani etruschi di Marzabotto che fanno rivivere momenti di vita dell antica città, hanno ricevuto una significativa svolta con l avvento del Gruppo di rievocazione del Popolo di Kainua (Methlum Kainual) che, nato e sviluppato in questi ultimi anni, nell ambito del Festival di Kainua, (cfr. C. Re infra) è ormai divenuto presenza costante in tutte le iniziative didattico-culturali sull antico pianoro, accompagnando a latere le visite guidate al museo e alla città o comunque collaborando variamente alle diverse iniziative. 54

59 Fig. 9 Una scena da i Cavalieri di Aristofane, rappresentata dalla compagnia Teatro Perché con la regia di Marco Marchesini, rappresentata nella necropoli orientale di Marzabotto nel 2009 (foto Maurizio Molinari). mente sperimentati in primis nei paesi anglosassoni nonché in Germania e Francia e che cominciano ad avere anche in Italia una certa diffusione con iniziative spesso di grande livello. Si tratta di aree ben distinte dal sito archeologico autentico, nelle quali si è puntato a realizzare ricostruzioni filologiche in scala reale di settori di impianti insediativi con case, completi di arredi e animate da drammatizzazioni di attività della vita quotidiana o di eventi particolari, quali battaglie, gare, feste, nei quali il visitatore può vivere l esperienza di interagire con l antico, partecipando alle diverse attività. In questo tipo di parchi, che in Inghilterra hanno l incisiva denominazione di reenactment archaeological areas dove reenactment è traducibile alla lettera con ri-rappresentazione, la sperimentazione didattica può giocare tutte le sue carte con il grande vantaggio di non avere i limiti imposti dalle primarie esigenze di tutela e conservazione dei contesti e con la possibilità di poter aggiornare con maggiore libertà percorsi e ricostruzioni sulla scia dei risultati delle nuove scoperte archeologiche condotte nel sito originale o comunque nell ambito del particolare periodo cronologico cui il parco si ispira. Nella possibilità di tenere legate e strettamente dipendenti area archeologica reale e parco di ricostruzione, nel quale lo stretto controllo scientifico garantirebbe da fuorvianti disneyficazioni, va sicuramente visto l itinerario di lavoro più promettente, per illustrare al pubblico in modo didattico ed esauriente di quale intero i resti dell area archeologica siano parte, presentando la ricostruzione al vero di uno spaccato di vita della città etrusca, animata, attraverso l interpretazione dei rievocatori, dai personaggi, dagli oggetti e dalle attività deducibili dai dati di scavo, per una sempre più adeguata 55

60 tutela e corretta comunicazione dei parchi archeologici e, più in generale, del paesaggio storicizzato dalle opere dell uomo. Questo è lo stato delle cose e certo molto rimane ancora da fare. Appare comunque ben chiaro che se conservare la materialità delle cose è certo imprescindibile è almeno altrettanto prioritaria la necessità di comunicarne i significati, vale a dire lavorare nell ottica di conservare la capacità di comprendere il significato delle cose contenute nei musei, disciplina che va coltivata come bene prezioso per non rischiare di perdere per strada i valori che hanno dato senso alla nostra civiltà e in questa impresa le attività di rievocazione possono risultare particolarmente preziose. Paola Desantis I giovani etruschi di Marzabotto adottano il loro museo Da ormai dieci anni l antica Kainua rivive a Marzabotto grazie ai ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado. Il motore di questa iniziativa è il progetto I giovani etruschi di Marzabotto adottano il loro Museo, nato da un idea di Paola Desantis, direttrice del Museo, che ne ha sempre curato la consulenza scientifica. Il progetto è stato accolto con molto favore dalla Scuola, nella prospettiva di una didattica proiettata verso l esterno, ma profondamente radicata nel contesto locale. I Giovani Etruschi, così, si sono collocati nell ambito di un progetto già esistente, intitolato Il nostro territorio come laboratorio di ricerca e volto a valorizzare il patrimonio ambientale in tutti i suoi aspetti. Fin da subito, dunque, è stato chiaro che il primo obiettivo da perseguire era che i ragazzi si rendessero consapevoli dell importanza del patrimonio archeologico del loro paese. Fin da subito, però, ci si è resi conto della complessità del lavoro. Infatti, una serie di sondaggi svolti in maniera abbastanza sistematica, benché informale, aveva dimostrato che una percentuale piuttosto alta dei ragazzi e dei loro familiari non era mai entrata nell area archeologica o non era informata delle iniziative promosse dal Museo. Ciò non deve stupire, se si pensa che l entità della tragedia storica e umana del recente passato di Marzabotto è, comprensibilmente, così totalizzante da oscurare, o comunque relegare in secondo piano, qualsiasi altra circostanza legata a quei luoghi. D altra parte proprio la memoria di quella immane tragedia, con le sue numerose commemorazioni, ha indotto nel paese una certa disposizione a mobilitare le energie 56

61 Figg Istituto Comprensivo di Marzabotto. Laboratorio delle Meraviglie. Fasi di realizzazione di un kantharos. 57

62 Fig. 14 Maschera di Tuchulca. verso un obiettivo comune e questo si è rivelato uno dei punti di forza nella realizzazione pratica del lavoro. I destinatari e gli attori del progetto sono stati individuati negli alunni delle classi prime della Scuola Secondaria di I grado, perché ritenuti esponenti della fascia di età più idonea a fruire e a rendersi protagonista delle attività previste. Curiosità ed entusiasmo in questa fase della vita sono ancora spontanei e non mediati dalle ritrosie tipiche dell adolescenza, mentre gli interessi a questa età si fanno più maturi e consapevoli, tanto che certi incontri possono segnare per sempre: esattamente questo è successo ad alcuni Giovani Etruschi il cui successivo percorso di studi si è orientato verso il mondo antico. Le fasi operative attraverso le quali viene realizzata l attività seguono un iter che si è consolidato nel tempo. Una volta scelto l argomento da approfondire, viene predisposta la formazione degli insegnanti, sotto la guida della dott.ssa Desantis, quindi vengono organizzate alcune visite agli scavi e al Museo da parte degli alunni. A seguito di queste attività propedeutiche, ha inizio il lavoro in classe di approfondimento su argomenti di storia e cultura etrusca. Infine si lavora alla preparazione dell evento conclusivo: una recita a tema da tenersi nell area archeologica verso il termine dell anno scolastico, nell ambito di una manifestazione a cui partecipa anche il Comune di Marzabotto. Quest ultima è una fase importantissima del progetto, quella in cui i genitori, gli amici e i parenti, nelle vesti di spettatori, vengono condotti dai ragazzi a ripercorrere il loro stesso cammino e a familiarizzare con il patrimonio culturale del luogo in cui vivono. Si realizza così un altro obiettivo primario, cioè attrarre la comunità verso il Museo, investendo i ragazzi della 58

63 Fig. 15 Scena dalla rappresentazione Vestivamo all Etrusca. 59

64 funzione di trait d union e di portavoce tanto nelle famiglie, quanto nell intero paese, di ciò che hanno conosciuto attraverso la scuola. Naturalmente, radicandosi nella scuola dell obbligo, il progetto è stato esteso alla totalità degli alunni delle classi coinvolte, comportando un lavoro complesso, tanto complesso, quanto gratificante per i risultati raggiunti. Ma molto di ciò che è stato fatto sarebbe rimasto solo sulla carta senza il lavoro del cuore pulsante della Scuola Media di Marzabotto: il Laboratorio delle meraviglie, organizzato da un gruppo di educatori e dagli insegnanti di sostegno. Qui vengono accolti tutti quei ragazzi che hanno bisogno di fare per imparare, quelli che scontano situazioni difficili e non riescono proprio a reggere il peso di tante ore seduti in un banco, o, semplicemente, quelli che hanno talenti non sempre spendibili nelle ore di lezione tradizionale. All occorrenza, il laboratorio si apre a tutte le classi che preparano attività significative, e le sue porte si sono spalancate, appunto, per i Giovani Etruschi. Da questa fucina di idee e creatività, attraverso il riciclaggio di ogni sorta di materiale, e rigorosamente a costo zero, hanno preso corpo gli oggetti di scena più svariati: un kantharos, una vera da pozzo, l elmo della dea Menerva, le maschere degli dei infernali, per citare solo qualche elemento di una lunga lista che continuamente si arricchisce. Quanto ai contenuti specifici che sono stati affrontati, la selezione è avvenuta con lo scopo che i ragazzi imparassero a riflettere sul loro presente, attraverso il dialogo con il passato, e dunque attraverso la scelta di opportuni temi di approfondimento. Da questo punto di vista sono state colte le opportunità offerte dalle proposte del Ministero dei Beni Culturali riguardo alle mostre sull antichità, che si sono tenute in diversi Musei italiani, compreso quello di Marzabotto, pur percorrendo, quando se ne ravvisava la necessità, vie autonome. Dallo sport alla religione, dal cibo alla struttura della città antica, i temi toccati sono stati molteplici, e intanto, di anno in anno, si sono accorciate le distanze tra gli antichi e gli attuali abitanti di Marzabotto, i quali si sono riappropriati persino dei nomi dei loro antenati, mentre i ragazzi, con la loro fantasia, hanno colmato i vuoti lasciati dal tempo. Così, dopo qualche incursione nella antica onomastica, hanno ripreso vita i vari Popluna, Tansina o Laris Kraikalu, il greco, che tanto affascina i Giovani Etruschi perché ai loro occhi evoca mondi lontani, viaggi e avventure. E intanto, mentre nonne e mamme si sono affaccendate a confezionare tuniche, tebenne e calcei repandi, il progetto ha raggiunto il decimo anno di vita, ed è tempo di bilanci. I risultati si possono riassumere in alcuni numeri significativi: al ritmo di una cinquantina di alunni ogni anno, sono ormai 500 i ragazzi di Marzabotto che hanno rivestito panni etruschi e ognuno di loro ha condiviso l esperienza con genitori, fratelli, nonni e amici. Tutto ciò in una comunità che conta meno di settemila abitanti. Bilancio positivo, dunque, e dimostrazione pratica che la scuola media ha una forte capacità di penetrazione nel contesto sociale e può veicolare contenuti culturali anche partendo da piccole cose. Basta crederci, e a Marzabotto ci abbiamo creduto in molti. Rita Filippini 60

65 Festival storico. Kainua - Gli Etruschi rivivono a Marzabotto Il festival storico Kainua - Gli Etruschi rivivono a Marzabotto è un evento fortemente caratterizzato dalle attività di rievocazione e ricostruzione storica, ma con valenze culturali e divulgative non secondarie. Si tratta di una manifestazione che può essere utilizzata come esempio per analizzare i rapporti tra rievocazione/promozione del territorio e rievocazione/valorizzazione del patrimonio. La manifestazione nasce da un progetto di promozione turistica locale, quindi non nasce con l obiettivo primario di comunicare e valorizzare il patrimonio. Tuttavia la promozione del territorio non può essere slegata dal patrimonio, in quanto parte del territorio stesso. Uno dei temi fondamentali della promozione (anche economica) del territorio è senz altro la creazione di un immagine del territorio, un immagine che ha inevitabilmente anche una componente storica. La promozione territoriale richiede la definizione di un immagine precisa e riconoscibile del territorio stesso, sulla quale basare la comunicazione. Tale immagine deve essere basata su temi forti, chiaramente individuabili ed il più possibile esclusivi, almeno entro certi limiti, del territorio stesso. La creazione dell immagine del territorio è finalizzata a renderlo un prodotto identificabile e promuovibile. L evento in questione ha avuto, nelle sue edizioni, la possibilità, ed anche il compito, di concorrere a costruire questa immagine. Il riferimento al contesto storico archeologico è stato quindi fondamentale. Tuttavia il rapporto col patrimonio è anche importante per un reciproco feedback: l evento rievocativo stesso ha una forte necessità del legame col contesto. Infatti questo legame è indispensabile per la definizione dell identità dell evento, offre la possibilità di elevare il livello qualitativo, ne fornisce lo spessore culturale. Viceversa l evento si riferirebbe ad un generico tempo passato che non trova collocazione geografica, e, talvolta, anche cronologicamente impreciso. I fattori identitari dell evento sono determinanti per garantire il successo dell evento stesso, ma soprattutto per la durabilità dell evento, cioè permettono una progettazione su medio/lungo termine, per mirare ad effetti a lungo termine e sopratutto lunga durata sul territorio. Per quanto riguarda l apporto che il Festival può dare alla valorizzazione del patrimonio, ricordiamo semplicemente che l ambito dei rievocatori, appassionati o studiosi di storia, rappresentano uno dei più importanti bacini di fruitori. Ricordiamo anche che tra pubblico della rievocazione e fruitori del museo, ci sono altri importanti punti di contatto: l attività rievocativa contempla sempre un aspetto didattico, rivolto proprio ai più giovani. In questo aspetto si può constatare una precisa convergenza di interessi che non risulta però di certo in una sovrapposizione o, peggio, competizione: i ruoli sono assolutamente complementari ed anzi devono essere in sinergia, potenziandosi a vicenda. Infine è senz altro utile tenere presente che la comunità locale dovrebbe costituire la principale risorsa per il museo/patrimonio: ne dovrebbe costituire il primo fruitore, almeno per importanza, ma anche il primo sostenitore. Il legame tra comunità e territorio passa senz altro attraverso la consapevolizzazione di una precisa identità, in cui la storia, anche antica, è un tassello fondante. Sia l ente museale che l evento storico divulgativo, la rievocazione, sono operatori attivi e determinati in questo percorso. Uno dei ruoli che la rievocazione può, e deve, 61

66 Fig. 16 La rappresentazione di un rito aruspicino all interno del festival rievocativo. L ente organizzatore, individuando un tema forte per l identità del territorio nel patrimonio unico della città etrusca, ha iniziato il percorso di progettazione del festival con una collaborazione qualificata nell ambito storico archeologico, ricercando una consulenza professionale che potesse fare da ponte tra l ambito divulgativoricrea tivo, il festival, e l ambito culturale, il patrimonio archeologico. Già la scelta del nome e del marchio del festival ha cosvolgere per esplicitare in pieno le proprie prerogative, è proprio il rafforzamento dell identità della comunità, tramite la divulgazione di aspetti fondanti della storia del territorio e tramite un azione sinergica di esplorazione cognitiva del patrimonio storico ed archeologico. Il percorso del festival storico Kainua - Gli Etruschi rivivono a Marzabotto si è collocato precisamente in questa direzione, nonostante abbia finora potuto muovere soltanto i primi passi. 62

67 stituito una forte dichiarazione d identità e d intenti, evidenziando il rapporto con la città e la civiltà etrusca, stabilendo un legame con la comunità attuale: la citazione di Marzabotto, volutamente accostata a Kainua, cioè la città antica e la città attuale che si ricongiungono. Non dimenticando nemmeno di citare la storia di questo legame tra le due anime gemelle della comunità: la cimasa degli sposi è da considerare a buon diritto un simbolo iconico per Marzabotto, essendone uno dei reperti archeologici più noti, tanto da essere adottato nel simbolo della Pro Loco, simbolo al tempo stesso anche del ruolo che la famiglia Aria (tuttora proprietaria legittima della cimasa originale) ha svolto nella ricostruzione dell identità della comunità locale. La stessa immagine è quindi entrata anche nel marchio del festival, con il preciso obiettivo di rimarcare il legami della comunità col proprio passato. Il festival ha avuto fin dall inizio l obiettivo di caratterizzarsi il più specificamente possibile sulla storia del ter- Fig. 18 Anche il percorso parallelo, di supporto all associazionismo locale, ha mirato a sottolineare sempre il legame con il patrimonio storicoarcheologico e l identità della comunità: nell immagine l insegna militare adottata, in cui viene richiamato l antico nome della città associato all aquila, probabilmente l animale simbolo di Tinia, divinità protettrice della città stessa. Fig. 17 Il marchio del festival. Sottolinea i legami tra la comunità e la propria storia. 63

68 ritorio, ricercando contemporaneamente la sinergia col Museo Nazionale Etrusco. Nella prima edizione si è trattato della concertazione di due percorsi paralleli di eventi, al Museo e nel parco urbano sede del festival storico rievocativo. La progettazione dei due percorsi paralleli, organizzando gli orari e la congruenza delle tematiche, ha portato di fatto ad una unica programmazione, promossa secondo canali sia propri sia comuni, con l obiettivo di creare una sinergia a beneficio di entrambi i promotori e, ovviamente enfatizzando l effetto finale sul territorio. L edizione successiva ha compiuto un ulteriore passo verso una collaborazione più stretta, compiendo effettivamente e praticamente il passaggio ad una programmazione solidale, mantenendo ovviamente le caratteristiche specifiche, in cui la rievocazione è stata parte integrante dell attività del museo e, viceversa, l attività del museo è stata parte integrante del programma del festival. Un percorso parallelo ha seguito il nascere ed il radicarsi di un associazionismo locale fortemente connotato e legato al tema in modo quasi inscindibile, un associazione di rievocatori nata sul posto con obiettivi specifici. Tale percorso è da considerare un obiettivo correlato al percorso principale, da ritenere imprescindibile per il perseguimento degli obiettivi citati e per il radicamento nella comunità. Si auspica ovviamente che non si interrompa questo percorso costruttivo, ma che anzi si prosegua nella pratica di una collaborazione che faccia sì che il patrimonio archeologico sia integrato nel territorio come risorsa e non come onere o, semplicemente, come patrimonio non produttivo. Allo stato attuale (primavera 2012) difficoltà organizzative e avvicendamenti nell organizzazione hanno imposto una pausa al festival, ma, fortunatamente non nella collaborazione tra il volontariato, dedito alla divulgazione ed alla ricostruzione storica, ed il Museo Nazionale Etrusco. Tra le attività svolte in forma volontaria per la promozione del patrimonio archeologico, nell ambito del programma di Archeologite è stata realizzata (estate 2012) una iniziativa piuttosto innovativa, che ha l ambizione di esplorare tecniche di comunicazione moderne, in particolare l applicazione di tecniche teatrali al museo; in un evento di animazione notturna del Museo, in cui i volontari di ArcheoStorica hanno cercato di far rivivere alcuni dei personaggi chiave dell antica Kainua. Corrado Re 64

69 L alba degli Etruschi. Un esperienza di museum theatre a Castelfranco Emilia Diana Neri, Luca Cesari Museo Civico A.C. Simonini - Castelfranco Emilia Corrado Re Dottore di ricerca in Antropologia Fin dall epoca della costituzione, avvenuta nel 1999, il Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia si è contraddistinto per l impronta divulgativa assicurata alle proprie iniziative. Partendo dalla constatazione di essere un museo con una vocazione territoriale, privo delle collezioni centenarie che possono vantare altre istituzioni simili, in particolare Modena e Bologna, si è caratterizzato per una ricca produzione di mostre temporanee e pubblicazioni anche rivolte all utenza non specializzata, in particolare ai bambini delle scuole primarie. Gli interventi realizzati comprendono lezioni frontali in classe tenute da archeologi esperti con lo scopo di aumentare la conoscenza della storia antica e dell archeologia nel rispetto dei programmi scolastici e con approfondimenti dedicati al territorio castelfranchese. In molti casi alle lezioni è stata spesso associata la visita al locale museo o ad altri nelle vicinanze. Tra le attività era inserito lo svolgimento di lezioni pratiche all interno dell aula di archeologia didattica, nel corso delle quali i bambini hanno potuto sperimentare la pratica dello scavo stratigrafico all interno di un apposita vasca, il disegno e il restauro di riproduzioni archeologiche realizzate ad hoc. Fra i momenti divulgativi di maggiore impegno si ricordano alcune manifestazioni (in particolare Musei da Gustare organizzata in collaborazione con la Provincia di Modena) in cui con l assistenza di archeotecnici esperti in archeologia sperimentale sono state affrontate diverse tematiche: dalla cottura dei cibi all accensione del fuoco, dalla manipolazione dell argilla alla fusione del bronzo. Fin dai primi anni di operatività del museo sono state inoltre organizzate attività ludico-divulgative, come la Caccia al tesoro sulla centuriazione in cui le classi di quinta elementare si sfidavano in un percorso a tempo che includeva una competizione di orientering sul tratto di centuriazione romana interno al parco di Villa Sorra, combinata a domande tematiche sulla rete viaria di epoca romana. All interno del panorama di attività si possono enumerare anche diverse pubblicazioni illustrate dedicate all infanzia che, prendendo spunto dalle avventure del personaggio dell Archeotalpa, rendono comprensibili la pratica dello scavo archeologico e di attività del passato, come i riti funebri di diverse antiche civiltà o la produzione e lo scambio di vasellame in epoca etrusca. Questo ventaglio di soluzioni, adottate già da tempo nel Nord Europa, in particolare nei paesi scandinavi e nel mondo anglosassone, era ed è tuttora ancora poco messo in pratica nei musei italiani, soprattutto all interno delle grandi istituzioni che, a causa dell ampiezza del loro patrimonio archeologico, rivolgono massimamente il loro impegno più verso la conservazione e le pubbli- 65

70 Il cinerario biconico Il contenitore che accomuna tutte le Cinerario biconico sepolture villanoviane è il cinerario biconico (così chiamato dalla sua forma che ricorda due coni sovrapposti). La particolarità di questo contenitore è di avere una sola ansa (ovvero la maniglia che serve a trasportarlo). In qualche caso si utilizzava un normale vaso a due anse, una delle quali veniva spezzata, ma molto più spesso il biconico era prodotto dal vasaio già con un solo manico. Questa caratteristica sottolinea il suo utilizzo a scopo funebre, infatti alcuni oggetti, prima di essere deposti nelle tombe erano Ansa spezzata defunzionalizzati, ovvero modificati per impedirne il normale utilizzo. Ad esempio, le armi deposte nelle tombe etrusche e celtiche spesso venivano piegate o spezzate per simboleggiare un loro cambio di stato da oggetti per i vivi a oggetti dedicati ai morti. Dopo lo spegnimento del rogo, le ossa del defunto erano raccolte in una pratica chiamata ossilegio e poste all interno dell urna, a volte insieme ad alcuni oggetti personali, come le fibule o gli spilloni che erano serviti per fissare i capi di abbigliamento o il sudario sul corpo. Oltre al fatto di essere deposti all interno e non all esterno del cinerario, questi reperti si riconoscono perché hanno subito l azione diretta del fuoco che li ha deformati. Il biconico veniva in seguito chiuso con una scodella (chiamata scodella coperchio per la sua funzione, anch essa con un ansa sola) e rivestito da tessuto, come se fosse il nuovo corpo del defunto. La deposizione all interno del pozzetto poteva essere accompagnata da altri oggetti di corredo e offerte varie e, una volta richiuso il tumulo e ricoperto di terra, la posizione della tomba poteva essere indicata da un segnacolo: di solito un sasso di fiume di forma allungata infisso nel terreno. Molti dei cinerari che si vedono nei musei sono rotti o incompleti, perché nel corso dei millenni l uomo ha continuato a vivere negli stessi luoghi, dimenticando completamente dove fossero collocati questi antichi cimiteri. I lavori agricoli, la costruzione di strade e case hanno inciso profondamente il terreno distruggendo in parte le tombe che gli archeologi hanno in segito recuperato, restaurato e studiato. Pozzetto con rivestimento in ciottoli e segnacolo Fig. 1 percorso di simulazione e di gioco in cui i bambini erano chiamati a svolgere in prima persona alcune attività che contraddistinguevano la vita quotidiana in epoca etrusca. Partendo dall analisi di alcuni materiali archeologici e con l ausilio di illustrazioni a grande scala (fig. 1) il percorso della mostra introduceva alle tematiche della produzione dei manufatti in bronzo, della tessitura, dell alimentazione antica e della cerimonia funebre, intervallato da diverse stazioni che proponevano la partecipazione dei bambini a semplici giochi di squadra a tempo e giochi di ruolo (nel caso della sepoltura dell urna e del corredo funebre), coinvolgendoli in prima persona alla soluzione di semplici quesiti e attività ludiche. Per fare solo un esempio, una volta illustrati gli oggetti di corredo delle tombe maschili e femminili ai bambini divisi in due squadre si chiedeva di posizionare correttamente e nel più breve tempo possibile alcune riproduzioni calamitate su due figure a grandezza naturale (fig. 2). Considerata la natura della mostra, ricca di spunti visivi e incentrata sull attività svolta in prima persona dai visitatori, è sembrato naturale tentare un approccio diretto e fortemente coinvolgente anche per il giorno dell inaugurazione. L evento, svolto nel portico antistante al museo, ha avuto un duplice scopo: affievolire il senso di cesura tra l interno e l esterno della struttura, introducendo un elemento di novità anche nello spazio normalmente adibito alle attività quotidiane e al passaggio, ma suscitare anche un interesse attraverso un forte impatto visivo per le tematiche che erano trattate approfonditamente all interno del percorso espositivo, creando aspettativa e coinvolgimento fin dall approccio iniziale. Per questo motivo è stata scelta un attività di drammacazioni specialistiche che non verso la valorizzazione e la divulgazione. In quest ottica si inserisce l esposizione intitolata Scuola e Museo: i bambini e l archeologia con cui il Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia ha voluto rendere partecipi le classi e gli insegnanti delle scuole primarie del territorio (e non solo), attraverso un 66

71 tizzazione da parte di operatori professionisti, che includesse abiti, utensili e attività tipiche dell archeologia sperimentale e potesse svolgere una funzione attrattiva e spettacolare nei confronti della materia trattata. Fig. 2 Diana Neri, Luca Cesari L evento, presentato in occasione dell inaugurazione dell esposizione didattica: Scuola e Museo: i bambini e l archeologia, ha coniugato living history, museum theatre, archeologia ricostruttiva e altro in un unico evento, seppure breve e di limitate dimensioni e risorse. Come si è giunti a scegliere, ideare e realizzare questo evento? L analisi del percorso seguito potrebbe partire dalla seguente domanda: se la mission di un museo è anche e soprattutto l educazione (culturale, artistica ecc.), quale strada scegliere per educare in modo efficace e responsabile? Cioè creare la possibilità di un percorso individuale all approccio con la cultura? Offrendo l opportunità (e gli strumenti indispensabili) di sviluppare un esperienza personale e personalizzata che metta in contatto con un tema culturale, si ottiene senz altro un risultato incisivo e duraturo, proprio perché personale e individuale. Particolarmente nel caso di un pubblico prevalentemente costituito da scolari della scuola primaria, è stato ritenuto utile il metodo costruttivista, in cui l attenzione è focalizzata su chi apprende e non sull argomento, e su un percorso di apprendimento informale, in cui il processo di acquisizione delle conoscenze possa essere condotto da chi apprende, secondo le proprie mappe logiche, i propri interessi e curiosità. Si è cercato quindi un metodo adatto a offrire degli stimoli, soprattutto per l immaginazione, atto a suscitare delle domande che ottenessero poi le proprie risposte nelle successive o contestuali attività didattiche/divulgative più abituali, all interno dell attività museale ordinaria. L opzione più efficace è stata ritenuta quella offerta dal teatro, poiché il teatro educativo non tenta di trasmettere un sapere, ma di portare l esperienza personale a diventare strumento di formazione e comunicazione. 67

72 L ideazione dell evento è stata quindi interpretata attingendo a diverse tecniche ed esperienze: Il tableau vivant, che offre diversi stimoli soprattutto percettivi, ma da solo non è coinvolgente della sfera emotiva. Utilizza le tecniche della living history. Lo storytelling, che offre ottimi strumenti per il coinvolgimento emotivo, ma non è agevolmente applicabile al tema prescelto (la cultura villanoviana-orientalizzante padana) con gli obiettivi proposti. Il museum theatre, adatto ad entrambi gli scopi, ma di applicazione piuttosto complessa in relazione alle risorse a disposizione. Alcune di queste tecniche hanno un approccio prevalentemente percettivo, altre prevalentemente emozionale, ma tutte fondamentalmente lasciano la razionalizzazione alla fase successiva, dando modo di realizzare uno sviluppo personale e consapevolizzato dell apprendimento. La realizzazione dell evento ha visto quindi la creazione di un tableau vivant, (dedicato alla ricostruzione di un ipotetico interno di una dimora principesca del periodo villanoviano-orientalizzante padano), nel cui ambito si svolgevano anche attività di archeologia esperienziale o ricostruttiva, usualmente utilizzate nella didattica (fig. 3). Fig. 3 68

73 Per un reale coinvolgimento emotivo del pubblico attraverso la narrazione di una storia, si è ricorsi a brevi interventi teatrali, attingendo a varie forme teatrali quali il teatro di narrazione, il teatro d improvvisazione ed il teatro tradizionale. Normalmente nel teatro di narrazione non si interpreta un personaggio, tuttavia nel contesto specifico è stata ravvisata la necessità di evidenziare il ruolo del narratore/ mediatore comunicativo, presentando un personaggio che dichiarasse la propria estraneità sia al contesto del tableau vivant sia al pubblico. La narratrice dell evento ha vestito i panni di un angelo/demone dell oltretomba etrusco, volutamente affine ma allo stesso tempo estraneo al tableau: l aspetto si richiama infatti all iconografia etrusca successiva non direttamente correlata al contesto ricostruito (fig. 4). Naturalmente è importantissimo il giusto equilibrio tra rigore scientifico e comunicazione emozionale, così il tableau vivant come i brevi interventi teatrali degli interpreti, hanno beneficiato di una competente conoscenza del patrimonio (fig. 5). Fig. 4 69

74 Fig. 5 Infatti L alba degli Etruschi è un evento realizzato grazie ad un lavoro interdisciplinare basato su competenze complementari: un gruppo di lavoro composto da storici ed archeologi professionisti, rievocatori e attori, ha permesso di superare fin dall inizio il dilemma del museum theatre: attori formati dagli operatori museali sui contenuti, o operatori formati nelle tecniche teatrali? Entrambe le opzioni hanno infatti i loro punti deboli. Le tecniche teatrali applicate alla comunicazione museale sono ancora di limitata diffusione in Italia, soprattutto in relazione al patrimonio archeologico, mentre le esperienze europee e internazionali vantano ormai una lunga tradizione. I risultati di questa esperienza sono tali da auspicare che il teatro possa svolgere nel futuro più prossimo un ruolo più incisivo nella comunicazione museale, che ne è anche valorizzazione. L esperienza de L alba degli Etruschi ha fatto sì che l Associazione ArcheoStorica sia stata invitata a realizzare un workshop nell ambito del convegno Museum interpretation and public engagement: challenges and opportunities, Höllviken (SE), svoltosi nel settembre Il convegno è stato realizzato da EXARC (organizzazione che rappresenta i musei archeologici all aperto e l archeologia sperimentale all ICOM), congiuntamente con IMTAL (International Museum Theatre Alliance). Corrado Re 70

75 Terra di Storia : dalla rievocazione storica alla didattica Silvia Cipriano Museo della Centuriazione Romana - Borgoricco Premessa Presento in questa sede la manifestazione Terra di Storia che si è tenuta a Borgoricco sotto forma di rievocazione storica dal 2001 al 2009, con cadenza annuale nel terzo fine settimana del mese di maggio. Per motivi riconducibili alla limitatezza delle risorse economiche disponibili, nel successivo triennio la manifestazione è stata comunque effettuata, ma non più come rievocazione storica, bensì nella forma di edizione didattica 1. Preciso che dirigo il Museo della Centuriazione Romana dalla fine del 2009, anche se lavoro nella realtà del Museo dagli anni 90 e ho contribuito agli allestimenti della prima piccola esposizione e del museo attuale. Non ho condotto quindi personalmente ciò che presento di seguito 2. La realtà archeologica di Borgoricco e il Museo della Centuriazione Romana Il territorio che si trova a nord-est di Padova è caratterizzato dalle suddivisione agraria operata in età romana, tuttora chiaramente riconoscibile nel disegno ortogonale di vie e fossati attuali (fig. 1). Quest opera di centuriazione 3, realizzata nel I sec. a.c. con moduli regolari di 20 x 20 actus, comprende un area di 190 km quadrati circa, che attualmente afferisce a 13 diversi comuni, 10 nella provincia di Padova e 3 in quella di Venezia. All interno di questa realtà territoriale si trova il Museo della Centuriazione Romana 4, nato nel 1979 come piccolo antiquarium per esporre i reperti raccolti nei campi dagli appassionati locali, e reso fruibile al pubblico solo nel 1999 con una modesta esposizione ospitata in due salette della sede municipale di Borgoricco (fig. 2). 1 Le diverse edizioni di Terra di Storia che si sono succedute negli anni hanno beneficiato di contributi economici da parte della Regione Veneto, sempre molto attenta a questo tipo di promozione culturale; alcuni contributi sono poi stati erogati anche dalla Provincia di Padova e dalla Banca di Credito Cooperativo dell Alta Padovana. 2 La persona che si è occupata dell organizzazione e della gestione delle manifestazioni nelle sue diverse edizioni è Vanna Agostini, responsabile del Servizio Cultura del Comune di Borgoricco, mentre il progetto scientifico e il coordinamento sono stati curati dall Associazione Culturale Arc.A.Dia. 3 Sulla centuriazione si veda il recentissimo volume Antico e sempre nuovo. L agro centuriato a nord-est di Padova dalle origini all età contemporanea, a cura di C. Mengotti e S. Bortolami, Verona Si veda il sito web 71

76 Fig. 1 Ortofoto dell agro centuriato a nord-est di Padova. Fig. 2 Borgoricco (PD). L esposizione museale allestita nelle salette del Municipio ( ). 72

77 Dal 2009 il museo si è trasferito all interno del Centro Civico progettato da Aldo Rossi con un nuovo allestimento (fig. 3); si tratta di quattro sale, in cui vengono affrontati i temi della centuriazione, dell agricoltura e dell allevamento, della casa e delle attività economiche e commerciali. L esposizione dei materiali rinvenuti nel territorio centuriato, che quindi testimoniano la vita quotidiana romana in ambito rurale, è corredata da pannelli colorati dal contenuto molto immediato ed è arricchita da ricostruzioni didattiche; ogni sala è dotata di schede mobili contenenti le traduzioni in lingua inglese di tutti i pannelli. La proposta alle scuole di ogni ordine e grado è molto ricca, con l offerta di visite guidate associate a laboratori di diverso tipo e a lezioni frontali in classe, modulate in base alle richieste degli insegnanti e sulle necessità specifiche degli alunni. Il Museo propone dal 2010 un ricco calendario annuale di eventi ed attività, diretti a bambini e adulti, a famiglie, al pubblico specialista e non, potendo contare anche sugli ampi spazi del Centro Civico, in cui sono inserite quattro grandi sale utilizzate per le mostre temporanee e per tutte le attività didattiche e non, e sul teatro Aldo Rossi, che può ospitare fino a 300 persone. Fig. 3 Borgoricco (PD). Il Centro Civico di Aldo Rossi che ospita la nuova esposizione del Museo della Centuriazione Romana. 73

78 La manifestazione Terra di Storia ( ) La manifestazione Terra di Storia dunque si inseriva in una realtà museale piuttosto modesta, priva di una sede specificamente destinata ad essa, dove però si svolgevano visite guidate alle scolaresche e attività di laboratori didattici con l obiettivo di far conoscere ad un vasto pubblico la realtà centuriale e la raccolta di materiali archeologici. Nel 2001 si è tenuta la prima edizione della manifestazione, dedicata alla vita quotidiana nell ambito rurale romano e strutturata con visite guidate, laboratori didattici per le scolaresche e ricostruzioni degli ambienti, come ad esempio la cucina (fig. 4), e delle attività che si svol- gevano all interno della villa rustica, come la macinatura dei cereali, la tessitura, la produzione ceramica, l aratura e la semina; era previsto poi un approfondimento sull attività agrimensoria e sull utilizzo della groma (fig. 5). L evento era poi allietato da spettacoli di danza e musica antica. Già dalla prima edizione è stato notevole il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni locali (fig. 6). Alla base della manifestazione c è stato un attento studio delle fonti archeologiche e letterarie relative alla tematica in oggetto; in secondo luogo è stato effettuato il contatto e il coinvolgimento di gruppi che operavano in ambiti centuriali simili a quello di Borgoricco 5 ; è stata inoltre attivata la collaborazione con un gruppo di ri- Fig. 4 Borgoricco (PD). La ricostruzione della cucina. 5 In particolare si trattava del Gruppo Archeologico Villadose e dell Associazione Terre Centuriate Cesenati. 74

79 Fig. 5 Borgoricco (PD). La sperimentazione della groma. Fig. 6 Borgoricco (PD). Cittadini animano la manifestazione Terra di Storia. 75

80 cerca sulla musica e la danza nell antichità 6, che ha partecipato attivamente alla serie di eventi della manifestazione. Sono state infine coinvolte le scuole del territorio, che hanno collaborato in maniera fattiva all allestimento dell orto, alle scenografie e alle ricostruzioni degli ambienti, alla cura degli aspetti alimentari e alla realizzazione del banchetto romano, alla ricostruzione di oggetti, come anfore e lucerne, alla realizzazione di vestiti, all esemplificazione dell uso della groma 7. L iniziativa si è articolata in ricostruzione di ambienti aperte a tutti ed esemplificazioni di archeologia sperimentale relative alla produzione della ceramica, alla lavorazione dei metalli, alla macinatura dei cereali e alla coltivazione dell orto, oltre a visite guidate al museo e un convegno. Evento di punta è stata la rievocazione della cerimonia di assegnazione delle terre ai coloni, e le due giornate sono state arricchite da spettacoli di danze e musiche antiche e da un banchetto romano. A partire dall edizione del 2003 sono state introdotte nella manifestazione le figure dei rievocatori 8, riproponendo il corteo storico (fig. 7) con famiglia imperiale, pretoriani, legionari, centurioni, vestali, ancelle (fig. 8), lo spettacolo dei gladiatori, con giochi e combattimenti (fig. 9), tornei equestri e corse con le bighe (fig. 10), oltre all accampamento romano (fig. 11), al villaggio celtico e al villaggio dei Veneti antichi. Sulla base di un evento già esistente è stata dunque realizzata una manifestazione più complessa e articolata, grazie alla disponibilità di spazi e risorse umane ed economiche del Comune, con l obiettivo di far conoscere al vasto pubblico la realtà di Borgoricco, obiettivo pienamente raggiunto. Per il pubblico si prospettavano diverse possibilità di partecipazione all interno della festa: dall assistere alle rievocazioni, all applicarsi all archeologia sperimentale (metalli, ceramica, pane), al provare nuove acconciature alla maniera romana, così come gli accessori e l abbigliamento, alla degustazione di cibo preparato secondo le ricette della cucina romana, alle visite guidate al Museo. 6 Si tratta del gruppo Ludi Scaenici di Falerii Novi. 7 Sono stati coinvolti Istituti Agrari, Licei Artistici, Istituti Alberghieri, Istituti d Arte, Istituti Professionali, Istituti per Geometri. 8 Questi i gruppi di rievocazione storica che hanno collaborato: Gruppo Archeologico Villadose, Gruppo di rievocazione storica Taurini - Torino, Gruppo di rievocazione storica Cenomani, Familia Gladiatoria Pannonica, Gruppo Veneti Antichi Kleves - Padova, Ars Dimicandi, Popolo di Brig, Lingoni, Gruppo Storico Aurighi - Carinzia, Gruppo storico romano - Roma, Scuola gladiatori - Roma, Gruppo Equestre La Staffa - Roma, Venetia Victrix, Legio I Italica Villadose. 76

81 Fig. 7 Borgoricco (PD). I legionari. Fig. 8 Borgoricco (PD). Le ancelle. Fig. 9 Borgoricco (PD). Un combattimento. 77

82 Fig. 10 Borgoricco (PD). La corsa delle bighe. Fig. 11 Borgoricco (PD). L accampamento romano. 78

83 Terra di storia : l edizione didattica ( ) Purtroppo a partire dal 2010 non è stato più possibile investire risorse importanti su questa manifestazione, all interno del bilancio del Comune, sempre più ridotto; Terra di Storia è stata dunque proposta negli ultimi tre anni in edizione didattica, con un ampia scelta di laboratori didattici riservati alle scolaresche (fig. 12), con altre attività per i visitatori adulti e bambini e con spettacoli serali (fig. 13) 9. La rievocazione storica nelle sue diverse accezioni non è più stata riproposta e questo ha ovviamente stravolto gli intenti che stavano alla base dell evento. La partecipazione del pubblico è andata via via diminuendo, fino ad indurre Museo e Servizio Cultura, in accordo con l Assessorato alla Cultura del Comune di Borgoricco, a non riproporre più Terra di storia nel 2013, ma piuttosto a organizzare un calendario di appuntamenti distribuiti nell arco di tutto l anno e non più concentrati in un unico fine settimana, con attività di diverso tipo per vivere il museo. Fig. 12 Borgoricco (PD). Laboratorio didattico con le scolaresche. 9 Sono state coinvolte le Associazioni Arc.A.Dia., HerediA, Il Barco, Avis (sezione Borgoricco) e gli Amici della Biblioteca di Borgoricco, il Gruppo Spartum di Campodarsego, la Compagnia delle Smirne di Mirano, l Associazione Mondo Novo, il Centro Teatro Veneto di Figura - Ars Metallica, Ithaca le Terracotte di G. e P. Stella. 79

84 Fig. 13 Borgoricco (PD). Spettacolo nelle sale del Museo. 80

85 Quando il presente incontra il passato attraverso la rievocazione: il Festival del Mondo Antico a Rimini Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti Musei Comunali di Rimini La fortunata rassegna Antico/Presente, ideata e curata da Marcello Di Bella, direttore della Biblioteca Civica Gambalunga, è stata avviata nel 1999 come ciclo di incontri che animavano le serate estive nella suggestiva cornice dell anfiteatro romano. Dal 2005 ha assunto le forme e il titolo di Festival del Mondo Antico, una kermesse di 4 giorni consecutivi che veniva a segnare l inizio dell estate. Il palinsesto della nuova rassegna accoglieva lezioni magistrali, convegni, presentazioni di libri. insieme a iniziative mirate ad avvicinare il grande pubblico alla dialettica tra passato e presente attraverso strategie comunicative coinvolgenti. Il programma si arricchiva dell apporto dei Musei Comunali di Rimini con la loro lunga esperienza di mediatori culturali in particolare nel campo della didattica e della divulgazione scientifica, aprendo ad attività laboratoriali, quadri rievocativi del passato, visite guidate. Proposte volte a favorire un approccio interattivo, in linea con le attese del pubblico contemporaneo che preferisce formare il proprio bagaglio culturale con la partecipazione diretta. Le attività laboratoriali, indirizzate prevalentemente a bambini e ragazzi, hanno assunto negli anni una dimensione sempre più ampia fino a caratterizzare una sorta di Festival nel Festival, il Piccolo Mondo Antico Festival, per arrivare, nel 2011, a occupare l intera edizione dedicata, nella formula de I laboratori, prioritariamente ai ragazzi, custodi del patrimonio culturale. Con un tuffo nell antichità, i giovani si sono cimentati in diverse forme di arte e artigianato, si sono sfidati nei giochi dei loro antenati, divertiti alle console o ai tavoli con giochi ispirati al mondo classico, hanno seguito visite guidate animate e plurisensoriali lasciandosi affascinare da narrazioni, suoni, danze Vestiti i panni dell uomo primitivo o dell antico romano, i bambini hanno vissuto in prima persona una giornata nella preistoria e una giornata nell antica Ariminum partecipando alle tante attività che insieme restituivano la vita quotidiana di un villaggio neolitico o della città di 2000 anni fa: così, intorno a una capanna di frasche, costruivano armi e utensili con pietre scheggiate, plasmavano i primi contenitori in argilla, confezionavano gioielli originali con conchiglie e altri elementi naturali, intrecciavano vimini, cucivano pelli, tingevano fibre e tessuti con bacche e frutti di bosco; mentre la Rimini romana riviveva in piccoli quadretti fra laboratori artigianali di lucerne, di maschere teatrali e di mosaico o in simulazioni di banchetti o ancora in vivaci giochi di strada. Il Festival è stata l occasione per avvicinare i ragazzi al mondo antico anche attraverso la musicalità dei suoni: sia quelli prodotti dalla natura che dominava l ambiente primitivo (il fruscio delle foglie, un battere di sassi, melodie di semplici flauti in osso, legno o canna, il suono della risacca racchiuso nelle conchiglie), sia quelli degli strumenti che allietavano banchetti e feste nelle ricche domus (nacchere, triangoli, tamburelli, cetre e ancora 81

86 Fig. 1 Festival del Mondo Antico Il torneo del gioco dei latrunculi. flauti riconoscibili nei particolari di alcuni mosaici di Ariminum). Con un salto in un epoca a noi più vicina come quella delle signorie rinascimentali, siamo entrati nell ambientazione particolarmente suggestiva della Cappella degli angeli musicanti all interno del Tempio Malatestiano, un illustrazione d eccezione ove riconoscere gli strumenti più in voga alla corte per poi ascoltarne il suono attraverso le riproduzioni ispirate agli originali. Un momento prossimo alla rievocazione storica è il banchetto ove i ragazzi sono protagonisti dell evento proposto in un ambiente arredato con i tipici triclini, la mensa centrale e il vasellame che imita le antiche forme ceramiche. Seguendo il copione di un classico banchetto di età imperiale, dopo aver distribuito i ruoli e indossate le vesti ora di dominus, ora di ospite, ora di servo, ora di giocolieri e ballerine, prende il via la simulazione della cena con la scelta e la descrizione dei piatti di portata secondo le ricette di Apicio. Una sorta di rappresentazione teatrale in cui trovano spazio anche cibi, odori e sapori della cucina romana: spezie, formaggi, olive, salsicce, frutta secca e di stagione tutto rigorosamente noto e apprezzato dal mondo romano. E 82

87 Fig.2 Festival del Mondo Antico La simulazione di un banchetto romano. accompagnato dai liba, le caratteristiche pagnottelle di farina e ricotta insaporite da una foglia di alloro, appositamente sfornate da un laboratorio di pasticceria. Una proposta, quella del banchetto, nata nel 2001 all interno di un percorso di educazione alla cultura del cibo intitolato Ad mensam. Anche gli adulti sono stati coinvolti: in esperienze artistiche quali la pittura ad affresco o la pittura medievale e nel laboratorio di Michela Pasini sulla tintura naturale Rubia Tinctorum. Un occasione per provare i procedimenti con i quali gli antichi tingevano tessuti o filati impiegando colori di origine naturale quale la porpora dei Fenici o la robbia dei Romani o il blu di guado dei Britanni. Il Festival del Mondo Antico ha messo in scena rievocazioni del passato dapprima attraverso suggestive ambientazioni lungo visite guidate nella città, con l emozione di imbattersi nei personaggi che hanno scritto la storia di Ariminum. Sullo sfondo dei grandi monumenti della Rimini antica, quali l Arco di Augusto, l Anfiteatro, il Ponte di Tiberio o lo spazio dell antico foro, gli attori che interpretavano via via Cesare, Augusto e Adriano, davano voce all antico attraverso letture di fonti classiche. La visita tradizionale incontrava il linguaggio teatrale cui erano affidati i testi scelti, la gestualità e la mimica dei personaggi, in una narrazione capace di accrescere curiosità e coinvolgimento. Grande attrattiva era esercitata dai processi che aprivano la rubrica del Festival intitolata ricostruzioni. Ambientati prima nell Anfiteatro romano e poi nella più ampia piazza Cavour che consentiva una maggiore accoglienza, erano vere e proprie simulazioni di processi romani, con tanto di rappresentazione scenica e di confronto processuale fra testimoni, accusatori e difensori. Lo spettatore veniva per così dire catapultato in una situazione di 2000 anni fa, cui partecipava tifando per l uno o l altro dei soggetti coinvolti. Così nel 2007 con Il sasso in bocca, messa in scena di un processo penale romano, ideato dalle cattedre di 83

88 Fondamenti del diritto europeo (Giuseppe Giliberti) e di Argomentazione giuridica e retorica forense (Gianluca Sposito) della Facoltà di Giurisprudenza dell Università di Urbino, per la regia di Claudia Delucca. Al centro un caso di omicidio in cui si trovava implicata una organizzazione chiamata in gergo Res Nostra, con diretto riferimento ad uno dei fenomeni più inquietanti della realtà attuale: Fulvio Ispano, proprietario di vigneti lungo la via Salaria viene trovato assassinato davanti alla soglia della sua fattoria con il corpo crivellato da colpi di gladio e, in bocca, un sasso inserito a forza. L evento ha compreso la rappresentazione teatrale dell omicidio e il collegamento con la trasmissione radiofonica Tutti i colori del giallo, condotta da Luca Crovi su Radio Rai Due in diretta da Rimini. E così nel 2008 con L odore della morte, altra simulazione di un processo penale romano, sempre a cura della Facoltà di Giurisprudenza dell Università di Urbino e con la regia di Claudia Delucca. Roma, 46 a.c. Il cavaliere Sebazio è stato accusato dell avvelenamento del socio Quinto Flacco, maturato in un clima di violenze legato allo smaltimento dei rifiuti nella Suburra, il quartiere popolare di Roma. È un delitto di Res Nostra, l organizzazione criminale che vuole mettere le mani sulla raccolta dei rifiuti, cui Flacco non accettava di versare tangenti? O Sebazio è innocente e non affiliato all organizzazione come si proclama, e Flacco è morto di un colpo apoplettico? Il medico Graziano, presente alla dubbia morte di Flacco, denuncia Sebazio al pretore Aulo Irzio. La testimonianza, estorta sotto tortura, del servo Dama, che ha servito il mulsum - miscela di vino e miele - considerato arma del delitto, è ambigua. Graziano non recede dall accusa: a noi posteri è affidata la sentenza. Fig. 3 Festival del Mondo Antico Un attore, nei panni di Augusto, declama brani antichi, durante una visita alla città romana. 84

89 Fig. 4 Festival del Mondo Antico Grande partecipazione di pubblico al processo Il sasso in bocca. Due squadre di studenti, analizzato il caso giudiziario, hanno scritto le orazioni di accusa e difesa, poi declamate da attori. Un ruolo preciso è affidato alla giuria composta da persone del pubblico con il compito di decidere se absolvere o condamnare l imputato di un caso che sembra ambientato in una Gomorra del I secolo a.c. A presiedere la corte è Antonio Ingroia, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. La ricostruzione storica sposata all archeologia sperimentale entra nel Festival attraverso l esperienza didattica dei Musei che per le loro iniziative già avevano coinvolto associazioni impegnate nella divulgazione scientifica. Si ricorda che nel 1999, all interno di un progetto culturale per la conoscenza e la valorizzazione dell Anfiteatro romano di Rimini, grazie alla partecipazione di Ars Dimicandi di Curno (Bergamo), si realizzò un incontro sulla gladiatura rivolto agli studenti riminesi, ambientato nella palestra della scuola media Alfredo Panzini che, in due appuntamenti, accolse circa 800 spettatori. L obiettivo era quello di avvicinare i ragazzi al mondo dei gladiatori attraverso la visione dal vivo di armi ricostruite filologicamente e il loro utilizzo in simulazioni di combattimenti corpo a corpo. Brevi, ma concitate e realistiche esercitazioni, si alternavano a momenti esplicativi fra osservazioni e curiosità sull uso e sul rapporto forma-efficacia dell arma, nonché sulla gestualità e sui movimenti dei combattenti. Un occasione per illustrare quello che è un fenomeno così importante per la Romanità e al tempo stesso così 85

90 Fig. 5 Festival del Mondo Antico In scena il processo L odore della morte. di grande successo, gentilmente concesse dalla ditta Roncati di Cornaredo (Mi), i manifesti e la proiezione di alcune fra le pellicole che sono entrate nella storia della cinematografia. Il binomio ricostruzione storica-conoscenze scientifiche è alle base anche delle proposte confluite nelle più recenti edizioni del Festival. Particolarmente fortunato l incontro, nel 2007, con l Associazione Legio XXX Ulpia Traiana Victrix di Roma, coinvolta nell allestimento di un accampamento romano ambientato nel parco che ha sullo sfondo il monumentale Ponte di Tiberio, un luogo che rievoca con forza la Rimini antica e dall altro anima il cuore della città moderna. L Associazione, legata nella sua attività a più branche della ricerca e in particolare alla tecnologia dell appalontano dal nostro vivere sociale, sfatando tanti luoghi comuni. L esperienza acquisiva maggior valore per il suo inserimento in un progetto che vedeva i Musei e il Liceo Classico Giulio Cesare di Rimini lavorare al rilievo dei resti dell Anfiteatro, a un depliant e a pannelli esplicativi, e infine alla realizzazione di una mostra (Alla scoperta dell Anfiteatro romano. Un luogo di spettacolo fra archeologia e storia) con relativo catalogo, per la valorizzazione di quella che è l arena meglio conservata in regione. L efficacia dei gesti acclamati nell anfiteatro è stata anche al centro di uno spazio che si è voluto dedicare alla fortuna del genere gladiatorio nel cinema. Il fascino decretato al peplum dal mondo della celluloide è tornato a vivere nella mostra attraverso le armi prodotte per film 86

91 rato bellico ricostruito con sistemi artigianali, poteva vantare la consulenza di uno dei più accreditati studiosi di arte militare antica a livello internazionale, il professor Giovanni Brizzi, docente di Storia romana all Università di Bologna, e la partecipazione a trasmissioni televisive quali Ulisse e Superquark a fianco di Alberto Angela. Da qui l idea di creare un evento in cui proprio Alberto Angela e Giovanni Brizzi potessero illustrare, all interno della riproposizione di un accampamento, la vita quotidiana dei legionari fra l allestimento del campo, le vestizioni con le uniformi ed equipaggiamento, le esercitazioni Fig. 6 Festival del Mondo Antico Legionari della Legio XXX Ulpia Traiana Victrix. 87

92 La visita all accampamento attirava un folto pubblico curioso della vita dei legionari nei diversi momenti della giornata tra addestramenti e marce alternati al riposo e ai pasti, consumati con cibi quanto più coerenti con l epoca (le zuppe e la tipica porchetta). Il momento più significativo in cui ricostruzione storica, scienza e divulgazione si sono naturalmente fuse è stato l incontro con Angela e Brizzi che, fornendo letture complementari, hanno esplorato la figura del soldato protagonista delle conquiste dei primi secoli dell Impero. Un evento rivelatosi come una nuova occasione per porre l archeologia sperimentale e la ricostruzione al servizio della storia, che si nutre e si arricchisce di piccoli dettagli: ad esempio osservare che le calzature (caligae) suolate con borchie di metallo scivolano sulle strade lastricate, essendo adatte a terreni battuti quali le strade extraurbane. Una curiosità dimostrata in diretta dalle difficoltà incontrate nell incedere durante la sfilata che i legionari hanno compiuto dall Arco d Augusto al Ponte di Tiberio, in omaggio alla città. Sullo sfondo dei colori, delle insegne, del luccichio delle armi, dei suoni e dell imponente fisicità dei soldati, i due studiosi, nella loro conversazione, facevano emergere le qualità dei combattenti, le virtù, lo spirito di gruppo, la resistenza fisica messa alla prova da armamenti e bagagli pesanti, la fedeltà allo Stato degli antichi legionari. Valori su cui Roma fondò la sua grandezza. Soltanto avendo di fronte un legionario in carne e ossa nell armatura riprodotta fin nei minimi particolari, ci si può rendere conto di quanta fatica costassero l addestramento e il combattimento, ma anche di come la forma delle armi (dal gladius, all elmo, allo scudo) corrispondesse a una precisa tecnica di combattimento. Così il gladius, corto e appuntito, favoriva lo scontro ravvicinato e l affondo con colpi che non trapassavano il nemico; mentre lo scudo, simile a una porta dietro cui nascondersi, Fig. 7 Festival del Mondo Antico Giovanni Brizzi illustra l oplita. 88

93 Fig. 8 Festival del Mondo Antico L esibizione di gladiatori dell Ars Dimicandi. aveva assunto la forma di tegola per consentire di affrontare, uniti, la battaglia, secondo schemi e geometrie segnalati dal suono dei corni e dagli stendardi. Per due giorni Rimini ha seguito con appassionato interesse i ritmi della vita nell accampamento, ove riecheggiavano le grida, i suoni e i passi dei legionari, seguiti con ammirato stupore da piccoli e grandi. Una sorta di teatro vivente che ha contribuito a far emergere il Festival fuori dai luoghi tradizionali della cultura rendendo partecipi dell evento oltre 1000 persone. L esperienza, dall esito indubbiamente positivo, è stata riproposta nel 2008 quando, sempre con la Legio XXX Ulpia Traiana Victrix insieme all Associazione di ricostruzione storica e archeologia sperimentale Nike e Thanatos, è stato possibile conoscere da vicino la figura dell oplita ed entrare in contatto con le forme più tipiche dell artigianato romano. A ospitare i soldati greci, impegnati in esercitazioni e simulazioni di combattimento, è stata l arena dell Anfiteatro. Con la consueta disponibilità a raccontare i risultati raggiunti nel loro sperimentare modelli militari antichi, gli opliti del 2000 non semplici figuranti ma cultori appassionati, competenti soprattutto nel campo tecnico e funzionale di armi e armature si sono offerti al pubblico che incessantemente, dall alba al tramonto, li ha avvicinati per carpire segreti e soddisfare curiosità. Anche in questa edizione la ricostruzione si è messa al servizio dell analisi storica nell incontro L esercito greco: mentalità ed evoluzione condotto da Giovanni Brizzi. Sul palco del Teatro degli Atti si muovevano in perfetto ordine, nel segno dell antica disciplina, i nuovi opliti, armati di schinieri, elmo, corazza e della caratteristica lancia, mentre dalle parole di Brizzi si delineavano le caratteristiche dell oplita, che, secondo Erodoto, rivelava le sue migliori qualità nel restare entro le fila dello schieramento. Nella storia del Festival diverse sono state le occasioni in cui la ricostruzione storica e l archeologia sperimentale hanno contribuito a ricreare spicchi di vita e a riproporre antiche tradizioni. Ad iniziare da quella della marineria antica proposta nel 2009 nella rassegna De rebus nauticis. Gli antichi e la navigazione, che comprendeva iniziative tra archeologia, storia ed etnografia realizzate in collaborazione con l Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale e con il Museo della Marineria di Cesenatico. Anche in questo caso all incontro con lo studioso, Stefano Medas, doveva seguire l esperienza dell uscita in mare su imbarcazioni storiche. Purtroppo le contrarie condizioni atmosferiche hanno impedito la navigazione e fatto optare per una lezione sull arte marinaresca, a bordo della barche ormeggiate in porto. Un esperienza 89

94 Fig. 9 La Legio Trigesima Gemina- Gruppo riminese di rievocazione storica romana in un addestramento nell Anfiteatro romano di Rimini (2012). nuova per il Festival, nella scia di una tradizione di ricerca sulla marineria e la navigazione antica lungo la costa romagnola che fa capo ai Musei della Marineria di Cattolica e Cesenatico. La ricostruzione storica si legava alla vita quotidiana degli antichi nell edizione 2010 con un breve, interessante ciclo di incontri curati da Maria Grazia Maioli e realizzati grazie alla collaborazione del CERCAL (Centro Ricerca e Scuola internazionale Calzaturiera di San Mauro Pascoli). Fra lezioni e attività laboratoriali si curiosava sull abbigliamento in età classica e tardo antica. Insieme alle vesti erano protagoniste le calzature la cui realizzazione, fedele alle indicazioni attinte dalla studiosa dall iconografia dell epoca, ha coinvolto una realtà artigianale del settore. In questo modo una vocazione florida nel territorio si è incontrata con la moda dei tempi più lontani attraverso la maestria di un artigiano che traduce la sua esperienza in una scuola di formazione professionale. L edizione 2011 del Festival, nel già citato format de I laboratori per i più giovani, è tornata a guardare all evento realizzato nel 1999 per proporre un nuovo appuntamento con la gladiatura. Due le iniziative condotte dall Associazione Ars Dimicandi che, riferendosi alle fonti storiche e iconografiche, nonché all archeologia sperimentale, ha illustrato la storia della gladiatura, le categorie che distinguevano gli eroi dell arena, le armi e gli armamenti. Ma anche il 90

95 significato dei gesti e i rituali degli spettacoli. Ad aggiungere fascino e interesse al racconto erano gladiatori che offrivano al pubblico i risultati di lunghi anni di ricerca e di sperimentazione su quello che fu lo spettacolo più caro al mondo romano. La presentazione di armature caratteristiche di alcune categorie, quali i sanniti e i galli, che riproponevano nomi di etnie sconfitte da Roma, evidenziava come già nell arena si attuasse una forma di rievocazione storica ove i gladiatori simulavano lo scontro fra i romani e i nemici vinti. Tante le curiosità come quella dell elmo del contra retiarius, liscio e privo di sporgenze, per evitare l impigliarsi della rete e per attenuare l impatto del tridente sul capo. O ancora, nel caso dell armamento del mirmillone, il rapporto fra la forma della spada, lunga e spuntata, e la forma dello scudo, alto e stretto per consentire ampie traiettorie nel brandire l arma. Particolari da cui si deduce una tecnica di combattimento che evitava il corpo a corpo ravvicinato. Se le Associazioni coinvolte nel Festival vantano un lungo e accreditato curriculum, si deve anche constatare la nuova formazione di gruppi entusiasti nell intraprendere, seppur a piccoli passi, la via della rievocazione. Ne è un esempio la Legio Trigesima Gemina-Gruppo riminese di rievocazione storica romana che, proprio in occasione dell ultima edizione del Festival, ha ambientato nell Anfiteatro romano una Schola militaris per introdurre alle tecniche di addestramento e combattimento, invitando chi volesse a vestire per un ora i panni del legionario. Una collaborazione che ha aperto la strada per nuove e più articolate proposte, oltre il Festival. Come quelle che hanno attraversato l estate 2012 nello scenario dell Anfiteatro romano, dove il gruppo illustra, in incontri serali settimanali, l uso dell e- quipaggiamento del legionario, la disciplina formativa, tecniche e movimenti di schiera, le attività inerenti la vita quotidiana dell accampamento. L intento è quello di mettere in scena la storia viva affrontando problematiche anche apparentemente semplici e banali, come accendere un fuoco, allacciarsi un abito o indossare un armatura, oppure cucinare un pasto su un fuoco da campo. Vivere nella storia avendo l opportunità di poterla per così dire toccare con mano attraverso i materiali, le tecniche, i colori, i suoni e persino gli odori che la rievocazione restituisce, rappresenta certamente un esperienza che non si dimentica. Talvolta, per i più giovani, segna l inizio di una passione se non di un percorso di studio. Punto di forza delle rievocazioni sono state per noi la preparazione, la conoscenza, la professionalità, l abilità (anche didattica) di chi la pratica, ma soprattutto il riferimento a studiosi, storici e archeologi, indispensabili nel suffragare e contestualizzare l esperienza. Una sinergia capace di restituire a tutto tondo la dimensione di uno spaccato del nostro passato fra fonti storiche, curiosità e interrogativi che lasciano aperti studi e ricerche. Qualche difficoltà? Certamente l impegno che richiede l organizzazione degli eventi animati da gruppi numerosi: sono infatti da mettere in previsione risorse per riconoscere almeno il tempo libero messo a disposizione dai rievocatori, i viaggi e le trasferte di materiali spesso molto ingombranti, gli allestimenti, i pasti così come la predisposizione degli spazi destinati ad accogliere le manifestazioni. Difficoltà che, di fronte a risorse sempre più ridotte, rischiano di divenire veri e proposti ostacoli nella programmazione di manifestazioni che hanno senz altro il merito di favorire il confronto con il passato riflettendo sul presente e sulla continuità di scelte e so- 91

96 Fig. 10 Rimini, Museo della Città. Ricostruzione della taberna medica (il cubiculum per il ricovero dei pazienti). stati infatti oggetto di una ricostruzione, in scala prossima all originale, all interno della Sezione archeologica del Museo della Città. Chi si appresta a visitare le sale dove è esposto il corredo di 150 strumenti e una selezione dei più significativi materiali rinvenuti nello scavo, respira l atmosfera della Domus del chirurgo entrando nello spazio decorato e arredato sulla base della documentazione arluzioni, agevolando altresì il dialogo fra generazioni che, davanti alla storia che si fa realtà, sembrano persino toccarsi in una dimensione fuori dal tempo. Accanto alla rievocazione storica trova spazio la ricostruzione di ambienti quale quello della taberna medica della Domus del Chirurgo di piazza Ferrari. Lo studio e la stanza per il day hospital dove esercitava Eutyches, il medico chirurgo attivo ad Ariminum nel III secolo, sono 92

97 cheologica. Al fascino di un area di scavo così vasta e ricca di testimonianze, si aggiunge dunque l emozione di trovarsi all interno delle stanze così come dovevano presentarsi ai pazienti del celebre medico. Ragazzi e adulti apprezzano la suggestiva ambientazione che da un lato completa e offre una dimensione più reale dello scavo, dall altro contestualizza gli oggetti esposti nelle sale attigue. Inaugurata nell ambito del Festival del Mondo Antico 2006, la ricostruzione offre spunti preziosi in occasione di visite guidate, interviste impossibili al chirurgo ma fa anche da sfondo a filmati dedicati all attività medica per raccontare uno spaccato di vita nella Rimini imperiale. Le foto che corredano questo testo provengono dall Archivio fotografico dei Musei Comunali di Rimini. 93

98 Diciasette anni di ricostruzioni romane a Villadose (RO) tra archeologia sperimentale e divulgazione Enrico Maragno Gruppo Archeologico Villadose Premessa: la scoperta della centuriazione e la ricerca archeologica sul campo Nel 1984 alcuni valenti studiosi locali sono riusciti ad individuare dopo un attento studio delle fotografie aeree una vasta centuriazione romana situata vicino all importante città romana di Hatria. La scoperta di Enrico Zerbinati, Raffaele Peretto e Camillo Corrain è stata poi confermata da altri studiosi e quella che era considerata un area di nessun interesse archeologico, ha cominciato a destare attenzione negli archeologi. La centuriazione era impostata su un decumano visibile nelle fotografie aeree da Buso (frazione di Rovigo), fino a Monsole in provincia di Venezia. Si stima che l estensione della centuriazione fosse intorno ai 200 kmq. Sia la larghezza del decumano massimo 29,7 m (100 piedi) che il lato delle centurie (27 actus) sono insoliti. Così nel 1988 quando è nato il Gruppo Archeologico di Villadose la sua prima attività è stata quella di percorrere le campagne del comune polesano e con grande sorpresa si sono trovate numerose tracce degli antichi coloni romani che avevano vissuto nella centuriazione tra il I sec. a.c e il III d.c. La ricerca avveniva camminando sui campi liberi dai raccolti con gruppi di 4-5 ricercatori che seguivano tragitti paralleli distanziati di circa 20 metri l uno dall altro. Quando uno dei ricercatori individuava materiale archeologico affiorante in superficie, tutti i ricercatori si portavano sul sito per una fase di ricerca ad alta intensità con raccolta di materiale ceramico e manufatti vari. Il sito veniva descritto con un apposita scheda e cartografato sulla Carta tecnica regionale al (fig. 1). Con i reperti raccolti in soli due anni fu allestito nel 1990 un piccolo museo dedicato alla centuriazione. All interno del museo i ricercatori si trasformavano in guide trasmettendo ai visitatori oltre alla descrizione dei reperti, anche la testimonianza della fase di ricerca sul campo. La ricerca di superficie metodica permise di esplorare in quattro anni, dal 1988 al 92, tutti i 32 kmq del territorio comunale di Villadose con l individuazione di 108 siti archeologici riferibili alle abitazioni e ai sepolcreti dei coloni romani. Nei tre anni successivi, la ricerca di superficie nell area centuriata si allargava ai comuni di San Martino, Ceregnano e Rovigo arrivando a coprire un estensione di 94 kmq e individuando complessivamente 350 siti archeologici, tutti di età romana. Nel 1992 è stato organizzato presso il Municipio di Villadose un convegno di studio dedicato alla centuriazione dell agro adriese nel corso del quale sono stati presentati numerosi studi sui materiali raccolti durante la ricerca del Gruppo Archeologico, le schede e la cartografia dei siti archeologici e approfondimenti topografici con lo studio delle tracce visibili dall alto. Nel 1993 sono stati pubblicati gli atti in un volume dal titolo La centuriazione dell agro di Adria, che riuniva anche le schede didattiche per la visita del museo (fig. 2). 94

99 Fig 1 Ricercatori del GAV ripresi durante la Ricerca Archeologica di superficie nella centuriazione. 95

100 La divulgazione Fig. 2 Copertina del libro La centuriazione dell agro di Adria, edito nel 1993, è attualmente esaurito. Il 1 ottobre del 1994 è stato organizzato un secondo convegno dal titolo: La ricerca archeologica di superficie in area padana, con lo scopo di migliorare la metodologia con cui avveniva il survey. Dopo sette anni di ricerche avevamo la consapevolezza degli importanti risultati conseguiti, la divulgazione scientifica era avvenuta adeguatamente con i due convegni e con la pubblicazione degli atti che erano stati distribuiti alle più importanti biblioteche italiane ed europee. Villadose, paese del Medio Polesine di 5000 abitanti, scopriva così che le sue radici affondavano nell età romana quando tutto il territorio comunale era occupato dai numerosi insediamenti dei coloni. Ora il problema era di rendere consapevole la popolazione dei resti che emergevano nei dintorni di Villadose con lo scopo di favorirne la tutela e per questo sono state proposte delle manifestazioni di divulgazione e di ricostruzione storica, sempre con una notevole connotazione didattica. Nel 1993 il Gruppo Archeologico di Villadose organizzò la rievocazione di un convivium con i cibi della Roma antica presso la cinquecentesca corte Casalini di Cambio di Villadose. La manifestazione ebbe un grande successo di pubblico e avvicinò per la prima volta i soci del GAV al problema di studiare e riproporre forme di vita dell antichità classica. Da allora nel Gruppo si è sviluppata una sezione interessata a tali tematiche ed è quindi nata l idea di organizzare a partire dal 1996 la Rievocazione del mercato della centuriazione romana. L obiettivo iniziale era di creare una manifestazione per divulgare alla popolazione i sorprendenti risultati ottenuti dal GAV con la ricerca di superficie. Si era allora appena concluso un survey durato sette anni, su un area di 9400 ettari di centuriazione nei comuni compresi tra Adria e Rovigo con l individuazione di 350 siti archeologici. Si volevano proporre al pubblico alcuni aspetti della vita degli antichi coloni della centuriazione per portare la gente alla consapevolezza del patrimonio archeologico emerso dal territorio, processo fondamentale per arrivare ad una sua tutela. La consapevolezza delle proprie radici romane, ha avvicinato molta gente allo spirito della manifestazione che si è così consolidata anno dopo anno. All interno del Gruppo Archeologico si sono formati tre gruppi che hanno approfondito temi diversi della vita degli antichi: 96

101 Gruppo di antropologia sociale dell antichità Al fine di favorire la ricostruzione di riti civili e religiosi in uso presso gli antichi Romani, il Gruppo Archeologico di Villadose ha creato una sezione di antropologia sociale dell antichità. Dopo un attento studio delle fonti antiche e di saggi di storici e l osservazione di pezzi archeologici la sezione è riuscita a ricostruire una serie di riti che elenchiamo: il matrimonio secondo la descrizione di Catullo (1997, 1999); la cerimonia di assegnazione delle terre ai legionari (1998, 2000, 2005); i riti in onore di Cerere (2001); i compitalia, riti in onore dei lares compitales (2002); processo a Cilone: ricostruzione di un processo civile (2003); i riti propiziatori alla semina (2005); saltationes nuptiales, festa di nozze (2001); Roma amor bellum, ispirata alla storia di Zenobia, regina siriana che osò sfidare i Romani (2002); rito in onore di Giove (2004); rito della semina (2010); rito degli Argei (2011, 2013); rito di fondazione della città (2012). Ai riti prende parte una ventina di persone che realizzano i costumi e gli arredi necessari a presentarli al pubblico (fig. 3). Gruppo di ricerca danze antiche Nel 1997, grazie all interessamento di un socio del GAV, è nato il gruppo di danze antiche. Quest ultimo, sulla base di musiche ricostruite, suonate usando gli strumenti riprodotti con tecniche di archeologia sperimentale, è riuscito a proporre una serie di danze, sia sacre che per allietare, particolarmente suggestive. Il gruppo è sempre presente alle Rievocazioni storiche del Gruppo Archeologico di Villadose, proponendo danze orientaleggianti e tendenzialmente marziali; la loro preparazione mostra oltre che una buona risposta Fig. 3 Il Gruppo di Antropologia sociale dell antichità durante il rito di fondazione della città. 97

102 Fig. 4 Menade danzante su laminetta di rame, rinvenuta nella centuriazione a Beverare, conservata al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo. motoria, una notevole capacità mimica e un evidente eleganza. Le allieve di Tersicore sanno alternare rapide evoluzioni da menadi bacchiche a modulate azioni da severe sacerdotesse; esse danzano sulle musiche dei gruppi di sperimentazione musicale Synaulia e Ludi Scaenici, che con le loro armonie, composte dopo attenti studi e con strumenti di foggia antica, sanno rievocare lo spirito e la forza pagana del mondo romano. Fonte preziosa di ispirazione per la ricostruzione degli abiti è stata una menade danzante riprodotta su una lamina di rame trovata nella centuriazione durante le ricerche di superficie ed ora esposta al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (fig. 4). Il gruppo partecipa a numerosi eventi di ricostruzione storica in Italia e in vari stati europei fra cui citiamo la Rievocazione di Sepomaia Viva a Umago in Croazia, le Giornate Romane di Aalen in Germania, la sfilata per l anniversario della fondazione di Roma a Roma (fig. 5). Legio I Italica È stata fondata nel 1996 da Enrico Maragno, su un idea di Sandro Maragno, socio del GAV, per ricordare la legione reclutata dall imperatore Nerone nel 79 d.c. È composta da circa trenta appassionati di storia romana che inten dono presentare al grande Fig. 5 Danzatrici del gruppo danze antiche di Villadose. 98

103 pubblico i modi con cui i legionari romani si vestivano, combattevano e vivevano nel loro accampamento. Con l aiuto di alcuni valenti fabbri locali, siamo riusciti a riprodurre buona parte dell equipaggiamento e a presentarci in pubblico nel corso di marce molto ammirate. In seguito, grazie alla collaborazione con l istituto di archeologia sperimentale Ars Dimicandi guidato da Dario Battaglia, sono state approfondite le tecniche e le tattiche di combattimento dei legionari romani che vengono riproposte nel corso di spettacolari esibizioni. Nel corso degli anni l attrezzatura è stata migliorata e si sono arruolati altri appassionati provenienti da varie città del Nord Italia e dalla Slovenia. La legione durante le sue attività didattiche allestisce un accam pamento di 6-7 tende dotato di tutto l equipaggiamento per il combattimento e la vita quotidiana. I ragazzi dormono in tenda e mangiano il pulsum, il tipico mine strone dei legionari romani. Vengono organizzate spiegazioni didattiche al pubblico ed esibizioni di marcia e di combattimento. I legionari della I Italica partecipano da diciasette anni al mercato della centuriazione romana di Villadose e sono inoltre stati chiamati per esibizioni in Germania (rievocazione della battaglia di Teotoburgo), in Ungheria e a numerosi festival celtici in Italia. Si sono esibiti inoltre in occasione dell inaugurazione di importanti musei come il Museo di Santa Giulia a Brescia, la sezione romana del Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo e al museo archeologico nazionale di Altino. Dopo una prima fase all interno del GAV, a seguito dei numerosi impegni si è costituita come associazione culturale e si è resa indipendente (fig. 6). Fig. 6 Legionari della Legio I Italica di Villadose in addestramento. I contatti con gli altri gruppi di ricostruzione storica Il contatto avuto nel tempo con gruppi particolarmente preparati nell archeologia sperimentale come il gruppo di musiche antiche Synaulia, i legionari olandesi della Legio X Gemina, i gladiatori della Familia Sullana hanno permesso al Gruppo di Villadose di migliorare le sue performances e il suo equipaggiamento, tanto da ottenere l invito al raduno europeo dei gruppi romani di Aalen che si tiene ogni due anni presso il Limesmuseum della città tedesca. Successivamente abbiamo aperto scambi col Museo Archeologico di Sremska Mitrovica in Serbia (antica Sirmium), con l Archeopark della Villa Romana di Malagne in Belgio, col gruppo Thaleia di Tarragona in Catalogna, con la Familia Gladiatoria Pannonica in Ungheria, col Corpus Equitum Legionis in Belgio. La nuova sensibilità nata, il desiderio di migliorare le tecniche sperimentali e la volontà di avvicinare altre 99

104 persone alle tematiche dell archeologia sperimentale, ci ha spinti ad organizzare nel 1999 il I convegno di archeologia sperimentale. La partecipazione degli studiosi e degli esperti è stata spontanea ed entusiastica e le relazioni presentate sono state estremamente interessanti e molto pratiche. È stato per noi un obbligo, visto l interesse dei contenuti emersi, e le richieste del pubblico, procedere alla pubblicazione degli Atti, anche grazie alla disponibilità dei relatori, tutti pronti nell inviare i loro interventi. Oggi siamo giunti alla XII edizione del nostro Convegno che ha coagulato a Villadose l attenzione dei Gruppi di archeologia sperimentale interessati all età romana e di vari gruppi di reenactment e di ricostruzione storica. Il nostro piccolo contributo allo sviluppo dell archeologia sperimentale, che ricordiamo, ha notevoli potenzialità didattiche, può costituire un serbatoio cui attingere per lo studio della storia nelle scuole di qualsiasi ordine. Inoltre può dare spunti a operatori museali preparati per interventi didattici e divulgativi mirati ad avvicinare il grande pubblico ai temi della storia e dell archeologia. I risultati conseguiti a Villadose ne sono un esempio e una conferma. La rievocazione della centuriazione romana che ogni anno coagula nella cittadina polesana migliaia di appassionati di storia romana ha finito per consolidare anche negli abitanti meno scolarizzati la consapevolezza delle radici antiche del territorio legate alla centuriazione. Il nostro piccolo museo viene visitato ogni anno da migliaia di cittadini e ogni anno un pubblico maggiore viene attratto dalle ricostruzioni dell archeologia sperimentale e si cimenta nello studio della storia e dell archeologia romana. Si tratta di un modo originale di fare cultura e di ricostruire l identità culturale di una popolazione. Essendo la nostra la prima manifestazione di ricostru- zione storica di età romana nata in Italia abbiamo offerto un modello per altre realtà che volevano partire: abbiamo infatti ospitato ripetutamente il direttore del Museo Storico di Tarragona in procinto di partire con Tarraco Viva, la direttrice del Museo di Umago che ha poi organizzato Sepomaia Viva in Croazia, il direttore del Museo della Centuriazione di Borgoricco che ha poi dato vita a Terra di Storia nel reticolo romano a nord di Padova. Siamo stati inoltre coinvolti in numerose manifestazioni per l inaugurazione di Musei e valorizzazione di siti archeologici tra cui ricordo Brixia romana nel 2003 in occasione della apertura del Museo di Santa Giulia, dove abbiamo partecipato con più di cento reenactors. (fig. 7). Fig. 7 Ricostruzione del matrimonio secondo la descrizione di Catullo, con il gruppo di antropologia sociale e il gruppo danze antiche presso il chiostro del Museo di Santa Giulia a Brescia in occasione della manifestazione Brixia Romana (giugno 2003). 100

105 La struttura del mercato della centuriazione romana Dal 1996, per la prima volta in Italia, Villadose presenta una ricostru zione di scene di vita e un recupero di tradizioni culturali dell età romana. Lo scopo è essenzialmente didattico, ossia dare la possi bilità ai cittadini di capire come erano insediati e come vivevano gli antichi coloni romani che avevano costruito le loro fattorie nel territorio centuriato. In occasione dell evento il centro di Villadose, cittadina di 5000 abitanti situata nel Polesine fra Rovigo e Adria, si trasforma in un vicus di età romana imperiale (l ambientazione è nel I secolo d.c.) all interno del quale i visitatori possono assistere ad attività domestiche, a spettacoli, a esercitazioni dei legionari, assaggiare i cibi dei romani, ma anche visitare il piccolo museo della centuriazione e assistere al convegno di archeologia sperimentale sulla vita degli antichi. Al momento di scrivere il presente articolo, si è da poco conclusa la XVIII edizione che a partire dal 2013 è stata spostata dall ultimo fine settimana di agosto al primo di giugno, al fine di poter coinvolgere maggiormente gli studenti e le scuole, essendo in questo periodo le attività scolastiche ancora in corso. La manifestazione viene pubblicizzata anche con l edizione di un giornale dal titolo ACTA in cui vengono riportate notizie sulle ricerche archeologiche in corso, sui contenuti del convegno e sulle ricostruzioni storiche previste nel programma (fig. 8). Lo schema su cui si è basata la manifestazione è il seguente. Mercato degli artigiani È stato selezionato un gruppo di artigiani che presentavano sia i loro prodotti finiti, sia alcune fasi della lavorazione, presso la bancarella assegnata. Sono state privilegiate produzioni e ricostruzioni di prodotti antichi come la ceramica, la riproduzione di oggetti e attrezzature civili e militari, ma anche prodotti della terra. Fig. 8 Copertina del giornale ACTA, utilizzato per pubblicizzare i contenuti della rievocazione romana di Villadose. Convegno L annuale convegno di archeologia sperimentale Alla riscoperta della vita degli antichi, ha portato a Villadose numerosi studiosi che si sono impegnati nello studio 101

106 della vita degli antichi romani e in esperienze di didattica e di divulgazione ed hanno permesso di gettare le basi teoriche per migliorare la qualità delle ricostruzioni storiche presentate a Villadose anno dopo anno. Visite del Museo della Centuriazione Il grande afflusso di pubblico permetteva di avere molti visitatori presso il Museo, dove i soci del GAV organizzavano visite guidate. Teatro antico Ci siamo affidati al laboratorio teatrale di un liceo di Adria che ogni anno ha riproposto rappresentazioni di celebri autori greci. Gli autori più rappresentati sono stati Aristofane ed Euripide seguiti da Sofocle. Ha partecipato inoltre a numerose edizioni il gruppo teatrale di Ostiglia Hic sunt histriones che fra l altro ha presentato un emozionante brano tratto dall Odissea (il ritorno di Ulisse ad Itaca), oltre che una ricostruzione del teatro di strada romano e delle farse atellane. Ludi della centuriazione Con la collaborazione degli atleti di alcune squadre di rugby suddivisi in quattro squadre /azzurri, rossi, verdi e bianchi) venivano organizzate gare di corsa, di lotta e di harpastum (gioco della palla simile al rugby). Battaglia e accampamenti Veniva allestito un accampamento con numerose tende, aperto al pubblico in certi orari. I legionari fornivano notizie sulla vita quotidiana dei soldati e sull equipaggiamento. Venivano poi organizzate dimostrazioni di combattimento e vere e proprie battaglie come quella di Tape e dei Campi Raudii. Fig. 9 Pagina di ACTA con gli eventi più importanti della rievocazione del mercato della Centuriazione di Villadose (settembre 2010). Rito sacro o civile Ogni anno veniva ricostruito un rito messo in atto dal Gruppo di Antropologia Sociale in collaborazione col Gruppo Danze Antiche. Il rito veniva presentato al termine del corteo con tutti i personaggi in costume. Laboratori didattici per bambini Numerosi operatori coinvolgevano i bambini in attività connesse con l antichità come i giochi o attività artigianali (ceramica, mosaico, ecc.) (fig. 9). 102

107 I punti critici La ricerca archeologica continuava, la popolazione era coinvolta, offrivamo un modello ad altre realtà, però non si sono aggiunti stimoli turistici ed economici. Dopo 10 anni la manifestazione ha iniziato un lento declino legato al fatto che l Amministrazione comunale, che in parte finanziava la manifestazione, ha deciso di non investire risorse per un salto di qualità. È risultato pertanto difficile mantenere gli scambi internazionali con Musei e Gruppi stranieri e italiani, invitare i Gruppi di ricostruzione storica migliori in Europa, coinvolgere testimonial di valore per poter apparire nei media e poter così completare il lavoro divulgativo, investire in arredi e ricostruzioni per migliorare l impatto sul visitatore. Inoltre l avvento della crisi economica dal 2008 ha reso sempre più difficile trovare finanziamenti. È risultato inoltre problematico mantenere il coinvolgimento della popolazione. Anche mantenere la filologicità delle ricostruzioni diventa più difficile in momenti di ristrettezze economiche. In più la mancanza di programmi di valorizzazione storica e turistica del territorio portati avanti dall amministrazione non ha fornito le sinergie necessarie al decollo della manifestazione. Progetto per un museo diffuso della centuriazione romana a Villadose A questo proposito il gruppo ha cercato di promuovere un progetto i cui obiettivi erano: divulgare sia a livello scientifico che generale le conoscenze sulla centuriazione esistente a Villadose e sulle centuriazioni in generale; far conoscere lo stile di vita degli antichi coloni nell ambito centuriale sia dal punto di vista privato, che civile, religioso e militare, favorire una azione di tutela del territorio e della sua storia, favorire l interazione con realtà analoghe a livello europeo, favorire ricadute turistiche ed economiche sulla comunica locale. Il progetto intende valorizzare riqualificandola la Mostra esistente, rinforzare le azioni divulgative tramite la rievocazione storica del Mercato della Cen- Fig. 10 Il palazzo Patella sede del Municipio e del Museo della Centuriazione di Villadose. 103

108 turiazione Romana e i convegni di Archeologia Sperimentale, costruire una sezione museale multimediale all interno della Villa Municipale di Cà Patella e un museo diffuso all aperto. Il Museo diffuso prevede allestimenti nella piazza antistante la Villa Municipale dedicati ad agricoltura, edilizia e misurazioni del tempo e dello spazio, un percorso ciclabile nelle campagne centuriate, arricchito da opportuna segnaletica e ricostruzioni (fig. 10). La giunta comunale nel 2012 ha approvato il progetto del museo diffuso, ma non ha stanziato fondi per la sua realizzazione. Quaderni di Archeologia del Polesine on line Affinché tutto il lavoro di ricerca e di divulgazione sia fruibile da parte dei cittadini, degli studiosi e degli appassionati, sono stati creati i Quaderni di Archeologia del Polesine on line, collegati al dominio dove si trova anche il sito internet del GAV. Nel sito sono disponibili più di 100 articoli presentati durante i convegni organizzati a Villadose e i risultati delle ricerche effettuate sul territorio (fig. 11). 9 giugno 2013 Bibliografia A. Grigato, E. Maragno, Ricerca archeologica di superficie su un area campione di 90 kmq dell agro centuriato di Adria, in La ricerca archeologica di superficie in area padana, Stanghella E. Maragno (a cura di), La centurazione dell agro di Adria, Stanghella, E. Maragno (a cura di), Atti del I Convegno di archeologia sperimentale (Villadose 28 agosto 1999), in Quaderni di Archeologia del Polesine, I, Stanghella, 2000, pag E. Maragno (a cura di), Atti del III Convegno di archeologia sperimentale (Villadose 1 settembre 2001), in Quaderni di Archeologia del Polesine, II, Stanghella, 2002, pag E. Maragno, Progetto per un museo diffuso della centuriazione a Villadose, in Quaderni di Archeologia del Polesine on line, Villadose, 2011, E. Maragno, G. Zanin, Villadose romana, Stanghella, Fig. 11 Pagina di presentazione dei Quaderni di Archeologia del Polesine on line disponibili gratuitamente all indirizzo asp. R. Peretto, E. Zerbinati, Aspetti del popolamento in età romana tra Bassa padovana e Polesine. Gli interventi dell uomo sul territorio, in Quaderni del Gruppo Bassa Padovana,

109 VIsiTA al MUSEO. Esperienza di rievocazione all interno delle sale del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina 1 Monica Miari Maria Teresa Pellicioni Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Emilia Romagna Monica Ballantini Gruppo Mary Poppins Comunicare il passato Il Museo di Sarsina (FC) è uno dei più importanti musei archeologici dell Italia settentrionale per la ricchezza e la varietà delle sue collezioni. Le testimonianze di età romana ivi raccolte sono di provenienza quasi esclusivamente locale: i resti architettonici consentono di ricostruire l assetto dell antica città e della sua monumentale necropoli; la statuaria illustra i numerosi culti ivi praticati, legati al mondo greco, alla tradizione italicoromana, fino al mondo orientale; i mosaici pavimentali, le porzioni di intonaco dipinto, il vasellame e gli strumenti restituiscono spaccati della vita quotidiana e degli ambienti domestici in cui essa si svolgeva. Ma è il patrimonio epigrafico sarsinate che, per la molteplicità dei dati e delle informazioni che fornisce, consente di dare un nome e un volto ai protagonisti di allora, di conoscerne l età e i mestieri, di intuirne sentimenti e desideri 2. L esperienza di narrazione e ricostruzione storica di seguito presentata rappresenta, quindi, un naturale sviluppo del percorso espositivo del Museo che, attraverso la suggestione creata da presenze umane evocative, diventa narrante e vivo. Fondamentale poi che protagonista di questa esperienza sia stata la comunità locale che in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica ha ideato e realizzato l evento, coinvolgendo nella rappresentazione i giovani e le loro famiglie. Monica Miari La Storia VIsiTA al MUSEO è il risultato di un idea maturata nel corso del tempo, nell ambito dell ormai decennale appuntamento con la Festa Romana, che si svolge a Sarsina ogni anno il secondo sabato del mese di Luglio, 1 Promosso da Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Emilia- Romagna, Museo Archeologico Nazionale Sarsinate in collaborazione con il gruppo teatrale Mary Poppins, con i ragazzi di Outsider Group di Sarsina, con l Associazione culturale Di Arte in Arte e con l associazione PRO-LOCO di Sarsina. 2 Sarsina: parole di pietra Le epigrafi del Museo Archeologico Nazionale, a cura di C. Guarnieri, Cesena

110 precedendo l avvio della rassegna teatrale nota ormai da tempo come Plautus Festival. Organizzata dalla Pro Loco e con la collaborazione del Comune, per un intera giornata la città rivive le atmosfere della Sarsina Romana, con scenografie e spaccati di vita quotidiana, gente in costume e cibi a tema preparati nei ristoranti del paese, allestiti lungo le strade del centro storico o serviti in Piazza nello stand gastronomico della Pro Loco. 3 Nel luglio 2011, prendendo spunto dalla sfilata dei personaggi in costume sempre prevista nelle precedenti edizioni, il Museo Archeologico Nazionale ha proposto una visita guidata molto particolare. Con l intento di muoversi nell ambito della rievocazione scientifica, è nata l idea di far sfilare nelle vie e nella piazza del paese personaggi realmente esistiti, identificati per nome e professione, grazie al consistente patrimonio epigrafico restituitoci dai numerosi monumenti e lapidi sepolcrali, provenienti dalla necropoli romana rinvenuta in località Pian di Bezzo ed esposti all interno delle sale al pianterreno del Museo. Prima però di sfilare essi dovevano presentarsi ed offrirsi quindi come testimoni in grado di consentire il fluire della narrazione storica: e ciò era possibile solamente dentro il Museo, depositario dei dati anagrafici, incisi sulla pietra. Per costruire la trama della narrazione si è pensato così ad una figura narrante, Storia, impersonificata da una ragazza vestita di bianco, col capo velato e con un gomitolo di lana rossa in mano, che si rapportava alla Guida che normalmente conduce il pubblico alla scoperta del museo. La Guida 4 a sua volta diveniva il tramite fra i visitatori, la Storia ed i personaggi, rievocati come in una sorta di Spoon River. 5 I principali protagonisti sono stati una trentina di ragazzi del Gruppo Mary Poppins e Outsider s Group Sarsina che hanno dato quindi volto e voce ad alcuni antichi abitanti di Sarsina romana, riproponendo anche immagini di statuaria sacra e scene di vita quotidiana: Cetrania Severina, sacerdotessa della diva Marciana; Marcana Vera, devota moglie di Lisimaco; Verginio Peto, prima soldato e poi magistrato sarsinate; Rufo ed i suoi famigliari, le Divinità olimpiche e quelle orientali, Cesio Sabino. Per rappresentare invece gli aspetti legati alla vita quotidiana nelle sale del piano superiore sono state impersonificate dame ed ancelle in atto di agghindarsi i capelli, banchettanti sul triclinio e a conclusione leggiadre fanciulle danzanti. Alla rievocazione non poteva mancare Plauto, certamente il più noto dei cittadini romani, nato a Sarsina nel 254 a.c. Da lui l invito a partecipare alla serata in piazza dove, oltre ai cibi e brindisi 3 La Festa, nata su iniziativa della Pro Loco di Sarsina per offrire prima di tutto alla cittadinanza, oltre che ai turisti, la possibilità di una giornata all insegna della rievocazione, attraverso il coinvolgimento della popolazione, invitata ad indossare in quel giorno costumi alla romana, ha sostanzialmente uno sfondo folcloristico. Attualmente è in fieri il progetto di un elaborazione più consona al potenziale di rievocazione storica che l evento può assumere in una cittadina come Sarsina, centro collinare della vallata del Savio, intriso di romanità (Storia di Sarsina I L età antica a cura di Angela Donati. Cesena 2008). La localizzazione dei rinvenimenti effettuati nel corso dei secoli può consentire, mediante la riproposizione di scenografie e di drammatizzazione nei singoli punti della città, una coerente ambientazione e ricostruzione degli aspetti di vita quotidiana. 4 Tamara Bosi e Stefania Perini dell Associazione Culturale Sarsinate Di Arte in Arte 5 Il numero dei monumenti narranti è stata misurata sulla durata prevista per l intera rappresentazione, calcolata in circa 30 minuti. 106

111 di romana memoria, giovani attori si sono affacciati dai balconi recitando brani tratti dalle sue commedie. Conclusa la drammatizzazione in Museo tutti i personaggi sono usciti e hanno dato l avvio al tradizionale corteo unendosi a quanti hanno scelto di indossare abiti romani, radunatisi nel piazzale antistante il Museo. Al di là dello specifico contesto in cui si è inserita la rappresentazione, ne è emerso uno spettacolo di rievocazione in grado di sussistere anche autonomamente all interno del Museo, come proposta di una visita guidata certamente particolare ed oltremodo suggestiva, strumento di conoscenza e di divulgazione immediata della storia antica. Il Museo è così diventato, e potrà continuare ad essere, un teatro dove le sale coi loro monumenti affiancati dai personaggi in essi citati, declamanti o muti, possono rappresentare di volta in volta suggestivi cambi di scena per gli atti di una commedia dove è possibile recitare a soggetto, proponendo ogni volta nuovi racconti. A questo punto, prima di proporre il testo narrativo, per comprendere appieno lo sviluppo della rappresentazione è necessario illustrare, seppure in maniera molto sintetica, il museo nella sua genesi e nei suoi contenuti. Il Museo Archeologico Nazionale Sarsinate è indubbiamente uno dei più importanti musei archeologici dell Italia settentrionale per la ricchezza e la varietà dei reperti ivi contenuti. Il percorso all interno del Museo consente una lettura completa della storia di Sarsina, dalla sua fondazione (IV-III sec. a.c.) fino al III sec. d.c. Nella sua veste attuale, è frutto del riallestimento attuato negli anni 90 del secolo scorso, dopo diversificate fasi di ampliamento, succedutesi nel corso di un secolo dalla sua fondazione. Il primo nucleo espositivo, ovvero il Museo M.A. Plauto fu infatti istituito nel 1890, dall archeologo forlivese Antonio Santarelli, che ordinò all interno delle attuali prime due sale una ricca collezione di iscrizioni romane raccolte, a partire dal Seicento, dagli studiosi e cultori di storia locale, primo fra questi l erudito canonico sarsinate Filippo Antonini. In seguito confluirono regolarmente nel Museo tutti i resti archeologici rinvenuti in città ed i numerosi materiali scoperti nella necropoli romana di Pian di Bezzo, indagata regolarmente negli anni 30 ed 80 del secolo scorso. Considerata l eccezionalità e lo stato di conservazione dei suoi imponenti monumenti funerari, fu necessario, per collocarli in Museo, aumentare gli spazi espositivi, occupando progressivamente tutti gli ambienti del pianterreno. Acquisito dallo Stato nel 1957 e assunto il nome di Museo Archeologico Sarsinate, fu ulteriormente ampliato con l occupazione progressiva anche del piano superiore. L ultimo ampliamento degli anni 90 ha consentito di ricomporre integralmente i principali monumenti funerari, in precedenza smembrati, e di proporre un nuovo allestimento delle collezioni. Attualmente il percorso espositivo al pianterreno offre uno spaccato sociale dell antica Sassina, attraverso i nomi di uomini e donne liberi o schiavi affrancati di sacerdozi e corporazioni, che compaiono nelle iscrizioni di are, stele e mausolei, fra i quali spiccano quelli ricomposti di Publius Verginius Paetus e quello di Rufus. Seguono i materiali rinvenuti in area urbana legati ai culti, alla vita civile e all architettura pubblica; di eccezionale interesse è il grande mosaico pavimentale policromo detto del Trionfo di Dioniso proveniente da una domus romana ed il gruppo statuario raffigurante divinità frigie ed egizie, tra le quali emerge per bellezza la statua di Attis. Ai piani superiori sono esposti, in un rinnovato allesti- 107

112 mento, i reperti attribuibili alle fasi preromane ed al popolamento della vallata, alcuni corredi tombali, tipologie di pavimenti musivi e di materiali edilizi vari. Infine nella sala E, ricca di suppellettili di uso comune, è stata recentemente riproposta la ricostruzione di una sala triclinare, attraverso i resti di un pregevole pavimento musivo (cosiddetto di Ercole ebbro) porzioni di intonaco, numeroso vasellame ed un servizio da gioco appartenute a una delle domus rinvenute in via Finamore, nel cuore dell antica Sassina romana. Il testo narrativo È quindi su questo palcoscenico che ha preso vita la rappresentazione VIsiTa in Museo 6 e per meglio fare intendere l esperienza a quanti si occupano di rievocazione, se ne ripropone il canovaccio: La Guida raccoglie i visitatori all interno della prima sala come si fa di solito durante una normale visita guidata. Mentre sta per iniziare la spiegazione esce dalla seconda sala, non visibile prima dal gruppo, la Storia (ragazza vestita di bianco col volto coperto e con in mano un gomitolo di lana rossa) GUIDA (con tono sbalordito, il gruppo è dietro): Ma che cosa sta succedendo!!! (rivolta ai visitatori) fermi un attimo un attimo di pazienza per favore, devo capire (rivolta alla Storia) chi è lei? che ci fa qua? (di sottofondo una musica vaga e suggestiva) STORIA (rivolta a tutti): Tranquilli. Entrate senza timore GUIDA (sempre rivolta ai visitatori) Ci siete tutti? Entrate pure (alla Storia) Mi faccia capire, ma Lei chi è? STORIA: Io sono la Storia GUIDA (ironica): Sì certo, ed io sono STORIA (insistendo e riconquistando la parola): Sì la Storia, quella che aleggia sempre ed ovunque, senza inizio e senza fine, senza tempo ma che vive e si nutre del tempo e di tutto ciò che ha visto, che gli è stato raccontato, che può leggere nei documenti scritti, nelle pietre immortali. Né io né loro (rivolta ai monumenti sepolcrali e quindi ai personaggi in essi citati), gli antichi Sarsinati, vissuti a Sarsina e dintorni 2000 anni or sono, potevamo mancare proprio oggi Questo è il mio filo conduttore: tendetelo e vedrete come si annulla il tempo se mi seguirete (srotola il capo del gomitolo lasciando cadere il filo rosso fino a terra) (fig. 1). La Storia si dirige poi nell angolo della Sala I dove è stata posizionata una foto sagomata, alta circa un metro e resa invisibile da un telo bianco. Scopre la foto (di Santarelli) raccogliendo lo sguardo dei presenti: correva l anno 1890 l illustrissimo prof. Santarelli, direttore del Museo Civico di Forlì, dopo paziente e laborioso studio, ha raccolto e ordinato in queste due sale tutto il patrimonio archeologico venuto in luce nel tempo. Prosegue il racconto una voce maschile fuori campo. 6 Testo narrativo: Maria Teresa Pellicioni. Regia e musiche: Monica Ballantini. Costumi, accessori, acconciature e trucco: Simona Ostri, Monica Crementieri. Fonico: Giuseppe Giannini. Luci: Maurizio Para. Foto, riprese e grafica: Stefano Giannini, Lillo Laversa, Rossana Gabusi. 108

113 Fig. 1 La Storia. SANTARELLI (invisibile): Oggi 2 agosto 1890 a imperitura memoria del glorioso passato della vetustissima città di Sarsina, si inaugura questo piccolo ma importante Museo Civico; esso rende onore alla memoria e all impegno del vostro grande concittadino, Mons. Filippo Antonini, che con pazienza e costanza raccolse fin dal 1600 tutto il materiale qui esposto. GUIDA: Certo che con questi personaggi fare la guida oggi diventa un impresa! Senza questi personaggi però e senza la loro passione, senza la loro attenzione alle pietre che vedete forse gli antichi Sassinates si sarebbero dispersi, disseminando le tracce di questa antica popolazione umbra, che alle soglie del III secolo a.c. è venuta in contatto coi Romani, si è federata con loro e poi già nel primo secolo a.c. si è pienamente ro- manizzata ed ha contribuito insieme alle altre Genti italiche a dare vita alla nostra Nazione. L area di Pian di Bezzo, da cui proviene la maggior parte di questi importantissimi monumenti. funebri, emersi dalle arature, è stata tenuta sempre sott occhio poichè rivelatrice della presenza di un area sepolcrale che ben si configurava come possibile necropoli della città romana. STORIA: e sono proprio le silenziose città dei morti che oggi ci riportano alla vita (sottofondo di musica funebre) Cetrania Severina (esce da dietro il suo monumento): Sono Cetrania Severina, sacerdotessa della diva Marciana. Vissi a Sarsina nel II sec. d.c., insieme a mio marito Titio Bebio Gemellino, anch egli sacerdote Augustale che ha posto ed ha fatto incidere sulla mia ara, qui a lato, il mio testamento; in esso ho avuto a cuore le associazioni di lavoratori che si occupano dei servizi pubblici e civili perché ad esse la città deve molto; parlo dei dendrofori che si occupano dell approvvigionamento del legname, dei fabbri per il servizio di carpenteria e i centonari che con un grosso panno di lana chiamato centona spengono gli incendi. Queste dunque le mie volontà (recitazione del testamento scolpito sul lato del suo monumento) (fig. 2). La Storia conduce poi verso il cippo sepolcrale di Marcana Vera (sala II), stesa a terra nel giaciglio funebre, coperta da un tulle verde e cosparsa di petali di fiori. Parlerà Lisimaco (il marito): 109

114 La Guida parlerà allora di Cesellio Diopane e di Elvia Arbuscula attraverso l illustrazione dei loro monumenti. STORIA: ora seguitemi. (il gruppo entra nella sala III): il mio filo vi condurrà dentro la necropoli di Pian di Bezzo. Quella zona fu indagata con regolari campagne di scavo, a partire dagli anni 30 del secolo scorso, proprio là dove i rinvenimenti del 1600 avevano indicato il punto. Poi si avvicina all immagine di Nino Finamore, realizzata come quella del Santarelli e coperta. Fig. 2 Cetrania Severina. per ricordare in eterno la tua memoria a te Marcana, moglie santissima, offro questo monumento La Storia recita il carme sepolcrale, in esametri latini, scolpito sul fronte del monumento e subito dopo Lisimaco lo recita in italiano (fig. 3). La Storia si ferma all inizio della sala III si rivolge alla guida: STORIA: Prima di procedere, presenta se vuoi ai tuoi visitatori qualche loro concittadino. Sei la mia voce Fig. 3 Marcana Vera e il marito Lisimaco. 110

115 Vi presenterò il prof. Nino Finamore (scopre l immagine). Salve professore! Chi meglio di lei può afferrare il filo e condurci nei passi del tempo N. FINAMORE (stessa voce maschile fuori campo): Venni a Sarsina per conto della Soprintendenza Archeologica, per eseguire i rilievi e i disegni degli scavi e dei monumenti della Necropoli di Pian di Bezzo. Là i nostri monumenti giacevano sommersi da uno strato di terreno a seguito di un alluvione risalente all inizio del III secolo. Certo, erano crollati sotto il banco alluvionale, ma la terra stessa li ha custoditi e ce li ha restituiti. Oggi 1940 l Amministrazione ci concede le nuove sale; grazie all interessamento di Salvatore Aurigemma questo luogo perde il carattere di piccola raccolta locale. Queste pietre parlanti trovano ora spazio in un museo che si è ampliato, anche se i monumenti sono di grandi dimensioni e dobbiamo tenerli smembrati. Il Mausoleo di Obulacco l abbiamo sistemato nel giardino all ingresso del paese, ma Rufo è troppo alto. Dobbiamo mettere la base nel cortile, separata dal resto. E lo stesso monumento di Peto l abbiamo diviso sulle due pareti della sala VII. Per ora, di tutti, ne ho tracciato il tipo e ne ho studiato la ricomposizione. Se mai un giorno si riuscirà ad ampliare questo Museo, abbiamo già il modello ricostruttivo pronto. (la guida indica le immagini nel pannello didascalico appeso alla parete) STORIA (passa nella sala IV dove, prima del monumento di Peto, c è l immagine di J. Ortalli coperta come le precedenti. Mentre la scopre): Dopo gli scavi degli anni 30 Jacopo Ortalli ha condotto negli anni 80 altre esplorazioni e dopo la costruzione della nuova ala del museo ha curato questo nuovo percorso museale. ORTALLI (stessa voce maschile fuori campo) Oggi è il 2 agosto Mentre festeggiamo i cento anni di questo Museo possiamo sentirci veramente onorati perché portiamo a compimento il nostro progetto. Grazie all impegno profuso ancora una volta dall Amministrazione Comunale e dal nostro Ministero per i Beni Culturali, il nostro Museo, nonostante sia frutto di successivi accorpamenti, può ritenersi oggi pienamente compiuto e con i suoi imponenti e singolari monumenti ricomposti. Storia (rivolta alla Guida) Non esitare Racconta! I vari Direttori sono usciti ed hanno concluso il loro lavoro. Io invece rimango qui accanto, sempre presente, nel passato e nel futuro e ti ascolto. Narra però tu di Verginio Peto Guida: parlare di Peto dici? (Virginio Peto, ragazzo vestito da soldato romano esce da dietro il suo monumento e si posiziona davanti) Verginio Peto fu milite prima e poi magistrato locale; le sue cariche sono visibili sul suo monumento come ci indica lo scudo ed il fascio littorio e che probabilmente fece erigere per sé e per i suoi famigliari. Fu cremato e le sue ceneri furono raccolte in un urna e questa a sua volta fu sigillata dentro a quei grossi blocchi d arenaria che vedete qui accanto. Il monumento doveva essere la sua dimora eterna e doveva rimanere lungo la strada. Oggi è qui invece, preservato dal degrado. (rivolta alla Storia) E la Storia lo ha reso immortale (fig. 4). Storia: son sempre chiamata in causa, sempre il mio filo attraversa il tempo, tutto il tempo e tutti i tempi. Venite allora, seguitemi (e si dirige verso la sala V) ma quando entrate nella nuova sala guardate avanti e tralasciate di soffermare lo sguardo sulla parete: il grande mosaico appartiene alla città, ne parleremo dopo; per ora stiamo ancora percorrendo la strada della necropoli. (il gruppo entra nella sala V e vede sullo sfondo il grande 111

116 Fig. 4 Virginio Peto. Mausoleo di Rufo (h. m 13,50) ricomposto, ai piedi del quale stanno quattro figuranti, due uomini togati e due donne col capo velato, a riproporre le statue che stanno nell edicola del monumento) (fig. 5). Storia: poche le parole, tanto lo stupore!!! Guida: allora anch io è meglio che taccia!? Storia: le pietre parlano per mezzo tuo poiché in questo caso (indicando il Mausoleo di Rufo) la memoria è ingrata, essendo rimasto leggibile con chiarezza sul monumento un solo nome, quello di Rufo. Chi dei due uomini togati sia stato non lo sappiamo. E le due donne che li affiancano, nobili e venerabili, hanno il capo ve- Fig. 5 Il monumento di Rufo con i figuranti. lato, quasi personificassero le virtù. Ma rompi il silenzio e dì qualcosa del mausoleo che già da solo parla nella sua maestà. La Guida illustra brevemente il grande mausoleo a cuspide piramidale, databile agli inizi del I sec d.c. 112

117 Storia: ora volgiamo le spalle e poi entriamo in città, nella Sarsina romana che subito si svela attraverso la magia di questo pavimento (indica il grande pavimento musivo del cosidetto Trionfo di Dioniso, mentre in sottofondo si accende una musica di festa). Quanti ospiti si sono seduti sui triclini ed hanno banchettato a suon di musica mentre ammiravano la leggiadria delle fanciulle danzatrici. La Guida parla del grande mosaico policromo rinvenuto in area urbana, appartenente ad una domus, abbandonata per un incendio agli inizi del III sec. d.c. La Storia poi si incammina riportando il gruppo verso la sala IV (mentre la musica si affievolisce e cambia con altra musica sacrale) e sosta davanti alle basi delle divinità olimpiche del cosidetto donario di Cesio Sabino, recuperate occasionalmente nei secoli scorsi, decontestualizzate e prive delle statue bronzee di cui però sono rimaste le impronte. La Guida intanto offre spiegazioni sulle divinità e poi introduce l amicizia di Cesio Sabino e Marziale, rappresentati anche in questo caso da due giovani seduti davanti alle basi (fig. 6). Seguono alcune battute e la recita del carme di Marziale. Sulle basi quindi sono salite le figure delle divinità (Giove, Minerva, Speranza, Salute, Dei Pubblici) (fig. 7): STORIA: ed ora il sacro si mescola al profano!...divinità olimpiche e maestose divinità orientali ci rendono partecipi del mistero e della tolleranza che forse poi è venuta meno sino a frantumarne il ricordo. La terra copre, nasconde... ma poi svela... (la Storia si allontana e va nella sala VII). Fig. 6 Cesio Sabino e il poeta Marziale. 113

118 Fig. 7 Le divinità olimpiche. Al termine la Guida si ferma sulla soglia della sala VI dove presenta il gruppo statuario delle divinità orientali frigie ed egizie, rinvenute negli anni 20 sempre in area urbana ed in stato di frantumazione avvenuta in antico, mentre dalla sala VII entrano silenziosamente i figuranti che le rappresentano e che vanno a collocarsi a lato delle statue (fig. 8). GUIDA (non vedendo la Storia) Storia dove sei? STORIA (dalla sala VII): seguendo il filo sono giunta ormai fuori città! sono vicina alle mura (Tutti scorrono nella sala VII) fatte costruire da Cesellio durante la sua magistratura per onorare la città. Incaricò il capomastro, l Architectus, di erigerne mille piedi, fino a raggiungere la torre di accesso, quella su cui poggia quella costruzione che i Sarsinati amano pensare come casa di Plauto. (esce Plauto dalla sala d ingresso) PLAUTO Son qua, chi mi chiama? Non è davvero quella la mia casa natale, ma certo a Sarsina son nato Fig. 8 Le divinità orientali. 114

119 nel 254 a.c. anche se poi me ne andai a cercar fortuna a Roma è là rimasi. Son qui, fra gli illustri sarsinati, il più famoso Non per vantarmi ma le mie commedie sono sopravvissute e ancor oggi si recitano a teatro. Stasera stessa ne sentirete l eco in piazza dove tutti noi ci ritroveremo per mangiare e brindare alla romana memoria (fig. 9). Fig. 9 Plauto. I visitatori salgono poi al secondo piano, seguendo la Guida, mentre la Storia rimane al pianterreno per poi ripartire col gruppo successivo. Al piano superiore la Guida procederà da sola illustrando le sale come in una normale visita guidata. Nella sala B, a lato di una tomba alla capuccina femminile siede una matrona che si fa pettinare da un ancella (fig. 10). Dopo aver attraversato le sale C e D il gruppo raggiunge la sala E, dove all interno del vano ricostruito per rendere l idea della sala triclinare, sul triclinio siedono due convitati, serviti da due donne (fig. 11). Dopo la spiegazione della Guida che illustra il contesto di rinvenimento del mosaico attorno al quale si è ricostruito l ambiente, giovani ragazze al suono di musiche di festa danzando concludono la rappresentazione (fig. 12). Maria Teresa Pellicioni Fig. 10 Matrona ed ancella. 115

120 Fig. 11 La sala tricliniare. Vivificare il museo: la rappresentazione Fig. 12 Le danzatrici. Non credo ci sia un modo migliore per presentare l iniziativa realizzata a Sarsina nel Museo Archeologico Nazionale che raccontarne l esordio. Se gli effetti sono stati sotto gli occhi di tutti, l idea è cresciuta quasi in sordina, senza grandi pretese, ma con serietà e soprattutto, per quanto realizzata da non addetti ai lavori, nel rispetto della ricostruzione storica. Gli attori, in questa esperienza, sono sostanzialmente tre: da una parte il Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, e quindi la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Emilia-Romagna, nella persona di Maria Teresa Pellicioni; dall altra i cittadini sarsinati, rappresentati dal laboratorio teatrale Gruppo Mary Poppins, con i ragazzi dell OUTSIDER GROUP di Sarsina, coordinati dalla scrivente; e poi le guide Tamara Bosi e Stefania Perini, dell Associazione Culturale Sarsinate Di Arte in Arte, che hanno generosamente prestato il loro ruolo alla rappresentazione della VIsiTA al MUSEO. La proposta è venuta da Maria Teresa Pellicioni che, da tempo, nutriva il desiderio di vivificare il Museo della sua città natale: lungi dall essere visto come luogo di morti, desiderava esprimere il fatto che un museo possa parlare e raccontare tanto della vita dei sarsinati di allora quanto sulla storia dei sarsinati di oggi. Il canovaccio da Lei curato si prefiggeva di far toccare 116

121 con mano il Museo, raccontando la storia della sua nascita per volontà di grandi studiosi e personalità che l hanno voluto e fatto crescere e contemporaneamente facendo rivivere i personaggi che là sono rievocati, nelle pietre e negli oggetti esposti, dando sembianze e voce ad alcuni degli antichi Sassinates dei monumenti sepolcrali scoperti nella necropoli di Pian di Bezzo. Per realizzare la sua idea ha quindi deciso di incontrare l esperienza teatrale del Gruppo Mary Poppins. Alle spalle del Gruppo un esperienza di teatro sui generis: oltre dieci anni di attività di teatro, soprattutto musicale, a Sarsina. Il Gruppo Mary Poppins, per sua vocazione, considerato che nei piccoli centri non vi sono adeguate opportunità di aggregazione fra i giovani, vuole offrire alle generazioni in crescita occasioni creative di condivisione. Ciascuno è chiamato a mettere in campo forze e capacità: e le passioni personali degli adulti fanno lievitare i talenti dei più giovani, in una circolazione che fa scaturire progetti capaci di riunire gruppi di ragazzi intraprendenti e gruppi di adulti volenterosi attorno a cose positive, formative, di alto valore sociale, culturale, artistico. Questi, dunque, sono gli attori, per raccontare le storie dentro e con la Storia. La Storia è per l appunto la voce narrante, il mezzo e non il fine, strumento di conoscenza de le storie. Il modus operandi della drammatizzazione è partito da un analisi dei personaggi e delle loro vicende con l obiettivo di raccontare il più possibile con un attenta, seppur semplificata, ricostruzione. L approccio iniziale, durante la realizzazione e le prove svoltesi all interno del Museo, ha dettato sempre comportamenti molto composti e contenuti negli operatori, con il rispetto dovuto al luogo dove in genere non era consentito un reale coinvolgimento, ma che in questo modo è divenuto via via meno distante e più vivo. Lo sforzo è stato quello di vedere quel luogo fisico, tradizionalmente foriero di una sorta di sacralità, come un palcoscenico già provvisto di scenografia e di storie e da cui è scaturita una continua e crescente ricerca di suggestioni. Musiche e costumi, voci e oggetti, la scelta delle amplificazioni e degli effetti luce (concordati di volta in volta, per non recar danni ai reperti, con i responsabili del Museo) sono stati tutti vagliati per un unico risultato: trascinare prima gli attori e poi i visitatori, come con una macchina del tempo, in un epoca che, per quanto lontana, risultasse tangibile quanto credibile. Nonostante il budget limitato, grazie agli approfondimenti e alla collaborazione dello staff scientifico, si è ottenuto di rimanere quanto più possibile fedeli alla realtà storica. Il coinvolgimento dei giovani ha reso l archeologia, non sempre ritenuta dai ragazzi propriamente appassionante, una scienza conoscibile e perfino emozionante e spettacolare. Certamente l iniziativa è cresciuta con quella tensione, sempre costante, che spinge a contribuire alla valorizzazione del territorio, sia sul piano turistico che culturale. Lasciamo ora alle istituzioni locali il compito di raccogliere e sostenere questa come altre simili iniziative, strutturando anche proposte, concrete e innovative, di alto valore socio-culturale, per la promozione del territorio. Monica Ballantini 117

122 Prove di rievocazione in un villaggio dell età del Bronzo Ilaria Pulini, Cristiana Zanasi Parco archeologico e Museo all aperto della Terramara di Montale Il Parco di Montale si inserisce in quel filone di proposte museali cosiddette open-air, nelle quali si utilizzano ricostruzioni di ambienti e attività del passato per trasmettere con un approccio fortemente evocativo aspetti della storia di un territorio. Questa modalità di presentazione si presta particolarmente a valorizzare e promuovere la conoscenza di quei siti che, essendo stati costruiti con materiali deperibili, non hanno lasciato sul terreno resti di tipo monumentale in grado di veicolare un forte messaggio culturale presso il grande pubblico. Nel museo open-air di Montale viene proposta la ricostruzione di un settore di una terramara, nome con cui sono noti i villaggi circondati da argine e fossato che durante l età del Bronzo, fra il XVII e la metà del XII secolo a.c., occupavano capillarmente la Pianura padana centrale. Costruiti interamente con un architettura che utilizzava terra, legno e fibre vegetali, questi antichi abitati hanno lasciato sul terreno tracce scarsamente visibili che solo l occhio esperto dell archeologo è in grado di leggere e interpretare. La ricostruzione proposta a Montale si basa su un solido presupposto scientifico: l esistenza di una terramara ancora parzialmente conservata, dove gli scavi condotti dal Museo Archeologico Etnologico di Modena hanno portato in luce tracce della fortificazione del villaggio, resti di abitazioni e di oggetti della vita quotidiana di una comunità dell età del Bronzo. L analisi e l interpretazione dei dati archeologici hanno consentito di progettare le ricostruzioni del museo all aperto che ora affianca il sito della terramara e di proporre quindi una modalità di visita in cui la comprensione dello scavo è facilitata e mediata dall evidenza delle ricostruzioni. Il metodo filologico che è alla base dell intero progetto è stato favorito da tre fattori: la quantità e qualità di dati e materiali recuperati; la continuità di azioni fra scavo e ricostruzione, visto che l una è stata immediatamente successiva all altra; la continuità delle figure professionali, poiché molti degli archeologi che hanno eseguito lo scavo hanno proseguito il loro lavoro affiancando personale esperto nelle ricostruzioni. Parte di questi archeologi hanno poi ulteriormente proseguito il loro rapporto con il Parco diventando gli addetti alle visite guidate per pubblico e scuole nonché, in alcuni casi, gli esperti delle antiche tecniche che vengono presentate al pubblico. Questa continuità ha avuto una fondamentale ricaduta in termini di qualità dell offerta culturale del parco, favorendo un forte senso di appartenenza degli operatori che il pubblico percepisce come valore aggiunto. Il metodo filologico adottato nella realizzazione del parco ovviamente si riflette sul tipo di comunicazione che il parco rivolge al pubblico e alle scuole, invitati a seguire passo passo le fasi del lavoro che ha condotto gli archeologi dallo scavo alla ricostruzione intesa come punto di arrivo di un percorso di ricerca. È evidente 118

123 Fig. 1 Parco archeologico e Museo all aperto della Terramara di Montale: le due case ricostruite. dunque che l aspetto educativo, inteso come educazione al bene culturale, ha affiancato, per non dire sopravanzato, la dimensione emotivo-evocativa. D altra parte la stessa scelta di realizzare il museo all aperto accanto all area archeologica, se è vincente dal punto di vista della comunicazione, sconta una potenzialità evocativa in parte compromessa dalla sua collocazione in un contesto urbano privo di appeal turistico ambientale. Questo è uno degli aspetti che ci ha tenuti a lungo in 119

124 stand-by rispetto ad una modalità di dialogo con il pubblico connaturata agli open air museums: il reenactement o rievocazione in costume. Questi musei, forti in Nord Europa di una tradizione che si è consolidata nel tempo, a partire dalle prime esperienze maturate in Germania e nel mondo scandinavo e anglosassone, rappresentano il setting ideale per la cosiddetta living history, una modalità che mette in scena il passato coinvolgendo direttamente il visitatore. In Italia tuttavia già sul tema delle ricostruzioni di ambienti una decina di anni fa si avvertiva ancora una certa diffidenza sia da parte del mondo accademico che da parte del pubblico, diffidenza che, nel caso di Montale, fu ben presto superata a fronte del valore della ricerca scientifica e dell offerta culturale. La scarsa consuetudine italiana a questa modalità è dovuta sicuramente alla minor necessità di ricreare ambientazioni laddove interi contesti sono perfettamente fruibili. Nel nostro Paese i concetti di patrimonio e di autenticità sono storicamente ancorati alle testimonianze tangibili (siti archeologici, monumenti, reperti, opere) e fino a poco tempo fa risultava arduo far passare l idea che ricostruzioni, ambientazioni e messe in scena potessero servire per fare conoscere aspetti di quel patrimonio intangibile fatto di attività quotidiane, abitudini e credenze che era alla base della vita di una comunità. D altra parte lo scenario del reenactment in Italia si collocava tradizionalmente fuori dai musei e aveva assunto quasi esclusivamente una dimensione popolare, ad esempio nelle parate storiche dei borghi medievali, o caratteristiche folkloristico-commerciali (i centurioni del Colosseo) oppure era utilizzato come strumento di propaganda politica in senso identitario, come nel caso di alcune rievocazioni celtiche. Solo negli ultimi anni stanno prendendo piede rievocazioni con aspirazioni più scientifiche legate al mondo romano o medievale per le quali è possibile fare riferimento non solo ai ritrovamenti archeologici ma anche ad abbondanti fonti scritte. Fig. 2 Parco archeologico e Museo all aperto della Terramara di Montale: l interno di un abitazione. 120

125 Per il Parco di Montale, che aveva costruito sul metodo filologico la propria identità, affrontare la rievocazione, e pertanto un tema complesso come quello dell abbigliamento, in un ambito, quello dell età del Bronzo, quasi privo di testimonianze tangibili, equivaleva ad un salto nel vuoto. Uno stimolo ad accostarci a questo approccio è stato sicuramente la partecipazione a progetti europei che ci hanno fatto entrare in contatto diretto con svariate realtà di open air museums che praticano abitualmente la modalità del reenactment come parte integrante della loro proposta culturale. Per i nostri partner europei la dimensione rievocativa attiva è così insita nel concetto di museo all aperto che il loro giudizio sul Parco di Montale era inappellabile: il Parco, pur nella sua eccellenza di open air museum che affiancava scavo e ricostruzione, era assimilabile ad un museo tradizionale dove la guida mediava fra pubblico e ricostruzioni impedendo, di fatto, quella full immersion nelle atmosfere del passato che è alla base di un esperienza evocativa. Fig. 3 Pfahlbaumuseum Unteruhldingen (Germania). Fondato nel 1922 si caratterizza subito per la dimensione rievocativa. Abbiamo accolto questo suggerimento e da quel momento abbiamo osservato con particolare attenzione le modalità di interazione con il pubblico che venivano attuate nei musei dei nostri partner individuandone di volta in volta punti di forza e di debolezza e chiedendoci come declinarle nel Parco di Montale. Un ulteriore sollecitazione nella direzione della rievocazione in costume è scaturita dall interesse di un personaggio che ha fatto della valorizzazione delle eccellenze turistiche la propria carta di identità: si tratta di Siusy Blady, che intendeva realizzare nel territorio modenese un progetto di valorizzazione di percorsi slow da effettuare a piedi o in bicicletta. In questa occasione la difficoltà di coniugare metodo filologico e spettacolarità è risultata in tutta la sua evidenza: da una parte una troupe consolidata che voleva sfruttare appieno l opportunità di disporre di un set preistorico e di attori capaci di accendere il fuoco, modellare la ceramica e fondere il bronzo, dall altra l intero staff proteso a difendere l immagine rigorosa che il Parco si era creato in anni di attività. Il compromesso raggiunto ha consentito alla nota Turista per caso di realizzare un prodotto spendibile e divertente, ricco di simpatici back stage e duetti fra operatori e conduttrice, a noi di salvaguardare la nostra integrità scientifica dichiarando apertamente, nel filmato girato, che ci prestavamo, per l occasione, ad una sorta di gioco che però non faceva parte della nostra modalità di comunicazione con il pubblico. Superata, anche se in modo un po forzato, la nostra diffidenza sulla rievocazione in costume, maturata ormai un ampia esperienza sul panorama europeo, abbiamo avviato una ricerca mirata sull abbigliamento dell età del Bronzo, avvalendoci anche di confronti con siti archeologici coevi che grazie a particolari circo- 121

126 stanze di conservazione hanno restituito quasi intatti abiti e accessori, per intraprendere con le modalità a noi più congeniali il reenactment. Il passo successivo è stato quello di realizzare una serie di costumi abbinati con ornamenti, attrezzi da lavoro o armi e progettare una giornata dedicata all animazione del villaggio con figure impegnate nelle attività quotidiane. Ma chi avrebbe indossato i vestiti? Gli stessi operatori del Parco, che avrebbero presentato al pubblico le attività tradizionalmente proposte durante la visita: dalla modellazione della ceramica alla fusione del bronzo, dalla tessitura alla lavorazione del legno, del corno o della pietra, ma con un abbigliamento d epoca. Il confronto con le rievocazioni che avvenivano in altri parchi europei avevano tuttavia evidenziato alcune modalità irrisolte, delle quali erano consapevoli anche i nostri partner, e che costituiscono tuttora un argomento di dialogo molto acceso: in che lingua parlare? come porsi nei confronti del visitatore? come superare il gap temporale? A partire da questi interrogativi abbiamo adottato una soluzione a misura del Parco e più coerente con la sua tradizione filologica scegliendo di non far parlare i rievocatori, ma di affidare alla guida la spiegazione delle Fig. 4 Pfahlbaumuseum Unteruhldingen (Germania). Un intera famiglia ha vissuto in una delle case ricostruite. 122

127 Fig. 5 Matrica Muzeum di Szazhalombatta (Ungheria). Dimostrazione di duello in costume magiaro. ventata strutturale nell ambito dell offerta culturale del Parco. È infatti realisticamente necessario valutare anche la sostenibilità di un operazione che, sì, favorisce la dimensione evocativa ma richiede un notevole lavoro organizzativo e soprattutto un cospicuo investimento economico nell impegnare contemporaneamente un numero di persone decisamente superiore a quello che il Parco richiede nelle giornate di apertura tradizionali. Nei musei europei spesso la rievocazione è affidata alla partecipazione di volontari, a volte intere famiglie, sulla base di un rapporto con il museo basato sulla reciproca fiducia: da una parte il reenactor, animato da passione, che mette al servizio della mission del museo le proprie competenze, dall altra il museo che lo ospita e nel conattività che stavano svolgendo, interpretando le singole rievocazioni come una sorta di quadri viventi. Questa scelta è stata determinata anche dalla sensibilità nei confronti dei nostri operatori che avrebbero dovuto cimentarsi con una dimensione attoriale che, anche se limitata, non era affatto scontata per chi fino a quel momento si era occupato di scavare, fare ricerca, proporre dimostrazioni di antiche tecniche o comunque dialogare con il pubblico da operatore archeologo e non da artigiano delle terramare. Il gradimento del pubblico, confermato da una grande partecipazione, ha rappresentato una conferma dell efficacia della proposta e ci ha indotto a ripetere l esperimento anche se questa modalità non è ancora di- 123

128 tempo garantisce al pubblico una living history di ampio respiro nella cornice delle ricostruzioni. In Italia non c è questa tradizione anche se si moltiplicano i gruppi di rievocatori che si propongono a musei e parchi archeologi con sempre maggiori competenze e più solide basi scientifiche. Le reciproche diffidenze fra rievocatori e studiosi e gli stereotipi conseguenti, gli uni portatori dell esperienza pratica, gli altri della dimensione teorica, si stanno stemperando ed è auspicabile che realtà come i parchi archeologici e musei all aperto siano i principali beneficiari di nuove prospettive. Fig. 6 Lofotr Viking Museum (Norvegia). Arrivo della nave vichinga sulle coste delle Isole Lofoten. 124

129 Bibliografia M. Bernabò Brea, A. Cardarelli, M. Cremaschi (a cura di), Le terramare. La più antica civiltà padana, catalogo della mostra, Electa, Milano A. Cardarelli (a cura di), Guida al Parco archeologico e Museo all aperto della Terramara di Montale, Modena 2009, (I edizione 2004). A. Cardarelli, R. Merlo, Terramara di Montale: parco archeologico e museo all aperto, in Musei e Parchi archeologici, IX ciclo di lezioni sulle ricerca applicata in archeologia, Certosa di Pontignano (Siena, dicembre 1997), a cura di R. Francovich e A. Zifferero, Siena 1999, pp A. Cardarelli, I. Pulini, The Archaeological Park and Open-Air Museum at the Middle Bronze Age site of Montale (Modena, Italy), in Archaia. Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation and Management of Archaeological Sites, BAR International Series 1877, Oxford I. Pulini, C. Zanasi, Experiencing archaeology and Interpretation. The educational program at the Terramara of Montale (Italy), in EuroRea 6/2009, pp , A. Pelillo (a cura di), Guida ai Musei archeologici all aperto in Europa, realizzata dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena nell ambito del progetto Europeo livearch, Carpi anni fa nella grande pianura, DVD (riedizione da VHS), prodotto da Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e realizzato da Giochi Metropolitani, Divisione Audiovisivi, Studio Sign, Roma Figg. 7-8 Syusy Blady al Parco di Montale. 125

130 126 Figg Reenactment al Parco di Montale.

131 Rievocare per scoprire: archeologia sperimentale e didattica sensoriale Annachiara Penzo 1 Museo Civico Archeologico L. Fantini - Monterenzio Il contesto Il Museo Archeologico Luigi Fantini di Monterenzio ben si presta a numerose riflessioni circa le attività di sperimentazione, historical reenactement e living histo ry, oggetto di questo volume. Anzitutto la realtà gestionale della struttura costituisce un unicum nel panorama museale italiano: a partire dal suo anno inaugurale, nel 2000, l edificio di proprietà comunale è stato dato in gestione continuativa, tramite apposita Convenzione, al Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell Università degli Studi di Bologna (prima Dipartimento di Archeologia). Perciò il Museo di Monterenzio non ha solo la più consueta funzione di contenitore che conserva ed espone reperti archeologici del territorio, ma è anche a tutti gli effetti una sede universitaria di didattica, sperimentazione e ricerca. Ricerca scientifica, in relazione allo sviluppo delle culture e degli insediamenti nell Appennino emiliano dalla Preistoria all età medievale, in relazione alle calate di Celti transalpini nel primo quarto del IV sec. a.c., e in relazione agli scambi interculturali intercorsi tra questi Galli e i popoli italici già presenti sul territorio (Etruschi, Umbri, Liguri...). 1 La stesura di questo articolo è stata possibile grazie al Prof. Antonio Gottarelli e alla preziosa collaborazione della collega Dott.ssa Lisa Guerra, di Vincenzo Pastorelli ( Hephestus ), di Christian Ferluga (gruppo di rievocazione storica Galli Boii ), e di Andrea Moretti ( moroeventi.com ). Didattica universitaria di musealizzazione, restauro di reperti, catalogazione e classificazione dei materiali; e ancora sede di sperimentazione sulle strategie di network museale, sulla produzione di materiali multimediali con tematiche archeologiche, e sulle antiche tecniche edilizie e tecnologie produttive. I reperti ospitati al Museo provengono tutti dal territorio della Valle dell Idice e l apparato espositivo delle sale è incentrato in particolare sui materiali rinvenuti nei due siti celto-italici di Monte Bibele e Monterenzio Vecchio, risalenti ai secoli IV e III a.c. Gli scavi, iniziati negli anni 60, sono stati diretti dalla fine degli anni 70 in poi dal Dipartimento stesso, che si è trovato così ad assolvere la funzione di gestore di un bene sin dal momento della sua scoperta, dal prelevamento dal terreno e da un primo stoccaggio temporaneo, al suo successivo restauro o intervento conservativo, classificazione e catalogazione, esposizione o immagazzinamento. Un iter procedurale completo, che ha consentito un monitoraggio costante dei reperti da parte di uno stesso referente e uno snellimento delle pratiche burocratiche, a totale beneficio della valorizzazione e conservazione dei beni archeologici stessi. Questo approccio sperimentale, evidente già dalle innovazioni gestionali introdotte al Museo di Monterenzio, si riflette nell adozione di tecniche di archeologia ricostruttiva e in strette forme di collaborazione intraprese con i rievocatori storici, percorsi che hanno avuto i loro 127

132 esordi a immediato ridosso dell inaugurazione della nuova sede espositiva. Archeologia sperimentale Nel 2005 la ricerca scientifica portata avanti dall Università a Monterenzio ha compiuto i primi passi verso l archeologia sperimentale, tramite la realizzazione di una fornace per la cottura delle ceramiche (fig. 1). L esito positivo delle tecniche di costruzione nella realizzazione della struttura verticale, a piano forato per la separazione della camera di cottura dalla camera di combustione, ha portato ad un utilizzo immediato della fornace, posta nell area esterna adiacente al Museo, per finalità didattiche. Purtroppo ad atti vandalici e alla mancanza di risorse per la messa in sicurezza e la manutenzione dell opera, unitamente alla mancanza di personale strutturato adeguatamente formato al suo funzionamento, è conseguita la sua semi distruzione e la completa demolizione nel Questo primo esperimento, seppure di breve durata, è stato comunque apprezzato sia dagli addetti ai lavori sia dall utenza, ed ha portato ad affrontare i successivi progetti di archeologia sperimentale con maggiore consapevolezza e capacità di pianificazione degli interventi. Nel 2006 si è pensato di realizzare una nuova struttura, prevedendone anche gli interventi manutentivi, le modalità di uti- lizzo successive e di conservazione, la messa in sicurezza e un sistema di videosorveglianza attivo. Grazie ai cofinanziamenti ottenuti mediante la L.R. 18/2000 si è arrivati alla realizzazione di una casa etrusco-celtica che riproducesse accanto all edificio museale una struttura architettonica a grandezza reale (fig. 2). La ricostruzione ha seguito fedelmente la documentazione di scavo di una delle abitazioni di IV-III sec. a.c. di Monte Bibele meglio conservata, la Casa 14. Gli esecutori dei lavori sono stati quegli stessi archeologi che avevano già operato durante gli scavi dell abitato di Pianella di Monte Savino, e che dunque vantavano la migliore competenza possibile, acquisita direttamente in situ. Così la costruzione della casa è stata portata avanti dai ricercatori e collaboratori dell Università afferenti a Te.m.p.l.a. (Centro di Ricerca per le Tecnologie Multimediali Applicate all Archeologia). Il presupposto da cui si è partiti è stato quello di creare una struttura esterna Fig. 1 La fornace sperimentale in fase di costruzione (realizzazione di R. Deriu, Gesti Ritrovati ). 128

133 al Museo che costituisse un attrattiva per il pubblico e che desse maggior visibilità all edificio stesso, finalità del tutto raggiunta, al punto tale che la casa etruscoceltica, seppure non accessibile al suo interno per chi non visita le sale espositive, è diventata un importante punto di aggregazione per la comunità (monterenziese e non solo). Come si vedrà nella disamina degli eventi realizzati in occasioni di historical reenactement, questa casa ha assunto valenza fondamentale anche per la fruizione del patrimonio archeologico del territorio, essendo di immediata comprensione nonché di forte impatto sui visitatori. Historical reenactement e living history Negli anni successivi alla sua inaugurazione nella nuova sede, il Museo di Monterenzio ha visto un progressivo incremento di visitatori anche grazie a un calendario eventi sempre più ricco di attività culturali. Le ricostruzioni della fornace verticale e della casa etrusco-celtica secondo tecniche di archeologia sperimentale hanno dato i loro maggiori riscontri positivi con le prime feste celtiche organizzate dal Comune dal 2005 in poi. Inizialmente si è trattato di un weekend all anno in cui si svolgevano danze, spettacoli e banchetti che rievocassero il più filologicamente possibile la cultura dei Celti, e più nello specifico di quei Galli Boii che anticamente occupavano quest area appenninica. Da qui sono nate strette collaborazioni con i gruppi di rievocazione storica, non senza difficoltà iniziali, legate soprattutto alla scarsa consapevolezza scientifica della realtà culturale celtica da parte di alcuni autodidatti, alla diffusione di molte informazioni travisate dal web, all esigenza di revisione delle fonti primarie e di rivisitazione e ripartizione di elementi culturali allogeni, spesso erroneamente confusi con il mondo gallico (come ad esem- Fig. 2 La casa etrusco-celtica costruita nel 2006 accanto al Museo (direzione dei lavori del Prof. A. Gottarelli, Te.m.p.l.a - UNIBO ). 129

134 pio i vichinghi o il pantheon nordico degli Asi). Tuttavia le prime difficoltà di impatto nell interazione tra mondo accademico e historical reenactement sono state superate in breve tempo. Archeologi e rievocatori hanno unito le proprie conoscenze con il fine comune di creare percorsi per la valorizzazione dei beni culturali della Valle dell Idice, questo anche grazie alla risposta del pubblico stesso: incuriosito e attirato dal fascino della rievocazione, ha dato consapevolezza a una risorsa incomparabile, utile non solo ai fini gestionali del Bene, ma anche a strategie di marketing culturale. La formazione scientifica dei collaboratori dell Università si è avvalsa della capacità di trasposizioni concrete del passato proprie della rievocazione storica; teoria e pratica hanno così costituito una vera sorta di baratto scientifico. Punto focale è stato restituire il passato al presente Fig. 3 Aperitivo celtico. Un'esperienza plurisensoriale, 25 settembre 2010 (a cura di G.B. Fiorani, Toutai Argantia ): frutti freschi e frutta secca. in maniera filologica, in funzione del fruitore del bene, ovvero del pubblico, e di lasciare in lui una traccia durevole. Infatti, al contrario delle più classiche visite alle sale espositive (in autonomia o guidate), che si rivelano piuttosto labili ed effimere nella memoria visiva e udi- tiva del visitatore, l apporto della rievocazione coinvolge tutta la sua sensorialità, compresi olfatto, tatto e gusto, perdurando conseguentemente con maggiore intensità nella memoria. È il naturale rapporto di causa ed effetto dato dall emozione della riscoperta storica, dalla curiosità destata dalla sperimentazione archeologica, dal coinvolgimento totale se non addirittura dall immedesimazione del pubblico stesso in un passato resuscitato. Il percorso di interazione tra archeologia e rievocazione storica è sfociato in numerosi eventi, organizzati tra il 2010 e il 2013 a Monterenzio, in cui la living history è diventata un vero e proprio trait d union tra il fruitore del bene culturale e il bene in sé. Si è iniziato con un aperitivo celtico organizzato all interno delle sale museali in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (figg. 3-4). Sulla base dei resti paleobotanici e archeozoologici documentati nell abitato di Pianella di Monte Savino, si è proposto ai visitatori un aperitivo tematico, in cui non solo potere degustare alimenti o bevande, ma avere a disposizione archeologi che fornissero indicazioni filologiche circa le usanze alimentari dell epoca, 130

135 Fig. 4 Aperitivo celtico. Un'esperienza plurisensoriale : la macinazione del grano, le produzioni casearie, la salagione della carne, prodotti locali e di importazione. un tema, quello dell alimentazione, che nell esperienza decennale del Museo mostra di essere sempre uno dei più graditi al pubblico, poiché associa l ambito culturale al momento ludico-gastronomico. Del tutto differente è stato, invece, il coinvolgimento dei visitatori dato da altre tematiche volutamente selezionate in direzione di target precisi. Ad esempio, nel 2012, in occasione della Settimana della Cultura, l intento organizzativo è stato quello di creare un evento che coinvolgesse una fascia di età poco rappresentata al Museo di Monterenzio, ossia quella dei ragazzi delle scuole superiori. Con la collaborazione dell Istituto di Istruzione Superiore Mattei di S. Lazzaro di Savena, il Museo ha ospitato una mostra temporanea il cui tema principe erano la cosmesi e la cura del corpo, dal tatuaggio al make-up, dall antichità ai giorni nostri. In occasione della giornata inaugurale della mostra, ci si è avvalsi dell historical reenactement (figg. 5-6). Tra gli studenti coinvolti, alcuni si prestavano ad essere ciceroni delle proprie creazioni, altri narravano ai visitatori antiche storie di vita quotidiana, e altri ancora si improvvisavano make up artists realizzando trucchi ispirati all antichità. Ad essi si affiancavano i rievocatori storici che presentavano un percorso filologico di cosmesi e cura del corpo tra IV e III sec. a.c., basato essenzialmente sui reperti rinvenuti nelle necropoli di Monte Tamburino a Monte Bibele e di Monterenzio Vecchio. Al reenactement si sono unite in questo caso anche la sperimentazione e la reinterpretazione: rievocatori di guerrieri celtici si sono sottoposti a frizioni e detersione della pelle mediante sabbie, oli profumati e riproduzioni di antichi strigili in ferro o bronzo secondo la tradizione derivata dal mondo atletico greco. Rievocatrici di donne etrusche e celtiche hanno adornato le proprie vesti di perle di pasta vitrea e fibule decorate, e si sono acconoltre a repliche di antichi strumenti per cimentarsi in attività quali, ad esempio, la macinazione del grano. Un percorso tra gusto, tatto, udito, olfatto e vista: l utilizzo di tavoli lignei fatti a mano, di recipienti in vimini o terracotta che richiamassero fogge vascolari antiche, e l inserimento di mense da banchetto tra le vetrine espositive hanno costituito un impatto visivo tale da dare vita ai reperti esposti nelle vetrine adiacenti. L esperienza è stata tanto positiva da essere replicata in più occasioni. Di conseguenza, non solo è incrementato l afflusso dei visitatori al Museo in queste speciali ricorrenze, ma si è anche riscontrato un ampliamento notevole del target di utenza, che è stata fortemente eterogenea per età, sesso, formazione e provenienza. Un vero e proprio coinvolgimento a 360 gradi, legato ad 131

136 Fig. 5 Trucchi e magia: l'arte di dipingere il corpo, 15 aprile Riproduzione e reinterpretazione di un antico kit per la cosmesi (a cura di R. Vargiu, Galli Boii ). Fig. 6 Trucchi e magia: l'arte di dipingere il corpo. Cosmesi e ornamenti femminili in contesto celto-italico e dimostrazione di detersione della pelle per mezzo di uno strigile (a cura di R. Vargiu, F. Nipoti, M. Garuti e M. Taruffi, Galli Boii ). 132

137 ciate e truccate rimirandosi in repliche moderne di antichi specchi di produzione tirrenica. In questo caso i visitatori sono stati in parte spettatori passivi di scene dimostrative, e in parte attivi protagonisti di simulazioni di detersione e trucchi anche sui propri corpi. Il coinvolgimento di un Istituto Superiore, e la tematica trattata, hanno portato alla partecipazione alla giornata anche di quella fascia di utenza di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, piuttosto desueta al Museo di Monterenzio, così come nella maggior parte dei musei archeologici della provincia di Bologna. Eventi similari sono stati realizzati in collaborazione con il gruppo di rievocazione dei Galli Boii anche in occasione delle ArcheoloGite bolognesi, promosse dal Settore Cultura della Provincia di Bologna, tra il 2010 e il In questo caso, l historical reenactement è divenuto il tramite con cui dare vita alle realizzazioni di archeologia sperimentale. La casa etrusco-celtica costruita accanto al Museo è stata abitata per un intera giornata dai Galli Boii, che si sono dedicati alle più varie scene di vita quotidiana, dalla preparazione di cibi e bevande, alla tessitura, alla concia delle pelli, a esercitazioni di combattimento (fig. 7). La casa etrusco-celtica è stata così oltremodo valorizzata. Il contenitore, già in sé valore aggiunto annesso all edificio museale, è diventato attrattivo anche per il suo contenuto. In queste occasioni, la più classica gita fuori porta ha unito ad un programma enogastronomico e culturale momenti ludici di interazione con i visitatori. Ma gli eventi nei quali la rievocazione dimostra tutto il suo appeal e la capacità di attirare masse di appassionati, al punto tale da rendere quasi pericolosamente marginale il Bene culturale stesso, sono senza dubbio le feste celtiche, che fanno della living history il proprio fulcro. Il Festival della Cultura Celtica di Monteren- Fig. 7 Case di donne e guerrieri: trecce, intrecci e graticci, ArcheoloGite bolognesi, 17 giugno La casa etrusco-celtica arredata e abitata dai Galli Boii. 133

138 Fig. 8 VIII Festival della cultura celtica. I fuochi di Taranis, giugno-luglio 2012: il Direttore artistico della Festa (A. Moretti, moroeventi.com ) prepara gli spettacoli insieme ai gruppi di rievocazione. zio, denominato I fuochi di Taranis, è l evento a cadenza annuale che richiama la maggiore affluenza di turisti nel territorio, attirati e incuriositi dall idea che il passato sia proposto, una tantum, come mero elemento ludico (figg ). Il compito di storici e archeologi diventa quello di promuovere e valorizzare i beni culturali e le ricerche scientifiche, senza le quali gli eventi di rievocazione non avrebbero modo e motivo di esistere. Ed è proprio questo che differenzia la festa celtica di Monterenzio da tante altre presenti in Italia: lo svolgimento di ogni attività ludica tutto intorno all edificio museale e l occupazione attuale ad opera della rievocazione di quegli stessi territori invasi in passato dai Celti transalpini. Dal 2005 in poi la festa, comunale e organizzata da associazioni di cittadini volontari, ha sempre potuto garantire una qualità scientifica e una validità filologica approvata e supervisionata dai ricercatori universitari. Al reenactement si lascia sopratutto la libertà interpretativa e la fiction nei momenti degli spettacoli: grandi battaglie e scontri tra popoli nemici sono paralleli ai più vari episodi, dalla compravendita di schiavi a rituali funebri. La veridicità storica è tutelata nella realizzazione fedele di Fig. 9 VIII Festival della cultura celtica. I fuochi di Taranis : uno degli spettacoli dei gruppi di rievocazione. 134

139 Fig. 10 VIII Festival della cultura celtica. I fuochi di Taranis : accampamenti storici, riproduzioni di sepolture a cremazione, combattimenti. costumi e armamenti, ma unita a spettacolarizzazioni e creazioni folcloristiche necessarie per un maggior impatto sul pubblico. Più attenzione nell attinenza alle fonti archeologiche è prestata nella realizzazione dei percorsi didattici che attraversano gli accampamenti dei rievocatori e dei menù tematici proposti negli stand gastronomici. Durante le feste celtiche, occasioni speciali hanno dimostrato l ulteriore valore dell historical reenactement. È il caso della collaborazione di un gruppo di guerrieri ad una conferenza animata relativa all armamento celtico tenuta, durante la festa del 2012, dalla Soprin- tendenza per i Beni Archeologici dell Emilia Romagna (fig. 11). La disamina scientifica di alcuni particolari delle parures da combattimento, quale ad esempio il sistema di sospensione del fodero della spada alla cintura, ha trovato supporto non solo in immagini videoproiettate, ma anche in dimostrazioni effettuate dal vivo. L auditorio, inconsapevole della tipologia di presentazione cui avrebbe preso parte, ha potuto partecipare attivamente alla conferenza, con continue interazioni con relatori e rievocatori; il tono di colloquio informale che si è creato ha trasformato la conferenza in un dialogo, generando 135

140 Fig. 11 VIII Festival della cultura celtica. I fuochi di Taranis : conferenza animata (a cura della Dott.ssa A. Bondini, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'emilia Romagna). un più attento e compartecipato coinvolgimento degli astanti. Archeologia ricostruttiva Un esempio virtuoso, davvero definibile come extraordinario è nato al Museo di Monterenzio dalla sinergia tra archeologi e rievocatori nel campo dell archeologia ricostruttiva. Non solo una sperimentazione, non una mera riproduzione dal carattere rievocativo, ma una vera e propria duplicazione e ricostruzione di alcuni reperti di IV e III sec. a.c., fedeli agli originali per materiali, dimensioni, peso, elementi decorativi. Nel 2007, ancora una volta grazie ai cofinanziamenti legati alla L.R. 18/2000, è nato un progetto di percorso tattile complementare alle vetrine espositive già presenti nelle sale del Museo. (figg ). Il fortunatissimo incontro con Vincenzo Pastorelli, vero e proprio cultore della metallurgia antica, accurato filologo e preciso esecutore di tecniche di lavorazione, ne ha permesso la realizzazione. Fig. 12 Toccare per vedere. Toccare per conoscere, 25 aprile 2010: inaugurazione del percorso tattile per non vedenti e ipovedenti. La sua capacità manuale, i suoi studi e la sua continua sperimentazione sono state messe a gentile disposizione degli archeologi del Museo di Monterenzio, che hanno supportato le fasi di sviluppo degli oggetti fornendo le proprie consulenze scientifiche e ogni minimo dettaglio inerente i reperti presi a modello del percorso. Ne sono nate molteplici repliche di armi, di oggetti da toilette, di suppellettili da banchetto e di elementi votivi. 136

141 Fig. 13 Toccare per vedere. Toccare per conoscere : repliche di armi celtiche di ferro (realizzazione a cura di V. Pastorelli, Hephestus ). Fig. 14 Toccare per vedere. Toccare per conoscere : repliche di oggetti da toilette, uno specchio e uno strigile di bronzo (realizzazione a cura di V. Pastorelli, Hephestus ). Il percorso tattile, pensato inizialmente per non vedenti e ipovedenti, e corredato da un apparato didascalico in caratteri Braille curato dall Istituto F. Cavazza di Bologna, è stato inaugurato nel La sua valenza è stata chiara sin dalla fase inaugurale del progetto e va ben oltre il target settoriale cui si era pensato in una prima fase di pianificazione. Difatti il percorso tattile non solo rende fruibile il patrimonio archeologico della Valle dell Idice a un utenza disagiata, ma porta anche a un indiscutibile valorizzazione di questi Beni, richiamando la curiosità di ogni tipologia di visitatore, stimolato, anche in questo caso, dalla partecipazione sensoriale. Difficile resistere alla tentazione di impugnare una spada celtica ed estrarla dal suo fodero di ferro o di specchiarsi sul bronzo alla maniera degli Etruschi. 137

142 Conclusioni Il mondo della rievocazione storica in Italia è anzitutto un mondo di volontariato, costituito da persone appassionate che inseriscono questa attività tra i loro hobbies. All estero, la realtà è differente e vari gruppi di rievocazione hanno fatto della loro iniziale passione un vero e proprio mestiere. Se la situazione italiana porta da un lato al vantaggio per le istituzioni museali e per gli studiosi di avvalersi di collaborazioni per lo più gratuite, per di più in un momento in cui la valorizzazione dei Beni Culturali non occupa certo le prime posizioni di investimento di risorse economiche nel nostro paese, dall altro porta ad escludere una costante ed assoluta professionalità in questo settore. La mancanza di tempo e risorse, e la collateralità di queste attività rispetto ad altre occupazioni cui i rievocatori si devono dedicare, sono elemento di valutazione imprescindibile nel loro percorso di preparazione e di ampliamento di conoscenze scientifiche. Anzi, se relazionato ai risultati che molti di loro raggiungono, lo sforzo è più che meritevole, e la correttezza filologica talora sin anche troppo alta. Questi sono fattori che ci si è trovati a valutare a fondo nel momento in cui ci si è avvalsi, a Monterenzio, delle collaborazioni volontarie con l historical reenactement, che costituisce anzitutto una fondamentale risorsa per le finalità di un marketing, quello culturale, che sempre più spesso necessita di un abbattimento pressoché totale dei costi di gestione. La presenza dei gruppi di rievocazione può persino contribuire a colmare, tramite questa sorta di volontariato culturale, le carenze di personale nei Musei, particolarmente sentite nei casi di grandi affluenze di visitatori. Ancora, la rievocazione crea potenziali indotti per il Museo difficilmente replicabili con altre tipologie di eventi. Infine, si è potuto riscontrare un arricchimento reciproco di studiosi e rievocatori, dato da quella sorta di baratto tra teoria e pratica di cui si è già fatto cenno; ma a questo corrisponde anche una limitazione delle reciproche libertà di azione: una restrittiva selezione tematica da parte di storici e archeologi, una minore inventiva ed ecletticità nel reenactement. Nel caso di Monterenzio poi, gli anni di collaborazione con i gruppi di rievocazione hanno portato non solo a un costante aumento di turismo sia al Museo Archeologico L. Fantini sia su tutto il territorio locale, ma anche a un maggior coinvolgimento delle attività produttive e di stakeholders pubblici o privati nella realizzazione di progetti ed eventi promossi dal Museo stesso. La finalità rimane consapevolmente il comune obiettivo di incrementare la fruibilità del patrimonio culturale, ampliando il target di utenti coinvolti, migliorando le capacità comunicative nei confronti del proprio pubblico, trasformando il visitatore da utente passivo ad attore coinvolto in prima persona nelle attività museali. Su queste basi si può a ragione affermare che l historical reenactement, la living history e molte manifestazioni ad esse connesse, dall archeologia sperimentale a quella ricostruttiva, se veicolate da consulenze e supervisioni scientifiche, ben vanno nella direzione di quella valorizzazione del patrimonio culturale espressa dall art. 6 del Codice dei Beni Culturali, nonché dai principi di valorizzazione e pubblica fruizione del bene stesso. 138

143 È di scena la storia: ricostruzione storica dell antichità, rievocazione e patrimonio culturale Corrado Re Dottore di ricerca in Antropologia Lara Comis MA Experimental Archaeology; EXARC member Nell ambito del progetto transfrontaliero PArSJAd - Parco Archeologico dell Alto Adriatico, durante la primavera 2011, sono state affrontate e sistematizzate le peculiarità della rievocazione dell evo antico in un progetto formativo, denominato È di scena la storia. Ricostruzione storica dell antichità, rievocazione e patrimonio culturale, avente come obiettivo un introduzione generale alla rievocazione storica e l effettuazione di una formazione teorico-pratica sul tema, in rapporto con il patrimonio storico-archeologico, il territorio e la società. Il progetto si indirizzava a tutte le parti potenzialmente coinvolte: coloro che materialmente realizzano o partecipano alle attività di rievocazione, ma anche chi si rapporta ad essa utilizzandola come strumento di comunicazione o promozione. Si rivolgeva, quindi, tanto alle associazioni attive nel campo della rievocazione storica o a singoli rievocatori, quanto e soprattutto ai soggetti che ne sono co-interpreti e, in qualche modo, committenti o beneficiari: gli organismi di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale, le comunità locali, gli enti di promozione del territorio. L attività formativa si accorda, infatti, pienamente con l obiettivo di implementare un percorso di comunicazione tra le diverse parti, allo stato attuale generalmente non abbastanza efficace ed efficiente in Italia. Il numero di adesioni al corso, superiore alla quota massima prevista, così come la tipologia dei partecipanti, hanno evidenziato quanto sia sentita l esigenza di un approccio razionale e professionale all argomento. A fronte di 20 posti disponibili, si sono avute 45 candidature. Per favorire le richieste pervenute e una rotazione che tenesse conto dell interesse dei candidati a singoli temi trattati nei diversi incontri, sono stati ammessi alla frequenza di ciascun appuntamento 22/23 partecipanti. La media delle frequenze al corso assomma pertanto a 36 partecipanti, fra i quali 12 liberi professionisti attivi nel campo della didattica, delle attività educative, della gestione museale (operatori individuali, soci di cooperative, membri di associazioni), 11 funzionari e collaboratori di enti pubblici (Comuni/Servizi alla persona, Province, Soprintendenze archeologiche, Enti di ricerca), 4 rappresentanti del mondo della Rievocazione, 1 addetto alla promozione territoriale (Pro Loco), 6 responsabili/operatori di musei e parchi, 3 altre professioni (consulenti, imprenditori, giornalisti). La struttura corsuale adottata a carattere composito allo scopo di integrare al meglio l approccio teorico con lo sviluppo pratico, entro i limiti affrontabili in un progetto comunque propedeutico e rivolto a una tipologia di utenti a elevata variabilità era costituita da una serie di lezioni frontali, intercalate a spazi di libera 139

144 discussione, di carattere introduttivo e teorico per fornire gli strumenti utili a un approccio individuale e personalizzato; da due laboratori di approfondimento su temi specifici; da un project work, orientato a testare l effettiva acquisizione delle nozioni, e da un convegno che, sotto l etichetta Antiqva Italia II, si riallacciava a un precedente appuntamento organizzato nel 2010 intendendo passare in rassegna lo stato dell arte in fatto di rievocazione dell antichità in Italia. Uno stage pratico inserito nella realizzazione di un evento rievocativo ha completato il percorso. L affinamento ulteriore del programma è stato affidato a un questionario motivazionale/informativo, approntato allo scopo di indirizzare i partecipanti sulle linee-guida progettate; grazie a questo supporto è stato possibile analizzare e corrispondere in modo più aderente alle motivazioni e aspettative dei partecipanti, definire con migliore precisione il percorso di apprendimento e tagliarlo sui bisogni formativi espressi. In Appendice 1 il report sui dati del questionario. La conduzione del corso si è avvalsa principalmente delle professionalità dagli ideatori e coordinatori del progetto: Corrado Re, impegnato nella divulgazione archeologica e storica tramite attività di rievocazione storica e storia vivente dal 2001, e Lara Comis, archeologa specializzata in Archeologia Sperimentale e divulgazione attiva del patrimonio storico-archeologico, a loro volta supportati da specialisti di comprovata competenza ed esperienza su aspetti specifici dei temi trattati: Dario Pedrazzini per le ricostruzioni di dialoghi in lingue antiche impiegati in recitazioni a tema, Ally McClelland, per la ricostruzione di cavalleria militare in spettacoli storici, Roberto Rocchi, per l utilizzo di tecniche teatrali. La fase teorica del percorso formativo ha dovuto in primo luogo affrontare la definizione del campo d appli- cazione dell attività stessa. Un punto nodale consisteva infatti nel tentativo di dare un significato alla Rievocazione Storica, o meglio di esplorare ed esaminare i vari aspetti che può assumere o le diverse attività che concorrono a questa definizione. In mancanza, infatti, di un interesse accademico specifico (dovuto probabilmente in parte alla poliedricità del tema e all intreccio con una varietà di discipline, tale da renderlo certamente di difficile approccio generale) e di organismi di coordinamento unanimemente riconosciuti, la terminologia che afferisce alla rievocazione storica trova ancora un uso ampiamente soggettivo e variabile. Si parla, infatti, a volte quasi indifferentemente, di rievocazione o di ricostruzione storica, di re-enactment o living history, solo per citare i casi principali. Questa parte di analisi, indispensabile per un approccio metodologicamente condiviso, ha perseguito l obiettivo di rendere maggiormente consapevoli i soggetti che operano nel settore della molteplicità di aspetti presenti o possibili, consapevolezza essenziale per individuare e perseguire chiaramente obiettivi concreti nell approccio alla materia. Al contempo è stata dichiaramente esclusa ogni velleità di stabilire in quella sede definizioni terminologiche universali sull argomento. L approfondimento conoscitivo sulle connessioni tra rievocazione, attività spettacolari di intrattenimento, patrimonio storico culturale e territorio ha consentito di concretizzare l immagine della tipologia di rievocazione storica oggetto della trattazione. Un ulteriore circoscrizione del campo di interesse dell attività formativa alla rievocazione storica dell evo antico ha richiesto poi di concentrare maggiormente l attenzione sulle specificità relative. Specificità sostanzialmente coincidenti, in estrema sintesi, con quelle derivanti dalla stretta relazione con il patrimonio arche- 140

145 ologico e le discipline scientifiche afferenti, fra le quali un posto rilevante spetta senz altro all archeologia sperimentale. I nessi sono ovviamente a doppio senso: da un lato l approccio alle fonti, dall altro il contributo alla divulgazione e alla valorizzazione. L ampio ventaglio di argomenti trattati le caratteristiche progettuali e organizzative, il rapporto con altri campi d azione (ad es. la promozione territoriale e turistica), i ruoli dei diversi interpreti e operatori coinvolti, il quadro normativo inerente la valutazione dei fattori di rischio e l adozione delle regole di sicurezza ha fornito ai partecipanti gli strumenti indispensabili per un approccio organico e a largo raggio. Seppure in forma necessariamente sintetica, le unità didattiche hanno affrontato i principali aspetti operativi prerogativi delle parti coinvolte nella realizzazione di un evento di rievocazione storica: da un lato ruolo e competenze del committente (comune, Pro loco, museo ecc.), quali la promozione, la continuità e le prospettive a medio e lungo termine; dall altro gli elementi propri di chi riveste il ruolo di progettista (ideatore, coordinatore, regista): impostazione del concept e pianificazione dell evento, verifiche in ordine alla fattibilità e alla logistica, gestione e coordinamento delle risorse umane, organizzazione e regia. Sottoposto a vaglio, naturalmente, anche ciò che rientra nella sfera d azione degli interpreti (rievocatori, attori): comunicazione verbale / non verbale, comportamento, posture, abbigliamento e costume nell antichità, attività didattiche, ecc. Pur essendo taluni temi più pertinenti ad un ruolo che ad un altro, si è voluto che la loro disanima riflettesse entrambi i punti di vista, dal momento che il reciproco riconoscimento delle competenze, delle funzioni e delle azioni esercitate è condizione primaria e imprescindibile affinché si crei comunicazione tra le parti. Oltre che dall intenzione di stimolare l interattività tra i corsisti, la scelta dei laboratori, dedicati rispettivamente alle lingue antiche e all uso del linguaggio nella rappresentazione, per cura di Dario Pedrazzini, e alle tecniche teatrali, con il coordinamento di Roberto Rocchi della Scuola d improvvisazione teatrale Impropongo-Les Gramelot, è stata guidata dall obiettivo di focalizzare e sviluppare la comunicazione in favore del pubblico. Il project work offriva poi l opportunità di lavorare a scelta su un evento esistente oppure su uno di nuova concezione, nell ottica di applicare (virtualmente) gli strumenti acquisiti a un caso specifico. Una delle elaborazioni proposte dai corsisti è particolarmente meritevole di menzione, in quanto esemplificativa dell utilità del dialogo tra competenze diverse finalizzate a un progetto comunicativo basato sulla living history e per aver dato concretamente vita a un evento inedito. Nel corso dell attività formativa si è infatti costituito un gruppo di lavoro fra operatori culturali, un regista e un rievocatore, che, unendo le loro abilità, conoscenze ed esperienze, hanno portato a compimento un iniziativa divulgativa volta alla promozione di un parco archeologico ove non si era mai dato vita a manifestazioni di questo tipo con focus su uno scenario crono-culturale inusuale nel panorama rievocativo italiano: la preistoria. Questa esperienza viene descritta in altra parte del volume. Quanto agli stages, essi sono stati inseriti nell ambito delle manifestazioni Kainua - Gli Etruschi rivivono a Marzabotto (Marzabotto, giugno 2011) e Legiones in Agro Boiorum (Castenaso, Settembre 2011) e prevedevano la partecipazione all evento nel ruolo di rievocatore, da concordare con le associazioni di rievocazione, oppure la partecipazione ad un progetto sperimentale sulle potenzialità comunicative della rievocazione (curato da Lara Comis), la condivisione 141

146 delle attività dietro le quinte in affiancamento all organizzazione/regia o, infine, l analisi, dal vivo della manifestazione, monitorata in base ai parametri individuati durante il corso. Quest ultima azione, svolta in modo completamente autonomo anche se supportata dallo staff, consisteva nella predisposizione da parte dello stagista di una scheda di valutazione dell evento, in cui descrivere i parametri presi in esame e la relativa metodologia valutativa, la sua implementazione nel corso dell evento stesso, la successiva elaborazione dei dati per l ottenimento di una sintesi significativa circa le peculiarità, i punti di forza, le criticità, le potenzialità di sviluppo. Nelle Appendici 2 e 3 vengono illustrati il progetto di stage e il relativo report finale. A disposizione dei corsisti c era inoltre una piattaforma di comunicazione comune, tramite un Forum sul sito dedicata alla discussione sui temi inerenti alla rievocazione dell evo antico, nonché alle attività del progetto e altro, in condivisione con gli aderenti al percorso Antiqva Italia svoltosi nei già citati convegni del 2010 e 2011 a San Lazzaro di Savena. In conclusione, riteniamo che per trasformare la rievocazione dell evo antico in un effettivo strumento di comunicazione e divulgazione, un attività culturale a pieno titolo e perfettamente formata, non negando né nulla togliendo agli aspetti di intrattenimento, ludici o sociali che le sono altrettanto propri, sia indispensabile un efficace professionalizzazione, nel senso di acquisizione di metodologie e standard professionali, non necessariamente professionistici, al di fuori quindi di ogni prevalenza del professionismo sul volontariato. Per gli stessi scopi e per far emergere le cospicue potenzialità della rievocazione, è altrettanto necessario che la comunicazione e la collaborazione interdisciplinare tra le diverse figure ed enti coinvolti nelle attività, vengano ulteriormente perseguite e incrementate anche attraverso una maggiore consapevolezza della convergenza di obiettivi e interessi. Corrado Re Analisi qualitativa dei risultati del questionario motivazionale (14 aprile 2011) Introduzione Il presente report è stato redatto con la finalità di implementare in modo dinamico il corso di formazione tramite l acquisizione di informazioni riguardo diversi aspetti della rievocazione storica e delle aspettative sul corso. Le informazioni raccolte sono state visualizzate graficamente tramite indagine orizzontale: di ogni area di scelta si sono osservate preferenze espresse con maggior frequenza. Dei risultati emersi, che a questo stadio di analisi non si collocano nell indagine statistica quantitativa, ma in quella qualitativa, sono state analizzate le ricadute strategiche sul programma del corso di formazione. In dettaglio, si sono messe in evidenza in special modo le aree potenziali di implementazione e le sovrapposizioni positive con la struttura e i contenuti del corso. Una tale metodologia, utilizzata a livello sociologico, si pone come utile strumento per determinare un approccio dinamico nella prospettiva di fornire un servizio ad hoc per l audience del corso, senza per questo modificare alcuna parte della struttura già progettata. Modalità di redazione del questionario Il questionario è stato ideato con la finalità di sottoporre ai corsisti una serie di categorie e spunti di riflessione. Questi sono costituiti dal core del corso di 142

147 formazione. La possibilità di un confronto personale e diretto alle questioni trattate nel corso, ancor prima di affrontare gli argomenti sotto forma di lezione frontale e discussione libera, era essenziale per predisporre i corsisti sulle linee guida progettate e per consentire un libero apporto di informazioni. Per questo la struttura del questionario ha proposto una multiple choice non esclusiva e il formato anonimo (open-ended). Il questionario non è stato analizzato con finalità di statistica quantitativa, ma si è adeguato ai metodi di ricerca qualitativa in base a modelli utilizzati in ambiti sociali 1. Tenendo presenti queste modalità di redazione, è stato elaborato un semplice grafico a istogrammi. Seguono i grafici elaborati e una breve nota di commento sui risultati emersi suddivisi per aree orizzontali di indagine. eventi che ancora non la utilizzano. L elemento si dimostra interessante per il fatto che il corso potrà di conseguenza tentare di impostare un protocollo di buona pratica per il coinvolgimento della rievocazione in una pianificazione culturale di nuova ideazione. La stessa osservazione si può effettuare per il legame esistente tra rievocazione e attività didattiche di nuova ideazione. Ancora una volta sarà anche in questo caso opportuno sviluppare una progettazione adeguata sul tema. Le motivazioni (fig. 1) Le motivazioni selezionate si presentano piuttosto equilibrate. Una lieve preponderanza è stata tuttavia assegnata all approfondimento delle tematiche e all acquisizione di strumenti pratici. Questa prevalenza trova giustificazione nella rarità di iniziative istituzionali di formazione riguardo alla rievocazione come strumento di valorizzazione del patrimonio. Piuttosto significativa la presenza di interesse personale come motivo di frequenza. FIG. 1 Rapporti con rievocazione (fig. 2) Questa domanda intendeva chiarire i gradi di rapporto con la rievocazione. Le scelte dei corsisti dimostrano un notevole interesse per eventi culturali di nuova progettazione ovvero sull inserimento della rievocazione in 1 Si veda: E. De Poy, L. N. Gitlin, Introduction to research. Understanding and applying multiple strategies, Mosby, St. Louis FIG

148 La percentuale più cospicua di scelte si è quindi posta sugli eventi culturali già avviati, di cui si avrà quindi cura di fornire strumenti di potenziamento. È piuttosto interessante che la percentuale espressa nel rapporto tra rievocazione e ricerca archeologica e storica sia maggiore rispetto al rapporto con attività didattiche già avviate: evidentemente questo aspetto è considerato importante. Infine, appare peculiare che una discreta porzione di scelte si sia indirizzata verso il ruolo stesso di rievocatore. In conclusione, l audience incontra perfettamente le finalità del corso e indica in modo piuttosto chiaro le finalità che intuisce nella rievocazione. nostro parere questa sovrapposizione sta ad indicare un arma a doppio taglio: una straordinaria risorsa che tuttavia deve essere sviluppata in modo adeguato per non incontrare giudizi di negatività e la conseguente svalutazione della rievocazione come strumento di mediazione culturale. Il discorso sul rapporto tra le fonti e la rievocazione viene inoltre esplicitato in un questionario, oltre ad avere incontrato particolare rilevanza durante la discussione in sede di seminario. Si tratta di un Rievocazione: i PRO (fig. 3) In questa sezione e nella successiva si sono voluti indicare in modo provocatorio alcuni elementi per una valutazione della rievocazione. Nella prima, sui pro della rievocazione, appare chiarissima ed equilibrata l attribuzione degli aspetti positivi della rievocazione nell interazione attiva sia con il pubblico, sia con il patrimonio. Segue l aspetto evocativo tramite le scelte sull impatto visivo sul pubblico. Piuttosto contenute le scelte su professionalità e progettualità della rievocazione, che indicano chiaramente quali aspetti debbano essere potenziati in un rapporto proficuo con gli enti. FIG. 3 Rievocazione: i CONTRO (fig. 4) Se sovrapposto al precedente, il grafico mette in luce quale sia l aspetto suscettibile a miglioramenti per la rievocazione: la scarsa professionalità. La scarsa qualità delle ricostruzioni viene poi indicata come aspetto negativo, identificando nella scelta successiva una connessione causale: segue infatti la scarsa aderenza al patrimonio, che tuttavia nella domanda precedente era stata identificata come risorsa della rievocazione. A FIG

149 aspetto che richiede forse una trattazione più approfondita, nonostante alcune difficoltà di gestione delle problematiche che esulano dalle finalità del corso. Le difficoltà logistiche costituiscono la scelta successiva. È interessante infine che la frammentazione delle forme giuridiche delle associazioni di volontariato non sia stata riconosciuta come connotazione negativa della rievocazione. L aspetto della professionalità, dunque, non viene ancora identificato con una struttura di interfaccia con gli enti. Rimane da indicare un ultima osservazione compilata nel campo libero: la scarsità di disponibilità economiche. FIG. 5 Aspettative sul corso (fig. 5) Questa domanda ripercorre, in un processo logico che ha condotto i compilatori dalle motivazioni attraverso i rapporti con la rievocazione e i vari aspetti della stessa, i temi della prima domanda sotto forma di aspetti propositivi. Questo schema indica chiaramente che gli strumenti pratici di progettazione sono sentiti come necessari nel bagaglio culturale che ci si aspetta a fine corso, e in linea gerarchica vedono in predominanza la piattaforma di comunicazione e la progettazione condivisa, mentre l approfondimento riscontra uno slittamento rispetto alle scelte iniziali. Le indicazioni paiono quindi illustrare un percorso che debba essere finalizzato, tramite l approfondimento, alla fornitura di un set di strumenti pratici che si imposta su una comunicazione e una progettazione condivisa. In conclusione, le risposte dell audience hanno evidenziato che il processo di razionalizzazione verso le lineeguida del corso ha avuto successo. Alcune indicazioni sono state tenute presenti per l implementazione di tematiche ritenute importanti. Lara Comis Progetto di Stage (25-26 giugno 2011) Introduzione Il presente progetto contiene la metodologia proposta durante la redazione di una proposta di studio per il Lejre research grant 2010 dal titolo: What did the romans cook for us? A double experiment. Il documento è stato redatto applicando il metodo di indagine ad una conferenza-laboratorio tenuta dal gruppo di rievocazione AES CRANNA mantenendo il target di indagine. Segue la traduzione del documento, originariamente in inglese, con le modifiche effettuate per l applicazione al caso specifico. Contesto di applicazione L obiettivo principale è la comunicazione in archeologia e il genere di feedback che il pubblico riceve sotto due diverse condizioni di comunicazione. In Italia le istituzioni pubbliche che si occupano di tutela e fruizione del patrimonio tendono a considerare la rievocazione e la living history come uno strumento poco affidabile per coinvolgere il pubblico. In alcuni Musei 145

150 Archeologici all Aperto, per esempio, non viene praticata la rievocazione nella divulgazione del patrimonio. Da un lato questo è dovuto al fatto che la qualità della rievocazione non è sufficiente per gli scopi del Museo Archeologico all Aperto, dall altra le cause risiedono nella carenza di ricerca sui dati primari e soprattutto dalla scarsa informazione sull archeologia sperimentale come strumento di ricerca e sulle importanti ricadute di essa per la ricostruzione di un passato vivente. La situazione in Italia è piuttosto complessa anche perché non esistono linee guida comuni tra i gruppi che praticano re-enactment o living history. L interesse accademico negli aspetti sociali della rievocazione è virtualmente assente, e questo determina un contesto instabile di applicazione. Alcuni tabù in questa prospettiva sono di certo causati dalla strumentalizzazione del contesto storico e archeologico durante il Regime nei primi decenni del XIX secolo, esperienza purtroppo non solo italiana. Pertanto la confusione risiede sia nella parte alta del problema, ovvero dal punto di vista accademico ed istituzionale, sia nella parte bassa, ovvero nelle persone praticamente coinvolte nelle attività. Comunque, il pubblico (il terzo polo del problema) richiede fortemente un coinvolgimento più forte e più emotivo con il passato, senza porsi troppi problemi riguardo a quanto di esso sia certo o quanto sia ipotetico. Questo atteggiamento dei fruitori delle istituzioni che lavorano principalmente con l educazione e la valorizzazione del patrimonio culturale le ha portate ad approcciare il problema non dal punto di vista accademico, ma da quello spettacolare, causando un grave ritardo nella ricerca e un peggioramento generale dell offerta culturale. Questo progetto ha preso vita per cercare di tracciare una possibile soluzione tra i tre poli coinvolti nel pro- blema, tenendo come assunto principale l importanza del patrimonio culturale (storico o archeologico) all interno della società contemporanea in termini di identità e autorappresentazione. La domanda principale La domanda principale che guida questa ricerca è: la rievocazione storica è uno strumento valido per trasferire interesse nel patrimonio culturale?. In termini così ampi, la domanda include un numero di elementi troppo elevato che complicano l intera struttura del problema. Nonostante questo, per incominciare a pensare ad una possibile soluzione, sembra utile un esperimento semplice e accuratamente programmato per analizzare la reazione del pubblico in relazione ad un solo aspetto. La progettazione si focalizza sul coinvolgimento e il trasferimento di informazioni dall operatore al visitatore attraverso comunicazione convenzionale e non-convenzionale. Progettazione della ricerca Una serie di attività legate alla cosmesi antica vengono presentate al pubblico. Queste attività sono state ideate e realizzate dal gruppo di rievocazione AES CRANNA, riferimento Marianna Comeri. Non si tratta di sperimentazioni in ambito archeologico, piuttosto di attività esperienziali mediate tramite metodo classico (Frontale) di divulgazione. Il protocollo nascosto al pubblico, tuttavia, sovrapposto all attività, sarà la comunicazione con esso e la sua risposta. Gli operatori dell esperimento vestiranno, alternativamente, comuni abiti del XXI secolo e un possibile abito dell età del Ferro. Le informazioni vengono comunicate in modo progettato. Informazioni verbali, visive e esperienza diretta saranno le tre modalità indagate: 146

151 Informazioni verbali: una storia raccontata che potrà vertere su fonti scritte e materiali e sulle attività che si svolgevano nel passato (ascolto). Informazioni visive: in assenza della comunicazione verbale, le informazioni potranno essere poste al pubblico e verificate tramite l osservazione (vedere qualcuno fare qualcosa). Esperienza diretta: in assenza di informazione verbale, attività manipolative dirette possono comunicare informazioni relative ai reperti archeologici (cultura materiale) e su aspetti intangibili del passato (per esempio i sensi: fare qualcosa). Ad ogni visitatore, alla fine dell attività, viene richiesto di compilare un questionario progettato per verificare le tre modalità di comunicazione sopra elencate. Il questionario è il medesimo sia nel caso l operatore sia vestito come oggi, sia nel caso l operatore sia in veste antica, per cui la variabile sotto indagine che potrà restituire la comparazione dei dati è Archeologia: vestita o no?. Cronoprogramma Questo esperimento è stato effettuato durante l attività programmata dal gruppo AES CRANNA secondo i tempi e le ripetizioni da essi previste e durante due pomeriggi nell ambito dell evento Kainua. Gli Etruschi rivivono a Marzabotto (Marzabotto - BO, 25 e 26 giugno 2011). Lara Comis Report Stage Kainua. Gli Etruschi rivivono a Marzabotto (25 giugno 2011) Introduzione e modifiche del progetto Il progetto originario di stage prevedeva una valutazione del feedback del pubblico tramite questionario chiuso al termine di una determinata attività didattica attiva realizzata dai rievocatori. La variabile da testare era stata individuata nella eventuale differenza in relazione all efficacia comunicativa tra un rievocatore in abito storico o un rievocatore non in abito storico. Non è stato possibile portare avanti l evento progettato per lo stage a causa di due fattori: le attività di divulgazione attiva a cura del gruppo di rievocazione non erano sufficientemente strutturate per estrapolare dal contenuto un questionario coerente per le finalità proposte dallo stage design; non risultava agile monitorare l afflusso dei visitatori né tantomeno consentire una ripetizione dell evento (che in effetti non si è ripetuto). A causa di queste caratteristiche, si è ritenuto opportuno abbandonare il questionario chiuso come strumento di indagine e sostituirlo con l intervista aperta. L utilizzo dell intervista aperta ha determinato delle sostanziali modifiche delle informazioni su cui indagare a causa dell interazione tra l intervistato e l intervistatore. Per questo, le domande da porre al pubblico presentano contemporaneamente i tre punti sottolineati nello stage design a diversi livelli di interazione, ed in particolare: acquisizione di nozioni (nomi, date, luoghi); sensazioni: (olfatto, tatto, vista); ricordi e/o autorappresentazione (associazioni di pensiero e di ricordo: Cosa ti ha evocato?); gradimento e/o desiderio di ripetizione (anche tramite contrasto con epoca attuale). 147

152 Modalità di svolgimento Lo stage si è svolto durante l attività programmata dal gruppo AES CRANNA nell ambito dell evento Kainua - Gli Etruschi rivivono a Marzabotto (Marzabotto - BO, 25 giugno 2011). L attività di divulgazione attiva si è tenuta nel pomeriggio del 25 giugno con un lieve ritardo rispetto al programma dovuto principalmente al caldo torrido. Il giorno successivo il responsabile dell attività didattica ha deciso di non effettuare l attività per lo stesso motivo, nonostante il programma ne prevedesse la ripetizione e fosse presente una stagista. FIG. 6 È di scena la Storia : stage a Marzabotto con il gruppo AES CRANNA. 148

153 Le modalità di svolgimento sono state particolarmente spontanee e disinvolte con la libera partecipazione non programmata di altri componenti del gruppo di rievocazione. L argomento dell attività didattica e le parti in cui si articolava l intervento vertevano principalmente sulla cosmesi e sulla cura del corpo nell età del Ferro in generale, con particolare attenzione alle popolazioni celtiche. Alla fine della conferenza, è stato fornito un esempio pratico di trucco all antica tramite le sostanze illustrate nella parte teorica. Tra le varie sostanze mostrate al pubblico vi erano anche degli unguenti o creme profumate, oltre che a sapone naturale e altri ingredienti che venivano utilizzati, sulla base della documentazione archeologica, per la cura del corpo. Venivano inoltre citate fonti archeologiche e storiche per la ricostruzione della cosmesi antica. Le stagiste (tre in tutto) hanno aiutato il responsabile dell evento ad allestire il tavolo di dimostrazione, a passare di mano in mano i cosmetici ai visitatori, a fornire un esempio di trucco ed infine una di esse ha assunto il ruolo di intervistatrice. A tutte le stagiste è stato fornito un abbigliamento consono a quello dei rievocatori del gruppo AES CRANNA, per renderle omogenee agli occhi dei visitatori. Al responsabile dell attività didattica è stato chiesto di invitare il pubblico, una volta conclusa l attività, a rispondere ad alcune domande. Questa è stata l unica richiesta di modifica effettuata sull attività didattica, considerato che lo stage non aveva assolutamente come scopo la valutazione del contenuto della divulgazione. Risultati Hanno partecipato all attività due gruppi rispettivamente di tre e due persone, tutte di sesso femminile che avevano precedentemente assistito alle dimostra- zioni di tintura con pigmenti naturali della lana e tessitura al telaio verticale. I gruppi si dimostravano molto motivati a partecipare all attività: alcuni dei componenti, in età scolare, avevano trattato dell argomento durante l anno scolastico e intendevano il laboratorio-conferenza come completamento del programma. Nonostante quindi il campione di fruitori sia stato effettivamente molto limitato e non consenta di effettuare osservazioni di carattere esemplificativo, sono emerse alcune tematiche piuttosto interessanti che verranno qui riassunte in base agli ambiti di indagine progettati, benché in realtà tutte le risposte si intercorrelassero in maniera organica. Acquisizione di nozioni: nomi, date, luoghi I fruitori non hanno ricordato alcuna nozione acquisita durante il laboratorio-conferenza, ma hanno sottolineato come sorprendente il fatto che i Celti non fossero così primitivi come vengono configurati nell immaginario collettivo. Il fatto che avessero inventato il sapone, che usassero profumi e cosmetici li connotava come denotati da un loro specifico stile. Sensazioni: olfatto, tatto, vista Preponderante l importanza dell interazione sensoriale nelle risposte alle domande: l intensità dei profumi si avvertiva a distanza, la consistenza degli unguenti e i colori dei minerali utilizzati hanno colpito profondamente il pubblico. Ricordi e/o autorappresentazione: associazioni di pensiero e di ricordo: Cosa ti ha evocato? Alcune osservazioni riferite a questo aspetto meritano di essere riportate integralmente. Un fruitore ha ricordato come la propria nonna (due generazioni) utiliz- 149

154 FIGg È di scena la Storia : stage a Marzabotto con il gruppo AES CRANNA. 150

155 zasse sostanze naturali per lavare i panni, un altro ha espresso un richiamo piuttosto intenso alla tessitura al telaio, non giustificato da ricordi specifici della propria esperienza, né tantomeno giustificato dal laboratorio sulla cosmesi. Gradimento e/o desiderio di ripetizione (anche tramite contrasto con epoca attuale) Quasi ogni informazione in risposta alle domande dell intervista aperta ha utilizzato il contrasto con l epoca attuale per interagire con le informazioni sul passato. Questo aspetto non è nuovo: ogni conoscenza acquisita ex novo si riallaccia sempre a conoscenze già acquisite. Un fruitore ha sottolineato come sino agli anni 70 le tecniche artigianali tramite sostanze naturali fossero in uso sia nella tintura dei tessuti sia nella tintura dei capelli, mentre a partire dagli anni 80 con l industrializzazione e la chimica molte di queste tecniche siano scomparse. I soggetti più giovani hanno dimostrato interesse nella ripetizione del trucco degli occhi all antica comparandolo direttamente con i cosmetici odierni (pigmento in polvere - pigmento liquido). Il gradimento si è dimostrato molto alto ed ha riguardato non solo l aspetto sensoriale del laboratorio-conferenza, ma anche l aspetto di divulgazione frontale di cui si sono riconosciute ed apprezzate le valenze didattiche. Conclusione Il feedback ottenuto dai partecipanti allo stage e dal pubblico è stato integralmente positivo. Tuttavia, l impossibilità di portare a compimento il progetto iniziale ha ovviamente compromesso l ottenimento dei dati necessari per trasformare l evento in un set di dati analizzabili e condivisibili con la comunità scientifica per una valutazione più approfondita del ruolo della rievocazione storica nella trasmissione delle conoscenze e nel coinvolgimento del pubblico. Per questo ci si augura che l esperienza di stage tenuto a Marzabotto si possa ripetere in condizioni più strutturate. Lara Comis 151

156 FIGG È di scena la Storia : stage a Marzabotto con il gruppo AES CRANNA. 152

157 Fuochi preistorici, a Travo tornano gli antichi Gian Battista Fiorani Rievocatore storico, Gruppo Toutai Argantia Claudia Minuta, Maria Maffi Museo e Parco Archeologico di Travo; EXARC member Andrea Moretti Direttore artistico e fondatore di moroeventi.com Il mondo della Rievocazione è da diverso tempo entrato a pieno regime nel tessuto socio-culturale di buona parte degli eventi storici in tutto il territorio nazionale. Musei, Parchi, piccoli comuni e grandi centri urbani si avvalgono con diverse finalità, di questa particolare forma di folklore che dagli anni 70 in poi ha assunto un carattere proprio e sempre più contestualizzato. L epoca dei Celti, quella Romana, il Medioevo, il Rinascimento, le battaglie napoleoniche sono tra gli esempi che sempre più spesso è possibile incontrare quando si ha il desiderio di fuggire indietro nel Tempo. Fuggire indietro sì, ma non così tanto indietro nell Evo Antico. Almeno fino al 2010, quando al Parco archeologico di Travo è stata realizzata una prima Rievocazione pre-istorica. Un simpatico pomeriggio in cui i bambini hanno potuto incontare personaggi arrivati dall Epoca neolitica e vivere con loro una piccola avventura. Una giornata organizzata con poco budget e tanta partecipazione di amici per realizzare l evento. 1 Sul sito I.B.C. è pubblicata una pagina di approfondimento su questa serie di incontri: archeologia/valorizzazione-dei-siti-e-dei-musei-archeologici-1/edi-scena-la-storia.-incontri-formativi-su-ricostruzione-storicadellantichita-e-patrimonio-culturale Come nasce l idea Le cose cambiano nel corso del 2011, quando alla sede di Bologna dell Istituto Beni Culturali si tiene una serie di incontri formativi di specializzazione e di aggiornamento, denominata È di scena la Storia. Ricostruzione storica dell antichità, rievocazione e patrimonio culturale 1, rivolti a responsabili e operatori museali, operatori didattici ed educatori, operatori della comunicazione, funzionari di enti pubblici (settori Cultura, Turismo, Scuola), operatori per la valorizzazione del patrimonio, associazioni culturali e gruppi di Rievocazione storica, associazioni per la promozione territoriale e per il turismo culturale. Gli incontri sono organizzati nell ambito del progetto strategico comunitario PArSJAd - Parco Archeologico dell Alto Adriatico, dall Istituto Beni Culturali, in collaborazione con le associazioni La Parma, Archeostorica e De Bello Italico. Verso la fine del percorso è previsto un project work per applicare i concetti appresi che prevede l ideazione e la progettazione teorica di un nuovo evento o l implementazione di uno esistente. Stimolati dal project work e dagli argomenti emersi nel corso degli incontri abbiamo così creato un gruppo di lavoro con l obiettivo di creare veramente un evento di 153

158 Rievocazione storica in ambito praticamente inesplorato come quello della Preistoria. Così si è messa in moto la macchina, i motori sono stati Andrea Moretti di moroeventi.com, direttore artistico di alcuni dei maggiori eventi di Rievocazione storica dell evo antico degli ultimi dieci anni, Gian Battista Fiorani, operatore della Rievocazione storica, fondatore del gruppo Toutai Argantia, che è intervenuto nel caso illustrato anche in aspetti legati all organizzazione nonché alla raccolta e analisi dei dati, Claudia Minuta e Susanna Gasparini, operatrici di Archeotravo, cooperativa che si occupa di scavo, didattica ed organizzazione eventi all interno del Parco Archeologico Neolitico di Travo. Rievocatori e Archeologi insieme in questa sfida per realizzare un evento ambientato nella Preistoria che prenderà il nome Fuochi Preistorici, a Travo ritornano gli antichi programmato per domenica 26 giugno 2011 cioè meno di due mesi 2 dal momento in cui si è deciso di partire. Toutai Argantia dalla provincia di Chieti e Teuta Nertobacos dalla provincia di Bologna, si tratta di noti gruppi operanti da tempo nell età del Ferro, non esistono infatti in Italia gruppi che affrontino periodi preistorici. La novità di questo periodo storico rappresenta una grossa difficoltà che insieme ai tempi strettissimi e alla distanza che separa tutte le realtà coinvolte rende indispensabile mettere in atto espedienti organizzativi adatti. Applicando i concetti illustrati durante il corso presso l IBC il primo passo fondamentale è quello di palesare e dichiarare gli obiettivi dei soggetti coinvolti, viene quindi schematizzato il gruppo di lavoro (fig. 1) e redatto un documento che sintetizza gli obiettivi di tutti. Progettazione Raccolgono questa sfida anche i gruppi di Rievocazione storica invitati da moroeventi.com, Teuta Lingones Tribù del Cinghiale Bianco dalla provincia di Ferrara, 2 La scelta della data è stata dettata da esigenze di calendario, poiché tutti i rievocatori erano coinvolti in importanti eventi di Rievocazione storica concentrati nel mesi estivi. Fig.1 Schematizzazione del gruppo di lavoro di Fuochi Preistorici. 154

159 Viene anche aperto uno spazio di confronto online sul social network Facebook 3 accessibile solo ad utenti abilitati destinato alle comunicazioni interne del gruppo di lavoro. Operatività Il primo step è stato quello di raccogliere più dati scientifici possibili, indispensabile lavoro svolto dal personale del Parco Archeologico di Travo, che ha raccolto articoli, fotografie, disegni, tavole cronologiche, tutti documenti che sono stati condivisi nello spazio online, affinché i rievocatori potessero documentarsi e realizzare indumenti ed ornamenti. Questi sono stati fotografati e a loro volta pubblicati online, per condividerne problematiche di sviluppo e per sottoporli alla supervisione delle archeologhe. Le problematiche sorte in merito alla resa filologica degli indumenti e di tutti gli ornamenti sono state non poche. La carenza di dati per quanto riguarda le comunità del Neolitico recente emiliano, è stata sublimata dalla scelta consapevole di utilizzare dati provenienti da contesti associabili, tenendo ben presente l inevitabile compromesso di un possibile divario cronologico e geografico. Il secondo step ha interessato invece l ambito emotivo: rendere spettacolare il dato scientifico per farlo arrivare al pubblico senza travisarlo o banalizzarlo, questo ha comportato un intenso lavoro di scambio e di mediazione che ha coinvolto archeologhe e regista, concluso 3 Si preferisce al controllo sulla piattaforma online il fatto che questo social network risulta in assoluto il più frequentato (praticamente da tutti i rievocatori), e ricco di funzione di scambio e di condivisione. con una giornata di incontro a pochi giorni dall evento utilizzata anche per visionare dal vivo indumenti ed ornamenti, nonché il physique du rôle di alcuni rievocatori destinati ad interpretare ruoli di particolare rilievo. L evento Tra gli obiettivi ci siamo posti quello di coinvolgere, appassionare e, perché no, stupire il pubblico di qualsiasi età. Per ottenere questo risultato alla tradizionale visita guidata all area archeologica e al villaggio condotta dagli operatori del parco nella consueta modalità, la giornata prevedeva due distinti momenti: Il primo dedicato alla living history ed il secondo ad un vero e proprio spettacolo teatrale all aperto. Nella living history i rievocatori hanno popolato ed animato, l area del Parco in cui sono state ricostruite le capanne neolitiche e gli orti. Una trentina circa di rievocatori, ognuno con una precisa mansione presentata durante i briefing operativi della mattinata, occupava aree del parco e interpretava scene di vita quotidiana. I rievocatori interagivano tra di loro ma non con i visitatori che dopo la visita all area archeologica erano direttamente guidati dagli archeologi nei vari punti del villaggio in cui erano approntati questi quadri di vita quotidiana. Tra le scene proposte vi erano: la concia delle pelli, la tessitura, la costruzione di monili e piccoli strumenti musicali, il lavoro nei campi, la lavorazione dell argilla e dei cereali con macine a sella, la manutenzione di armi e attrezzi, ed anche la costruzione di una sezione di parete della capanna con la tecnica dell intreccio intonacato con argilla cruda. La seconda parte dell evento invece è stato puro spettacolo: al numeroso pubblico è stato offerto un rac- 155

160 conto narrato, recitato ed interpretato dai rievocatori che in quel momento si sono trasformati in attori. Per ottenere questo nelle settimane precedenti è stata creata una vera e propria sceneggiatura, curata da Andrea Moretti di moroeventi.com, con la supervisione delle archeologhe, per creare una storia da raccontare che fosse godibile per il pubblico ma allo stesso tempo verosimile. Nelle prove della mattinata oltre alla sceneggiatura, i rievocatori hanno studiato la caratterizzazione dei personaggi, la postura, le movenze, la gestualità e l espressione tramite un lavoro specifico sulla teatralità del gesto, l efficacia comunicativa e l accuratezza storico/ scientifica di ciò che si apprestavano a riproporre. Questo tipo di lavoro è partito da zero in quanto i rievocatori, essendo specializzati e preparati su altri periodi storici, non avevano basi sufficienti a rappresentare correttamente il periodo in questione, ma grazie alla loro professionalità sono riusciti a mettere a frutto in breve tempo le informazioni necessarie a ricreare uno spaccato di vita vissuta credibile. Ormai da alcuni anni in Italia diversi gruppi di rievocazione storica hanno raggiunto livelli di preparazione ed affidabilità molto alti e questa evoluzione ha trasformato molti rievocatori storici da semplici figuranti a veri e propri professionisti. Solo grazie a questa qualità è possibile mettere in piedi in poco meno di due mesi un evento come i Fuochi Preistorici di Travo. Tornando all evento, in seguito a questo lavoro di preparazione è stato confezionato uno spettacolo di oltre trenta minuti che ha visto coinvolti tutti i rievocatori ed è stato rappresentato sfruttando la scenografia naturale costituita dagli spazi del Parco archeologico e dalle capanne ricostruite. Inoltre è stata utilizzata la musica come colonna sonora, che ha contribuito ad aumentare il pathos narrativo di una storia creata appositamente per appassionare e coinvolgere il pubblico di qualsiasi età. La sceneggiatura racconta la storia del momento in cui un popolo perde il capo villaggio e ne deve scegliere uno nuovo; la scelta del nuovo capo si svolge fra cerimonie e prove di forza fra i candidati e si è conclusa con un rituale propiziatorio officiato dallo sciamano. L offerta votiva consisteva nel gettare una manciata di semi e granaglie nel fuoco e vedeva coinvolti dapprima tutti i rievocatori e subito dopo anche il pubblico. Questa è stata una scelta mirata a coinvolgere ancor di più il pubblico presente con un espediente utilizzato alla luce dell esperienza del Trigallia Celtic Festival di Argenta (FE), evento curato da moroeventi.com, nel quale fu proposto per la prima volta un rito di offerta votiva in occasione del solstizio d estate e al quale parteciparono attivamente oltre 800 persone. In seguito tale proposta è stata impiegata con successo in altre occasioni e in altri periodi storici ed ha sempre ottenuto un grande successo di partecipazione grazie all esperienza coinvolgente adatta ad un pubblico più che eterogeneo. Infine è interessante rilevare come alla fine della rappresentazione e dopo gli appassionati applausi, il pubblico si è spontaneamente e quasi istintivamente riversato nel parco con l intento di proseguire l esperienza appena vissuta. Inizialmente tale comportamento, non previsto, ha stupito gli organizzatori ed i rievocatori i quali si sono immediatamente prodigati per assecondare questo palese desiderio del pubblico ripopolando prontamente il villaggio e inventando in maniera estemporanea il face painting per i più piccoli, altra attività mutuata dall e- 156

161 sperienza di altri eventi di rievocazione storica unita allo spettacolo e che gode sempre di grande successo. L evento si è quindi protratto oltre i tempi inizialmente previsti con reciproca soddisfazione degli organizzatori, dei rievocatori e del pubblico. l apprezzamento delle varie componenti 4 dell evento: visite guidate, living history, spettacolo, fino al prezzo del biglietto e al soddisfacimento delle aspettative dei visitatori. Feed-back Fin dalla fase di progettazione abbiamo cercato di porre in atto azioni e comportamenti che ci permettessero di capire come questo nuovo modo di operare venisse percepito dai visitatori. All osservazione diretta dei comportamenti è stato affiancato un questionario, somministrato ai visitatori al termine della giornata, per profilarli, rilevare la loro percezione dell esperienza, raccogliere commenti, critiche e suggerimenti (figg. 2a-2b). Oltre alle località di provenienza e le fasce d età, abbiamo rilevato come sono venuti a conoscenza dell iniziativa, per valutare quali canali e quali media sono risultati più efficaci nella diffusione della comunicazione, il loro livello di conoscenza e frequentazione del Parco Archeologico, in che modalità si sono recati in visita (in gruppo, in coppia, single, ecc.) e se fossero presenti bambini. Una parte molto importante del questionario ci ha aiutato a capire come le azioni svolte nel corso dell evento sono state percepite (fig. 3), indagando aspetti come l organizzazione, la location, le informazioni ricevute, 4 Anche al fine di ottenere risposte coerenti, durante la giornata e soprattutto durante le visite guidate, sono stati ben argomentati i diversi momenti dell evento, soprattutto per distinguere nell impiego dei rievocatori tra la parte di living history e quella di spettacolo puro, utilizzando termini precedentemente concordati che poi i visitatori hanno trovato nel questionario. Fig.2a-b Fronte e retro del questionario. 157

162 Fig. 3 Il grafico riporta come i visitatori hanno espresso il loro gradimento sui punti indagati nel questionario dove la valutazione massima esprimibile era 6. Molti interessanti spunti di riflessione sono arrivati anche nella sezione libera del questionario riservata ai commenti, alle critiche e ai suggerimenti, mettendo in evidenza spirito critico, la disponibiltà e l intenzione di dare un contributo costruttivo anche sotto forma di critiche pungenti, ma sopprattutto che i questionari erano compilati con attenzione senza sottovalutare l importanza dello strumento. Effettuato l inserimento dei dati, nei giorni che hanno seguito l evento è stato prodotto un report con grafici e commenti condiviso anche nel gruppo di lavoro online e che ora è a disposizione del Parco Archeologico. Anche dalle riflessioni che sono scaturite dall interpretazione di questi dati sarà valutato quali nuove azioni intraprendere negli eventi futuri. Ricadute Affrontare la sfida di questo nuovo periodo storico per alcuni rievocatori è stato così coinvolgente ed entusiasmante che alcuni di loro hanno deciso di continuare ad approfondire questo percorso, ed oggi assistiamo al nascere di gruppi che si propongono come rievocatori del Neolitico. Nel mese di Gennaio del 2011 grazie alla rete di conoscenze di moroeventi.com il fotografo professionista Camillo Balossini 5 realizza un set fotografico con i rievo- 5 Camillo Balossini ha un esperienza pluriennale nell ambito della fotografia degli eventi di living history e rievocazione storica, collabora con le principali testate di settore ed importanti editori nazionali. Per informazioni sulla sua attività si rimanda al sito internet 158

163 catori neolitici al Parco Archeologico di Travo ambientato nelle capanne e nella golena del fiume Trebbia, realizzando centinaia di fotografie di qualità professionale che ora sono a disposizione del parco e dei rievocatori per la promozione delle loro attività. Parte di queste fotografie sono state scelte da Civiltà, periodico a tiratura nazionale che esce ogni mese in edicola con oltre di copie 6, che in aprile del 2012 pubblica uno speciale sulla vita nel Neolitico di ben 12 pagine con richiamo sulla copertina. Affiancano queste bellissime foto i testi scritti in stretta collaborazione con lo staff di Archeotravo, che danno ampia visibilità al Parco Archeologico di Travo. Sviluppi Sulle ali dell entusiasmo e convinti dal successo della prima edizione si è deciso di replicare l esperienza della rievocazione storica neolitica anche nel 2012, apportando modifiche scaturite dall osservazione diretta e dall analisi dei dati ottenuti con il questionario. Si è deciso di eliminare la figura dell archeologo-guida durante la fase di living history in modo da consentire al pubblico di avere libero accesso alle varie scene di vita quotidiana e di interfacciarsi direttamente con i rievocatori, muovendosi autonomamente nel parco. Per aumentare l offerta di contenuti e consentire un allungamento della permanenza all interno del parco si è deciso di allestire un area con spazi dedicati ad archeologi sperimentatori ed artigiani, nonché una zona organizzata appositamente per i bambini e ragazzi dedicata a laboratori didattici e manuali. Per il confort dei visitatori si è optato per la predisposizione di zone d ombra, di posti a sedere in prossimità di alcuni punti di particolare interesse, ed anche di un punto di ristoro con in vendita bevande e prodotti alimentari biologici. Altre importanti novità sono costituite da una più ampia gamma di ricostruzioni di scene di vita quotidiana proposte sia con la living history che con l archeologia ricostruttiva ed un nuovo spettacolo, basato su una nuova storia 7, con la partecipazione di un maggior numero di rievocatori e con il ricorso ad una colonna sonora integrata da brani composti 8 per l occasione. Per offrire delle ricostruzioni di scene di vita quotidiana più realistiche e consentire ai rievocatori di interfacciarsi direttamente con il pubblico senza l intermediazione dell archeologo 9, abbiamo organizzato due giornate di formazione destinate principalmente ai rievocatori coinvolti nel gruppo di lavoro, ma che abbiamo aperto anche a soggetti esterni interessati a questi temi. 6 La fonte di questa informazione sulla tiratura è dell ufficio pubblicità della rivista Civiltà. 7 Storia ispirata ai riti legati al mondo agricolo della Polinesia tratti dal libro Noi, Tikopia di Raymond Firth grande antropologo del 900 che ha condotto numerose ricerche sul campo nelle isole della Nuova Guinea. 8 Gabriele Minuta di BlackCircle Studio. 9 Si è pensato di garantire comunque la presenza delle archeologhe, dislocate in postazioni fisse o in movimento, in funzione degli spostamenti del pubblico, sempre ben riconoscibili, a cui poter fare ricorso per richieste di informazioni o approfondimenti che esulassero dalle competenze acquisite dai rievocatori. 159

164 Nel Maggio 2012 si è quindi proceduto nell organizzare il seminario formativo il Gesto Giusto ospitato nella sede del Museo Archeologico di Bondeno grazie alla cortesia del direttore, il Dott. Daniele Biancardi e del suo staff 10. Durante le due giornate i temi affrontati 11 sono stati trattati prima per via teorica, con il supporto di dispense e di presentazioni power point, poi con una sessione pratica, in cui i rievocatori guidati da archeologi sperimentatori hanno preso contatto con nozioni di base sulle tecniche preistoriche, infine una parte dedicata all interpretazione del gesto, ha portato i rievocatori ad applicare i concetti appresi in funzione delle esigenze di una efficace comunicazione con il pubblico. Ad ogni partecipante è stato rilasciato un attestato (fig. 4). Considerazioni Per concludere citiamo il titolo di un articolo comparso sulla stampa quotidiana locale 12 L archeologia diventa spettacolo in questo pezzo il giornalista, pur non tralasciando qualche imprecisione, ha colto perfettamente lo spirito dell iniziativa documentando questo cambio di marcia. Desideriamo ringraziare l IBC che, organizzando questo ciclo di incontri, ha creato i presupposti affinché il mondo della Rievocazione e dell Archeologia si potessero incontrare, e che ci ha invitati a presentare la nostra case history. Fig. 4 Fac-simile dell attestato. Condividiamo volentieri l esperienza maturata, fondata sulle solide basi del dato archeologico, completata con il contributo dell interpretazione, organizzata e strutturata in un modello che applica metodologie derivate dai diversi ambiti professionali dei soggetti coinvolti, l archeologia, lo spettacolo, il marketing, la finanza e il web, convinti che con gli opportuni adattamenti questo modello possa essere replicato con soddisfazione da chi voglia cimentarsi in nuove sfide. 10 I materiali informativi relativi al seminario sono scaricabili ai seguenti indirizzi: La tessitura con il telaio verticale, la lavorazione dell argilla con la tecnica del colombino, l accensione del fuoco con la selce ed il fungo, la scheggiatura della selce. 12 Articolo apparso a pagina 18 nella cronaca piacentina del quotidiano Libertà del 27/06/

165 Per innovare senza improvvisare è necessario pianificare, sperimentare nuovi linguaggi, progettualizzare l osservazione di quanto si compie, individuare eccellenze su cui puntare o criticità da correggere, e mettere nuovamente tutto alla prova del fare, innescando così un circolo virtuoso che porti ad innovare per crescere (fig. 5). Gian Battista Fiorani, Claudia Minuta, Andrea Moretti Il Parco Archeologico di Travo Inaugurato nel 2006 il Parco Archeologico Villaggio Neolitico di Travo in provincia di Piacenza è ormai una consolidata realtà museale sia in campo scientifico che didattico-divulgativo, che si inserisce a pieno titolo nella rete europea dei musei all aperto. Il progetto di realizzazione del parco è nato una trentina d anni fa al momento della scoperta di quello che si sarebbe rivelato uno dei villaggi neolitici più importanti nel panorama archeologico dell Italia settentrionale: il villaggio di S. Andrea. Le indagini, iniziate negli anni 80 e ancora in corso ad opera della Soprintendenza Archeologica e dell Università di Lione, hanno riportato alla luce una serie di strutture che attestano l esistenza di un vero e proprio villaggio di agricoltori esteso per almeno un ettaro, unico per conservazione, complessità strutturale ed estensione che risale agli ultimi secoli del V millennio BC. L area è stata acquistata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è aperta al pubblico grazie all impegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell Emilia Romagna, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Travo, della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Cooperativa Sociale Archeotravo. Le strutture abitative musealizzate all aperto sono costituite da 2 capanne a pianta rettangolare di dimensioni piuttosto estese (15x7 metri) conservate solo al livello delle fondazioni, un muro in pietre e alcuni forni in ciottoli arroventati per la cottura dei cibi. Per mantenere a vista queste strutture sono state realizzate coperture in legno che ripropongono i volumi originali delle antiche abitazioni neolitiche. Fig. 5 Il modello operativo. 161

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